#Francesco Feo
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Francesco Feo - S. Francesco di Sales, appostolo del Chablais, Imprint: Venezia: 1746
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Francesco Feo (1691-1761) - La morte del Giusto e del Peccatore: Aria (Giusto) : Quest’orma di respiro (Largo) (Cantata For Soprano, Contralto and B.c.) ·
Lucia Casagrande Raffi · Elisabetta Pallucchi ·
Romabarocca Ensemble · Lorenzo Tozzi
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Veja "Francesco Feo - Confitebor" no YouTube
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John: Hey, prehistoric Top Hat! Look at what your doohickeys have done to Duckburg! Scrooge: Oh, yeah? Well, I suspect someone asked the Beagle Boys to get their grubby hands on Gyro's flattener!
John: Yeah, but I ain't paid 'em for this! They were just to hijack... John: I mean... oops!
Zio Paperone & l'appiattificatore 2D
#🤦🤦🤦#no comment 🙄#john d. rockerduck#scrooge mcduck#lusky#jeeves#giovanni de feo#francesco guerrini#duckburg#disney ducks#italian disney comics
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A Classic Horror Story: Directed by Roberto De Feo, Paolo Strippoli. With Matilda Anna Ingrid Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Will Merrick. In this gruesome suspense film, strangers traveling in southern Italy become stranded in the woods, where they must fight desperately to get out alive.
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Debutterà venerdì 13 ottobre 2023 al Teatro Lo Spazio - via Locri, 42 - Daimon - L’ultimo canto di John Keats di Paolo Vanacore, diretto e interpretato da Gianni De Feo, con la partecipazione in voce di Leo Gullotta. «Vediamo il mondo una volta sola, da bambini. Il resto è memoria». (Louise Glück) In un freddo e ventoso autunno romano, lo psicanalista e filosofo James Hillman percorre la strada lastricata di foglie che dal lungotevere conduce alla Piramide Cestia, dove è seppellito il poeta inglese John Keats, colui che egli stesso considera la propria nobile guida: il “daimon”, una presenza divina incaricata di portare a compimento il disegno superiore che l’anima di ognuno di noi ha scelto prima di nascere e di cui si è dimenticato nel momento in cui è venuto al mondo. Un incontro allo stesso tempo reale e sovrannaturale, che diviene ricerca della propria vocazione come memoria di qualcosa di indefinito che durante l’esistenza non si riesce ad afferrare e che fa sentire sempre incompiuti. Hillman riprende il concetto di Keats della poesia intesa come “fare anima”, intendendo uno sforzo nella comprensione di sé stessi al fine di acquisire una propria singolare identità e, ovviamente, la giusta collocazione nel mondo. La trama del racconto di P. Vanacore si dipana fra poesia musica e arte, in una scenografia essenziale: pochi elementi che sembrano emergere dalla sabbia o sospesi tra le onde del mare, quell’oceano infinito che bagna Atlantic City da cui riemergono i primi ricordi d’infanzia. Fanno da sfondo numerose videoinstallazioni: opere astratte dai colori brillanti e contrastanti che verranno proiettate sullo schermo, realizzate dall'artista Roberto Rinaldi, che daranno forma alla parola seguendo il filo della narrazione, della musica, e dell'arte. Una narrazione contrappuntata da brevi picchi poetici su brandelli lirici dello stesso Keats, evocati dalla voce di Leo Gullotta. Alcune tra le più suggestive canzoni di Franco Battiato e Giuni Russo, cantate dal vivo da De Feo sugli arrangiamenti di Alessandro Panatteri, delineano il percorso più intimo e sottile di questo viaggio dell’anima, all’ombra della luce. Daimon - L’ultimo canto di John Keats di Paolo Vanacore - regia: Gianni De Feo; assistenti alla regia: Sabrina Pistilli, Alessandra Ferro; interprete: G. De Feo; partecipazione in voce: Leo Gullotta; voce di John Keats: Dario Guidi; drammaturgia musicale: G. De Feo; arrangiamenti musicali: Alessandro Panatteri; video: Francesca Cutropia, Paolo Roberto Santo; videoarte: Roberto Rinaldi; disegno luci: Francesco Barbera; foto di scena: P. R. Santo; produzione: Ipazia Production - rimarrà in scena al Teatro Lo Spazio fino a domenica 15 ottobre 2023 (orario: venerdì 13 e sabato 14, ore 21.00; domenica 15, ore 18.00).
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11 set 2023 14:00
IL PUZZLE DELLA VERITA' SU USTICA - L’INCHIESTA SEGRETA SUI BRIGATISTI PROTETTI NELLE BASI LIBICHE PERMISE AL GENERALE DALLA CHIESA DI RACCOGLIERE INFORMAZIONI PREZIOSE NEL MAGGIO 1980, UN MESE PRIMA DELL’ABBATTIMENTO DEL DC9: SCOPRI’ L’ESISTENZA DI UN PIANO PER ABBATTERE L’AEREO DI GHEDDAFI - ERA PARTE DI UN GOLPE DELL’AVIAZIONE LIBICA SOSTENUTO DALL’OCCIDENTE - IL RUOLO OPERATIVO DEI PILOTI FRANCESI, LA “COPERTURA” DEGLI AMERICANI E QUEL BIGLIETTO TROVATO ADDOSSO AL PILOTA PRECIPITATO SULLA SILA… -
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per www.repubblica.it
Caccia libici che sfidano caccia libici nel crepuscolo di Ustica. Alcuni veramente libici; altri dell’identico modello ma con insegne fasulle. Perché la morte di Gheddafi, uno dei leader arabi più noti, doveva apparire come un affare interno al suo regime e non come un complotto di potenze occidentali. Sulla distruzione del DC-9 Itavia non esiste una verità. Ci sono tante perizie tecniche sovrapposte e lette in modi diversi […]. Né la pista della bomba, né quella del missile hanno trovato un riscontro di forza tale da superare i dubbi […]
Eppure le parole dei protagonisti di quella stagione politica, dalle dichiarazioni di Francesco Cossiga all’intervista a Repubblica di Giuliano Amato, hanno ridato peso allo scenario della battaglia aerea – bocciato con sentenza definitiva dai giudici penali e accolto con giudizio altrettanto definitivo da quelli civili – per abbattere Gheddafi.
A rinforzarlo c’è una deduzione logica: un segreto in grado di sopravvivere così a lungo deve riguardare qualcosa di veramente grave che coinvolge l’interesse strategico di più nazioni, unite in un patto per custodire il silenzio che resiste da 43 anni. […]
L’informatore nelle basi libiche
Nello sterminato elenco di atti raccolti nell’istruttoria di Rosario Priore – considerata credibile dalla Corte di primo grado e ritenuta priva di prove dalla Cassazione - ci sono alcune deposizioni che possono offrire una prospettiva diversa, capace di mettere insieme tanti tasselli di quelle ore drammatiche del 27 giugno 1980 che in apparenza non combaciano. È il racconto dell’inchiesta parallela su Ustica condotta dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
L’ha ricostruita il suo braccio destro, l’allora colonnello Nicolò Bozzo […] È lo stesso ufficiale che ha demolito la menzogna francese sui decolli dalla base corsa di Solenzara, dimostrando che i voli dei jet militari erano proseguiti dopo il tramonto.
Una circostanza straordinaria, perché nel periodo estivo l’attività degli stormi veniva sospesa nel primo pomeriggio: lui si trovava lì in vacanza assieme al fratello e ha fornito riscontri documentali, incluse le ricevute dell’hotel e la descrizione dei modelli di velivolo.
Perché Dalla Chiesa, comandante del nucleo speciale contro l’eversione, si è occupato del DC-9 Itavia? “La curiosità del generale – ha detto Bozzo - era tutta appuntata su Gheddafi e su eventuali appoggi da lui concessi ai terroristi italiani”. Dalla Chiesa aveva un informatore in Libia: il geometra jugoslavo Benedetto Krizmancic, che lavorava per conto del governo di Tripoli nella costruzione di infrastrutture aeroportuali.
All’epoca Gheddafi, non fidandosi né dei suoi alleati sovietici, né dei partner europei, aveva affidato ai tecnici “neutrali” del maresciallo Tito la gestione di numerose installazioni militari: molti piloti venivano formati in Jugoslavia e i caccia migliori – i leggendari Mig 25 più veloci dei Jet occidentali – venivano mandati lì per la manutenzione. Poiché si sospettava che uomini delle Brigate Rosse venissero ospitate nei campi di addestramento libici proprio in vicinanza degli aeroporti, Dalla Chiesa aveva incaricato il colonnello Bozzo di cercare notizie da Krizmancic, che si recava spesso in Liguria.
“Nel secondo incontro nel maggio 1980 mi fece un regalo raccontandomi di avere colto da una breve conversazione tra piloti libici l’esistenza di un forte malessere nella loro Aeronautica militare, che avrebbe potuto anche potuto sfociare in un colpo di Stato.
Era una sua impressione, sostanziata però da alcune frasi rubate che descrivevano l’ipotesi di un piano per intercettare l’aereo del leader libico durante un volo ed abbatterlo”. Siamo a circa un mese dalla notte di Ustica. Questi sono i fatti, ripetuti da Bozzo davanti al giudice Priore che ha ascoltato pure il geometra jugoslavo: entrambi sono morti da alcuni anni.
Il teorema Dalla Chiesa
Il resto sono le riflessioni di Carlo Alberto Dalla Chiesa, rimasto celebre per la sua capacità di analisi. Bozzo non ha certezza ma ritiene che, come da prassi, il generale abbia trasmesso le rivelazioni sul complotto alla nostra intelligence. Che quindi almeno dai primi giorni di giugno sarebbe stata in allerta sulla prospettiva di un agguato contro l’aereo di Gheddafi. Non solo.
“All’epoca il generale Dalla Chiesa e io - aggiunge Bozzo - avevamo sviluppato un teorema che ha poi trovato alcune conferme. Gheddafi sta volando da Tripoli verso la Polonia. Secondo l’impressione avuta da Krizmancic, l’attentato al leader libico, preludio al golpe, era stato studiato in due mosse. La prima con l’intercettazione e l’abbattimento dell’aereo presidenziale da parte di due caccia libici. La seconda con uno scalo tecnico (un chiaro segnale di svolta nelle relazioni internazionali) dei velivoli ribelli nella base italiana di Gioia del Colle in Puglia o in quella di Crotone in Calabria”.
Gran parte dei Mig di Tripoli infatti non avevano autonomia sufficiente per un’azione di combattimento sul Tirreno e il ritorno in patria: senza una base di rifornimento, avrebbero finito il carburante e si sarebbero schiantati. Come è accaduto al jet ritrovato sui monti della Sila.
“Nulla di più facile – prosegue Bozzo - che i congiurati si siano appoggiati a quei servizi segreti per condividere il piano, se non il passo politico successivo al golpe. In questo caso non possiamo escludere che l’ordine prioritario, tassativo, dato alle forze aeree Nato, fosse quello di tenere sgombero il cielo sul basso Tirreno per l’agguato al “nemico”.
Questo scenario, comunque incerto, poteva mutare radicalmente di segno con l’ingresso nei giochi di guerra dei nostri servizi, o meglio di quella fazione filoaraba che storicamente si oppone a quella filoamericana. Ed è ciò che credo sia avvenuto: messo in allarme da qualche fonte compiacente dei Servizi, Gheddafi ha rivoluzionato in segreto il suo programma. Quel 27 giugno anziché dirigersi verso Varsavia ha fatto inversione su Malta”.
Così invece dell’aereo del dittatore, i caccia golpisti si ritrovano sulla rotta del DC-9 Itavia decollato in ritardo da Bologna. E lì, scambiandolo per il bersaglio della loro missione o semplicemente per errore, lo abbattono.
Non usano il cannone, né i missili aria-aria […]: per volontà omicida o per evitare all’ultimo minuto una collisione, virano sopra l’aereo di linea aumentando rapidamente la velocità. Una manovra che genera un’onda d’urto potentissima, tale da far perdere il controllo ai piloti del jet civile o addirittura da spezzarne la struttura. Questa d’altronde è l’unica ipotesi che può conciliare un’operazione ostile contro il DC-9 con l’assenza delle schegge tipiche dell’esplosione di un missile sul relitto recuperato dagli abissi del Tirreno.
Le conferme del disertore
Molti anni più tardi, nel 2015, i progetti di rivolta nell’aviazione libica hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di un pilota, Hazem al-Bajigni, raccolte da Tom Cooper, Albert Grandolini e Arnauld Delalande – tre giornalisti aeronautici di ottima reputazione – nell’opera in tre volumi “Libyan Air Wars”. Si tratta di una testimonianza straordinaria: Hazem al-Bajigni venne accusato dagli agenti di Gheddafi di avere fatto parte di un piano golpista che nella seconda metà del 1980 vedeva coinvolti almeno 19 ufficiali dell’Aeronautica. Sostenevano che avesse cercato di rubare un velivolo cargo per far scappare all’estero i membri del complotto.
Quando è venuto a sapere delle indagini, il capitano libico è salito sul suo Mig-23 ed è partito a velocità supersonica da Bengasi verso Nord: è riuscito ad atterrare a Creta, scendendo su una vecchia pista senza che la rete radar della Nato lo avvistasse.
Era il 22 febbraio 1981. Dopo tre giorni, la Grecia ha restituito il caccia a Gheddafi mentre il pilota ha trovato asilo in Occidente. Lui non ne parla, ma si ritiene che sia stato a lungo interrogato dall’intelligence americana che poi lo ha protetto dalle rappresaglie delle squadre della morte gheddafiane, che in quel periodo assassinavano i dissidenti espatriati in Europa.
Hazem al-Bajigni ha descritto ai tre giornalisti anche un’altra circostanza fondamentale per Ustica: era nella stessa base del sottotenente Ezzedin Koal, il pilota trovato morto sulla Sila.
Al-Bajigni non lo conosceva direttamente perché Koal era siriano: faceva parte di una “legione straniera” concessa a Gheddafi dal governo di Damasco. Il fuggitivo ha raccontato le voci riferite dal comandante del personale siriano, identiche alla versione stilata dalla Commissione congiunta italo-libica: quella conclusa tragicamente sui monti della Calabria era una missione di addestramento, senza armi a bordo. Per un guasto al respiratore, il pilota aveva perso conoscenza e si era schiantato una volta finito il combustibile.
[…]
Il dilemma della Sila
Un dilemma dibattuto da oltre quarant’anni è la data in cui il Mig 23 è precipitato sulla Sila. Ufficialmente, i rottami sono stati scoperti il 18 luglio 1980: una versione contestata da testimoni e periti.
I pm di Roma Maria Monteleone ed Erminio Amelio, che conducono l’ultima indagine sulla sorte del DC-9 Itavia, ritengono che il caccia non sia precipitato il 27 giugno ma settimane dopo, forse proprio nella data del rinvenimento ufficiale. Allo stesso tempo, i magistrati sono ancora convinti che l'aereo della Sila sia legato a Ustica. Lo fanno sulla base di due testimonianze, rimaste solide a distanza di decenni: nella tasca della tuta di Koal c’era un biglietto in arabo.
L’interprete dell’intelligence italiana che lo ha letto, ricorda parole di rimorso per avere causato “la morte di ottanta innocenti” e la volontà di espiare. Anche un dirigente degli 007 ha visto quel foglio. Il biglietto sarebbe stato consegnato a un generale dei Servizi ed è scomparso: ma un riferimento preciso è rimasto nell'agenda del capo di gabinetto del ministro della Difesa.
Già, ma in che modo il sottotenente siriano voleva espiare la sua responsabilità? Fuggire in Italia e rivelare quello che era accaduto? Negli atti del processo ci sono indizi su un disertore atteso a Malta in quei giorni: era pronto un bimotore per trasferirlo a Roma ma la missione è stata poi annullata. E, soprattutto, cosa c'entrava il pilota siriano con la morte di ottanta innocenti? Era intervenuto nella battaglia notturna contro i golpisti e chi li sosteneva all’estero, finendo per provocare la distruzione del velivolo passeggeri?
Con i serbatoi supplementari, il Mig-23 aveva un'autonomia operativa sufficiente per raggiungere il Tirreno e tornare a casa, mantenendo la possibilità di ingaggiare un breve combattimento. Tripoli però aveva anche aerei più moderni a cui affidare missioni speciali nell’ora del crepuscolo: i nuovi Mirage F1 consegnati dalla Francia due anni prima, considerati i gioielli dell'aviazione e – contrariamente ai Mig - dotati di ottimi missili a lungo raggio. Appartenevano allo “Squadrone Fatah”, un’altra unità speciale addestrata però da istruttori europei: la loro presenza accanto al jet presidenziale di Gheddafi non avrebbe destato sospetti.
I Mirage gemelli di Solenzara
Altri Mirage F1, esteriormente identici agli intercettori libici, quella sera sono partiti dalla Corsica. La Francia lo ha negato per anni. Ma il colonnello Bozzo ha permesso di accertare i decolli e il fratello del carabiniere, appassionato di aviazione, ne ha identificato il modello. E torniamo al “teorema Dalla Chiesa”.
I golpisti libici avevano bisogno di sostegno occidentale. Ma c’era molta diffidenza nella Nato sulla loro preparazione nel combattimento aereo. Se si voleva essere certi che Gheddafi venisse eliminato, bisognava affidarsi a piloti più esperti. Che, allo stesso tempo, potessero essere confusi con gli insorti: i Mirage F1 di Solenzara erano i candidati perfetti.
In quel momento, un cambio di regime a Tripoli era importante per Washington ma soprattutto per Parigi, impegnata in un confronto armato con i libici nel Ciad. Anais Ginori su questo giornale ha descritto come il presidente Giscard d’Estaing cercasse di animare un putsch a Tripoli dal 1977 e il potente Alexandre de Marenches, capo dello Sdec Service de Documentation et de Contre-Espionnage), aveva organizzato un programma per colpire la Libia. […]".
Il piano più spettacolare – ha spiegato sempre Anais Ginori -, documentato ormai in varie ricostruzioni, doveva scattare il 5 agosto 1980, qualche settimana dopo la strage di Ustica. Deluso dai continui fallimenti di Marenches, Giscard decide di scavalcarlo e affidare al numero due dei servizi, Alain de Marolles, la missione speciale: "Vi chiedo di rovesciare Gheddafi". È quello che Marolles, morto nel 2000, aveva confidato ai giornalisti Roger Faligot, Jean Guisnel e Rémi Kauffer in "Histoire politique des services secrets français". Ma anche l'operazione, guidata dal cosiddetto "Safari Club", coordinamento tra i servizi francesi, egiziani, marocchini e sauditi, si conclude in un clamoroso fiasco.
Ogni disegno partiva da un presupposto: se il Rais fosse stato ucciso dagli occidentali, nei Paesi arabi ci sarebbe stata una sollevazione. Ed ecco la necessità che l’omicidio ad alta quota venisse attribuito a una rivolta interna contro di lui ma ispirata e protetta attivamente dai francesi, passivamente dagli americani che dai comandi Nato potevano far calare una cappa oscura sui radar e sui controllori di ogni Paese alleato. […]
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A Modena doppio appuntamento con il Poesia Festival, ai Giardini Ducali, mercoledì 23 agosto
A Modena doppio appuntamento con il Poesia Festival, ai Giardini Ducali, mercoledì 23 agosto. La poesia come luogo di impegno sociale. È questo l'approccio che unisce i due appuntamenti che il Poesia Festival porta a Modena per l'edizione 2023 della manifestazione. Il debutto sarà mercoledì 23 agosto, alle 21, ai Giardini Ducali con una serata dedicata a Rocco Scotellaro, "il poeta degli ultimi", nel centenario della nascita. La seconda iniziativa si intitola "Le porte aperte della poesia" ed è in programma sabato 2 settembre, alle 20.30, quando quasi quaranta poeti modenesi si riuniranno nella sede di Porta Aperta per abbracciarla con la parola poetica. Le due date modenesi del Festival sono state presentate ai Giardini Ducali alla quale sono intervenuti l'assessore alla Cultura del Comune di Modena Andrea Bortolamasi; Roberto Alperoli, ideatore e direttore del Poesia Festival; Andrea Candeli, direttore musicale del Poesia Festival; Alberto Caldana, presidente di Porta Aperta. "Lingua madre: Rocco Scotellaro, il poeta degli ultimi" è il titolo della serata in programma ai Giardini Ducali dedicata al celebre poeta, scrittore e attivista politico di Tricarico, in provincia di Matera, morto a soli trent'anni nel 1953. Nato in una famiglia umile, cominciò a scrivere giovanissimo e fu spinto all'impegno politico dalla drammatica realtà contadina del sud Italia. Nel 1946, a 23 anni, fu eletto sindaco di Tricarico, nel 1950 fu incarcerato dopo essere stato accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere dai suoi avversari politici. Assolto con formula piena ma profondamente provato dall'esperienza, abbandonò l'attività politica per dedicarsi a quella letteraria, mettendo in primo piano l'impegno per i diritti del popolo meridionale. Oltre che come prolifico autore di poesie, nelle quali narra con stile originale e inconfondibile la vita nei campi, la fatica dei contadini, la semplicità dei popolani, Scotellaro è ricordato per il romanzo "L'uva puttanella", la raccolta di racconti "Uno si distrae al bivio", l'indagine sociologica "Contadini del sud", l'opera teatrale "Giovani soli". Tutte le sue opere sono state pubblicate postume. La sua vita e le sue opere saranno introdotte da Roberto Galaverni, critico letterario e saggista che scrive per le pagine culturali del Corriere della sera. Seguiranno la lettura del testo di Stefano Velanzuolo, giornalista e critico musicale di "Il Mattino", con gli interventi in voce dell'attore Alessandro Casaletto e dell'attrice Nicole Millo. Gli interventi musicali sono a cura dell'Ensemble Meridies. Sabato 2 settembre, alle 20.30, nella sede di Porta Aperta, in strada Cimitero di San Cataldo 117, è in programma "Le porte aperte della poesia": quasi quaranta tra i poeti più noti della scena modenese, riuniti per la prima volta, leggono un testo per abbracciare idealmente un luogo e un'associazione che da quasi cinquant'anni è vicina alle persone in difficoltà e si occupa di riqualificazione sociale e culturale. Alla serata partecipano Yuri Ferrante, Gabriele Vezzani, Alberto Bertoni, Francesco Genitoni, Kabir Yusuf Abukar, Elisa Nanini, Enrico Trebbi, Francesco Malavasi, Laura Solieri, Giorgio Casali, Guido Mattia Gallerani, Mariadonata Villa, Federico Carrera, Marco Bini, Jean Robaey, Luca Ispani, Fabio Chierici, Roberto Alperoli, Emilio Rentocchini, Alessia Natillo, Antonio Nesci, Antonella Kubler, Antonella Jacoli, Patrizia Santi, Michele Lalla, Olmo Giovannini, Maria Francesca Di Feo, Francesco Tremazzi, Diletta Tavoni, Anna Giulia Panini, Luciano Prandini, Marta Fiandri, Stefano Serri, Andrea Gibellini, Fabrizio Tagliaferri, Tiziana Verde, Giusy Stefani. L'appuntamento ai Giardini Ducali fa parte del programma dei Giardini d'estate promosso, nell'ambito dell'Estate modenese, dal Comune di Modena e da Hera con il sostegno della Fondazione di Modena. Il programma completo della 19ª edizione del Poesia Festival è online sul sito del Festival (www.poesiafestival.it).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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INSIEME SI VA PIU' LONTANO: la Fondazione Cannavaro Ferrara è stata protagonista a Milano dell’Art Charity and Fashion event
La Fondazione Cannavaro Ferrara è stata protagonista a Milano dell'Art, Charity and Fashion event, aperitivo solidale, a Palazzo Kiton. La raccolta fondi è andata a sostegno dei progetti benefici per i bambini e le famiglie bisognose di Napoli. Napoli chiama, Milano risponde! La Fondazione Cannavaro Ferrara è stata a Milano in trasferta, protagonista di un evento benefico ed esclusivo, riservato a donatori speciali e cioè agli associati di "F839 e dintorni". L'associazione ha come presidente il noto imprenditore napoletano Maurizio Marinella. Ed è stata creata da Roberto de Bonis partner di LCA Studio Legale insieme, tra gli altri, a Tommaso Longo e Bruno Pastore. L'associazione riporta nel suo nome l'identificativo del codice fiscale di chi è nato a Napoli. E aggrega personalità eccellenti nei rispettivi settori di attività operanti a Milano ma con origini napoletane o campane. L'evento ha costituito l'occasione di incontro per sostenere le attività benefiche della Fondazione dei due storici difensori napoletani. Tutto a favore di progetti a sostegno dei bambini e delle famiglie bisognose di Napoli. L'aperitivo benefico, organizzato dalla Fondazione con F839 (un fuori salone rispetto al Salone Internazionale del Mobile) si è tenuto a palazzo KITON, in Via Pontaccio 21 a Brera. La location prestigiosa ospita l'azienda di Ciro Paone, indiscussa eccellenza napoletana. A fare gli onori di casa c'era Antonio De Matteis CEO di Kiton e la presidente Mariagiovanna Paone. Per gli ospiti c'erano molte sorprese, tra cui la possibilità di acquistare 70 palloni Limited Edition ideati da Givova e autografati dai founders Fabio e Paolo Cannavaro e Ciro Ferrara. Durante la sera Ciro Ferrara ha presentato, insieme alla giornalista e luxury consultant Francesca Lovatelli Caetani. Per l'occasione Francesca ha indossato un abito firmato La Santos Atelier e gioielli serelùz. Insieme hanno guidato un'asta benefica con in palio le maglie autografate dei calciatori del Napoli: Kim Min-jae e Khvicha Kvaratskhelia. Arte e solidarietà sono state il filo conduttore della serata impreziosita dalla mostra di due collezioni esclusive di proprietà di Galleria San Babila. C'erano le opere di Salvatore Dalì e di Fabergè, che l'imprenditore ed esperto d'arte Francesco Colucci, presidente di Art & Luxury ha gentilmente concesso. Tra le altre donazioni hanno contribuito anche le maglie dei calciatori del Napoli Khvicha Kvaratskhelia e Kim Min-Jae assegnate all'asta a 800 euro l'una; distribuiti come gadget i palloni Limited Edition ideati da Givova e autografati dai founders.
Tra gli ospiti presenti, Roberto De Bonis, Bruno Pastore, Tommaso Longo, Eduardo Salvia, Paolo Colucci, Maurizio Marinella, Giuseppe Castagna, Alessandra Losito, Giovanna Della Posta, Giorgio Mercogliano, Vincenzo De Falco, Sandro Signorini, Cosimo Vitola, Giovanni Ferrieri, Riccardo Maria Monti e Giulio Corno. Non è mancato un intervento del dottor Vincenzo de Feo, Presidente dell'Associazione Mai Piu' Solo, ODV ETS-https://www.maipiusolo.com/ E' finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo formativo, al contrasto del bullismo e della povertà educativa. De Feo è esperto di tutela dei dati, bullismo, cyberbullismo, consulente tecnico per la cybersecurity e cybercrime, iscritto all'Albo del Tribunale di Milano. E' autore del libro "…PRIMA DEL CLICK" e ha rappresentato l'Italia nel convegno europeo "4 motori per l'Europa". De Feo condividerà in futuro alcuni progetti insieme a Fondazione Cannavaro Ferrara Gli ospiti sono stati deliziati dalle canzoni di Tayla, definita "una raffinatezza Italiana". Personaggio del mondo della musica e del teatro, è nota a livello internazionale. Richiesta dai grandi stilisti per gli eventi e guest anche al matrimponio di Courtney Kardashan e Travis Barker a Portofino. Il direttore della Fondazione Vincenzo Ferrara è orgoglioso che anche in città diverse da Napoli vengano apprezzati e sostenuti i numerosi progetti che la Fondazione mette in campo da ormai 18 anni. Mentre il principio che guida Stefania Avallone, marketing director, è quello di comprendere che da soli si va più veloci. Ma insieme si va più lontano. E' per questo che le relazioni con partner come Kiton, Otofarma, Jonny Lambs, Givova, Lama Optical, Galleria San Babila e Fabbricanti di Emozioni rientrano in un progetto più ampio. E vede la Fondazione e i suoi sostenitori operare con un chiaro modello di marketing territoriale e sociale.
La FONDAZIONE CANNAVARO FERRARA nasce nel 2005 grazie alle sinergie dei fratelli Fabio e Paolo Cannavaro con Ciro e Vincenzo Ferrara. L'obiettivo è di fornire un concreto sostegno alla città di Napoli, loro città d'origine. La FCF agisce per la risoluzione delle criticità legate al territorio, contribuendo a contrastare varie forme di disagio minorile e le difficoltà delle famiglie meno agiate.I progetti sociali si focalizzano su diversi ambiti di intervento: sport e aggregazione, formazione al lavoro, salute, riqualificazione di spazi.La Fondazione organizza eventi di raccolta fondi per aiutare le famiglie e i ragazzi più bisognosi dell'area metropolitana di Napoli.
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Francesco Feo (1691-1761)
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A Classic Horror Story (Roberto De Feo & Paolo Strippoli, 2021).
#a classic horror story#a classic horror story (2021)#roberto de feo#paolo strippoli#matilda lutz#francesco russo#emanuele pasquet#federico palmerini#roberto caruso#sabrina beretta
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Lusky... compose yourself, man!
Zio Paperone e l'appiattificatore 2D (2023)
"Save me, boss! Bu-uuuh!"
#they should know by now that to mess with gyro's inventions isn't a good idea...#sigh...#john d. rockerduck#lusky#jeeves#francesco guerrini#giovanni de feo#disney ducks#italian disney comics
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The Prisoner of the Iron Mask (1962) La Vendetta della Maschera di Ferro La Vengeance du Masque de Fer American International Pictures Dir. Francesco De Feo
Theatrical poster.
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Lo attendono in molti, ma si ne parlerà ancora parecchio di A Classic Horror Story di Roberto De Feo e Paolo Strippoli. Il film horror italiano, che Netflix distribuirà in streaming a partire dal 14 luglio, si presenta con un inquietante teaser trailer ufficiale e le prime immagini.
Sinossi
Cinque carpooler viaggiano a bordo di un camper per raggiungere una destinazione comune. Cala la notte e per evitare la carcassa di un animale si schiantano contro un albero. Quando riprendono i sensi si ritrovano in mezzo al nulla. La strada che stavano percorrendo è scomparsa; ora c’è solo un bosco fitto e impenetrabile e una casa di legno in mezzo ad una radura. Scopriranno presto che è la dimora di un culto innominabile. Come sono arrivati lì? Cosa è successo veramente dopo l’incidente? Chi sono le creature mascherate raffigurate sui dipinti nella casa? Potranno fidarsi l’uno dell’altro per cercare di uscire dall’incubo in cui sono rimasti intrappolati?
#A Classic Horror Story#horror#Roberto De Feo#Paolo Strippoli#Colorado Film#Lucio Besana#Milo Tissone#David Bellini#Puglia#Roma#Matilda Lutz#Francesco Russo#Peppino Mazzotta#Yulia Sobol#Will Merrick#Alida Baldari Calabria#Cristina Donadio#Youtube
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A CLASSIC HORROR STORY (2021) Preview of Italian horror flick soon on Netflix
A CLASSIC HORROR STORY (2021) Preview of Italian horror flick soon on Netflix
A Classic Horror Story is a 2021 Italian horror film about five strangers who find themselves trapped in a forest populated by strange beings. Directed by Roberto De Feo and Paolo Strippoli from a screenplay co-written with Lucio Besana, Milo Tissone and David Bellini.Produced by Iginio Straffi, Maurizio Totti and Alessandro Usai. The movie stars Matilda Anna IngridLutz, Francesco Russo, Peppino…
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#2021#A Classic Horror Story#film#Francesco Russo#horror#Italian#Matilda Anna IngridLutz#movie#Netflix#Paolo Strippoli#Peppino Mazzotta#Roberto De Feo#trailer
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