#Ecosistema danneggiato
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Desertificazione e Tropicalizzazione
Desertificazione
Nella foto potete vedere un parco giochi per bambini, in primo piano ci sono le cortecce, dopo la striscia scura doveva esserci un prato, non rigoglioso ma sarebbe dovuto essere verde, in altri giardini stanno cominciando a seccare gli alberi più piccoli.
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Consiglio vivamente ad ogni lettore (che non l'abbia ancora fatto ovviamente), di guardare il film documentario intitolato -Home- e il documentario intitolato -Before the Flood-, è importante prendere coscienza e approfondirla in merito determinati argomenti. Come se il progressivo presentarsi con maggior frequenza di fenomeni climatici estremi, non fosse sufficiente per capire che molto probabilmente il danno arrecato dall'attività umana all'ecosistema, ha avuto un effetto degenerativo probabilmente irreversibile per il clima! Chi, razionalmente si brucerebbe la terra sotto i piedi? Proviamo a pensare al boscaiolo che sale in direzione della punta di un grande albero, lentamente taglia i rami man mano che sale... se il boscaiolo non è completamente idiota, si taglierebbe il ramo che lo sostiene? Il ramo che ha sotto i piedi? Come ho già detto in passato, l'essere umano si è rivelato un boscaiolo prima idiota e poi pazzo! L'estate dell'anno 2022 si è rivelata una tra le peggiori degli ultimi decenni, la foto che state guardando è stata scattata il 16 giugno 2023. Quel parco giochi è completamente secco a metà del mese di giugno, c'è un piccolo dettaglio da prendere in seria considerazione, se ora è in quella condizione, probabilmente ad agosto sarà una distesa di sabbia (la terra tuttavia quando secca sembra cenere). Dopo un mese che non piove non solo questo parco ha assunto questo inquietante aspetto, ma anche i giardini privati, i parchi e le aiuole pubbliche sono completamente seccate, quando si alza il vento, le folate sollevano grandi nuvole di polvere, è inquietante! La colonizzazione di specie tropicali nel Mar Mediterraneo, dovrebbe essere una prova più che sufficiente, sta avvenendo un fenomeno di tropicalizzazione dei climi temperati, una notizia comparsa sul giornale circa due giorni fa dovrebbe far pensare, nel Mar Baltico e nel Mare del Nord sono presenti batteri carnivori, le autorità invitano i bagnanti ad osservare la massima cautela! Lo scioglimento ormai inarrestabile dei ghiacciai e delle calotte polari, provocherà disequilibri inimmaginabili, un esempio, di tanto in tanto le strade della Florida finiscono sott'acqua! I negazionisti dei cambiamenti climatici, non credono realmente alla menzogna che sostengono, ormai è palese il drastico cambiamento climatico avvenuto negli ultimi 40-50 anni, sono solo individui così avidi che per denaro sono disposti a bruciare il pianeta sotto i piedi anche ai loro figli... ci vuole coraggio! I fratelli Koch e le grandi multinazionali che gestiscono i mercati dei combustibili fossili, non hanno pensato al trascurabile dettaglio che se il pianeta finisce male coinvolge anche le loro famiglie, credono di scendere dal globo e andarsene con le valige piene di soldi? L'essere umano spesso assume atteggiamenti realmente ripugnanti! Dovrebbe essere incentivata la corsa alle energie rinnovabili, i pannelli solari, le pale eoliche, le turbine idriche, dovrebbe esser sostenuta la ricerca scientifica affinché possa cercare ulteriori soluzioni eco-sostenibili. Come stiamo assistendo in Ucraina, il genere umano preferisce scialacquare le proprie risorse in armamenti e guerre, se il denaro di dieci missili fosse messo a disposizione della scienza o del sostegno sociale, avremmo edificanti risultati per il futuro del pianeta e della specie umana, avrebbe senso investire per un mondo migliore! Le tempeste sono sempre più distruttive, le siccità sono sempre più devastanti, quell'alternarsi che scandiva armoniosamente le quattro stagioni si risolve in periodi transitori primaverili e autunnali sempre meno riconoscibili, tra qualche anno avremo due stagioni, da un estremo all'altro, ma non credo che risulterà piacevole! Il futuro non si prospetta roseo, pensando all'argomento con relativa attenzione, la preoccupazione suscita cupo pessimismo. Dovremmo creare boschi su tutti i territori possibili, dovremmo sfruttare i venti dei deserti con le pale eoliche, dovremmo coprire i deserti rocciosi di pannelli solari, dovremmo sfruttare e ottimizzare tutte le tipologie di produzione energetica eco-sostenibile... ci sono svariate persone che, per percorrere una distanza di 300-500 metri usano l'auto, dovremmo cambiare modo di pensare, attualmente è il rapporto con le comodità ad essere completamente sbagliato (poi nella popolazione aumentano smisuratamente le persone obese). Molte famiglie buttano nella spazzatura consistenti quantità di prodotti alimentari, oltre al danno per l'equilibrio dell'economia domestica, la produzione di molti prodotti alimentari ha richiesto considerevoli quantità d'energia, molti individui si giustificano con la frase: - ...ma si sa, è normale-. È normale buttare significative quantità di alimenti nell'immondizia? Quando sento queste cose personalmente assecondo chi le dice, ma ciò da la misura dell'idiozia che il consumismo ha generato... prova a fare una spesa adeguata alle necessità, riduci quasi a zero gli sprechi, questa è la sfida per il futuro. Poi ci lamentiamo dell'irresponsabilità delle nuove generazioni, se l'esempio che hanno ricevuto è questo, non possiamo pretendere che facciano qualcosa di intelligente! Come ho già detto in passato: -L'esempio è sempre un invito!-, al contegno, all'atteggiamento e al comportamento!
18 giugno 2023
Angelo Meini
#Tropicalizzazione#Desertificazione#Disastro climatico#Ecosistema danneggiato#Degrado ecologico#SScioglimento dei ghiacci#Angelo Meini
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Cos'è l'orto in permacultura e perchè sul balcone non si può fare
La permacultura non è giardinaggio né ortoterapia e nasce per realizzare modifiche non di superficie ma importanti come: L’autosufficienza Il ripristino di un ecosistema danneggiato e la tutela di quello non ancora danneggiato Il recupero di un contatto profondo ed armonioso dell’uomo col proprio ambiente naturale Se questi 3 progetti sintetizzano sufficientemente i propositi della…
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Invasione di alghe Sargassi nell'Atlantico dal Messico al Congo
L'invasione dei sargassi nell'Oceano Atlantico. Negli ultimi 10 anni queste alghe sono cresciute esponenzialmente, creando una cintura visibile dallo spazio che parte dal golfo del Messico e arriva in Congo. L’Oceano Atlantico sta venendo invaso dai sargassi, alghe bruni da cui prende il nome l’omonimo mare, situato tra le Antille, le Azzorre e le Bermuda. Ma partendo da questa porzione di oceano famosa per la massiccia presenza di alghe, negli ultimi anni i sargassi sono aumentati a un ritmo impressionante. L’espansione è stata alimentata dalle attività umane come l’agricoltura intensiva della soia, che scaricano azoto e fosforo in acqua, cioè nutrienti in grado di favorirne la crescita. This picture taken on February 13, 2022 shows a special boat collecting sargassum seaweed off the coasts of Le Robert on the Martinique island in the French overseas on February 13, 2022. (Photo by Thomas COEX / AFP) (Photo by THOMAS COEX/AFP via Getty Images)THOMAS COEX/Getty Images Si tratta della più grande fioritura di alghe mai registrata fino a oggi dagli esseri umani ed è visibile addirittura dallo spazio. La sua estensione orizzontale parte dal Golfo del Messico per arrivare fino al Congo, in una striscia bruna chiamata Great Atlantic sargassum belt, la cintura di sargassi dell’Oceano Atlantico. Secondo le testimonianze dell’oceanografo Chuanmin Hu, riportate dal Guardian, la cintura di sargassi ha cominciato la sua esplosione a partire dal 2011. Nel giugno 2022, Hu ha stimato come il peso di questa enorme massa di alghe possa essere pari a circa 24,2 milioni di tonnellate, come circa 10 milioni di ippopotami o 53mila volte la Stazione spaziale internazionale. Il ruolo dell'uomo Gli scienziati sono concordi nell’attribuire la responsabilità di questa espansione inesorabile alle attività umane. A partire dall’aumento della temperatura superficiale delle acque, che crea una condizione favorevole alla crescita dei sargassi anche in mare aperto, fino allo scarico di acque reflue provenienti dalle coltivazioni di soia, che aumentano la quantità di azoto e fosforo presente nell’oceano.
La cintura dei sargassi (Foto: Nasa) Nella sua estensione naturale e limitata, vicina alle coste, le cosiddette zattere di sargassi forniscono un ottimo ecosistema per la riproduzione di pesci, tartarughe e altre forme di vita marina. Ma una presenza troppo massiccia ed estesa di queste alghe ha ricadute ambientali ed economiche catastrofiche. I danni Gli enormi ammassi di sargassi cresciuti negli ultimi dieci anni hanno danneggiato la fauna marina modificando profondamente il loro ecosistema, bloccando la luce sul fondale marino e rendendo ancora più difficile la pericolosa traversata dei cuccioli di tartaruga verso il mare, che restano intrappolate nelle montagne di alghe in decomposizione sulle spiagge. Oltre a colpire la fauna marina, queste alghe possono causare danni alle infrastrutture umane come quelle energetiche. Inoltre, l’idrogeno solforato che rilasciano durante la decomposizione è dannoso per la salute umana, provocando da lievi mal di testa a dolorose infezioni oculari, fino a portare alla perdita di conoscenza e a creare complicazioni nella gravidanza degli esseri umani. Ma i problemi non finiscono con la semplice presenza di troppi sargassi nelle acque, perché anche il loro smaltimento non è per nulla facile. Questa enorme quantità di biomassa non può essere usata come fertilizzante, perché contiene anche metalli pesanti come l’arsenico, molto pericoloso per le piante. Questa caratteristica la rende anche impossibile da compostare, perché si rischierebbe di contaminare con l’arsenico le falde acquifere, mentre il suo impiego nell’industria è svantaggioso perché estremamente costoso. Attualmente gli scienziati stanno sperimentando varie soluzioni per risolvere il problema, come l’utilizzo dell’alga per incrementare l’assorbimento di carbonio, che dovrebbe avvenire spingendo artificialmente le alghe in fondo all’oceano, ma si tratta ancora solamente di ipotesi e mancano finanziamenti adeguati per affrontare concretamente la situazione. Read the full article
#alghe#coltivazioni#Congo#Diritti#faunamarina#GolfodelMessico#inquinamento#OceanoAtlantico#rifiuti#sargassi#soia
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Il parco ha regole speciali per quanto riguarda i cenote da visitare. Questo è un ecosistema unico che può essere facilmente danneggiato dalla negligenza. https://aktun-chen.com/it/underwaterriver-item
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Il nostro viaggio nella regione “cafetera” della Colombia prosegue con un tour dei cosiddetti Municipios Cafeteros, villaggi che hanno legami con la coltivazione del caffè. In questa regione ci sono molte attrazioni e luoghi da visitare. Ci sono belle cascate, rinomati centri termali, un famoso “mariposario” (mariposa in spagnolo significa farfalla) e perfino un Parco del Caffè, parco tematico stile Disneyland dedicato alla bevanda.
Cordoba, Colombia – Magazzino di raccolta caffé
Il tour dei villaggi non è particolarmente pubblicizzato. Mi ci sono imbattuta per caso su tripadvisor e mi ha subito attirato. Il perché della poca pubblicità è presto detto. Si tratta di villaggi semplici senza grandi attrazioni, ma proprio per questo autentici e privi di folle di turisti. Tornando indietro ripercorrerei esattamente lo stesso itinerario che mi sento sinceramente di suggerire. Nel corso di una intera giornata abbiamo visitato i villaggi di Cordoba, Pijao e Buenavista, sostando anche in una finca cafetera.
Cordoba, Chiesa su Piazza Bolivar
Cordoba, Piazza Bolivar
Cordoba, Jeep su Piazza Bolivar
La prima tappa è Cordoba dove abbiamo visitato una piccola fabbrica di confezionamento del caffè destinato all’esportazione. Qui i chicchi vengono selezionati, lavati, e posti in grandi sacchi di juta pronti per il viaggio all’estero. Abbiamo fatto una breve passeggiata per le vie della città e visitato la sua bella piazza dominata dalla chiesa in stile coloniale.
Cordoba, La macchina per il caffé
Ci siamo fermati in una caffetteria proprio su Piazza Bolivar dove la bevanda viene preparata con l’aiuto di una macchina “storica”. Interessante (la macchina) e buono (il caffè), senza contare l’atmosfera del locale con gli immancabili tavoli da biliardo.
Non offre molto di più Cordoba. La regione del Quindio e la città di Armenia, suo capoluogo, nel 1999 sono state colpite da un fortissimo terremoto che ha provocato la morte di oltre 2500 persone, oltreché la distruzione di molta parte dell’abitato. Per questa ragione molti edifici storici non esistono più, e la ricostruzione in taluni casi è stata anche un pò disordinata. Ciò nonostante la cittadina è molto vivace e merita la breve sosta che abbiamo fatto.
Ci rimettiamo in auto, con autista e guida, per il prossimo paese che è Pijao.
Pijao, Piazza Bolivar
Pijao, Cooperativa dei trasporti
Il villaggio di Pijao si trova tra belle colline punteggiate da coltivazioni di caffè, banane, avocado e piante da frutto. Quest’area è patrimonio dell’Unesco e rappresenta una delle due regioni al mondo (insieme alle risaie delle Filippine) tutelate dal Fondo in relazione alla coltivazione di un particolare prodotto, il caffè appunto.
Pijao, Piazza Bolivar
Pijao, Montagne circostanti
Non solo, Pijao è la prima città del Sud America a far parte del movimento Slow city, proprio perché la sua comunità è impegnata nella sostenibilità e nel conservazione del patrimonio culturale e naturale.
Pijao, Graffito “Vota No” all’industria dell’estrazione dell’oro
Pijao è una città graziosa, assomiglia a Salento, ma più autentica. Anche qui gli edifici sono realizzati nel tipico stile del Quindio, con porte e finestre colorate e balconi fioriti. Tutto è però più tranquillo, meno scintillante, più vero. Un luogo pieno di fascino, vera essenza di questa regione.
Pijao, Graffiti e porte colorate
Pijao, Graffiti e porte colorate
Pijao, Graffiti e porte colorate
Appena poco fuori Pijao, ci fermiamo nella Hacienda Cafetera Granada, per scoprire il funzionamento di una azienda produttrice di caffè. L’aspetto interessante della produzione di caffè in Colombia è rappresentato dal fatto di essere controllato unicamente da tanti piccoli produttori: nessun monopolio, nessun latifondista!
Hacienda Cafetera Granada – Jesus, il titolare
A Granada, il proprietario è il signor Jesus, che ci ha fatto anche da Cicerone nella visita alla sua Hacienda. Il signor Jesus ci ha mostrato le colline dove coltiva le piante di caffè in combinazione con banani, platani, mais, fagioli, yucca e altri alberi da frutto per creare un sano ecosistema di piante, insetti e uccelli, in modo da non dover usare sostanze chimiche. Questo sistema è denominato policultura, ed è ispirato ad una stringente logica di ecosostenibilità.
Hacienda Cafetera Granada – Fase di produzione del caffé
Le piante di caffè iniziano ad essere produttive a circa 3-5 anni e possono vivere fino a 100 anni. Il periodo di massima produzione è tra i 7 ed i 20 anni. Due sono le stagioni durante le quali i lavoratori raccolgono a mano le bacche di caffè. Queste vengono lavate in acqua. Le bacche “guaste” vengono a galla e sono separate da quelle “buone”. Successivamente i frutti vengono passati attraverso una macchina che separa il guscio dai chicchi, che vengono lasciati fermentare in vasca. I frutti vengono messi ad asciugare al sole sui tetti delle case. Dopo l’asciugatura viene asportata una ulteriore pellicola dal chicco utilizzata come concime per il terreno. E finalmente i chicchi sono pronti per la torrefazione e per la macinatura.
Hacienda Cafetera Granada – La nostra visita non poteva che concludersi con una deliziosa tazza di caffè.
Il signor Jesus ci ha detto che in autunno verrà in Italia a Torino alla fiera Slow Food. Chissà magari andremo a trovarlo!
Buenavista, Piazza Bolivar
Buenavista, Locale Rio Azul
Lasciata Pijao, raggiungiamo l’ultima tappa, il villaggio di Buenavista. Anche questo villaggio è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 1999 ma la buena vista! ripaga la visita. Rientriamo per la sera alla nostra finca.
Calarcà, Finca Hacienda Pombia
Calarcà, Finca Hacienda Pombia
Calarcà, Finca Hacienda Pombia
Per due notti abbiamo deciso di soggiornare in una finca tipica. Si tratta di una vecchia casa ristrutturata e resa fruibile per i turisti. Il nome è Hacienda Pombia, a Calarcá, poco fuori Armenia. E’ semplice ma molto carina, con begli spazi comuni e persino una piscina. Si tratta di un luogo piacevole per trascorrere qualche ora rilassante e godere della tranquillità di questi luoghi in mezzo alla natura.
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#cercounhashtagperviaggiare
Eje Cafetero - Il tour dei villaggi non è particolarmente pubblicizzato: si tratta di villaggi semplici senza grandi attrazioni, ma proprio per questo autentici e privi di folle di turisti. Il nostro viaggio nella regione "cafetera" della Colombia prosegue con un tour dei cosiddetti Municipios Cafeteros, villaggi che hanno legami con la coltivazione del caffè.
#America#Armenia#bolivar#buenavista#cafetero#caffe#caffetteria#Calarcà#cercounhashtagperviaggiare#Colombia#Cordoba#disneyland#eje#Farfalla#Finca#Granada#Hacienda#Jesus#La Granada#mariposa#mariposario#piazza#Pijao#Pombia#quindio#Slow city#Sud America#Unesco
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