#Giorgio Profili
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Il World Economic Forum lo ha detto chiaramente:
"Non POSSIEDERAI nulla e SARAI felice".
Bisogna quantomeno dargli atto dell'onestà intellettuale; non hanno detto infatti:
"Non POSSIEDEREMO nulla e SAREMO felici".
Per apprezzare fino in fondo lo straordinario pezzo che segue consiglio di tenere bene a mente due ambienti: da un lato le meravigliose case degli anziani di paese, che straripano di oggetti, foto di famiglia, ninnoli e cianfrusaglie; dall'altro le asettiche residenze minimali che tanto vanno di moda oggi, che somigliano più a Bed&Breakfast che ad abitazioni e che straripano di tecnologia ma sono prive di qualsiasi riferimento al passato o alla storia della famiglia.
Quando tutta la memoria sarà digitale, bastera un click per cancellare il passato e riscrivere la storia a piacimento.
Giorgio Bianchi
TUTTA COLPA DI FIGHT CLUB.
Di Lorenzo Vitelli.
La musica su Spotify. I film su Netflix. I documenti su Cloud. I libri su Kindle. L’enciclopedia su Wikipedia. Le foto su Instagram. Il lavoro su Drive. Il cibo su Glovo. Siamo nullatenenti. Affittuari di esperienze. E se vi dicessimo che la colpa è di Fight Club, un’apologia del post-capitalismo?
Fight Club, il film diretto da David Fincher e tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, ha segnato profondamente l’immaginario dei Millennials, la generazione che comprende i nati tra i primi anni Ottanta e la metà degli anni Novanta. Interpretato dal riuscito binomio Norton-Pitt, il primo un impiegato mediocre, frustrato e insonne, e il secondo (in verità il suo doppelgänger) un carismatico e imprevedibile giovane kerouachiano a capo di un’organizzazione eco-terrorista, questo lungometraggio è uscito nelle sale statunitensi nel 1999, sul finire del secolo, quando qualcuno credeva che la storia fosse giunta al termine. Negli anni si è affermato come un vero e proprio cult movie, un contenitore simbolico da cui i Millennials hanno attinto citazioni e riferimenti anti-capitalisti, pose e stili di vita, poster e magliette, tanto che taluni hanno eletto il film a manifesto generazionale. Affresco schizofrenico della società tardocapitalistica il film offre una critica ridondante e fuori tempo massimo alla società dei consumi.
Si tratta di una critica all’americana della società americana, un’esplicita condanna all’accumulazione di oggetti, alla mercificazione del mondo, alla corsa ai consumi emulativi che caratterizza la classe media, in particolare i colletti bianchi, le masse impiegatizie e salariate incastrate nella gabbia trigonometrica casa-starbucks-ufficio e ritorno. A questa vita si contrappone il fight club, zona franca dell’escapismo selvaggio all’interno della metropoli. Un luogo dove si combatte a mani nude, senza regole, e che permette ai suoi adepti, quelli che si sono risvegliati dall’american dream – un risveglio che assomiglia all’effetto della red-pill di Matrix (film uscito nello stesso anno) – di riscoprire la cattività del loro essere interiore attraverso una violenza che diventa ricreativa e terapeutica, violenza redentrice che desta l’individuo dalla sua disforia esistenziale, rendendogli evidente l’asimmetria tra ciò che crede di essere e ciò che realmente è. In modo superficialmente nietzschiano, il film trasmette messaggi di questo tipo: “Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo!”. Stampata sulle magliette, tatuata sugli avambracci, utilizzata per citazioni fuori luogo sui propri profili Facebook è una frase che per assurdo oggi suona come un claim pubblicitario: “le cose che possiedi alla fine ti possiedono”. Una lezione, questa, che noi Millennial a quanto pare abbiamo introiettato alla perfezione, finendo poi per vederci costretti a metterla in pratica. Infatti non siamo più posseduti dalle cose che possediamo, perché non le possediamo più! Macchine, case, vestiti di marca, conti in banca in positivo sono prerogative che la nostra generazione non contempla. Nullatenenti, al massimo possiamo affittare esperienze: ascoltiamo musica e vediamo film in streaming, leggiamo libri su supporti virtuali, non acquistiamo più riviste né giornali, abitiamo case dormitorio per tempi sempre più ridotti, guidiamo macchine non nostre, lo smartworking ci ha privato persino di un ufficio in cui lavorare stabilmente. Le città testimoniano di questo mutamento: niente più negozi di dischi, biblioteche, cinema, teatri, niente più uffici e forse, a breve, neanche più scuole. Pur rimanendo professionalmente frustrati come il protagonista, stavolta non per colpa della vita impiegatizia ma della precarietà, ci atteggiamo a Tayler Durden quando accediamo al nostro fight club customizzato inserendo un nome utente e una password su una qualsiasi piattaforma digitale, dove non ci sono più oggetti a possederci (ma i contenuti cattura-attenzione prodotti da un algoritmo).
Fight Club perciò ci ha venduto come una forma ribellistica di liberazione dalla merce, l’esproprio che in realtà il post-capitalismo stava già mettendo in atto con il nostro tacito assenso. Interiorizzata tra i Millennials l’idea secondo cui “i beni che possiedi alla fine ti possiedono”, la nostra generazione si è rivelata un parterre perfetto, ideologicamente e antropologicamente restio all’accumulazione di oggetti, alla stabilità e alla vita borghese, a cui si potevano disinvoltamente vendere i nuovi prodotti fatti di byte, la cui immaterialità assicurava di non partecipare alla società dei consumi (come la si conosceva prima dell’avvento di internet), lasciando accedere i suoi membri al nascente mercato digitale privi di sensi di colpa ma con spirito da pionieri anti-sistema. Fight Club ha raccontato implicitamente un passaggio di consegne da un’architettura capitalistica a un’altra: il vecchio mondo fordista e industrializzato muore – come nell’epilogo del film in cui esplode la città – ma perché nulla cambi davvero. Fincher e Palahniuk hanno fornito ai Millennials un libretto di istruzioni per farla finita con il vecchio capitalismo dell’accumulazione, e una cartina per orientarsi nella geografia del nuovo mondo, hanno dato vita a una delle più riuscite apologie della società post-capitalista, insospettabilmente complice dello stile di vita anti-materico che nel frattempo la Apple aveva cominciato a pubblicizzare con il suo design buddhista e il suo comunismo light dello sharing. La Apple era già promotrice dell’abolizione degli oggetti, delle case vuote e minimaliste, di un certo nomadismo esistenziale, delle vite precarie ma customizzate. Come dice Ian Svenonius in Censura subito!!!: “Apple sprona alacremente la popolazione a liberarsi dei propri beni. La musica? Salvatela sul Cloud. I libri? Sul Cloud. I film, le riviste, i giornali, e la televisione devono essere tutti stoccati nell’etere, non per terra o in un armadio. È come vivere in un monastero modernista il cui culto è la Apple stessa”. E aggiunge: “Apple ha operato un rovesciamento del mondo che ha trasformato il possesso materiale in un simbolo di povertà, e l’assenza di beni in un indice di ricchezza e potere”.
Siamo dei nullatenenti, in definitiva, e ce ne vantiamo. Le cose intorno a noi stanno scomparendo. L’accumulazione di oggetti è diventata una pratica volgare e retrograda nonostante gli oggetti raccontino una storia, costellino i nostri ricordi. Gli oggetti erano, come dice sempre Svenonius, “dei ricettacoli di conoscenza, avevano un senso, erano totem di significato”, custodivano un sapere tramandato rispetto a quello sempre rinnovato, in costante aggiornamento virtuale, che troviamo online. Il fenomeno vintage testimonia la nostalgia per gli scaffali pieni di libri polverosi, i dischi accatastati, le videoteche e le dispense piene. Ma si tratta proprio di una posa in voga tra pochi privilegiati che conferma la tendenza della società a liberarsi degli oggetti, o comunque a dargli un’importanza sempre minore, a favore invece dell’esperienza connessa all’acquisto. Alla proprietà di qualcosa infatti, si preferisce fare l’esperienza di qualcosa: questo è diventato un mantra ormai banale tra gli startupper e gli esperti di marketing di tutto il mondo. La gente vuole fare cose, vuole condividere momenti, avventure, sensazioni, peripezie. È una rincorsa al consumo emulativo di attività esperienziali da rilanciare sui propri profili social. Siamo ancora la canticchiante e danzante merda del mondo, ma adesso non abbiamo neanche più degli oggetti dietro cui nasconderci. Vogliamo farlo sapere a tutti.
https://www.lintellettualedissidente.it/inattuali/tutta-colpa-di-fight-club/?fbclid=IwAR0x5vl4FC8oEg9lZV1UVoGoMc1CggtL7E-9IPBmDFksI_o1rASrFNUTA-4
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Quando il falso diventa vero
Mi è stato detto che su Facebook figurano uno o più profili a mio nome e con la mia fotografia, sui quali vengono pubblicati testi e fotografie e scambiate – anche se non so bene cosa significhi – amicizie. Questi profili sono falsi e io non ne sono in alcun modo responsabile.
Sono parte anch’essi a loro modo del tentativo ormai in corso da tempo, ma che si è accelerato senza limiti negli ultimi tre anni, di cambiare lo statuto del vero e del falso nei rapporti fra gli uomini. Anche in questo caso, tuttavia, la contraddizione fra il progetto consapevole e i suoi risultati mostra che chi crede oggi di governare il mondo non sa più che cosa sta facendo. Come abbiamo già avuto modo di suggerire in questa rubrica, se la sostituzione del falso al vero diventa integrale, chi mente non sa più di mentire e verità e menzogna, buona fede e mala fede si confondono nella sua mente fino a diventare indiscernibili. Ciò significa che la menzogna sfugge al suo controllo e può ritorcersi innanzitutto contro di lui, costringendolo ad agire contro i suoi stessi interessi fino a portarlo eventualmente all’autodistruzione. Non è certamente facile capire in che modo sia possibile comunicare fra uomini che non sono più in grado di discernere il vero dal falso. Dobbiamo, tuttavia, senza farci illusioni, ostinatamente provarci.
13 ottobre 2023
Giorgio Agamben
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«Felice colui che ha fatto un bel viaggio» scrisse, qualche secolo fa, un poeta francese, che con tutta probabilità se ne era rimasto a casa a leggere Tito Livio. In verità, chi ha fatto un «bel viaggio» è, a mia esperienza, un uomo immalinconito e avvilito. Eccomi: sono tornato da uno dei viaggi più eccitanti della mia vita, e sono malinconioso e tetro. Colui che ha viaggiato assiste, impotente, alla trasformazione delle immagini concrete e tangibili in ricordi, fantasmi, profili di fumo. I ricordi si mescolano, ne emerge qualcosa di grande, di intangibile, di lontano. Il ritorno a casa ci avverte che, dovunque siamo, noi siamo «lontano». Le immagini cariche di verità, di una vitalità densa e cupa, sono sempre altrove.
Giorgio Manganelli
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Giorno della Memoria: Mazzeo a Pisa per raccontare ai giovani le storie dei 'Giusti toscani'
Giorno della Memoria: Mazzeo a Pisa per raccontare ai giovani le storie dei 'Giusti toscani' Ricordare i Giusti tra le Nazioni, eroi silenziosi dell'umanità, che hanno rischiato la propria vita per salvare gli ebrei dalla morte e dalla deportazione in uno dei momenti più bui della storia. E' stato questo il senso dell'incontro che si è svolto questa mattina (sabato 27 gennaio) rivolto agli studenti delle classi quinte del liceo Buonarroti di Pisa, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, a cui ha partecipato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. Con lui il dirigente scolastico Alessio Salerni, dirigente scolastico del liceo, e Alfredo De Girolamo, autore del libro "Chi salva una vita. In memoria dei Giusti toscani" (Edizioni dell'Assemblea). Ha moderato Guglielmo Vezzosi, responsabile delle iniziative speciali de 'La Nazione'. Il quotidiano ha realizzato, in collaborazione con la Presidenza del consiglio della Regione Toscana, un inserto speciale di 32 pagine per raccontare, attraverso testi storici e schede scritte dallo stesso De Girolamo, le storie e i profili dei toscani proclamati Giusti tra le Nazioni. Quella dei "Giusti" è una onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem. Sono 28mila nel mondo, 800 in Italia e 162 i toscani. Tra loro anche il pisano Giorgio Nissim e il campione di ciclismo Gino Bartali, che nascondeva nella canna della sua bicicletta i documenti falsi per gli ebrei. "Quest'anno abbiamo deciso di dedicare il Giorno della memoria ai Giusti tra le Nazioni, persone che hanno avuto il coraggio di mettere in gioco la propria vita per salvare quella degli altri – ha spiegato il presidente Mazzeo - . Il messaggio che ho voluto trasmettere alle ragazze e ai ragazzi è di non essere mai indifferenti, di scegliere sempre di stare dalla parte giusta della storia, proprio come fecero i Giusti, perché la libertà che oggi abbiamo è come un fiore che va innaffiato giorno dopo giorno e loro avranno un ruolo fondamentale, quello di lasciarci un mondo migliore". "Oggi le donne e gli uomini che hanno vissuto le barbarie del nazifascismo purtroppo sono sempre meno – ha continuato Mazzeo – ed è dunque necessario che ci sia un passaggio di testimone. Spetta alle ragazze e ai ragazzi diventare amplificatori di memoria, raccontare e far comprendere che quello che è accaduto ha segnato il nostro tempo e ci ha resi tutti più fragili. Occorre ripartire da lì e fare in modo che non accada mai più". L'incontro si è svolto a Pisa anche per ricordare la firma delle leggi razziali, avvenuta a San Rossore nel 1938. Molti e stimolanti gli interventi delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato all'iniziativa. "Quella di oggi per noi non è soltanto una celebrazione, ma una riflessione sul presente – ha detto il dirigente scolastico Alessio Salerni -. Assistiamo quotidianamente ad atti che si richiamano a regimi che furono responsabili della Shoah. Dobbiamo far riflettere gli studenti e dare loro gli strumenti affinché possano avere una coscienza politica e civica, che li guiderà negli anni prossimi. Loro sono chiamati a costruire il futuro cercando di mantenere quegli ideali che, dopo la seconda guerra mondiale, hanno fatto sì che nascesse l'Europa unita, al fine di impedire nuove guerre". Dell'importanza del lavoro di ricostruzione delle storie dei Giusti delle Nazioni ha parlato Alfredo De Girolamo. "I testimoni di quegli anni terribili sono oggi sempre meno – ha spiegato – per questo dobbiamo affidarci alla storia. E per farlo abbiamo bisogno di raccogliere queste testimonianze e di renderle parte integrante del patrimonio nostro e di quello dei nostri ragazzi". "La nostra direttrice Agnese Pini ha voluto realizzare questo inserto per raccontare le storie dei 162 toscani proclamati Giusti tra le Nazioni – ha spiegato Guglielmo Vezzosi - . Sono storie di coraggio, di solidarietà, di chi non si è tirato indietro, non si è voltato dall'altra parte per paura o per comodità".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La Divina Commedia letta e commentata da Lapo Lani: Canto V, Inferno
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Convento di Santa Maria delle Grazie
Comune di Gravedona ed Uniti (CO)
Venerdì 11 agosto, ore 21:00
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L’evento rientra nel programma della manifestazione culturale ‘Sineclave’, organizzata da cinque artisti contemporanei - Stefania Gobbetti, Ciro Belvedere, Elena Bisignani, MarcoNelParco, Giorgio Gaffuri - e promossa dalla Pro Loco e dal Comune di Gravedona ed Uniti (CO). Per maggiori informazioni:
~ https://www.northlakecomo.net/1210-Eventi-Dante-La-Divina-Commedia-V-canto-Inferno
~ https://www.northlakecomo.net/1194-Eventi-Sineclave-Mostra-d-arte-contemporanea
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«E caddi come corpo morto cade».
La pietà verso la vicenda di Paolo e Francesca si fa talmente smisurata da condurre Dante allo svenimento. Così si chiude il Canto V dell’Inferno, al culmine della silenziosa riflessione del Poeta sul valore ambivalente dell’Amore. La pietà come sentimento di compassione, di partecipazione per il destino sofferente e infelice dei due amanti, costretti nell'inferno a subire una pena eterna, possiede il poeta e lo costringe a vedere i due profili, enormemente distanti, del doppio volto dell’Amore: l’amore inteso come passione dei sensi che soggioga lo spirito, isolando gli innamorati e allontanandoli da Dio per l’eternità; e l’Amore divino, l’Amore virtuoso che nobilita e innalza lo spirito dell’uomo fino a ricondurlo a Dio. Il solo intuire l’abisso che attraversa questo spazio sembra incrinare qualcosa nel Poeta, costringendolo a un lungo e muto pensiero.
È come se il gesto di allontanamento da Dio di Paolo e Francesca, causato dall'incontenibile forza della loro passione, racchiudesse qualcosa di intimamente umano (da qui la pietà del Poeta), capace in qualche modo di giustificare il valico del confine divino. Sembra che Dante intuisca un minuscolo foro nel perfetto e onnicomprensivo meccanismo di Dio, dal quale l’Amore possa uscire e diventare sola cosa umana. E di conseguenza riflette anche sul limite del Dolce Stil Novo, in cui la donna si fa angelo, permettendo al proprio amante di ricongiungersi a Dio. Un congegno semplice e perfetto, ma rigido, capace di considerare solo tutto ciò che rientra nella ragione di Dio, ma incapace di apprezzare e assorbire la varietà delle intime inclinazioni degli esseri umani e la particolarità di ogni atto di innamoramento.
Forse è stata proprio l’intuizione del confine, nata dalla riflessione sull'ambivalenza dell’amore, a condurre Dante a percepirne la possibilità del superamento e a costringerlo a perdere i sensi, assicurandolo così alla salvezza. E forse è stata proprio quell'intuizione, allo stesso tempo folle e profetica, la più acerba eredità che il Poeta ci ha consegnato: da quel momento il mondo non sarebbe più stato lo stesso, e così la storia, dischiudendosi in un processo di trasformazione che avrebbe portato al Rinascimento, alla scienza moderna, alla ‘morte di Dio’.
Il confine di Dante segna due lembi di terra, dove non è possibile mantenere l’equilibrio. Non è il senso del pericolo che viene avvertito, ma l’irresistibile vertigine e, di conseguenza, l’incontenibile dolore.
Lapo Lani Carcente, agosto 2023
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Copertina: “Paolo e Francesca”.
Disegno di Lapo Lani, realizzato con inchiostri giapponesi su cartone. Dimensioni: cm 32x24. Anno: 2015. _______________
#divina commedia#dante#dante alighieri#poesia#poesia italiana#paolo e francesca#lago di como#carcente
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Palazzo San Giorgio, Genova 🏴 Grazie @64dedebella ========= Seguici e usa @infogenova o #infogenova per le tue foto qui ========= Segui anche: @infosavona @infoimperia @infolaspezia ========= Citazione e tag si riferiscono ai profili Instagram =========================== #genova #igersgenova #loves_genova (presso Genova, Italia) https://www.instagram.com/p/Co1mJwOtBsK/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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I Mass-Moda
Fatti e personaggi dell’Italian Look
Adriana Mulassano, foto di Alfa Castaldi, prefazione di Anna Piaggi
G.Spinelli Editore, Firenze 1979, 372 pagine, in 8°, Legatura editoriale in tutta tela figurata, sovr. in acetato
euro 60,00
email if you want to buy :[email protected]
Profili dei piu importanti protagonisti della moda italiana del periodo : Walter Albini, Giorgio Armani, Basile, Fabio Bellotti, Laura Biagiotti, Quirino Conti, Enrico Coveri, Fendi, Ferragamo, Gianfranco Ferré, Elio Fiorucci, Krizia, Giuseppe Menta, Missoni, Ken Scott, Vittorio Solbiati, Luciano Soprani, Carlo Tivioli, Valentino, Gianni Versace e numerosi altri: il Gotha della moda italiana
05/12/20
orders to: [email protected]
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twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Mass-Moda#Italian Look#Adriana Mulassano#Alfa Castaldi#Anna Piaggi#italian fashion#moda italiana#fashion history#fashion books#anni settanta#fashionbooksmilano
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Lettera aperta a un odiatore. (...) Caro Giorgio, perché i lettori possano capire ciò di cui stiamo parlando è necessario che riporti il post di Davide Enia che ho condiviso negli ultimi giorni, e che di seguito riporti anche il tuo commento. (...) Davide Enia 24 agosto alle ore 10:46 Mentre il Governatore della Sicilia gioca il gioco della provocazione e il Governo continua a usare l’ignavia come azione politica, in un centro che può accogliere massimo 190 persone, ce ne stanno oltre 1400, ammassate, rinchiuse peggio delle bestie, sconosciuti i loro più elementari diritti. E ci sono bambini e bambine, ragazzine e donne incinte, senza manco un letto, senza condizioni igieniche. Carne da massacro, per i più biechi giochi politici, perché rimanga il benessere di chi sfrutta. Alcuni sono anche malati. Ma cosa si aspetta a trasferirli altrove? Cosa si aspetta a curare chi sta male? Nulla. Non si fa nulla. Maggiore è l’ipocrisia, maggiore sarà la violenza esercitata sul più debole. Vergogna. A queste parole tu rispondevi con due righe. Giorgio Rigato Dove li trasferiamo scienziato de noaltri! Impiccati e poi sparati! Caro Giorgio, trovo il tuo messaggio alquanto incompleto, poiché essendo io tetraplegico mi sarebbe impossibile ricorrere ai suggerimenti che mi hai così generosamente elargito. Essendo le mie mani inservibili, spararmi e impiccarmi sono al di fuori della mia portata. Dovevi essere più incisivo, e facendo uno sforzo in più avresti dovuto aggiungere anche un avvelenati. Soluzione questa forse più vicina alle mie possibilità. Vedi Giorgio, non condivido il tuo stile di comunicazione almeno per due motivi. Primo, sostituisci al ragionamento l’invettiva. Secondo. Davide Enia e io stesso siamo soliti esprimere le nostre opinioni pubblicamente, assumendocene la responsabilità e su profili Facebook che sono chiari e pubblici. Tu no. Se scorro con il mouse sulla tua foto e sul tuo nome non arrivo al tuo profilo. Sono rimbalzato su profili e luoghi di internet che non hanno nulla a che vedere con te. Questo mi sembra un metodo da briganti di strada. Quello che tu usi è un metodo mafioso e fascista di comunicare che non condivido. (...) La mia è una posizione semplice: accogliere. Accogliere senza se e senza ma. Perché trovo indecente e immorale che l’Italia e l’Europa abbiano trasformato il Mar Mediterraneo in un immenso lager a cielo aperto. ... sollecitato dalle tue parole ho fatto alcune domande a Davide Enia. Che cosa pensi del Commento di Giorgio Rigato? Io continuo per la mia strada. Non ho nessun interesse a inoltrarmi nella psiche di queste persone. Invece che cosa sta accadendo attualmente in Sicilia? Sta succedendo e non è attualmente. Sta succedendo da 25 anni. L’Europa sta dando il peggio di sé. O meglio, sta facendo qualcosa di evidente che è il massacro in mare di persone, perché si è completamente votata alla paura. Si è cementata con l’odio. Non riesce ad avere legittimità. Non riesce a redistribuire numeri molto bassi e continua ad utilizzare come una pompa di benzina da cui attingere risorse il Continente Africano e anche il Sud Est Asiatico. Non c’è niente di nuovo. La politica, L’Europa dà il peggio di sé rifugiandosi in logiche identitarie. Per quanto mi riguarda io ho dei convincimenti derivanti dallo studio e dalla frequentazione. Tra questi il fatto che non dovrebbe esistere l’hotspot a Lampedusa. Che cosa dovrebbe esistere al posto dell’hotspot? Un ospedale. Cazzo, manca un ospedale al centro del Mediterraneo, fate un ospedale. Anziché fare un carcere. E un’altra cosa è che non si vuole ammettere il fatto che esiste una diversità, soprattutto sul colore della pelle, sul passaporto. Alcune persone possono viaggiare altre non possono viaggiare. E che il mantenimento di questa disuguaglianza è ciò su cui si basa la qualità dello status economico di vita dell’Occidente. Sono banalità che si stanno ripetendo da un sacco di tempo e che non vengono mai ascoltate. E l’unico tema serio da affrontare, e l’unico che viene sistematicamente bypassato, è riuscire a creare dei passaggi perché queste persone saltino il deserto, la Libia, il mare. E non viene fatto. Non viene fatto. Non viene fatto perché è interesse dell’Europa non farlo? Perché noi mangiamo sulla pelle dei migranti? Non viene fatto perché è interesse dell’Europa non farlo, perché c’è xenofobia, perché c’è il mercato di carne umana. Perché entrano persone quando c’è richiesta di carne, quando c’è bisogno di braccianti, o di ragazzine che si prostituiscono per strada. Quando c’è bisogno di droga arrivano i nigeriani. E ci sono 1000 cose. E siccome la situazione è complessa la risposta non potrà mai essere semplificata, perché si fa torto all’intelligenza stessa di chi vorrebbe provare a tirare fuori una risposta. Non esiste una risposta. Quello che esiste, ed è concreto, è che si sta facendo un’operazione di violenza, bieca, cieca e furiosa, sui corpi delle persone tenute come bestie in uno spazio. Prima stavi dicendo che i numeri sono bassi. Lo sono? Io dico che anche fossero alti i numeri, un paese, un continente che si definisce civile non può tenere 1000 persone con donne incinte e bambini in uno spazio che ne può contenere 190. Sono 1400 e i posti sono 190. In questo momento ci sono 1400 persone, di cui alcune sono malate. La grandezza di una civiltà si vede dalla qualità della risposta rispetto a un problema dato. (...) Caro Giorgio, non voglio farla eccessivamente lunga. Mi sembra che la risposta di Davide Enia sia sufficientemente chiara. È esposta alla luce del sole. È una risposta che condivido. E tu Giorgio? Tu uscirai alla luce del sole o ti limiterai a seminare odio? Grazie Giorgio, Gianfranco (Gianfranco Falcone)
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Puglia: il tour notturno nell'antico villaggio rupestre
C'è la Puglia delle masserie restaurate e degli stabilimenti balneari chic, che tanto fanno gola ai turisti. E quella nascosta, nota soprattutto a chi esplora il territorio tutto l'anno. L'insediamento rupestre di San Procopio e Sant'Andrea, a Monopoli, ne è un chiaro esempio
Una roccia scavata e parlante, ancora oggi dopo più di mille anni, racconta della presenza greco-bizantina sul territorio, della commistione fra mercanti, militari e pellegrini e del ruolo strategico che la Puglia ha avuto allora, come ponte fra Oriente e Occidente, fra cultura bizantina e cultura normanna. Il villaggio rupestre si trova lungo la via Traiana, e ricade oggi in una proprietà privata. Ma è possibile visitarlo, come succederà il 9 agosto con l'escursione organizzata dall'associazione Puglia Trek&food (si parte alle 20,30, il punto di raccolta è in contrada Capitolo a Monopoli, nei pressi del bar Kapitolo klub; info 349.076.70.71). Sarà un evento particolare perché si svolgerà al buio: necessario, quindi, munirsi di torce. Non tanto perché si vuole ottenere un effetto di mistero o tensione, ma perché in tal modo l'immersione nel passato sarà totale. La chiesa rupestre si svelerà così gradualmente ai partecipanti, a partire dall'iscrizione posta sulla facciata, fino agli affreschi degli interni – o a quello che ne resta – dove si possono rintracciare i volti di Sant'Eligio, i Santi Medici, San Pietro e Paolo, San Giorgio, la Madonna con bambino e Cristo Pantocrate. Senza considerare i profili degli ulivi millenari che proteggono il sito, che alla luce delle fiaccole sono ancora più belli
di ANNA PURICELLA
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Venezia nell’Antropocene
Giuliano Bianchini, fotografo professionista con solide radici nell’Appennino reggioemiliano, ha pubblicato questa foto nella sua pagina Flickr, qui. È una vista da piazza San Marco a Venezia, con la colonna del Leone di San Marco ed il profilo della basilica di San Giorgio Maggiore sull’isola di San Giorgio sullo sfondo.
A prima vista nulla di eccezionale, se non la scelta del bianco e nero e i chiaroscuri che danno drammaticità alla scena e che fanno la differenza con migliaia se non milioni di foto simili. A titolo di paragone, questa è una foto più o meno uguale trovata su Pinterest e pubblicata da tal Harriet, qui.
Nella sua foto Harriet mi sembra che voglia dire “io sono qui, guardate che bello e guardate quanti turisti”, mentre Bianchini mi sembra voler dire qualcos’altro.
Non vorrei attribuirgli letture e stati d’animo miei, ma mi sembra che la folla di turisti fotografata da Bianchini abbia un significato diverso da quella fotografata da Harriet, resa così compatta dalla quasi assenza della profondità di campo e così indistinta dal bianco e nero. È una superficie più che un variegato insieme di teste e mezzibusti; scomparsi del tutto il mare e con esso l’isola, scomparsi i profili dei palazzi, la folla viene ad essere un terreno zolloso in sui si pianta la colonna e si erge una retrostante basilica.
La lettura mi piace; non so se corrisponda alle intenzioni del fotografo, ma è certo che ben rappresenta alcune cose che penso, convinto come sono che i turisti stiano soffocando, calpestando e distruggendo gli oggetti stessi del loro piacere, e che il genere umano stia fisicamente ricoprendo l’intera superficie del pianeta. Dovessi dare un titolo alla fotografia, la titolerei: Venezia nell’Antropocene.
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Biografia Aurora Giovinazzo attrice emergente italiana
Facciamo la conoscenza con Aurora Giovinazzo attrice emergente italiana nata a Roma il 18 aprile del 2002. Quindi vediamo chi è , la sua vita privata e la sua carriera cinematografica.
Chi è Aurora Giovinazzo attrice italiana emergente?
L'attrice romana inizia a lavorare come in piccoli spot pubblicitari per marchi come Geox e Paluani. Il suo vero esordio nel piccolo schermo risale invece all'età di otto anni. Ossia nel 2010, quando l'attrice esordisce nella serie TV Caterina e le sue figlie , sempre nello stesso anno esordisce nel film Immaturi di Paolo Genovese e successivamente in Immaturi il Viaggio. https://www.youtube.com/watch?v=_UCIzo6YzFA Si arriva quindi al 2011 quando Aurora Giovinazzo la ritroviamo nella fiction La donna che ritorna dove la stessa è protagonista di un episodio di Don Matteo. Nel 2013 la ritroviamo invece nella fiction Rossella e nel 2014 nel Il peccato e la vergogina. Arriviamo quindi al 2015 dove la romana è ancora protagonista nel grande schermo con il film La Casse degli Asini. Mentre nel 2017 la ritroviamo al fianco di Loretta Goggi, Giorgio Marchesi e Anna Valle nella fiction Sorelle. L'anno successivo è nel cast di Nero a Metà. Sempre fiction Rai. Arriviamo quindi al 2021 quando la romana è protagonista di 2 lungometraggi che sono rispettivamente Freaks Out per il quale riceve anche la candidatura al David di Donatello quale migliore attrice protagonista, e riesce a vincere e convincere per la sua interpretazione il premio RB Casting nella veste di migliore attrice esordiente. Vita Privata Aurora Giovinazzo
Non tutti lo sanno ma l'attrice romana ha una sorella che fa il suo stesso lavoro ossia l'attrice. Infatti si chiama Domiziana e ha recitato nel medico in famiglia come Elena Martini per sei anni, ossia dal 2010 al 2016 Al momento non ci risulta che la bella Aurora sia fidanzata.
Scheda Biografica di Aurora Giovinazzo
- Nata a Roma - Nata il 18/04/2002 - Residente a Roma - Età 20 anni nel momento in cui stiamo scrivendo - Altezza 1,65 m - Peso 52 kg circa - Capelli Castano chiaro - Occhi Celesti - Segno Zodiacale Ariete - Hobbies le piacciono le danze latino caraibiche e viaggiare per mete esotiche - Tatuaggi non ha tatuaggi visibili - Professione attrice cinema e televisione - Pagina Instagram Aurora
Foto
Queste le più belle foto che abbiamo trovato dell'attrice nei profili pubblici social
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Sergio Assisi: moglie, altezza e gf
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/sergio-assisi-moglie-altezza-e-gf/113616?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=113616
Sergio Assisi: moglie, altezza e gf
Sergio Assisi è uno degli attori più amati in assoluto.
Proprio in questi giorni, è uscita la notizia che sarà uno dei concorrenti previsti per la nuova edizione del Gf Vip. Il reality, condotto da Alfonso Signorini, comincerà lunedì 19 settembre.
Assisi piace molto al pubblico italiano, sia per le sue grandi doti recitative che per il suo fascino, da uomo neo 50 enne. Ma cosa sappiamo della vita dell’attore? Scopriamo qualche informazione in più!
Sergio Assisi biografia
Sergio Assisi è nato il 13 maggio del 1972 a Napoli.
Ha dunque compiuto di recente 50 anni e ha già raggiunto numerosi traguardi, nel mondo della recitazione.
Sia sul piccolo schermo che al cinema, Sergio ha saputo interpretare numerosi ruoli importanti, che lo hanno portato all’ottenimento di vari riconoscimenti (ad esempio come miglior attore protagonista, come miglior attore non protagonista e così via).
Nel corso degli ultimi anni, ha intrapreso anche la carriera da regista. Come ad esempio il film “A Napoli non muore mai“. Anche dal punto di vista televisivo, Assisi ha preso parte a diversi programmi, basti pensare a: Ballando con le stelle (come concorrente), Miss Italia (da giurato), Tale e quale show (come concorrente), Meraviglie – La penisola dei tesori e Il cantante mascherato (nelle vesti di concorrente).
Sergio Assisi moglie
Cosa sappiamo invece della vita privata di Sergio Assisi?
Per quanto riguarda la sfera sentimentale, egli ha avuto una storia molto importante con la bella attrice Gabriella Pession. Il loro amore però, è giunto al capolinea da diversi anni.
Ci sono vari rumors su possibili nuovi flirt dell’attore (come ad esempio una donna mora di cui non si conosce l’identità). Attualmente, non si sa se sia single o fidanzato con qualcuna, anche se è probabile che tale informazione si scoprirà nel corso del Gf Vip.
Sergio Assisi Gf
Nel corso delle ultime ore, è giunta notizia che Sergio Assisi parteciperà alla nuova edizione del Grande Fratello Vip.
Insieme a lui, spuntano altri nomi, come ad esempio Pamela Prati, Wilma Goich, Ginevra Lamborghini, Sarah Altobello e Umberto Smaila con suo figlio. Per ulteriori news a riguardo, non ci resta che attendere lunedì 19 settembre… di sicuro ne vedremo delle belle!
Sergio Assisi altezza
L’affascinante attore è alto 1,83 m.
Sergio Assisi instagram
A questo punto ci si chiede: ci sono dei profili social dove poter seguire tutti gli aggiornamenti su Assisi?
Su Instagram per esempio, ha un profilo con oltre 53,4 mila followers (lo potete trovare scrivendo il nickname sergioassisi). Ci sono diversi post nella galleria, anche se gli ultimi risalgono a luglio.
E’ altamente probabile che presto il suo account sarà gestito da qualcun altro, in vista della sua partecipazione al reality.
Sergio Assisi televisione
A seguire potete trovare tutte le esperienze televisive con Sergio Assisi, a partire dagli esordi ad oggi:
La squadra, (nel 2000)
L’attentatuni – Il grande attentato, con la regia di Claudio Bonivento (nel 2001)
La casa dell’angelo, con la regia di Giuliana Gamba (nel 2002)
Ics – L’amore ti dà un nome, con la regia di Alberto Negrin (nel 2003)
La contessa di Castiglione, con la regia di Josée Dayan (nel 2005)
Imperia, la grande cortigiana, con la regia di Pier Francesco Pingitore (nel 2005)
Elisa di Rivombrosa 2, con la regia di Cinzia TH Torrini e Stefano Alleva (nel 2005)
Capri, con la regia di Enrico Oldoini e Francesca Marra (nel 2006)
Assunta Spina, con la regia di Riccardo Milani (nel 2006)
Graffio di tigre, con la regia di Alfredo Peyretti (nel 2007)
Capri 2, con la regia di Andrea Barzini e Giorgio Molteni (nel 2008)
Mannaggia alla miseria, con la regia di Lina Wertmüller (nel 2009)
Ma anche:
Le ragazze dello swing, con la regia di Maurizio Zaccaro (nel 2010)
Zodiaco – Il libro perduto, con la regia di Tonino Zangardi (nel 2012)
Il commissario Nardone, con la regia di Fabrizio Costa (nel 2012)
Purché finisca bene – Una coppia modello, con la regia di Fabrizio Costa (nel 2014)
Rimbocchiamoci le maniche, con la regia di Stefano Reali (nel 2016)
Una pallottola nel cuore 3, con la regia di Luca Manfredi (nel 2018)
Purché finisca bene – Basta un paio di baffi, con la regia di Fabrizio Costa (nel 2019)
Purché finisca bene – Non ho niente da perdere, con la regia di Fabrizio Costa (nel 2019)
L’allieva 3, con la regia di Fabrizio Costa e Lodovico Gasparini (nel 2020)
Sergio Assisi film
Invece, per quanto riguarda le esperienze nel mondo del cinema, Assisi ha recitato in:
Pacco, doppio pacco e contropaccotto, con la regia di Nanni Loy (nel 1993)
Ferdinando e Carolina, con la regia di Lina Wertmüller (nel 1999)
L’uomo della fortuna, con la regia di Silvia Saraceno (nel 2000)
Guardiani delle nuvole, con la regia di Luciano Odorisio (nel 2004)
Amore e libertà – Masaniello, con la regia di Angelo Antonucci (nel 2006)
C’è sempre un perché, con la regia di Dario Baldi (nel 2012)
Ultima fermata, con la regia di Giambattista Assanti (nel 2013)
Fratelli unici, con la regia di Alessio Maria Federici (nel 2014)
A Napoli non piove mai, con la regia di Sergio Assisi (nel 2015)
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Regione Toscana, Gonfalone d'Argento a Giorgio Chiellini: la proposta del presidente del Consiglio regionale Mazzeo
Regione Toscana, Gonfalone d'Argento a Giorgio Chiellini: la proposta del presidente del Consiglio regionale Mazzeo. Il Gonfalone d'argento a Giorgio Chiellini. È la proposta che il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, presenterà nel prossimo Ufficio di presidenza, con l'intenzione di conferire il massimo riconoscimento dell'Assemblea regionale al campione dei nove scudetti consecutivi con la maglia della Juventus, capitano della Nazionale campione d'Europa, «per la sua grande carriera e per i molteplici messaggi positivi che ha veicolato in questi anni». Chiellini ha annunciato martedì il ritiro dal calcio giocato. Aveva lasciato la Nazionale e la Juventus al termine della stagione 2021-22, per chiudere la carriera negli Usa, con i Los Angeles Fc. “Ce lo ricordiamo ragazzino nel suo Livorno, con cui ha vissuto la scalata dalla C alla A, ce lo ricordiamo con la maglia della Fiorentina. Ma ovviamente il bianconero della Juventus ha colorato una delle più grandi carriere calcistiche dell'era moderna, quella di Giorgio Chiellini che a 39 anni, oggi, lascia il calcio del terreno di gioco”, scrive Mazzeo sui propri profili social. “Giorgione (livornese ma nato a Pisa) ha vissuto tutta la storia recente della Juventus, restando in serie B, poi da grande protagonista nell'epopea dei grandi successi. Nove scudetti consecutivi con la Juve, cinque Coppa Italia, cinque Supercoppa, capitano bianconero e anche azzurro. Ha alzato la Coppa nell'Europeo vinto dall'Italia a Wembley nel 2021, culmine di una carriera da 117 presenze in Nazionale. Un esempio anche fuori dal campo. In bocca al lupo Giorgio, modello per tanti giovani sportivi".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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