#Distruzione naturale
Explore tagged Tumblr posts
falcemartello · 6 months ago
Text
La lunga marcia verso la distopia.
L’attuale ristrutturazione dell’agricoltura è solo parte di una strategia più ampia che promuove la distruzione del naturale a favore di quello artificiale.
35 notes · View notes
lunamarish · 22 days ago
Text
Cos'è la vita?
Dostoevskij: È l'inferno. Per Dostoevskij, la vita era una battaglia con le parti più oscure dell'anima umana, un crogiolo di sofferenza in cui ci confrontiamo con le nostre paure e i nostri desideri più profondi.
Socrate: È una prova. La vita è l'esame finale di virtù, saggezza e verità. Per Socrate, una vita non esaminata non vale la pena di essere vissuta.
Aristotele: È la mente. La vita è la ricerca della conoscenza e della ragione, un viaggio per comprendere il mondo attraverso la logica, l'etica e la metafisica.
Nietzsche: È il potere. La vita è la volontà di potenza, uno sforzo per l'auto-superamento e la padronanza delle circostanze, rifiutando l'autocompiacimento e abbracciando la crescita.
Freud: È la morte. Freud vedeva la vita come una tensione tra l'istinto di vita (Eros) e l'istinto di morte (Thanatos), una spinta costante verso la creazione e la distruzione.
Marx: È l'idea. Per Marx, la vita è plasmata dalle condizioni materiali e dalle ideologie che ne derivano, una lotta per creare un mondo di uguaglianza e giustizia.
Picasso: È arte. La vita è creazione, una tela su cui dipingere le nostre passioni, emozioni e sogni, plasmata dall'immaginazione e dall'espressione.
Gandhi: È amore. Gandhi credeva che la vita fosse radicata nella non violenza, nella compassione e nell'amore universale, un viaggio verso la pace e il servizio disinteressato.
Schopenhauer: È sofferenza. Per Schopenhauer, la vita è uno sforzo incessante che porta inevitabilmente al dolore e all'insoddisfazione, temperato solo da momenti di bellezza e arte.
Bertrand Russell: È competizione. La vita è plasmata dai desideri e dalle ambizioni umane, un atto di equilibrio tra interesse personale e progresso collettivo.
Steve Jobs: È fede. La vita è fidarsi del processo, assumersi dei rischi e seguire l'intuizione, anche quando la strada da percorrere non è chiara.
Einstein: È conoscenza. Einstein vedeva la vita come una ricerca per comprendere i misteri dell'universo, guidata dalla curiosità e dallo stupore.
Stephen Hawking: È speranza. La vita è perseveranza di fronte alle avversità, una fede nel futuro e nel potere dell'ingegno umano.
Kafka: È solo l'inizio. La vita è surreale ed enigmatica, spesso assurda, ma apre sempre le porte alla trasformazione e alle possibilità.
Camus: È ribellione. La vita è trovare un significato in un universo senza senso, sfidare l'assurdità con coraggio e passione.
Thoreau: È semplicità. La vita è spogliarsi del superfluo, abbracciare la natura e vivere deliberatamente.
Rumi: È una danza. La vita è un viaggio spirituale, un ritmo di amore e connessione divina intrecciato in ogni momento.
Kierkegaard: È un salto nel vuoto. La vita richiede di abbracciare l'incertezza e di fare passi audaci fondati sulla fede e sull'autenticità.
Epicuro: È piacere. La vita consiste nel massimizzare piaceri semplici e duraturi, riducendo al minimo il dolore non necessario.
Laozi: È armonia. La vita scorre come l'acqua, senza sforzo e allineata con l'ordine naturale dell'universo.
Confucio: È virtù. La vita è svolgere ruoli con integrità, rispetto e impegno verso la comunità e la famiglia.
Carl Jung: È individuazione. La vita è integrare il conscio e l'inconscio, diventando completi e autentici.
Alan Watts: È un gioco. La vita deve essere vissuta e giocata con meraviglia, non presa troppo sul serio.
Victor Frankl: È significato. La vita è trovare uno scopo, anche nelle circostanze più difficili, attraverso l'amore e il servizio.
Simone de Beauvoir: È libertà. La vita è il potere di definire se stessi e rifiutare i ruoli imposti dalla società.
Eraclito: È cambiamento. La vita è un flusso costante, un fiume in cui entriamo una volta prima che scorra di nuovo.
Hegel: È progresso. La vita è un processo dialettico, che avanza attraverso contraddizioni e risoluzioni verso una maggiore comprensione.
Hobbes: È sopravvivenza. La vita nel suo stato naturale è "sgradevole, brutale e breve", e richiede sistemi per mantenere l'ordine.
Rousseau: È libertà nella natura. La vita è più autentica quando torniamo al nostro stato naturale, liberi dalla corruzione sociale.
Marco Aurelio: È accettazione. La vita è abbracciare il momento presente con stoica risolutezza, guidati dalla ragione e dalla virtù.
Seneca: È preparazione alla morte. La vita non riguarda la sua lunghezza, ma la sua qualità, insegnandoci a vivere bene e a lasciar andare con grazia.
Cosa è per te la vita?
15 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 1 year ago
Text
Puoi ignorare i simboli, MA i tuoi nemici no. I comunisti no... Dopo aver preso il potere, la prima cosa che fecero i comunisti fu INVERTIRE il significato di 3 simboli tradizionali.
Evola scrive che i movimenti rivoluzionari moderni prendono "i principi, le forme e i simboli tradizionali" delle società più sane del passato e danno loro una NUOVA svolta. Scava in 3 simboli:
• Il colore rosso
• La parola rivoluzione
• Il simbolo della stella pentagrammica
Tumblr media
sul ROSSO: Nell'antica Roma, l'Imperatore era vestito e tinto di rosso violaceo per "rappresentare Giove, il Re degli Dei". Nel cattolicesimo, i "Principi della Chiesa", i cardinali, indossano una veste rosso scarlatto. Tradizionalmente, il rosso è stato collegato alla gerarchia, all’ordine e al potere. Nell'antichità classica, il fuoco era collegato al colore rosso. Il "paradiso sopra il cielo" era composto da puro fuoco. Il rosso rappresentava autorità e gerarchia. Ma nel XX secolo fu cooptato dai marxisti e fatto rappresentare il contrario. : Uguaglianza, masse e democrazia.
Tumblr media
La parola Rivoluzione: “Rivoluzione nel senso primario non significa sovversione e rivolta, ma in realtà anche il contrario: ritorno a un punto di partenza e movimento ordinario attorno a un centro” In fisica questo è vero: la rivoluzione di un pianeta significa "gravitare attorno a un centro". Le rivoluzioni mantengono i pianeti in un'orbita stabile.
Tumblr media
Le società tradizionali immaginavano che la rivoluzione fosse un movimento che mantiene in armonia l'universo morale. Ma Evola nota che le rivoluzioni adesso significano: allontanarsi dai centri stabili - sommosse- distruzione della regolarità.
Tumblr media
Evola: La Rivoluzione moderna è come lo scardinamento di una porta, l'opposto del significato tradizionale del termine: le forze sociali e politiche si allentano dalla loro orbita naturale, declinano, non conoscono più alcun centro né alcun ordine.
Sul pentagramma:
Il pentagramma, una stella, rappresentava tradizionalmente il destino dell'uomo come microcosmo che conteneva il macrocosmo. Rappresentava l'uomo come "immagine del mondo e di Dio, dominatore di tutti gli elementi grazie alla sua dignità e alla sua destinazione soprannaturale.
Tumblr media
La stella rappresentava l'uomo come "spiritualmente integrato sovrano in modo soprannaturale". Ma i marxisti presero questo simbolo e ne cambiarono il significato. lo hanno reso terreno e "collettivizzato". E' stato messo sulle bandiere dell'URSS e della Cina comunista, diventando distruttivo di ogni valore più alto
Tumblr media
Questo degrado dei simboli è un segno dei tempi estremamente significativo ed eloquente. I simboli sono il linguaggio visivo universale. Questa trasformazione radicale del loro significato non è casuale. Sono stati intenzionalmente riorganizzati attraverso l'inversione, la sovversione e il degrado.
Jash Dholani
[Julius Evola (L'inversione dei simboli- 1928]
21 notes · View notes
rideretremando · 1 month ago
Text
L'esternazione di Scurati di ieri, ovviamente, non mi ha lasciato indifferente, portandomi anzi a fare una piccola confessione rispetto a una scelta della mia vita privata, vorrei se fosse possibile articolare meglio un ragionamento, che non vuole rispondere a quell'articolo, ma in qualche modo mostra una possibilità di pensiero diverso.
Parto da una confessione, io non sono immune dal fascino della violenza, c'è come diceva Hillman un terribile amore per la violenza, qualcosa di puramente umano, maschile in parte, che porta a trovare bella la violenza, io per primo ne sono affascinato, e nella letteratura che leggo, nei libri che scrivo, con gli autori con cui dialogo il tema della violenza, del sopruso, della "combattività", della violenza sono argomento cardine; tra i libri che amo, e che fondano la nostra cultura, c'è Iliade, Scurati la cita per avvalorare la sua tesi, ora è chiaro che Iliade è un testo sulla guerra, un testo che profondamente indaga, alcune volte con una profonda fascinazione, la violenza della guerra, ma come dimenticare il bagno che Adromaca prepara a Ettore, mentre Ettore viene trucidato? come dimenticare la vita di Ettore che fugge dal suo corpo piagendo? Come dimenticare Ettore che dà la morte a Patroclo e Patrcolo che annuncia a Ettore la sua morte, Come dimentare Ettore che morente annuncia la morte ad Achille? Insomma come dimenticare che certo è vero, per dirla con la Weil, l'Iliade è il poema della forza, ma questa forza è duplice, riduce in cose chi uccide e chi viene ucciso, l'orizzonte in cui si muove Iliade è questa cieca distruzione che fa di ogni uomo una cosa, e a spezzare questo circolo è appunto un gesto di pietà, una richiesta fuori dalla norma, la visita di Priamo e la commozione di Achille, in quel momento i due personaggi non sono posseduti dalla forza, ma sono uomini, e piangono e capiscono. A ben vedere per secoli l'uomo è stato vittima di questa forza, di questa trasformazione in cosa di sé stesso e dei suoi nemici, il punto finale, l'apice, per me, è stato il nazismo, gli ebrei come pezzi, come cose, ma la forza ha preso possesso dei nazisti, a loro volta cose, spogliati di umanità, divenuti cose in un modo differente ma non meno complesso. Per capire la complessità di questi regionamenti, vi ricordate quando si parlava di dare o meno sepoltura a Pribke; le domanda sottintese erano: Pribke è uomo? Ha diritto a essere sepolto?
La scelta della nonviolenza, o meglio parlo per me la scelta di mettere a tacere la propria violenza, è la rottura di questo sguardo che reifica tutto, proprio per tale ragione rimpiangere un tempo in cui si andava al fronte e si combatteva, anche per grandi ideali, è secondo me disumano; Scurati sembra scambiare l'identificazione con la catarsi: la letteratura non è mera indentificazione, ma ci permette di vivere ciò che ci terrorizza e ci spaventa, la morte, la guerra, e la violenza, così da liberarcene: io quando leggo Iliade mi immedesimo in Achille, ma anche in Andromaca, ma anche in Astianatte, in Priamo e questo continuo entrare e uscire mi fa comprendere a pieno la terribilità di questo amore funesto per la violenza e mi convince , ad esempio, a convincermi nella nonviolenza. Io sono convinto che per me sia meglio morire che uccidere, che la mia morte sia più augurabile dell'omicidio di un uomo. Ogni giorno, ogni volta, in ogni momento devo trovare in me la forza, vera, terribile, profonda, di preferire essere ucciso che uccidere. La sfida della nonviolenza parte da questo nucleo che sta nel riconoscimento della violenza e in una sua rinuncia così radicale, da farsi paradosso, perché niente è più naturale del desiderio di sopravvivere, ma questo non può avere come costo l'uccisione di un'altra persona.
La nonviolenza non è quindi, e non è solo una piattaforma politica, ma è molto di più è una legge morale, un comportamento etico, perché conduce me a fare delle scelte rispetto al mio modo di stare al mondo.
Al discorso Scurati, mi piace oppure uno sguardo differente, sono alcune pagine contenute di Corpo Celeste della Ortese, ve lo copio
"C'è qualche cosa che ritieni più importante dello scrivere e della pace dello scrivere?
Certo: la pace stessa. Voglio dire: il più piccolo atto di giustizia (non oso dire verità o compassione) vale tutto il libro. Il ritorno della legge, poi - intendo la legge morale -, essendo la seconda natura stessa, vale la cultura tutta intera. Se tu ci pensi, si scrive infatti perché si è tristi, perché tutto questo - la seconda natura, con quanto implica di rinnovamento e di gioia - non c'è, o è tenuto distante: oppresso da un inganno, un potere strano, che ne rimanda l'eterno avvento."
Non c'è, e lo ripeto sino alla nausea, nessun atto di giustizia nell'uccidere un essere umano, è qualcosa che va contro ogni legge morale, va contro quella cultura umanistica che con fatica continuo a credere mia, e va contro la letteratura che rimane bene o male l'ultima mia speranza.
Demetrio Paolin
4 notes · View notes
ambrenoir · 7 months ago
Text
Mi permetto di riportare le parole di un antroposofo, Tiziano Bellucci, scritte pochi giorni prima della tragedia di Paderno- Dugnano.
APPELLO AL GENERE UMANO: TU CREDI CHE IL MALE NON POSSA IMPOSSESSARSI DI TE?
L’essere umano è un involucro che di solito contiene un’anima, ma può “svuotarsi” da essa e lasciare che altri “io” non umani possano penetrarvi e prendere il comando.
Questo “io” non umani hanno un morale diversa, la quale si basa sulla distruzione dell’esistenza.
Non sono entità extraterrestri, ma forze che sono sempre esiste sulla terra e sempre hanno attentato all’uomo: ma soprattutto ora, con il propagarsi di reti virtuali ed elettromagnetiche, hanno il massimo accesso, la loro invasione è favorita ai massimi gradi.
“𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 ℎ𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑖𝑢𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑎 𝑒𝑟𝑜 “𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑒”, 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠‘𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜 𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑒𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎”: così affermano coloro che vengono accusati come “assassini”.
Queste entità attaccano soprattutto i ragazzi, adolescenti, oppure gli adulti fortemente materialisti, informatizzati.
Il “progresso” tecnologico, sta sorpassando troppo i ritmi di comprensione umana; la scienza non è stata capace di stare al passo con la coscienza dell'uomo.
Non si è voluto rispettare le attuali capacità umane di “gestione” morale delle macchine e degli strumenti informatici.
Il risultato è che l’individuo viene “svuotato” dagli automatismi che gli vengono indotti dalla tecnologia.
Gli individui meno autonomi, quindi più immaturi sono maggiormente a rischio: ma sono molti quelli che si credono “protetti” o maturi, pur non essendolo.
Queste entità non umane approfittano delle occasioni di “vuoto” e prendono al volo la possibilità di “occupare” le coscienze umane.
Quale è il rimedio?
Primo: non credere di essere esenti da questa minaccia;
secondo: proteggere i più giovani evitando che diventino succubi della tecnologia;
terzo: limitare al massimo l’uso del virtuale, ritornando ad uno stile di vita più essenziale e naturale.
Piaccia o non piaccia, questa realtà esiste lo stesso, anche se non la si accetta, anche se non si è d’accordo. Anzi, coloro che non la riconoscono sono potenziali vittime di una imminente “occupazione”.
Quando avviene l’“egemonia” di una forza dentro di sé, è troppo tardi per tornare indietro.
So che queste parole possono sembrare fuori dal tempo e paradossali, ma esse sono la risposta a tutte le quelle manifestazioni delittuose e irragionevoli verso le quali non si riesce a dare una spiegazione razionale o sensata.
L’uomo è di natura un essere benevolo: può però divenire il veicolo di forze del male.
Il “sequestro si sè” non è solo una superstizione che appartiene al medioevo: coloro che ironizzano, e dicono “𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒, 𝑜𝑐𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖!” la risposta è: "𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒗𝒆 𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒆𝒕𝒓𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆, 𝒓𝒊𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒓𝒊𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒔𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒆 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊. 𝑬 𝒔𝒊 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒗𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒖𝒏’𝒆𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀ 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆”
Non possiamo rimanere indifferenti a questo pericolo.
Tiziano Bellucci
11 notes · View notes
veritanascoste · 1 year ago
Text
Tumblr media
Codice Genesi:
Hanno presentato la luna come qualcosa di romantico ❗
Matrix è ovunque ....e mente ❗
Questa matrice di simulazione è una soppressione delle frequenze proiettata dalla Luna...che funge da nave biosfera che proietta una soppressione delle frequenze che chiamano "matrix", illusione.
Esistono 3 gruppi di controllo :
1. Lo stato cosciente dell'essere
controlla le menti e monitora i difetti che il codice potrebbe lanciare in quell'istante operativo durante il giorno a ciascuno di noi.
👇
2. Il secondo gruppo controlla i viaggi astrali delle anime durante il sonno annullando e cancellando i ricordi del sognante, controllando i cicli terraquei.
3. Il gruppo della "morte"
Controlla la simulazione al momento che disincarniamo affinché quest'anima ritorni nel programma e incarni nuovamente.
Tutto sulla superficie terrestre è un ologramma ad alta tecnologia, comprese città, persone ed eventi.
Se la luna venisse TOTALMENTE disattivata, la terra tornerebbe nel suo stato naturale...vuota si noterebbe la vegetazione reale e resterebbero solo i 700.000.000 di persone.... reali il 20%.
La faccia rocciosa che si vede è un ologramma imposto, dietro questa, la nave.
La luna è una tecnologia basata sulla coscienza, utilizza tre principi universali per sopprimere la terra e la sua biologia, limitando la sua normale densità di 5D (universo Reale) a uno artificiale 3D (Mondo Artificiale).
che sono:
Principio di interferenza distruttiva, che racchiude la terra in una sfera magnetica a bassa frequenza, abbassando la sua frequenza normale da 5D a un artificiale 3D,
limitando il DNA di tutta la biologia.
Principio del velo dell'oblio, che fa dimenticare le vite precedenti ricordandone solo una.
Principio di Attrazione, che funziona leggendo la coscienza collettiva e individuale e manifestando più di quello che hanno nella loro attenzione.
L'ologramma proiettato dalla luna, è luce ad alta energia, abbastanza per essere solido, come lo sono le città e gli oggetti.
Nel caso delle persone non reali, sono persone di sottofondo, sono ologrammi interattivi creati dalle persone vere, sono un riflesso nella coscienza delle persone vere.
All'interno di questo ologramma si interviene tramite codici per farlo funzionare in condizioni ottimali tramite frequenze molto basse emesse dalla luna e non lasciando passare fotoni e neutroni sufficienti per il risveglio.
Ci danno il minimo per sopravvivere mentre prosciugano energia vitale del vero essere umano.
Hanno diverse simulazioni secondo i programmi e le credenze di ognuno da un breve periodo nel presunto cielo dove l'anima è sottomessa... si cancella la memoria e si riordina l'incarnazione con tecniche di permessi sottili e contratti per accedere al proprio libero arbitrio e quindi donare la propria volontà.
Queste entità intelligenti non fisiche alleate con alcune razze possono assumere qualsiasi forma, all'interno dell'ologramma sono autosufficienti e non hanno bisogno di nessun operatore . È un'intelligenza che opera su se stessa e allo stesso tempo è subordinata ai padroni dell'ologramma perfettamente programmati per raggiungere i loro obiettivi specifici con capacità di gestirsi e difendersi .
Il sistema ha poche fessure e opera da millenni , è una macchina informatica di grande design per mantenere attiva la cella planetaria per eoni.
Quando l'ologramma scomparirà chiunque esista .. questo continuerà.. dipende anche da noi perché siamo parte co-creatrice di questa irrealtà che sperimentiamo quotidianamente.
Dogmi, paradigmi e delle nostre inconfutabili convinzioni che sono state inserite nell'ologramma ci hanno reso vulnerabili come un virus informatico.
Per porre fine a questo controllo e iniziare a romperlo basta creare la distruzione di queste entità rompendo i loro programmi di controllo e i codici saranno ripristinati ad ogni umano cosciente ❗
Date LUCE alle coscienze ❗
6 notes · View notes
schizografia · 2 years ago
Text
Mia ebbrezza nel 1848. Di che natura era questa ebbrezza? Gusto della vendetta. Piacere naturale della demolizione. Ebbrezza letteraria; ricordo di letture. Il 15 maggio. – Sempre il gusto della distruzione. Gusto legittimo, se tutto ciò che è naturale è legittimo. Gli orrori di giugno. Follia del popolo e follia della borghesia. Amore naturale del crimine.
Baudelaire
5 notes · View notes
katnisshawkeye · 2 years ago
Text
Il Mare Senza Stelle
Tumblr media
Scheda informativa
Titolo originale: The Starless Sea Autore: Erin Morgenstern Editore: Fazi Editore Prima edizione: luglio 2020 Pagine: 615 Prezzo: € 18,50
Trama
Zachary Ezra Rawlins è uno studente del Vermont che un giorno trova un libro misterioso nascosto fra gli scaffali della biblioteca universitaria. Mentre lo sfoglia, affascinato da racconti di prigionieri disperati, collezionisti di chiavi e adepti senza nome, legge qualcosa di strano: fra quelle pagine è custodito un episodio della sua infanzia. È soltanto il primo di una lunga catena di enigmi. Una serie di indizi disseminati lungo il suo cammino — un'ape, una chiave, una spada — lo conduce a una festa in maschera a New York, poi in un club segreto e infine in un'antica libreria sotterranea. Là sotto trova ben più di un nascondiglio per i libri: ci sono città disperse e mari sterminati, amanti che fanno scivolare messaggi sotto le porte e attraverso il tempo, storie bisbigliate da ombre. C'è chi ha sacrificato tutto per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per proteggere questo regno ormai dimenticato, trattenendo sguardi e parole per preservare questo prezioso archivio, e chi invece mira alla sua distruzione. Insieme a Mirabel, un'impetuosa pittrice dai capelli rosa, e Dorian, un ragazzo attraente e raffinato, Zachary compie un viaggio in questo mondo magico, attraverso miti, favole e leggende, alla ricerca della verità sul misterioso libro. Ma scoprirà molto di più.
Recensione
[...] I libri sono più belli quando vengono letti, invece che spiegati. [...]
Il Mare Senza Stelle è il secondo romanzo di Erin Morgenstern, ed è un libro che parla di libri e di vite di personaggi di libri che in realtà sono persone in carne e ossa (o, al contrario, di persone in carne e ossa che, in realtà, sono personaggi di libri).
[...] sono tutte diverse. Però hanno degli elementi simili. Tutte le storie li hanno, a prescindere dalla forma che assumono. Prima c'era qualcosa, poi qualcosa è cambiato. Dopo tutto, il cambiamento è l'essenza di una storia. [...]
È un libro che parla di storie e di destini, i quali possono variare a seconda che il personaggio decida di diventarne il protagonista o meno. Dell'impossibile che è possibile, proprio perché “I'm possible”.
[...] Un corso specializzato in Lettura, ecco che cosa ci vuole. Niente compiti scritti, niente esami, nessuna analisi, soltato lettura. [...] È strano, non è vero? Amare un libro. Quando le parole sulle pagine diventano così preziose che ti sembrano parte della tua stessa storia perché lo sono. È bello avere qualcuno che finalmente ha letto le storie che io conosco così intimamente. [...]
Ed è un libro che parla di lettori, che non possono fare a meno di amare i libri, di immaginarsi nella storia, di voler essere parte della storia, facendoti inoltre riflettere su cosa faresti e su cosa provano anche gli altri. Perché leggere, e parlare di ciò che si è letto, è condividere non solo emozioni, ma anche storie. Ma l'Amore ne Il Mare Senza Stelle non si limita a essere quello per i libri. E, da questo punto di vista, è molto contemporaneo e aperto, dal momento che inserisce, naturale come dev'essere, non solo l'amore tra un uomo e una donna, ma anche quello tra due uomini e due donne. La narrazione è scorrevole e diretta, facendo entrare il lettore nella storia anche se la sua storia non è tra quelle raccontate.
Valutazione
★★★★★ 5/5
Della stessa autrice
Il Circo della Notte, Fazi Editore, 2021
Seguimi anche su Instagram e Facebook!
3 notes · View notes
thesuicidoll · 2 years ago
Text
1.6.2023
Quando non ci sei ti penso forte.
È come se le mie lacrime volessero scivolarti addosso, usare la tua spalla come scivolo per poi scorrere libere lungo il corpo.
Una lacrima che si fonde tra le gocce di sudore.
Fa caldo anche quando piove.
Gli sguardi intrecciati, rifugiati sotto l’arcobaleno a far l’amore.
O Sole, Disertore
Che m’hai sciolto le ali
Solo per il gusto di vedermi cadere.
O Sole, luminoso e ardente
Che i tuoi occhi vuoti non vedenti possano non vedere la mia distruzione dopo lo schianto a terra.
Icaro è caduto in mare
Io mi sono spiaccicata al suolo.
Sarei curiosa di vedere com’ è un angelo che cade.
Affascinante come un disastro naturale
4 notes · View notes
pettirosso1959 · 3 days ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Una delle grandi ironie della nostra epoca è il doppio standard dell'ambientalismo nei confronti dell'eolico e del solare, che commettono numerosi eco-crimini, che altrimenti non sarebbero tollerati.
Totalmente inefficienti ai fini della generazione di energia elettrica, l'espansione delle energie rinnovabili richiede la devastazione di campi, boschi e foreste per l'installazione delle fonti, per la creazione di strade di accesso e delle numerosissime linee elettriche necessarie per trasportare l'energia dai parchi verso i sistemi di distribuzione regionale.
Una minaccia per li futuro del verde naturale, delle falde, ma anche delle libertà individuali per via della schiavitù di chi estrae le materie prime e dalla devastazione di questa estrazione.
Gli ambientalisti giurano di volere un giardino fiorito, ma vogliono sostituire i fiori con migliaia di tonnellate di acciaio, cemento, terre rare, fibre sintetiche derivate dal petrolio, distruggendo tutto ed anche tutti in nome del clima, la nuova fede religiosa.
Il vero problema in questo gioco ad alto contenuto di ipocrisia e la stretta dipendenza degli Enti nati e destinati alla tutela della Natura, che vengono sistematicamente finanziati dagli speculatori delle energie rinnovabili, quindi chiudono sistematicamente gli occhi e la bocca davanti alla devastazione della natura.
Fino a quando gli enti di beneficenza per la conservazione non si districheranno dai finanziamenti governativi e dall'influenza delle multinazionali, rischieranno di diventare complici della stessa distruzione per cui sono stati creati.
Mentre l'energia solare ed eolica sono spesso pubblicizzate come pietre miliari dell'energia pulita, hanno dimostrato di essere disastri ambientali.
Sebbene commercializzata come la soluzione al cambiamento climatico, l'energia rinnovabile ha più di un lato oscuro di cui si parla raramente. L'estrazione di risorse critiche, come litio, cobalto e nichel, essenziali per batterie, turbine eoliche e pannelli solari, devasta gli ecosistemi e le comunità, unitamente alla devastazione dei luoghi ove si pretende di installarle.
F. Arnò.
0 notes
danieldama-album-reviews · 2 months ago
Text
Loathe - I Let It In and It Took Everything (2020)
Genere: Nu Metalcore, Shoegaze, Post-Metal, Djent
Tempo di lettura: 4 minuti
Tumblr media
Il secondo album della band britannica composta da Kadeem France, Erik Bickerstaffe, Connor Sweeney, Sean Radcliffe e Feisal El-Khazragi si impone sulla scena come un monolite. È un’esperienza unica, capace di creare un’atmosfera tanto violenta quanto eterea. Il disco si distingue per la sua capacità di fondere aggressività e melodia, alternando momenti di pura furia sonora a passaggi sognanti e introspettivi. Ascoltiamolo insieme.
Il viaggio sonoro
L’album si apre con l’introduzione Theme, un brano atmosferico e cinematografico, con pad malinconici che sembrano trasportarci nella scena clou di un film, nel momento in cui il protagonista scopre una grande verità. Poi, il silenzio. Il suono del vento. Un rumore… e all’istante, la violenza trova il suo spazio.
Aggressive Evolution esplode con arroganza, la voce deathcore di Kadeem si fa largo tra riff taglienti e pattern percussivi devastanti. Improvvisamente, tutto si ferma: il ritornello melodico prende il sopravvento con Erik che ci avvolge in una sezione eterea su cassa dritta. È questo lo stile dei Loathe: chitarre estremamente aggressive immerse in atmosfere travolgenti. Il finale pieno di dissonanze sembra decretare la fine del brano… ma è solo l’introduzione a qualcosa di ancora più feroce.
Broken Vision Rhythm si muove tra il metalcore più bouncy e sonorità dissonanti senza lasciare spazio a respiro. I pattern di batteria sono tutt’altro che banali e le chitarre baritone, strumenti solitamente usati nel blues, vengono spinte al limite in un contesto completamente opposto.
Si arriva a Two-Way Mirror, ed ecco il paragone inevitabile con i Deftones: l’influenza di Chino Moreno è palese. Il pezzo è un’esperienza sensoriale, elimina ogni aggressività e lascia spazio a un’evocazione quasi spirituale e sensuale. Le voci di Kadeem ed Erik si intrecciano alla perfezione, accompagnate da un sound che mescola shoegaze e post-rock. La dissolvenza finale ci trasporta dolcemente nel prossimo interludio, 451 Days, un pezzo atmosferico che sembra uscito direttamente dalla colonna sonora di Silent Hill.
E poi, New Faces in the Dark. Il pezzo migliore dell’album? Forse. L’introduzione quasi funky ci inganna, perché subito veniamo risucchiati nel caos con un riff mastodontico. Se avete capito l’andazzo, saprete già che l’esplosione shoegaze è dietro l’angolo. Brividi. La sezione centrale interrompe tutto con un synth martellante e oscuro che ci trascina nel breakdown, tra glitch, voci effettate e pura distruzione sonora.
Senza un attimo di tregua, Red Room si insinua nei nostri incubi. Forse un riferimento a The Shining? Il pezzo sembra l’estensione naturale di quello precedente. L’intro con pad sinistri lascia spazio a un breakdown violentissimo, anticipato da una marcia maligna e dalle parole di Kadeem:
Lie. Breathe. Feed. Withering in jealousy. Do you believe that it was ever worth it?
Terrore puro. In lontananza si sentono pianti, mentre restiamo impietriti.
Ma qualche colpo di charleston introduce un pezzo più dolce e malinconico, Screaming. Qui siamo nell’abisso più post-rock dell’album. La violenza c’è, ma è contenuta. Il ritornello è ipnotico, capace di coinvolgere anche l’ascoltatore più casuale, fino a un finale dolce e sofferto, angosciante nonostante la sua sensibilità.
Poi arriva Is It Really You?, la mia traccia preferita. Se non l’avete mai ascoltata, vi consiglio di farlo con delle cuffie, al buio. È la dimostrazione che la dolcezza può emergere anche in un album come questo. Le chitarre avvolgenti e il ritornello toccano il cuore di chi è arrivato fino a questo punto:
Let’s search the sky for a while. You and I. Collide like two stars for a while. You and I.
Il brano si chiude con una chitarra acustica, concedendoci un attimo per respirare e metabolizzare l’esperienza. Ma subito dopo, i suoni si fanno più cupi.
È qui che arriva la vera furia distruttiva dei Loathe.
Gored si apre con un’atmosfera disturbante, sembra di essere finiti in una segheria industriale. Le chitarre (già accordate quasi un’ottava sotto il normale) si abbassano ancora di più, toccando la soglia della nota udibile. Siamo travolti da dissonanze e una pesantezza opprimente, pura cattiveria sonora. È il pezzo perfetto per il pogo e non si risparmia in nessuna delle sue sezioni.
Pensavate fosse finita? No.
L’accordatura si abbassa ulteriormente con Heavy Is the Head That Falls with the Weight of a Thousand Thoughts. Un blast-beat in stile black metal, un Kadeem acido, una batteria perforante. Il brano evolve in una sezione bouncy e pesantissima, fino a un breakdown dissonante che distrugge ogni logica. Quando tutto sembra collassare, un coro angelico e inquietante di mellotron spezza la tensione, lasciando spazio a una melodia soave su chitarra acustica.
Dopo questa tempesta, A Sad Cartoon e la sua Reprise ci riportano alla dimensione più post-rock e sensuale della band. Un dittico che rappresenta il lato più sperimentale dell’album, con melodie rarefatte e ipnotiche.
L'ho lasciato entrare, e ha preso tutto.
Siamo arrivati alla fine. La title track, I Let It In and It Took Everything..., è un viaggio sonoro che riassume l’essenza dell’album, con un crescendo emotivo e strumentale che lascia l’ascoltatore sospeso tra catarsi e inquietudine. Si parte con una chitarra effettata da flanger nostalgico, poi glitch elettronici, un breakdown devastante, fino al ritorno del giro iniziale, questa volta più carico, più atmosferico.
Reading my mind back to me. It’s clear you are here. Whilst sharing the same air. I can disappear.
E in un istante, tutto svanisce.
L’esperienza si è conclusa.
Luce e oscurità
L’album I Let It In and It Took Everything non è solo un viaggio sonoro, ma anche un viaggio emotivo e concettuale. I Loathe non forniscono una narrazione esplicita e lineare, ma creano un’esperienza immersiva attraverso testi criptici, frammentati e profondamente evocativi. Il tema principale è quello della perdita di sé stessi, della trasformazione interiore e del dolore che ne consegue.
Uno degli elementi chiave dell’album è la contrapposizione tra due mondi: la violenza più distruttiva e l’eterea malinconia. Questa dualità si riflette non solo nella musica, con i passaggi tra breakdown devastanti e sezioni shoegaze oniriche, ma anche nei testi. Le liriche oscillano tra esplosioni di rabbia e momenti di introspezione, come se ci fosse una costante lotta tra il caos interiore e la ricerca di pace.
Dissoluzione dell’identità e perdita di controllo
Molti testi suggeriscono la sensazione di essere sopraffatti da qualcosa di più grande, di perdere il controllo su sé stessi. Il titolo stesso dell’album (I Let It In and It Took Everything) fa riferimento a un’entità astratta che, una volta accolta, porta via tutto. Questa presenza potrebbe rappresentare la depressione, il dolore, un trauma, o anche un amore tossico.
In Gored, per esempio, il protagonista sembra essere trascinato in una spirale autodistruttiva senza via d’uscita:
"I feel it wash over me"
Mentre nella successiva Heavy Is the Head That Falls with the Weight of a Thousand Thoughts c’è una sensazione di oppressione e di peso mentale insostenibile.
Relazioni, separazione e perdita
Molti brani sembrano affrontare il tema della separazione e della dissoluzione di un rapporto. Two-Way Mirror e Is It Really You? si distinguono per la loro malinconia, raccontando il senso di disconnessione tra due persone, forse dovuto alla morte, alla distanza o a una rottura emotiva.
"Let's search the sky for a while. You and I. Collide like two stars for a while. You and I." (Is It Really You?)
Qui il tema della collisione tra due esseri si mescola con un’immagine astrale, evocando un amore che si consuma come due stelle che si scontrano prima di dissolversi nel nulla.
Distruzione e rinascita
Se da una parte l’album parla di perdita, dall’altra lascia spazio all’idea di una rinascita. Non è un percorso lineare, ma un ciclo continuo di morte e rinascita emotiva, in cui ogni distruzione porta a una nuova versione di sé.
La traccia finale, I Let It In and It Took Everything..., chiude l’album con una sensazione sospesa, come se il viaggio non fosse davvero finito, ma lasciasse aperta la possibilità di un nuovo inizio.
"Reading my mind back to me. It's clear you are here. Whilst sharing the same air. I can disappear."
Il protagonista si rende conto della presenza di questa entità che ha preso tutto, eppure c’è ancora uno spiraglio di consapevolezza, come se potesse ancora dissolversi, sparire, ma anche ricostruirsi.
Un concept aperto all’interpretazione
I Loathe non danno risposte definitive, lasciando i testi volutamente vaghi e suggestivi. Non c’è una storia univoca da seguire, ma piuttosto una serie di frammenti emotivi che si intrecciano, permettendo a chi ascolta di trovare la propria interpretazione.
Potrebbe essere un concept album sulla perdita di sé stessi, una narrazione astratta sul dolore e sulla trasformazione, o semplicemente un’esplorazione di emozioni contrastanti. Quello che è certo è che l’album lascia il segno, tanto con la sua musica quanto con le parole, scavando in profondità nei sentimenti più oscuri e nelle loro sfumature più eteree.
Un viaggio che ti lascia vuoto… e pieno allo stesso tempo
I Let It In and It Took Everything non è solo un album, è un’esperienza viscerale. Ti assorbe completamente, trascinandoti in un vortice di violenza, malinconia e introspezione. È un disco che non ascolti semplicemente: lo vivi, lo subisci, lo senti scavarti dentro.
Ti lascia sospeso tra catarsi e inquietudine, tra sogno e incubo, tra dolcezza e distruzione. Dopo la sua fine, il silenzio pesa come un macigno. Ti accorgi che qualcosa dentro di te è cambiato, che l’album ha preso tutto, come suggerisce il suo stesso titolo.
E mentre ti rimetti in piedi, con il fiato ancora spezzato, un’unica certezza rimane: tornerai ad ascoltarlo. Perché esperienze così intense non si dimenticano facilmente. Voto: 10/10
Recensione a cura di Daniel Damioli
0 notes
usmaradiomagazine · 2 months ago
Text
𝐔𝐍𝐃𝐄𝐑 𝐓𝐇𝐄 𝐋𝐀𝐁𝐄𝐋
🔴 ON AIR – Venerdì 31 gennaio 2025 alle 21:00 – usmaradio.org
[ENG BELOW]
OTTAVO EPISODIO
𝐓𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨: VOICES FROM THE PAST, VOICES FROM THE FUTURE
Nell’ottavo episodio andiamo alla scoperta del più antico strumento sonoro conosciuto dall’uomo: la voce. La voce nasce dal corpo ma si proietta fuori da esso: è linguaggio, comunicazione, suono,  musica. La voce è una costante della storia umana, veicolo delle tradizioni orali ben prima della scrittura, strumento di connessione tra gli individui. Ed oggi? In questa puntata scopriremo musiciste e musicisti che hanno fatto della voce e delle sue infinite possibilità espressive il centro focale della loro ricerca.
A𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐞𝐫𝐞𝐦𝐨:
> MAREWREW - Ukouk. Round Singing Voices of the Ainu 2012-2024
Marewrew (pronunciato: Ma-leoo-leoo) è un gruppo vocale femminile che esplora il repertorio delle canzoni tradizionali Ainu. Gli Ainu, un gruppo a lungo represso del nord del Giappone, hanno una storia di emarginazione ma la musica di Marewrew non parla solo di sopravvivenza ma di resilienza e trasformazione. "Ukouk" significa "canto in cerchio", e si riferisce alla forma in cui Marewrew si esibiscono e registrano.
> ANSIS BĒTIŅŠ & ARTŪRS ČUKURS – Slavic Folk Songs
Una raccolta di canti sacri e non, provenienti da diverse regioni slave, basati sulla tradizione orale, con particolare attenzione ai canti ucraini. Quando la Russia invase l’Ucraina, molti ricercatori cominciarono a digitalizzare ed archiviare le registrazioni di canzoni popolari delle regioni colpite dalla guerra, per salvare dalla distruzione la loro ricca cultura immateriale. Ansis e Arturs hanno raccolto e trascritto le melodie e le hanno arrangiate per due voci.
> ASA HORVITZ, CARMEN QUILL, ARIADNE RANDALL, WAYNE HORVITZ - GHOST
Asa Horvitz cerca un linguaggio musicale per evocare le nostre esperienze di lutto. Guarda al passato per trovarlo, compilando un dataset di oltre 150 testi preesistenti che trattano della perdita, e al futuro tramite l’utilizzo degli strumenti: i testi sono dati in pasto ad un’intelligenza artificiale programmata ad hoc che li ricompone in un nuovo testo originale. Horvitz e il suo ensemble hanno costruito attorno a questo materiale testuale criptico, singolare ed emotivamente indifeso il loro album GHOST.
> RUTH GOLLER – Skilla
Skylla è il lavoro solista di debutto della compositrice, bassista e cantante di origine italiana e residente a Londra Ruth Goller. Un album che ruota attorno alle armoniche del suo basso, stonate ultraterrene, e densissimi arrangiamenti vocali.
> SENYAWA – Vajranala
Vajranala vede il duo sperimentale indonesiano formato dal cantante Rully Shabara e dal polistrumentista Wukir Suryadi esplorare come, nel corso dei secoli, il mondo naturale ha plasmato la nostra società, i sistemi di conoscenza da cui deriva il potere e perché questo risuona ancora oggi. Le tecniche vocali estese di Shabara incontrano gli strumenti autocostruiti di Suryadi.
> TIKORO ENSEMBLE – Hell Chamber
Ensemble Tikoro (Ensemble Gola in sundanese) sono un coro fondato a Bandung (Giava, Indonesia) dal compositore e insegnante di teoria musicale Robi Rusdiana e composto da cantanti metal estremi appartenenti a celebri band dell'underground locale. Voci gutturali, growl profondi, scream e squeal (tecniche vocali estese estreme tipiche del metal) vengono convertiti in notazioni musicali precise su spartito da Robi, consentendo loro di essere eseguiti come composizioni di musica classica.
> NINA BAIETTA – Ea: one-voice study on a wordless dictionary
Nina Baietta è una ricercatrice vocale. La sua pratica artistica, fondata sulla musica improvvisata e contemporanea, consiste in una personale decostruzione e riassemblaggio di un vocabolario sonoro e di segni emotivi. 𝘌𝘢: 𝘖𝘯𝘦-𝘷𝘰𝘪𝘤𝘦 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘺 𝘰𝘯 𝘢 𝘸𝘰𝘳𝘥𝘭𝘦𝘴𝘴 𝘥𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯𝘢𝘳𝘺 è composto da otto composizioni basate su un sistema di segni che mira a entrare in quello spazio tra codice musicale e linguaggio verbale umano.
> AGF – poemproducer
La poetessa, attivista e artista dei nuovi media Antye Greie-Ripatti, alias AGF, utilizza il linguaggio, il suono, la politica ed esplora le profondità udibili degli assemblaggi antiritmici post-internet. Il disco è incentrato sul corpo umano, sulla voce, sul testo poetico, su ciò che è libero, sulle mani come tecnologia, non sincronizzate, alla ricerca di tono e linguaggio, nel lavoro sul campo e nell'intimità di sé.
---
Ogni puntata di “Under the Label” offre un’occasione unica per scoprire artisti che sfidano le categorizzazioni musicali, rompendo le barriere tra generi e culture. Le trasmissioni non sono solo un viaggio musicale, ma anche un'esplorazione critica delle tendenze culturali e sonore che caratterizzano il mondo contemporaneo
→ Andreij Rublev, alias di Andrea Gava, è un musicista e produttore italiano con un percorso che abbraccia vari progetti artistici tra sperimentazione sonora e performance dal vivo. Con una profonda conoscenza del panorama underground, Rublev è noto per la sua abilità nel creare ponti tra culture musicali diverse, spaziando dall'elettronica fino alle nuove frontiere della sperimentazione elettroacustica
_____
Usmaradio presents a new space for musical exploration: “Under the Label”, a show conceived and hosted by Andreij Rublev. Every two weeks, on Fridays at 9:00 PM starting October 11, Rublev will guide us through the threads of contemporary, underground, independent, and experimental music, investigating the new trends and cross-genre contaminations that are redefining the global soundscape
Eigth episode: Friday, 31st January, 2025
Title: VOICES FROM THE PAST, VOICES FROM THE FUTURE
In the eighth episode we discover the oldest instrument known to mankind: the human voice. The voice arises from the body but projects outside of it: it is language, communication, sound, music. The voice is a constant in human history, a vehicle of oral traditions well before writing, an instrument of connection between individuals. And what about today? In this episode we will discover musicians who explore the voice and its infinite expressive possibilities.
TRACKLIST:
> MAREWREW - Ukouk. Round Singing Voices of the Ainu 2012-2024
Marewrew (pronounced: Ma-leoo-leoo) is a female vocal group that sings traditional Ainu songs. The Ainus, a long-suppressed group from northern Japan, have an history of marginalization, but Marewrew’s music speaks not just of survival but of resilience and transformation. 'Ukouk' means 'round singing', which refers to the form in which Marewrew perform and record. 
> ANSIS BĒTIŅŠ & ARTŪRS ČUKURS – Slavic Folk Songs
A collection of songs and sacred chants from diverse Slavic regions, based on oral traditions, with a special emphasis on Ukrainian songs. When Russia invaded Ukraine, many people digitalized sound recordings of folk songs from the regions affected by war in order to save their rich immaterial culture from destruction. Ansis and Arturs collected and transcribed the melodies and arranged them for two voices. 
> ASA HORVITZ, CARMEN QUILL, ARIADNE RANDALL, WAYNE HORVITZ - GHOST
Asa Horvitz wanted a musical language to evoke our experiences with loss. He looked to the past for answers, assembling a dataset of over 150 pre-existing texts that deal with grief, and towards the future for the tools, feeding them through a custom AI system. The piece that Horvitz and his ensemble built with the help of this material was cryptic, singular, and emotionally unguarded: a stunning music-theater piece called GHOST.
> RUTH GOLLER – Skilla
Skylla is the debut solo recording of Italian-born and London-based composer, bassist, and vocalist Ruth Goller. An album of otherworldly detuned bass harmonics and dense vocal arrangements.
> SENYAWA – Vajranala
Vajranala sees the Indonesian experimental duo of vocalist Rully Shabara and multi-instrumentalist Wukir Suryadi explore how, over centuries, the natural world has shaped our society, the knowledge systems from which power derives, and why that still resonates today. 
> TIKORO ENSEMBLE – Hell Chamber
Ensemble Tikoro (Ensemble Throat in Sundanese) are a choir founded in Bandung (Java, Indonesia) by composer and teacher of music theory Robi Rusdiana and composed of extreme metal vocalists belonging to famous outfits of the local underground. Guttural vocals, deep growls, screams, and squeals are converted into precise notation by Robi, allowing them to be performed like classical music compositions.
> NINA BAIETTA – Ea: one-voice study on a wordless dictionary
Nina Baietta is a vocal researcher. Her artistic practice, grounded in improvised and contemporary music, consists of a personal deconstruction and reassembly of a vocabulary of sound and of emtional signs. 𝘌𝘢: 𝘖𝘯𝘦-𝘷𝘰𝘪𝘤𝘦 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘺 𝘰𝘯 𝘢 𝘸𝘰𝘳𝘥𝘭𝘦𝘴𝘴 𝘥𝘪𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯𝘢𝘳𝘺 consists of eight compositions based on a system of signs that aims to enter that space between musical code and human verbal language.
> AGF – poemproducer
Poetess, activist and new media artist Antye Greie-Ripatti, alias AGF, utilises language, sound, politics and explores speech within the audible depths of anti-rhythmic post-internet assemblages. The record centres around the human body, voice, text, bass, field, what is free, hands as technology, non-synchronised, finding tone and language, within field work and intimacy of self. 
---
Each episode of “Under the Label” offers a unique opportunity to discover artists who challenge musical categorization, breaking barriers between genres and cultures. The broadcasts are not just a musical journey but also a critical exploration of the cultural and sonic trends shaping the contemporary world
→ Andreij Rublev, aka Andrea Gava, is an Italian musician and producer whose career spans var-ious artistic projects, blending sound experimentation with live performances. With deep knowledge of the underground scene, Rublev is known for his ability to bridge diverse musical cultures, ranging from electronic music to the new frontiers of electroacoustic experimentation.
0 notes
babyharmonyarcade · 3 months ago
Text
Trasformare le ceneri umane in diamanti è un processo che utilizza una tecnologia ad alta pressione e alta temperatura per trasformare il carbonio dei resti cremati in gemme coltivate in laboratorio, offrendo ricordi personalizzabili con le stesse proprietà fisiche dei diamanti naturali, presentando al contempo un'alternativa più sostenibile all'estrazione tradizionale.
La tecnologia ad alta pressione e alta temperatura (HPHT) replica il processo naturale di formazione dei diamanti in laboratorio per creare diamanti da cremazione.
Il carbonio viene estratto e purificato dalle ceneri o dai capelli del defunto, spesso raggiungendo una purezza del 99,99%; poi viene trasformato in grafite e posizionato in una pressa per diamanti insieme a un catalizzatore metallico e a un cristallo di seme di diamante. In condizioni estreme—temperature intorno ai 2000°F e pressioni di circa 60.000 atmosfere—il carbonio si cristallizza in un diamante grezzo nel corso di diverse settimane o mesi; artigiani esperti tagliano e lucidano la pietra grezza trasformandola in una gemma scintillante.
I diamanti commemorativi offrono un'alternativa più ecologica rispetto all'estrazione tradizionale di diamanti, con un'impronta ecologica significativamente ridotta: a differenza dell'estrazione di diamanti naturali, che può portare alla distruzione degli habitat, all'erosione del suolo e all'inquinamento delle acque, la creazione di diamanti commemorativi evita questi problemi utilizzando fonti di carbonio esistenti provenienti da resti cremati o capelli.
0 notes
levysoft · 4 months ago
Link
Nascosto nel cuore dell’Amazzonia peruviana si trova Shanay-timpishka, noto come "il Fiume Bollente", un corso d’acqua unico al mondo. Con una temperatura media di 86°C, le sue acque non solo possono preparare il tè, ma sono capaci di cuocere animali vivi, rendendo questa meraviglia naturale un mix letale di bellezza e pericolo.
La leggenda di un fiume fumante, raccontata dai popoli indigeni da secoli, è stata accolta con scetticismo per lungo tempo, soprattutto perché la zona è priva di vulcani, di solito associati a sorgenti termali. Nel 2011, il geoscienziato Andrés Ruzo ha finalmente studiato il fiume, spinto dai racconti del nonno.
Accompagnato da una guida locale, ha scoperto che le storie erano vere: il fiume si scalda a partire da una sorgente sotterranea sotto una roccia dalla forma simile a una testa di serpente, considerata sacra nella mitologia locale.
Secondo le credenze, lo spirito di un’enorme serpente, la "madre" del fiume, genera queste acque bollenti. La scienza, tuttavia, suggerisce che il calore provenga da un fenomeno geotermico non vulcanico: l’acqua potrebbe nascere nei ghiacciai delle Ande, filtrare nel sottosuolo e riscaldarsi prima di riaffiorare.
La forza e il calore di Shanay-timpishka sono mortali. Ruzo ha descritto come animali caduti nel fiume venissero letteralmente cucinati dall’interno, un evento tanto impressionante quanto inquietante. Oggi, il fiume e la sua regione sono minacciati dalla deforestazione e dall’industria.
1 note · View note
chez-mimich · 5 months ago
Text
ARABOFUTURS (parte I)
Il “Gulf Futurism” è un concetto geografico-artistico elaborato nel 2012 da due belle menti della cultura araba (concetto forse un po’ troppo vasto) ovvero Sophia Al-Maria e Fatima Al-Qadini, delle quali riparleremo in conclusione. La mostra dell’Institut du Monde Arabe di Parigi (la cui chiusura è stata nuovamente posticipata visto il grande successo di pubblico), raccoglie molte delle suggestioni che stanno dietro al concetto appena esposto. Si tratta di opere, creazioni, scritti, video, installazioni e progetti elaborati da giovani artisti di paesi che principalmente gravitano attorno al Golfo Persico, ma non solo, zona che già a partire dagli anni Settanta fu sottoposta ad una modernizzazione veloce, quasi forzata, senza che ci fosse un corrispondente e conseguente sviluppo delle arti visive. Per sgomberare il campo da equivoci o false aspettative, meglio dire subito che l’immaginario fantascientifico e futuristico dei giovani artisti esposti all’IMA, non è poi così diverso da quello degli artisti e dei giovani artisti “occidentali” E’ evidente che questa cultura visiva, prodotta da giovani arabi e magrebini, é stata influenzata dal fatto che molto spesso vivono ed operano stabilmente in Europa, e in particolare in Francia. In un certo senso si tratta di una cultura visiva e di un immaginario un po’ stereotipato e che gli stilemi e le forme non sono quasi mai, né nuove, né originalissime, ma tuttavia la mostra ci permette di andare alla ricerca di giovani talenti spesso, potenzialmente, molto interessanti. Il punto però non è nemmeno questo, bensì che la mostra “Arabofuturs”, sembra voler dire al mondo che anche nei paesi musulmani, si immagina un futuro, anzi “il” futuro e lo si fa né più e né meno che nel resto del mondo con un unico importante distinguo: qui nella riesumazione del passato in mondi futuri ed immaginari, gioca un ruolo forte, il mito come elemento centrale della storia delle identità nazionali. Ma c’è anche dell’altro, infatti molti artisti si cimentano con l’immaginazione e la progettazione di un mondo post-umano, nato dopo la distruzione del nostro mondo attuale scomparso a causa della nostra indifferenza e della nostra incoscienza verso la catastrofe annunciata ed ormai reale del climate change. Gli artisti rendono plausibile una comunione con la natura e infatti la forza creatrice della natura perpetua le forme fantastiche del “vivente”: ibridazioni, nuova umanità, mondi fantastici post-umani, sono i territori di queste creazioni. Venendo agli artisti, proprio su questa vena del mondo post-umano, l’opera di Hichem Berrada, artista marocchino che vive in Francia è, come si suol dire, molto rappresentativa. Con “Terre Futureapres la plutei” del 2022, Berrada ci introduce, con approccio scientifico, che comunque coniuga tra scienza e poesia, al tema delle sorti del pianeta. L’ultima eco della presenza umana sul pianeta, sono schede madri, circuiti stampati, hard disk, lasciati in balia di essenze erbacee, muschi e licheni. Un terrario seducente e orfico allo stesso tempo, che, possiamo dire, è una installazione un po’ prevedibile, ma comunque di una certa suggestione. Ancora natura, questa volta deforme e immaginaria in “Les Hygres”, una serie di piccole forme che riproducono certe simmetrie naturali (foglie, insetti ecc.), ma il cui materiale è la plastica ormai fossile dei rifiuti urbani che ormai invadono il nostro ambiente naturale. Un’estetica dell’orrore se vogliamo, anzi una cosciente estetica dell’orrore. Un discorso molto simile vale anche per il ceramista libanese Soraya Haddad Credoz: forme in un certo senso famigliari, ma strane come certi funghi deformi che hanno subito mutazioni genetiche a causa di qualche sciagura ambientale (e la memoria di Chernobyl o di Fukushima oggi è ancora ben viva)con forme rizomatiche, che sebbene non minacciose, dànno l’idea di qualcosa che è andato storto nella biosfera. (continua)
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1 note · View note
gesau-it · 6 months ago
Text
È a causa dell’influenza di Satana che l’uomo ha cambiato le Leggi di Dio, e questo porterà alla distruzione.
  Miei cari figli, Dio creò l’universo in tutta la sua perfezione. Dato che esso viene da Dio, tutto segue un ordine naturale e preciso secondo la Sua Santa Volontà. Le leggi dell’uomo e le leggi della natura furono create da Colui che è al di sopra di tutte le cose. Ecco perché tutte le cose che esistono devono rimanere come sono. Dio creò un ordine naturale per l’umanità: un posto dove vivere,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes