#Franco Fantasia
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Milano rovente (Gang War in Milan, 1973)
"We lost a ton of money."
"You didn't lose a goddamn cent! If anyone lost money, it's me! But those bastards are going to pay. Word of Cangemi!"
#milano rovente#gang war in milan#umberto lenzi#italian cinema#ombretta lanza#franco enna#antonio sabato#philippe leroy#antonio casagrande#carla romanelli#alessandro sperli#franco fantasia#marisa mell#tano cimarosa#marta fabiani#elena pantano#vittorio pinelli#tony raccosta#carlo rustichelli#claudio sforzini#poliziotteschi#Lenzi's first poliziottesco and he lays out the formula he'd follow for the next few years: tough‚ brutal‚ nihilistic studies of crime and#society with complex antihero leads. Sabàto's protagonist might be a charming rogue with a sentimental devotion to his ailing mother but#he's also very much a brutal pimp whose coercion of vulnerable women is detailed in an early scene in which he berates and manhandles a new#recruit exactly like the merchandise he views her as. whilst misogyny is a pervading theme here‚ it isn't one that Lenzi interrogates to#any real depth; his interest seems to be more in dual identities (Sabàto is both pimp and legitimate businessman; high ranking Italian#criminal but actually Sicillian; his nemesis is a Frenchman who's really a Corsican‚ a womaniser whose gf is actually a crossdressing man)#the theme is very much nervous outsiders trying desperately (and violently) to maintain their position in an uncertain and dangerous culture#if the film doesn't quite explore that with the depth or subtlety a modern viewer might want then that's hardly a surprise considering the#genre and the era and the creatives here. still this is a solid little flick with some decent setpiece showdowns
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A montanha dos canibais (Slave of the Cannibal God, de 1978) com a eterna bond girl Ursula Andress
#ursula andress#italian movie#trash movie#slave of the cannibal god#Sergio Martino#Stacy Keach#Claudio Cassinelli#Antonio Marsina#Franco Fantasia#Tom Felleghy#Franco Freda#Youtube
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The Murder Mansion
directed by Francisco Lara Polop, 1972
#The Murder Mansion#La Mansion De La Niebla#Francisco Lara Polop#movie mosaics#Ida Galli#Andrés Resino#Andres Resino#Lisa Leonardi#Analía Gadé#Franco Fantasia#Alberto Dalbés
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KNIFE OF ICE (1972) Reviews of Carroll Baker Giallo - now free to watch online in HD
Knife of Ice is a 1972 Giallo thriller film about a mute woman at the centre of a series of murders in the mountains of Spain, which police suspect are being committed by a drug-addled satanist. Directed by Umberto Lenzi (Eaten Alive!; Spasmo) from a screenplay co-written with Luis G. de Blain. The Italian-Spanish co-production stars Carroll Baker, Evelyn Stewart, George Rigaud and Franco…
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#Carroll Baker#Evelyn Stewart#Franco Fantasia#free to watch on YouTube#free to watch online#George Rigaud#giallo thriller#Knife of Ice#movie film#review reviews#trailer#Umberto Lenzi
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10 novembre … ricordiamo …
10 novembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Kevin Conroy, attore e doppiatore statunitense. È noto principalmente per essere stato la voce ufficiale di Batman in vari cartoni animati e nei videogiochi della serie Batman: Arkham. Nel 1980 ebbe un ruolo nella soap opera Destini, e divenne affiliato al Old Globe Theatre di San Diego. Tornò in seguito a partecipare a produzioni televisive, sia con ruoli regolari sia come guest star. Nel…
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#10 novembre#Agostino De Laurentiis#Amina Pirani Maggi#Anna Maria Maggi#Elda Lanza#Franca Florio#Francesco Vistarini#Franco Fantasia#Franco Silva#Franz Theodor Schmitz#Gaetano Marzotto#Henry W. George#Henry William George Lupino#Jack Palance#Kevin Conroy#Little Nipper#Louis Albert Heindrich Denninger Jr.#Lupino Lane#Morti 10 novembre#Ray Lovelock#Ria De Simone#Richard Denning#Rose Masing#Rosemary Theby#Sven Justus Fredrik Wollter#Sven Wollter#Theo Lingen#Volodymyr Palahniuk
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2024 May 11
AR 3664: Giant Sunspot Group Image Credit & Copyright: Franco Fantasia & Guiseppe Conzo (Gruppo Astrofili Palidoro)
Explanation: Right now, one of the largest sunspot groups in recent history is crossing the Sun. Active Region 3664 is not only big -- it's violent, throwing off clouds of particles into the Solar System. Some of these CMEs are already impacting the Earth, and others might follow. At the extreme, these solar storms could cause some Earth-orbiting satellites to malfunction, the Earth's atmosphere to slightly distort, and electrical power grids to surge. When impacting Earth's upper atmosphere, these particles can produce beautiful auroras, with some auroras already being reported unusually far south. Pictured here, AR3664 and its dark sunspots were captured yesterday in visible light from Rome, Italy. The AR3664 sunspot group is so large that it is visible just with glasses designed to view last month's total solar eclipse. This weekend, skygazing enthusiasts will be keenly watching the night skies all over the globe for bright and unusual auroras.
∞ Source: apod.nasa.gov/apod/ap240511.html
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Sicilia be like:
In Sicilia tutti hanno almeno uno zio franco e uno zio ciccio, che poi sarebbero entrambi Francesco ma dettagli
Ovviamente non può mancare zio Peppe e ci deve essere qualcuno nella parentela che viene chiamato Bastiano e con sto nome in automatico passa per una persona terra terra e ignorante
Per non parlare della tripletta spettacolare, Sasà, Mimì, Cocò e se non vi basta, Totò, anche se ormai è divenuto più internazionale quest'ultimo
Quando non si ha molta fantasia invece basta pensare a una consonante qualsiasi e aggiungere -ino:
Bino, Dino, Gino, Lino, Mino, Nino, Pino, Rino, Tino,
Questi sono tutti reali, realmente usati in Sicilia, alcuni anche a nord
Altri nomi maschili e femminili vari includono: Tindaro/a, Ticchia, Ciccina, Cono/a (sì, è un nome), Calcedonio, Bittina
Non dimentichiamo i re Magi, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, quest'ultimo poi in siciliano diventa Asparo
A me, nonostante sia siciliano e sono abituato ormai, molti di questi nomi fanno comunque ridere ancora tutt'oggi 😅
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Gio Ponti (1891-1979) - Assiettes "Fantasia Italiana" pour Ceramiche Franco Pozzi 1967. - source Aste Bolaffi.
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Ha perfettamente ragione Franco Cardini: Giorgia Meloni è molto brava a recitare. Ed è stata anche brava a scegliere il copione: quello di una destra ortodossamente neoliberista, ultra-conservatrice e soprattutto ferocemente atlantista, occidentalista e guerrafondaia. Un copione perfetto per essere applaudita in tutte le cancellerie che prendono il la da Washington, e naturalmente perfetto per essere difesa e sostenuta dai garanti del sistema in Italia, tra i colli di Roma e i giornali di Milano.
Ma questo non vuol dire affatto che non sia lecito, e anzi doveroso, fare luce su ciò che c’è dietro la recitazione, e dietro il copione. Perché il vero capolavoro della presidente del Consiglio è quello di esser riuscita a far credere che siano esistite due Giorgia Meloni, distinte e in successione: della prima (francamente fascista e razzista, discepola del repubblichino, servo dei nazisti e fucilatore di partigiani Giorgio Almirante) non resterebbe oggi alcuna traccia, mentre a Palazzo Chigi ci sarebbe la seconda (l’affidabile statista interlocutrice di Joe Biden). Di fronte a tanta fantasia, viene in mente il mito dello sdoppiamento di Elena, per cui Paride avrebbe portato a Troia solo l’immagine della vera moglie di Menelao: anche in quel caso si trattava di salvare ad ogni costo la virtù della protagonista, e l’unico modo era sdoppiarla magicamente. E, dunque, per rimanere al mito di Elena, qual è la vera Giorgia, e quale la sua immagine? Perché la recita non è certo il fine: è ovviamente un mezzo. Una copertura per lavorare indisturbata a quello che davvero le sta a cuore. Distinguere questi due piani è doveroso, e urgente: perché se, appunto, Giorgia Meloni sta recitando, lo fa per dare agibilità e consenso a un progetto politico che non coincide affatto con il copione della recita, ma è invece la sua autentica visione della società, il sistema di ‘valori’ sul quale vorrebbe fondare la sua Italia. E mille indizi, sotto gli occhi di tutti, dimostrano che quei ‘valori’ sono davvero molto vicini a quelli espressi in chiaro nel libro del generale Roberto Vannacci.
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Arón Piper
PIPER me lembra James Franco, me parece ser alguém que tem como livro de cabeceira On The Road, Jack Kerouac. Ontem assisti O Entregador, um filme que o ator protagoniza e que me parece a cara de Arón Piper na vida real. Tudo pode não passar de fantasia da minha cabeça de blogueiro erótico que vê a vida transviada em tudo, certamente o é. Vivo dias de aridez, por aridez quero dizer que o outro se tornou árido, como areia no deserto, tem muito, ou se tornou um não existir, não existir no sentido de não me dizer nada, comum e entediante, básico como uma vadia velha. Estou com uma fila de boys (?!) que outrora já representaram alguma coisa para mim, que já me deram tesão e me deram também prazer, mas hoje não me dizem mais nada, um ou outro eu até gostaria de deletar da minha memória, sempre fui adepto do -- se não lembro, não fiz. Não há problema nenhum em reciclar, sim, não se esqueça, caríssimo leitor, que vivemos em tempos líquidos, amor líquido, modernidade líquida, tudo escorre como água e vai para o ralo, para o esgoto antes que dê desgosto, portanto, o lixo tem sua função. O mundo é uma grande lixeira, não se iluda. Disse reciclar, mas não somos recicladores, não é mesmo, caríssimo leitor? Procuramos pérolas em meio a tantas ostras ocas, básicas, comuns, vazias. Encontramos? Eis o problema. Já foi mais fácil encontrar bijuterias, às vezes pérolas. Hoje do alto dos meus, deixa para lá, e da minha atual situação, que acho bem melhor do que já foi no passado, e eu me refiro a vários coisas, até mesmo o meu corpinho de meio século eu julgo bem melhor que há duas décadas, enfim, o dinheiro é uma benção que pode comprar muitas coisas, Botox e outras maravilhas para rejuvenescer a velha sex machine. Sim, fiz várias coisas por mim nos últimos anos e espero continuar fazendo, eu acredito que a única coisas concreta que temos é esta existência, apesar de ter um laço espiritual forte, mas isso é outro coisa, não tem a ver com a espiritualidade das vadias básicas. Não estou sendo claro, isso não vem ao caso, o que vem ao caso é ter belas ereções, um corpo "bom" e saúde para gozar a vida, claro, dinheiro para proporcionar uma vida razoável, isso é importante quando se vive num mundo que só o dinheiro o importa, o resto é fantasia e delírio, nuvem de purpurina. Consuma sempre o melhor, desde o filé que você come no melhor restaurante ao pau que você chupa até arrancar a cabeça. Depois joga fora, afinal, para que serve um pau sem cabeça?
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agora só me falta sonhar (cit.)
Domanda: Io ho sempre pensato che il pensiero dell'uomo sia, in senso lato, limitato, perché limitato al nostro sistema, al nostro mondo, per cui non c'è niente che possiamo pensare, per quanto fantasioso possa essere, che non esiste comunque. Esiste, ma non lo sappiamo, non lo vediamo. Quindi c'è una specie di assenza, un'assenza che però, paradossalmente, è l'assenza di qualcosa che c'è, che non sappiamo, che non vediamo. Io ho sempre ricevuto, in particolare da L'infinito, ma anche da Il sabato del villaggio, l'impressione che Leopardi volesse esorcizzare proprio questa assenza, cioè questa non conoscenza di qualcosa che c'è, che può essere, e il suo volersi distaccare in qualche modo fosse proprio il tentativo di riuscire a governare questa assenza. [...] Risposta (Franco Cassano): [...] Quello che dico semplicemente è che la vita è fatta anche di attese e di ricordi. Non viviamo mai nella sospensione, quindi questa dimensione dell'immaginazione, che ci fa ricordare Silvia e che ci fa aspettare, sono costanti nel nostro presente. Questo mi sembra, al di là di come poi Leopardi cerca di governare questo progetto, [...]. Poi, se mi si consente di strumentalizzare, c'è un punto di questa dialettica del rapporto tra immaginazione, verità e scienza. [...] Io ho a suo tempo approfondito il problema della cosmologia del Big Bang. Ancora oggi, su tutte le riviste si mostrano con molta enfasi, diciamo, alcuni esperimenti circa l'individuazione di qualche indizio dell'esistenza della cosiddetta massa oscura. Cioè la grande ipotesi cosmologica, che noi diamo per scontata, è ricca di immaginazione in modo incredibile, perché, in buona misura, ipotizza che, per poter reggere quella ipotesi, alcuni equilibri gravitazionali possano essere garantiti solo dall'esistenza di una massa oscura, che non possiamo vedere, ma che ci deve essere. L'immaginazione nella produzione scientifica ha sempre avuto un ruolo molto rilevante. Vorrei evitare che noi inconsicamente lavorassimo su una contrapposizione tra una scienza tutta quanta sperimentale e una immaginazione tutta arbitrarietà e fantasia: i livelli di intenzione sono tanti e sono molto rilevanti. Questo, poi, tutta la filosofia della scienza più recente lo dice. Per cui, da questo punto di vista, stante il fatto che l'immaginazione ci può fare terribili scherzi, quello che cerco di fare è ridurre lo scarto tra l'una e l'altra, far capire che si può passare dall'una all'altra parte del confine, che non bisogna avere troppa paura dell'immaginazione, che certe volte comunica bene col sapere verace, lo aiuta. Chi sa poi se è verace quel sapere, ma questo è un altro problema. da R. Bodei, Oltre la siepe: Leopardi e l'immaginazione, in Leopardi e la filosofia
#citazioni#bodei#remo bodei#leopardi e la filosofia#immaginazione#cassano#franco cassano#cosmologia#big bang#leopardi#giacomo leopardi
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Ver para crer: "Quando Marta gritou da tumba" (La Mansión de la Niebla, 1972)
#La Mansión de la Niebla#La Mansion de la Niebla#70's horror#horror movies#spanish horror#Maniac Mansion#Oswald Dopke#Ida Galli#Lisa Leonardi#George Rigaud#Franco Fantasia#Eduardo Fajardo#Saturno Cerra#Alberto Dalbes#Yelena Samarina#Ingrid Garbo#Peter Sattmann#Daniela Ziegler#Youtube
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RITRATTO D’AUTORE
20 marzo 2023
BJÖRK
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di Paolo Giordano
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«Ibrida, ultraterrena: Björk posso sentirla. E so sempre cosa fa»
Mi capita, a volte, di vederla alle prese con la sua vita quotidiana a Reykjavik, pur non sapendo nulla, assolutamente nulla, io, della sua vita quotidiana a Reykjavik. La vedo che fa la spesa al supermercato, che cammina per strada parlando al telefono, oppure nel suo studio, mentre armeggia con strumenti a percussione che non saprei neppure nominare e poi s’interrompe per bere un tè (berrà davvero il tè?). «Vedere» è più preciso di «immaginare», perché si tratta di flash che mi capitano davanti agli occhi senza che sia io a cercarli. Björk, ogni tanto, appare. Negli anni in cui frequentavo la sua musica più assiduamente di oggi, faceva parte di un pantheon allargato di artiste femminili — insieme a PJ Harvey e Tori Amos, a Shirley Manson e Ani Di Franco —, ma era solo con Björk che mi accadevano, come mi accadono ancora, questi attimi di dislocazione. Sapere dove si trova e cosa fa, o sentirmi come se lo sapessi. Stranezza nella stranezza: nella mia fantasia, Björk non si allontana mai dall’Islanda.
Isadora
So ricostruire con precisione il momento in cui è iniziato questo esercizio di familiarità: lessi una sua intervista in cui accennava a quando il pomeriggio aspettava la figlia fuori dalla scuola materna (la prima figlia, Isadora, che adesso ha vent’anni e ha parlato pubblicamente della terapia per superare il divorzio dei genitori e viene fotografata sulle riviste di moda in outfit Miu Miu).
Prendere la figlia a scuola, un’azione normale. Forse il punto fu quello: il contrasto fra una circostanza così normale e l’irraggiungibilità di Björk, che in quel momento produceva musica che sembrava arrivare dritta da Plutone, da paesaggi cosmici modificati digitalmente, ed era lei stessa una creatura ultraterrena, ibrida, mezza umana e mezza elettronica. Raffigurarmela in quell’attimo ripetuto delle sue giornate, mentre aspettava la figlia, vestita in abiti comodi e circondata da altre madri, a Reykjavik dove non ero mai stato ma che doveva essere poco più grande di un villaggio, ha aperto un canale di confidenza esclusivo fra di noi, seppure — me ne rendo conto — unidirezionale.
Quel libro su di lei
Alla fine delle superiori mia madre mi aveva regalato un libro di suoi ritratti, un libro che purtroppo ora non ho qui con me per consultarlo, e che online si trova in vendita soltanto usato. Doveva essere il periodo di Vespertine, perché il font usato nelle scritte era simile a quello dell’album. Comunque sia, è il solo libro musicale che mia madre mi abbia regalato, oltre a una biografia di Jeff Buckley (dopo la sua morte), a riprova di quanto la mia venerazione per Björk trascendesse quella consueta di un fan, di come fosse diversa dalle molti infatuazioni astratte di quel periodo, e di come tutto ciò dovesse trasparire anche all’esterno. Qualche mese prima di ricevere il libro avevo sofferto dentro una sala cinematografica, sofferto al punto di dover uscire e rientrare più volte nel corso della proiezione, non solo per il supplizio raccontato in "Dancer in the Dark"(che avrebbe valso a Björk il premio come miglior attrice a Cannes e un disturbo da stress post-traumatico), ma perché quel supplizio veniva inferto a qualcuno che io sentivo di conoscere personalmente.
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Medulla
Con un pizzico di malizia retroattiva, oggi mi dico che il dettaglio dell’attesa della figlia fuori da scuola non era forse casuale in quell’intervista. Può darsi che anche la normalità di quell’azione fosse una normalità artefatta – con certi artisti non si può mai dire. Björk, d’altronde, aveva già iniziato la sua svolta creativa, dalle produzioni più pop degli anni novanta a una musica più solitaria e inafferrabile. L’album successivo alla nascita di Isadora, Medulla, era stato inciso quasi interamente in una capanna in riva al lago e sembrava cantato sottacqua da un coro di sirene. Lo trovavo ostico. Björk si stava adattando ai tempi che cambiavano, meno pop, più intimi e scuri, oppure si stava adattando semplicemente a sé stessa? Aveva occupato a lungo un avamposto, avuto tutto quel che si poteva avere: l’inventiva, il glamour, l’unicità nello stile, nel timbro vocale e perfino nella pronuncia dell’inglese; la notorietà massima e il pubblico selezionato, il plauso di Mtv e quello delle riviste di settore.
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Artista-feticcio
Era stata un feticcio per la musica, per l’arte, per la moda e il cinema. Era stata sperimentale nel senso più proprio del termine e si era reincarnata una decina di volte. Ma in lei esisteva, fin dall’inizio, anche una dimensione più compresa, quieta e crepuscolare, una dimensione in cui i suoi vocalizzi disubbidivano alle esigenze del mainstream e diventavano ripetitivi, prendevano quasi a salmodiare, come connettendosi a un mondo nordico più antico. Quella tendenza emergeva già nelle prime canzoni accompagnate dall’arpa, ma negli anni ha preso il sopravvento. Ed è il tratto che fa dire a mia moglie che Björk è «respingente», che la fa implorare di «toglierla» alla seconda canzone che le infliggo in auto. Io ubbidisco, spesso con un segreto sollievo.
I miei 20 anni
Per la musica di oggi, Björk è una compositrice meditativa e difficile. Ammetto di frequentarla meno anch’io: i vecchi album, come Post e Homogenic, fatico a sentirli perché li ho spolpati emotivamente, al punto che non mi trasmettono più nulla, se non un po’ di nostalgia; gli ultimi lavori perché sono troppo radicali, troppo monocordi, troppo «björkiani» perfino per me. Per lo più, quindi, ascolto i remix: remix delle sue canzoni, remix dei miei vent’anni. In generale non so bene cosa farmene dell’invecchiamento degli artisti che ho conosciuto giovani, e da giovane. A volte ho l’impressione che invecchino al posto di una parte di me, trasparente, che rimane fedelmente intrappolata in quel tempo. Di Björk so, tuttavia, che è stata lei a lasciarmi indietro, non io a lasciare indietro lei.
La casa sul lago
Eppure continua, a dispetto di tutto, quell’abitudine singolare di vederla d’un tratto nella sua vita. Nei mesi statici del Covid mi succedeva ancora più spesso. La trovavo sempre nello stesso posto, in quella casa sul lago, tanto che la fantasia si è via via strutturata. La vedevo uscire e incamminarsi nella brughiera aperta, soprattutto di sera, in quelle giornate del 2020 che avvicinandosi all’estate diventavano sempre più lunghe e a quella latitudine avrebbero finito per mangiarsi completamente la notte.
L’importanza dei funghi
Quando è uscito "Fossora", il settembre scorso, ho scoperto che non mi ero sbagliato di molto.
Durante la pandemia Björk non si è mossa per quasi due anni dalla sua casa in Islanda, ne ha approfittato — così ha detto — per piantare le proprie radici più a fondo nel terreno.
Anche per questo il disco ha come elemento guida i funghi, organismi che vivono nel suolo e del suolo. Ma non soltanto: anche perché spuntano ovunque e assumono forme inaspettate, perché sono divertenti, psichedelici. Al disco non mi sono ancora abituato e forse non ci riuscirò. Fossora è tosto.
Comunque non demordo, so che serve pazienza, serve tornarci, e ogni tanto ne esploro un altro pezzetto. Nel frattempo mi sorprendo di aver pensato anch’io molto ai funghi negli ultimi tre anni, per ragioni un po’ diverse: perché i funghi sanno crescere fra le rovine e inaugurare cicli di vita nuovi, là dove la vita è scomparsa.
Se solo questo canale di comunicazione funzionasse in entrambi i sensi, un giorno o l’altro mi piacerebbe dirglielo.
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THE MURDER MANSION (1972) Reviews and free to watch online in 4K Ultra HD!
The Murder Mansion is a 1972 Spanish-Italian horror film about a group of people stranded at an old house by a heavy fog. Directed by Francisco Lara Polop (The Monk, 1990) from a screenplay co-written by Luis G. de Blain and Antonio Troiso [as Antonio Troisio], based on de Blain’s story. The Mundial Film-Tritone Cinematografica co-production stars Evelyn Stewart, Analía Gadé, Lisa Leonardi,…
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#1972#Alberto Dalbés#Analía Gadé#Andrés Resino#Evelyn Stewart#film#Francisco Lara Polop#Franco Fantasia#horror#Lisa Leonardi#movie#The Murder Mansion
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Assistir Filme Todas as Mulheres Fazem Online fácil
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Diana (Claudia Koll) é casada com Paolo (Paolo Lanza), mas esta relação parece ser insuficiente para satisfazer o seu apetite sexual e os seus desejos de transgressão. Começa com o dono de uma boutique (Renzo Rinaldi); segue-se um primo veneziano e um extravagante francês, Donatien Alphonse (Franco Branciaroli), que usa o nome em memória do Marquês de Sade. Diana conta estas suas relações ao marido, disfarçando-as de fantasias sexuais, mas um dia ele descobre a verdade.
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Merletti di carta
di Hauswirth e Saugy
introduzione di Charles Apothéloz
Franco Maria Ricci, Fontanellato (PR) 1978, 120 pagine, 23x25 cm, Volume con copertina rigida in seta contenuto in un cofanetto, Esemplare n.E 072
euro 90,00
email if you want to buy :[email protected]
Raccolta dei mirabili lavori di Johann-Jakob Hauswirth, che fece dono al Pays-d’Enhaut di un’arte popolare, la quale deve all’applicazione e alla perizia di Louis-David Saugy, l’essere diventata la tradizione che ha dato celebrità alla vallata.
Fra le nevi e i dirupi del Pays-d’Enhaut, nel cuore della svizzera Romanda, il piccolo museo di Chateau-d’Oex esibisce insospettati tesori di un’arte perduta: immagini dai colori vivacissimi, ingenue scenette pastorali, fiori, animali, piccole cose della vita di una valle alpina ritagliate nella carta e trasfigurate dalla fantasia di Johann-Jakob Hauswirth e Louis-David Saugy il quale, già quando si spense, nel 1953, era già stato consacrato come uno dei più grandi ritagliatori di merletti di carta.
15/01/23
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#merletti di carta#Johann-Jakob Hauswirth#Louis-David Saugy#esemplare numerato#immagini ritagliate carta#Franco Maria Ricci#fashionbooksmilano
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