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Nuovo Post pubblicato su http://www.milanopost.info/2014/01/08/italia-una-repubblica-fondata-sul-lavoro-ma-con-sede-legale-a-londra/
Italia: una “Repubblica fondata sul lavoro”. Ma con sede legale a Londra
Milano, 8 Gennaio - Stati o compagnie private? In un mondo in cui l’economia finanziaria ha ormai preso il sopravvento sulla politica e le nazioni, tanto che le principali decisioni vengono effettuate sull’onda emotiva delle aperture e delle chiusure dei principali mercati borsistici, la sovrapponibilità tra le due definizioni non è più fantascienza.
E’ un dato di fatto che il diritto di stampo privatistico stia pian piano soppiantando il diritto pubblico in svariati settori: dalla sanità all’edilizia popolare, dai trasporti al finanziamento dei partiti politici.
Tuttavia, se volessimo dar retta agli allarmismi che vedono in questa situazione un processo di accentramento del potere da parte della finanza globale, un ancor più inquietante segnale rispetto a quelli precedentemente elencati ci viene direttamente da un organismo ufficiale. Si tratta della Sec, la Security and exchange commission di New York, che nell’ambito del mercato borsistico statunitense ricopre il ruolo di organismo di vigilanza. Più o meno lo stesso ruolo svolto in Italia dalla Consob.
Ebbene la Sec presenta, come se fossero delle semplici compagnie quotate, anche diversi stati nazionali tra cui c’è anche la nostra Italia. Proprio così, per la borsa di New York, il nostro Paese non è ne più ne meno che un’azienda che ricade nell’ambito del diritto privato, denominata “Republic of Italy”.
La scheda (liberamente consultabile all’indirizzo web http://www.sec.gov/cgi-bin/browse-edgar?action=getcompany&CIK=0000052782, ndr) ci fornisce tra l’altro una seconda e più importante notizia: la Repubblica Italiana ha anche una propria sede legale. Sì, avete capito bene. Una sede legale che è situata in uno studio commerciale londinese della “law firm” multinazionale White and Case Llp, con uffici situati al civico 5 di Old Broad Street a Londra.
Quindi, mentre noi ci affanniamo a capire quale possa essere il miglior tipo di Governo e di legge elettorale per il nostro Paese, paradossalmente la rappresentanza legale dello stesso presso i mercati finanziari che ne determinano la politica in base al gioco dei famigerati spread e dei “ratings” delle agenzie di consulenza private è invece nelle mani di un qualche oscuro avvocato londinese.
Ora il lettore più attento si starà giustamente chiedendo come tutto questo sia possibile. Come sia possibile che un Paese in cui teoricamente il Governo è democraticamente eletto alla fine determinate decisioni debbano essere visionate e ratificate da studi commerciali privati e se effettivamente esistano due livelli di conoscenza dell’amministrazione di uno Stato: un “front office” rappresentato dalla politica e un “back office” gestito dalla finanza, il secondo con il diritto di imporre qualsiasi scelta al primo e quindi anche ai suoi cittadini.
La scoperta del resto non può non lasciare interdetti. Una spiegazione potrebbe essere quella che connette direttamente i mercati borsistici con l’”admiralty law”, ossia il diritto che governa tutto quanto avviene in acque internazionali.
Affondando le ricerche nel corso della storia, un curioso precedente in tal senso, peraltro mai smentito e quindi, secondo i precetti del diritto, paradossalmente ancora valido è rappresentato dalla bolla Unam Sanctam Ecclesiam promulgata nel 1302 da papa Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, per intenderci quello impietosamente collocato da Dante Alighieri in un girone infernale, con la quale si voleva sancire l’assoluto primato del papato sul potere imperiale.
Tale bolla definiva sostanzialmente come inesistente qualsiasi diritto privato, ma piuttosto lo ridefiniva come una concessione d’uso, in quanto tutte le proprietà della terra sarebbero state concesse da Dio stesso al pontefice in qualità di suo vicario terreno. E tutto questo tirando paradossalmente in causa proprio il diritto marittimo, l’attuale “admiralty law”, con la metafora secondo la quale dal diluvio universale in poi Dio stesso avesse affidato tutti i beni terreni a Noè e ai suoi eredi, cioè il Vaticano. Sempre il Vaticano in due encicliche successive, la Romanus Pontifex del 1454 e la Aeterni Regis del 1481 assegnava la gestione in concessione di questi beni agli Stati, o meglio alle dinastie regnanti, e conferiva inoltre ad essi il diritto di governo sui propri cittadini. In sostanza quindi gli Stati venivano definiti come semplici trust privati che gestivano, per conto del Vaticano, sia i beni immobili che quelli mobili. Cittadini inclusi.
Cristiano Puglisi
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