#Il mistero di anna
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cutulisci · 1 year ago
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Le dichiarazioni d’amore più belle della letteratura:
1. «Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.»
Dino Buzzati - La boutique del mistero
2. «Non sono sicuro di averti dentro di me, né di essere dentro di te, e neppure di possederti. E in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere, che abbiamo creato e che si chiama Noi.»
Robert James Waller - I ponti di Madison County
3. «Tu sei veramente una fiamma che scalda ma bisogna proteggere dal vento. A volte non so se un mio gesto tende a scaldarmi o a proteggerti. Allora m’immagino di fare le due cose insieme, e questa è tutta la mia e la tua tenerezza come una cosa sola.»
Cesare Pavese a Bianca Garufi
4. «E senza di te io sono lontana 
non so dire da cosa ma lontana, scomoda un poco perduta, come malata, un po’ sporco il mondo lontano da te, più nemico, che punge, che graffia, sta fuori misura.»
Mariangela Gualtieri - Il mondo che graffia, se non sei accanto a me
5. «Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare.»
Lev Tolstoj - Anna Karenina
6. «Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.»
Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio
7. «Se tu ti ricordi di me, allora non importa se tutto il mondo mi dimentica.»
Haruki Murakami - Kafka sulla spiaggia
8. «Saremo felici o saremo tristi, che importa? Saremo l’uno accanto all’altra. E questo deve essere, questo è l’essenziale.»
Gabriele D’Annunzio
9. «Ti amo, cara Connie, di questa parola so tutto il peso – l’orrore e la meraviglia – eppure te la dico, quasi con tranquillità. L’ho usata così poco nella mia vita, e così male, che è come nuova per me.»
Cesare Pavese a Constance Dowling
10. «Per qualche motivo che ignoro mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far si che di notte, da solo, mi svegli e non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti.»
Franz Kafka - Lettere a Milena
11. «Sei entrata per caso in una vita di cui non andavo fiero, e da quel giorno qualcosa ha cominciato a cambiare. Prima di te, fuori di te, non aderivo a nulla. Quella forza per cui ogni tanto mi prendevi in giro è sempre stata solo una forza solitaria, una forza di rifiuto. Con te ho accettato più cose. Ho imparato a vivere, in un certo senso. Per questo forse il mio amore è sempre stato pervaso da una gratitudine immensa.»
Albert Camus a Maria Casarès
12. «Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.»
Eugenio Montale
- https://x.com/poesiaitalia/status/1692772938200539376?s=46&t=34dYe_n2Br4FRHOah3j69Q -
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stefanorewind70blog · 21 days ago
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La seduzione è un'arte in cui il desiderio si veste di mistero e l'attesa si nutre del desiderio."💕♑
Anna Maria D'Alò
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vecchiorovere-blog · 11 months ago
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Né mistero né dolore né volontà sapiente del destino: sempre quell’incontrarci ci lasciava l’impressione di una lotta.
Ed io, indovinato dal mattino l’attimo del tuo arrivo, percepivo nei palmi socchiusi il morso leggero di un tremito.
Con dita arse sgualcivo la variopinta tovaglia del tavolo… Capivo fin da allora quanto è angusta questa terra.
Anna Achmatova
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viragfold · 2 years ago
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PROGETTO INTERNAZIONALE DI POESIA VISIVA E ARTE POSTALE/ INTERNATIONAL PROJECT OF VISUAL POETRY AND MAIL ART
“ T R E D I C I “
Il 13 Gennaio 1995, l’artista americano RAY JOHNSON si tolse la vita, lanciandosi da un vecchio ponte a Sag Harbor (New York). La sua morte è ancora un mistero, in quanto questa sua inaspettata, dolorosa e decisiva scelta coinvolse in vari aspetti il numero 13, tanto da far pensare - a chi “studiò” la sua azione suicida - che RAY JOHNSON avesse avuto l’intenzione di fare l’ultima sua “performance”:
13 Gennaio – Ray Johnson ha 67 anni (6+7 = 13) – a Sag Harbor, la stanza al Baron’s Cove Inn prenotata in precedenza, ha il n. 247 (2+4+7 = 13) – poi si dirige al ponte alle ore 13…un vero puzzle Addirittura artisti e critici d’arte che lo conoscevano bene affermarono “Bel colpo per la sua carriera”! E il titolo di un articolo apparso su un giornale di New York fu: LA MORTE COME UN’OPERA D’ARTE!
Quindi TREDICI!
Il numero Tredici karmico è legato alla morte, alla trasformazione, alla rinascita e al cambiamento. Il numero 13 può significare la nostra rinnovata passione e motivazione. Ma, al contrario, il numero Tredici puo’ indicare la rottura dell'armonia, incarnando il disordine, l'instabilità e l'incertezza...Il Tredici karmico simboleggia inoltre il bisogno innato di apprendere la disciplina. Inoltre, il Tredici si erge a simbolo del corretto modo di superare qualsiasi tipo di difficoltà.
Forse proprio questo piaceva a RAY, riconoscendosi e riconoscendo nel network mailartistico – di cui era “padre” - la sua bellissima incoerenza con la quale probabilmente ha voluto “salutare” la sua vita e tutti noi.
Con la presente siete invitati ad interpretare il numero TREDICI (13) per ricordare insieme questo grande artista, e Vi chiedo gentilmente di inviare – entro il 28 febbraio 2023 - una vostra Mail Art o Visual Poetry al seguente indirizzo:
STUDIO D’ARTE FC - c/o Anna Boschi Cermasi –
Via G. Tanari 1445/B – 40024 Castel S.Pietro Terme-BO (Italy)
Dimensioni/Sizes : A4 - Tecnica/medium: libera/free – Mostra/Exhibition at STUDIO D’ARTE FC in primavera/in spring
NO RETURN - Le opere resteranno al Mailartmeeting and Visual Poetry Archives of Castel S.Pietro Terme-BO (Italy)
Grazie fin d’ora/Thank you in advance.
Anna Boschi Cermasi – STUDIO D’ARTE FC
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"La Organista: Melodia Ineffabile" di Andrea Perin: un thriller originale tra le meraviglie di Venezia
Una storia avvolta nel mistero, tra melodie indecifrabili e segreti nascosti nella città lagunare.
Una storia avvolta nel mistero, tra melodie indecifrabili e segreti nascosti nella città lagunare. Trama: musica, misteri e Venezia Nel cuore della magica Venezia, Anna, una talentuosa organista ormai non più giovane, vive una vita dedicata interamente alla musica. Forte e imponente quando suona, fragile nella quotidianità, la sua esistenza viene sconvolta durante il funerale del signor Barone,…
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lalacrimafacile · 2 months ago
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Dentro la Mente del Crimine: Mindhunter e l’Arte di Raccontare il Male
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Il mondo delle serie TV poliziesche e crime è vasto e variegato, ma poche opere riescono a distinguersi e a lasciare un segno indelebile come "Mindhunter". Questa produzione targata Netflix, ideata da Joe Penhall e basata sul libro "Mindhunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit" di John E. Douglas e Mark Olshaker, ha catturato l'attenzione del pubblico grazie alla sua intensità psicologica, all'accuratezza storica e a un cast di attori straordinari. In questo articolo, esploreremo gli elementi che rendono "Mindhunter" una delle serie più affascinanti e inquietanti degli ultimi anni.
Performance da Brivido: Il Cast di Mindhunter Lascia il Segno
Uno degli aspetti più impressionanti di "Mindhunter" è la straordinaria performance del suo cast principale. Jonathan Groff, nel ruolo dell'agente Holden Ford, offre una rappresentazione complessa e sfaccettata di un uomo che diventa sempre più ossessionato dai serial killer che studia. Groff riesce a trasmettere la lotta interiore di Ford tra il suo desiderio di comprendere i criminali e il rischio di perdere la propria umanità nel processo.
Holt McCallany, che interpreta l'agente Bill Tench, è altrettanto notevole. Il suo personaggio rappresenta il bilanciamento tra il pragmatismo e la sensibilità umana. McCallany dona a Tench una profondità emotiva che emerge soprattutto nelle scene familiari, offrendo un contrappunto alle cupe interviste con i criminali.
Anna Torv, nei panni della psicologa Wendy Carr, completa il trio principale con una performance di grande intelligenza e rigore. La sua presenza sullo schermo è magnetica, e il suo personaggio rappresenta la voce della scienza e della razionalità in un mondo dominato dalla violenza e dall'irrazionalità.
Atmosfere Oscure: L'Arte delle Riprese e della Fotografia
"Mindhunter" si distingue anche per la sua eccezionale fotografia e per l'attenzione ai dettagli visivi. La serie è diretta da registi del calibro di David Fincher, che ha anche contribuito come produttore esecutivo. Fincher è noto per il suo stile visivo distintivo e per la sua capacità di creare atmosfere inquietanti e claustrofobiche.
Le riprese sono caratterizzate da un uso sapiente delle luci e delle ombre, che amplifica il senso di tensione e di mistero. Le inquadrature sono spesso statiche e composte con precisione, riflettendo la natura metodica delle indagini condotte dai protagonisti. Questa attenzione al dettaglio visivo contribuisce a immergere lo spettatore nel mondo oscuro e disturbante della psicologia criminale.
Il Rasoio del Montaggio: Una Tensione Costante in Mindhunter
Il montaggio di "Mindhunter" gioca un ruolo fondamentale nel creare un'atmosfera di costante inquietudine. Le scene si alternano tra interviste con serial killer, momenti personali dei protagonisti e flashback che gettano luce su eventi passati. Questo ritmo narrativo non lineare contribuisce a mantenere alta la tensione e a creare un senso di disorientamento che rispecchia l'esperienza dei personaggi.
Le interviste con i serial killer sono particolarmente potenti grazie a un montaggio serrato che mette in evidenza le reazioni degli agenti e le inquietanti confessioni dei criminali. Queste sequenze sono spesso accompagnate da un sound design minimale ma efficace, che amplifica il senso di disagio.
Misteri Non Risolti: Il Fascino delle Scene Enigmatiche
Un elemento distintivo di "Mindhunter" è l'inserimento di scene che non vengono spiegate fino alla fine della stagione, se non addirittura lasciate in sospeso. Questo approccio narrativo stimola la curiosità dello spettatore e lo invita a riflettere su ciò che ha visto. Un esempio emblematico è rappresentato dalle brevi sequenze che mostrano un uomo misterioso, apparentemente scollegato dalla trama principale, che si rivelano essere indizi su Dennis Rader, noto come il BTK Killer.
Questi momenti enigmatici contribuiscono a creare un'atmosfera di perenne incertezza e a suggerire che il mondo del crimine seriale è complesso e spesso incomprensibile. La decisione di non spiegare immediatamente ogni dettaglio permette alla serie di mantenere un alone di mistero e di coinvolgere lo spettatore in un gioco di deduzione e scoperta.
Gli Anni '70 Rivisitati: Un'Ambientazione Curata nei Minimi Dettagli
Un altro aspetto che rende "Mindhunter" una serie straordinaria è la sua capacità di trasportare lo spettatore negli anni '70. La serie si svolge in un'epoca in cui il concetto di criminal profiling era ancora agli albori, e questa ambientazione è resa con una cura maniacale per i dettagli.
Dai costumi ai set, ogni elemento visivo è studiato per riflettere fedelmente l'epoca. Le auto, le abitazioni, gli uffici dell'FBI e persino gli accessori quotidiani contribuiscono a creare un'atmosfera autentica. Questa precisione storica non solo arricchisce la narrazione, ma immerge lo spettatore in un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali, facendo da sfondo perfetto alle complesse vicende dei personaggi.
Conclusione
"Mindhunter" non è solo una serie poliziesca; è un'esperienza psicologica intensa e coinvolgente. Grazie alle straordinarie performance degli attori, alla maestria delle riprese e della fotografia, a un montaggio inquietante e a una narrazione che lascia spazio al mistero, questa serie ha saputo conquistare il cuore di molti appassionati del genere crime. Se siete alla ricerca di una serie che vada oltre i semplici cliché del genere poliziesco e che offra uno sguardo profondo e disturbante nella mente dei criminali, "Mindhunter" è una scelta imperdibile.
Se volete altri articoli qui trovale il link. Sempre vostra, EasyTears!
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m2024a · 5 months ago
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Caso Khelif, ora partono le denunce dall'Algeria: "Dichiarazioni offensive" Vigilia di incontro bollente per Imane Khelif e Luca Hamori, che nel pomeriggio incroceranno i guantoni nella sfida dei quarti di finale per i pesi welter femminili. L'algerina arriva all'incontro dopo aver vinto, per abbandono, contro l'italiana Angela Carini e non si placano le polemiche attorno alla sua figura. L'ungherese, in un video condiviso su TikTok, non è stata particolarmente diplomatica nei suoi confronti e l'ha accusata di essere un ragazzo. In realtà, Khelif è nata donna ma nonostante il grande mistero attorno alla sua condizione, quel che si sa è che potrebbe un soggetto intersessuale, con Dna di tipo maschile e un livello di testosterone ben più alto di quello che si dovrebbe riscontrare in una donna. Ora, il Comitato olimpico di Algeri ha annunciato che sporgerà denuncia contro Hamori "per le sue dichiarazioni offensive sulla sua avversaria". Nel suo video, spiegando di aver faticato per 10 anni per arrivare al traguardo olimpico, Hamori ha aggiunto che "domani (oggi, ndr) devo combattere contro un uomo, è stato dimostrato che Imane Khelif è un uomo, nel 2023 era stata squalificata". La verità è diversa e si parla di biologia, in quanto Khelif è nata donna. Tuttavia, i dubbi continuano a essere tanti e l'ungherese, senza mezzi termini, li ha espressi nel suo video. Nel frattempo, la federazione ungherese nella giornata di ieri ha annunciato di aver sporto un reclamo formale al Cio per la presenza di Khelif senza che siano stati spiegati i criteri scientifici per la sua partecipazione. A creare confusione è stata l'espulsione dell'algerina e della taiwanese dalle competizioni mondiali per incompatibilità nel 2023, perché fino a quel momento non c'erano mai state polemiche. Quel che si chiede, da parte delle federazioni, è che vi siano parametri omogenei di valutazione in modo tale da evitare queste situazioni. Se Khelif non è idonea a competere nei mondiali, perché lo è alle olimpiadi? Ora la questione, da etica e scientifica è diventata politica e si sono create le due tifoserie, come ha spiegato Anna Paola Concia, ex onorevole del Pd, ora consulente tra Italia e Germania, in un'intervista a Libero: "La destra ha sbagliato perché ha sostenuto che Imene Khelif fosse una persona trans, cosa che non è. Però non si può negare che un problema c'è, la sinistra non può dire che va tutto bene madama la marchesa". Concia ha portato come esempio uno studio recente su cosa accadrebbe se donne e uomini gareggiassero insieme. Il risultato non stupisce: "Le donne non si qualificherebbero mai. Partendo da questo presupposto, non è possibile, sull'altare del politicamente corretto e dell'inclusione, sacrificare le donne. Perché poi, alla fine, quelle danneggiate sono le donne. Io dico: va bene, tutto sta cambiando, ci sono casi nuovi, persone trans, intersex, in transizione, ma troviamo un modo per cui alla fine non ci rimettano le donne".
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gioacchinomartorana · 10 months ago
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Desideri Nascosti: L'Avventura Erotica nelle Grotte
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Nel buio umido delle grotte, il suono dei passi echeggiava tra le pareti di roccia mentre Anna e Manuele avanzavano con cautela, illuminati solo dal tenue chiarore delle torce che tenevano saldamente tra le mani. Ogni tanto, le ombre danzanti sembravano prendere vita, proiettando figure distorte sulle pareti irregolari delle grotte, creando un'atmosfera surreale e affascinante. I loro respiri si mescolavano con il suono delle gocce d'acqua che cadevano dall'alto, creando una sinfonia naturale che riempiva l'aria con una sensazione di mistero e incanto. La luce fioca delle torce accarezzava i loro volti, rivelando ogni linea del loro viso e intensificando l'aura di avventura che li circondava. Attraverso i tunnel tortuosi e le strette fenditure rocciose, Anna e Manuele si muovevano con una precisione e una determinazione impressionanti, navigando tra le formazioni di stalattiti e stalagmiti con destrezza e agilità. Ogni tanto, si fermavano per ammirare la bellezza naturale delle grotte, maravigliandosi di fronte alla magnificenza delle formazioni calcaree che si estendevano in ogni direzione. Ma mentre l'emozione dell'esplorazione cresceva, così faceva anche la tensione erotica tra Anna e Manuele. I loro sguardi si incontravano fugacemente, carichi di desiderio represso e di una passione pronta a esplodere. La sensazione di pericolo imminente aggiungeva un'ulteriore eccitazione alla loro avventura, alimentando il fuoco del desiderio che bruciava dentro di loro. Fu durante una pausa nella loro esplorazione che Anna e Manuele cedettero finalmente alla tentazione, abbandonandosi alla passione selvaggia delle grotte. In un angolo remoto e appartato, lontano dagli occhi indiscreti, si abbracciarono con fermezza, i loro corpi fondendosi in un abbraccio appassionato che sembrava sciogliersi nell'oscurità circostante Le mani di Anna esploravano con fervore il corpo scolpito di Manuele, tracciando linee ardenti lungo la sua pelle bruciante di desiderio. I loro baci erano affamati e selvaggi, le lingue danzavano in un gioco sensuale mentre le loro respirazioni si fondevano in un unico respiro ansimante Le pareti di roccia sembravano tremare sotto l'intensità della loro passione, l'eco dei loro gemiti risuonava attraverso le grotte come un richiamo alla natura stessa. Era un momento di pura estasi, un'esplosione di piacere che li avvolgeva completamente, portandoli al culmine dell'estasi in un turbine di emozioni indimenticabili.
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lucianopagano · 11 months ago
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Appunti per una presentazione di «Se tolgo il nodo», Anna Rita Merico
L'1 marzo 2024, a Maglie, presso la Galleria Capece, nell'ambito della rassegna «Il marzo della poesia» a cura della Fondazione Capece, si è tenuta la presentazione della raccolta di Anna Rita Merico «Se tolgo il nodo» di recente edita da Musicaos Editore. Qui di seguito il testo del mio intervento.
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L’immagine del Minotauro nel racconto di Friedrich Dürrenmatt, posta in principio di «Se tolgo il nodo», pone l’attenzione su due elementi. 
Il primo, più evidente, è l’invito a osservare la diversità in modo differente, ovvero a guardare diversamente tutto l’impianto di valori con cui la mitologia si racconta attraverso i secoli. Il Minotauro infatti è una figura che in nessuno di noi, nella sensibilità comune, ispirerebbe fiducia, tenerezza, compassione.
Il secondo aspetto è nel carattere del Minotauro, che è un figlio mostro non voluto, nascosto all’interno di un labirinto. Come ci ricorda Juan Eduardo Cirlot, nel suo «Dizionario dei simboli», il labirinto viene costruito o raffigurato anche per intrappolare i demoni che, una volta al suo interno, non sarebbero stati in grado di sfuggire da esso; sempre Cirlot, citando Mircea Eliade, scrive che compito del labirinto è quello di proteggere il Centro, il Mistero. 
Il Minotauro posto in questo nuovo labirinto è un mistero nascosto, è un invito a entrare in una dimensione in cui si attueranno diversi capovolgimenti di senso.
Tutta la struttura di «Se tolgo il nodo» procede per inclusione di un nucleo nell’altro, dai ringraziamenti a Mario Tobino, Franco Basaglia, Michel Foucault, Ronald Laing, all’ingresso nell’antro del labirinto del Minotauro, alla nota di Antonio Nazzaro che precede i testi, ed è inclusa a sua volta nell’“opera”.
Anche questa traccia iniziale merita una nota, dato che gli autori citati hanno tutti a che fare con il tema della reclusione-isolamento associato al trattamento psichiatrico dell’anima. Sempre secondo Diel, ultimo citato da Cirlot a proposito di labirinto, quest’ultimo simboleggia proprio la psiche.
Quindi ricapitolando da questi primi riferimenti posti in principio di «Se tolgo il nodo», comprendiamo come questa raccolta si inscriva intimamente nel percorso poetico tracciato sin qui da Anna Rita Merico, decidendo di affrontare con la scrittura un tema legato al rapporto tra psiche, corpo, socialità, apertura-chiusura.
Non è un caso se la scelta cade su pensatori agenti nel sociale e non su filosofi o poeti tout court.
Il registro è volutamente intimo.
Il dialogo è tra forza bruta del fatto sociale, realistico, e reazione di un vissuto corporale, dove qui però è assodato che quando si parla di individuo si parla di un ente in cui anima e corpo condividono tutto, come sosteneva Friedrich W. Nietzsche nel suo Zarathustra, noi “non abbiamo” un corpo, noi “siamo” un corpo.
La “bava di ragno”, il linguaggio come “tentacolo filiforme”, sottolineano quanto evanescente sia il legame che dalla parola conduce alla cosa.
Il corpo è soggetto nella sua interezza, l’io non è un insieme organico privo di consapevolezza, l’io ha contezza materiale, nella riflessione, di tutti i suoi frammenti, che cerca di tenere costantemente uniti.
Espressioni utilizzate dalla poeta coma“affilata nientificazione”, “un filo potente scuce” riportano all’immagine di quel filo che serve per circolare nel labirinto senza smarrire la via del ritorno, “e perderò il dentro e il fuori / e non sapevo se la mente fosse oggetto tra gli oggetti”.
La poesia di Anna Rita Merico, che già in altri luoghi ha fatto i conti con un moto di decentramento dell’Io dal proprio mondo soggettivo, con un rifiuto pressoché totale di ogni rappresentazione e presentazione dell’Ego a scapito dell’individualismo, qui presenta una prima persona che pur avendo consapevolezza di ciò che esperisce col proprio corpo, si trova smarrita, persa e frantumata in particelle, “oggetto tra gli oggetti”.
C’è un testo, “Santità”, nel quale al corpo accade il trascendimento, un percorso transumano, quello che accade, prefigurato da più di trenta anni di arte performativa e adesso giunto alle soglie dell’estetica poetica. 
La trasformazione e la mutazione non sono tuttavia qui etichette di comodo, non si tratta di un manierismo tentato per mettersi alla pari di un “discorso generale” – anche poetico – in atto, proprio Foucault definiva un discorso come “insieme degli enunciati che appartengono a uno stesso sistema di formazione”, potremmo proseguire con ”sistema di formazione poetico”: 
«Se tolgo il nodo» è un richiamo implicito allo smarrimento vero, reale, tangibile, sanguigno, bavoso, scabroso, escoriato. 
«Se tolgo il nodo» il ritorno al di fuori del labirinto mi è precluso, sono perso.
Le “energie filate”, i raggi, ricordano la presenza di un corpo estatico nelle ultime poesie di Antonin Artaud.
In “Storie” c’è la negazione dell’amore nell’attesa, un corpo attende un altro corpo, ciò che arriva è un corpo che ha l’urgenza di trovare un oggetto, una discarica imbellettata come un manichino in vetrina, con l’ossessione che ritorna ciclica “bella bella bella bella bella bella”, ripetuta sei volte, svuotando di significato la bellezza. La ripetizione è utilizzata proprio per svuotare la poesia della sua funzione di ritornello accomodante.
C’è un rapporto di ridefinizione dell’oralità, nel verso frantumato che stilisticamente ha oltrepassato una fase legata alla rappresentazione poetica del linguaggio.
L’oralità della poesia è colta in presa diretta, sul corpo-ventre-stomaco, non dice più coi termini della razionalità, percorrendo però con raziocinio il crinale di un delirio lucido, “il mio stomaco è sottile linea di leppe [...] otre di rabbia”.
È importante in questa ricerca l’utilizzo del vuoto, degli spazi, delle percorribilità sulla pagina di un testo che è anche spaziale, territorio.
Anche se i presupposti teorici affondano le radici nel mito per una sua revisione, questa raccolta è con molta probabilità quella meno radicata, seppure l’azione poetico performativa si accompagni a diversi luoghi e relazioni «Se tolgo il nodo», quest’opera presenta un messaggio urgente, di scuotimento etico.
Quando l’autrice utilizza termini come “otre”, “cotenna di nervo”, richiama i termini di un’area animale. La sacca animale utilizzata come otre per l’acqua, l’otre in cui Eolo consegna i venti imbrigliati a Ulisse. 
Quello che si cerca è un disperato aggancio tra corpo e animale. “Digiuno in spirali nervose” ci dice che il nutrimento è acquisizione dello spirito, ma non perché il corpo diventa spirito, ma perché lo spirito non è stato mai altro che corpo.
L’immagine del filo che cuce, che sutura, che collega i punti della pelle, che unisce le carni, è altrove associata a quelle del graffio, della ferita, della crepa.
In testi come “Rostri”, “Fusioni” c’è la certezza che per Anna Rita Merico la parola non sia più un fatto referenziale, un circuitare tenuto a bada tra significante e significato.
La parola assume qui la stessa valenza che assume in teatro, nella singolarità di una scena vivida che non è solo raccontata. Tutti i richiami alla corporeità gettano un ponte di prossimità con il lettore che non può non provare ciò che legge, che appartiene a un suo passato remoto, rivivere lo strazio, se vogliamo, dello strappo, della perdita, perché è di sé stesso lettore che trova le tracce. In tal senso questa è una raccolta che presenta una visuale interiore che diviene nostra.
Una comunanza di isole che si incontrano, come accade nel testo “Abitudini”.
La suggestione di partenza è un gesto che lega, come un collare, che in realtà concretizza un’amicizia.
§
La poesia contemporanea, quella che dal secolo scorso lega autori come T. S. Eliot, Paul Celan, Josif A. Brodskij, Wisława Szymborska, e arriva ai giorni nostri con autori che legano il corpo alla scrittura, come Durs Grünbein – nel nostro paese potremmo citare Amelia Rosselli e Valerio Magrelli – è una poesia in cui il sostrato filosofico, le ragioni, sono sempre collegate a ciò che si scrive. La scrittura di Alda Merini è uno scavo profondo, a partire dalla psiche in dialogo con le fonti letterarie e bibliche, del suo vissuto corporeo, è anche per e grazie a lei se siamo qui a parlare di un “Marzo della poesia”, perché nel giorno del suo compleanno è stata fissata la data per la “Giornata Mondiale della Poesia”.
Concludo con una riflessione proprio sul significato della “Giornata Mondiale della Poesia”, in relazione alla scrittura di Anna Rita Merico. Quando diciamo “Mondiale”, diciamo che sarà la giornata mondiale della poesia anche in India, in Sudan, in Uruguay, in Siria, in Giappone; luoghi che se hanno subito il mito, come il Minotauro ad esempio e il Labirinto, come fattore culturale da ibridare con la propria esperienza. Il passo di Anna Rita Merico è un passo in avanti, nella consapevolezza che poesia e pensiero, inscindibili, devono discutere e mettere in discussione il mito. La “Giornata” in tal senso, non può essere concepita come “Giornata della Poesia Occidentale”.
https://musicaos.org/se-tolgo-il-nodo-anna-rita-merico-poesia-44/
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michelemarongiu · 1 year ago
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Una famiglia nel mistero
La liturgia di questa festa dedicata alla Santa Famiglia ci propone il racconto della presentazione di Gesù al tempio nel quale Luca ci trasmette uno degli avvenimenti più gioiosi del suo vangelo. Allo stesso tempo però aleggia tra le sue righe anche il mistero.  In quel momento intorno al piccolo si vengono a trovare quattro persone: Maria, Giuseppe, Simeone e Anna. Sono tutte di età diverse e,…
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ildiariodibeppe · 1 year ago
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31/12 - Figure dell'attesa: Simeone e Anna Lc 2,22-38 
A chi viene presentato Gesù nel suo ingresso nel mondo? Ai pastori, razza scomunicata e oggi l’evangelista Luca fa entrare Gesù nel tempio e incontra Simeone e Anna. Vediamo un uomo, Giuseppe, e una donna, Maria, portare il loro bambino, uno come tanti, come lo portavano tutti. E non accadeva nulla nel tempio. Ed ecco arriva Gesù. Quell'uomo e quella donna con il loro bambino passano inosservati. Forse si aspettava il Messia da una famiglia blasonata, non certo da due genitori che portavano un'offerta povera, quella dei poveri. Il bambino taceva o forse solo piangeva.
Che la salvezza fosse in braccio a una madre in un bimbo senza parola, era quasi da non credere. Ma gli occhi videro la salvezza. Gli occhi di chi? La solennità di questa presentazione, di ogni vera presentazione del Signore, trova rifugio negli occhi e nell'anima dei veri credenti. Incontriamo oggi Simeone e Anna, volti scavati dalla vecchiaia ma ancora capaci di attendere. Non si erano arresi alla tentazione di spegnere alla sera i sogni accesi al mattino. Simeone dice "Ora". "Ora puoi lasciare, Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza". E anche Anna a ottantaquattro anni era ancora là, di giorno e di notte, tra quelli che attendevano la venuta del Redentore.
Simeone teneva in braccio il bambino. Il vecchio e il bambino, gli estremi della vita, dentro la salvezza. Il vecchio salutava la salvezza in quel bimbo e benediceva Dio e le sue parole, quelle di un vecchio, erano un canto. Parole che la chiesa canta ancora ogni sera, all'avvicinarsi della notte. E così da secoli. Simeone, il vecchio Simeone, mai e poi mai avrebbe immaginato che, dopo duemila anni, ogni sera sulla terra, si sarebbero cantate le sue parole.
Pensate quante cose gli occhi di quel vecchio avevano visto nella sua vita. E poi avrebbe visto la morte che è la cosa che vedono tutti, che vediamo tutti. Ma c'era per lui una promessa: "che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore". Quel giorno, mosso dallo Spirito, si era recato al tempio e quel giorno i suoi occhi videro. Videro la salvezza. È una questione di occhi. Tutti vedono la stessa scena, gli stessi personaggi, ma c'è chi non va oltre, non vede altro.
Mi viene in mente la beatitudini del monte: "Beati i puri di cuore, vedranno Dio". Beati coloro che hanno custodito la limpidezza dello sguardo, che non si sono lasciati corrompere da interessi o da presunzione: loro vedranno Dio. Chi accoglie Gesù e lo riconosce sono due anziani dalla fede semplice e dal cuore aperto, che hanno vissuto una lunga vita aspettando la salvezza di Dio. Questa fede semplice che aspetta da Dio la salvezza è anche la nostra fede?
Di Simeone è detto che era un uomo giusto e timorato di Dio. I timorati di Dio, quelli che non si sentono padroni di Dio né del suo mistero, davanti a lui stanno, come Mosè, togliendosi i calzari, sanno di calpestare terra santa. Giusti e timorati di Dio sono quelli che "aspettano la consolazione del loro popolo". Hanno occhi solo per il popolo. A loro sta a cuore non la sorte o gli interessi personali, ma quelli del bene comune. Sono quelli che non si sono arresi, non si sono rassegnati al degrado e ancora aspettano. Aspettano il conforto, non semplicemente il loro, ma quello di un popolo. Aspettano la consolazione, non  la loro, ma quella di un popolo. 
Tante cose aveva visto Simeone nella sua vita ma non gli avevano risolto la paura della morte. Anche noi vediamo eventi che ci lacerano la vita, abbiamo visto  volti a noi cari di una tenerezza struggente eppure non ci basta perché possiamo andarcene senza paura e per andarcene in pace. Ed è per questo che vorremmo  incrociare Gesù e la sua luce, per poter andare in pace con Lui. Perché la sua luce ha tolto l'ombra della paura sia alla vita che alla morte. Se lasceremo entrare Gesù nel suo tempio, se ci lasceremo muovere dal suo Spirito, non avremo paura di andarcene. E ce ne andremo in pace. 
Don Paolo Zamengo SDB
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paoloferrario · 1 year ago
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BOBI BAZLEN, i disegni dell'analisi, Mostra a cura di Anna Foà e Marco Sodano, al Palazzo delle Esposizioni, Roma dicembre 2023
vai a https://www.palazzoesposizioni.it/mostra/bobi-bazlen-i-disegni-dell-analisi vedi anche: https://antemp.com/2023/12/04/il-mistero-bobi-bazlen-continua-nei-disegni-articolo-di-marco-belpoliti-in-la-repubblica-3-dicembre-2023/ Questi cento disegni sono stati scelti tra i moltissimi realizzati da Bazlen dal 1944 al 1950, e rappresentano il diario visivo della sua terapia analitica con Ernst…
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giancarlonicoli · 1 year ago
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18 ott 2023 16:01
MISTERI, CLAN E SCOMMESSE. ECCO CHI C’È DIETRO FABRIZIO CORONA - L’EDITORE DEL SITO "DILLINGER" SU CUI "FURBIZIO" FA LE SUE RIVELAZIONI SUL CASO SCOMMESSE È UN COMMERCIALISTA CALABRESE, ANDREA BETRÒ, IL CUI NOME COMPARE IN ALCUNI ATTI DI DUE ANNI FA SULLE INFILTRAZIONI DELLA 'NDRANGHETA E DELLA CAMORRA NEL SETTORE PETROLIFERO (LUI ERA SOCIO DELLA FIGLIA DI ANNA BETTOZZI, LA SHOWGIRL ARRESTATA E CONDANNATA) -  L’IMPRENDITORE HA SPIEGATO IL RAPPORTO CON CORONA: “LUI È UN COLLABORATORE. SE DOVESSE ECCEDERE ED ESAGERARE GLI CHIEDERÒ DI ALLONTANARSI” – I CONSIGLI DI FURBIZIO SULLE SCOMMESSE: SUL SUO CANALE TELEGRAM SPINGEVA A PUNTARE SUL CALCIO… -
Rita Rapisardi e Nello Trocchia per editorialedomani.it
Da qualche giorno Fabrizio Corona, l'ex re dei paparazzi, pare che tenga in pugno le sorti del calcio italiano.
(…)
Un altro mistero, l'ultimo dei tanti in questa storia che l'ex re dei paparazzi sta cavalcando rilanciando se stesso e il sito Dillinger.
(…)
Poco o nulla, finora, si conosceva però dei compagni di avventura di Corona, della macchina che gestisce gli introiti pubblicitari di Dillinger srl e dei suoi veri proprietari. Domani ha ricostruito chi c’è dietro il sito, usando documenti societari e investigativi.
Partiamo dall’inizio. Il socio unico di Dillinger Srl è un commercialista, sconosciuto ai più: originario di Vibo Valentia, in Calabria, si chiama Andrea Betrò. Betrò è anche il socio dell'azienda Montecarloadv, insieme a Pubbliemme, la società dell’editore di LaC, emittente calabrese. Montecarlo si dovrebbe occupare della pubblicità, ma non è ancora attiva.
Mai indagato, il suo nome è citato in alcuni atti giudiziari riguardanti le infiltrazioni dei clan nel settore petrolifero. Non solo: a parte i misteri di Betrò, risulta, dall'analisi del canale Telegram ufficiale di Corona, legami del pregiudicato con il mondo delle scommesse sportive. Proprio quelle che lui denuncia e che stanno terremotando il calcio italiano.
L'AMMINISTRATORE
Corona è stato sentito dalla procura di Torino come persona informata sui fatti per le notizie sui calciatori dipendenti dal gioco rivelate da Dillinger. Luca Arnaù è il direttore responsabile della testata, già guida di molte riviste di gossip. Lui è uno dei membri della «banda», come Corona ama chiamare la redazione, che ha preso in prestito il nome della testata da John Dillinger: un gangster statunitense degli anni della grande depressione.
Il suo faccione è replicato sui social della testata, il cui slogan è in inglese. Tradotto suona così: «Solo i fuorilegge saranno liberi». Corona non è l'azionista di Dillinger. I soldi li mette Betrò. Capitale sociale da 10 mila euro, è stata costituita a Roma il 19 luglio 2023. Il nome di Betrò compare in alcuni atti di due anni fa sulle infiltrazioni della 'ndrangheta e della camorra nel settore petrolifero. Betrò è citato solo perché è stato socio, nella Multijet srl, con Domitilla Strina, la quale ha poi ceduto la sua partecipazione nel 2020. Strina è la figlia dell'ex showgirl Anna Bettozzi, con cui aveva la Max petroli.
Di Bettozzi si è parlato molto due anni fa: coinvolta nell'operazione sul clan Moccia e l'affare milionario del contrabbando di carburanti. Strina non è stata coinvolta dall'indagine (risulta un controllo in auto con due amici del clan), ma Bettozzi è stata arrestata come braccio imprenditoriale della camorra e condannata, di recente, a 13 anni e due mesi di carcere in primo grado.
Betrò e Strina si sono ritrovati consiglieri anche nella società Mediolanum holding fino allo scorso anno, oggi la srl è in liquidazione così come è in fallimento la Mediolanum oil srl.
Betrò è citato anche in una segnalazione della Banca d'Italia su alcune operazioni sospette riconducibili in particolare ad Antonio Di Fazio, l'imprenditore della Milano bene, di recente condannato per violenza sessuale, e Mauro Russo, quest'ultimo in passato condannato in via definitiva per fatti di camorra.
Nella segnalazione sui due si menziona la Multijet srl con un riferimento a un'indagine giudiziaria risalente al 2019. Domani ha contattato Betrò che ha risposto alle nostre domande.
LA VERSIONE DI BETRÒ
Partiamo da Corona e dalla sua asta per le notizie. «Lui è collaboratore di Athena con la quale la mia Dillinger ha un contratto. Ho fatto questo investimento perché volevo una rivista di gossip, non mi aspettavo questo inizio e questo scoop. Corona l'ho conosciuto tramite Arnau», dice Betrò, che avverte Corona: «Se dovesse eccedere ed esagerare gli chiederò di allontanarsi. Vediamo come andrà in Rai e poi tireremo le somme».
DA DILLINGER AL TIPSTER
Oltre a Dillinger, Corona usa anche Telegram per rilanciare gli “scoop”. Nel suo seguitissimo canale c'è ancora traccia di un'altra sua passione: le scommesse sul calcio. Il 19 aprile Corona consiglia una giocata sulla sua squadra del cuore, l'Inter: «Entrateci e stasera (anche con soli 10 euro) vi vedete la partita vincendo altri 60 euro facili».
Il giorno della finale di coppa Italia, il 24 maggio pronostica la vittoria dell'Inter: «L'Inter che vince la Coppa Italia a Quota 4 (invece di 1,50)», clicca e rimanda al sito della Snai, post visualizzato da 72mila persone.
Tanti di questi consigli rimandano a un altro canale Telegram, quello di “Prof. Reggio”, all'anagrafe Fabrizio Iaquinta, 30 anni, un tipster che dispensa consigli sulle scommesse da fare. Con lui anche “Paolo”, amico di vecchia data, con cui fonda il canale nel 2020, dopo anni a studiare l'ambiente scommesse. 
(...)
 In un mese il servizio pubblico ha garantito a Corona lauti compensi, come emerso nei giorni scorsi intorno ai 30mila euro. Quasi quanto la vincita vantata su Telegram scommettendo grazie al suo tipster Prof Reggio.
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personal-reporter · 1 year ago
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Aquileia Film Festival 2023
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L’archeologia torna sul grande schermo ad Aquileia dall’1 all’8 agosto per la XIV edizione dell’Aquileia Film Festival, rassegna internazionale di cinema archeologico organizzata dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm in collaborazione con Comune di Aquileia, Regione Friuli Venezia Giulia, Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio del FVG, Basilica di Aquileia PromoTurismoFvg, Direzione Regionale Musei FVG e Museo archeologico nazionale di Aquileia e il sostegno della Famiglia Mattiussi. Antiche vie, mosaici sommersi, dinosauri, capolavori di arte etrusca, il mistero dei geroglifici e le pitture rupestri al centro dei documentari di produzione internazionale si alterneranno agli esperti sul palco sotto le stelle di piazza Capitolo da martedì 1, per una serata dedicata alla ricorrenza dei  25 anni dal riconoscimento del titolo Unesco ad Aquileia,  a venerdì 4 agosto alle 21. Il Festival, dopo la pausa del 5 e 6 agosto, proseguirà lunedì 7 e martedì 8 agosto con due serate dedicate ad Aquileia, una guida,  manuale di viaggio di Elena Commessatti e al film Le donne di Pasolini una coproduzione Rai Documentari e Anele, con il contributo di Rai Teche e il sostegno di Fondazione Aquileia. Sarà un programma ricco di appuntamenti che permetteranno al pubblico tra immagini inedite, grandi scoperte e scenari per viaggiare in universi lontani, nel tempo e nello spazio, soffermandosi, con gli ospiti intervistati da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, su tematiche di grande attualità, come il cambiamento climatico, il traffico di opere d’arte, l’archeologia ferita nel Mediterraneo. Ospiti delle serate saranno Eugenio Farioli Vecchioli, responsabile Rai Cultura con Angela Maria Ferroni e Laura Acampora funzionarie dell’Ufficio Unesco del Ministero della Cultura il 1 agosto, Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia il 2 agosto, Fatma Naït Yghil, direttrice del Museo Nazionale del Bardo a Tunisi il 3 agosto e  Licia Colò, conduttrice di Eden,  un pianeta da salvare il 4 agosto. Lunedì 7 agosto il festival proseguirà con una serata, guidata da Alessandra Salvatori, direttrice di Telefriuli, dedicata ad Aquileia, una guida di Elena Commessatti che vedrà protagonisti sul palco, oltre alla scrittrice, gli autori della sezione le Top 5 dei luoghi del cuore,  da Gigi Delneri a Emilio Rigatti e Francesco Tullio Altan alle guide turistiche, ai rappresentanti delle istituzioni e del mondo imprenditoriale. Per martedì 8 agosto la serata conclusiva ospiterà sul palco l’attrice Anna Ferruzzo, il regista Eugenio Cappuccio e la produttrice Gloria Giorgianni. Il pubblico sarà chiamato a votare ogni sera il proprio film preferito e il vincitore riceverà il Premio Aquileia, un mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli,  che verrà consegnato la sera di venerdì 4 agosto. Read the full article
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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La Piuma sulla Pelle di Gianfranco Vigner. Un Thriller Intrigante e Intrecciato di Amicizia e Mistero. Recensione di Alessandria today
La Piuma sulla Pelle, di Gianfranco Vigneri, è un thriller avvincente che porta il lettore nelle vite di cinque personaggi diversi ma uniti da un destino comune.
La Piuma sulla Pelle, di Gianfranco Vigneri, è un thriller avvincente che porta il lettore nelle vite di cinque personaggi diversi ma uniti da un destino comune. Anna, Marco, Glauco, Cristiana e Claudio sono persone comuni, ognuna con la propria storia e il proprio bagaglio emotivo, ma si ritrovano a condividere un’indagine su un omicidio che li catapulta in un labirinto di inganni, vendette e…
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Chi non ha visto una chiesa di Napoli durante una novena, chi una sera di maggio non ha lasciato le strade strette immerse in un odore di marcio e di fiori per entrare in una chiesa dove l'altar maggiore sia coperto di migliaia di bianchissimi gigli, rose e tuberose, non sa cosa siano i sogni, la luce, il dolore.
Anna Maria Ortese, Mistero doloroso, Adelphi, 2010
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