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Gli Arcadi di Terra d'Otranto (6/x): Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto
di Armando Polito
Il lettore avrà già intuito che l’ammucchiata di autori citati nel titolo fa presagire una trattazione piuttosto breve. È andata proprio così a causa degli scarsi dati reperiti, ma la delusione maggiore, visto il taglio della collana,  è consistita nel fatto che di ognuno di loro non è emerso neppure un verso.
ORONZO GUGLIELMO ARNÒ
Il suo nome pastorale era Odelio Afrodiseo.  Mentre per Odelio non son riuscito a trovare alcun riferimento, per Afrodiseo vi è un rapporto certo con Afrodisia, in greco Αφροδισία (leggi Afrodisìa), città della Laconia.
A completare il quadro di difficile composizione della figura del nostro dico senza tergiversare che ben pochi sono i dati disponibili.
In Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, a p. 374 Odelio … Il Dottore Oronzio Arnò da Manduria risulta inserito nell’elenco di coloro che entrarono in Arcadia il 12 agosto 1710. I puntini di sospensione dopo Odelio indicano che a quella data non gli era ancora stata assegnata la seconda parte del nome pastorale, di regola legata ad un toponimo e perciò detta campagna.
Ancora da Giovanni Mario Crescimbeni (a cura di), Le vite degli Arcadi illustri, Antonio de’ Rossi, Roma, 1727, p. 220 apprendiamo che alla data del 1 luglio 1720 l’Arnò era deputato dell’Accademia.
  In Giuseppe Carafa, De gymnasio Romano et de eius professoribus, Fulgonio, Roma, 1751, a p. 378 la notizia che l’Arnò era alla data del 1709 professore di medicina teorica e che fece parte degli archiatri (medici principali della corte pontificia) di Roma.
In Michel Giuseppe Morei, Memorie istoriche dell’adunanza degli Arcadi, De’ Rossi, Roma, 1761, p. 99 il suo nome appare tra i colleghi.
  GIOVANNI BATTISTA GAGLIARDO
Igraldo Catinese il suo nome pastorale. Per Igraldo  sospetto che sia semplicemente l’anagramma, per quanto imperfetto, di Gagliardo. Per Catinese ipotizzo un riferimento a Gregorio di Catino (in latino Gregorius Catinensis), monaco benedettino, copista ed archivista vissuto fra l’XI ed il XII secolo.
Del Gagliardo s’ignorano le date di nascita e di morte, ma non è da identificare, per evidenti motivi cronologici, con l’omonimo e conterraneo famosissimo economo ed agronomo che visse dal 1758 al 1823. Oltretutto di quest’ultimo non si ha notizia di sua appartenenza all’Arcadia, mentre il nostro è citato come socio della colonia Sebezia in Giovanni Mario Crescimbeni, Prose degli Arcadi, Antonio de’ Rossi, Roma, 1718, tomo III, p. CLIII.   
ANTONIO GALEOTA
Evagrio Ciparisseo il suo pseudonimo. Evagrio è dal latino Evagrius, a sua volta dal greco Εὐάγριος ὁ Ποντικός (leggi Euàgrios o ponticòs)=Evagrio Pontico, monaco asceta e scrittore vissuto nel IV secolo. Ciparisseo è dal latino Cyparisseus=di Ciparisso, a sua volta da Ciparissus, che è dal greco Κυπάρισσος (leggi Kiupàrissos)=Ciparisso, giovinetto amato da Apollo e trasformato in cipresso per il dolore provocato dall’uccisione accidentale del suo compagno preferito, un cervo da lui addomesticato. Siccome, come s’è detto, il secondo componente dello pseudonimo (detto campagna) è, per lo più, un nome geografico, qui entra in campo la Ciparisso che che Stefano di Bisanzio, geografo bizantino del VI secolo, cita come città sul Parnaso nell a sua opera Ἐθνικά (leggi Ethnikà): Κυπάρισσος, πόλις ἐν Παρνασσῷ κατὰ τοὐς Δελφοὐς, ἡ πρὀτερον Ἔραννος. Ὅμηρος “οἳ Κυπάρισσον ἔχον Πυθῶνἁ τε πετρἡεσσαν”, ἀπὀ Κυπαρἱσσοου τοῦ Μινύοῦ. Οἱ δὲ ἀπὀ τοῦ πλήθους τῶν αὐτόθι  κυπαρἱσσων, ἣν Κυπαρισσοῦντά τινες καὶ Ἀπολλωιάδα φασί. Τὸ ἐθνικὀν Κυπαρισσεὑς (Ciparisso, città sul Parnaso lresso Delfi, prima Eranno. Omero dice: “Gli abitanti di Ciparisso e della sassosa Pitone”. Alcuni dicono che è da Ciparisso di Minia, altri dall’abbondanza di cipresssi in quel posto, che chiamano Ciparissia sacra ad Apollo. Il nome dell’abitante è Ciparisseo). Il latino Cyparisseus prima nominato è, appunto, trascrizione del greco Κυπαρισσεὑς (leggi Chiuparissèus), con cui Stefano chiude la sua scheda.
In Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, op. cit., p. 375 un  Evagrio … D. Antonio Galeota da Taranto è nell’elenco di coloro che entrarono a far parte dell’Arcadia il 9 marzo 1711. I puntini di sospensione dopo Evagrio indicano che a quella data ancora non gli era stata assegnata la campagna.
Il frontespizio che segue potrebbe essere fuorviante, ma, anche se l’autore dell’opera fosse stato il nostro, nulla avremmo saputo in più sul poeta, essendo scientifico l’argomento trattato.
La data che si legge (MDCCI) è un errore di stampa per MDCCXI, data riportata in calce alla dedica a Mario Petrarolo. L’opera, però è attribuita a Giovanni Battista Balbi, di cui il Galeota era discepolo in Giornale de’ letterati d’Italia, Ertz, Venezia, tomo VIII, p. 442. Fra l’altro rimane il dubbio che si tratti di un omonimo dell’arcade; ad ogni modo non son riuscito a reperire null’altro su di lui e, oltretutto, per evidenti motivi cronologici, sarà un omonimo pure del dedicatario Petrarolo l’autore del volume di cui riproduco di seguito il frontespizio.
FRANCESCO CARDUCCI 
Androcle Anemotide il suo nome pastorale. Per Androcle il riferimento è all’omonimo ateniese del V-IV secolo a. C., oppositore di Alcibiade. Per Anemotide il riferimento è a Pausania (II secolo d. C.), Ἑλλάδος περιήγησις (Descrizione della Grecia),IV, 35, 8: 
Ἐν Μοθώνῃ δὲ ναός ἐστιν Ἀθηνᾶς Ἀνεμώτιδος. Διομήδην δὲ τὸ ἄγαλμα ἀναθεῖναι καὶ τὸ ὄνομα τῇ θεῷ φασι θέσθαι. Βιαιότεροι γὰρ καὶ οὐ κατὰ καιρὸν πνέοντες ἐλυμαίνοντο οἱ ἄνεμοι τὴν χώραν. Διομήδους δὲ εὐξαμένου τῇ Ἀθηνᾷ, τὸ ἀπὸ τούτου συμφορά σφισιν οὐδεμία ἀνέμων γε ἕνεκα ἦλθεν ἐς τὴν γῆν.
(A Motone vi è un tempio di Atena Anemotide. Si dice che Diomede abbia dedicato il simulacro e abbia posto il nome alla dea.  Infatti venti piuttosto impetuosi e spiranti al momento inopportuno danneggiavano la regione. Dopo le preghiere di Diomede ad Atena, da allora in poi nessun danno si abbattè sulla terra a causa dei venti).
Unico dato in Giovanni Mario Crescimbeni, op. cit.,p. XIII: Androcle Anemotide. Don Francesco Carducci da Taranto, Archidiacono di detta Città.
Termina qui la serie degli Arcadi di Taranto e provincia; il lavoro continuerà con quelli di Lecce e provincia.
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/ 
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/ 
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto)
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/ 
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie)  
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/    
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
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