#Il Barbagianni editore
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Else-Marie e i suoi sette piccoli papà
Else-Marie ha sette piccoli papà, alti quanto un vaso da fiori, coi loro cappelli e le loro valigette da ufficio, le loro abitudini, e bravi lettori di storie prima di andare a letto. Fin qui nulla di strano, non fosse che la mamma di Else-Marie è alta almeno un metro e settanta. Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni Sembra che quello di Else-Marie sia…
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"Una Ghirlanda di Libri", torna la Fiera del Libro del Nord Milano
Cinisello Balsamo (Milano), sono aperte dal 1° settembre le iscrizioni gratuite agli eventi, alle presentazioni e agli appuntamenti di Una Ghirlanda di Libri, seconda edizione della manifestazione ideata e organizzata da Associazione LeGhirlande. Quest’anno anche le Istituzioni comunali e regionali sono al suo fianco a conferma dell’importanza che la manifestazione ha assunto per l’intero territorio del nord Milano. Importanti novità, nuovi progetti, grandi ospiti, appuntamenti culturali legati alla scrittura e alla lettura, cerimonie di premiazione attendono coloro che visiteranno Una Ghirlanda di Libri 2021, la Fiera del libro che per la seconda volta si svolge all’interno delle magnifiche sale di Villa Casati Stampa di Soncino, già sede della San Paolo Edizioni, e di quelle di Villa Ghirlanda Silva. I numeri della seconda edizione confermano l’interesse generale verso una manifestazione che è stata di fatto una vera e propria scommessa: portare su un territorio, spesso trascurato e oscurato dalla grande città, un evento che coinvolga tutti, liberi cittadini, attività produttive, istituzioni e ovviamente i veri protagonisti del libero pensiero, i libri, gli autori e le case editrici indipendenti. I numeri, dicevamo, hanno ampiamente superato le aspettative: 45 espositori, 33 appuntamenti, 42 titoli presentati, 15 importanti ospiti, 5 eventi, 2 concorsi (quello letterario e quello fotografico) e un premio di merito, 2 mostre di cui una dedicata ad Alda Merini nel novantesimo della sua nascita, 19 sponsor e ben 42 sostenitori, 9 media partner, il patrocinio della Regione Lombardia, 4 comuni coinvolti nel sostegno della manifestazione e altri 7 enti coinvolti a vario titolo. Quanto sopra ha permesso alla manifestazione di crescere e oggi garantire visibilità a tutto il territorio di Cinisello Balsamo e dei suoi dintorni, donando un po’ di leggerezza e sollievo, riaffermando, se ce ne fosse bisogno, la centralità della cultura, della lettura e del pensiero nella vita dell’uomo, della sua crescita intellettuale ed emotiva. Un’altra novità di quest’anno è il contributo volontario di alcuni cittadini di Cinisello Balsamo e dell’hinterland che si presteranno ad aiutare l’associazione per la buona riuscita della manifestazione. Accanto a loro, anche l’Associazione degli Alpini di Cinisello Balsamo. A latere tante altre iniziative colorano e completano una due giorni che regaleranno a chiunque venga a Cinisello Balsamo giornate di svago e intrattenimento. Il 26 settembre 2021, infatti si inaugura la diciannovesima edizione di Ville Aperte in Brianza, progetto gestito e coordinato dalla Provincia di Monza e Brianza, al quale aderiscono Villa Ghirlanda Silva e Villa Casati Stampa di Soncino: per l’occasione, le ville si apriranno al pubblico e si mostreranno in tutto il loro splendore. La sera di sabato 25 settembre si svolgerà anche La Notte Bianca di Cinisello Balsamo, serata all’insegna dell’intrattenimento e proposte di svago in tutto il comune, con i negozi aperti fino a mezzanotte. I “Big” a Una Ghirlanda di Libri 2021 Ma torniamo alla Fiera del Libro. I “Big” che partecipano a quest’edizione sapranno regalare momenti di vero approfondimento e riflessione: sabato 25 settembre la giornata è caratterizzata dalla tavola rotonda dal titolo “Il Giallo e il Noir, tra realtà e finzione. Letteratura e crimine”, ideata e condotta da Laura Marinaro, giornalista di cronaca e scrittrice; un fil rouge che collega le grandi storie raccontate e i grandi personaggi dei gialli italiani più noti e rappresentati sul grande e piccolo schermo, alla realtà della cronaca che spesso supera la fantasia. Ecco gli autori e gli esperti che intervengono: Roberta Bruzzone (Psicologa Forense, Criminologa Investigativa ed esperta in Criminalistica applicata all'Analisi della scena del crimine); Fabrizio Carcano (scrittore e giornalista) che con i suoi racconti incentrati su Milano e i suoi misteri ha raggiunto un notevole successo; Gabriella Genisi, autrice di spicco e creatrice del personaggio di Lolita Lobosco, protagonista dei suoi gialli più famosi; Gaetano Savatteri (giornalista e scrittore) il “papà” della serie tv Màkari; Maurizio De Giovanni, autore dei libri da cui sono state tratte le serie tv I Bastardi di Pizzofalcone, Mina Settembre e Il Commissario Ricciardi. Ad approfondire i temi sono stati chiamati, oltre alla Dr.ssa Bruzzone, consulenti e giornalisti di cronaca come Fabio Sanvitale (esperto di cold case e Presidente di Nerocrime), Rosa Teruzzi, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva, esperta di cronaca nera, membro del cast di Quinta colonna e caporedattrice della trasmissione Quarto grado, e infine Andrea Cotti, sceneggiatore, editor, scrittore di romanzi per ragazzi, autore radiofonico e televisivo che ha adattato crime fiction di successo tra cui la serie de L’ispettore Coliandro. Sempre sabato, dalle 15,30 alle 16,20 nella sala Rossa di Villa Casati Stampa di Soncino, Aldo Colonnello (intellettuale che si occupa soprattutto d'arte) presenta il suo libro "Alda Merini. La Poetessa dei Navigli", intenso lavoro che tratteggia la complessa figura della poetessa attraverso i ricordi della loro profonda amicizia, seppur breve e tardiva, che diede vita a un sodalizio affettivo e culturale destinato a durare per sempre. Ne scaturisce un ritratto vero, lontano da molti luoghi comuni, un tributo sincero, un atto d'amore verso una delle voci più influenti della letteratura milanese e italiana contemporanea. Il pomeriggio di domenica 26 settembre vede l’alternarsi di altri tre Big della letteratura nostrana: alle 15 Daniele Dallera (direttore del settore sport del Corriere della Sera) intervista Beppe Severgnini, editorialista, autore di ben 18 libri, intellettuale e vicedirettore del Corriere della Sera. Alle 16,30 è la volta di Andrea Vitali che presenta il suo ultimo lavoro “Un bello scherzo”, una nuova avventura per l’ispettore Maccadò. Andrea Vitali, oltre a essere un rinomato scrittore, esercita la professione di medico di base nel suo paese natale, in cui vive con moglie e figlio. Infine, alle 17,30 è la volta di Laura Campanello, giornalista e scrittrice, che presenta “Ricominciare”, in cui accompagna il lettore nel processo della rinascita, nell'avventura di "rimettersi al mondo", magari più volte nell'arco di un'esistenza, adottando un nuovo e differente approccio. Grazie a riflessioni, storie, domande, consigli pratici ed esercizi, gli permette di capire quali sono i messaggi che la sua anima gli invia quotidianamente e imparerà a non ignorarli, soprattutto quando hanno a che fare con le sue inclinazioni più profonde, la sua vocazione per poter sbocciare al meglio. Sabato 25 settembre alle 20,30, questa volta a Villa Ghirlanda nella Sala Paesaggi, Ezio Meroni, un vero cinisellese doc, presenta il suo Angela. Una storia d’amore nella guerra partigiana, il romanzo d'amore ambientato nella guerra di Liberazione che ha ispirato Zucchero nella creazione di Don't cry Angelina, uno dei sei nuovi brani contenuti nel suo ultimo album D.O.C. Deluxe Edition. Ma gli incontri con gli autori non finiscono qui: nelle altre due sale della villa, sabato e domenica si alterneranno numerose presentazioni di autori e lavori degli espositori che partecipano alla fiera e il visitatore si troverà al centro di mille nuove storie e mille nuovi viaggi, in un crescendo continuo di sollecitazioni positive e incredibili voli della fantasia. Tra romanzi e saggi, sarà spettatore di come la lettura può avvicinare gli uni agli altri. I Sostenitori di Una Ghirlanda di Libri 2021 La seconda edizione di Una Ghirlanda di Libri – Fiera dell’Editoria Indipendente è patrocinata dalla Regione Lombardia, dal Comune di Cinisello Balsamo, dal Comune di Bresso, da quello di Cusano Milanino (assessorato alla Cultura), da quello di Senago. Inoltre gode del supporto di Società San Paolo (proprietaria di Villa Casati Stampa), ReGiS (Rete dei Giardini Storici), del Centro Culturale IlPertini e il CSBNO (Culture Socialità Biblioteche Network Operativo). La Fiera rinnova la partnership con Associazione Qulture di Carrara con la quale realizza ogni anno il Premio Letterario Qulture ti Pubblica @Una Ghirlanda di Libri. Inoltre si fregia della nuova collaborazione con Opus Personae (associazione culturale di Sesto San Giovanni) e A.N.A Gruppo di Cinisello Balsamo che supporterà la manifestazione con la presenza dei suoi rappresentanti. Preziose anche le collaborazioni e le partnership con i più importanti media locali: LaCittà, storico settimanale del comune lombardo, Il Gazzettino Metropolitano, Metropolis, Milano WeekEnd, Il Punto Notizie, RadioVivaFM, Il Sapore del Sapere, ArtShapes e la new entry NTN Nuova TV Nazionale. La seconda edizione ha inoltre ottenuto il sostegno di GreenSharp (che attribuisce anche il Premio di Merito “Stefano Minucciani”), il Consorzio CoCEC (UniAbita, Cooperativa La Nostra Casa e Cooperativa edificatrice Diaz), San Benedetto, Yellow Taxi Multiservice Srl (Radiotaxi 026969), Il Gigante (Centro LaFontana), MIAR Srl, Germo Spa, Architetto Rocco Papillo, Cesarano Ciro Srl, Farmacia Risorgimento, Prima Sas (Centrocasa di Via Garibaldi), Osteria Barbagianni, Autoscuola Ricci, FotoStudio Brambillasca, T.Assiprogetti Snc, Linea Verde, Miami Ristoro. Inoltre, l’Associazione LeGhirlande può contare anche su una numerosa “truppa” di Soci sostenitori che con il loro contributo permettono la realizzazione della manifestazione: L’Alveare (bresso), Antonietta Anna Antonacci, Aurel Caffè - Store 1966, Avv. Valentina Stea, Bioenergy, Bottega del Gelato, Caffè degli artisti, Caleffi Abbigliamento, Cpiace Ristorante, Clinica Veterinaria Cinisello, Dr.ssa Federica Trentin, Dr.ssa Francesca Sirianni, Gioielleria Magni, Gutenberg, Hempanda, I Lav You lavanderie self service, Il Girasole, Il Melograno di Antonio, Kuma Motors, L'edicola, L'Equa Servizi, La Casa del fiore, La Radice Erboristeria, Le Borse di Patrizia, Libri di Pensieri, MagoJet, Maidiremai Abbigliamento, Ola Loca Viaggi, Original Marines Cinisello, Panificio Colombo, Panificio Goffi, Pasticceria Domenica, Pollomio, RECLICK.IT, Riflessi di Monia Litta, Studio di psicologia Corridoni, Ugo Barf, Villa Campari Ristorante. Read the full article
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Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Il sabba
La partenza per il Sabba di Hans Baldung, 1514 Museo di Monaco. Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Il sabba
Una volta compiuti tutti i preparativi nelle loro riunioni parziali, streghe e stregoni potevano avviarsi verso la grane assemblea plenaria: il sabba. Questa adunata maledetta, una delle pagine più inquietanti del medioevo, rappresentava il capolavoro satanico. Aveva luogo, per l'Europa occidentale, nelle pianure del menhir di Carnac in Bretagna, o in Germania sulla vetta del Bloksberg, o nella chiesa demoniaca di Blokula in Svezia, o ancora, sulla cima del Puy Dòme in Auvergne. Il primo a parlarne nel IX secolo fu il benedettino Réginon de Prum, nel suo De ecclesiasticis disciplinis, in cui raccomanda di indagare se per caso non esistano nella parrocchia persone che affermano di andare alle assemblee di demoni che di notte vanno a cavallo di animali, perché in tal caso si deve provvedere ad allontanare dalla comunità. Il sabba più conosciuto e più frequentato era certamente quello della montagna di Brocken e Bloksberg nell'Hartz. Questa, una delle regioni della Germania occidentale, fa parte della Foresta Nera e proprio là, nel paese di Schelrke, Goethe pose, attenendosi alla tradizione, il sabba del suo Faust, che è più una scena di fantasia e di critica che non un vero documento. L'importanza del sabba del Brocken era così grande che verso la metà del secolo XVIII i geografi che disegnavano carte di quella regione non omettevano di disegnarvi anche delle streghe a cavallo del loro manico di scopa. Una di queste strane carte tedesche fu realizzata nel 1732 da un ingegnere di nome L.S. Bestehorn, e poi fu pubblicata nel 1749 e nuovamente nel 1751 da un editore di Nurimberg che, fa qualche riserva sulle eventuali aggiunte fantastiche dell'incisore. In mezzo alla carta si innalza maestosamente il monte Brocken, dominante tutte le circostanti montagne. Per il cielo giungono a cavallo di scope, sei streghe, da Holberstadt, da Weringerode, da Zellerfeld e da tutta la Germania. La didascalia annessa alla carta ci informa che vicino si trova il famoso <<Spiazzo delle streghe, dove si svolge il sabba: vicino, un altare consacrato nel passato a un falso dio dei pagani e una fantasia, ambedue utilizzati nelle cerimonie diaboliche. Il sabba si teneva, nel cuore della notte e l'arrivo delle streghe doveva essere piuttosto sinistro se giudichiamo dall'incisione di Amaliet tratta del quadro di Teniers, che è complementare alla Partenza per il sabba dello stesso maestro. La strega, che si è spogliata delle sue vesti, avanza tra i diavoli e, consegnando il manico di scopa a un demone a forma di ornitorinco, ne riceve in cambio una traccia con cui si rischiara il cammino. Esseri fantastici, pipistrelli e barbagianni la circondano, uno strano omuncolo se ne sta ritto nella sua minuscola statura davanti a una lanterna posta a terra, mentre un cartello, che si staglia contro il cielo come un pipistrello, indica il limite del territorio satanico. L'Assemblea del sabba non seguiva tuttavia un rito fisso e invariabile. Se è pur vero che in sostanza la cerimonia era sempre la stessa, non seguì però un rituale fisso. Satana, vi si presenziava di persona, sotto forma di rospo piumato, di corvo, di gatto nero o più spesso di caprone. L'imprigionamento avvenuto nel 1460 ad Atras di diversi individui accusati di <<vaulderie>, cioè di patto col demonio, era motivato dal fatto che, essi andavano al sabba <<e lo ritrovarono un diavolo in forma di caprone, di cane, di scimmia, e qualche volta d'uomo>>. Alcune di queste forme bizzarre le vediamo nelle incisioni, tratte da un libro del R.P. Guaccius intitolato Compendium Maleficarum, pubblicato a Milano nel 1626. Nella prima illustrazione, in cui riceve l'omaggio degli stregoni giunti al sabba, il diavolo siede su un trono e presenta fattezze inequivocabilmente caprine. Nella seconda, in cui rivolge un discorso edificante ai suoi seguaci, pur mantenendo più o meno quella forma, ha un muso più lungo, che rassomiglia quasi a un becco d'uccello. Nell'altra ancora, in cui richiede imperiosamente un patto ai nuovi adepti, presenta un muso più schiacciato, quasi scimmiesco. Abbiamo una descrizione
del sabba che avveniva tutti i mercoledì e i venerdì dell'anno sul Puy de Dome; tale descrizione è opera d'un consigliere del Parlamento di Bordeaux del XVII secolo, Florimond de Rémond. Nel suo libro, L'Antipapesse, egli racconta che in un campo, verso la mezzanotte della vigilia di San Giovanni, si riunirono circa sessanta persone intorno a un caprone che era il diavolo, quindi tutti andarono a porgergli uno sconcio saluto. Il caprone aveva una candela nera tra le due corna, ch'egli aveva acceso <<provocando il fuoco con la coda>>, tutti i persenti che portavano una candela simile l'accesero a quella del caprone. <<In quell'assemblea si diceva la messa in cui colui che officiava volgeva le spalle all'altare, era vestito d'una cappa nera senza croce e innalzava una fetta di rapa colorata di nero invece dell'ostia>>. Una testimonianza ancora più attendibile è quella della reverendissima madre Francoise-Madeleine de Chaugy, che fu segretaria di santa Giovanna di Chantal e superiora del primo monastero della visitazione. In un libro sulla vita delle religiose di questo monastero, che ella pubblicò ad Annecy nel 1659, si trovano i seguenti particolari a proposito di Anne-Jacqueline Coste, una delle più devote di quelle monache. Era una donna di montagna e <<durante la notte della festa di San Giovanni Battista, questa devota contadina e le sue consorelle udirono un rumore e un frastuono spaventoso; guardando da tutte le parti per vedere da dove potevano venire quelle urla orribili e quelle strida d'animali di ogni genere, scorsero ai piedi della montagna figure di gatti, caproni, serpenti e draghi, e d'ogni altro tipo di animali impuri e immondi, che tenevano il loro sabba, accoppiandosi, profferendo le parole più infami e sacrileghe che si possano immaginare e riempiendo l'aria delle più esecrabili bestemmie>>. Ci sono due principali rappresentazioni del sabba: una è una stampa dell'incisore polacco I.Zianko, che si trova talvolta accostata ad alcuni esemplari dell'oscuro libro di Pierre de Lancre: Tableau de l'incostance des mauvais anges et démons, où il est amplement traicté des sorciérs et de la corcellerie, Parigi, 1610; l'altra è quella del quadro si Spranger, di cui è andato perso l'originale ma di cui esiste un'eccellente incisione nella bizzarra opera dell'abate Bordelon, Histoire des imaginations extravagantes de Monsieur Oufle, Amsgterdam, 1710. Queste due composizioni sono animate da un movimento impetuoso, da quell'irresistibile turbinio e da quella febbrile agitazione scomposta e folle che trascina tutti i personaggi in un giardino infernale, simile a quello che avveniva durante i baccanali e i saturnali degli antichi. Ambedue racchiudono le stesse scene e particolari identici; la prima, quella di Ziarnko, è accompagnata da una scritta che ci permette di esaminarla traendone nozioni precise, come ben di rado avviene in questo campo. Il sabba è presieduto da Satana che, è seduto su un seggio e ha la forma di caprone, con cinque corna di cui quella mediana arde per accendere tutte le candele e i fuochi del sabba>>>. Questo caprone contrassegnato con la lettera A è veramente e completamente un animale. L'aspetto di caprone conferito a Satana nel sabba è un evidente retaggio dell'antichità: il Mendés dell'Egitto decadente è un miscuglio di fauno, satiro e Pan che tende a diventare la sintesi definitiva dell'antidivinità. Il caprone è talvolta la cavalcatura di Venere ed è l'animale sacrificato a Dioniso che si veste con la sua pelle; presso gli ebrei esso era il capro espiatorio di tutti i peccati d'Israele; per questo miscuglio di paganesimo e storia biblica, esso è l'entità invariabile e consacrata che presiede a tutti i sabba dell'Europa. Al di sopra della lettera B, <<La regina del sabba incoronata>> e, a sinistra del diavolo, <<una meno favorita>>. Sono le streghe privilegiate che appaiono anche al sabba di Spranger, e una delle quali è curva verso il bracciolo del trono di Satana. Egli ha infatti tra le streghe le favorite con le quali spesso tiene anche il commercio amoroso. L'intimità dei
diavoli con le donne è cosa frequente e infatti Ulrich Molitor nel suo severo libro ci mostra una strega che stringe amorosamente tra le braccia di un uomo che non sospetteremmo essere un demonio se non fosse per gli artigli da uccello rapace che tradiscono la sua cera identità. Davanti al trono del caprone satanico, segnato con la lettera C, vediamo una strega che presenta un bambino, certamente rubato. Satana è molto avido di queste reclute in tenera età, tanto che le streghe se non potevano rubare il bambino d'una vicina, erano costrette a portare al sabba, se ne avevano, i propri figli, a rischio altrimenti di fare cattiva figura agli occhi del padrone dell'inferno. Nel quadro di Spranger una delle due streghe favorite presenta infatti un bambino al diavolo e questa stessa scena la ritroviamo nell'opera dell'eccellente padre Guaccius, che ci servirà da guida sicura in tutte le cerimonie del sabba. Il diavolo dava un padrino e una madrina al bambino, gli faceva rinunciare a Dio e gli apponeva sull'occhio sinistro un marchio con la punta d'una delle sue corna. Ed ecco ora nell'angolo di destra in basso il pranzo del sabba, contrassegnato con la lettera D. Alcune streghe sostenevano che la tovaglia era dorata e che le vivande e i vini serviti erano squisiti, mentre molti autori tre cui il de Lancre derivano la scena in termini poco invitanti: <<Ecco le convitate dell'assemblea, ciascuna con un demonio vicino e in questo pranzo non si serve altra carne che di carogne e di impiccati, cuori di bambini non battezzati e animali immondi; di tutto insomma all'infuori delle cose comuni dei cristiani, e tutto insipido e senza sale>>. Sono proprio le membra squartate d'un bambino che si vedono nel nefasto piatto, come nella stampa di Spranger, ma il pasto di cui padre Guaccius ci ha lasciato una preziosa illustrazione: è servito da diavoli maschi e femmine e i piatti ch'essi portano sono numerosi e appetitosi e sembrerebbe quindi rendere ragione a quelle streghe che sostenevano di ricevere al sabba un trattamento di prim'ordine. Vicino ai convitati si notano dei personaggi ammessi soltanto a titolo di spettatori: sono <<parecchie povere streghe confinate negli angoli che non osano avvicinarsi alle grandi cerimonie>>. <<Dopo il pasto viene il ballo, perché infatti dopo essersi saziati di carni, o evanescenti e illusorie o dannose e abominevoli, ciascun demonio conduce la sua vicina di tavola sotto quell'albero maledetto e là, l'uno col viso verso il centro della danza, e l'altro verso l'esterno, danzano, ballano e si divertono con i movimenti più indecenti e spudorati>>. L'artista ha messo un secondo gruppo di danzatrici <<donne e fanciulle che danzano tutte col volto volto verso l'esterno del circolo, i musicanti suonano gli strumenti comuni dell'epoca: viola ad arco ricurvo, violoncello, corno, flauto e arpa. Anche nel sabba del padre Guaccius si balla al suono di un violoncello, che un musicista strimpella standosene accovacciato tra i rami di un albero ma con meno foga che le quadro di Spranger, dove la danza ha veramente l'andamento scatenato e galoppante che conviene a una tregenda. I quattro personaggi che davanti al trono diabolico eseguono danze acrobatiche con pericolose piroette, il vero ballo satanico, il vero tripudium, degli antichi, in cui l'individuo, sotto l'influenza dello spirito che lo possiede, scopre in se stesso risorse muscolari ignote e si lancia in esercizi che sarebbe incapace di compiere in condizioni normali, come quello stregone che con grande stupore dei suoi vicini e delle comari della cittadina olandese esegue sul proprio letto un ballo da sabba, la vignetta 'T Olgerkut Mom-Ansight der Tooverye, Amsterdam, Andriés van Damme, 1725, conservato nella Biblioteca dell'Aia. Abbiamo già parlato del crogiuolo delle streghe che appare in tutte le assemblee preliminari al sabba. Lo ritroviamo anche nel sabba stesso e de Lancre fornisce la seguente spiegazione: <<Ecco sul fuoco la caldaia per preparare ogni sorta di veleni che facciano morire o soffrire l'uomo e che danneggiano il
bestiame, una tiene i serpenti e il rospo in una mano, l'altra taglia loro la testa e li scortica quindi li getta nel crogiuolo>>. Il ruolo di questa caldaia è importantissimo perché alcuni addirittura dicono che esso sia l'essenza stessa del sabba ed è per questo che lo ritroviamo in primo piano sul forntespizio di due opere del XVII secolo in cui si parla diffusamente dei diavoli e del sabba: il primo di Hemigus Grosius intitolato Magica de Spectris et apparitionibus Spiritum, Leida 1656; il secondo di Louis Lavater, eminente teologo come dice il titolo, e che tratta De Spectris, Lemuribus varsique prestagitionibus, Tractatus vere aurucs, Leida 1659. Durante tutto il tempo del sabba, streghe arrivano sui manici di scopa e altre su caproni, queste ultime, più rare rappresentano le privilegiate. I becchi che esse montano non sarebbero altro che demoni trasformati e su un caprone montò la strega della cattedrale di Lione, e ancora su un giovane caprone, a cui non sono ancora spuntate le corna, cavalca lo stregone che ci presenta Ulrich Molitor e che, attraverso un paesaggio della Svezia, si reca a qualche misteriosa riunione dei suoi confratelli. Il becco è anche la cavalcatura che padre Guaccius assegna alle streghe. E ce le mostra mentre superano colline e valli per accorrere al richiamo del padrone. Pare che streghe e stregoni abbiano un marchio impresso da Satana su qualche parte segreta del corpo, dove una specie di dolorosa fitta li avverte quando devono recarsi al sabba. Nell'incisione del sabba di Ziarnko un gruppo compatto di personaggi molto eleganti se ne stanno, senza partecipare apparentemente a nessuna delle attività. <<Sono, grandi signori e le grandi dame, e le altre persone ricche e potenti che trattano gli affari del sabba nel quale comparivano velate le dame mascherate per rimuovere sempre nascosti e incogniti>>. Il sabba era frequentato da persone d'alto rango e si sbaglierebbe se si pensase che gli spettatori e gli attori fossero soltanto <<misere streghe>> o genticola ingnorante. Si può vedere nelle numerose incisioni che qui presentiamo dell'opera di padre Guaccius che i personaggi del sabba sono vestiti riccamente, alla moda opulente dell'epoca di Luigi XIII: brache a sbuffo con nastri alle giarrettiere, sottane con guardinfante, colli e collari con rigonfi e pieghettature, la cui complicata inamidatura incornicia il viso in una spumeggiare di merletti, come nei ritratti di Pourbus, Mierevolet e van Dyck. Molti signori <<dame onorate>>andavano non di meno al sabba e ritenevano un onore grande quello di essere prescelti a reggere la coda del diavolo nelle processioni grottesche che vi avvenivano; ci fu persino un certo curato d'Acain, in Guascogna, oggi ridente e località del cantone di Saint-Jean-de Luz, che rinunciò al sacerdozio divino per officiare solennemente al sabba. La didascalia, descrive il gruppo dove secondo quanto spiega de Lancre, <<ci sono piccoli bambini che con bacchette e verghe, a una certa distanza dalle cerimonie custodiscono i greggi di rospi che le donne hanno l'abitudine di portare al sabba>>. A questa innocente occupazione infatti erano messi i novizi, già presentati al diavolo, ma ai quali la tenera età non permetteva di partecipare attivamente a veri e propri riti demoniaci. Vi venivano ammessi più tardi, e i diavoli approfittavano persino di questa occasione per unirli, come qui vediamo, in vincoli incestuosi. Avvenivano al sabba al tre cerimonie particolari, la maggior parte delle quali erano abitudinarie nei patti conclusi col demonio al di fuori del sabba. I nuovi arrivati venivano marcati dal diavolo con un segno d'unghia sotto la palpebra sinistra. Nella stampa dell'incisione la sua tavola sarebbe stata capovolta, ci presenta qui un Satana che incide il suo segno sull'occhio destro del novizio. Il demonio poi obbligava i nuovi amici a camminare sulla croce; essi vengono rappresentati ciechi, in questo i loro occhi erano effettivamente chiusi alla luce divina. Veniva quindi consegnato loro un libro nero in cambio del libro dei Vangeli, a cui essi rinunciavano, e
venivano persino ribattezzati con qualche misterioso liquido. Satana infine incominciava personalmente a spogliare i <<nuovi stregoni>> e li invitava a mettersi nel costume adamitico lo stesso adottato da molti dei partecipanti al sabba, nonostante non fosse questa una regola generale. Quando streghe e stregoni arrivavano al sabba si affrettavano ad andare a rendere omaggio al diavolo, omaggio che consisteva in una cerimonia, omessa volontariamente dallo Ziarnko nella sua magistrale opera sul sabba, ma che Spranger, ha rappresentato senza vergogna. Tale cerimonia consisteva nel dare un bacio sul posteriore del diavolo, insigne onore in cambio del quale il diavolo donava alla fedele un pidocchio d'argento. C'erano streghe fanatiche che ripetevano questo rito diverse volte nel corso del sabba e anzi baciavano il deretano di tutti i demoni che incontravano: nell'incisione dello Spranger ne vediamo, con una candela in mano, bacia quella specie di secondo volto d'un demonio. Le streghe giustificano questo loro gesto: <<Non è un deretano>>, dicevano con santa indignazione <<ma un secondo viso ch'egli ha sotto la coda!>>. Esse avevano perfettamente e teologicamente ragione; abbiamo segnalato l'esistenza di questo secondo volto del diavolo delle cattedrali, che spesso ne aveva un terzo sul ventre. Padre Guaccius tuttavia non ha tenuto conto di questa sottigliezza e quello che la nobile dama lascia nella figura ch'egli disegnò per il suo libro. Questa era nelle sue grandi linee l'inimitabile, augusta e grottesca cerimonia del sabba, che stende un velo d'orrore su tutta l'Europa del XV secolo dal XVII secolo e che trascina nel turbine in personaggi più umili e quello più illustre che turba le menti di teologi e magistrati, che ispira agli artisti le loro più efficaci composizioni, perché inquieta persino sovrani e re, come Giacomo II d'Inghilterra, che si preoccupò di servire una feroce requisitoria contro le streghe. Esistevano a Parigi sotto Carlo IX, a quanto si dice, trentamila stregoni, e centomila in tutta la Francia. Non è difficile immaginare quale spaventoso ballo scatenato doveva fare una tale orda nelle notti fatidiche, sulla vita delle montagne maledette o ai crocicchi delle grandi strade. La descrizione è conforme a questo ci hanno tramandato su tale argomento da una parte i demonologhi e dall'altra le numerose rappresentazioni che di secolo in secolo si rinnovano con scrupolosa esattezza il che dimostra il persistere d'una tradizione e di forme rituali scrupolosamente osservate. Nel corso del sabba avevano luogo anche alcune cerimonie particolari, ma avremo occasione di descriverla nel parlare di patti e di altre opere sataniche. Qui ci limitiamo a menzionare, alcune illustrazioni del sabba, disegnate o incise nel XVIII secolo, che si distaccano totalmente dal sabba tradizionale o sono parto gratuito dell'immaginazione di artisti che non si sono curati di documentarsi nemmeno in minima misura. Appartiene a questa categoria il sabba di Gillot; si tratta d'una bellissima composizione di innegabile effetto decorativo, ma nella quale non si ritrovano gli elementi essenziali del sabba classico. Vediamo, a destra un caprone incoronato di fuori che dà la mano a una donna che probabilmente è la regina del sabba, ma egli dirige il ballo in modo strano, senza scomodarsi dal sedile di pietra sul quale troneggia. Una strega appollaiata su un'alta roccia e con un gufo sulla testa e lo zodiaco a bandoliera legge il libro di magia, con grande gioia dei diavoli e di quel caprone simile a un anagro che sembra ridere dello scherzo d'un diavolo.
#Annalisa Lanci#Il tesoro delle scienze occulte#il sabba#occultismo#superstizione#buio#buio tra cielo e terra#tra cielo e terra
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In occasione del festival di Urbanesimo e nuova Poesia Poetrification _urbanismo inverso_ gli autori e gli editori coinvolti si presentano al pubblico del Comodo 64 domenica 5 maggio dalle ore 15:00.
- Claudio Bolognini, "I ragazzi di Barriera" (Agenzia X Edizioni)
- Alberto Masala, "Piangete, bambini!" (Il Barbagianni Editore)
- Ivan Fassio, "Il culto dei corpi" (Rainerivivaldelli Editori Torino)
- Antonio Lillo, "Limonio" (Pietre Vive Editore)
- Francesco Terzago, "Caratteri" e Christian Sinicco, "Alter" (Vydia editore)
- Silvia Rosa, "Tempo di riserva" (Ladolfi Editore)
- Elena Cappai Bonanni, "Askatasuna" (Chance Edizioni)
Verranno inoltre presentati l'annuario "Confini" di Poesia del nostro tempo e il nuovo numero di Neutopia Magazine, "L'animale chiamato uomo" con un testo di Pierpaolo Capovilla.
https://www.facebook.com/events/2269499526607141/?ti=ia
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Il tesoro delle scienze occulte. Il Sabba
Il tesoro delle scienze occulte Il Sabba Una volta compiuti tutti i preparativi nelle loro riunioni parziali, streghe e stregoni potevano avviarsi verso la grande assemblea plenaria, manifestazione importante e famosa nella storia: il sabba. Questa adunata maledetta, aveva luogo, per l'Europa occidentale, nelle pianure dei menhir di Carnac in Bretagna, o in Germania sulla vetta del Bloksberg, o nella chiesa demoniaca di Blakula in Svezia, o ancora, sulla cima del Puy de Dome in Auvergne. Il primo a parlarne nel IX secolo fu il benedettino Réginon de Prum, nel suo De ecclesiasticis disciplinis, in cui raccomanda di indagare se per caso non esistano nella parrocchia persone che affermano di andare alle assemblee di demoni e che di notte vanno a cavallo di animali, perché in tal caso si deve provvedere ad allonatanarle dalla comunità. Il sabba più conosciuto era quello della montagna di Brocken o Bloksberg nell'Hartz. Fa parte della Foresta Nera e proprio là, nel paese di Schierke, Goethe pose, attenendosi alla tradizione, il sabba del suo Faust, che è più una scena di fantasia e di critica c he non un vero documento. L'importanza del sabba di Brocken era così grande che verso la metà del secolo XVIII i geografi che disegnavano carte di quella regione non omettevano di disegnarvi anche delle streghe a cavallo del loro manico di scopa. Una di queste strane carte tedesche fu realizzata nel 1732 da un ingegnere di nome L.S. Bestehorn, e poi fu pubblicata nel 1749 e nuovamente nel 1751 da un editore di Norimberga che fa qualche riserva sulle eventuali aggiunte fantastiche dell'incisore. In mezzo alla carta si innalza maestosamente il monte Brocken, dominante tutte le circostanti montagne. Per il cielo giungono a cavallo di scope, sei streghe da Halbestardt, da Wernigerode, da Zellerfeld e da tutta la Germania. La didascalia amena alla carta ci informa che vicino si trova il famoso <<Spiazzo delle Streghe>>, dove si svolge il sabba; vicino, un altare consacrato nel passato a un falso dio dei pagani e una fontana, ambedue utilizzati nelle cerimonie diaboliche,
L'arrivo al sabba, di Teniers, inciso da Aliamet
Il sabba si teneva, nel cuore della notte e l'arrivo delle streghe doveva essere piuttosto sinistro se giudichiamo dall'incisione di Aliamet tratta dal quadro di Taniers, che è complementare alla Partenza per il sabba desso stesso maestro. La strega, avanza tra i diavoli e, consegnando il manico di scopa a un demone a forma di ornitorinco, ne riceve in cambio una torcia con cui si rischiara il cammino. Esseri fantastici, pipistrelli e barbagianni la circondano, uno strano amuncolo se ne sta ritto nella minuscola statura davanti a una lanterna posta a terra, mentre un cartello, che si staglia contro il cielo come un patibolo, indica il limite del territorio satanico.
Gli stregoni rendono omaggio al diavolo. Padre Guaccius, Compnedium maleficarum, Milano, 1626
L'assemblea del sabba non seguiva tuttavia un rito fisso e invariabile. Se è pur vero che in sostanza la cerimonia era sempre la stessa, non seguiva però un rituale fisso. Satana vi presenziava di persona, sotto forma di rospo piumato, di corvo, di gatto nero o più spesso di caprone. L'imprigionamento avvenuto nel 1460 ad Arras di diversi indiviui accusati di <<vaulderie>>, cioè di patto col demonio, era motivato dal fatto che essi andavano al sabba <<e lì trovavano un diavolo a forma di caprone, di cane, di scimmia, e qualche volta d'uomo>>. Alcuune di queste forme bizzarre le vediamo nelle incisioni, tratte da un libro del R.P. Guaccius intitolato Compendium Maleficarum, pubblicato a Milano nel 1626. Nella prima illustrazione in cui riceve l'omaggio degli stregoni giunti al sabba, il diavolo siede su un trono e presenta fattezze inequivocabilmente caprine.
Satana rivolge un discorso agli stregoni. Padre Guaccius
Nella seconda, in cui rivolge un discorso edificante ai suoi seguaci, pur mantenedno più o meno quella forma, ha un muso più lungo, che rassomiglia quasi a un becco d'uccello. Nell'altra ancora, in cui richiede imperiosamente un patto ai nuovi adepti, presenta un muso più schiacciato, quasi scimmiesco. Abbiamo una descrizione del sabba che avveniva tutti i mercoledì e venerdì dell'anno sul Ruy de Dome; tale descrizione è opera d'un consigliere del Parlamento di Bordeaux del XVII secolo, Florimond de Rémond. Nel suo libro, L'Antipapesse, egli racconta che in un campo, verso la mezzanotte della vigilia di san Giovanni, si riuniron circa sessanta persone intorno a un caprone che era il diavolo; egli fece far loro il segno della croce con la mano sinistra e quindi tutti andarono a porgergli uno sconcio saluto. Il caprone aveva una candela nera tra le due corna, ch'egli aveva acceso <<provocando i fuoco con la coda>>, e tutti i presenti portavano una candela simile l'accesero a quella del caprone. <<In quell'assemblea si diceva la messa in cui colui che officiava volgeva le spalle all'altare, er vestito d'una cappa nera senza croce e innalzava una fetta di rapa colorata di nero invece dell'ostia>>. Una testimonianza ancora più attendibile è quella della reverendissima madre Francoise-Madeleine de Chaugy, che fu segretaria di santa Giovanna di Chantal e superiora del primo monastero della Visitazione. In un libro sulla vita delle religiose di questo monastero, che elal pubblicò ad Annecy nel 1659, si trovarono i seguenti particolari a proposito di Anne-jacqueline Coste, una delle più devote di quelle monache. Era una donna di montagna e <<durrante la notte della festa di san Giovanni Battista, questa devota contadina e le sue consorelle udirono un rumore e un frastuono spaventoso; guardando da tutte le parti per vedere da dove potevano venire quelle urla orribili e quelle strida d'anmali d'ogni genere, scorsero ai piedi della montagna figure di gatti, caproni, serpenti e draghi, e d'ogni altro tipo di animali impuri e immondi, profferendo le parole più infami e sacrileghe che si possano immaginare e riempiendo l'aria delle più esecrabili bestemmie>>.
Il sabba, di A. Ziarnko. De Lancre, Tableau de l'incostance des mauvais Angers, 1610
Ci sono due principali rappresentazioni del sabba. Una è una stampa dell'incisore polacco I. Ziarnko, che si trova talvolta accostata ad alcuni esemplari dell'oscuro libro di Pierre de Lancre: Tableau de l'incostnce des mauvais anges et démons, où il est amplement traicté des sorcièrs et de la sorcellerie, Parigi 1610; l'altra è quella del quadro di Spranger, di cui è andato perso l'originale ma di cui esiste un'eccellente incisione nela bizzarra opera dell'abate Bordelon, Histoire des imaginations extravagantes de Monsieur Oufle, Amsterdam, 1710. Queste due composizioni son animate da quel movimento impetuoso, da quell'irresistibile turbinio e da quella febbrile agitazione scomposta e folle che trascina tutti i personaggi in un girotondo infernale. Ambedue racchiudono le stesse cose e particolari identici; la prima, quella di Ziarnko, è accompagnata da una scritta che ci permette di esaminarla traendone nozioni precise, come ben di rado avviene in questo campo. Il sabba è presieduto da Satana che, è seduto <<su un seggio dorato e ha forma di caprone, con cinque corna di cui quella mediana arde per accendere tutte le candele e i fuochi del sabba>>. Questo caprone contrassegnato con la lettera A è veramente e completamente un animale. L'aspetto di caprone conferito a Satana nel sabba è un evidente retaggio dell'antichità: il Mendès dell'Egitto decadente è un miscuglio di fauno, satiro e Pan che tende a diventare la sintesi definitiva dell'antidivinità. Il caprone è talvolta la cavalcatura di Venere ed è anche l'animale sacrificato a Dioniso che si veste con la sua pelle; presso gli ebrei esso era il capro espiatorio di tutti i peccati d'Israele; per questo miscuglio di paganesimo e storia biblica, esso è l'entità invariabile e consacrata che presiede tutti i sabba dell'Europa.Al di ssopra della lettera B, <<La regina del sabba incoronata>> e, a sinistra del diavolo, <<una meno favorita>>. Sono le streghe privilegiate che appaiono nel sabba di Spranger, e una delle quali è curva verso il braccciolo del trono di Satana. Egli ha infatti tra le streghe le favorite con le quali spesso tiene anche commercio amoroso. L'intimità dei diavoli con le donne è cosa frequente e infatti Ulrich Molitor nel suo severo libro ci mostra una strega che stringe amorosamente tra le braccia un uomo che non sospetteremmo essere un domonio se non fosse per gli artigli da uccello rapace che tradiscono la ua vera identità. Davanti al trono del caprone satanico, segnsto con la lettera C, vediamo una strega che presenta un bambino, certamente rubato. Satana è molto avido di queste reclute in tenera età, tanto che le streghe, erano costrette a portare al sabba, se ne avevano, i propri figli, a rischio altrimenti di fare cattiva figura agli occhi del padrone dell'inferno. Nel quadro di Spranger una delle due streghe favorite presenta infatti un bambino al diavolo. Il diavolo dava un padrino e una madrina al bambino, gli faceva rinunciare a Dio e gli apponeva sull'cchio sinistro un marchio con la puntaa d'una delle sue corna. Ed ecco ora nell'angolo di destra in basso il pranzo del sabba, contrassegnato con la lettera D. Alcune streghe sostenevano che la tovaglia era dorata e che le vivande e i vini serviti erano squisiti, mentre molti autori tra cui il de Lancre descrivono la scena in termini poco invitanti: <<Ecco le convitate dell'assemblea, ciascuan con un demonio vicino e in questo pranzo non si serve altra carne che di carogne e di impiccati, cuori di bambini non battezzati e animali immondi; di tutto insomma all'infuori delle cose comuni dei cristiani, e tutto insipido e senza sale>>. Sono proprio le membra squartate d'un bambino che si vedono nel nefasto piatto, ma il pasto di cui il buon padre Guaccius ci ha lasciato una presiosa illustrazione: è servito da diavoli maschi e femmine e i piatti ch'essi portano sono numerosi e appetitosi e sembrerebbe quindi rendere ragione a quelle streghe che sostenevano di ricevere al sabba un trattamento di prim'ordine. Vicino ai convitati si notano in E dei personaggi amessi soltanto a titolo di spettatori: sono, <<parecchie povere streghe confinate negli angoli che non osano avvvicinarsi alle gradi cerimonie>>. A proposito della lettera F <<dopo il pasto viene il ballo, perché infatti dopo essersi saziati di carni, o evanescenti e illusorie o dannose e abominevoli, ciascun demonio conduce la sua vicina di tavola sotto quall'albero maledetto e là, l'uno col viso verso il centro della danza, e l'altro verso l'esterno, danzano, ballano e si divertono con i movimenti più indecenti e spudorati>>. In H l'artista ha messo un secondo gruppi di danzatrici <<dame e fanciulle che danzano, ballano e si divertono con i movimenti più indecenti e spudorati>>. In H l'artista ha messo un secondo gruppo di danzatrici <<donne e fanciulle che danzano tutte col volto verso l'esterno del circolo>>, in G ni musicanti suonano gli strumenti comuni dell'epoca: viola ad arco ricurvo, violoncello, corno, flauto e arpa. anche nel sabba del padre Guaccius si balla al suono d'un violoncello, che un musicista strimpella standosene accovacciato tra i rami di un albero ma con meno foga che nel quadro si Spranger, dove la danza ha veramente l'andamento scatenato e galoppante che conviene a una tregenda. I quattro personaggi che davanti al trono diabolico eseguono danze acrobatiche con pericolose piroette, il vero ballo satanico, il vero tripudium degli antichi, in cui l'individuo, sotto l'influenza dello spirito che lo possiede, scopre in se stesso risorse muscolari ignote e si lancia in esercizi che sarebbe incapace di compiere in condizioni normali; come quello stregone che con grande stupore dei suoi vicini e delle comari della cittadina olandese esegue sul proprio letto un ballo da sabba. Abbiamo già parlato del crogiuolo delle streghe che appare in tutte le assemblee preliminari del sabba. Lo ritroviamo anche nel sabba e de Lancre fornisce la seguente spiegazione: <<Ecco sul fuoco la caldaia per preparare ogni sorta di veleni che facciano morire o soffrire l'uomo che danneggino il bestiame; una tiene i serpenti e il rospo in una mano, l'altra taglia loro la testa e li scortica, quindi li getta nel crogiuolo>>.
Il crogiuolo della strega. Frontespizio del libro di H. Grosius, Magica de Spectris, Leyda, 1656
Alcuni addirittura dicono che esso sia l'essnza stessa del sabba ed è per questo che lo ritrovaiamo in primo piano sul frontespizio di due opere del XVII secolo in cui si parla diffusamente dei diavoli e del sabba: il primo di Hennigus Grosius intitolato Magica de Spectris et apparitionibus Spirituum, Leida, 1656; il secondo di Louis Lavater, eminente teologo come dice il titolo, e che tratta De Spectris, Lemuribus varisque presagitionibus, Tractatus vere aureus, Leida, 1659. Durante tutto il tempo del sabba, streghe arrivano sui manici di scopa e altre su caproni: queste ultime, più rare, sembra rappresentino le privilegiate. I becchi che esse monano noon sarebbero altro che demoni trasformati e su un caprone montò la strega della cattedrale di Lione di cui abbiamo già fatto conoscenza, e ancora su un giovane caprone, a cui non sono ancora spuntate le corna, cavalca lo stregone, che, attraverso un paesaggio della Svezia, si reca a qualche misteriosa riunione dei suoi confratelli. Altre streghe lasciano il sabba <<e se ne vanno sui mari>> dice de Levre, <<o altrove, per scatenare uragani o tempeste>>. Più oltre vedremo questi interessanti personaggi all'opera sulla terra, dove nel passato la loro potenza era tanto temuta. Il becco è anche la cavalcatura che padre Guaccius assrgna alle streghe e ce le mostra, mentre superano colline e valli per accorrere al richiamo del padrone. Pare che streghe e stregoni abbiano un marchio impresso da Satana su qualche parte segreta del corpo dove una specie di dolorosa fitta li avvere quando devono recarsi al sabba. Nell'incisione del sabba di Ziarnko un gruppo compatto di personaggi molto eleganti se ne stanno, contrassegnati dalla lettera L, sena partecipare apparentemente a nessuna di quelle attività. <<Sono i grandi signori e le grandi donne, e le altre persone ricche e potenti che trattano gli affari del sabba, nel quale comapiono velati le donne amscherate per rimanere sempre nascosti e incogniti>>. Il sabba era frequentato da persone d'alto rango e sis baglierebbe se si pensasse che gli spetttori e gli attori fossero soltanto <<misere streghe>> o gentucola ignorante. Si può vedere nelle numerose incisioni che qui presentiamo dell'opera di padre Guacius che i personaggi del sabba sno vestiti riccamente, alla moda opulenta dell'epoca di Luigi XIII: brache a sbuffo con nastri alle giarrettiere, sottane con guardinfante, colli e collari rigonfi e pieghettature, la cui complicata inamidatura incornicia il viso in uno spumeggiare di merletti, come nei ritratti di Pourbus, Mierevelt e van Dyck. Molti signori e <<donne onorate>> andavano nondimeno al sabba e ritenevano un onore grande quello di essere prescelti a reggere la coda del diavolo nelle processioni grottesche che vi avvenivano; ci fu persino un certo curato d'Ascain in Guascogna, oggi ridente località del cantone di Saint-Jean-de-Luz, che rinunciò al sacerdozio divin per officiare solamente al sabba. la didascalia, descrive il gruppo M dove, second quanto spiega de Lancre, <<ci sono piccoli bambini chhe con bacchette e verghe, a una certa distanza dalle cerminie, custodiscono i greggi di rospi che le donne hanno l'abitudine di portare al sabba>>. A questa occupazione infatti erano messi i novizi già presentati al diavolo, ma ia qali la tenera età non permetteva di partecipare attivamente ai veri e propri riti demoniaci. Vi venivano ammessi più tardi, e i diavoli approfittavano persino di questa occasione per unirli, come qui vediamo, in vincoli incestuosi. Avvenivano al sabba altre cerimonie particolari, la maggior parte delle quali erano abitudinarie nei patti conclusi con il demonio al di fuori del sabba. I nuovi arrivati venivano marcati dal diavolo con un segno d'unghia sotto la palpebra sinistra. Nella stampa dell'incisione la sua tavola sarebbe stata capovolta, c presenta qui un Satana che incide il suo segno sull'occhio destro del novizio.
Alcuni addirittura dicono che esso sia l'essnza stessa del sabba ed è per questo che lo ritrovaiamo in primo piano sul frontespizio di due opere del XVII secolo in cui si parla diffusamente dei diavoli e del sabba: il primo di Hennigus Grosius intitolato Magica de Spectris et apparitionibus Spirituum, Leida, 1656; il secondo di Louis Lavater, eminente teologo come dice il titolo, e che tratta De Spectris, Lemuribus varisque presagitionibus, Tractatus vere aureus, Leida, 1659. Durante tutto il tempo del sabba, streghe arrivano sui manici di scopa e altre su caproni: queste ultime, più rare, sembra rappresentino le privilegiate. I becchi che esse monano noon sarebbero altro che demoni trasformati e su un caprone montò la strega della cattedrale di Lione di cui abbiamo già fatto conoscenza, e ancora su un giovane caprone, a cui non sono ancora spuntate le corna, cavalca lo stregone, che, attraverso un paesaggio della Svezia, si reca a qualche misteriosa riunione dei suoi confratelli. Altre streghe lasciano il sabba <<e se ne vanno sui mari>> dice de Levre, <<o altrove, per scatenare uragani o tempeste>>. Più oltre vedremo questi interessanti personaggi all'opera sulla terra, dove nel passato la loro potenza era tanto temuta. Il becco è anche la cavalcatura che padre Guaccius assrgna alle streghe e ce le mostra, mentre superano colline e valli per accorrere al richiamo del padrone. Pare che streghe e stregoni abbiano un marchio impresso da Satana su qualche parte segreta del corpo dove una specie di dolorosa fitta li avvere quando devono recarsi al sabba. Nell'incisione del sabba di Ziarnko un gruppo compatto di personaggi molto eleganti se ne stanno, contrassegnati dalla lettera L, sena partecipare apparentemente a nessuna di quelle attività. <<Sono i grandi signori e le grandi donne, e le altre persone ricche e potenti che trattano gli affari del sabba, nel quale comapiono velati le donne amscherate per rimanere sempre nascosti e incogniti>>. Il sabba era frequentato da persone d'alto rango e sis baglierebbe se si pensasse che gli spetttori e gli attori fossero soltanto <<misere streghe>> o gentucola ignorante. Si può vedere nelle numerose incisioni che qui presentiamo dell'opera di padre Guacius che i personaggi del sabba sno vestiti riccamente, alla moda opulenta dell'epoca di Luigi XIII: brache a sbuffo con nastri alle giarrettiere, sottane con guardinfante, colli e collari rigonfi e pieghettature, la cui complicata inamidatura incornicia il viso in uno spumeggiare di merletti, come nei ritratti di Pourbus, Mierevelt e van Dyck. Molti signori e <<donne onorate>> andavano nondimeno al sabba e ritenevano un onore grande quello di essere prescelti a reggere la coda del diavolo nelle processioni grottesche che vi avvenivano; ci fu persino un certo curato d'Ascain in Guascogna, oggi ridente località del cantone di Saint-Jean-de-Luz, che rinunciò al sacerdozio divin per officiare solamente al sabba. la didascalia, descrive il gruppo M dove, second quanto spiega de Lancre, <<ci sono piccoli bambini chhe con bacchette e verghe, a una certa distanza dalle cerminie, custodiscono i greggi di rospi che le donne hanno l'abitudine di portare al sabba>>. A questa occupazione infatti erano messi i novizi già presentati al diavolo, ma ia qali la tenera età non permetteva di partecipare attivamente ai veri e propri riti demoniaci. Vi venivano ammessi più tardi, e i diavoli approfittavano persino di questa occasione per unirli, come qui vediamo, in vincoli incestuosi. Avvenivano al sabba altre cerimonie particolari, la maggior parte delle quali erano abitudinarie nei patti conclusi con il demonio al di fuori del sabba. I nuovi arrivati venivano marcati dal diavolo con un segno d'unghia sotto la palpebra sinistra. Nella stampa dell'incisione la sua tavola sarebbe stata capovolta, c presenta qui un Satana che incide il suo segno sull'occhio destro del novizio.
Satana consegna un libro nero agli adepti, in cambio del libro dei vangeli
Satana spoglia i suoi seguaci
Il demonio poi obbligava i nuovi amici a camminare sulla croce; essi vengono rappresentati come dei ciechi, in quanto i loro occhi erao effettivamente chiusi alla luce divina, Veniva quindi consegnato loro un libro nero in cambio del libro dei Vangeli, a cui essi rinunciavano, e venivano persino ribattezzati con qualche misterioso liquido. Satana infine incominciava personalmente a spogliare i nuovi stregoni e li invitava a mettersi nel costume adamitico, lo stessso adottato da molti dei partecipanti al sabba, nonostante non fosse questa una regola generale. Quando streghhe e stregoni arrivavano al sabba si affrettavano ad andare a rendere omaggio al diavolo, omaggio che consisteva in una cerimonia, ammessa volontariamente dallo Ziarnko nella sua magistrale opera sul sabba, ma che Spranger ha rappresentato senza vergogna. Tale ccerimonia consisteva nel dare un bacio sul posteriore al diavolo, insigne onore in cambio del quale il diavolo donava alla fedele un pidocchio d'argento. C'erano streghe fanatiche che ripetevano questo rito diverse volte nel corso del sabba e anz baciavano il deretano di tutti i demoni che incontravano: nell'incisione dello Spranger ne vediamo una che, con una candela in mano, bacia quella specie di secondo volto d'un demonio. Le streghe giustifcavano questo loro gesto: <<Non è un deretano>>, diiccevano con santa indignazione, <<ma un secondo viso che egli ha sotto la coda!>>. Esse avevano perfettamente teologicamente ragione; abbiamo già segnalato l'esistenza di questo secondo volto del diavolo delle cattedrali, che spesso ne aveva uun terzo sul ventre. Padre Guaccius tuttavia non ha tenuto conto di questa sottigliezza e quello che la nobile dama bacia nella figura ch'egli disegnò per il suo libro, era un deretano senza altri ornamenti. Questa era nelle sue grandi linee l'inimitabile, augusta e grotesca cerimonia del sabba, che stende un velo d'orrore su tutta l'Europa del XV secolo sino al XVII secolo e che trascina nel turbine i personaggi più umili e quelli più illustri che turba le menti di teologi e magistrati che ispira agli artisti le loro più efficaci composizioni, perché inquieta persino sovrani e re, come Giacmo I d'Inghilterra, che si preoccupò di scrivere una feroce requisitoria contro le streghe. Esistevano a Parigi sottto Carlo IX, a quanto si dice, trentamila stregoni, e centomila in tutta la Francia. Non è difficile immagianre quale spaventoso ballo scatenato doveva fare una tale orda nelle notti fatidiche, sula vetta delle montagne maledette o ai crocicchi nelle grandi sfide!La descrizione è conforme a quanto ci hanno tramabdato su tale argomento da una parte i demonologi e dall'altra le numerose rappresentazioni che di secolo in secolo si rinnovano con scrupolosa esattezza, il che dimostra il eprsistere d'una tradizione e di forme rituali scrupolosamente osservate. Nel corso del sabba avevano luogo anche alcune cerimonio particolari, ma avremo occasione di descriverle nel parlare dei patti e di altre opere sataniche. Qui ci limitiamo a menzionare, alcune illustrazioni del sabba, disegnate e incise nel XVIII secolo, che si distaccano totalmente dal sabba tradizionale e sono patto gratuito dell'immaginazione di artisti che non si sono curati di documentarsi nemmeno in minima misura. Appartiene a questa categoria il dabba di Gillot; si tratta d'una bellissima composizione di innegabile effetto decorativo, ma nella quale non si ritrovano gli elementi essenziali del sabba classico. Vediiamo, a destra un caprone incoronato di fiori che dà la mano a una dama che probabilmente è la regina del sabba. ma egli dirige il bello in modo strano, senza scomodarsi dal sedile di pietra sul quale troneggia. Appollaiata su un'alta roccia e con un gufo sulla testa e lo zodiaco a bandoliera legge il libro di magia, con grande gioia dei diavoli e di quel caprone dimile a un onagro che sembra ridere dello scherzo del diavolo.
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Else-Marie e i suoi sette piccoli papà
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà
Else-Marie ha sette piccoli papà, alti quanto un vaso da fiori, coi loro cappelli e le loro valigette da ufficio, le loro abitudini, e bravi lettori di storie prima di andare a letto. Fin qui nulla di strano, non fosse che la mamma di Else-Marie è alta almeno un metro e settanta.
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni
Sembra che quello di Else-Marie sia…
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Else-Marie ha sette piccoli papà, alti quanto un vaso da fiori, coi loro cappelli e le loro valigette da ufficio, le loro abitudini, e bravi lettori di storie prima di andare a letto. Fin qui nulla di strano, non fosse che la mamma di Else-Marie è alta almeno un metro e settanta. [Link in bio] Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni Editore #PijaLindenbaum #atlantidekids #letteraturaperipiccoli #BarbaraFerraro #albiillustrati #leggolefigureneilibri #art #illustration #IlBarbagianniEditore #Libriperlinfanzia #Svezia #papà (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/B8vmAVoo4st/?igshid=1i6nnaxi2xm0q
#pijalindenbaum#atlantidekids#letteraturaperipiccoli#barbaraferraro#albiillustrati#leggolefigureneilibri#art#illustration#ilbarbagiannieditore#libriperlinfanzia#svezia#papà
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𝗣𝗼𝗲𝘁𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝗼𝗻 _𝘂𝗿𝗯𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼_
Uno spettro si aggira per Barriera
Negli ultimi vent’anni, Barriera di Milano ha visto una trasformazione da quartiere con una composizione sociale prevalentemente di lavoratori del secondario a una non-meglio specificata ricollocazione urbanistica e sociale: con la parziale de-indusrializzazione il distretto più grande di Torino è oggi diventato un grande laboratorio di realtà sociali e migranti che coesistono e vorrebbero esprimere il loro potenziale, ma ancora non godono di reale riscontro da parte della cittadinanza, non trovando una “terza possibilità” percorribile fra la riqualificazione urbana, che ha finito per stravolgere altri quartieri come San Salvario e il Quadrilatero Romano, e la creazione di quartieri-ghetto.
Per questa ragione, il grande rimosso – sia sociale che spaziale – che crediamo sia utile riportare al centro della narrazione del quartiere è quello della sua storia più recente: il tempo liberato dal lavoro e le conseguenze che questo cambiamento comporta.
Poesia in atto - Dare vita ai monumenti
Riprendendo l’idea della poesia come arte comportamentale, pensiamo possa essere utile in questo senso raccontare la storia di Barriera di Milano attraverso le performance di alcuni autori e autrici selezionati sul territorio di Torino e alcuni ospiti da fuori, attraverso il coinvolgimento diretto di questi ultimi, incentivando la partecipazione di ampie fasce della cittadinanza. Gli interventi provvisori (azioni poetiche) e permanenti (poesia di strada) andranno così a raccontare una storia già presente sul territorio, e non a sostituire quella presente con un’altra storia, magari brillante, proveniente dall’esterno.
Azioni poetiche - Percorsi partecipati
Il format pensato per l’evento si compone di due momenti: il primo è una passeggiata narrativa riguardante le aree già coinvolte in processi di riqualificazione urbana ma sottoutilizzate rispetto al loro potenziale; i performer coinvolti andranno a raccontare attraverso una poesia le varie postazioni scelte durante il percorso. Alcuni di questi sono stati coinvolti tramite laboratori e poetry slam ai Bagni Pubblici di via Agliè e al Comodo 64. In questo modo, la partecipazione della cittadinanza sarà attiva e non relegata al ruolo di spettatori. Ogni poeta/performer avrà a disposizione un “monumento” della Barriera – inteso come opera artistica o architettonica – da far rivivere per un tempo variabile a seconda della durata del percorso e dei gruppi di cittadini coinvolti.
Poesia di strada - Raccontare l’emiferia
Non sempre quello che accade finisce nei libri e in pochissimi casi quello che leggiamo nei libri finisce sui muri. Il secondo momento su cui ci concentreremo, la poesia di strada, si prefigura come una serie di interventi site-specific atti a raccontare l’emiferia – vale a dire quella realtà di mezzo tra centro e periferia – in maniera non scontata e consapevole dei suoi cambiamenti e delle sue contraddizioni. Stralci di poesie “ritrovate” verranno utilizzate dai writer coinvolti su porzioni di città, possano essere queste murali, di pavimentazione verticale o orizzontale.
Presentazioni ed esposizioni
Una parte di POETRIFICATION sarà dedicata inoltre a libri, visual e corti inerenti al tema con presentazioni, mostre e videoproiezioni nei luoghi interessati. L’evento punta altresì all’incontro interculturale di arti diverse che siano espressione della Barriera.
Luoghi
I luoghi indicati per il percorso partecipato sono: l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, il ponte Duca degli Abruzzi, il Parco Aurelio Peccei, il mercato di Piazza Foroni.
Quelli per gli interventi di street poetry sono: Largo Giulio Cesare, Mercato di piazza Crispi, Slargo C.so Palermo/Via Montanaro, Giardino Cecchi Point (ex OGM).
Le realtà coinvolte, infine, per i Poetry Slam, il pranzo, le performance, le presentazioni e la conferenza saranno: Comodo 64, Enoteca Prunotto, Bunker, Bagni pubblici di via Agliè, Teatro Monterosa.
Obiettivi
Si riattiverà così, attraverso l’arte e la poesia, quella connessione perduta tra lo spazio in considerazione e i suoi fruitori quotidiani, i quali potranno interpretare l’urbano secondo significazioni nuove e relazionali. Realizzare una mappatura del quartiere con tutte le realtà coinvolte sarà fondamentale per permettere a chi non è pratico del luogo una più facile fruizione dell’evento in ogni sua parte. Non si esclude inoltre un percorso facilitato per anziani e portatori di handicap attraverso il coinvolgimento di alcuni volontari.
Programma
03/05/2019
H. 11:00: conferenza Nuova poesia e urbanismo - Teatro Monterosa
Con: Ivan Tresoldi, Mister Caos (Milano)
Moderano: Davide Galipò, Francesco Terzago
Intervengono: Vincenzo Romania (Università di Padova), Margot Modonesi (Fondazione Berardelli)
H. 18:00: Vernissage mostra S. P. A. M. - Se la Poesia Amasse di Meno, opere di Luc Fierens, Raffaella Formenti, Elisa Camurati. A cura di Ivan Fassio, Margot Modonesi @ Comodo 64 in collaborazione con Fondazione Berardelli
H. 21:00: Finale MoTown Poetry Slam @ Comodo 64
04/05/2019
Dalla mattina: Poesia di strada in Barriera - street art & musica
Con Mister Caos (Milano)
H. 15:00: Monumenti – Percorso itinerante in Barriera & performance live @ Parco Aurelio Peccei
Con: Davide Galipò, Charlie D. Nan, Chiara De Cillis, Nicolò Gugliuzza, Paolo Cerruto, Francesco Carlucci, Wissal Houbabi, Angelica Damiani, Francesco Tosco, Valentina Tosatti, Barbara Giuliani, Salvatore Sblando
H. 19:00: Aperitivo spoken word music @ Bunker
Con Luca Atzori (Torino), Mezzoopalco e Monosportiva Galli-Del Pan (Bologna), Nicolas Cunial (Firenze)
05/05/2019
H. 13:00: Pranzo poetico @ Centro culturale Dar Hal Hikma
H. 15:00: Presentazioni @ Comodo64
Con Alberto Masala, da Alfabeto di strade a Piangete, bambini! (Il Maestrale - Il barbagianni Editore), Claudio Bolognini, I ragazzi di Barriera (Agenzia X), Ivan Fassio, Il culto dei corpi (Raineri Vivaldelli), Antonio Lillo, Limonio (Pietre Vive), Francesco Terzago, Caratteri e Christian Sinicco, Alter (Vydia), Silvia Rosa, Tempo di riserva (Ladolfi), Elena Cappai Bonanni, Askatasuna (Chance Edizioni)
Verranno inoltre presentati i nuovi numeri di Argo e Neutopia Magazine
La tre giorni è organizzata da NEUTOPIA - Piano di fuga dalla rete
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