#Fiatone
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primepaginequotidiani · 4 months ago
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PRIMA PAGINA Corriere Adriatico di Oggi martedì, 08 ottobre 2024
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vaerjs · 25 days ago
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La mia giornata lavorativa ieri è durata uno sproposito, dalle ore in aula con i bambini e le bambine della mia classe alla riunione docenti di interclasse alla programmazione dei materiali di lavoro per l'educatore che, diversamente, sembra un pesce fuor d'acqua.
Una collega mi ha dato un passaggio in auto e ho percorso 15 minuti a piedi quasi correndo per la stanchezza e la voglia di rientrare e riabbracciarti.
Inserisco la chiave nella toppa, apro la porta e ti trovo indaffarato in mille cose. Ho il fiatone per la corsa e i crampi per le mestruazioni che arriveranno a breve, cerco di rallentare il respiro, mi tolgo le scarpe, il giubbotto e gli scarponi. Mi fermo nell'ingresso ancora un attimo per legarmi i capelli che a fine giornata non tollero più appoggiati sul collo, intanto tu resti di là, mi sbirci con gli occhi vivaci e l'espressione furba di chi aspetta solo di essere scoperto.
Ti raggiungo e cambiando ambiente vedo comparire uno striscione di tanti auguri dai colori pastello, palloncini dorati con le cifre dei miei anni, bibite frizzanti e tanti pacchettini negli stessi colori dello striscione. Vedendo il mio sguardo stupito, ti si illumina ogni parte del viso. Ci abbracciamo, già sai di essere tu il vero regalo nella mia vita ma te lo ripeto ugualmente.
Nel 2020 avevo appena compiuto 25 anni. Ero seduta nell' auto di mio padre, al freddo fuori da un centro commerciale e guardavo lo schermo vuoto del cellulare. Mi ero appena regalata il biglietto per un concerto e avevo pubblicato una foto sui social con una didascalia che suggerisse il mio auto regalo di compleanno. Eppure, quel giorno, neanche una persona mi aveva fatto gli auguri, scritto un messaggio o fatto uno squillo per dirmi di avermi pensato. Non vedevo nessuno al di fuori del gruppo di giovani della mia chiesa con cui, comunque, iniziavo a sentirmi fuori luogo. Di quel periodo ricordo soprattutto il buio e il freddo. Come se tutti i miei ricordi fossero annebbiati da un filtro old school che incupisce la scena. Non credevo che avrei mai compiuto 30 anni.
Ho chiesto aiuto, di lì a poco. Poi è scoppiata la pandemia.
E alla fine sei arrivato tu.
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harmfulcomedicitu · 15 days ago
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Dio, se esisti, ma tu lo sai che c'ho il fiatone?
lo sai che sono stanca?
lo sai che non vengo capita più?
lo sai che vorrei più abbracci e invece non li ho?
lo sai che forse sto diventando un peso e sto iniziando a contare meno?
tu lo sai che io non c’ho più la forza dopo tutto quello che è successo?
lo sai che non sono pronta ad altri dolori?
si che lo sai
e se lo sai, perché non fai passare tutto?
perché non posso avere anni sereni senza vivere con la paura di qualsiasi cosa?
senza dover piangere più?
senza dovermi chiedere perché non conto così tanto per la gente che mi sta vicino?
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miciagalattica · 21 days ago
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Un sogno che sembrava troppo reale
PARTE OTTAVA
L’indomani mi svegliai presto, i miei pensieri ritornavano al mio accoppiamento proibito, mi sentivo sfrenatamente animalesca. Dicky mi aveva presa e riempita con il suo sperma caldo che pulsava ancora dentro di me. Era tutto sbagliato ma incredibilmente erotico. Mi alzai per preparare la colazione per tutti: Me, Carla e il cane. Non appena entai in cucina, Dicky si alzò per salutarmi scodinzolando e si strofinò contro le mie gambe nude. Un brivido mi percorse la schiena. Lo guardai e il mio cuore sussultò... poteva vedere la punta rosa già sporgente. Mi voleva di già? Mi allontanai con il cuore che mi batteva a mille, spero che Carla non se ne accorga, pensai. Dcky mi seguiva con gli occhi affamati fissi sull’apertura della mia veste, mi strinsi la vestaglia attorno al corpo sentendo un involontario impulso di eccitazione. Trovavo l’idea stranamente eccitante, un segreto colpevole che non riuscivo a controllare. Proprio in quel momento entrò Carla, già pronta per uscire, mi disse che aveva una riunione importante al lavoro a cui non poteva mancare e mi supplicò di tenergli ancora il cane fino a sera, quando sarebbe tornata. Dicky era contento di vedere la sua padrona, ma non con lo stesso entusiasmo che provava per me. Sentii un'enorme ondata di sollievo e non solo, direi molto più lussuria. Io e Dicky ci guardammo leccandoci le labbra, eravamo affamati, sentì il calore aumentare dentro di me, mi tolsi la vestaglia, m’inginocchiai, Dicky capì subito e subito si avventò su di me, in un batter d’occhi mi fu sulla schiena, la sua pelliccia sulla sua carne nuda, sembrava tutto così... naturale.  Mi sentivo assolutamente malvagia, presa come una cagna in calore a quel pensiero venni di brutto, mentre Dicky lo spingeva dentro riempiendomi. Era tutto cosi sbagliato ma mi piaceva enormemente lo stesso e tremavo alla consapevolezza di ciò. Ero sul pavimento a faccia in giù con il peso di Dicky che mi teneva ferma. Mi sentii riempire, avvertivo ogni pulsazione del suo cazzo che pompava sperma bollente, cercai di muovermi, ma non potevo. Dicky era saldamente ancorato a me e aveva le zampe anteriori avvolte strettamente attorno a me.  Ero totalmente sotto il suo controllo. Sentii i suoi artigli affondarle nei fianchi. Stava lasciando altri segni, altre prove del suo possesso. Questo mi fece andare di nuovo oltre il limite. L'audacia, la sensualità, il tabù, l'abbandono sfrenato, la tagliente consapevolezza di quanto sarebbe stato difficile mantenere questo segreto, soprattutto a Carla, mi dimenavo con l'eccitante mix di emozioni che m’inondavano, mi procurano un altro orgasmo travolgente. Alla fine, sentii Dicky scivolare fuori liberandomi. Sentì la sua pelliccia contro di me che mi lasciava... parte di me volevo che continuasse. Volevo di più...
Proprio in quel momento squillò il telefono! Scossa dalle sue fantasticherie, balzai in piedi e risposi, con il fiatone era Roberta una mia amica che mi comunicava che sarebbe stata da me tra dieci minuti.  Avevo la testa ancora annebbiata di tutto quello che era successo. Fui presa dall’ansia avevo pochissimo tempo per darmi una sistematica, corsi in camera indossai un prendisole, delle mutandine e un paio di sandali, ma mentre stavo a metà sala pronta per uscire, arrossì di colpo, quando sentì un improvviso flusso umido tra le sue gambe. Ero piena di Dicky. Non c'era tempo per pulire. Tornai di corsa in bagno, pensando velocemente, mi misi un assorbente e corsi subito fuori , Roberta era già lì che mi stava aspettando, con un sorriso sornione stampato in faccia. Aveva ipotizzato che stessi scopando con qualcuno che mi fossi rimorchiata. Sbigottita, chiesi che cosa glielo facesse pensare, e lei di rimando: “Ti si legge in faccia, il tuo sguardo da stralunata di chi ha appena fottuto, e poi come ti sei vestita, un prendisole sexy e senza reggiseno”. Arrossii fino alla punta dei piedi, ma non gli dissi nulla. Mi sentivo i graffi sui fianchi e l’umido che mi pulsava tra le gambe, i capezzoli irrigiditi, era difficile mantenere quel segreto e un nodo di preoccupazione mi attanagliò lo stomaco. Nel centro commerciale Roberta non la smetteva d prendermi in giro per la mia scopata mattutina che lei aveva interrotto. Pensai che se solo avesse saputo la verità…Ero veramente felice di fare shopping ero in giuggiole per l’incredibile orgasmo che Dicky mi aveva fatto provare, ero in uno stato di grazia e di grande eccitazione, ma allo stesso tempo ero imbarazzatissima perché ero piena di sperma di Dicky . Era un ricordo martellante di ciò che avevo fatto e che sarebbe di nuovo successo. Quando tornai a casa, mi accorsi che avevo comprato tantissima roba senza che me ne fossi accorta, ero carichissima, andai in camera per trovare un po’  di sollievo. Dicky era euforico e pimpante, mi saltò addosso con insistenza, cercando di infilarmi il muso sotto il vestito,ero tentata, mi morsi il labbro, nemmeno in un attimo e Dicky mi placcò spingendomi a terra, mi voltai, lottai con lui , deliziandomi del suo desiderio invadente. Sentivo la sua durezza contro la mia gamba nuda. L'eccitazione era travolgente. Il desiderio animale di Dicky era immensamente erotico.  Mi voleva ed era intenzionato ad avermi. Mi ritrovai di nuovo in ginocchio, mi strappai le mutandine fradice e mi offrii a lui.
Era tutto così animalesco, mi ero trasformata in una cagna in calore. Rabbrividii quando lo sentii strisciare sulla sua schiena, la sua pelliccia sfregava contro il mio sedere nudo, spinsi indietro per incontrarlo. "Sono tutta sua”, sospirai. Ero così sottomessa. L'animale chiedeva e io rispondevo. Sussultai quando sentii la punta dura e appuntita trovare la mia apertura pronta, tremavo mentre lui entrava in me e lo spingeva. "È fuori controllo", pensai , mentre stavo avendo un orgasmo martellante, "Non potrò mai impedire a Carla di scoprirlo... non mi perdonerà mai", stavo pensando quando ero in preda a tantissimi orgasmi ripetuti. Dicky venne copiosamente dentro di me e dopo avermi tenuta inchiodata a lui per una mezzoretta, se ne usci e mi lasciò sfinita sul pavimento Il resto del pomeriggio vagavo per casa come una zombie, cercando di sistemare la casa. Indossavo solo una sottoveste e non mi ero presa la briga di mettermi le mutandine, quando vidi che Dicky mi guardava con i suoi occhioni da impertinente mentre mi muovevo per fare le faccende domestiche. Sapevo che il mio amante canino era lì ed io ero vestita, ma molto disponibile, la situazione era eroticiasima. Sentivo dentro di me una voglia che non voleva placarsi del tutto. Così quando Dicky mi arrivò alle spalle la mia prima reazione fu quella di aprire le gambe, gli stavo dando l’accesso ma qualcosa mi gelava dentro sapendo che Carla era ne paraggi, dovevo smettere, non ero una macchina del sesso. Dicky insisteva sapendo che gli avrei ceduto, era stato sempre così dopo tutto. Chiusi le gambe e vidi che Dicky si eccitava sempre di più, ma quando ne ebbe abbastanza di quel gioco con il suo peso mi spinse per terra, m’inginocchiai e sentii tutto il suo peso premere sulla mia schiena, le mie proteste si trasformarono in mugolii di piacere. Dentro la mia testa c’era un turbinio di emozioni , ero fuori controllo, volevo godermi al massimo la mia ultima scopata, tra poco Carla me lo avrebbe portato via. Sapevo che Carla ci avrebbe scoperto, non m’importava niente, Dicky era troppo virile, me la sentivo dolorante ma di contro molto calda, non potevo dirgli di no, era il mio padrone, aveva creato in me dipendenza, ma il dolore iniziò a essere lancinante, non potevo farlo ancora. Mi divincolai, e pensai che se gli avessi fatto una sega, forse si sarebbe calmato. Raggiunsi con la mano la sua erezione, mi misi in ginocchio, pompavo con entusiasmo, mentre la sua erezione cresceva. L’eccitazione era più di quanto mi aspettassi , lo guardavo mentre cresceva nella mia mano, godevo nel vederlo eccitato, era tutto perverso e allo stesso tempo dannatamente erotico, mi sentivo la sua schiava, ero di nuovo lì a soddisfare le sue richieste sessuali.  Dicky era pronto a scoppiare. Un quel momento un pensiero mi trafisse la mente. Se ora viene schizzerà il suo seme per tutta la cucina, entrai nel panico, non sapevo cosa fare, alla fine mi venne un lampo, l’unica cosa da fare era prenderglielo in bocca. Strinsi le labbra sulla sua erezione, mi scoppiò in bocca, cercai di deglutire il più velocemente possibile, bevvi quello che potevo il resto lo riversò sul mio corpo e sul pavimento. Limitai di molto i danni.
Pulii alla ben meglio tutto, finii mentre sentii suonare i campanello. Ero in panico totale, era sicuramente Carla. Mi ricomposi in fretta, ingoiai quello che era ancor rimasto nella mia bocca. Carla entrò con un sorriso stampato sul suo bel faccino, la mia testa mi scoppiava mentre si stava avvicinando a me, m’irrigidii, mi scoprirà di sicuro, sentirà l’odore dello sperma di cane su di me. Il mio viso bruciava di vergogna, cercai di allontanarmi, ma Carla veniva sempre più vicina, abbassai gli occhi non riuscivo a reggere il suo sguardo. Mi chiese se ci fosse qualcosa che non andasse. Non potevo più indietreggiare, ero con la schiena contro il muro. Ormai era la fine. Era vicinissima a me, mi accarezzò una guancia, mi sentivo svenire, una scarica elettrica mi percorse la schiena, si appoggio con il suo corpo su di me, mi fissava, ero ipnotizzata, non opponevo nessuna resistenza, sembravo un automa, mi premette le sue labbra sulle mie, la sua lingua si faceva strada, aprii le labbra sentì la sua lingua scivolare nella mia bocca. All'improvviso, la mia vergogna e la mia esitazione furono sopraffatte da una sensazione completamente diversa... pura lussuria! All'improvviso era totalmente erotico. La mia bocca era ancora impastata dello sperma di Dicky, sorrisi in modo malvagio e lussurioso, tra le gambe mi sentivo colare i succhi di Dicky ero ancora piena di lui.
Sentivo il corpo di Carla premere contro il mio. Ci baciamo sfrenatamente, avvinghiate ci dirigemmo in camera da letto , ci strappammo i vestiti di dosso, sentivo la sua mano scivolare nella mia figa inzuppata di cane, raccolse lo sperma di Dicky e portò la mano sulla sua bocca, iniziò a leccare avidamente il palmo e poi le dita una per volta. La guardai con estrema lussuria, avvicinai le mie labbra alla sua bocca e ci scambiammo con i baci infuocati quello che rimaneva del seme canino. Mi disse: “Lo voglio bere tutto il seme del mio cane”, si abbasso sentii le sue labbra che me la baciavano e la sua lingua che raccoglieva l’abbondante colata di sperma di Dicky che continuava a fluire da me. Ero al settimo cielo, ero la loro amante e non era più a tenere quel segreto che mi aveva tenuta attanagliata per tutto quel tempo. . Dopo che ebbe finito di pulirmi fio all’ultima goccia ci avvinghiammo e facemmo l’amore e mentre venivo scopata da Carla avevo dei flashback dei momenti passati con Dicky quando mi costringeva a cedergli prendendomi. Ho artigliato Carla selvaggiamente, come un animale e venni, e venni, e venni . Carla giaceva sveglia, mentre sonnecchiavo davanti a lei. Mi guardava e mi accarezzava. Poi mi disse: “Pensavi che non lo sapessi che le cose dovevano andare in questo modo? Lo sapevo fin dall’inizio”. Mi abbracciò e mi strinse a sé.” Poi ti racconterò tutto”mi disse. (questa sarà un’altra storia).
P.S.
(1) Pubblicato da me Pestifera (la sua compagna) sul suo profilo, secondo le sue volontà, perchè Micia è impossibilitata per il momento a farlo.
(2) Qui chiudo la mia presenza su questo profilo avendone uno personale. Non mandate messaggi perchè non userò più questo profilo. Quando Micia guarirà e spero presto, ve ne accorgerete perchè posterà i suoi capolavori.
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aliceisinchains · 3 months ago
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ma si può domenica col fiatone
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condividiamolavita · 4 months ago
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hai il fiatone perché ti sei appena masturbata sul letto mentre tuo fratello è nella camera di fianco
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chouncazzodicasino · 1 year ago
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Ieri pomeriggio è venuto papà in negozio, a sorpresa. Così. Non che ci sia nulla di strano, ma un po' mi fa sorridere questa cosa. Io e mio padre non abitiamo vicinissimi, lui abita in centro a Roma, io fuori in un paese. È venuto e abbiamo passato il pomeriggio insieme a chiacchierare mentre lavoravo. L'altro ieri mi ha chiamata per chiedermi un consiglio su alcune delicate dinamiche familiari, questa estate siamo stati molto l'uno di supporto all'altro per queste dinamiche micidiali (non si capisce per quale motivo si dice parenti serpenti e non parenti pezzi di merda). Insomma, nell'ultimo periodo sento che i miei consigli sono per lui importanti e di supporto, sento che ha bisogno di sentire la mia campana e questa cosa mi stupisce piacevolmente ancora un po'.
Negli ultimi anni papà si è smussato. Non voglio dire cambiato perché non sarebbe il vocabolo giusto. Si è calmato? Forse. Si è rasserenato? Eh, dai, forse sì. Sì è rassegnato? In alcuni casi sì. Ma sono tutte accezione positive del termine e io sono una vera sega a parlare quindi meglio di così non riesco a spiegarlo. Penso spesso a quando è cominciata questa sua variazione da "orso" a "orsetto" e non so bene a cosa attribuirla. Un misto di pensione/nonnitudine/vecchiaia e di certo la malattia di nonna. Veder passare una donna da totalmente indipendente, dinamica, con una vita così piena e attiva che se solo ci penso io oggi mi viene il fiatone, ad una nonnina con la testa che fugge e si stacca, che ha bisogno di un aiuto pratico per quasi tutto, nel giro di pochi mesi, è stato devastante. Lacerante. Sono convinta che questo lo abbia molto scosso. Come scuote e percuote me, anche solo a scriverlo, con le lacrime agli occhi. Perché mia nonna è il mastodontico perno di questa grande famiglia chiassosa, stronza e dispersa nel mondo, che nonostante tutto amo. Comunque...
Io e mio padre siamo sempre stati connessi. Culo e Camicia. Quando ci chiamavano così io immaginavo un culetto pallido con dei bottoncini attaccati alla pelle (che ero io) e una camicia azzurro chiara che si abbottonava perfettamente su quei bottoncini (che era papà). Eravamo uguali. Fumantini. Forti. Spigolosi. Tuonavamo. Ma anche molto divertenti e buffi. Poi lui se n'è andato di casa e mi ha lacerato il cuore. "La persona che odio e amo di più al mondo", solo così riuscivo a pensare a lui nella mia mente in quel periodo, in quei merdosissimi anni che la mia mente vuole ricordare solo a sprazzi. In quel periodo ho eruttato come un vulcano violento, contro il mondo, ma soprattutto contro di lui. Poi col tempo, ci siamo ritrovati, ritrovati veramente, dentro, perché fuori non ci siamo mai persi. So che il mio giudizio su di lui in quel periodo ha pesato come un macigno, ma è giusto che sia così. Oggi siamo sempre molto simili, ma siamo entrambi cambiati. Io, come lui, mi sono smussata.
Mi piace questa nuova fase della nostra vita dove oltre a figlia che può essere portata in braccio fuori dai rovi come un cerbiatto delicato, sono anche la figlia che hai bisogno di sentire per un parere, quella che parlando, in un continuo brainstorming incasinato e mal parlato, ti fa riflettere e ti apre finestrelle nella mente che tenevi chiuse senza volerlo.
Se penso a questa nuova nostra fase la prima immagine che mi viene in mente è il giorno di ferragosto di quest'anno. Dopo il classico pranzo sotto le montagne, con le tante famiglie della nostra gigante famiglia, tante risate e tanto buon cibo abbiamo portato nonna a riposare e io ho cominciato a pensare ai miei zii, a cosa si stanno perdendo vedendola poco o niente, a come sono lontani, come cerchiamo di includerli e ci scanzano, la scanzano. Ho raggiunto papà, su una panca vista ghiacciaio, e ho cominciato a parlarne con lui, piangendo. Non per me, sticazzi di me, ma per nonna. Ho rotto i miei argini. Ho pianto per tanto tempo, vomitando bile su questa situazione che ci fa stare una merda, urlando e singhiozzando, quando senti la pelle bollente dalla rabbia e gli occhi rossi, con mio padre che mi ascoltava, mi parlava, mi consolava, mi stringeva la mano, guardava le montagne e piangeva. Un triste e rassegnato consolarsi a vicenda.
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fee-ling · 1 year ago
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Ho smesso
di rincorrere le persone
quando ho capito
che era meglio stare accanto
a chi ti toglie il fiato
che a chi ti dà il fiatone.
(Gio Evan)
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immensoamore · 1 year ago
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Comunque, sono tutti capaci a parlare di amore disinteressato, in teoria. Ma in pratica, come sarebbe?
Facile. Devi immaginare di essere al piano terra di un palazzo di cento piani.
Uffa. Sempre con queste metafore. Ok, ok... L'amore è un palazzo alto, che devi scalare a mani nude, bla bla bla..
No. Tanto per cominciare in mano hai un innaffiatoio.
Ah. E che cosa te ne fai?
Sali le scale.
Con l'innaffiatoio?
Eh
Perché?
Per arrivare al tetto.
Lo vedi? L'amore è il tetto in cima a un alto palazzo, che custodisce e protegge l'interno, bla bla bla...
No. Il palazzo non è altro che un palazzo. Il tetto non è altro che un tetto. Quel che conta è la pianta.
Quale pianta?
Quella che speri ci sia sul tetto. Quella per cui hai fatto tutte le scale a piedi.
Aaaah. Ecco cos'è l'amore. La pianta, il frutto che ha bisogno di cure per crescere, bla bla bla.
Niente affatto. L'amore vero è tutt'altro.
Che altro ci può essere?
Che quando arrivi all'ultimo piano, e poi alla scala stretta e ripida fino al tetto, col fiatone e stringendo forte un innaffiatoio pesante e pieno d'acqua...
Ah!Non ci avevo pensato: l'amore è che con l'innaffiatoio hai portato l'acqua, la vita, il futuro della pianta, bla bla bla...
No. Perché piove.
E quindi?
Quindi niente. L'amore è che ti sei accorto che cominciava a piovere quando eri ancora al portone, al piano terra.
E sono salito lo stesso, con l'innaffiatoio, le scale, il fiatone...?
Già.
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kvara si rende conto che forse la rivalità che sente per davide non è esattamente platonica. enjoy!
Lui non era mai stato un tipo molto aperto, anzi, fin da piccolo era stato un ragazzo di poche parole, che faticava a fare amicizia con gli altri. Impacciato, taciturno, goffo.
Khvicha non aveva molti posti nel mondo da chiamare casa. Certo, c'era la sua terra natale, ma ormai la Georgia si trovava a migliaia di kilometri si distanza da lui. E quella grande e strana città nella quale ora viveva, dove tutti lo trattavano come un dio, dove inneggiavano il suo nome e dove avevano esposto foto, bandiere e murales con la sua faccia e quelle dei suoi compagni, non poteva certo essere considerata davvero casa, o perlomeno non ancora. Si sentiva più come un re nel suo palazzo dorato pieno delle sue chincaglierie: bello, anche divertente viverci, ma gli mancava quel calore, quella familiarità che solo un posto che veramente si considera casa potrebbe dare.
Ma il campo. Il campo da calcio era tutta un'altra storia.
Forse era lì, solo lì, che si sentiva veramente nel luogo dove poteva essere completamente libero. Senza paranoie, senza pensieri. Gli bastava avere un pallone tra i piedi e nient'altro per tornare a respirare con leggerezza. Per tornare a sentirsi di nuovo vivo.
E non c'era momento in cui si sentiva più vivo che durante i big match, quelli contro le altre grandi squadre, quelli che contavano davvero, quelli dove giocano i fuoriclasse che ti spingono a dare il meglio di te per non esserne da meno, che ti fanno sudare ogni centimetro conquistato, ogni pallone, l'adrenalina alle stelle.
Era da poco più di un anno al Napoli, eppure già si era scontrato con alcune delle più grandi squadre europee, contro diversi calciatori che gli avevano dato filo da torcere e che gli avevano regalato la soddisfazione di un vero duello.
Eppure.
Eppure c'era qualcosa di diverso con quel Calabria.
Dal primo momento in cui si erano ritrovati faccia a faccia, con lo sguardo intenso dell'altro completamente concentrato su di lui, Khvicha era stato investito da una scarica di adrenalina diversa dalle altre. Era come se Calabria fosse il suo doppio, anticipava quasi ogni sua mossa, gli era costantemente col fiato sul collo. Khvicha era suo, e non se lo sarebbe fatto scappare per nulla al mondo.
Anche questo primo scontro di stagione non era stato diverso. Khvicha avrebbe mentito se non avesse ammesso di aver aspettato con ansia proprio il momento in cui lui e Calabria si sarebbero di nuovo ritrovati sullo stesso campo.
Alla fine però, questa volta, nessuno dei due aveva davvero vinto. Un pareggio, forse evitabile, forse no, ma comunque un pareggio. La frustrazione gli bruciava dentro. Aveva deluso i loro tifosi, per giunta in casa, e se solo quella palla fosse entrata in porta all'ultimo momento, allora –
«Hey, great match!»
Khvicha si girò verso Calabria. Gli si stava avvicinando ancora col fiatone, ma con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Inspiegabilmente, il suo primo, irrazionale pensiero fu che gli mancava vederlo coi suoi vecchi capelli ricci.
Scosse la testa. «Yeah, you've been very good, man» gli rispose, ricambiando il sorriso.
Questa volta Calabria rise di gusto. «You're pretty good yourself!» disse, per poi avvicinarglisi ancora di più, a braccia aperte. E per quanto solitamente lui non fosse il tipo da contatto fisico ravvicinato con persone che conosceva poco, aprì a sua volta le braccia e ricambiò l'abbraccio senza un attimo di esitazione. Poteva giurare di sentire Calabria sorridere mentre gli stringeva un braccio intorno alle spalle, la mano che si alzava ad accarezzargli la testa.
Una calda sensazione che proveniva da qualche parte nella sua pancia gli risalì fino al petto. Cercò di ignorarla, focalizzandosi solo sul calore dell'abbraccio dell'altro. Respirò a fondo l'odore di sudore dell'altro per calmarsi. Sudore, erba falciata, terreno umido: quelli erano gli odori del campo, odori di casa, che non mancavano mai di farlo stare meglio. Calabria sapeva di tutti questi messi insieme, e di un altro odore che non riusciva a classificare ma che doveva essere semplicemente lui. Era un buon odore, pensò.
Quando si separarono – e oddio, quanto tempo era passato? Gli era sembrata passata un'eternità, ma dovevano essere stati solo pochi secondi – Calabria gli stava ancora sorridendo, tutto denti. Khvicha notò che quando sorrideva gli si formavano delle rughe di espressione intorno agli occhi. Perché le trovava adorabili?
Dopo un attimo di quella che per un momento gli era sembrata esitazione – doveva essere un abbaglio, esitazione per cosa? – Calabria si allontanò, salutandolo con una mano. «To the next match!» urlò, prima di raggiungere i suoi compagni.
Khvicha restituì il saluto, anche se ormai non gli stava più prestando attenzione. Al prossimo match, di nuovo. Sarebbero passati mesi prima di riscontrarsi. Non era una novità.
E allora perché il cuore gli si era stretto in petto a sentire quelle parole?
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Khvicha non aveva idea del perché, ma quell'abbraccio era stato ripreso da praticamente tutti gli account sportivi italiani.
Cioè, era solo un abbraccio. Un sacco di avversari si salutano alla fine di una partita, no? Però tutti sembravano voler elevare quel momento a picco massimo della sportività tra due avversari, per qualche strana ragione. Forse era proprio perché la rivalità tra lui e Calabria era ormai nota, e quell'abbraccio a qualcuno poteva essere sembrato strano per quello. Sbuffò. Per certe persone era davvero difficile distinguere la rivalità sul campo dalla vita vera. Lui era esattamente l'opposto, e una rivalità così sentita non poteva portargli altro che avere maggior ammirazione del suo avversario, e quell'abbraccio non ne era stato che la naturale conseguenza. Semplice rispetto reciproco. Nulla di più.
Il fatto che si fosse andato a cercare e salvare tutte le angolazioni possibili in cui i giornalisti avevano scattato quel momento era un altro discorso. Era un bel ricordo da mantenere, ecco tutto.
Fu proprio mentra scollava il feed di Instagram che si accorse che Calabria aveva messo una nuova storia. Toccò l'icona rotonda colorata senza neanche pensarci su e si ritrovò davanti la foto di loro due che si abbracciavano, con la caption Respect.
Di nuovo quella sensazione di calore in fondo allo stomaco. E stava pure sorridendo come un deficiente.
Mise un cuore alla storia e gli mandò un messaggio.
Respect to you too, brother
It was a fun match
Chiuse Instagram e bloccò lo schermo del telefono. Aspettò la bellezza di dieci secondi netti prima di sbloccarlo di nuovo per controllare se ci fosse un messaggio di risposta. Ma che cazzo gli stava prendendo.
Stava per ribloccare il telefonino e andarlo a chiudere a chiave in un cassetto per non toccarlo mai più, quando il suono di una notifica echeggiò per la stanza. Erano due messaggi di Calabria.
Li aprì subito.
It's always fun to play against you! 😉
I wish we could do it more often... ☹
Oh. Quindi anche a Calabria mancava scontrarsi con lui. Sentì il cuore iniziare a battere più forte.
Me too
Si fermò un secondo, poi aggiunse un altro messaggio:
I really like how we fit together on the field
Ecco, l'aveva inviato. Oddio, sperava di non essere andato troppo oltre con quel commento. E se avesse frainteso? Se gli avesse dato fastidio? Se –
Oh you bet we fit well together 😉
Khvicha dovette ripetersi più volte che stavano parlando solo ed esclusivamente dei loro scontri sul campo di calcio. Nient'altro.
Uno scontro sul campo particolarmente allusivo.
Cazzo cazzo cazzo.
Il suono di una nuova notifica gli evitò un crollo mentale imminente riportandolo alla realtà.
How about we see each other for a rematch next time we both have a free day? I could come to Napoli or you could come to Milano
What do you think? 😁
Khvicha rilesse quelle parole.
Cosa ne pensava? Pensava che forse, forse, quello che provava per Calabria non era solo ammirazione da avversario e che forse aveva un principio di infatuamento...
(Ripensò ai suoi occhi azzurri, ai suoi capelli ricci, al suo sorriso che gli arrivava fino agli occhi: forse il forse era un eufemismo)
...e forse questo suo infatuamento era ricambiato.
I would like that very much, Cala
La risposta arrivò dopo qualche istante.
And please, call me Davide 😉
Khvicha sorrise. Forse poteva anche trovarsi a migliaia di kilometri da casa sua, ma chi lo diceva che non se ne poteva costruire una nuova dalle fondamenta?
Thank you, Davide
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primepaginequotidiani · 6 months ago
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PRIMA PAGINA Corriere Adriatico di Oggi lunedì, 19 agosto 2024
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Vorrei dirti
che io non so correre
come te
io non sono così bravo
a superare le cose,
le supero sempre
ma a volte
ci metto davvero un sacco,
non ho mai tagliato un traguardo
senza il fiatone
spesso ci sbatto contro
e cado
spesso cado più e più volte
sullo stesso punto,
mi faccio male
un male bestia
e non sempre mi è facile rialzarmi,
mi rialzo sempre
ma a volte ho bisogno di una mano
di un sorriso,
a me servono ancora
gli incoraggiamenti
perché da solo
non sono sempre così forte
vorrei dirti
che io non sono forte
come te
a me le bufere
i venti
le burrasche e le tempeste
fanno ancora male
e mi lasciano il segno negli occhi
a volte per settimane
a volte più
vorrei dirti
che io non so volare
come te
ma se ti va di passarmi a prendere,
io
un giro nel tuo cielo
ci verrei a farlo volentieri,
oggi ad esempio sono libero.
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Gio Evan
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intrusivoodistruttivo · 3 months ago
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Tra qualche anno mi vedo su un'amaca sotto un baobab
Solo e fuori dai radar ma su Techeteche
A ballare merengue con una domenicana
Con la dentiera che balla ma con un bel décolleté
Con i miei occhiali da sole
Le tapas con il guacamole per colazione a tutte le ore
A fare l'amore sopra a una panca piana per la ripetizione ma con un po' di fiatone
E magari due nipoti che mi corrono attorno
Con la mia canna da pesca e l'esca nel gilet
I miei tatuaggi ormai saranno macchie di inchiostro
Ma so che infondo mi ricorderanno che
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xtakecareofmex · 4 months ago
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io non so come faccia a svegliarmi e a dire che oggi vado in palestra se ho pure il fiatone a fare due scale
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sayitaliano · 8 months ago
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BOY BAND| VELVET
Obiettivi di un'estate Goals of a summer Esplosioni addominali Abdominal explosions E dovrei abbronzarmi un po' And I should tan a little Scatenarmi nei dancefloor Get crazy on the dancefloors Eliminare le occhiaie Get rid of dark circles
Manco di concentrazione I lack concentration Non ho volontà I have no will
Soffro lo stress, io soffro lo stress I suffer from stress, I suffer from stress Sono stanco e fuori forma I am tired and out of shape Suono in una boy band, suono in una boy band I play in a boy band, I play in a boy band Ci deve essere un errore There must be a mistake
Soffro lo stress, io soffro lo stress I suffer from stress, I suffer from stress Faccio un passo ed ho il fiatone I take a step and I'm out of breath Suono in una boy band, suono in una boy band I play in a boy band, I play in a boy band Mi manca il senso del pudore I lack common decency
Negativi di un'estate (film) Negatives of a summer Io riprendo il mio colore I take back my (skin) color E dovrei curarmi un po' And I should take care of myself Modellare il fisico Shape my body Espressioni da migliorare (facial) Expressions to improve
Vitamine a profusione Vitamins galore Creme a volontà Unlimited creams
Soffro lo stress, io soffro lo stress I suffer from stress, I suffer from stress Sono stanco e fuori forma I am tired and out of shape Suono in una boy band, suono in una boy band I play in a boy band I play in a boy band Mi manca il senso del pudore I lack common decency
Soffro lo stress, io soffro lo stress I suffer from stress I suffer from stress Faccio un passo ed ho il fiatone I take a step and I'm out of breath Suono in una boy band, suono in una boy band I play in a boy band I play in a boy band Ci deve essere un errore There must be a mistake
Soffro lo stress, io soffro lo stress I suffer from stress I suffer from stress Sono stanco e fuori forma I am tired and out of shape Suono in una boy band, suono in una boy band I play in a boy band I play in a boy band Mi manca il senso del pudore I lack common decency
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hanzo9789 · 1 year ago
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Ven 26 gennaio 2024 - Una vita così corta eppure così terribilmente lunga, lunga e terribilmente noiosa seppur movimentata in fondo che c'è di male in un po di movimento? Per me tutto. Sono timido,pacato il più delle volte mi sento fuori luogo eppure sempre costretto a stare sul pezzo, costretto da cosa ? Dal bisogno dalla necessità dalla voglia di VIVERE , eppure il desiderio e l odio per questa vita ambÌta viaggiano di pari passo. Riassumendo la mia esistenza in un qualcosa di concreto sarebbe identificata da un tunnel una enorme galleria come quelle delle macchine infinita buia illuminata solo da qualche lumino dal pallore fioco che appena ti dona un minimo di vista , le pareti si stringono ti senti soffocare l ansia si impadronisce di te.Buio avanzo nel buio oscuro inseguendo stellati lumini rimpiangendo i chilometri trascorsi correndo col fiatone chilometri che hanno lasciato amarezze gioie rimpiante e soprattutto vuoti incolmabili lasciati da persone anzi anime affini che hanno lasciato per sempre questo mondo in silenzio da sole senza riparo dalla pioggia o dal sole. I ricordi nella galleria si susseguono, scorrono come foto su un vecchio rullino in bianco e nero e mi fanno impallidire insieme al ritorno di vecchi rancori su me stesso.Buio, questa galleria è infinita e chissà forse un giorno finirà col mio ultimo respiro dovrò continuare a conviverci come fare? Terrore e ansia sostituiscono sicurezza acquisita da cose conosciute come il buttarsi sul lavoro ma l ego richiama qualcosa di diverso qualcosa di ...in più...quando la disperazione mi assale e inizio a pensare a cose orribili vedo uno di quei stellati lumini avvicinarsi e brillare pian piano sempre più intensamente , ad un certo punto tutto prende senso un senso che richiama lacrime fin ora tenute all interno. Silenzio la luce si fa sempre più forte e vicina diventa di un candore che inizia a riscaldare a riscaldare il cuore. Una luce sempre più forte una luce di speranza e redenzione una luce donata da una sorpresa inaspettata un regalo immeritato forse dal cielo che fin ora ho sempre solo bestemmiato e che eppure da qualche tempo a questa parte propio non riesco a bestemmiare come si può bestemmiare un qualcosa che ti regala la medicina al tuo malessere? La galleria è sempre lunga ma questa calda luce mi accompagna nel cammino questa luce malconcia anche essa sta diventato la mia più grande compagna la mia più grande speranza e la mia più grande occasione di rendere sensata una vita fin ora buttata lì, una luce di amore caldo e abbagliante un amore che non ha senso ma che prende senso all improvviso una luce nell ombra una luce che oggi ha un volto e un nome una luce che all improvviso nel posto più improbabile si presenta e ti scrive ciao , piacere Fabiana .
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