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#I Tre Regni
fridagentileschi · 10 months
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LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI, SOS BATTEROS MOROS
Ringrazio un mio amico sardo per la foto e per avermi mandato la storia
''Per conoscere la storia della bandiera dei QUATTRO MORI (come viene appellata dal popolo sardo) occorre percorrere a ritroso la storia fino al periodo in cui i Catalano-Aragonesi presero possesso della Sardegna. Lo stemma dei quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria Reale aragonese. Nell' archivio storico comunale di Cagliari sono conservati alcuni documenti chiusi con tali sigilli, appartenuti a Giacomo II° e Alfonso il Benigno entrambi re d' Aragona. Gli Aragonesi divennero re di Sardegna a seguito della creazione (avvenuta il 4 aprile 1.297) da parte del Papa Bonifacio VIII del regno di Sardegna. Lo stesso Bonifacio VIII dopo la creazione del regno accordo la "licentia invadendi" agli Aragona per permettere agli stessi di legittimare il possesso dell' isola. A seguito della conquista di fatto dell' isola ad opera del sovrano aragonese Alfonso IV nell' anno 1.323 lo stemma con i quattro mori in campo bianco con croce rossa, fu adottato per il nuovo regno di Sardegna. Regno creato dal nulla e poi regalato da generoso Papa Bonifacio VIII alla casata Aragonese. Questo stemma fu in uso dalla casata iberica degli Aragona fin dal XIII secolo. Sul significato intrinseco dei quattro mori raffigurati nello stemma che era in uso da molto tempo da parte degli Aragona vi sono le più disparate versioni. Tutte caratterizzate dal mito e dalla leggenda. Non esiste nessun documento che riporti dati sufficienti che permettano di stabile in che periodo inizio l' adozione di tale stemma a stemma identificativo della casata. Tra le tante versioni conosciute è da mettere in risalto quella che riconduce alla battaglia di Alcoraz combattuta dagli Aragonesi contro i mori (19 novembre 1.096). Nella battaglia il Re Pietro I° sconfisse pesantemente i mori guidati dal saraceno Abderramen. La leggenda narra che dopo la vittoria le truppe aragonesi issarono insieme alle insegne dei Conti di Barcellona (scudo con quattro pali rossi in campo giallo) uno stemma che riportava nei quattro quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio) la testa di un moro con la benda sulla fronte. La motivazione sulla comparsa di tale stemma fu probabilmente legata al ricordo della battaglia e alla vittoria sui saraceni. Quando gli Aragonesi ricevettero "in dono" la Sardegna decisero di assumere lo stemma con i quattro mori come bandiera del regno di Sardegna.
Il vessillo con i quattro mori fu innalzato dalle truppe aragonesi durante la battaglia (infausta per i sardi) combattuta a Sanluri la domenica mattina del 30 giugno del 1.409 in una località tristemente nota come Su Occidroxiu (il mattatoio). Le truppe sarde innalzavano la bandiera con raffigurato l’albero eradicato (stemma del giudicato d’Arborea (l' ultimo dei quattro regni che ancora teneva testa agli Aragonesi). Istintivamente si può pensare che il vessillo degli Arborea fosse la bandiera in cui tutti i sardi si riconoscevano. Ma non è cosi. La Sardegna medievale era divisa in quattro giudicati indipendenti. Ogni giudicato (un regno a tutti gli effetti) aveva la sua bandiera, il proprio vessillo.
L’albero eradicato era il vessillo di uno dei quattro giudicati, quindi di una parte della Sardegna. Come ben noto tre dei quattro giudicati dopo la regalia fatta alla casata aragonese dal Papa Bonifacio VII, persero l' indipendenza. L' unico giudicato che poteva esprimere la propria piena autonomia e indipendenza nei confronti degli Aragona era il giudicato d' Arborea. In quel preciso momento storico quasi tutta la Sardegna era unificata sotto il controllo di una unica entità statuale: il giudicato d' Arborea. Agli aragonesi rimasero ben pochi lembi di territorio sardo da controllare. Quindi è normale che quel vessillo venisse visto da quei sardi che affiancarono gli Arborensi come la bandiera di tutti i sardi.
La bandiera di BATTEROS MOROS stemma della Sardegna viene sventolata con orgoglio dai sardi dentro e fuori dall' isola. Viene considerata come simbolo di appartenenza alla Sardegna. Ai detrattori della bandiera dei BATTEROS MOROS direi di chiedere a quanti più sardi possibile se non amano questa bandiera, e se intendono cambiarla. Do per scontato che prevalga nelle risposte all' amore e l' insostituibilità dei BATTEROS MOROS.''
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diceriadelluntore · 1 year
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Ho letto moltissimo questa estate, alcuni libri davvero deliziosi, ma questo, finito da qualche giorno, mi ha lasciato qualcosa dentro.
Mariamma è una sposa bambina che nell'anno 1900, quando ha solo 12 anni, nella comunità cristiana del Kerala (India sud-occidentale, ma all'epoca era diviso nei tre regni di Thiruvithamcoore, di Kochi e la provincia del Malabar) costretta al matrimonio con un uomo che non ha mai visto, e che ha oltre vent'anni più di lei. Viaggia da sola in barca sul fiume per arrivare alla tenuta del futuro marito, che in un primo momento rifiuta persino visto la sua età, ma che poi la introduce nel suo mondo, un pezzo di terra paludoso e che nessuno voleva, ma trasformato dal lavoro di quest'uomo in un piccolo paradiso di alberi da frutta, coltivazioni, canali navigabili. Si chiama Parambil, e tutta la storia del libro, che si svolge lungo tre generazioni di discendenti della giovane sposa, legano la propria vita a questo luogo, e alle magie che contiene. Fanno i conti soprattutto con la forza della Natura, specialmente dell'Acqua, che sia come fiume che come monsone, domina quelle terre, e ne delinea le fortune. Ma all'acqua è legato anche una sorta di maleficio, il Morbo lo chiama il marito di Mariamma, che segna la loro famiglia, la quale in un prezioso e antico foglio di carta di lino segna un macabro albero genealogico di uomini e donne colpite da questa maledizione. Attraverso lo svolgere degli eventi, che si legano alla storia dell'India (la fine del dominio britannico, l'indipendenza, le fortissime lotte interne a carattere sia religioso sia sociale) si dipana una storia meravigliosa scritta da Verghese con mirabile maestria, secondo un ritmico tempo descrittivo, ricco di particolari e minuziose ricostruzioni, figlio della sua educazione di medico, ai più alti livelli (è attualmente è vicepresidente del Dipartimento di Medicina presso la Stanford School Of Medicine).
Tra comunità religiose che la leggenda vuole fondate da san Tommaso, l'apostolo del dubbio, che si vuole martirizzato a Madras, tra tempeste colossali, viaggi in treni, fascinosi medici scozzesi, la vita degli ospedali indiani, i profumi e i sapori di quei piatti ricchi di spezie, ingredienti, di alberi che sembrano uomini e elefanti dalla sensibilità straordinaria, le oltre 700 pagine filano via senza nessuno sforzo, in un viaggio che sebbene legato alla magia alla fine verrà dipanato dalla scienza e dalla perseveranza dei protagonisti, che di fronte al Male, che appare nelle loro vite in molteplici forme, riescono a costruire sempre più forte la parte migliore di loro stessi. Un libro affascinante e che consiglio davvero per fare un viaggio forte e misterioso, al sapore di curry e di lotta, di frutta succosa e di dolore, per molti versi indimenticabile.
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popolodipekino · 5 months
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LAS CAUSAS Los ponientes y la generaciones. Los días y ninguno fue el primero. La frescura del agua en la garganta de Adán. El ordenado Paraíso. El ojo descifrando la tiniebla. El amor de los lobos en el alba. La palabra. El hexámetro. El espejo. La torre de Babel y la soberbia. La luna que miraban los caldeos. Las arenas innúmeras del Ganges. Chuang Tzu y la mariposa que lo sueña. Las manzanas de oro de las islas. Los pasos del errante laberinto. El infinito lienzo de Penélope. El tiempo circular de los estoicos. La moneda en la boca del que ha muerto. El peso de la espada en la balanza. Cada gota de agua en la clepsidra. Las águilas, los fastos, las legiones. César en la mañana de Farsalia. Las sombras de las cruces en la tierra. El ajedrez y el álgebra del persa. Los rastros de las largas migraciones. La conquista de reinos por la espada. La brújula incesante. El mar abierto. El eco del reloj en la memoria. El rey ajusticiado por el hacha. El polvo incalculable que fue ejércitos. La voz del ruiseñor en Dinamarca. La escrupulosa línea del calígrafo. El rostro del suicida en el espejo. El naipe del tahúr. El oro ávido. Las formas de la nube en el desierto. Cada arabesco del calidoscopio. Cada remordimiento y cada lágrima. Se precisaron todas esas cosas para que nuestras manos se encontraran. da J. L. Borges Historia de la noche (Storia della notte) [trad. LE CAUSE I crepuscoli e le generazioni. I giorni senza il giorno del principio. La freschezza dell'acqua nella gola di Adamo. L'ordinato Paradiso. L'occhio che indaga e scruta nella tenebra. I lupi che si accoppiano nell'alba. La parola. L'esametro. Lo specchio. La torre di Babele e la superbia. La luna contemplata dai Caldei. Le sabbie innumerevoli del Gange. Chuag Tzu e la farfalla che lo sogna. Le tre mele dorate del giardino. I passi dell'errante labirinto. La tela senza fine di Penelope. Il tempo circolare degli stoici. La moneta che il morto ha nella bocca. Sulla bilancia il peso della spada. Nella clessidra ogni singola goccia. Le aquile imperiali e le legioni. Cesare la mattina di Farsaglia. L'ombra delle tre croci sulla terra. L'algebra e la scacchiera del persiano. Le tracce delle lunghe migrazioni. La conquista di regni con la spada. La bussola incessante. Il mare aperto. L'eco dell'orologio nel ricordo. Il re decapitato dalla scure. La polvere di secoli di eserciti. La voce d'usignolo in Danimarca. La scrupolosa riga del calligrafo. Il volto del suicida nello specchio. La giocata del baro. L'oro avido. Le forme delle nubi nel deserto. Ogni arabesco del caleidoscopio. Ogni rimorso pianto in ogni lacrima. Sono servite tutte queste cose perché le nostre mani si incontrassero.]
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abatelunare · 2 years
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Operazioni poco convincenti
Tra gli spot televisivi che maggiormente stressano gli apparati genitali degli spettatori, figura in prima fila quello secondo cui venderanno in edicola una serie di capolavori della letteratura mondiale - I Promessi Sposi, Odissea e Divina Commedia, tanto per fare qualche nome - adattati per i bambini. Ecco, questa operazione editoriale a me personalmente mette qualche brivido addosso. Perché quando si tratta di letteratura, in Italia adattare significa deformare, disinfettare e semplificare (nell’accezione più negativa possibile). La Divina Commedia non è il racconto del cazzo di un poeta borioso che si gira tre regni ponendo domande a destra e a manca. Così come l’Odissea non è semplicemente il racconto di come Ulisse torna a casa dopo pericolosissime peripezie. Sono opere molto più complesse, che temo ne usciranno impoverite, insieme a tutte le altre (ho preferito, per la salvezza della mia cistifellea, evitare di visionare il programma completo delle uscite). I bambini non sono stupidi (siamo noi a farli diventare tali), ma nemmeno sono pronti per tanta ricchezza e complessità culturali. L’idea di un primo approccio a certi libri mi può anche star bene. Spero solo non sia in mano a ignoranti pronti a disinnescare presunti ordigni pericolosi soltanto nelle loro teste.
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newsintheshell · 2 years
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GOLD KINGDOM AND WATER KINGDOM: nuovo trailer per il film targato Madhouse, in uscita a gennaio nei cinema giapponesi
Due regni in perenne conflitto e al centro, una delicata storia d’amore.
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Finalmente possiamo dare una nuova occhiata al prossimo film d’animazione di casa MADHOUSE (Cardcaptor Sakura: Clear Card, Overlord), basato sull’omonimo manga josei di Nao Iwamoto, che con il nuovo trailer guadagna anche il titolo internazionale, fortunatamente letterale, di “GOLD KINGDOM AND WATER KINGDOM” (Kin no Kuni Mizu no Kuni).
Il video fissa inoltre il debutto della pellicola per il 27 gennaio 2023 e anticipa “Brand New World”, uno dei tre temi portanti del film cantati da Kotone; gli altri due brani si intitolano rispettivamente “Yasashii Yokan” e “Love Birds”.
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La regia del film è ad opera di Kotono Watanabe (Btooom!), mentre la sceneggiatura è curata da Fumi Tsubota (12-Sai: Chiccha na Mune no Tokimeki, Hugtto! Precure)
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Mitsuyuki Masuhara (Ace of Diamond, Okko’s Inn) si occupa di supervisionare il comparto animazioni e la colonna sonora porta la firma di Evan Call (Josée la Tigre e i Pesci, Violet Evergarden).
C'erano una volta due regni rivali che non andavano d'accordo. Ogni giorno litigavano per questioni insignificanti. Quando una disputa sulla rimozione delle deiezioni canine si trasformò in una guerra, Dio intervenne prontamente, indicando ai leader delle due nazioni di combinare un matrimonio fra la ragazza più bella e il giovane più intelligente dei rispettivi regni.
È così che Sarah, la principessa del Paese A, incontra Naranbayar, il principe del Paese B. Mentre i due fingono di essere una felice coppia di sposi per proteggere la pace, gradualmente iniziano ad innamorarsi veramente l’una dell’altro.
Gli 8 capitoli del manga sono stati pubblicati sulla rivista Flowers fra il 2014 e il 2016, venendo poi raccolti da Shogakukan in un volume unico.
* NON VUOI PERDERTI NEANCHE UN POST? ENTRA NEL CANALE TELEGRAM! *
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Autore: SilenziO)))
blogger // anime enthusiast // twitch addict // unorthodox blackster - synthwave lover // penniless gamer
[FONTE]
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weirdesplinder · 1 year
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Saga di Riftwar di Raymond E. Feist
Oggi voglio presentavi una saga fantasy di cui negli ultimi anni si parla molto poco, il CICLO DI RIFTWAR, dell’autore  Raymond E. Feist.
Questa ciclo formato da 10 serie in tutto e da una trentina circa di libri, scritti a partire dal 1982 fino al 2013, è ambienttao nel mondo di Midkemia, e in particolare, per buona parte, nel regno delle Isole, uno dei regni di questo mondo. Un mondo pieno di magia, valorosi guerrieri, principi, regine, draghi, elfi, nani, demoni....tutto ciò che il fantasy classico domanda ed è ispirato ai mondi delle campagne dei giochi di ruolo Dungeons&drangons a cui l’autore giocava durante l’università quando ebbe l’idea per il primo romanzo della saga. Protagonista della saga è il mago Pug dall’aspetto normale, quasi insignificante, ma dai grandi poteri, che insieme con i suoi amici e alleati, dovrà affrontare durante un periodo di circa un secolo ben 5 guerre causate da 5 rift, da cui il nome della saga. I rift sono passaggi interdimensionali che purtroppo permetteranno ai popoli di lontani pianeti e dimensioni di invadere Midkemia.
I primi tre libri della Saga di Rftwar mi sono piaciuti. Lo stile usato  è chiaro e scorrevole e i personaggi interessanti. Forse mi è mancata  un pò di introspezione psicologica, i personaggi a volte sono fin troppo perfetti o forti, ma al tempo stesso l’autore non ha paura di uccidere anche persone importanti a livello di trama e riesce a sorprendere il lettore o a commuoverlo. Anche se prevale l’intrattenimento sopra il sentimentalismo. Tutto è ben dosato, forse persino troppo. Quello che probabilmente mi è mancato di più in questi libri è l’imperfezione che a volte fa sì che il lettore possa capire chi era il personaggio preferito dell’autore o chi o cosa si era divertito di più a scrivere e decrivere. Le scene sono belle, l’azione è descritta benissimo, ma questa è una delle poche serie fantasy di cui non ricordavo praticamente nulla.
Nella mia vita ho letto molte serie fantasy, e naturalmente non posso ricordarmi la trama particolareggiata di tutti i libi di una serie letta decine di anni fa, ma alcune scene sono indelebili. Dei libri di Tolkien o Terry Brooks, o Lois Mac Master Bujold o  Marion Zimmer Bradley ricordo molte cose, di alcuni quasi tutto, ma della saga di Rftwar non ricordavo nulla. Perciò prima di preparre questo post ho dovuto rileggere la recensione che ne avevo fatto, rileggere i libri, ristudiare la saga nella sua totalità e i vari seguiti, perchè avevo veramente tabula rasa. Nemmeno una singola scena era rimsta nella mia memoria. Eppure la mia recensione di allora era stata molto buona mi era piaciuta, ma ahimè non ha lasciato alcun segno su di me. E quetso a mio avviso significa qualcosa.
Probabilmente non mi ha colpito o coinvolto abbastanza mi ha solo intrattenuto, e nemmno in modo memorabile. Naturalmente tutto questo è soggettivo, resta il fatto che è una serie fantasy molto famosa e acclamata che consiglio comunque a tutti gli amanti del fantasy classico di leggere assolutamente
La magia è molto presente non toglie spazio alle azioni militari, ma è  veramente importante e decisiva in quasi ogni libro e soprattutto è  molto forte in Pug. e molto vasta, non viene limitata da così poi tante  regole o vincoli e forse questa sua poca specificità è una delle cose  che la rende meno personale meno memorabile. Allo stesso modo abbiamo  tutti gli elementi classici del fantasy: il maghi, le sacerdotesse, gli  elfi, i predecessori degli Elfi,   gli dei, i nani, gli artefatti, i dragi e chi più ne ha più ne metta, ogni elemento classico del fantasy è presente così come l’impronta di Tolkien. Ma nulla prevale nulla spicca tutto è egualmente bello e interessante. I draghi ci sono ma non sono findamentali sempre solo in alcune occasioni,gli elfi idem....quasi tutti sono coraggiosi, quasi tutti sono potenti....non che non ci siano i cattivi ci sono eccome e anche loro sono forti e ben dectti con motivazioni veramente sensate e chiare ma....nessuno spicca. A parte Pug, che sovrsta tutti per importanza e presenza in quasi ogni libro e per essere spesso decisivo....ma anche lòui è persino troppo forte e importante per il suo aspetto che viene decritto come assolytamente normale. E’ potente ma anche piuttosto umile. ....e’ il protagonista ma sempre insieme a altri. Spicca ma al tempo stesso è come se l’autore nopn volesse farlo spccare troppo  e questo non me lo ha reso simpatico o affascinante credetemi. Sono rimasta coinvolta dalla sua storia personale, non mi stava antipatico, anzi mi sono commossa per lui....ma non è mai stato affascinante o sorprendete ai miei occhi.
Ai miei occhi era molto più interessante il suo amico Thomas e tutta la sua storia con gli elfi che per carità è importante nella saga principale  ma non viene super approfondita. come arei voluito Per me la parte affascinante di questa serie sono stati gli elfi e l’dea che due dimensioni entrino in  comunicazione. Due mondi, diversi e distanti entrano in contatto e  scoppia la guerra. Questo sì era qualcosa di nuovo o comunque di così non tanto già visto in altre saghe fantasy.
Comunque la trama della serie è avvicente e se amate il fantasy classico non potrete non apprezzarla. Vi sconvolgerà la vita? Probabilmente no, ma ricordiamo che è una serie nata nella mente dell’autore mentre andava all’università e giocava a Doungeons&Dragons con i suoi amici. Tutto parte da questi giochi di ruolo e soprattutto nei primi libri della saga si sente, è inutile negarlo. Poi l’autore col passare degli anni è cresciuto con essa è maturato e socuramente i libri più belli sono quelli più recenti.
All’interno di questo ciclo la prima serie da leggere, la serie pricipale da cui tutto ha inizio è la SERIE di RIFTWAR, una trilogia fortunatamente tradotta anche in italiano.
SERIE DI RIFTWAR:
1.Il signore della magia (1982)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Magician
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Trama:  Sulle rive di Crydee, un tranquillo avamposto di frontiera del Regno  delle Isole, su Midkemia, un orfanello di nome Pug si sforza di  apprendere i segreti dei grande Mago Kuigan. Il giovane - che grazie al  suo coraggio si è conquistato un posto a corte e le simpatie di una  giovane principessa dimostra un notevole talento magico, però si trova  misteriosamente a disagio con gli incantesimi più comuni e consueti.  Poi, un giorno, in modo del tutto inatteso, le annate di un popolo  proveniente da un altro mondo si affacciano alle porte del Regno,  minacciandone il futuro… Neanche l’inesperto Pug potrà sottrarsi ai  conflitto e, insieme con l’amico guerriero Tomas, affronterà una lunga  serie di avventure, che lo porteranno a ottenere il controllo di una  magia mai vista, eppure da sempre presentita, nonché a scoprire il  segreto dei misteriosi nemici e dello scontro in atto tra Midkemia o  l’oscuro mondo di Kelewan…
2. L’incantesimo di Silverthorn (1985)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: Silverthorn
Link: https://amzn.to/3MGfN5C
Trama: La  guerra tra i mondi di Midkemia e Kelewan si è conclusa: il Regno delle  Isole si prepara a vivere un periodo di pace e a festeggiare il  matrimonio tra il principe Arutha di Krondor e la principessa Anita. Ma  la tragedia è in agguato: nel giorno delle nozze, la principessa e  colpita da una freccia imbevuta di un’erba velenosa nota come  Silverthorn, così rara e misteriosa che tutti i rimedi conosciuti per  contrastare i suoi effetti risultano inutili. E mentre la vita della  giovane si spegne lentamente, Arutha si convince che l’unica speranza  per salvarla sia spingersi fino nella lontana Sarth, dove sorge  un’antica abbazia che custodisce più conoscenze di qualsiasi altro luogo  del Regno. Così, in compagnia di un mercenario. di un menestrello e di  un giovane ladro, il principe si mette in cammino…
3. Scontro a Sethanon (1986)
Autore: Raymond E. Feist
Titolo originale: A Darkness at Sethanon
Link: https://amzn.to/3Oo7kFq
Trama:  Le legioni delle tenebre si sono risvegliate per annientare il Regno  delle Isole. Il mago Pug e Tomas devono scoprire l’origine della forza  malefica che rischia di inghiottire il loro mondo. Dal tempo dei Signori  dei Draghi di Midkemia, mai le forze del Caos hanno raggiunto tanto  potere, quindi Pug e Tomas devono intraprendere l’ultima impresa che li  porterà dalle remote terre di Kelewen fino all’alba del tempo, per  combattere la battaglia finale contro chi vuole annientare il loro  mondo.
A QUESTA TRILOGIA SI SONO POI AGGIUNTE TANTE ALTRE SERIE CHE SONO SIA SEQUEL DELLA SAGA PRINCIPALE SIA SPIN OFF MENO DIRETTTAMENTE E CRONOLOGICAMENTE COLLEGATI AD ESSA.
MA IO RITENGO CHE SOLO 4 di queste serie arricchiscano la serie principale in modo importante, introducendo nuove figure che si riveleranno fondamentali ai fini della trama e raccontando eventi muteranno per sempre le vite dei personaggi della serie, e sono naturalmente le 4 serie corrispondenti ai 4 RIFT che avvengono nel ciclo dopo la serie princpale, poichè ogni volta che un rift, un passaggio verso un’altra dimensione, si apre ne segue sempre caos e guerra:
The Serpentwar Saga
Ambientata circa 50 anni dopo la trilogia principale, dopo un secondo Rift, dopo che si è creato un secondo pasaggio con un altra dimensione. Midkemia è invasa da uomini lucertola, che stanno sfuggendo a un invasione di demoni sul loro mondo d’origine.
Shadow of a Dark Queen, 1994
Rise of a Merchant Prince, 1995
Rage of a Demon King, 1997
Shards of a Broken Crown, 1998
The Darkwar Saga
Ambientata poco dopo la serie Conclave e quindi circa 30 anni dopo il Secondo Rift, e la serie Serpentwar. Accade un Terzo Rift e stavolta la Conclavedelle ombre deve cercare di fermare l’invasione dei Dasati; una razza proveninte da un altra dimensione dominata dalle forze del male.  
Flight of the Nighthawks,2005
Into a Dark Realm,2006
Wrath of a Mad God,2008
The Demonwar Saga
Solo 10 anni dopo il Terzo Rift, ecco aprirsi un Quarto Rift, e stavolta dal passaggio pronti a invadere Midkemia arrivano degli elfi guerrieri in fuga da forze demoniache che finiscono pure loro per arrivare su Midkemia.
Rides a Dread Legion, 2009
At the Gates of Darkness, 2010
The Chaoswar Saga
Ambientata dopo un Quinto Rift subito dopo la Demonwar serie di cui è un diretto seguito vede l’invasione del Regno delle Isole da parte dell’Impero Kesh.
A Kingdom Besieged, 2011
A Crown Imperiled, 2012
Magician's End, 2013
LE ALTRE 5 SERIE che FEIST ha scritto, arricchiscono certamente la serie, ma li vedo come più degli spin off che potrebbero anche venir saltati senza togliere poi molto alla trama principale. Opinione mia e vi consiglierei di leggerli solo se avete amatoin modo particolare alcune parti dei libri principali.
Ad esempio vi appassionano le lotte politiche di Midkemia, gli intrighi di corte, L’impero Kelean e Krondor, allora certamente vi consiglio di leggere le serie:
Kelewan Empire
con Janny Wurts, Daughter of the Empire, 1987
con Janny Wurts, Servant of the Empire, 1990
con Janny Wurts, Mistress of the Empire, 1992
Krondor's Sons
Prince of the Blood, 1989
The King's Buccaneer, 1992
The Riftwar Legacy
Krondor: The Betrayal, 1998
Krondor: The Assassins, 1999
Krondor: Tear of the Gods, 2000
Vi interessa invece di più il lato magico della storia, i maghi, la scuola di magia? Allora dovete certamente leggere la serie:
Il Conclave delle ombre:
L'artiglio del falco d'argento (Talon of the Silver Hawk, 2002), Nord, 2003
Il re delle volpi (King of Foxes, 2003), Nord, 2004
L'esilio del tiranno (Exile's Return, 2004), Nord, 2006
Per quanto riguarda la serie Legends of RIftwar, questa poi non la chiamerei neppure serie sequel, è proprio uno spin off ed è formata da libri tra loro scollegato tra l’altro che invece si legano da ltri libri della saga approfondendone alcuni personaggi molto secondari. Quindi la lettura di questa potete saltarla a meno che siate veri fan di questa serie e volete leggere tutto ciò che c’è da leggere su questo universo.
Legends of the Riftwar
con William R. Forstchen, Honoured Enemy, 2001 (pubblicato anche come Honored Enemy)
con Joel Rosenberg, Murder in LaMut, 2002
con S. M. Stirling, Jimmy the Hand, 2003
Jimmy and the Crawler, 2013
SE INVECE VOLETE IMMERGERVI TOTALMENTE IN QUESTO MONDO e LEGGERE L’INTERA SAGA IN ORDINE CRONOLOGICO DEGLI AVVENIMENTI NARRATI, L’ORDINE GIUSTO E’ QUESTO
1. Serie di Riftwar (la serie principale il fulcro del ciclo)
2. Serie  Legends of the Riftwar  (ambientata tra il primo e il secondo libro della trilogia principale)
3. Serie Kelewan Empire (ambientata durante la prima trilogia principale)
4. The Riftwar Legacy (ambientata 10 anni dopo gli avvenimenti di Scontro a Sethanon)
5. Serie Krondor's Sons  (dedicata alle avventure dei figli del principe Arutha e ambientata 20-30 anni dopo la trilogia principale).  
6. Serie  The Serpentwar Saga (ambientata 50 anni dopo la fine della trilogia principale dopo il secondo Rift)
7.  Serie  ll Conclave delle ombre (ambientata circa 30 anni dopo la serie Serpentwar)
8.  Serie  The Darkwar Saga (ambientata  qualche anno dopo il Conclave dopo il terzo rift)
9.  Serie  The Demonwar Saga (ambientata  dopo il quarto rift, 10 anni dopo Darkwar)
10.  Serie  The Chaoswar Saga (ambientata  dopo il quinto rift poco dopo la Demonwar serie)
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shambelle97 · 1 year
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Loki si ritrovò a percorrere i vasti corridoi di Valaskjalf in compagnia del fratello.
Essi procedettero a passo spedito, recandosi nell’imponente sala del trono.
Come di consueto era occupata dall’austero genitore.
Quest’ultimo aveva gravi notizie da riferire.
Giunti al luogo prestabilito, entrambi osarono avvicinarsi al sovrano per conoscere eventuali motivi su quell’urgente convocazione.
“Mi è giunta voce che un povero viandante è stato ferocemente aggredito da una creatura di cui l’identità è sconosciuta.”
Proferì il Dio delle Forche, sentenziando gli ultimi avvenimenti.
“Dove per l’esattezza?”
Domandò il minore dei suoi figli, curioso di saperne di più.
“Vicino ai boschi.”
Rivelò l’anziano re, tornando a sedere sopra l’Hildskjàlf.
“Perciò suppongo tu stia chiedendo di farla fuori.”
Constatò il Tonante, desideroso di trucidarla con l’immancabile reliquia.
Odino annuì tramite un cenno del capo, spiegando ulteriori dettagli sulla nuova impresa da compiere.
Lady Sif e i Tre Guerrieri li avrebbero accompagnati.
Avrebbero ucciso il mostro, ancor prima che osasse attaccare Asgard o addirittura i regni vicini.
Successivamente furono congedati, ritirandosi ognuno ai propri alloggi...Lingua D’Argento fu lesto a raggiungerli.
Recitò una serie di rune, attivando il meccanismo della porta.
Un metodo efficace per celare ad occhi estranei l’adorabile presenza di Sigyn.
L’aveva sposata due mesi addietro con uno dei suoi ultimi intrighi, occultando il rozzo capitano degli Einherjar all’interno delle antiche prigioni fuori città.
L’aiuto di Thor si era rivelato decisamente prezioso.
Ne varcò la soglia, dirigendosi verso il suo studio per preparare l’occorrente necessario.
Non perse tempo a dedicare una buona ora alla preparazione di un sedativo, posizionando provette e alambicchi al centro dello scrittoio.
L’odore pungente del medicinale catturò le narici della giovane Vanir, costringendola ad allontanarsi in pochi attimi.
Avanzò infine lentamente, cacciando una smorfia disgustata.
“Apprezzo molto tale curiosità, piccola figlia di Vanaheim.”
Esordì il Fabbricante di Bugie, udendone i docili movimenti.
“Cos’è questo tanfo?”
Chiese lei, tappandosi il naso.
“Nientemeno che la preparazione di un filtro per sedare la bestia.”
Spiegò breve, ma ben coinciso: l’Amica della Vittoria comprese al volo il suddetto significato.
“Quale bestia? Ciò significa che domani sarai in partenza?”
Incalzò con una nota d’allarme nella voce.
Il mago annuì silente, proseguendo con la realizzazione del farmaco.
Tuttavia non si scomodò a narrare la reale versione dei fatti, evitando di tenerla all’oscuro.
“Non andare, ti prego.”
Gli rivolse preoccupata con velata supplica.
“Sono un guerriero di Asgard, Sigyn: non posso permettere un simile affronto.”
Dissentì il sagace principe del regno d’oro, lasciando intendere che le sfide lo tentassero.
Come tutti gli Æsir, Loki ardeva all’idea di immergere i piedi nel fango e macchiarsi del sangue del nemico fino alle ginocchia.
Quelli erano gli asgardiani: un popolo fiero e combattivo; macchine da guerra pronte a far fuori chi osasse intralciare il loro cammino.
Nella mente della Dea della Fedeltà iniziò a prendere forma una vaga intenzione, seppur rischiosa per la propria incolumità.
Ossia accompagnarlo in una simile avventura, nonostante le singole proibizioni.
Però dovette fare i conti anche con la realtà: nessuno sapeva con chi fosse realmente convolata a nozze ad eccezione del Signore dei Fulmini.
Preferì non esporsi, assentendo alle parole del consorte.
Avrebbe agito in segretezza e con la massima discrezione.
Essendo nata e cresciuta in una terra dove la magia era prospera, costei era in grado di conoscere taluni segreti per cavarsela col mostro.
Ovvero rimedi particolari per guarire letali ferite, basati su alcune lezioni impartite da Sigrid.
Come la madre, Sigyn amava cimentarsi nelle tattiche guaritrici e magiche.
Il suo Seiðr non era potente come quello del Dio degli Inganni, ma quanto bastasse per scamparla durante spiacevoli situazioni.
Frigga l’avrebbe a breve nominata come nuova guaritrice di corte dopo aver concluso il noviziato.
Se avesse saputo che la giovane allieva fosse sposata col minore dei suoi figli, le conseguenze sarebbero state disastrose per entrambi.
Eppure determinati sguardi rivolti lasciavano presagire che fosse a conoscenza del loro segreto, denotando un’aria dolce e radiosa.
Giunse il buio, portando con sé una nuova alba.
Sigyn dormiva beatamente, avvolta da pesanti coperte in pelliccia di animale.
Il tenebroso Ase si limitò ad osservarla, sfiorandole uno zigomo.
Notò quanto fosse ancora più bella ed eterea mentre riposava ad occhi chiusi.
Le iridi della graziosa dama iniziarono a spalancarsi con estrema lentezza, ridestandola dal sonno.
Due gemme celesti e tanto limpide da far nascere un lieve sorriso allo spietato Dio del Caos.
“Buongiorno, mia splendida signora.”
Mormorò carezzevole, stampando le sottili e ironiche labbra sopra quelle dell’amata consorte.
Lo salutò flebile, ricambiando il romantico gesto.
Temeva per le loro sorti, dipingendosi un’espressione turbata sul suo viso delicato.
“Tornerò presto, Sigyn: non lasciarti sopraffare dal timore dell’addio.”
Promise risoluto e al contempo determinato.
Era dotato di straordinarie capacità cognitive, permettendogli di leggere le menti altrui…persino captarne i pensieri più profondi e oscuri.
Notevoli doti appartenenti solo a pochi.
Annuì con la testa, guadagnandosi una fugace carezza sulle bionde ciocche.
Si vestì rapido, indossando la fedele armatura in pelle nera dai toni verde scuro laminati in oro.
Dopodiché afferrò le lame intarsiate, riposte dentro il cassetto del comodino.
“Sii prudente, mi raccomando.”
Pronunciò tramite un’apprensiva raccomandazione, facendo ridacchiare sommessamente il cadetto.
“Non essere melodrammatica, adorabile principessina: so cavarmela in codeste situazioni.”
Affermò il moro, scuotendo il capo all’indietro.
Una morsa protettiva e amorevole l’avvolse interamente: Sigyn si crogiolò nel suo abbraccio, inspirando l’odore di cuoio, libri, menta e muschio selvatico.
Lo scaltro bugiardo della cittadella eterna affondò il volto diafano nella chioma lucente, garantendole che sarebbe tornato.
Uscì dalle sontuose stanze, salutandola con un casto bacio sulle labbra.
Una sorta di visione corse a manifestarsi nella sua testa, raffigurando un drago dalle squame rossastre.
L’orrenda creatura custodiva gelosamente un meraviglioso tesoro all’interno di una grotta.
Cominciò a manifestarsene una seconda, rappresentando una spada d’argento.
In essa era incisa una vasta sequenza di rune.
Dopo aver recitato la formula per far scattare l’apertura, la dama si recò immediatamente a Fensalir.
Frigga decise di convocarla d’urgenza per discutere su una faccenda dalle motivazioni sconosciute.
Attraversò circospetta i giardini reali, giungendo sul posto.
La regina fece cenno di accomodarsi dopo aver atteso il suo arrivo.
“Benvenuta, cara ragazza: gradisci qualcosa?”
Chiese cordiale, versando dell’idromele in due calici di cristallo.
Entrambe sorseggiarono il liquido giallastro, avviando così la conversazione.
“Immagino ti stia chiedendo la ragione per cui sei qui: ebbene, sappi che il tuo segreto con me è al sicuro.”
Assicurò la regnante, riferendosi al matrimonio segreto col Dio dei Misfatti.
“Dunque lei sapeva tutto!”
Stabilì la figlia di Bjorn, rimanendo sbigottita.
“Vi ho osservati a lungo: e quando compresi che mio figlio provasse qualcosa per te, non mi sono affatto tirata indietro.”
Confidò con un sorriso, lasciando intendere che lo stratagemma perpetrato da Loki fosse anche per merito suo.
Sigyn sospirò sollevata, rimuovendo un pesante macigno che le opprimeva il cuore.
Se Odino li avesse scoperti non avrebbero avuto scampo alla sua collera.
Frigga stava correndo un terribile rischio pur essendo la sovrana in questione.
Li avrebbe protetti ad ogni costo, infischiandosene delle conseguenze.
Erano complici di quel principe ribelle che amava dilettarsi nelle proprie furfanterie, imbrogliando il prossimo senza troppi indugi.
Con l’unica differenza che avesse agito per via di un sentimento difficile da pronunciare apertamente.
Un vago desiderio, tramutatosi in vero e proprio amore col passare del tempo.
“Seguimi, Sigyn: devo mostrarti una cosa.”
Disse la donna, conducendola in una galleria colma di quadri esposti.
Mostrò un ritratto in cui raffigurava lei stessa in compagnia dell’affascinante marito, Thor e la loro combriccola di guerrieri.
Costoro erano accompagnati da un impavido combattente, brandendo una spada dell’identico materiale visto nelle sue visioni.
“Chiunque osa rubare il suo prezioso tesoro, Fàfnir aggredisce i poveri malcapitati senza porsi alcun ostacolo. L’unico in grado di risolvere la situazione abita in codesto palazzo da oltre quattro anni.”
Spiegò, indicando con uno sguardo il possessore della lama argentea.
“Chi è costui?”
Domandò la ragazza, curiosa di conoscerne il nome.
“Sigurd: uno dei più valorosi guerrieri che Asgard abbia mai avuto fino ad oggi.”
La Vanir squadrò il dipinto con meticolosa attenzione, ponendole una seconda domanda.
“E la sua spada potrebbe condurci alla salvezza?”
Annuì con la testa, ricevendone l’effettiva risposta.
“Sul drago insorge una maledizione imposta da Odino: la lama non solo spezzerebbe il maleficio, ma potrebbe persino ucciderlo.”
Sentenziò la moglie del Dio dei Corvi, evitando di accennarle altri aneddoti.
Sigyn rimase totalmente spiazzata dalla rivelazione.
“Parlerò con lui personalmente, avvisandolo della faccenda: non permetterò che soccombano per mano di quel mostro.”
Ribatté determinata, desiderosa di partire per l’insidiosa foresta.
“Comprendo a pieno il desiderio di salvarli, ma tu non sei una guerriera: Loki non se lo perdonerebbe mai se ti sacrificassi per la causa.”
Aggiunse la reggente in tono apprensivo.
“È un rischio che bisogna correre per il bene di tutti: lasciatemi partire, ve ne prego.”
Supplicò la bionda, ottenendo il suo consenso dopo vari tentativi.
Si sarebbe resa utile sul campo della guarigione in caso di estrema necessità.
Venne congedata, tornando tra le mura della sfarzosa reggia alla ricerca di Sigurd.
Chiese indicazioni ad alcune ancelle, giungendo davanti una porta decorata in oro massiccio.
Si ritrovò un cavaliere dalla carnagione scura dopo aver bussato.
“Prego, desidera?”
Domandò l’uomo, attendendo risposta.
“Chiedo venia per il disturbo, ma ho bisogno del vostro aiuto.”
Si espresse con una certa fretta, guadagnandosi una replica da parte del soldato.
“E in cosa posso esservi utile?”
Sigyn rispose con innata decisione, spiegando il vero motivo di quella visita di cortesia.
“Una spedizione nel bosco: i miei amici sono in pericolo.”
La replica di Sigurd non tardò a giungere.
“Gira voce che una misteriosa creatura abbia assalito un civile in quelle zone, perciò è per codesto motivo che siete qui?”
La bionda Vanir annuì con la testa, confermandone i sospetti.
“Allora sappiate che addentrarsi sin laggiù sarà rischioso per la vostra incolumità.”
Costei scosse il capo in segno di disappunto, mettendo in chiaro la motivazione della propria scelta.
Come se ne avesse intuito i pensieri, suggerendole di rimanere al sicuro tra le mura dorate della reggia.
“Sono esperta in campo medico, perciò credo sia assolutamente necessaria la mia presenza.”
Puntualizzò colma di determinazione nella voce.
Sigurd indugiò a lungo, riflettendo sulle parole espresse da quell’impavida e giovane ragazza dinnanzi a sé.
Oltretutto credeva di avere a che fare con la moglie del capitano Theoric in persona.
Una bugia ben orchestrata dallo scapestrato Lingua D’Argento e secondogenito della corona asgardiana.
“D’accordo: accetto la proposta. Avete mai ricorso alle armi bianche prima d’ora?”
Interrogò il guerriero, ottenendo risposta da parte sua.
“Ho ricorso all’uso dei pugnali e alcuni attacchi difensivi tramite la magia.”
Essendo l’unica figlia del generale Bjorn, ella era stata costretta ad imparare le nozioni base per legittima difesa.
Ciononostante, Sigyn non avrebbe mai fatto parte di una stirpe di guerriere donne.
Non prediligeva la violenza pur avendo appreso simili tecniche.
Successivamente prepararono l’occorrente necessario per la partenza, recandosi verso gli esterni.
Si addentrarono a Járnviðrr, consci dei pericoli a cui sarebbero stati esposti.
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 Loki scrutò qualsiasi angolo del bosco, cercando di rimanere in allerta.
I fitti alberi denotavano un’aria lugubre e spettrale.
“Siamo sicuri che sia ancora nei paraggi?”
Esordì Hogun incerto, alludendo alla misteriosa creatura che da tempo spaventava i viandanti.
“Senza dubbio ama nascondersi.”
Constatò il Dio del Tuono, stringendo saldamente tra le mani il fedelissimo martello.
Gli asgardiani proseguirono senza riscontrare risultati efficienti.
In quel momento l’unica donna del gruppo si accorse di alcuni indizi importanti.
Ossia delle vistose macchie rosse, rilasciate sopra il terreno erboso.
“Guardate qua.”
Disse la Dea della Guerra, analizzando le varie tracce di sangue assieme agli altri.
“Credo siano abbastanza recenti: devono per forza appartenere a quel pover’uomo.”
Suppose l’Ingannatore, evitando di distogliere lo sguardo su di esse.
Improvvisamente il tenebroso stregone avvertì un elevato tasso di energia negativa.
Proveniva nientemeno da una grotta, ergendosi davanti ai loro occhi.
Comprese di essere vicino all’obbiettivo, rivelandolo ai presenti.
“Il mostro dev’essere nelle vicinanze: cerchiamo di agire con la massima discrezione.”
Intimò il moro, inoltrandosi per primo all’interno della caverna.
Lo seguirono rassegnati, inconsapevoli a cosa stessero andando incontro.
Percorsero l’antro, finché non udirono il ruggito del presunto animale.
“Ci siamo.”
Avvertì sommessamente il principe cadetto, appostandosi in un angolo.
“Loki, qual è il piano?”
Domandò il fratello maggiore, desideroso di passare all’azione.
“Sederemo l’animale tramite il filtro per poi sopprimerlo.”
Tagliò corto il Fabbricante di Bugie, evocando l’ampolla dalla propria mano.
“Sicuro che funzionerà?”
Titubò il primogenito di Asgard, timoroso per le sorti del più piccolo.
L’altro scosse il capo bruno, ribattendo alle sue parole.
“I tuoi dubbi sono alquanto giustificabili fratello, ma stai pur certo che ne uscirò incolume.”
Rassicurò fermo e deciso, ricorrendo all’invisibilità.
Dopodiché attivò il teletrasporto, avanzando lentamente verso la bestia.
Ella era circondata da uno sfavillante e bellissimo tesoro.
Antiche armi e reliquie erano esposte, lasciando intendere che ne fosse il guardiano.
L’Ase constatò chi avesse davvero di fronte: una leggenda divenuta realtà, costituita da terribili aneddoti.
Un racconto adatto per spaventare i bambini, placando così i loro capricci.
Frigga dovette narrare tale vicenda per fermare un litigio tra i suoi amati figli.
Quando erano solo due pargoli pestiferi e innocenti, noncuranti delle battaglie che da tempo immemore affliggevano i Nove Regni.
Estrasse un ago dalla casacca nera per iniettare il veleno dentro la pelle squamosa dell’orrida creatura, non tenendo conto di un unico fattore.
Il suddetto si accorse dell’intruso attraverso l’oscuro maleficio.
Un terribile incantesimo imposto dal Padre degli Dei diversi eoni prima.
Osò voltarsi verso il temibile bugiardo della cittadella dorata, emettendo una serie di ruggiti.
Un imprevisto che gli sarebbe stato fatale se non si fosse allontanato con sveltezza.
Era riuscito a farsi scoprire come un povero principiante, maledicendosi per il fatale errore commesso.
Agire con inettitudine non era nella propria natura.
Il che era alquanto strano e insolito per uno del suo calibro.
Per secoli si era dedicato ad intensi studi sul Seiðr, imparandone le singole sfaccettature.
Suppose di aver a che fare con un sortilegio proibito.
Arti oscure, bandite da ogni libro di magia esistente.
Thor ricorse all’utilizzo di Mjolnir, provando a scagliarlo in direzione della bestia.
Fallì nel tentativo, suscitandone l’ira.
“Idea geniale, fratello: adesso periremo tutti quanti per colpa tua.”
Accusò il minore attraverso un ringhio.
“Da che pulpito viene la predica: il famigerato Dio dell’Inganno che si lascia cogliere di sorpresa come uno sciocco qualsiasi.”
Accusò di rimando, accigliando gli occhi per l’offesa ricevuta.
“Piantatela di litigare come mocciosi: abbiamo questioni più urgenti da risolvere.”
Intervenne Sif con fare materno, estraendo la propria spada.
La nuova minaccia da fronteggiare si rivelò un enorme e possente drago dalle scaglie scarlatte.
Spiegò le grandi ali, tentando di assalirli.
Un bagliore smeraldino li avvolse per intero, catapultandoli alla parte inferiore della tana.
Affrontarlo si sarebbe rivelato arduo.
Il Signore dei Tuoni richiamò il prezioso manufatto, pronto ad attaccare.
“Thor, aspetta!”
Richiamò Loki a gran voce, intento a riferirgli della recente scoperta.
Egli si voltò di scatto, provando a comprendere tale ammonimento.
“Ucciderlo riscontrerà vani risultati.”
Spiegò brevemente, attivando nel frattempo una barriera protettiva.
“Che intendi dire?”
Chiese il Tonante, inarcando un sopracciglio.
“Rammenti tuttora la leggenda di Fàfnir, nevvero?”
Thor annuì, cogliendo a pieno il significato della sua frase.
Erano al cospetto di una leggendaria creatura quanto pericolosa.
Il mostro da cui bisognava mettere in guardia i ragazzini.
“Non è possibile.”
Borbottò incredulo, sgranando le gemme azzurre per lo sconvolgimento.
“Quindi cosa facciamo?”
Domandò Fandral in attesa di un piano efficace per sconfiggerlo.
Il Dio dalla chioma bionda stette per replicare, quando improvvisamente una lama trafisse il fianco destro del drago.
Lancinanti grida di dolore si infransero in ogni angolo dell’antro, facendolo precipitare al suolo.
Loki fu costretto a rimuovere lo scudo, voltandosi nella direzione opposta.
Due figure incappucciate di nero effettuarono la loro comparsa, avanzando verso i presenti.
Furono lesti a ringraziare i presunti salvatori, chiedendo poi di identificarsi.
Costoro eseguirono, rivelando dei volti familiari.
Il figlio minore della casata degli Asi assunse un’aria sbigottita mista a rimprovero...la donna a cui teneva stava rischiando fin troppo.
Aveva violato gli ordini, infischiandosene delle conseguenze.
La chiamò in disparte, non accorgendosi delle occhiate sospettose lanciate dalla Dea della Guerra.
“Non dovresti essere qui: stai mettendo a repentaglio le nostre vite.”
Sibilò sottovoce, guardandola in cagnesco.
“Potrei esservi utile se il concetto non ti è chiaro: sai bene che me la cavo egregiamente in campo medico...d’altronde sono qui anche per merito di Frigga; mi ha narrato ogni cosa.”
Dichiarò nello stesso identico tono.
Lasciò intendere che fosse a conoscenza dei dettagli del suo folle piano per renderla come sua sposa.
Tornarono indietro, notando che Fàfnir si fosse ripreso dal colpo inflitto.
Iniziò a sputare vaste lingue di fuoco per sbarazzarsi degli impiastri che si azzardarono a violare la sua dimora.
Avrebbe protetto tali ricchezze con qualunque mezzo disponibile.
I guerrieri di Asgard riuscirono nell’intento, schivandole in maniera esemplare.
Thor accumulò una sufficiente quantità di fulmini, bersagliando il nemico.
Loki corse in suo aiuto, recitando un paio di rune per rallentarlo.
Il metodo si rivelò abbastanza inefficace, costringendo il drago ad assaltarli.
Volstagg ricorse all’ascia, tentando di trattenerlo: la lama fece pressione sopra le zanne dell’avversario per diversi minuti.
Costui serrò i denti per lo sforzo, faticando nell’impresa.
Il Voluminoso fu scaraventato a terra con violenza, battendo il capo.
Tuttavia non perse i sensi, tentando di reggersi in piedi.
Hogun provò a ledere la bestia tramite la mazza chiodata senza recargli alcun graffio.
Gli occhi del rettile emanarono una scintilla di puro odio, scaturendone la furia.
Sfoderò gli artigli, gettando il guerriero malamente sul terreno roccioso.
Rimase ferito nella lotta in maniera grave, sforzandosi di tenere gli occhi aperti.
Sigurd si accorse della scena, ordinando al resto della squadra di battere in ritirata.
La lama d’argento sfregiò una delle zampe, costringendo l’orrida creatura a fuggire.
Si radunarono attorno al malcapitato, assumendo sguardi sbigottiti.
“Resisti, amico mio: presto sarai al sicuro.”
Garantì il primogenito della casata reale, sollevando il Fosco da terra e infine tenendolo sottobraccio.
Un bagliore smeraldino li condusse fuori dalla grotta, alla ricerca di un rifugio.
“Converrebbe rispedirlo a Valaskjalf, necessitando di urgenti cure mediche. Non potrà resistere ancora per molto.”
Propose Lady Sif, preoccupata per le sorti del compagno d’arme.
“Nostro padre è stato chiaro a riguardo: finché non neutralizziamo l’animale, varcarne l’ingresso sarà proibito.”
Ribatté risoluto l’Ingannatore, guadagnandosi un’occhiata arcigna da parte della guerriera.
“Conosco un luogo dove potremmo passare le ore notturne in attesa di un piano efficace.”
Aggiunse l’Ase dalla capigliatura corvina, lasciando intendere che avesse calcolato qualsiasi minuzia per la loro incolumità.
Usufruì nuovamente del Seiðr, spedendoli dinnanzi un’antica costruzione in uru e ossidiana nera.
Essa era costituita da un portone in ferro battuto, circondata da un rigoglioso giardino.
“Ho comperato tale residenza diversi mesi addietro: prego, fate come se foste a casa vostra.”
Proferì il proprietario, protendo teatralmente le braccia.
Materializzò dalle proprie mani un mazzo di chiavi, girando infine il chiavistello.
L’entrata rivelò un ambiente dai toni accurati ed eleganti; ossia un’abitazione a due piani con ogni genere di comfort possibile.
Dopo essere entrati nell’apposita stanza, Hogun venne deposto sopra il lettino per necessitare delle cure necessarie.
Sigyn non perse tempo a estrarre i medicinali dalla sacca, avviando il processo di guarigione.
La fronte imperlata di sudore lasciò intuire che la temperatura corporea fosse salita a causa della febbre.
Loki non esitò a riempire il bacile d’acqua, imbevendone il panno.
Avanzò verso di lei, passandole la pezza umida.
“Perché hai preferito dare ascolto all’imprudenza? Avresti dovuto rimanere al sicuro.”
Domandò con aria di rimprovero, focalizzandosi sulla terribile lacerazione che affliggeva il Vanir.
Il suddetto emise un lieve lamento di dolore.
“Non sei l’unico ad avere un debole per l’avventura: credevi che sarei rimasta buona ad aspettarti come solo una brava mogliettina saprebbe fare? Tengo a te e a tuo fratello più di chiunque altro, dovresti saperlo. Inoltre non amo lasciare in difficoltà un abitante della mia terra natia...una mano in più vi farebbe comodo.”
Spiegò determinata con una venatura di decisione nella voce, stupendo il principe cadetto degli Æsir.
Se c’era una cosa che gli stava particolarmente a cuore, senza dubbio era il suo notevole coraggio.
Una caratteristica che ebbe la maniera di trascinarlo in un sentiero di assoluta seduzione.
L’aveva scelta con la scusa di passare piacevoli momenti con lei, per poi scoprire di provare qualcosa di più profondo e veritiero.
Un rapporto duraturo dove gli inganni e i tradimenti escogitati dal Dio sarebbero passati in secondo piano.  
Non era in grado di recarle un simile torto e lo sapeva bene.
Riusciva a placare gli oscuri istinti di una divinità selvaggia, crudele e manipolatrice senza rendersene conto.
“Comprendo a pieno le tue motivazioni, ma hai rischiato grosso a palesarti fin qui. D’altronde se il nostro segreto venisse scoperto, Padre Tutto non sarà affatto clemente.”
Riprese il Dio del Caos, temendo per le loro sorti: una terribile condizione che non giovava a nessuno dei due.
Costretti a vivere una storia d’amore non alla luce del sole, nascondendosi come ladri dopo aver compiuto un grave reato.
Macchiarsi di una colpevolezza a cui non volevano rinunciare.
Persino la complicità di Frigga era in pericolo, eppure non si pose alcun ostacolo a lasciarli liberi di amarsi.
I vicoli matrimoniali erano inerenti al proprio titolo del resto.
“Se mai dovesse capitare una situazione del genere, sappi che l’affronteremo insieme. Tuttavia confido nella tua scaltrezza, Dio degli Inganni.”
Sorpreso da quella replica colma di fiducia, Loki stampò le sottili labbra sopra le sue.
Un bacio tenero e innocente col solo scopo di esserle grato.
Ultimato di occuparsi delle condizioni del Fosco, i due coniugi si spostarono nella sala da pranzo per mettere qualcosa sotto i denti.
Thor e gli altri rincasarono dopo una battuta di caccia, costituita da due cinghiali di grossa taglia.
Volstagg fu lesto ad arrostirne uno nel caminetto della cucina.
All’interno dell’abitazione aleggiava un ottimo profumo.
Il Padrone delle Saette non perse tempo a chiedere dello stato di salute dell’amico, esternandone la preoccupazione.
Ambedue lo rassicurarono che ben presto si sarebbe ristabilito, necessitando di assoluto riposo.
“Deduco che Fàfnir non sia solo frutto di una leggenda, nevvero?”
Domandò di getto l’Ingannatore, lucidando la propria posata col tovagliolo.
Tale interrogatorio era nientemeno che rivolto nei riguardi di Sigurd.
La risposta del misterioso guerriero non tardò a giungere.
“Corretto, vostra maestà: tale arma mi è stata tramandata dalla mia famiglia in proposito.”
Disse, riferendosi alla lama d’argento con cui era solito fronteggiare i nemici.
Una storia costituita da aneddoti terribili, inerenti ai suoi familiari.
In particolar modo il padre e lo zio di quest’ultimo.
“Vedo che sai molte cose sul suo conto.”
Interferì il primogenito dei sovrani della cittadella d’oro, intuendo che ne fosse al corrente.
“Sono suo nipote.”
Rivelò gelido e al contempo atono, lasciando di stucco i presenti.
“Si è guadagnato una cattiva reputazione per colpa della sua estrema avidità, infischiandosene dei suoi fratelli.”
Aggiunse con una nota nervosa nella vocalità.
“Quindi hai discendenze nibelunghe!”
Esclamò Fandral, stupito dalla rivelazione appena udita.
“In parte.”
Affermò il giovane combattente, confermandone la reale discendenza.
“I Nibelunghi sono abili lavoratori del ferro e avidi cacciatori di tesori, non mi stupisce che Fàfnir continui a custodirlo gelosamente dopo codesti secoli.”
Spiegò con lieve erudizione il Fabbricante di Bugie, argomentando col solito tono di chi la sapeva lunga.
D’altronde non aveva tutti i torti: per millenni avevano saccheggiato i Nove Regni pur di impadronirsene.
Ottenere persino svariati ninnoli di poco valore.
Il clan capitanato da Reginn Völsung per diversi e lunghi anni si era opposto al continuo rubare dei preziosi monili, ricavando solamente una lunga serie di sconfitte.
Fàfnir accecato dall’avarizia come il resto del suo popolo avviò una protesta contro il fratello, mettendo ferro e fuoco alla cittadella dei fierissimi e indomiti Asgardiani.
Il suddetto ricevette un’esemplare punizione da parte del Padre degli Dei, trasformandolo in un rettile di mastodontiche dimensioni e confinato nei pressi della foresta di Járnviðrr.
Scoprendo l’esistenza di un vastissimo e assortito tesoro, egli si proclamò l’assoluto guardiano del luogo.
Gli era costato l’esilio, guadagnando infine una buona dose di fortuna.
Neutralizzarlo si sarebbe rivelato arduo, ma non impossibile.
Avrebbero atteso un paio di giorni per ideare un ottimo piano e permettere ad Hogun di guarire dalla sua convalescenza.
Sarebbe divenuto un lontano ricordo narrato dai bardi, descritto come una delle imprese più audaci di sempre.
Un mito scritto nei molteplici libri che affollavano la vasta biblioteca di Asgard e i restanti otto regni.
Al calar della sera, Loki e Sigyn diedero una scrupolosa occhiata al paziente per verificare se la sua salute avesse subìto miglioramenti.
La temperatura corporea non si era del tutto abbassata, eppure era evidente che stesse diminuendo.
Merito dei medicinali e le potenti arti magiche a scopo curativo.
“Come sta?”
Chiese preoccupata e con un velo di apprensione.
“La febbre non è del tutto scesa, eppure sembra stia subendo un netto miglioramento. Credo sia saggio lasciarlo riposare.”
Suggerì l’ombroso Dio delle Malefatte, avviandosi verso la stanza adiacente dove avrebbe passato il resto della notte.
Provò a raggiungerlo, venendo fermata dal consorte.
“Non possiamo, Sigyn: per quanto desideri godere della tua dolce compagnia, non possiamo dare troppo nell’occhio.”
Intimò lievemente dispiaciuto, limitandosi soltanto a baciarle una guancia.
Costei annuì col capo, uscendo dalla camera.
Lungo il tragitto ebbe modo di incontrare la scomoda e sgradevole presenza della guerriera, provando un enorme disagio.
Quella donna riusciva sempre a metterla in soggezione a causa delle sue occhiate gelide e guardinghe nei confronti di chiunque.
“Dobbiamo parlare.”
Le rivolse astiosa, quasi inquisitoria.
Sigyn assottigliò le iridi azzurre, inarcando un sopracciglio.
“Perché Theoric non è con te? Perché lasciar correre un rischio così grande alla propria moglie, essendo ben conscio dei pericoli presenti in questi luoghi? Ho come l’impressione che tu stia nascondendo qualcosa. Il rapporto instaurato con Loki non è affatto convincente.”
Incalzò sospettosa e colma di palese ostilità nei confronti della Vanir.
“Theoric è partito per una spedizione a Nornheim qualche giorno addietro su richiesta di Odino. Posso benissimo cavarmela senza il suo aiuto, non ho bisogno di una balia.”
Precisò la dama, ostentando un’innata sicurezza.
Sif rimase stupita dalla risposta: comprese a pieno quanta forza albergasse in quella giovane ragazza dall’aspetto etereo.
“In quanto a Loki potrebbe far comodo una valida assistente in campo medico, posso garantirtelo.”
Aggiunse prontamente, non lasciandosi intimidire.
“E Sigurd?”
Domandò ancora la bruna, mantenendo la stessa tonalità.
“Ordini dall’alto.”
Disse semplicemente, alludendo alla sovrana di Asgard.
Si apprestò a lasciare il corridoio non prima di rivolgerle un ultimo avvertimento.
“Attenta, Sigyn: se solo ti azzardi a prendermi in giro, le conseguenze saranno spiacevoli per entrambi.”
Una minaccia che la fece impallidire, costringendola comunque a celare il suo vero stato d’animo.
Era chiaro che si stesse riferendo a Loki, ma le avrebbe dimostrato il contrario.
Detestava avere paura: essere debole dinnanzi all’evidenza non rientrava nei programmi della fanciulla.
Giunse all’alloggio destinato a lei, coricandosi supina sul letto.
Un’orda di pensieri la investì puntuale.
Essi riguardavano gli ultimi accadimenti.
Non riuscì a prendere sonno, nonostante i tentativi a vuoto: necessitava di trarre conforto tra le braccia dell’uomo che amava.
Sgattaiolò dalla stanza, scrutando attentamente l'ampio andito.
Non c'era nessuno a sorvegliare i vari angoli.
Dovette ritenersi fortunata in ciò: era conscia del pericolo che stesse correndo.
Avanzò lenta in direzione della porta, notando che fosse socchiusa.
Lo vide poggiato sullo scrittoio, intento a leggere appunti.
Si avvicinò a passi docili, credendo di non essere vista.
“Dovresti essere a riposo nelle tue stanze.”
Un suggerimento che avrebbe dovuto seguire alla lettera, decidendo infine di ignorarlo.
“Non riesco a dormire.”
Dichiarò la ragazza, accennando un piccolo sorriso per alleggerire la tensione.
L’Ase sospirò rassegnato, chiudendo il tomo cosparso dalle singole scartoffie.
Gli si affiancò da dietro, poggiando una mano sulla spalla.
Una fugace carezza col solo scopo di rilassarlo.
“Anche tu dovresti riposare, amore mio.”
Consigliò dolcemente, inspirando l’odore di cuoio e inchiostro.
Loki si beò di quel piacevole contatto, annuendo alle sue parole.
Dopodiché si alzò dalla sedia, voltandosi verso la graziosa moglie dalla capigliatura dorata.
La maestosa e imponente altezza del principe osò sovrastarla.
Adorava sottoporla ai suoi sguardi intensi e penetranti per incuterle timore.
Arrossì violentemente, sostenendo quelle occhiate letali e serpentine.
Posò le delicate e piccole dita sopra il petto del corvino, esternando il desiderio di rimanergli accanto.
“Ho bisogno di te, Loki: permettimi di rimanere.”
Una preghiera che avrebbe esaudito di lì a poco.
“Non hai paura delle conseguenze che ne possano scaturire? Temere di perdere ciò a cui tieni di più?”
Mormorò esitante, accentuando il punto interrogativo.
Scosse il capo chiaro, fidandosi dei suoi istinti: fu lesta a stringere le affusolate mani del mago, infondendogli maggiore conforto.
“Fidati di me.”
Garantì sicura di sé, afferrandogli il volto per baciarlo.
Si lasciò trasportare da quella dimostrazione amorosa, assecondandola volentieri.
Scoprirono di bramare qualcosa di più profondo, annegando nel vortice della passionalità.
Un turbine costituito da caos e follia in forma erotica e travolgente.
La lussuria pervase i corpi dei due amanti, costringendoli a spogliarsi dei loro rispettivi vestiari.
Si cercarono con un’urgenza tale, perdendosi nei sentieri più oscuri e proibiti della libidine.
Come se fosse l’ultima volta, amandosi in maniera disperata.
Sensazioni che sperimentarono varie volte fin dai tempi della relazione clandestina, assumendo sfumature diverse.
Una trasgressione a cui non avrebbero rinunciato neppure allora.
Raggiunto il culmine del piacere, entrambi si ritrovarono ansanti e sudati con le lenzuola sfatte.
Ebbero modo di possedersi in maniera selvaggia e violenta, lasciandoli stremati ed appagati.
Dopodiché si strinsero l’una tra le braccia dell’altro, scambiandosi tenere effusioni.
“Non avresti mai rinunciato ad una piacevole notte d’amore con me, ti conosco bene.”
Proferì divertita, guardandolo dritto nelle iridi verdi e sagaci.
Loki emise un risolino, baciandola nuovamente sulle labbra.
“Non sono bravo con le rinunce, te lo concedo: d’altronde adoro soddisfare i miei istinti.”
Ghignò malizioso e suadente, tentandola ad agognare per l’ennesima volta quel corpo asciutto e tonico.
Un fisico forgiatosi nel susseguirsi delle secolari battaglie, rendendolo attraente ed invitante ai suoi occhi.
La luce fioca della candela non aiutava di certo a distogliere lo sguardo verso l’affascinante divinità che le giaceva affianco.
Sopraggiunse la voglia di riaverlo, avvertendo un fremito basso.
Egli se ne accorse, depositandole una lunga scia di baci sopra il ventre.
La donna inarcò la schiena, gemendo sommessamente.
Fu ardente, avido e goloso.
L’amò senza sosta, donandole persino il suo gelido cuore.
Aveva ceduto ad un sentimento che tuttora faticava a pronunciare liberamente, dimostrando però di non essere pentito.
Forse l’aveva amata ancor prima di decretarla come sua amante nel giorno del Solstizio.
Quando compì l’azzardo di recarle il crudele scherzo inerente all’illusione della serpe.
Era affascinato da lei sotto ogni aspetto, inclusa la temerarietà con cui agiva.
Il sonno li colse dopo aver consumato il secondo amplesso, attendendo l’alba successiva.
Neutralizzare Fàfnir avrebbe richiesto la massima lucidità e concentrazione.
I raggi del sole nascente riflessero attraverso le superfici vetrate, svegliando il cadetto.
Le brillanti gemme si aprirono, costringendolo a stropicciarsele.
Dopodiché cominciò ad osservare la sua graziosissima moglie, sorridendo appena.
Molte volte si era ritrovato a guardarla in quello stato, intenerendosi inconsapevolmente.
Ancora dormiente, Loki osò chinarsi per depositarle un dolce bacio sulle ciocche seriche e brillanti come l’oro che adornava la capitale asgardiana.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile nel sonno, svegliandosi poco a poco.
Le gemme turchesi della dama si permisero di incantarlo, nonostante dimostrasse un’impassibilità e una freddezza fuori del comune.
Si diedero il reciproco buongiorno, stampando le proprie labbra in un bacio ricolmo di affetto.
Furono rapidi a vestirsi tramite la magia per non destare alcun sospetto, scendendo infine al pian terreno per la colazione.
Ciò avvenne non appena conclusero di dare una veloce occhiata sulle condizioni del guerriero Vanir.
Sembrava stesse migliorando a giudicare dall’aspetto meno pallido e più colorito del giorno precedente.
Sopra il tavolo si trovavano esposti diversi vassoi pieni di frutta.
Essi erano accompagnati da alcune fette di pane, guarnite da squisita marmellata.
Fu Fandral a preparare l’occorrente con l’aiuto di Sif e Sigurd: quest’ultimo si era ben fornito di varie provviste, prima della partenza.
“Buongiorno, ragazzi!”
Salutò gioviale il Dio del Fulmine, accentuando l’esclamazione.
Costui fu l’ultimo a palesarsi dopo aver effettuato un sopralluogo nelle vicinanze.
Temeva che il drago potesse presentarsi al loro momentaneo nascondiglio per vendetta o chissà cos’altro.
Essi salutarono di rimando, prendendo posto attorno al tavolo.
“Hogun come sta?”
Domandò Volstagg, addentando il proprio pezzo con una certa voracità.
“Meglio di quanto ci aspettassimo: i filtri medici hanno cominciato a fare effetto entro codesta mattina.”
Sentenziò asciutto il principe minore, comunicandone i risultati.
Si rincuorarono in pochi istanti appena udirono la buona notizia nei riguardi del compagno.
Tra qualche mese sarebbe tornato come nuovo, lottando al fianco dei suoi più fedeli compagni nonché amici di lunga data.
La temporanea quiete venne disturbata da un improvviso e familiare battito d’ali proveniente dall’esterno.
Avanzò a grandi falcate verso l’abitazione, obbligandoli a recarsi in giardino.
In lontananza scorsero Fàfnir, eseguendo una serie di movimenti discontinui per via del colpo inflitto.
Atterrò goffamente sulla distesa erbosa, dedicando a ciascuno di essi occhiate maligne che non promettevano nulla di buono.
“È meraviglioso vedervi tutti qui riuniti; a confabulare su una mia ipotetica disfatta. Tuttavia sarò obbligato a ridurvi in cenere...a meno che non abbiate qualcosa da offrirmi in cambio delle vostre miserabili vite.”
Esordì con la sua voce grave, proponendo uno spiacevole accordo.
Sigurd strinse la lama d’argento in maniera salda, serrando la mascella.
“Mio adorato nipote! È un piacere rivederti. Che ne diresti di consegnarmi la tua preziosissima spada per la vostra incolumità? Potrebbe rivelarsi un’offerta vantaggiosa.”
Sorrise perfidamente, attendendo risposta.
“Che cosa vuoi, Fàfnir? Essere l’assoluto custode di quel maledetto tesoro non ti basta?”
Non si sarebbe mai degnato di ritenerlo come suo zio: troppo dolore da doversi trascinare dietro per l’eternità.
Gli occhi di brace si posarono sull’esile figuretta di Sigyn, decidendo di cambiare le carte in tavola.
Una modifica repentina in modo tale da mettere alla prova l’arguta tempra del Dio dell’Inganno.
Capì che quell’adorabile donzella fosse oggetto di interesse da parte dello spregiudicato Ase, considerandola come un intrigante mezzo per i progetti futuri.
Rubare la più sacra reliquia appartenente a Lingua D’Argento si sarebbe rivelato un capriccio da soddisfare a qualunque costo.
Aveva sentito nominare di quello scapestrato giovane dai capelli neri e i tratti affilati e duri; delle audaci imprese vissute assieme al nobilissimo ed eroico fratello dalla chioma lucente così simile al sole che irradiava le guglie della straordinaria città dorata e assoluta capitale dei nove mondi situati sopra l’Yggdrasill.
Un gesto tanto sfizioso quanto avventato.
Conosceva abbastanza sul conto di Loki da sapere persino dell’eccessiva gelosia che gli infiammava lo spirito.
Sarebbe stato divertente sfidare la spaventosa razionalità che contraddistingueva il famigerato manipolatore dal resto degli Æsir.
“Inoltre desidero qualcos’altro da parte dei fierissimi Asgardiani: l’anello debole della squadra, la graziosissima fanciulla dai capelli biondi che vi ostinate tanto a proteggere.”
Ghignò crudele, denotando una nota divertita nello sguardo scarlatto e sinistro.
La Dea della Fedeltà impallidì al solo pensiero di essere oggetto delle sue atrocità, spalancando le pupille azzurre per lo sdegno.
Ideò l’unica soluzione per non metterli a repentaglio: una scelta non gradita, ma necessaria.
“Accetto.”
Disse tramite una tonalità risoluta, volgendo infine un’ultima occhiata nei riguardi dei guerrieri.
Thor si accigliò, protestando all’idea che stesse per commettere un’imprudenza.
Loki predisse l’astuta mossa, intimandolo a rimanere dove fosse.
Un ordine silenzioso che non ammetteva repliche.
Espressioni di puro sconcerto si dipinsero sui loro visi, desiderosi di fermarla.
Per quanto l’Ingannatore si sforzasse a mantenere l’impassibilità, fu difficile manifestarne l’indifferenza.
Si fidava della sua lungimiranza, dovendo però tener conto che non potesse rischiare ancora.
Consegnarsi a Fàfnir era pericoloso, un atto di sconsideratezza: eppure le stava riponendo la massima fiducia.
Sottrarre ciò che gli spettasse di diritto era nientemeno che il peggiore degli affronti.
Se ne sarebbe pentito amaramente, perendo per mano sua.
Con un gesto della mano, Sigyn ordinò a Sigurd di consegnarle la spada.
Annuì porgendole l’arma, temendo per le sorti della ragazza.
I grandi artigli delle sue zampe osarono afferrarla, spiegando le ali per alzarsi in volo.
Scomparvero all’orizzonte, lasciandoli sbigottiti e impotenti.
Rientrarono alla residenza, assaporando l’amaro retrogusto della sconfitta.
“Perché non l’hai fermata? Ha commesso la peggiore delle imprudenze.”
Accusò il Tonante, chiamandolo in disparte.
“Mia moglie non è una sprovveduta, sa quello che fa.”
Ribatté a bassa voce per non farsi udire da nessuno.
“Vedi di rispondere sinceramente, fratello: ti fidi di lei?”
Domandò deciso, guadagnandosi una risposta d’assenso.
Era determinato a fargliela pagare, ardendo ad un’uccisione lenta e dolorosa.
“Allora confido nella tua arguzia e sagacia: è arrivato il momento di pareggiare i conti.”
Annunciò con innata fermezza, tornando alla sala comune in compagnia del minore.
Si riunirono attorno alla tavola, discutendo il da farsi.
“Come ben sappiamo, Fàfnir percepisce la presenza di chiunque grazie al sortilegio lanciato da nostro padre. L’unico modo per incastrarlo è ricorrere ad un incantesimo di occultamento.”
Spiegò il maggiore della casata reale, voltandosi in direzione di Loki.
“Ho avuto modo di studiare ogni singola sfumatura del Seiðr in codesti secoli, cimentandomi persino nelle arti proibite. Ebbene, credo di aver compreso tale fonte d’origine per neutralizzarlo. Basterà pronunciare una corretta combinazione runica, decretandone così l’annullamento.”
Illustrò erudito con una piccola nota di saccenteria.
Padre Tutto aveva preso diverse precauzioni per rendere l’incantesimo sempre più efficace.
“Perciò non sarà necessario rendersi invisibili ai suoi occhi.”
Constatò Sigurd, tamburellando le dita sopra la superficie legnosa del tavolo.
La tenebrosa divinità si limitò ad annuire con un solo cenno della testa.
“E chi si occuperà di Hogun nel frattempo?”
Interferì Sif, intrufolandosi nel discorso.
“Sarai tu stessa ad occupartene.”
Impartì il Dio dei Tuoni.
“D’accordo.”
Acconsentì la bruna senza fiatare.
“Inoltre bisogna trovare una maniera per recuperare Gramr: senza di essa non possiamo ucciderlo.”
Riprese Sigurd, riferendosi alla propria arma.
Conclusa la riunione d’emergenza, Loki li esortò a disporsi in cerchio.
Ciò avvenne dopo aver rivolto dei lesti saluti nei confronti della combattente.
Utilizzare il teletrasporto si sarebbe rivelato utile per fare più in fretta.
Giunti alla caverna, i cinque si appartarono in un angolo, permettendo al Fabbricante di Bugie di attuare l'incantesimo prefissato.
Una serie di rune verdastre e luminose comparve dinnanzi a loro, roteando su sé stesse.
La rispettiva formula venne pronunciata in lingua antica, portando a compimento il processo.
Erano finalmente liberi di proseguire.
Perlustrarono gli angoli del perimetro con aria circospetta e cautelosa.
Percorsero una gran parte del tragitto, finché l’udire di alcune voci familiari non arrestò i passi appena svolti.
Le iridi rapaci del principe cadetto si posarono sulle figure di Sigyn e Fàfnir, immersi in un’accesa conversazione.
Una lite scaturita dallo stesso rettile a cui l’Amica della Vittoria stava riuscendo a tenere testa.
Egli si rincuorò a vederla ancora integra, desideroso di passare all’azione per trarla in salvo.
“I miei amici ti faranno fuori in un batter d’occhio, è solo questione di tempo.”
Alla battuta della giovane, il drago dalle scaglie di fuoco cominciò a sogghignare malignamente.
“Ne sei convinta, ragazzina? Senza la spada non potranno far altro che sperare nella benevolenza da parte delle Norne.”
Rispose con convinzione, credendo di avere la vittoria in tasca.
“E poi mi accorgerei della loro insignificante presenza senza ostacolo alcuno.”
Aggiunse mantenendo l’identica totalità vocale, evitando di considerare un fattore molto importante.
“Ti consiglio vivamente di scegliere le prossime parole con massima accuratezza.”
Proferì il Dio degli Inganni alle sue spalle, sfoggiando la solita fierezza e alterigia.
Il nibelungo dalle sembianze animalesche si stupì nel vederlo dinnanzi a sé insieme al fratello e i restanti guerrieri.
Lo aveva sottovalutato fin troppo.
Sigyn accennò a costoro un lieve sorriso.
“Potremmo anche disporre di tutta la loro benevolenza, ma rammenta spesso che siamo noi ad essere gli assoluti artefici del nostro destino.”
Continuò, avanzando lento e felino verso i presenti.
“Quanta saggezza da parte di uno sciocco principino, devo ammetterlo. Tuttavia non basteranno delle frasi così accurate per mettermi fuori gioco, te lo garantisco.”
Ruggì, spalancando successivamente le fauci per sputare lingue fiammeggianti e roventi.
Loki attivò una barriera dai riflessi verdi, proteggendo i compagni.
Accorgendosi dell’eventuale distrazione, la Vanir afferrò Gramr per impugnarla strettamente.
Fu lesta a sgattaiolare via, cercando un apposito riparo.
Disattivato lo scudo, la suddetta chiamò Sigurd a gran voce per lanciargliela.
Riuscì a prenderla al volo, pronto ad ultimare la disputa tra lui e l’infido parente in modo definitivo.
Sigyn non perse tempo a rimanere appostata dietro al gruppo, rimanendo al sicuro.
Nonostante fosse contraria alla violenza, non si sarebbe scomodata a fronteggiare una causa di tale portata.
Avrebbe fatto il possibile per aiutarli, rischiando persino la propria vita se necessario.
Ingaggiarono un combattimento senz’alcun moto d’arresto, bersagliandolo con ogni mezzo disponibile.
Fàfnir era in netto svantaggio, ciononostante li stesse contrastando privo di ostacoli.
Thor richiamò Mjolnir a sé, bramoso di fracassargli il cranio.
Incanalò una vasta gamma di fulmini, illuminando il passaggio della grotta.
Incenerirlo era il suo obbiettivo principale, procedendo con lo scagliare delle saette.
Il tentativo gli fu vano, correndo il rischio di essere assalito dalla bestia.
Un lampo smeraldino lo lese dall’alto, cogliendolo alla sprovvista.
Loki giunse in suo soccorso dopo aver affidato l’amata consorte nelle mani di Fandral e Volstagg.
Fu un meraviglioso spettacolo vedere all’opera gli spietati figli di Odino, affiancati da Sigurd.
Sfoderarono le loro carte vincenti, costituite da forza bruta e magia.
Il subdolo truffatore recitò vari incantesimi runici, indebolendo il nemico.
Un metodo per rallentarlo e permettere a Sigurd di attaccare al momento opportuno.
L’orrido mostro deviò il colpo successivo, volando a bassa quota: tale cambio di programma non era previsto.
Era intenzionato a colpire gli avversari in lontananza, intercettando come suo primo bersaglio la dama bionda.
Procurare uno sgarro al più astuto e bugiardo tra gli Dei di Asgard era una reale motivazione per fargliela pagare.
Loki si mosse agile e frettoloso, sperando di infonderle protezione.
Dovette bloccarsi alla vista di una scena inaspettata: Sigyn scatenò il pieno potere del Seiðr, scaraventandolo dritto al suolo.
Cadde supino, battendo il capo violentemente sulla massa rocciosa.
Venne assalito dalla stessa Dea, poco prima che potesse rialzarsi.
Ella evocò un pugnale, trafiggendolo al ventre.
Trapassò la carne, sibilando frasi colme di rabbia e minaccia.
“Hai ucciso gente innocente per delle stupide pietre di poco valore; sottrarmi a chi tengo di più per un tuo sciocco capriccio. Ti pentirai di averlo fatto.”
Comprese a fondo che non era una semplice bambolina per distrarre i guerrieri, consolandoli con dolci premure a scopo curativo.
Possedeva un immenso valore come persona, come donna e divinità.
Dopodiché lasciò spazio a Sigurd per concludere quell’assurda faccenda.
“Cos…cos’hai da dire in proposito, mio caro nipote?”
Domandò flebile, ormai morente.
“Non sei mio zio: non lo sei mai stato.”
Sancì con le lacrime agli occhi, dandogli il colpo di grazia.
La spada precipitò a terra, producendo un tonfo metallico.
Gli abiti si macchiarono di sangue; il sangue di colui che aveva oltraggiato il proprio clan per avarizia.
La malìa si spezzò, presentando il reale aspetto di Fàfnir.
Era riverso sopra l’asfalto, lacerato e privo di vita.
Senza dubbio non meritava una degna sepoltura, tantomeno bruciare il suo corpo su una pira.
Loki ne mutò la forma nanica, trasformandolo in un detrito.
Ossia il finale perfetto per un essere di quel calibro.
Rincasarono nel primo pomeriggio, venendo accolti da Sif.
Comunicò che Hogun fosse sveglio, ma non ancora del tutto cosciente.
Si sarebbe ristabilito col passare dei giorni e dei mesi.
Vennero medicati a turno, riscontrando superficiali lesioni.
Potettero ritenersi davvero fortunati ad esserne usciti indenni e con un peso in meno da trascinarsi.
Alle prime luci serali, Sigyn ammirò le sfumature rossastre e aranciate del cielo sopra la balconata.
Finché il Fosco non fosse stato in grado di reggersi in piedi, avrebbero passato il resto delle giornate a Járnviðrr.
Meritavano un po’ di sano riposo, prima di rientrare a palazzo.
L’Ase la raggiunse, proferendo parola.
“Stai bene?”
Chiese lui, visibilmente preoccupato nei suoi confronti.
Annuì debole, autorizzandolo ad avvicinarsi.
“Vederti trafiggere quel mostro, devo ammettere che è stato stupefacente.”
Si complimentò, ottenendo una replica atona da parte della Vanir.
“Sono stata costretta, Loki: sai bene che in verità non prediligo alcun tipo di violenza.”
Precisò, guadagnandosi una lenta carezza sulla guancia.
“Eppure ti sei prodigata per il bene comune. Non ti nascondo di esserne fiero.”
Sorrise mesta, ancorandosi al fisico aitante e asciutto del marito e inspirare il profumo che ogni volta le faceva perdere il raziocinio.
Rimasero abbracciati a lungo, contemplando il tramonto.
Una miriade di colori tendenti al rosso e all’arancio, somigliante ad un dipinto dalle tonalità astratte.
Tornarono dentro per la cena, in attesa di un nuovo giorno ben prospero di pace e serenità.
                                                   𝑭𝒊𝒏𝒆
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
Name Chapter:
~ In The Dragon’s Lair ~
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schizografia · 2 years
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L’Impero europeo
Milosz ha osservato una volta che la condizione degli scrittori dell’«altra Europa» (così chiama la Mitteleuropa) era «appena immaginabile» per i cittadini degli stati dell’Europa occidentale. Parte di questa eterogeneità veniva dalla mancanza di stati nazionali e dalla presenza in loro luogo, per secoli fino alla fine della Prima guerra, dell’Impero asburgico. Per noi che siamo nati in uno stato nazionale e non distinguiamo l’essere italiano dall’essere cittadino italiano, non è facile immaginare una situazione in cui essere italiano, ungherese, ceco o ruteno non significava un’identità statuale. Il rapporto col luogo e con la lingua dei cittadini per i cittadini dell’impero era certamente diverso e più intenso, libero com’era da ogni implicazione giuridica e da ogni connotazione nazionale. L’esistenza di una realtà come l’impero asburgico era possibile solo su questa base.
È bene non dimenticarlo quando vediamo oggi che l’Europa, che si è costituita come un patto fra stati nazionali, non solo non ha né ha mai avuto alcuna realtà al di fuori della moneta e dell’economia, ma è oggi ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggettato agli interessi militari di una potenza ed essa estranea. Tempo fa, riprendendo un suggerimento di Alexandre Kojève, avevamo proposto la costituzione di un «impero latino», che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme alla Francia, la Spagna e l’Italia) in accordo con la Chiesa cattolica e aperta ai paesi del mediterraneo. Indipendentemente dal fatto che una tale proposta sia o meno tuttora attuale, vorremmo oggi portare all’attenzione degli interessati che se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma, ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace. È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. Il problema se un tale Impero europeo sia o meno possibile non c’interessa né corrisponde ai nostri ideali: nondimeno esso acquisisce un significato particolare se si prende coscienza che l’attuale comunità europea non ha oggi alcuna reale consistenza politica e si è anzi trasformata, come tutti gli stati che ne fanno parte, in un organismo malato che corre più o meno consapevolmente verso la propria autodistruzione.
6 febbraio 2023
Giorgio Agamben
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carmy77 · 2 years
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CONCORSO DI POESIE, FILASTROCCHE, RACCONTI E FIABE
“LIBERA LA FANTASIA” – 5^ EDIZIONE! SCADENZA BANDO 20 MAGGIO 
2023!        
L’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte” ETS indice il Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe “Libera la fantasia”- 5 ^ Edizione per tutti coloro che hanno voglia di dare sfogo alla potenza dell’immaginazione attraverso la stesura di opere dove regni qualsiasi forma di vita unica e speciale, oltre che tanto brio ed un mare di mondi visitati con la mente in chissà quale sogno.
Quest’anno, in più, grandi novità per gli autori Primi e Secondi classificati!
Infatti, per i Primi classificati, se risultanti vincitori per opere inedite, come ulteriore premio la realizzazione gratuita da parte nostra della stampa nel numero di 10 copie dell’elaborato con copertina originale, pronto per essere pubblicato con un contratto da “Luce dell’Arte Edizioni”, il nostro prestigioso progetto editoriale. Se, invece, i primi classificati risulteranno vincitori con opere edite, oltre al classico riconoscimento conferito dal Concorso, sarà fatta proposta di pubblicazione per un loro eventuale inedito nel cassetto, da sottoporre in seguito a valutazione della curatrice collane. Anche ai Secondi classificati che vincano, in questo caso, soltanto con testi inediti, sarà dato come valore aggiunto la possibilità di pubblicare con l’Associazione.
Art. 1: Il concorso è articolato in quattro sezioni ed è aperto a giovani e adulti italiani o stranieri (in quest’ultimo caso allegare traduzione in italiano agli scritti in lingua madre). Età minima consentita per partecipare: 14 anni. Età massima: nessun limite. Per ogni sezione è ammesso aderire con opere premiate o no in altri concorsi letterari.
A)    Sezione Poesie e Filastrocche a tema fantasy: si può partecipare con poesie o filastrocche inedite o edite in lingua italiana o vernacolo con traduzione, che decantino la fantasia, o che abbiano comunque come filone portante qualcosa di fantastico. Il numero massimo di opere da inviare è di tre.  Sono ammessi anche libri editi di poesie e filastrocche o e-book. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati.
B)    Sezione Poesie e Filastrocche a tema libero: si può partecipare con testi inediti o editi in lingua italiana o vernacolo con traduzione a tema libero. Sono ammessi anche libri editi di poesie e filastrocche o e-book. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Il numero massimo di opere da inviare è di tre.
 C)    Sezione Racconti e Fiabe a tema fantasy: si può partecipare con racconti fantastici e fiabe inediti o editi. Sono ammessi anche libri editi di racconti e fiabe o e-book. E’ possibile aderire peraltro con sceneggiature, purché fantasy. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Il numero massimo di opere da inviare è di tre. 
D)    Sezione Racconti e Romanzi a tema libero: si può partecipare con racconti e romanzi inediti o editi. Sono ammessi anche libri di racconti editi o e-book. E’ possibile aderire peraltro con sceneggiature a tema libero. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Il numero massimo di opere da inviare è di tre.
Art. 2: Ogni opera inedita deve essere spedita in due copie IN FORMATO ELETTRONICO, di cui una anonima e l’altra con firma in calce e dichiarazione di paternità insieme a scheda di iscrizione con dichiarazione sulla privacy, breve curriculum vitae o biografia e fotocopia versamento quota adesione su postepay. Per le copie edite basta la spedizione di una sola copia IN FORMATO ELETTRONICO con firma in calce su prima pagina e tutta procedura di iscrizione concorso sopra elencata.
Tutto il materiale richiesto per il Concorso va inviato esclusivamente per e-mail in formato PDF, Word ed RTF a: [email protected] mettendo nell’oggetto “Partecipazione Concorso Libera la fantasia – 5^ Edizione” ed inserendo sempre in allegato fotocopia del versamento effettuato su postepay.
Art. 3: Per chi non fosse in possesso di indirizzo personale di posta elettronica o poco pratico di essa, potrà fare l’invio del materiale letterario tramite quella di un parente o amico, o chiedere alla segreteria dell’Associazione di scannerizzare le opere, inviando materiale al concorso SOLO in forma cartacea. Per le opere inedite andranno inviate due copie e per le edite basta una copia sola, sempre nelle modalità e con il materiale nel complessivo richiesti.
Art. 4: Ogni concorrente può partecipare ad Una o a Tutte le sezioni.
La quota di partecipazione a copertura di spese di segreteria è di:
-         10 euro per Una sola sezione, inviando massimo 3 opere;
 -         15 euro per la partecipazione a Due sezioni, inviando massimo 3 opere a sezione     (ossia 6 elaborati totali);
 -         20 euro per la partecipazione a Tre sezioni, inviando massimo 3 opere a sezione (ossia 9 elaborati totali);
 -         25 euro per la partecipazione a Quattro sezioni, inviando massimo 3 opere a sezione (ossia 12 elaborati totali).
La quota di partecipazione va versata tramite versamento su carta Postepay Evolution indicando le seguenti coordinate:
numero carta: 5333 1711 4920 2588
Iban: IT67P3608105138283116883121
beneficiario: Carmela Gabriele
codice fiscale GBRCML77E71H926K
Il contributo richiesto per spese di segreteria tramite ricarica Postepay Evolution può essere effettuato in modo semplice presso sportelli di uffici postali, online o presso tabaccherie e richiede a parte una minima spesa di commissione esclusa dalla quota di partecipazione, ossia 1 euro o 2 euro.
La quota di adesione per chi partecipa a a Tre o Quattro sezioni ed è associato, verrà scontata di 5 euro, quindi sarà rispettivamente di 15 euro e 20 euro.
Per tutti gli studenti dai 14 anni in su, che dimostrino ciò con autocertificazione, per gli autori ultrasessantacinquenni o invalidi con certificato attestante la condizione, medesimo sconto, se aderisono a Tre o Quattro sezioni.
Art. 5: La scadenza del bando del Concorso sarà entro il 20 Maggio 2023, termine ultimo per ricevimento opere in formato elettronico e per i pochi autori non avvezzi ad e-mail, in formato cartaceo.  
Per quanto riguarda appunto le opere cartacee, dovranno pervenire a mezzo raccomandata entro la data di scadenza bando prevista al seguente indirizzo:
Dott.ssa Carmela Gabriele, Presidente Ass.“Luce dell’Arte” ETS,
via dei gelsi, n. 5 – 00171, Roma, (Rm).
Art. 6: Tutte le opere che giungeranno non rispettando il regolamento, verranno scartate e non saranno più restituite. L’Associazione si esime da ogni responsabilità per il mancato arrivo per mezzo di posta prioritaria di alcuni elaborati o per gli eventuali ritardi di poste italiane.
Art. 7: Le opere saranno giudicate da una Giuria di Qualità, composta da esperti del mondo culturale, e da una Giuria Popolare, che premieranno i primi tre classificati per sezione e tutti i lavori migliori. Non sono previsti ex – equo. I partecipanti al Premio non vincitori che ne faranno richiesta dopo esito finale Concorso, riceveranno come riconoscimento via e-mail un Diploma di Merito personalizzato. I risultati del Concorso saranno pubblicati sul sito www.lucedellarte.altervista.org.
Art.8: Ogni vincitore sarà contattato tempestivamente per e-mail e telefono al fine di consentire la sua presenza alla cerimonia di premiazione, che si terrà a Roma orientativamente di sabato o domenica verso la fine di  Luglio o ai primi di Settembre 2023. I premi vanno ritirati personalmente il giorno della premiazione, tramite delegato solamente in casi di grave impedimento alla propria presenza. In caso di assenza dei premiati, a casa saranno spediti a loro spese riconoscimenti e diplomi entro un mese dalla data di premiazione. Dopo un mese da essa, avverrà esclusivamente invio diploma in pdf alla loro casella di posta elettronica, se non avessero scelto spedizione premi.
Art. 9: I riconoscimenti assegnati per ogni sezione saranno i seguenti:
Primo classificato:
-         se con opera inedita Trofeo o Grande medaglia dorata + Diploma di Merito + realizzazione stampa gratuita da parte di “Luce dell’Arte Edizioni” dell’opera vincitrice in 10 copie con copertina originale scelta da Associazione + proposta di pubblicazione;
-         se con opera edita Piatto dorato in astuccio o Targa + Diploma di Merito + proposta di pubblicazione per un’opera inedita nel cassetto da sottoporre poi a valutazione curatrice delle collane Ass.;
Secondo classificato: Targa + Diploma di Merito + proposta di pubblicazione con “Luce dell’Arte Edizioni” in caso esclusivamente di opera inedita vincitrice;
Terzo classificato: Targa + Diploma di Merito;
Menzione Speciale: Trofeo + Diploma di Merito
Premio Assoluto della Critica: Targa + Diploma di Merito
Premio Speciale Miglior Giovane Autore: Trofeo o Targa + Diploma di Merito
Premio Speciale per l’Operato Socio - Culturale: Trofeo o Targa + Diploma di Merito
Segnalazioni di merito: Medaglia argentata + Diploma di Merito
Eventuali Finalisti: Medaglia di bronzo + Diploma d’Onore
Art. 10: Chi partecipa al Premio, accetta tacitamente tutte le condizioni del presente Bando. In base alla vigente normativa sulla privacy, gli indirizzi e i dati personali dei partecipanti verranno utilizzati solo per il Premio. Per richiesta di qualsiasi altra informazione, contattare il Presidente dell’associazione, la dott.ssa Carmela Gabriele, al seguente indirizzo e-mail: [email protected]. Recapito telefonico Ass. Luce dell’Arte ETS: 348 1184968. Il sito dell’associazione da visitare è: www.lucedellarte.altervista.org  
Pagina Facebook Ass: Associazione culturale e teatrale Luce dell’Arte
Pagina Facebook del Concorso: Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe “Libera la fantasia”
In fede,  Il Presidente dell’Ass.ne culturale e teatrale “Luce dell’Arte” ETS,
dott.ssa Carmela Gabriele
P.S. A tutti consiglio di fotocopiare e diffondere il seguente Bando per incrementare la partecipazione all’iniziativa culturale.
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Beetlejuice Beetlejuice
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:: Trama Beetlejuice Beetlejuice ::
Beetlejuice è tornato! Dopo un'inaspettata tragedia familiare, tre generazioni della famiglia Deetz tornano a casa a Winter River. Ancora perseguitata da Beetlejuice, la vita di Lydia viene sconvolta quando la figlia adolescente e ribelle, Astrid, scopre il misterioso modellino della città in soffitta e il portale per l'Aldilà viene accidentalmente aperto. Con i problemi che stanno nascendo in entrambi i regni, è solo questione di tempo prima che qualcuno pronunci tre volte il nome di Beetlejuice e il demone dispettoso torni nuovamente per scatenare il suo caos.
Genere: Commedia, Horror, Fantasy Rilasciato: 2024-09-04 Regista: Danny Elfman, Tim Burton, Michael McDowell, Larry Wilson, Tim Burton Stelle: Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O'Hara, Justin Theroux, Monica Bellucci
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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nosferatummarzia-v · 19 days
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Biografia del personaggio Hela Proxima
Origini
Le storie sul conto di Hela la vorrebbero figlia dei giganti di ghiaccio Loki (non la versione "classica" di Terra-616) e Angerboda nata dalla creazione della sua essenza da parte di Bor infusa nella Gemma nera e poi trasferita in una bambina; tuttavia la verità sulle sue origini è molto più complicata: a un certo punto della sua vita, la stessa "Dea della Morte" si è creata un'ancella bambina infondendovi parte della propria anima, Leah, divenuta in seguito migliore amica, compagna di avventure e primo amore di Loki (rinato come dodicenne). Nel momento in cui Leah si sacrifica per guarire una ferita della sua signora, il giovane Loki la "ricrea" usando la magia ma, nel momento in cui è costretto a cancellare la propria coscienza cedendo il controllo alla sua controparte malvagia per impedire a Mefisto di conquistare il mondo, per non farla soffrire, Loki chiede a Hela di mandare Leah indietro nel tempo, senza però dare alcuna spiegazione di tale richiesta all'interessata.
Leah viene per tanto catapultata in un'epoca di poco successiva alla nascita dei Nove Mondi dove, incattivita e piena di rancore, una volta divenuta adulta, capisce di essere lei stessa Hela venendo nominata da Odino sovrana del regno dei morti senza onore né disonore (Hel) e del regno dei morti senza onore (Niflheim), mentre il regno dei morti con onore (Valhalla) è una sezione connessa ma separata di Asgard.
Regina dei morti
Spietata e assetata di potere, Hela tenta ripetutamente di espandere il suo dominio ad altre regioni infernali o alla stessa Asgard affrontando più volte Odino e suo figlio Thor, tuttavia dimostra occasionali slanci di compassione: all'epoca del suo primo incontro con Thor, quando questi si offre di consegnarle la sua anima in cambio della libertà di Lady Sif (catturata poco prima) Hela, colpita dal gesto, lascia liberi entrambi.
Dopo che Thor ha la peggio in uno scontro con il Demolitore, Hela raggiunge il suo corpo esanime per reclamarne l'anima ma questi riesce a riprendersi, dunque la sovrana di Hel tenta di impossessarsi dell'anima di Sif ma, anche in tale occasione, Thor le si oppone. Successivamente ruba un frammento dell'anima di Odino mentre questi è addormentato e si serve di Infinità nel tentativo di assumere il controllo di Asgard riuscendo perfino ad uccidere Thor, sebbene egli venga poi resuscitato da un suo servitore portando alla sconfitta della Dea della Morte e alla sua esecuzione per mano di Odino, sebbene poco dopo Thor lo convinca a resuscitarla in quanto indispensabile per mantenere gli equilibri universali. Furiosa, Hela uccide Thor per poi resuscitarlo non appena Sif si offre di morire al posto suo.
Nel momento in cui Odino viene ucciso da Mangog Hela affronta Pluto per aggiudicarsi il diritto di prendere l'anima del "Padre degli Dei", arrivando infine a riportarlo in vita pur di impedire all'avversario di vincere. Dopo aver affrontato nuovamente Thor e Odino, Hela collabora con Loki per uccidere Balder e dare inizio a Ragnarǫk, ma i loro propositi falliscono. Brevemente alleatasi coi Difensori per respingere un'invasione nemica nel suo regno, Hela si allea nuovamente con Loki e Tyr nel tentativo di conquistare Asgard ma riporta un'altra sconfitta e stringe dunque un'alleanza con le altre divinità infernali al fine di unificare i loro regni e accrescere il loro potere, sebbene tale rito li porti a venire tutti inglobati da un mostro mangia-divinità e liberati solo dopo che Thor lo sconfigge. Stretta un'altra infruttuosa alleanza con Malekith e tentato nuovamente di uccidere Odino, Hela intrappola Thor e i Tre guerrieri nell'illusione di un luogo paradisiaco tentando di soggiogarli affinché la seguano fin nel suo regno ma, Thor riesce a scoprirla sconfiggendola ed umiliandola pesantemente.
La regina dei morti tenta successivamente di impossessarsi dell'anima di Wolverine venendo fermata da Danielle Moonstar, contemporaneamente Thor, Balder e Skurge l'Esecutore invadono Hel dopo aver scoperto un progetto portato avanti segretamente dalla "Dea della Morte": costruire un'immensa nave imbarcandovi il suo esercito di non-morti per invadere i Nove Mondi; grazie al sacrificio di Skurge i tre riescono a distruggere la suddetta nave ma Hela, furibonda, maledice Thor rendendo le sue ossa fragilissime e sospendendolo in uno stato di perenne agonia negandogli la possibilità di morire], ma si trova comunque costretta a rimuovere tale incantesimo per far sì che Thor possa impedire al Distruttore di radere al suolo il suo regno. Tempo dopo, approfittando del "Sonno di Odino" (Odinsleep), Hela lancia un incantesimo sulle valchirie trasformandole in schiave ai suoi ordini e mandandole contro i nani per invadere le loro terre dando inizio a una guerra che la vede infine sconfitta grazie anche all'intervento dei Nuovi Mutanti.
Rinascita
Deceduta durante Ragnarök come tutti gli dei del pantheon, Hela viene in seguito resuscitata da Thor, sebbene solo a causa delle macchinazioni di Loki. Privata del suo regno, si stabilisce a Las Vegas iniziando a mietere le anime di coloro che vi transitano e divenendo un'importante alleata di Loki per le sue macchinazioni contro il fratello adottivo, ripristinando nel frattempo i contatti con Mefisto, Cuore Nero, Satannish e Dormammu, coi quali si consulta nel momento in cui Magik resuscita mettendosi alla ricerca della Spada dell'anima e dell'amuleto di Ulysses Bloodstone, cosa che provoca un disturbo nella struttura della realtà. Qualche tempo dopo Dani Moonstar, depotenziata a seguito dell'M-Day, si reca da lei suggellando un patto di obbedienza nei suoi confronti in cambio di nuovi poteri da valchiria, mentre il Principe Lupo asgardiano Hrimhari la invoca cedendole la sua anima in cambio della salvezza della sua compagna Wolfsbane e del figlio che essa porta in grembo; proposta cui Hela acconsente.
In seguito agli eventi dell'Assedio di Asgard, grazie all'aiuto di Loki, Hela stipula un accordo con Mefisto tornando in possesso del suo regno e del monopolio sulle anime degli asgardiani morti senza onore; nonostante ciò continua a mantenere saldo anche il suo dominio su Las Vegas, almeno finché non viene scoperta e cacciata da Jamie Madrox e X-Factor dopodiché, per vendicarsi, tenta di rapire Tier, il figlio neonato di Wolfsbane e Hrimhari, ma viene affrontata e messa in fuga.
Hela si impossessa in seguito della spada Crepuscolo di Surtur lanciando un assalto a tutti i Nove Mondi, ma viene fermata da Thor, Capitan America e Iron Man, che in tale occasione riscoprono la loro vecchia amicizia riuscendo nuovamente a collaborare insieme dopo essere rimasti idealisticamente divisi per tanto tempo.
Dopo essersi temporaneamente alleata con gli altri signori infernali per sconfiggere Amatsu-Mikaboshi, durante il periodo della paura Hela collabora con Mefisto per sconfiggere il Serpente grazie alle mediazioni del giovane Loki reincarnato cui, per dimostrare la sua gratitudine, Hela cede successivamente i servigi della sua ancella bambina Leah; così facendo mette in moto gli eventi che portano alle sue stesse origini in quanto successivamente la piccola si sacrifica per rigenerare un'amputazione subita in battaglia dalla sua signora, viene ricreata attraverso la magia del Loki bambino e successivamente inviata nel passato.
Quando le divinità infernali decidono di eleggere uno di loro "Supremo Signore degli Inferi" qualora riesca a uccidere Tier, Hela prende parte alla competizione dando luogo a una vera e propria guerra con X-Factor e gli altri sovrani degli inferi nel corso della quale Pluto viene apparentemente ucciso e la vittoria va infine a Forzuto.
Tempo dopo, Hela viene detronizzata da Angela la quale, in seguito alla liberazione della sua amata Sera e altri angeli dal regno di Hel, abdica.
Poteri e abilità
Dato il legame col suo creatore, Loki, Hela è tecnicamente una Gigantessa di Ghiaccio come lui e (eccetto la criocinesi e l'immunità a ipotermia o congelamento) possiede i poteri comuni a tutti gli esponenti della specie ovvero forza, resistenza, velocità, agilità e riflessi sovrumani dimostrandosi, almeno sul piano fisico, molto più forte della media degli asgardiani. La sua longevità è quasi illimitata e, raggiunta la maturità, il suo invecchiamento si è praticamente cristallizzato, inoltre non può morire poiché, in qualità di divinità infernale indissolubilmente legata alla Morte, se la sua presenza nell'universo venisse meno, gli equilibri dello stesso risulterebbero compromessi. Oltre a tutto ciò Hela è una superba combattente corpo a corpo e all'arma bianca sebbene raramente sfoggi tali abilità e preferisca invece servirsi delle sue naturali doti di manipolatrice e tentatrice per impadronirsi delle anime dei suoi avversari.
Hela è dotata di immensi poteri magici, grazie ai quali è in grado di proiettare la sua forma astrale, levitare, creare illusioni, emettere energia o perfino far viaggiare nel tempo sé stessa e altri. In qualità di loro sovrana, Hela ha il completo controllo sui morti dei regni di Hel e Niflheim che può richiamare a sé in forma di esercito, il suo controllo pressoché totale sulla vita e sulla morte le consente inoltre di far invecchiare rapidamente e uccidere chiunque con un semplice tocco.
La cappa verde che indossa incrementa ulteriormente i suoi poteri oscuri permettendole di teletrasportarsi ovunque nei Nove Mondi senza alcun limite nonché di comunicare telepaticamente; apparentemente, se non indossasse tale indumento la metà sinistra del suo corpo apparirebbe cadaverica e in putrefazione, rendendola incapace di muoversi e tanto indebolita da risultare indifesa e più vulnerabile perfino di un comune mortale, sebbene indossando nuovamente la cappa tornerebbe a essere bella, sana e in forze. In alcune occasioni inoltre, Hela è stata mostrata senza l'indumento magico, se non completamente nuda, ma col lato sinistro del corpo inalterato, indicando che probabilmente le basti toccare la cappa o averla in immediata prossimità per rimanere sana.
In battaglia, Hela brandisce la "Spada della Notte" (Nightsword). L'unico in grado di superarla in potenza sembra essere Mefisto, a cui ha chiesto aiuto più volte, sebbene lo detesti e lo tema.
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scienza-magia · 2 months
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La magia nei regni romano barbarici
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Non è facile tracciare un quadro della stregoneria alto medievale per il semplice fatto che la nostra visione è fortemente condizionata dall’idea moderna di strega. Tuttavia la legislazione che permetterà la caccia alle streghe ha un’ampia serie di precedenti i quali non tutti mostrano una linea di continuità. Addirittura nelle legislazioni alto medievali troviamo diverse norme che sembrano andare nella direzione opposta. Il risultato di questi molteplici incroci fra tradizioni differenti condurrà la nozione moderna di stregoneria che ha alla base l’idea di un patto col diavolo o almeno di un intervento diabolico. Ma per l’età romano barbarica ci confrontiamo con un complesso di informazioni che riguardano incantesimi mortali, magia tempestaria, residui di culti pagani, donne e uomini dotati di certi poteri sugli oggetti la natura e gli esseri umani. Dobbiamo dire che non tutte queste tracce sono facili da decifrare e da porre in relazione a un contesto culturale a noi noto. Durante i secoli alto medievali molti regni si diedero codici scritti che generalmente riunivano l’enorme dei loro diritti consuetudinari. In questi codici è comune trovare norme che condannano le pratiche di magia e i maleficia , ma se ne trovano anche altre in cui a essere censurate sono le credenze nell’effettivo potere di tali pratiche così come vengono condannati coloro che accusano qualcuno di essere una strega o uno stregone. Queste norme hanno indotto a credere che il cristianesimo e le legislazioni alto medioevali avessero una considerazione più blanda una maggiore tolleranza ed anche una certa incredulità nei confronti di tali pratiche. Nella Legge Salica compilata verso la prima metà del VI secolo il capitolo dei maleficis comprende coloro che somministrano una porzione d’erbe a qualcuno affinché muoia nonché chi commette un maleficio genericamente o con legature e chi somministra a una donna una pozione a base d’erbe affinché abortisca. Questi crimini sono puniti con il pagamento in solidi. In questi testi non sembrano esservi dubbi circa la convinzione del legislatore realtà e l’efficacia delle pratiche in questione. Inoltre torna la parificazione tra l’avvelenatore e il malefico come esiste anche nella tradizione biblica e in quella romana antica. In un altro passo della Legge Salica sta scritto che se qualcuno chiama una donna strega e non può provarlo sia giudicato colpevole e debba pagare 187 solidi e mezzo. Anche in questo caso è evidente che il legislatore ritiene reale la possibilità che una donna sia una strega distinguendo solo se si tratta di una maldicenza o se la donna in questione lo è davvero. Le leggi dei Visigoti e dei Burgundi pure databili al VI secolo sono fortemente debitrici rispetto al codice teodosiano. I legislatori del re visigoto Chindasvindo scrivono che se un libero o uno schiavo preparano e danno a qualcuno la pozione avvelenata uccidendolo la pena sarà la morte. Se invece la vittima scampa alla morte il colpevole sarà rimesso alla potestà della vittima. Il paragrafo ne precede immediatamente un altro dedicato ai malefici la cui opera viene punita con la flagellazione. Il collegamento tra veneficia e maleficia per mezzi magici è dunque qui riprodotto. le leggi dei Burgundi sono ancora più esplicite. Nel paragrafo sul divorzio leggiamo infatti che tre sono le cause che possono giustificare il ripudio del coniuge : dimostrare che questo sia un omicida un violatore di sepolcri un malefico /venefico. Il paragrafo riprende quasi integralmente il codice teodosiano a proposito dei ripudi. Di ambito franco è influenzato dalla Legge Salica ma databile alla metà del VII secolo e invece la legge paria Rituapa nella quale si legge : “Se un uomo o una donna attraverso il veleno o un altro maleficio danneggia qualcuno componga il danno con il guidrigildo“. Anche in questo caso non vi è alcun dubbio circa la realtà dei poteri paralleli di venefici e malefici. Le legge dei Longobardi con l’editto di Rotari del 643 offrono una testimonianza di grande importanza in quanto attestano per la prima volta il termine masca quale sinonimo di strega. Il termine attestato su fonti successive anche come talamasca indica in origine una creatura mascherata e potrebbe istituire un collegamento tra la stregoneria e le antiche pratiche rituali germaniche legate al mondo dei morti evocati appunto dalle maschere. Tale tradizione si manterrà nei secoli successivi. Significativamente il termine latino larva che vuol dire appunto maschera verrà pure utilizzato quale sinonimo di strega ma si identifica innanzitutto con gli spiriti dei morti della religione romana considerati come una specie di vampiri ossia anime che non riescono a trovare riposo a causa della loro morte violenta. Secondo la credenza popolare tornavano sulla terra a perseguitare i vivi perseguitando le persone fino a portarle alla pazzia. Per tenere lontano questi spiriti erano state istituite delle feste chiamate Lemuria . La tradizione voleva che a istituire tali festività fosse stato Romolo per placare lo spirito del fratello Remo da lui ucciso. Tornando all’editto di Rotari sembra evidente che al legislator e non interessa stabilire tanto la veridicità della credenza nelle streghe quanto piuttosto difendere la proprietà del liberi longobardi visto che l’articolo stabilisce il divieto di uccidere donne che appartengono a qualcuno. Difficile quindi stabilire quale sia l’atteggiamento di fondo nei confronti del fenomeno anche se la credenza nelle streghe era diffusa tra i Longobardi. passiamo poi alla legge degli Alamanni databile alla prima metà dell’ VIII secolo che sembra volesse soprattutto preservare le donne dal rischio di diffamazione e di violenza che derivava dall’essere associate a certi diritti. Sebbene come detto la preoccupazione del legislatore sembri legata alla diffamazione il definire tali attività come crimini dice che non se ne sottovalutava la realtà. Allo stesso modo anche la gente comune credeva nell’esistenza di tali crimini. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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alemicheli76 · 5 months
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Il blog consiglia "I figli della cenere" di Francesca Bertuca, Dark Zone. Da non perdere!
Tradito da chi aveva giurato di amarlo, Alec si ritrova abbandonato al di là del mare, nel mondo che aveva sempre sognato di raggiungere. Solo, ma con una nuova consapevolezza: i Tre Regni sono in pericolo. La guerra eterna tra Van de Lias e Richter promette di gettare nuova cenere sul mondo scagliando la micidiale Bomba Fungo. Per proteggere coloro che ama, Alec sarà disposto a tutto. Ma le…
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enkeynetwork · 9 months
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lamilanomagazine · 10 months
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Verona, l'altro Teatro al Camploy "Broken songlines - Tre manoscritti" di Monika Bulaj
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Verona, l'altro Teatro al Camploy "Broken songlines - Tre manoscritti" di Monika Bulaj Martedì 12 dicembre, alle 20.45, arriva al Teatro Camploy 'Broken songlines – Tre manoscritti' di Monika Bulaj, appuntamento in programma per la rassegna L'Altro Teatro che porta a Verona il meglio del teatro e dei linguaggi contemporanei nazionali e internazionali. Un felice ritrovarsi per gli appassionati che già apprezzano l'artista internazionale e una grande occasione per chi non la conosce. Lo spettacolo è una coinvolgente performance multimediale, una narrazione estemporanea su grande schermo con luci e suoni che danno vita alla scenografia naturale del Teatro Camploy, dove scorrono storie di amori e separazioni, resistenze e fughe, danze sacre e cammini accompagnati dal reportage in azione. E' un viaggio con Monika Bulaj tra i confini spirituali, nei crocevia dei regni dimenticati, dove scintillano le fedi e le tradizioni dei più deboli ed indifesi, con la loro resistenza fragile ed inerme, la loro capacità al dialogo e all'incontro. In cammino con i nomadi, minoranze in fuga, pellegrini, cercando il bello anche nei luoghi più tremendi. La solidarietà nella guerra. La coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe. Le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà, dove gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Il lavoro fotografico che Monika Bulaj porta avanti da anni è un atlante delle minoranze a rischio e dei luoghi sacri condivisi, ultime oasi di incontro tra fedi, zone franche assediate dai fanatismi armati, patrie perdute dei fuggiaschi di oggi, luoghi dove gli dei parlano spesso la stessa lingua franca, e dove, dietro ai monoteismi, appaiono segni, presenze, gesti, danze, sguardi. Come racconta la stessa Bulaj parlando della performance: "Al centro è il corpo. Chiave di volta e pomo della discordia nelle religioni. Iniziato e benedetto, svelato e coperto, temuto e represso, protetto e giudicato, intoccabile e impuro, intrappolato nella violenza che genera violenza, corpo-reliquia, corpo martire, corpo-trappola, corpo-bomba. Mi piace pensare il corpo come un tempio. Il corpo che contiene il segreto della memoria collettiva. Il corpo che non mente. Il sacro passa attraverso il corpo. Lo trafigge. Nell'arcaicità dei gesti, si legge la saggezza arcana del popolo, la ricerca della liberazione attraverso l'uso sapiente dei sensi". E aggiunge che"la fotografia attraverso la formacon la bellezza è uno strumento per andare oltre agli stereotipi, la cosiddetta teoria del conflitto di civiltà che alimenta le guerre. Quindi questo è un lavoro per la pace e per neutralizzare la paura come mezzo per manipolare le masse". Se il viaggio fisico prende i passi dalla carta geografica, il nuovo atlante che Broken songlines delinea spezza le mappe mentali alla base delle separazioni e si lascia guidare dai grandi poeti, mistici e filosofi di tutti i tempi nascosti in tre manoscritti, uno buddhista, uno sufi e uno nestoriano. All'inizio della sua ricerca professionale Bulaj documentava le piccole e le grandi religioni nelle ombre delle guerre antiche e recenti, ora, dice la reporter dell'anima, "raccolgo schegge di un grande specchio rotto, miliardi di schegge, frammenti incoerenti, pezzi, atomi, forse mattoni della torre di Babele... Forse solo questo può fare il fotografo: raccogliere tessere di un mosaico che non sarà mai completo, metterle nell'ordine che li sembra giusto, o forse solo possibile, sognando, quell'immagine intera del mondo che magari da qualche parte c'è". In occasione dello spettacolo ed in collaborazione con Grenze-Arsenali Fotografici sarà allestita in mostra una selezione da 'Il Miracolo degli occhi', progetto didattico con i ragazzi delle enclave serbe in Kosovo e Metohija. Le fotografie sono state realizzate dai bambini che hanno partecipato al workshop con Monika Bulaj e sono state stampate in Kosovo. Apertura dalle 20. Programma completo sul sito al seguente link, sulla pagina facebook L'Altro Teatro Verona, sul profilo Instagram L'Altro Teatro Verona.Camploy. Il botteghino del Teatro Camploy sarà aperto la sera dello spettacolo a partire dalle 20per l'acquisto dei biglietti. MONIKA BULAJ. Fotografa, reporter, documentarista e performer, svolge la sua ricerca sui confini delle fedi tra minoranze etniche e religiose, popoli nomadi e fuggiaschi, in Europa, Asia, Africa e nei Caraibi. Ha studiato la filologia all'Università di Varsavia, seguito corsi di antropologia, filosofia, teologia. Abita a Trieste. Parla otto lingue, ha tre figli, pubblica con Granta Magazine, La Repubblica, Corriere della Sera, Revue XXI, Internazionale, GEO, National Geographic, the New York Times, e Guardian, etc. Autrice di libri di reportage letterario e fotografico con Alinari, Skira, Frassinelli, Electa, Feltrinelli, Bruno Mondadori, National Geographic, Contrasto. I suoi ultimi libri sono: WhereGodsWhisper (Contrasto), Genti di Dio. Viaggio nell'altra Europa (Postcart), Nur. AfghanDiaries (National Geographic Poland), Nur. La luce nascosta dell'Afghanistan (Electa, scelto da TIME come uno dei migliori libri fotografici del 2013). Trairiconoscimentiricevuti: Leonian award di W. Eugene Smith Memorial Fund; TED Fellowship ; Aftermath Project Grant; Bruce Chatwin Special Award for Photography "Absolute Eyes". Nel 2014 le è stato consegnato il Premio Nazionale "Nonviolenza", per la prima volta assegnato ad una donna, con questa motivazione: "per la sua attività di fotografa, reporter e documentarista, capace di mettere in luce l'umanità esistente nei con ni più nascosti eppure evidenti della terra, di far vedere la guerra attraverso le sue conseguenze, di indagare l'animo dell'Uomo, la sua ansia di religiosità, di tenerezza e di dignità. Monika Bulaj rende visibile l'invisibile, attraverso l'esplorazione dell'animo delle persone, creando con l'immagine, l'unità dell'umano." Il suo lavoro in corso è sostenuto da Pulitzer Center on Crisis Reporting.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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weirdesplinder · 9 months
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I 4 CLASSICI DELLA LETTERATURA CINESE
Purtroppo nella mia serie di post e video dedicati ai classici della letteratura credo abbiate notato l'assenza di titoli asiatici. Il problema è che non li conosco se non vagamente, la mia formazione scolastica e il mio gusto personale non me li hanno mai fatti esplorare come si deve, sino ad ora almeno, e quindi non ho dei preferiti in questo campo, ma non potevo escluderli completamente da questa serie, così ho deciso di creare appositamente questo articolo (che poi diverrà anche un video) dedicato ai famosi 4 classici della letteratura cinese, per presentarveli e farveli conoscere, se ancora non li vaete maia sentiti nominare.
Partiamo con il più famoso probabilmente:
IL VIAGGIO IN OCCIDENTE,  pubblicato anonimo nel 1590 circa, Ama attribuito tradizionalmente all'erudito Wú Chéng'ēn
Link: https://www.lafeltrinelli.it/viaggio-in-occidente-libro-ch-eng-en-wu/e/9788879843836
Trama: Il monaco Sanzang (ispirato a un personaggio storico realmente esistito) è inviato in India dall'Imperatore cinese Tai Zong per ottenere dal Buddha del Monte degli Avvoltoi i testi canonici buddisti, allo scopo di diffonderli in Cina. È accompagnato nel suo viaggio da tre discepoli: il re scimmia Sun Wukong (a cui si ispira il personaggio Goku di Dragonball), il maiale Zhu Wuneng, e il demone fluviale Sha Wujing, incaricati dalla Bodhisattva Guanyin di proteggerlo dalle insidie del viaggio. Insieme a loro c'è anche un cavallo che è in realtà un principe drago. Insieme, in un'avventura che varrà a ciascuno una purificazione, combattono decine di mostri e demoni, per lo più antropofagi, incontrati lungo quattordici anni di cammino.
Il libro è una fantasiosa e goliardica rielaborazione di un viaggio realmente compiuto fra il 629 e il 645 dal monaco detto Tripitaka, per recarsi dalla Cina all’India a raccogliere sutra buddisti. In effetti Tripitaka riportò in patria e tradusse una porzione considerevole dell’attuale canone buddista. Questo libro non è una cronaca fedele del viaggio, ma come detto sopra una rielaborazione di fantasia a cui l'autore ha aggiunto personaggi presi da tante mitologie divese, compresa quella indiana, leggende di cantastorie, aneddoti popolari, detti e proverbi in quantità.
Altro classico della lettartura cinese è:
IL ROMANZO DEI TRE REGNI, scritto da Luo Guanzhong nel XIV secolo (1330-1400 circa)
Link: https://www.lafeltrinelli.it/romanzo-dei-tre-regni-libro-guanzhong-luo/e/9788879847650
Link: https://chiquadroblog.it/romanzo-dei-tre-regni-progetto-traduzione-italiano/
Trama:  questo è un romanzo storico basato su eventi accaduti negli anni verso la fine della dinastia Han, nel periodo dei Tre Regni della Cina, che inizia nel 169 e termina con la riunificazione del paese nel 280. Il romanzo riporta i conflitti militari e politici tra i Tre Regni a cui fa riferimento il titolo: quelli di Cao Wei, Shu Han e Wu Orientale .
Romanzo molto corposo e pesante con descrizioni di molte battaglie militari, ma anche estremamente famoso in Oriente. Da lui sono derivate innumerevoli opere figlie, e milioni di trasposizioni.
I BRIGANTI è un romanzo storico cinese del XV secolo, ambientato nella fase finale della dinastia Song settentrionale (circa 1100 d.C.)
Link: https://www.abebooks.com/briganti-Antico-romanzo-cinese-Prefazione-Martin/31404647632/bd
Trama: Vi si narra l'avventurosa epopea di una banda di 108 briganti, invincibili in campo aperto, diabolicamente astuti nella guerriglia, temerari nel pericolo, spietati nella vendetta. Questi masnadieri non sono soltanto uomini d'arme e di rapina, ma cavalieri fedeli a un semplice e generoso ideale, che accorrono là dove l'ingiustizia opprime i deboli e gli inermi e ovunque ci sia la corruzione; sempre disposti, tra una battaglia e l'altra a concedersi solennissime sbronze.
I briganti sono l'esempio più famoso di un genere di romanzo cinese che, tra l'eroico e il picaresco, si può avvicinare alla Chanson de geste del medioevo occidentale, ed ha schemi narrativi comuni a quelli delle avventure dei Cavalieri della Tavola Rotonda e di Robin Hood.
Il sogno della camera rossa di Cao Xueqin, 1792
Link: https://www.lafeltrinelli.it/sogno-della-camera-rossa-romanzo-libro-tsao-chan/e/9788806248345
Trama: Il romanzo fa una cronaca dettagliata, episodica, dei due rami del clan Jia, la casata Rong-guo e la casata Ning-guo, che risiedono in due grandi quartieri residenziali nella capitale. I loro antenati avevano ricevuto il titolo di duchi e, all'inizio del romanzo, le due case sono ancora tra le più illustri famiglie della capitale. Il romanzo descrive la ricchezza e l'influenza dei Jia in modo dettagliato, naturalistico, e traccia la caduta dei Jia dalla loro posizione di elevato prestigio, seguendo circa trenta personaggi principali e oltre quattrocento personaggi minori. Alla fine il clan Jia cade in disgrazia presso l'Imperatore e le loro dimore vengono saccheggiate e confiscate.
Anche questo romanzo è intriso di filosofia taoista e buddista, ma la parte che il pubblico di solito ricorda maggiormente è il triangolo amoroso tra uno dei protagonisti Jia Bao-yu,  l'erede adolescente della famiglia, forse una reincarnazione del Divino Attendente,  sua cugina Lin Dai-yu cagionevole di salute e reincarnazione del Fiore della Perla Cremisi  e la sua altra cugina che è predestinato in questa vita a sposare Xue Bao-chai.
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