#Guarda da vicino
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#m'agg rutt u cazz che tutti prima dicono noooooo stai male mi spiace scrivimi quando vuoi ti sono vicino 😭#poi lasci scivolare durante un discorso che stai avendo x sintomi e ti ghostano#amici miei evitate di dire stronzate che già la vita fa schifo normalmente#almeno siate onesti e ditemi guarda fra onesto non me ne frega un cazzp se stai male vai e muori invece di fare pure i merda#ammettete che sono solo il vostro psicologo gratuito#da vostro psicologo la medicina che vi prescrivo è: ammzzatevi
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Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto,
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci,
per me sono state eterne, mi sentivo inerme,
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata,
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo,
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti,
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere,
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere,
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti?
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto,
tuo figlio é sempre quello di un tempo,
un concentrato di ansie e incertezze,
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno,
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino,
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie trasportate dalla burrasca,
di idee negative succubi di voci “cattive”,
ti chiedevo “Mamma?
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo,
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso,
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno,
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti,
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente,
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”,
io non ne conosco di altri motti,
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente,
io invidio il tuo essere, fragile e tenace,
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango,
cambiavi l’atmosfera,
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare,
a ogni tuo passo il mio cuore accelera,
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate,
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori,
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa,
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare?
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione,
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore,
quelle che nessuno vede,
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”,
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
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In montagna di solito carico la legna in una piazzola vicino a una casa sperduta nel nulla, in questa casa ci abita una bambina di 6 anni che mi viene a trovare ogni volta che sono li, me la vedo arrivare di corsa col suo cane che la precede sempre sorridente e serena, è una bambina molto intelligente, di solito non ho un buon rapporto con i bambini e sono spesso a disagio, ma lei ha qualcosa di diverso è come parlare con un adulto spensierato e senza filtri di nessun genere, parliamo di tutto mentre carico la legna, mi racconta del suo cane, dei suoi pesci nell'acquario, dei pappagalli, di quello che mangerà a pranzo di quello che le piace e di quello che non le piace e io le racconto delle mie tartarughe dei gatti delle galline e tante altre cose. La mamma spesso la controlla con la coda dell'occhio mentre stende i panni in terrazza e quando guardo verso di lei mi saluta con la mano e la chiama: "Martinaaaaaaa lascia stare Giulio che ha da fareeeeeeeeee". Io la saluto a mia volta con la mano e gli dico "non ti preoccupare mi fa compagniaaaaaaaaa" di solito quando ho finito di caricare o se devo fare qualche manovra pericolosa la riporto a casa, mi da la mano appena le dico "dai ti accompagno a casa che ho finito" e ci facciamo questi 30 metri a piedi con il cane che ci gira intorno come una trottola. Oggi ero parecchio nervoso e scazzato stavo facendo i conti delle pesate e la penna mi scriveva a tratti, così smadonnavo sbattendo la penna sul volante e non mi sono reso conto che Martina era lì a osservarmi, quando ho alzato gli occhi me la sono vista che mi fissava con aria preoccupa , e subito mi dice: sei arrabbiato oggi? E io gli dico, un po' non mi scrive manco la penna.... a queste parole è scattata via a casa, non gli ho dato peso e ho continuato a smadonnare con i miei conti, ma dopo 5 minuti rieccola qui con una penna, mi guarda, mi fa uno scarabocchio sul foglio e mi dice, te la regalo, questa scrive bene così non ti arrabbi più.
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Luna park
Lo odiavo. Non lo potevo soffrire. Mi tampinava. Mi mandava dei messaggi, peraltro molto discreti, in cui mi diceva: “sei bellissima, mi piaci da morire, vorrei poterti portare a cena fuori” e altre cose così. Proprio le parole che ogni donna adora sentire, quelle attenzioni che cerca. Per tutta la vita. Poi quell'atteggiamento spavaldo, quel sorriso beffardo, quel suo profumo invadente nelle mie narici. Come lo vedevo cercavo di evitarlo. Ma confesso che mi piaceva ricevere i suoi messaggi. Tantissimo.
E poi quell'aria spavalda, esagerata, sopra le righe: da guascone. Mi guardava sempre un po’ di traverso, come a farmi capire: "sarai mia. Tu non mi scappi, sai?" Dio se mi faceva incazzare! In genere il copione si ripete sempre uguale. Immutabile forse da secoli e io non sono sfuggita di certo: improvvisamente il blocco totale delle comunicazioni. Già da una settimana il mio telefono non riceveva più suoi messaggi. Ero un po’ sollevata ma anche un pizzico strana dentro, per questo suo mancarmi, come rumore di sottofondo della mia vita. Avevo una insoddisfazione di base. Lo cercavo con lo sguardo, al lavoro e facevo in modo di passargli vicino.
Spesso. Lui gelido fingeva di non vedermi proprio. Che cazzo di rabbia! Infine ieri dopo una decina di giorni di totale buio l'ho rivisto in piazza: era in atteggiamento decisamente affettuoso con quella sciacquetta, una poco di buono che gli sbava dietro da mesi. La conosco, quella puttanella. E so quanti ne accontenta. Ci sta riuscendo anche con lui la cagnetta, finalmente. Ma allora io gli devo parlare, lo devo avvisare subito… è urgente. Devo riavere i suoi pensieri tutti per me. Confesso che mi manca. Porca puttana… Si: mi sono scoperta improvvisamente gelosa di lui, interessata.
E ammetto a denti stretti che mi piace. Non so come fare. Forse lo amo già. Inaspettate ingombranti montagne russe del cuore improvvisamente si materializzano. Anche nella vita di una donna bellissima e corteggiata praticamente da tutti. Frecce arrivano e trafiggono i ventricoli. Sangue fuoriesce a fiotti. Assieme a un doloroso bisogno di quella determinata persona. L'amore non conosce ostacoli o pregiudizi. Arriva quando arriva e ti allaga l'anima di desiderio, sofferenza e gioia.
Quindi, il flusso di messaggi da ieri sera ha improvvisamente preso a invertirsi e lei scrivendogli, ogni dieci o quindici minuti e macerandosi dentro, nell'esprimersi ha iniziato a seguire la curva esponenziale del suo desiderio.
ciao: ma non mi scrivi? Come stai? forse non ti piaccio più? Non sono abbastanza bella per te?
ma… non è che magari hai finalmente trovato un'altra donna da amare? Mi dicevi che eri pazzo di me…
guarda che un invito a cena da te l'accetterei molto volentieri. Ti devo parlare urgentemente… E magari dopocena… chissà! :)
sai, ti stavo pensando… Molto… Dai: rispondimi, ti prego…
posso confessarti una cosa? Mi manchi un po’ e… forse mi piaci, addirittura. Magari non avrei dovuto dirla, questa cosa… Non sta bene…
perché non mi rispondi? Ma che t'ho fatto? Vuoi proprio che mi umili, che te lo dica? Bene allora: ti desidero, ti voglio. Ti amo. Ecco! Va bene?
adesso sono nuda nel letto e mi tocco pensandoti. Ti vorrei addosso e dentro. Ti mando un bacio pieno di torbida passione.
dai: incontriamoci quando vuoi, dove vuoi. Saprò farti godere da impazzire, vedrai. Scoprirai che sono solo io sono quella che fa per te.
te lo dico chiaramente: voglio succhiartelo, farti venire nella mia bocca. Poi mi girerò e potrai fare ciò che vuoi del mio culo e della mia fica. Le mie tette reclamano la tua bocca. Ti scongiuro rispondimi, chiamami… Amamiii…..
daiiiii...
ehi... ciao! Scusami cara, ma ho cambiato il telefono e sto recuperando tutto man mano. Ah, ah: sapevo che alla fine ti avrei avuto, scemotta! Sai che ti adoro. Mercoledì sera sei libera?
si, siiii! Sarò bellissima per te. Alle otto al chiosco dei giornali in piazza, va bene?
otto in punto. Un bacio alla tua passerina. Guarda che da te voglio tutto. E non mi piace indossare il preservativo. Prendi precauzioni, donna. :)
che scemo sei! Ti aspetterò. Ti voglio anche io. Tanto… Non ti deluderò, amore mio. Ciao.
Già pregusto il sapore della tua fica. Ciao.
RDA
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mio padre è in salone. mia mamma e mia sorella sono nelle rispettive camere. io sono in cucina.
sento una musichetta provenire dalla televisione in salone: è Twilight. ricordo le litigate che facevamo, io e le mie sorelle, con lui per guardarlo quando eravamo ragazzine (dato che lo detesta). alla fine, però, rinunciava e si sedeva con noi sul divano.
vedere ora che lo guarda da solo mi fa pensare che, nel suo inconscio, voglia rivivere quei momenti.
mi sa che adesso vado e mi siedo lì vicino a lui.
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30 BALENE SPIAGGIATE SONO STATE SALVATE DA MIGLIAIA DI VOLONTARI IN NUOVA ZELANDA
Oltre 30 balene pilota che si erano arenate su una spiaggia in Nuova Zelanda sono state riportate in salvo nell’oceano dopo che gli addetti alla conservazione e i residenti locali hanno lavorando per 3 giorni per rimetterle in acqua.
L’incidente è avvenuto sulla spiaggia di Ruakākā vicino alla città di Whangārei nell’isola settentrionale della Nuova Zelanda, un luogo di spiaggiamento particolarmente comune per le balene pilota. Gli agenti del Dipartimento per la conservazione hanno dato l’allarme, chiedendo alla popolazione locale di collaborare in modo da avere tante braccia per spostare i grandi animali in tempo, prima che morissero. Più di mille volontari e professionisti sono accorsi e si sono messi al lavoro sulla spiaggia, organizzandosi per salvare i cetacei, riportandoli in mare su dei teli trainati a mano e dalle barche.
Gli sforzi di salvataggio hanno permesso a quasi tutti i globicefali di sopravvivere. La popolazione indigena locale ha celebrato questo salvataggio con una cerimonia di ringraziamento Māori, per onorare gli spiriti dei grandi animali che per queste tribù rappresentano un tesoro culturale sacro e il simbolo della forza. “È incredibile vedere la genuina cura e compassione che le persone hanno dimostrato verso questi magnifici animali”, ha affermato Joel Lauterbach, portavoce del Department of Conservation. “Questa risposta dimostra il profondo legame che tutti condividiamo con il nostro ambiente marino”.
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Fonte: Department of conservation; CBS News; immagine di Docent Joyce
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"Dipendenza" da "dipendere" "pendere-da" (Trarre origine, derivare, provenire)
Subito ci viene in mente una sostanza, una droga, una sigaretta o l'alcool, ma esistono anche dipendenze emotive e sentimentali.
Gli effetti sono gli stessi, quell'irrefrenabile bisogno di soddisfare noi stessi con quella sostanza, quella sigaretta, quella persona, quell'abbraccio, quel bacio.
Quel senso di vuoto e smarrimento quando ne vieni privato.
Troncare subito e definitivamente ci fa star male in maniera insopportabile.
La cosiddetta crisi d'astinenza
La soluzione è avere sempre vicino ciò che ci crea dipendenza, e decidere comunque di non usufruirne.
Quando ho smesso di fumare ho lasciato in ogni dove per tanto tempo svariati pacchetti di sigarette, sul cruscotto della macchina, in casa, a lavoro.
Li avevo sempre a portata di mano, ma non ho più acceso una sigaretta. Poco dopo ho aperto questo blog per riempire quel vuoto, ecco svelato il perché di "Smokingago" metà del mio cognome legato al fumatore.
Ma non si può certo paragonare una Marlboro o un bicchiere di whisky a una persona, un'anima non è un oggetto, averla vicino e resistere al desiderio di baciarla, abbracciarla, accarezzarla richiede uno sforzo disumano.
Vederla splendere, sorridente, mentre ti guarda dritto negli occhi ... impossibile ignorarla.
Ma proprio perché non si tratta di un oggetto possiamo sentirci appagati soltanto nell'accorgerci che questa persona sta bene, anche senza di noi, perché può anche essere la nostra dipendenza, ma non necessariamente noi dobbiamo essere la sua.
Ci si abitua prima o poi, certo con dolore, ma ci si abitua.
Ci sentiamo fieri di noi stessi per quanta forza di volontà ci abbiamo messo, per come sappiamo controllarci.
Cit. Smokingago
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Mentre gli stranieri osannano questo paese manco fosse il paradiso in terra, spesso i giapponesi lo fanno peggio di quello che realmente è.
Ora, forse sono io che sono esagerata, ma tra un paese dove parlare di stupro, femmicidi, palpate ecc è una cosa all'ordine del giorno, mi spiegate il "PERICOLO" di un pervertito che potrebbe farmi la foto alle mutande mentre sono sulle scale mobili o mentre sto facendo pipì al bagno?
Forse sono io quella strana, ma finché uno è pervertito, ma mi guarda sbavando da lontano o anche parlandomi da vicino senza toccarmi o forzarmi, sti grandi cazzi, per me non è un pericolo e può anche fotografare le mie mutande quante volte vuole.
Invece qui la considerando una cosa gravissima, schifosissima (e lo è, per carità di Dio) e soprattutto PERICOLOSA.
Io l'unica cosa di cui ho paura dell'uomo europeo e che con la forza mi costringa a fare quello che vuole lui, anche se da sobria. Mi fa paura perché non riuscirei a contrastarlo nemmeno con la forza.
Invece questi mi sembrano così pappamolle che, uno, se usassero la forza, credo di averne abbastanza per fargli più male di quanto ne farebbero a me e, due, non credo avrebbero le palle di toccare una che non è strafatta di alcol.
I giapponesi vivono in una bolla in cui il pericolo è sovradimensionato a livelli assurdi. Ed è per questa ragione che sono totalmente scemi e senza cervello: sono come dei bimbi straviziati.
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“Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual è lo scopo della lettura?”
Fu questa la domanda che un allievo una volta fece al suo Maestro.
Il Maestro in quel momento non rispose. Dopo qualche giorno, però, mentre lui e il giovane allievo se ne stavano seduti vicino ad un fiume, egli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell’acqua usando un vecchio setaccio tutto sporco che era lì in terra.
L’allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica.
Tuttavia, non poteva contraddire il proprio Maestro e, preso il setaccio, iniziò a compiere questo assurdo compito. Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume per tirarne su dell’acqua da portare al suo Maestro, non riusciva a fare nemmeno un passo verso di lui che già nel setaccio non ne rimaneva neanche una goccia.
Provò e riprovò decine di volte ma, per quanto cercasse di correre più veloce dalla riva fino al proprio Maestro, l’acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto.
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito”
“No – rispose il vecchio sorridendo – tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L’acqua, filtrando dai suoi buchi lo ha ripulito”
“Quando leggi dei libri – continuò il vecchio Maestro – tu sei come il setaccio ed essi sono come l’acqua del fiume”
“Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l’acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata".
Questo è lo scopo della lettura”....
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- “Cosa vuol dire addomesticare?” disse il principe.
- “È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare legami” disse la Volpe.
- “Creare dei legami?”
- “Certo” disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altra. Tu sarai per me unico al mondo, io sarò per te unica al mondo.
- “Comincio a capire”, disse il piccolo principe.
- “E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano.”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
- “Per favore... addomesticami”, disse.
- “Che cosa bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
- “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino.”
(Antoine de Saint-Excupéry, Il piccolo Principe)
Buonanotte⭐️
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Si sono incrociati come estranei, senza un gesto o una parola, lei diretta al negozio, lui alla sua auto. Forse smarriti o distratti o immemori di essersi, per un breve attimo, amati per sempre. D'altronde nessuna garanzia che fossero loro. Sì, forse, da lontano, ma da vicino nient'affatto. Li ho visti dalla finestra e chi guarda dall'alto sbaglia più facilmente. Lei è sparita dietro la porta a vetri, lui si è messo al volante ed è partito in fretta. Cioè, come se nulla fosse accaduto, anche se è accaduto. E io, solo per un istante certa di quel che ho visto, cerco di persuadere Voi, Lettori, con qualche verso occasionale, quanto triste è stato.
Wislawa Szymborska
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La giovane mamma mia vicina di casa
Ogni giorno ormai non ho altro pensiero in testa che rivederti. Vivi con tuo marito da quando vi siete sposati, un anno e mezzo circa, nell'appartamento vicino al mio. La notte vi ascolto sempre, mentre vi amate. Dall'altra parte del sottilissimo muro che divide la vostra camera da letto dalla mia mi arrivano dei mugugni indistinti ma inequivocabili. Immagino le vostre frasi sommesse e adoro in modo assoluto sentire quando venite, visto che le nostre teste sono comunque a forse meno di un metro di distanza. Meglio di qualsiasi film o racconto. Ho sempre sospettato che malgrado la tua aria educata, composta e molto discreta, tu fossi un vero vulcano di femminilità e sensualità. Infatti, un giorno qualsiasi di due mesi fa, in tarda mattinata hai suonato a casa mia e hai chiesto aiuto in lacrime. Io lavoro a turni e alle sette e un quarto avevo smontato dalla notte. Era circa l'una e sebbene fossi ancora rincoglionito dalle sole quattro ore di sonno fatte, t'ho chiesto immediatamente e preoccupato cosa ti fosse successo.
M'hai detto, un po’ rossa in viso e imbarazzata, che il tuo seno generava una enorme quantità di latte ma che il tuo piccolo, all’epoca nato da sole due settimane, ne beveva solo una parte e poi s'addormentava. Poi, che secondo il pediatra e le sue stime, il nutrimento era comunque momentaneamente sufficiente per lui, ma non avresti mai voluto che il latte smettesse di scendere, per questo suo scarso stimolare le tue ghiandole mammarie. Avevate quindi comperato un tiralatte per prendere tutto il latte rimanente nel tuo seno dopo la magra poppata, ma non riuscivi a usarlo in modo appropriato: ti scappava sempre, non riuscivi a farlo funzionare correttamente perché è un aggeggio di difficile gestione. E che il tiraggio va effettuato meglio se entro un’ora dalla poppata. Quindi era proprio necessario farlo in quel momento. A tuo marito avevi detto che conoscevi l’aggeggio, “che ci vuole, è una passeggiata” e poi non volevi fargli vedere che non eri riuscita a farcela. Ti seccava molto.
“Mi aiuti, per favore? Scusami se ti disturbo a quest’ora, Marco: forse stavi pranzando…”
��Guarda, non stavo pranzando: tranquilla. E comunque, Federica, per te e il tuo bambino lo sai: qualsiasi cosa… se riusciremo, mi basterà uno dei tuoi dolcissimi sorrisi…”
Sei diventata ancor più rossa, hai abbassato gli occhi e... hai sorriso! Dio, quant’eri sexy, con le spalle completamente nude. Stupenda ninfa, dea dell’amore.
Siamo quindi entrati in casa tua. Ci sarebbe mancato che non avessi voluto aiutarti! Tu, bellissima come solo una ragazza di ventitré anni può essere, avevi indosso solo un comodo e casalingo prendisole di cotone leggero arancione a fiorellini, che lasciava scoperta tutta la parte superiore del corpo al disopra delle areole.
Visione meravigliosa, per me che ero un maschio a digiuno di una femmina da tempo. Eri stupenda soprattutto se vista in controluce. Si delineava la silhouette perfetta e sensuale del tuo corpo sottile, malgrado il parto recente. Un vero sogno erotico. Cercavo di non pensarci. Ritrovati un minimo di dignità e un comportamento appena serio, da buon vicino e presa la necessaria confidenza con l'attrezzo, t’ho chiesto il permesso e t’ho sceso un po’ il bordo dell'abitino sul lato sinistro. Ho applicato il tiralatte al capezzolo del tuo seno sinistro. Con un po’ di buona volontà e qualche tentativo ripetuto, infine l'abbiamo fatto lavorare a dovere e abbiamo iniziato finalmente a riempire delle bottigliette da mettere in frigo.
Finito col seno sinistro, siamo passati a quello destro. Allora tu, visto che la cosa funzionava bene, ti sei finalmente calmata e abbiamo preso anche a chiacchierare in assoluto relax. Ci conosciamo, oramai: io sono un quarantacinquenne ben tenuto. Separato da qualche anno. Mia moglie è andata via portando con sé nostra figlia adolescente. Tuo marito invece ha una trentina d’anni, fa il rappresentante di commercio e spesso resta fuori per lavoro anche due o tre giorni. Intanto, verso la fine del tiraggio effettuato sul seno destro, mentre stavo finendo di riempire la bottiglietta, ho visto che dal seno sinistro, lasciato ancora scoperto a esclusivo beneficio dei miei occhi, ne ero certo e anche per una comprensibile tua civettuola voglia di donna di farti ammirare, scendeva ancora del latte. Infatti senza le coppe di protezione, colando t’aveva macchiato un po’ la stoffa del prendisole.
Visto che avevo il viso vicinissimo al tuo petto, m'è venuto spontaneo scherzare con te e dirti sorridendo che mi sarebbe piaciuto assaggiare quel ben di Dio, per non farlo andare sprecato e anche per pulirti. Tu m'hai detto ridendo: “ma che dici, scemo…” però mi guardavi fisso negli occhi e ormai mi carezzavi già teneramente la testa. Ho azzardato - o la va o la spacca - e sono sceso rapidamente sul seno sinistro. Ho dapprima dato una leccata rapida, guardandoti e aspettando magari un ceffone. Tu invece eri in estasi, a occhi chiusi. M'hai solo detto con un fil di voce ma stringendomi a te: “ma che fai, no… non farlo, smetti…” allora deciso, per l'evidente desiderio che provavi, ho incollato le mie labbra a quel capezzolo gocciolante e gonfio. Quindi con trasporto ho iniziato a succhiare, tirando forte. Era un nostro momento di assoluta comunione e il latte era buonissimo!
Ma la cosa sorprendente è stata la tua reazione. Con voce dal tono basso, calda, piena d'amore e passione, mentre ti succhiavo mi hai detto solo: “no… caro, caro…confesso che mi attrai, ma non dobbiamo… non possiamo fare questo, io e te… a mio marito, poi… nooo…” intanto mi tenevi la testa ben premuta contro di te. Ti sentivo mentre gemevi a occhi socchiusi. Piangevi calde lacrime, forse per un pizzico di rimorso, ma intanto godevi: mi era evidentissimo. E mi stringevi forte al tuo petto: mi allattavi letteralmente e io a momenti soffocavo! Mentre succhiavo ingoiavo e leccavo tutta quella grazia di Dio, t'ho infilato pian piano una mano sotto il prendisole: non me l'hai bloccata. Ho proseguito fino ad arrivare alla tua fica di giovane sposa e ho sentito chiaramente che era già completamente bagnata. Un paradiso di moglie.
Sotto il prendisole infatti non avevi nulla: neppure gli slip! Una macchina per il puro piacere, questo eri. Una giovane mamma desiderosa solo del godimento sessuale, pretendendolo in quel momento da me in qualsiasi modo. Questa cosa m'ha fatto ingrifare come un toro. Senza più alcun ritegno ormai, hai allargato le gambe e scendendo un po’ più sulla poltrona hai fatto entrare nella tua passera ben dilatata tutta la mia mano con le dita chiuse senza alcun problema o dolore. Pazzo di te, ti baciavo il collo, le spalle e il petto, leccandoti i capezzoli e ovunque potessi arrivare con la bocca per assaporarti, per gustare egoisticamente e appieno una femmina giovane, di gran classe. Un inaspettato dono del cielo solo per me. Leccavo e godevo della tua pelle profumata. Mordicchiavo i lobi delle tue belle orecchie e infine, massima conquista tra noi, ti baciavo la bocca, infilandovi la mia lingua e giocando con te nel modo più intimo possibile, tra un uomo e una donna.
Ti stimolavo, muovendo la mano totalmente immersa nella tua fica, facendole fare continuamente e rapidamente avanti e indietro. Ti dicevo parole oscene, ti chiamavo “troia, grande puttana, femmina vogliosa solo di cazzo”. Tu, solo un po’ arrossita e accaldata, mi sorridevi irresistibile. Gemevi roca, sussurrandomi all'orecchio dei tenerissimi: “si dai, siiii… ancora, fallo ancora… entra di più dentro di me… dimmelo ancora… e poi dammi il tuo cazzo… ora lo voglio proprio. Ne ho bisogno!“ Così, mentre il pupo dormiva sereno dopo aver bevuto, in un solo colpo ho sfilato la mia mano, t'ho tolto l'abitino tirandotelo su dalle spalle. Tu eri ancora seduta, ma ti sei sollevata quel tanto che bastava per farlo scivolar via e m'hai detto: “oh, caro, caro… succhia ancora un po’ dal seno e poi bevi dalla mia fica. Adesso sto producendo il mio liquore di donna. Lo sto facendo solo per te. Leccamela, lo voglio tanto.”
Ho eseguito alla lettera. Dapprima onorando il seno sinistro, poi il destro. Leccandoti al centro del tuo corpo nudo senza fermarmi sono sceso piano a baciarti a lungo la fica: la tua pelle sapeva di buono, di pulito. Ho leccato a lungo e per la prima volta anche il tuo ano. Fino a qualche ora prima, mai avrei immaginato che la mia lingua avrebbe potuto godere di tanto privilegio. Oh, il tuo ano: meraviglioso protagonista dei nostri giochi, ormai. A un certo punto proprio non ho resistito più. T'ho tirata a me sul bordo poltrona e ho infilato il mio cazzo già durissimo dentro di te con veemenza: erano molti mesi che non scopavo. E poi poter fottere una sposina, una mamma giovanissima, non capita tutti i giorni. T'ho detto che stavo per venire e tu m'hai dato il via libera, perché da dopo il parto avevi rimesso la spirale.
Volevi moltissimo che sborrassi dentro di te. E a lungo. Me l’hai chiesto esplicitamente: “sborra a lungo quanto ti pare dentro di me.” Quella prima volta t'ho fatta venire ben tre volte prima di riempirti col mio seme mentre ti baciavo le labbra teneramente. Mi ero completamente innamorato, ero ormai cotto di te; non c’è da scherzare con queste cose. Le tue labbra sapevano di miele puro. Mi hai confessato che da quando hai partorito, il tuo desiderio sessuale è inspiegabilmente aumentato a dismisura. Che obblighi tuo marito a scoparti a lungo al mattino presto prima di andare al lavoro, poi appena torna a casa la sera e infine di notte, se ti svegli con una grande voglia di essere amata, posseduta.
E poi mi hai detto piangendo e mordendoti le deliziose labbra, che quando lui sta via due o tre giorni, per te la mancanza del sesso con lui è un problema anche serio. Mi hai chiesto se sarei stato disposto ad aiutarti, con la massima discrezione, ovviamente. Cara: sei un tesoro di mammina e la vicina più dolce che abbia mai avuto! Ormai scopiamo con regolarità, Almeno una volta nel mezzo della settimana, quando lui è di sicuro lontano da casa almeno cento chilometri o per i soliti due-tre giorni di seguito. Mi allatti sempre ed è una cosa che mi piace da morire, un tuo vezzo dolcissimo per me. Poi mi accogli in culo senza lamentarti o in bocca con gran gioia. Quando vengo mi ingoi che è un vero piacere. Ti chiedo: “la vuoi la mia sborra?” E tu, staccandoti un attimo rispondi: “si… fammene bere tanta!” Non penso di aver mai prodotto tanto seme come da quando ti conosco.
In queste poche settimane penso di aver sborrato più di quanto abbia mai fatto in undici anni di matrimonio. Ci si aiuta a vicenda, quindi. Se posso, quando sono libero dal lavoro ti reggo il bambino mentre esci per la spesa o magari per distrarti un attimo. In compenso, tu a volte mi prepari deliziosi manicaretti. Con tuo marito siamo sempre grandi amici, ovviamente. Adoro vedervi la domenica mattina andare in chiesa: tu rilassata, soddisfatta e vestita in modo molto castigato. Lui felice, col bimbo in carrozzina e la donna più onesta, pura e fedele del mondo al suo braccio. Farebbe di tutto per te, difenderebbe il tuo onore da chiunque osasse mancarti di rispetto o solo pensare a toccarti. Vi adoro! Quando si dice avere rapporti di buon vicinato!
RDA
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Ti svelo un segreto: se parli da solo, non sei un pazzo sei un grande. Se mentre cammini cerchi il suono della tua voce che pronuncia un nome che non sentivi da tempo o una parola che ami per il modo in cui vibra nell’aria significa che ti stai cercando.
Se ogni mattina accarezzi una ad una le tue paure fai due chiacchiere coi tuoi sogni e dai il buongiorno alla tua felicità vuol dire che ti vuoi accanto.
E se impari a chiacchierare con quel mostro che a volte chiami ansia che a volte chiami panico con la stessa dolcezza che avresti per un amico che ti guarda e urla "ho paura!" scoprirai che nessuno ti conosce così bene che nessuno ti è mai stato così vicino.
Perché impari a dirti "hei, ci sono, tranquillo" e a regolare il battito del cuore e quello dei pensieri a chiederti "come stai?" e a risponderti la verità perché scavare a mani nude nel buio è bello, anche se fa un po’ male anche se l’anima ogni tanto trabocca come un bicchiere che riempi troppo.
Così, parola dopo parola costruisci un piccolo rifugio un castello di aria e di voce una casa che ti porti addosso come un abbraccio che non finisce mai e il mondo fuori può anche stare lì a guardare da lontano, perché tu sei già tutto ciò, di cui hai bisogno.
E in quell’angolo tutto tuo dove non sei mai stato così vero scopri che parlarsi da soli è un gioco sacro e che basta una frase detta bene per tenerti la mano e camminare dritto in equilibrio su quella fune impazzita che è la vita.
- Andrew Faber
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Ti svelo un segreto:
se parli da solo, non sei un pazzo
sei un grande.
Se mentre cammini
cerchi il suono della tua voce
che pronuncia un nome
che non sentivi da tempo
o una parola che ami
per il modo in cui vibra nell’aria
significa che ti stai cercando.
Se ogni mattina
accarezzi una ad una
le tue paure
fai due chiacchiere coi tuoi sogni
e dai il buongiorno
alla tua felicità
vuol dire che ti vuoi accanto.
E se impari a chiacchierare
con quel mostro
che a volte chiami ansia
che a volte chiami panico
con la stessa dolcezza
che avresti per un amico
che ti guarda e urla “ho paura!”
scoprirai che nessuno
ti conosce così bene
che nessuno
ti è mai stato così vicino.
Perché impari a dirti “hei, ci sono, tranquillo”
e a regolare il battito del cuore
e quello dei pensieri
a chiederti “come stai?”
e a risponderti la verità
perché scavare a mani nude nel buio
è bello, anche se fa un po’ male
anche se l’anima ogni tanto trabocca
come un bicchiere che riempi troppo.
Così, parola dopo parola
costruisci un piccolo rifugio
un castello di aria e di voce
una casa che ti porti addosso
come un abbraccio che non finisce mai
e il mondo fuori può anche stare lì
a guardare da lontano, perché tu
sei già tutto ciò, di cui hai bisogno.
E in quell’angolo tutto tuo
dove non sei mai stato così vero
scopri che parlarsi da soli
è un gioco sacro
e che basta una frase detta bene
per tenerti la mano
e camminare dritto
in equilibrio
su quella fune impazzita
che è la vita.
Andrew Faber
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IL DESERTO DEL SAHARA STA GRADUALMENTE DIVENTANDO PIÙ VERDE
Il deserto del Sahara, notoriamente uno dei luoghi più aridi del mondo, sta vedendo un avanzamento della vegetazione e uno spostamento dei confini della sua zona più secca.
Il particolare fenomeno rilevato dai satelliti è caratterizzato da un aumento delle precipitazioni provocate dall’incontro dell’aria umida e tropicale proveniente dal vicino all’equatore con quella calda e secca proveniente dalla parte settentrionale del continente africano. Il fulcro di questo moto temporalesco, noto come zona di convergenza intertropicale, si sposta a nord dell’equatore nei mesi estivi dell’emisfero settentrionale e scende a sud dell’equatore durante i mesi caldi dell’emisfero meridionale. Negli ultimi anni e in particolare dal luglio dell’ultimo anno, questa zona si è spostata più a nord del solito, provocando forti precipitazioni nel Sahara meridionale, comprese parti del Niger, del Ciad, del Sudan e più a nord fino alla Libia. La conseguenza è che queste zone del deserto sono diventate da due a sei volte più umide di quanto sono normalmente.
Secondi i meteorologi, questo fenomeno non è passeggero ma il frutto di un cambiamento di lungo termine che sta modificando l’area. “La zona di convergenza intertropicale, che è la ragione del rinverdimento (dell’Africa), si sposta più a nord man mano che il mondo diventa più caldo”, spiega Karsten Haustein, ricercatore presso l’Università di Lipsia in Germania. Uno studio pubblicato su Nature ha scoperto che spostamenti più a nord in questa zona potrebbero verificarsi più frequentemente nei prossimi due decenni come conseguenza del riscaldamento ritardato della superficie e al ridotto assorbimento di calore dell’Oceano.
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Fonte: NASA; Nature; CNN; Mathew Barlow; immagine di Pxhere
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