#Daniele Teodorani
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Roberto Maccaroni si racconta in una lunga intervista, dalla prima band formata da ragazzo, fino ai grandi palchi condivisi con Fabrizio Moro.
La musica è passione, è qualcosa che non si sceglie. Una necessità. E ce lo dimostra anche la storia di Roberto Maccaroni, artista romano, cantautore e chitarrista. I più lo conoscono come chitarrista di Fabrizio Moro, ma Roberto ha alle spalle una lunga gavetta, tanti sacrifici e un progetto artistico tutto suo, con una sua band, gli Strani Giorni, che ha annunciato nuove date proprio in questi giorni.
“Sono arrivato a questa band dopo tanti esperimenti e tante altre situazioni con altri gruppi.” Racconta Roberto Maccaroni. “Ho comprato la mia prima chitarra elettrica che avevo 16 anni, ho iniziato davvero presto. E iniziai dopo essere stato a vedere un concerto dei Cure, al PalaEur. Proprio quella sera decisi che anche io avrei voluto scrivere canzoni e avere una band. E che avrei voluto calcare quel palco. Qui c’è anche un sogno realizzato, perché molti anni dopo, proprio insieme a Fabrizio, sono riuscito a suonare sopra a quel palco. Quindi, come ti dicevo, proprio dopo quel concerto andai a comprare la mia prima chitarra e tramite un annuncio trovai delle persone per iniziare a suonare.”
La determinazione, la passione, e soprattutto il talento, iniziano così a scrivere la storia musicale di Roberto Maccaroni
“Iniziammo nei garage, nei pub, nelle sale prove con cover dei Cure, ma non solo. Fin dall’inizio eravamo atipici, perché suonavamo già dei pezzi nostri. Avevo tanta voglia di scrivere, anche se mi vergognavo a cantare. Ho cambiato varie formazioni, fino a quando non ho conosciuto Daniele Teodorani.”
Teodorani attualmente si occupa della produzione di Fabrizio Moro, ed è una persona molto importante nel percorso artistico di Roberto Maccaroni. “Con Daniele, polistrumentista, c’è stato subito un bel feeling. Avevamo un’idea comune della musica e dei progetti che volevamo realizzare insieme. Insieme a lui sono nati gli Strani Giorni. All’inizio eravamo in quattro. Insieme a noi, oltre al bassista Stefano Proietti, c’era anche un altro chitarrista, Fabio Massacesi, che davvero per me è come un fratello. Le nostre strade artistiche si sono divise, perché lui voleva sperimentare un altro genere, ma ci vediamo ancora più di prima. Ci aiutiamo molto e ci sosteniamo, ed è molto bello.”
Un sodalizio quello dei membri degli Strani Giorni che porta subito i suoi frutti nei concorsi in cui decidono di cimentarsi dopo un periodo di prove intense. “La cosa particolare è che dopo tante prove, e una decina di brani inediti, non avevamo ancora il nome, che di solito è la prima cosa che viene decisa in una band. Tutto nacque quando dovevamo iscriverci ad un concorso di Castelverde, e davanti ad una birra ci rendiamo conto che non sapevamo con quale nome segnarci.” Dopo una serie di idee improbabili, Roberto ha un’intuizione e dice “Strani Giorni”. Suonava bene, e al mattino dopo suonava ancora meglio. Nacque così questa band fortunata, che al quel concorso di Castelverde vince il primo premio e il premio della critica. Seguono il Pigro Festival, dedicato ad Ivan Graziani, il Festival di Sulmona, e molti altri concorsi in giro per l’Italia, dove Roberto Maccaroni e i suoi ragazzi raccolgono premi e consensi.
Esce così Un passo avanti, il loro primo cd, che segna l’inizio della collaborazione con Fabrizio Moro
“Daniele, quando era bambino, conobbe Fabrizio. I loro padri comprarono due terreni adiacenti, ed entrambi costruivano una casa per il futuro. Il sabato e la domenica andavano a mettere i blocchetti e si portavano i loro figli che hanno fatto così amicizia. I due ragazzi nel tempo si sono avvicinati alla musica. Daniele ha suonato anche la batteria per vari anni con Fabrizio.” Ecco quindi che nel 2007, l’anno in cui Fabrizio Moro vince Sanremo nella sezione giovani proposte con Pensa, gli Strani Giorni iniziano ad aprire le date del suo tour. “Il battesimo di fuoco fu a Roma Rock, un concerto a Capannelle che non dimenticherò mai. Ricordo la nostra incoscienza, perché avevamo tanta esperienza nei locali, ma non in palchi così grandi e con tutta quella gente. Non sapevamo nemmeno come impostare la scaletta.
Fabrizio ci diede tanta libertà. Lui non è geloso, non teme il confronto, anzi, è un generoso
Ci diede molto spazio, suonammo otto pezzi.” Fu il primo di una lunga serie di concerti in giro per l’Italia. Un sodalizio durato tre anni. Dopo Un Passo Avanti, al basso è arrivato Patrizio Placidi, ed è uscito il secondo lavoro del gruppo, L’invisibile spazio, un concept album. “Le varie canzoni sono come dei capitoli consecutivi che vanno a sviscerare un argomento. L’argomento che abbiamo scelto è L’Essenziale è invisibile agli occhi. Un concetto contenuto ne Il Piccolo Principe. Abbiamo lavorato molto anche alla copertina con Silvia Verzilli, un’artista molto brava e camaleontica, che è riuscita a trasferire il concetto di essenzialità anche nella grafica.” Il disco contiene La Speranza, uno dei brani a cui il gruppo è maggiormente legato.
“Per questa canzone abbiamo collaborato con Fabrizio nella realizzazione degli arrangiamenti – continua Roberto – gli piacque molto quel pezzo. Venne un paio di volte in sala per darci dei consigli e sistemare alcune cose. Lui era più esperto ed aveva già fatto dischi di serie A. Fu molto bello lavorare con lui, mise anche dei cori. Lì si è stretto anche di più il rapporto con Fabrizio, siamo cominciati ad entrare più in intimità. Collaborare su una canzone è una cosa molto personale. Per farci mettere le mani a qualcuno ti devi fidare, e inizia a diventare una persona molto vicina a te.” L’invisibile spazio è un album a cui Roberto Maccaroni è davvero molto legato, e per cui sono stati realizzati ben quattro videoclip. Un lavoro accurato e appassionato.
Sicuramente l’inizio della collaborazione come chitarrista di Fabrizio Moro ha stravolto tutti gli equilibri e i tempi, non solo della band, ma anche e soprattutto di Roberto
Quello che era un secondo lavoro, la musica appunto, è diventato il mestiere principale e totalizzante. Il chitarrista infatti lavorava in Rai, per una cooperativa che collaborava con UnoMattina. Un’occupazione che male si accorda con la vita del musicista che va spesso a dormire tardissimo. “La mia vita e quella di Daniele in questi ultimi anni si è un po’ sconvolta. Siamo stati impegnati e abbiamo un po’ allentato con la band e per dedicarci al progetto di Fabrizio. Ho avuto il privilegio di essere coinvolto da lui anche a livello autorale, quindi per me è stata una grossa fortuna e una grossa soddisfazione. Appena sono entrato Fabrizio doveva finire di scrivere Pace. Mancavano due o tre brani per ultimare il disco.”
“Decise di affittare una baita sul Lago di Trevignano e invitò noi della band ad andare ogni volta che volevamo, per passare le giornate insieme e magari scrivere qualche brano. Io ero quello più libero di tutti, perché avevo scelto lasciare il lavoro, e non mi sembrò vero di avere questa possibilità. La cosa più importante per me era conoscerlo e portare tutto il rapporto al livello umano. Tutta la complicità che poi vedi sul palco, l’unione che c’è, nasce proprio da queste piccole cose, dallo stare insieme.” Fu proprio in uno dei momenti passati insieme in quella baita che nacque L’Essenza, uno dei pezzi di Pace.
Un brano scritto di getto: “una facilità di scrittura che ho visto davvero a pochi autori” ci racconta Roberto
Nello stesso modo nacque Intanto. Due pezzi, due magie, come ama definirle Maccaroni. “La cosa più bella di quelle giornate, che non dimenticherò mai, fu vivere la quotidianità con Fabrizio.” Piccole cose, un thè insieme, la spesa, il cucinare, la musica condivisa. Semplici dettagli che uniscono davvero le persone e le fanno sentire più intime e meno bisognose di indossare protezioni e sovrastrutture. Forse anche per questo Pace è un album molto maturo, non solo nei testi, ma anche negli arrangiamenti. “Al di là dei pezzi, che hanno tutti un filo conduttore e sono tutti molto belli – spiega Roberto – credo che questa maturità nel sound sia anche frutto nostro. Quando lui ha scelto di cambiare alcuni elementi della band, lo ha fatto non per un discorso di avvicendamento tecnico, ma proprio di sound, per un approccio meno da musicista e più da compositore. Ha voluto che lo stile di ognuno di noi contaminasse il suo.”
“Fabrizio ci ha scelto ed è stato un leader carismatico. Ci ha dato carta bianca, facendoci tirare fuori la nostra personalità”
Un’unione che traspare ed è evidente sul palco, dove Fabrizio Moro non sembra un solista, ma piuttosto il front man di una band. “Sono contento che arrivi questa cosa alle persone, perché era proprio il nostro intento. Quando ti senti coinvolto in un progetto quella che viene fuori è proprio l’unione di anime e di idee. Si è creata una bella alchimia a livello umano. Sono tre anni che viaggiamo insieme e non abbiamo mai litigato. Andrea è quello pazzerello, senza di lui ti annoieresti a morte. Claudio è il guidatore instancabile. Alessandro è quello più tecnologico. Io e Danilo siamo quelli che hanno sempre le forniture di birra e panini. Ognuno ci mette del suo e ha la sua peculiarità. Io per esempio sono quello più estroverso a livello di look.”
Roberto Maccaroni infatti per tutti i fan di Fabrizio Moro è lo Sceriffo, un soprannome che nacque nel 2008, durante il secondo anno da gruppo spalla
“In Un passo avanti c’è una canzone che si chiama Solo un Dejavù, dedicata a due dei più grandi artisti che abbiamo in Italia, Sergio Leone ed Ennio Morricone. In questo brano abbiamo richiamato volutamente delle sonorità western, grazie a delle chitarre che si usavano negli anni ’60. Quando presentavo questa canzone mi mettevo un cappello da sceriffo. Finito il concerto me lo lasciavo sul collo col laccio, e al termine della performance tutti lo andavano a toccare e mi dicevano “Ehi Sceriffo!” Essendo cresciuto negli anni ’70 mi è sempre piaciuta la teatralità che c’era nei concerti di quell’epoca e che oggi si è un po’ persa. Stile David Bowie, Freddie Mercury, Renato Zero.”
“Ho continuato quindi a portarmi questo capello, anche il primo anno in cui ho iniziato a suonare con Fabrizio. Lui stesso, una volta a Civitavecchia, mi disse che avevo un bel look e un bel potenziale. “Centralo ancora di più” mi disse e mi diede una serie di consigli. E lì è tornata questa cosa dello Sceriffo. Uno Sceriffo 2.0, rivisitato.” Un artista particolare, eclettico, con uno stile unico e riconoscibile. Lo stesso stile con cui sceglie le sue chitarre. “Io uso chitarre che non sono usuali. Rispetto alla maggior parte dei chitarristi, non mi è mai importato di avere un bel suono, ma di avere un mio suono. Una cosa riconoscibile, solo mia. Una mia voce. Ho cercato strumenti che si usavano poco o perlomeno che si usavano in un altro genere, per portarli nel mio.”
Roberto Maccaroni sperimenta, azzarda e i risultati sono sotto gli occhi di tutti
Una chitarra degli anni ’60 sul genere di Fabrizio Moro ha sicuramente dato un respiro diverso ai suoi brani, dando loro un taglio unico. Un lavoro lungo e portato avanti con passione, che ha permesso a Roberto e a tutta la band di esibirsi questa estate in un tour stupendo, partito dallo Stadio Olimpico di Roma. Un sogno condiviso tra lui e Fabrizio, così come lo è stato esibirsi nel teatro di Taormina, dove sono passati duemila anni di storia e di musica. Emozioni uniche, irripetibili, rese possibili solamente dalla volontà di farcela, dal grande lavoro e dal talento. “In quei momenti ho pensato ai miei, che all’Olimpico erano in platea, e che hanno fatto tanti sacrifici per me. Questi sogni che realizzo li dedico sempre a loro, che hanno creduto in me fino alla fine.” Un messaggio d’amore e di gratitudine profondo che chiude questa lunga chiacchierata da cui trarre un importante insegnamento: i sogni vanno inseguiti. Vanno afferrati, presi per mano e non mollati mai.
Quando si arriva in vetta sarà valsa ogni ferita, ogni caduta e ogni lacrima versata
Roberto Maccaroni e la musica, un sogno lungo una vita Roberto Maccaroni si racconta in una lunga intervista, dalla prima band formata da ragazzo, fino ai grandi palchi condivisi con Fabrizio Moro.
#Daniele Teodorani#Fabrizio Moro#L’invisibile spazio#Roberto Maccaroni#Strani Giorni#Un Passo Avanti
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SAN BENEDETTO – Sul campo dell’ Imolese, terza in classifica, la Samb vuole ripartire dopo le sconfitte con Monza e Ravenna. La gara dell’ andata, infatti, rappresentò il trampolino di lancio di una squadra che dalle ultime posizioni in classifica arrivò meritatamente dentro i play off. Ora i rossoblù sono ad un punto dal decimo posto e quindi la lotta è ancora bella ed aperta,
“Gli emiliani –dice il tecnico rossoblù- giocano forse il miglior calcio della categoria e il loro tecnico ha la fortuna di guidare quel gruppo da due, tre anni. Spero che la sconfitta contro il Ravenna non vada a minare psicologicamente le nostre certezze. Quando li abbiamo affrontati all’andata non erano forse tatticamente maturi come lo sono ora. È una squadra che non ha fretta e non si muove finché non trovano lo spunto giusto. Sanno tenere palla quando lo devono fare e con questo lungo possesso aspettano il momento giusto per colpire. Ma anche l’ Imolese ha dei difetti che dovremo essere bravi a sfruttare. La Samb farà la sua partita e se ci esprimeremo al meglio metteremo in difficoltà i nostri avversari”.
Per quanto riguarda la formazione è probabile un ampio turn over in considerazione del fatto che la Samb sabato prossimo (diretta televisiva su Sportitalia alle 20.45) riceverà la visita del Fano. Il primo match di un doppio turno casalingo. Il 22 febbraio, infatti, al Riviera arriverà la Ternana. Si giocherà prima la gara di ritorno che quella di andata in programma al Liberati per il 6 marzo.
“Cambierò quattro o cinque giocatori –spiega Roselli- ci sono tre partite in sette giorni, ecco la motivazione di alcuni cambi. Più che di scelte si tratta di gestione. Porto l’esempio di Signori: se lo facessi giocare anche contro l’Imolese significherebbe farlo infortunare».
Precedenti. Sono cinque gli incontri che la Samb ha disputato ad Imola e finora non c’è stato mai un pareggio. L’ultimo risale alla stagione 2001-2002. La Samb è reduce dall’ esonero di Enrico Nicolini e proprio dal Romeo Galli iniziò la cavalcata dei rossoblù di Stefano Colantuono e Italo Schiavi che collezionò nove vittorie consecutive nella regular season per poi battere ai play off per la C1 il Brescello. Le reti portarono le firme di Michele Sergi e Alessandro Teodorani. Mentre il gol del 2-1 dell’ Imolese fu messo a segno da Villa nel recupero.
La prima gara tra emiliani e rossoblù in programma il 25 maggio 1941 non fu disputato perché la Samb si ritirò dal torneo di serie C. Imolese e Samb si ritrovarono trenta anni dopo. Tre precedenti ed altrettante vittorie dell’ undici rivierasco, il bilancio. Il 4 gennaio 1970 l’undici di Natale Faccenda si impose per 1-0 con rete di Nicola Traini. 2-0, invece fu il punteggio in favore della Samb nel campionato 1970-1971. In vantaggio con Fabio Antonioli, il raddoppio fu firmato su rigore da Lucio Mongardi.
Nove mesi dopo, il 21 novembre 1971, è ancora 2-0 per i ragazzi di Faccenda. Risultato assegnato dal giudice sportivo. Sul campo, invece, la gara era termina 2-2: doppio vantaggio sambenedettese con Giovanni Carnevali su rigore e Daniele Agostini. Gli emiliani segnarono nella ripresa con Vincenzo Bologna e Angelo Amadori. L’11 ottobre 1998, nel C.N.D., arriva l’unico successo casalingo dell’ Imolese sulla Samb, 2-1. Massimo Mercuri al quarto d’ora del primo tempo, con un delizioso pallonetto, porta in vantaggio i rossoblù di Massimo Silva. Gli emiliani di Valdifiori ribaltano il risultato negli ultimi venti minuti grazie alle reti di Fusari e Actis Dato.
Di Pasquale rinnova. Davide Di Pasquale in rossoblù fino al 2021. Il giovane e promettente difensore, classe 1996, ha firmato il prolungamento di un anno del proprio contratto che lo lega alla Samb. Di Pasquale, autore di un ottimo avvio di campionato, si era infortunato gravemente nella trasferta di Verona riportando, dopo uno scontro di gioco, la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Operato il 17 dicembre scorso dal prof. Raul Zini, ortopedico di fama internazionale in ambito sportivo, sta effettuando le terapie riabilitative, ma per lui la stagione è, purtroppo, finita.
”La società con questo prolungamento di contratto – le parole del presidente Franco Fedeli – vuole far sentire tutta la propria vicinanza al giocatore che stava facendo molto bene prima del grave infortunio. Abbiamo bisogno di lui per il futuro e lo aspettiamo in campo più forte di prima”.
Tifosi. Saranno oltre cento i supporters rossoblù che sfideranno il freddo di Imola per seguire la Samb nella trasferta in terra emiliana (fischio d’inizio ore 20.30). 110 i biglietti staccati alle 19 di questa sera. Le due sconfitte consecutive non hanno fiaccato l’entusiasmo dei tifosi che anche di martedì vogliono stare vicini a Rapisarda e compagni.
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IL PROGRAMMA de IsecondiGiovedìDiVersi
Seconda stagione della rassegna poetica a cura di Versante Ripido con la direzione artistica di Silvia Secco
e con la collaborazione di Enea Roversi, Claudia Zironi, Francesca Del Moro, Daniele Barbieri, Luca Ariano, Alberto Cini
Gli incontri si tengono il secondo giovedì di ogni mese dalle ore 21:00 a partire dal 12 ottobre 2017 fino al 10 maggio 2018 presso la sala Costarena in via Azzo Gardino, 48 a Bologna
-9 novembre 2017 h.21:00 “Quando i genitori ci dimenticano”: recital poetico di Alberto Bertoni e Vivian Lamarque con il musicista Alessandro Baro conducono Silvia Secco e Enea Roversi
-14 dicembre 2017 h.21:00 “Voci di Genova”: recital poetico di Laura Accerboni e Ksenja Laginja con il musicista Stefano Bertoli conducono Francesca Del Moro e Luca Ariano
-11 gennaio 2018 h.21:00 Linguaggi descrittivi: il fotografo Elio Scarciglia e il poeta Dante Maffia presentano la loro esperienza di Matera. con la musicista Elisa Misolidio conducono Claudia Zironi e Daniele Barbieri
-8 febbraio 2018 h.21:00 Recital poetico e interventi critici di Andrea De Alberti e Luigi Cannillo in omaggio a Giovanni Raboni con il musicista Giacomo Gamberucci conducono Luca Ariano e Daniele Barbieri
-8 marzo 2018 h.21:00 Dibattito: la poesia “femminile”? con gli interventi e letture di Amelia Rosselli e altre voci di poete del novecento di: Serenella Gatti Linares, Loredana Magazzeni, Marinella Polidori, Maria Luisa Vezzali, Simonetta Sambiase, Graziella Sidoli conducono Claudia Zironi e Francesca Del Moro
-12 aprile 2018 h.21:00 Le POETRICI: Rosaria Lorusso e Nina Maroccolo con il musicista Globoscuro (Emiliano Pietrini) conducono Enea Roversi e Francesca Del Moro
-10 maggio 2018 h.21:00 Recital di poesia dialettale e un omaggio a Pierluigi Cappello con Loredana Bogliun, Nina Nasilli, Annalisa Teodorani, Luigina Lorenzini con il musicista Fiore Stavole conducono Alberto Cini e Silvia Secc
A questo link potete scaricare il programma in formato .pdf: iSecondiGiovedidiVersi
A questo link tutte le informazioni sulla scorsa prima edizione 2016/2017: http://www.versanteripido.it/newsletters/17042/
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