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Gli Arcadi di Terra d’Otranto (3/x) : Tommaso Niccolò d'Aquino di Taranto (1665-1721)
di Armando Polito
Ebalio Siruntino il suo pseudonimo1. Ebalio è dal latino Oebalius=relativo ad Ebalo, spartano, a sua volta da Oebalus=Ebalo, re di Sparta.2 Chiaro il riferimento alle origini spartane di Taranto. Ma si sente anche l’eco dell’episodio del vecchio di Corico celebrato da Virgilio nel quarto libro delle Georgiche (vv. 125-145):
Namque sub Oebaliae memini me turribus arcis,
qua niger umectat flaventia culta Galaesus,
Corycium vidisse senem, cui pauca relicti
iugera ruris erant, nec fertilis illa iuvencis
nec pecori opportuna seges nec commoda Baccho.
Hic rarum tamen in dumis holus albaque circum
lilia verbenasque premens vescumquepapaver
regum equabat opes animis seaque revertens
nocte domum dapibus mensas onerabat inemptis.
Primus vcererosamatque autumno carpere poma
et, cum tristis hiemps etiamnum frigore saxa
rumperet et glaciecusus frenaret aquarum,
ille comam mollis iam tondebat hyacinthi
aestatem increpitans seram Zephyrosque morantis.
Ergo apibus fetisidem atque examine multo
primus abundare et spumantia cogere pressis
mella favis; illi tiliae atque uberrima pinus,
quotque in flore novo pomis se fertilis arbos
induerat, totidem autumno matura tenebat.
Ille etiam seras in versum distulit ulmos
eduramque pirum et spinos iam pruna ferentis
iamque ministrantem platanum potantibus umbras.
Verum haec ipse equidem spatiis exclusus iniquis
praetereo atque aliis post me memoranda relinquo.
Infatti ricordo sotto le torri della rocca ebalia,
per dove il bruno Galeso bagna bionde coltivazioni,
di aver veduto un vecchio di Corico, che possedeva
pochi iugeri di terra abbandonata, infeconda ai giovenchi,
inadatta alla pastura di armenti, inopportuna a Bacco.
Questi tuttavia, piantando radi erbaggi fra gli sterpi,
e intorno bianchi gigli e verbene e il fragile papavero,
uguagliava nell’animo le ricchezze dei re, e tornando a casa
tornando a casa colmava la mensa di cibi non comprati.
Primo a cogliere la rosa in primavera e in autunno a cogliere i frutti,
quando ancora il triste inverno spaccava i sassi
con il freddo e arrestava con il ghiaccio il corso delle acque,
egli già tosava la chioma del molle giacinto
rimproverando l’estate che tardava e gli Zefiri indugianti.
Dunque era anche il primo ad avere copiosa prole
di api e uno sciame numeroso, e a raccogliere miele
schiumante dai favi premuti; aveva tigli e rigogliosi pini,
e di quanti frutti, al nuovo fiorire, il fertile albero
si fosse rivestito altrettanti in autunno portava maturi.
Egli ancora trapiantò olmi tardivi in filari,
e duri peri e prugni che ormai producevano susine,
e il platano che già spandeva ombra sui bevitori.
Ma impedito a ciò dall’avaro spazio, tralascio, e affido
questi argomenti ad altri che li celebrino dopo di me.
La seconda parte dello pseudonimo (Siruntino) mi pone un problema di non poco conto. Premetto che Il numero degli Arcadi col tempo aumentava e i nomi dei luoghi da scegliere o attribuire diventavano sempre meno; così il nostro Ebalio rimase senza campagna fino al 1711, quando Vincenzo Leonio da Spoleto (pseudonimo arcade Uranio Tegeo), incaricato di ridistribuire i nuovi “lotti” all’Arcadia, aggiornò il catalogo così scrivendo: Ebalio Siruntino, dalle campagne presso la terra di Sirunte in Acaia: d. Tommaso d’Aquino Tarentino. Fino ad ora non son riuscito a reperire in alcuna fonte antica il ricordo di questa fantomatica Sirunte, tanto meno in alcuno scritto posteriore al Leonio. So che la storia si fa con le fonti, ma anche, sia pure provvisoriamente, con le ipotesi di lavoro, che per definizione inizialmente potrebbero avere poca o nulla scientificità, proprio come quella che sto per formulare, non casualmente sotto forma di domanda: con la Sirunte d’Acaia del Leonio potrebbe avere qualcosa in comune la masseria Sirunte in località Battifarano, nel comune di Chiaromonte, in provincia di Potenza, in Basilicata?
Tommaso in vita3 non pubblicò nulla e potrebbe non estraneo alla sua scelta anche il fatto che non son riuscito a reperire di lui nulla in raccolte di altri autori, come spesso succedeva per gli Arcadi. Il suo Deliciae Tarentinae, il cui autografo risulta disperso, fu pubblicato per i tipi della Stamperia Raimondiana a Napoli nel 1771 da Cataldantonio Artenisio Carducci (nell’immagine che segue tratta da Domenico Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, tomo IX, Gervasi, Napoli, 1822), che lo corredò di traduzione e commento.
Nel 1964 il tarantino Carlo D’Alessio rinveniva a Roma tra alcuni manoscritti arcadici Galesus piscator Benacus pastor, ecloga del D’Aquino che venne pubblicata a cura di Ettore Paratore per i tipi di Laicata a Manduria nel 1969.
A riprova che l’omonimia è sempre in agguato, tanto più pericolosa quando ha la cronologia come complice, chiudo dicendo che il nostro non è da confondere con il contemporaneo e quasi omonimo Tommaso D’Aquino di Napoli, principe di Feruleto, poi di Castiglione e grande di SpagnA, pure lui socio dell’Arcadia con lo pseudonimo di Melinto Leuttronio.
__________
1 Assente nel catalogo del 1696 ed in quello in calce a Rime di Alfesibeo Cario, Molo, Roma, 1695, compare per la prima volta, ma privo del secondo componente, in Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 367.
2 Sulle fonti relative a questo nome vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/01/08/taranto-piazza-ebalia-le-origini-di-un-toponimo/.
3 Per la biografia vedi Francesco Sferra, Compendio della storia di Taranto, Latronico e figlio, Taranto, 1873, pp. 96-98.
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria Dell’Antoglietta di Taranto): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
#Arcadi di Terra d'Otranto#Arcadia#Armando Polito#Cataldantonio Artenisio Carducci#Ebalio Siruntino#Tommaso Niccolò d'Aquino#Libri Di Puglia#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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Taranto ed Ebalo: un mito sempre vivo
di Armando Polito
Su Ebalo e derivati non mi pare il caso di ripetere quanto ho avuto occasione di scrivere in https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/01/08/taranto-piazza-ebalia-le-origini-di-un-toponimo/.
Rischierei, da parte di chi a suo tempo mi lesse, l’accusa di autoriciclaggio o, se preferite, di autocopia-incolla, oppure di avanzata arteriosclerosi …
A chi, invece, sente questo nome per la prima volta e non vuole precludersi la possibilità di comprendere più agevolmente quanto dirò, faccia una visita preliminare al link appena segnalato.
E allora? Qui integrerò aggiungendo i riferimenti testuali ad un autore lì citato con scarne notizie e presentando ex novo un altro più vicino a noi.
Tommaso Niccolò d’Aquino (1665-1721) nel 1706 entrò nell’Arcadia ed assunse lo pseudonimo di Ebalio Siruntino1. Fu sindaco di Taranto, subentrando al padre, nel 1705-1706. In vita non pubblicò nulla. Il suo Deliciae Tarentinae, il cui autografo risulta disperso, fu pubblicato per i tipi della Stamperia Raimondiana a Napoli nel 1771 da Cataldantonio Artenisio Carducci (1733-1775), che lo corredò di traduzione in endecasillabi del testo latino in esametri e di commento.
Ne riporto fedelmente i versi che ci interessano, con la mia traduzione perché quella del Carducci raramente coincide con l’estensione del verso originale:
LIBRO I
1 Oebaliae canimus silvas, bimarisque Tarenti (Cantiamo le selve di Ebalia e di Taranto dai due mari)
82 magna per Oebalios volant examina campos (grandi sciami volano per i campi ebalii)
137 explicat, Oebaliae qua surgunt moenibus arces (elargisce, per dove le rocche di Ebalia sorgono con le loro mura)
151 Oebalii exultant, et amabilis ora Phalanti (esultano gli Ebalii e l’amabile contrada di Falanto)
166 Oebaliam iuxta, nec longo dissita tractu (Presso Ebalia, né lontana per lungo tratto)
232 Oebalias parit, unda tamen sua munera nutrit ([il clima caldo] genera le ebalie [qualità], l’onda tuttavia nutre i suoi doni)
237 Perpetuus micat Oebaliae thesaurus aquarum (In Ebalia brilla il perpetuo tesoro delle acque)
244 Oebaliam propter felicibus ora fluentis (presso Ebalia una contrada dalle copiose acque)
298 Alluit Oebaliam longi molimine tractus (Bagna Ebalia un corso d’acqua dal lungo tratto con argine)
326 Oebaliam ingreditur, secum arcubus ipsa triumphans [l’acqua entra in Ebalia, trionfando essa stessa con getti arcuati)
335 civibus Oebaliis: agitant sub nocte choreas (per i cittadini ebalii: di notte intrecciano le danze)
372 appulit Oebalios fines spartana iuventus (la gioventù spartana
437 Oebalii plaudunt, tolluntque ad sidera nomen (Gli Ebalii applaudono ed elevano il nome alle stelle)
456 Instant adversi Oebalii, ferroque coruscant (Gli Ebalii oppongono resistenza e brillano nell’armatura)
493 nutriit Oebaliae divino nectare alumnos (nutrì gli allievi col divino nettare di Ebalia)
544 Oebalii: fors astra, novo seu Cinthia ([del mare] di Ebalo: per caso gli astri o la luna col nuovo)
LIBRO II
4 sit pecori: Oebalio quanta experientia nautae (ci sia per il gregge di Nereo; quanta esperienza per il marinaio ebalio)
35 Oebalius certo piscator tempore jactat (il pescatore Ebalio in tempo opportuno getta)
72 Oebalio illuxit quondam medicata veneno (trattata col veleno ebalio un tempo superò)
263 Oebaliae servant, riguo data munera coelo (custodiscono [le conchiglie] di Ebalia, doni concessi dal cielo ricco di piogge)
269 vir fuit Oebaliae quo non praestantior alter (ci fu un uomo di Ebalia del quale un altro non fu più forte)
459 Oebalio vel quae nascantur in aequore conchae (di Ebalia o le conchiglie che nascono in mare)
473 O decor Oebaliae, si quid mea carmina possunt (O decoro di Ebalia, se i miei canti possono qualcosa)
611 Oebaliam pacis regat inviolabile foedus (un inviolabile patto regga la pace ebalia)
LIBRO III
23 te vocat Oebaliae lucus, te nota Galaesi (te chiama il bosco di Ebalia, te le note del Galeso)
51 Oebalii, generose, soli tu numine vindex (tu, o generoso, vendicatore con la tua potenza del suolo ebalio)
82 quae Oebalios fines oris accedat Hyberis (che dalle coste iberiche approdi ai confini ebalii)
468 panditur Oebaliis, frondentibus undique ramis (si apre agli ebalii, mentre da ogni parte verdeggiano i rami)
LIBRO IV
12 Oebaliae assurgunt tibi prata nitentia gazis (sorgono per te i prati ebalii splendenti di ricchezze)
24 Oebalios per agros, Coelum ditavit amicum (per le campagne ebalie arricchì il clima favorevole)
35 laudibus Oebaliae certent. Rhodos aurea neve (potrebbero gareggiare con le lodi di Ebalia. né Rodi con l’aurea neve)
65 Italicus sic Oebalios ad sidera lucos (così Italicoquesti boschi alle stelle)
72 visitur Oebalium variabile floribus arvum (vien vista la campagna ebalia ricca di fiori)
111 Oebalias inter silvas celebrabitur Hymen (tra le selve ebalie sarà celebrato l’imeneo)
158 Oebaliae nunc silva, et nostri placet aura recessus (piace ora la selva di Ebalia e il clima del nostro erifugio)
168 jugiter Oebaliis spes prodiga nata secundo (subito la prodiga speranza nata agli ebalii col favorevole)
273 Oebalii vernare horti, vernare recessus (rinverdire i giardini ebalii, rinverdire i rifugi)
313 dulce solum Oebaliae, et foecunda fruge superbit (dolce il suolo d’Ebalia e sarà orgoglioso dell’abbondante messe)
359 caesa gravi, queis Oebaliae praecepta ministrans (intagliati nel duro i precetti con i quali insegnando ad Ebalia)
393 Hannibal Oebalius tollit victricia signa (l’ebalio Annibale solleva le insegne vittoriose)
419 Oebaliam reperet, praeeritque potentibus armis (entrerà in Ebalia e dominerà con le potenti armi)
423 attulit Oebaliae, et victricia cornua miscens (
431 Oebaliae plaudent arces, collesque supini (applaudiranno le rocche di Ebalia e gli inclinati colli)
448 Hoc reget Oebaliam, gaudens sua sceptra, caputque (questo reggerà Ebalia godendo il suo scettro e la testa)
464 Hoc genus Oebaliae praeerit, vix Regis habenas (questa stirpe reggerà Ebalia, a stento le redini del re)
503 haesit et Oebalio nimium dilecta Phalanto (restò unita e troppo amata dall’ebalio Falanto)
507 gloria, et Oebalii cecidit laus pristina fastus (la gloria e cadde la primitiva lode del fato ebalio)
515 Haec super Oebaliis ludens ad barbita plectro (queste cose sugli ebalii dilettandomi col plettro alla cetra)
Nel 1964 il tarantino Carlo D’Alessio rinveniva a Roma tra alcuni manoscritti arcadici Galesus piscator, Benacus pastor, ecloga del D’Aquino che venne pubblicata a cura di Ettore Paratore per i tipi di Laicata a Manduria nel 1969 con traduzione in prosa dell’originale latino in esametri (uno incompleto, in gergo tecnico tibicen=puntello: il v. 18). Procedo come sopra:
106 curabo, Oebaliumque Galesum hic Arcades inter (mi prenderò cura, e qui tra gli Arcadi che l’ebalio Galeso)
116 muricis Oebalii Clamydes, haec munera tandem ([mantelli tinti col colore] della conchiglia ebalia, questi doni finalmente)
Giuseppe Dell’Antoglietta, discendente di Francesco Maria3, nel 1846 ristampava presso l’editore Pansini a Bari con le sue aggiunte l’opera di Scipione Ammirato Della famiglia Dell’Antoglietta di Taranto, uscita per i tipi di Marescotti a Firenze nel 1597, col nuovo titolo Storia della famiglia dell’Antoglietta scritta da Scipione Ammirato stampata in Firenze appresso Giorgio Marescotti nell’anno 1597 con licenza dei superiori arricchita ed ornata di varie altre antichissime notizie storiche.
Giuseppe pensò bene di chiudere la pubblicazione con un componimento3 in onore dell’avo già pubblicato nel 1717 da Carlo Maria Lizzani detto l’Accademico Ritirato4. Ai vv. 83-84: la Signoria donò di Fragagnano/nell’Ebalia maremma5.
Alessandro Criscuolo6, Ebali ed Ebaliche, Vecchi, Trani, 18877.
La voce di cui mi sto occupando non compare all’interno del volume, ma la sua presenza nel titolo al maschile ed al femminile è allusiva ai personaggi protagonisti delle undici storie raccontate ed al loro rapporto con Taranto. E sotto questo punto di vista spicca Lalla tarantata, che occupa le pp. 127-142. ____________
1 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 367.
2 Per quest’ultimo vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/.
3 Il titolo è Composizione epiditticha d’un illustre Ingegno, ovvero dell’Accademico Ritirato riguardante l’istoria della famiglia Dell’Antoglietta dirizzata al quindicesimo Signore, e Marchese di Fragagnano D. Francesco Maria Dell’Antoglietta stampata in Napoli presso Domenico Roselli l’anno 1717 col dovuto permesso.
4 Soprannome che aveva nell’Accademia degli Infuriati di Napoli. Pubblicò Manipolo di primizie dell’ingegno, Tommasini, Venezia, 1714, dove è inserito in lode dell’Antoglietta un sonetto.
5 Nel significato etimologico (la voce è dal latino maritima) di zona marittima.
6 (1850-1938), principe del foro, brillante conferenziere e letterato tarantino. Riporto le principali pubblicazionibed alcuni frontespizi:
Intorno a due artisti tarantini, S. Latronico & figlio, Taranto, 1874
Discorso intorno alla vita di Cataldo Sebastio, Tipografia Paisiello di S. Parodi, Taranto, 1880
Efesina: ricordi della Magna Grecia, Latronico, Taranto, 1881
Discorso letto il dì 5 giugno 1881 premiandosi gli alunni del Comune, Latronico, Taranto, 1881
Per Giuseppe Garibaldi celebrandosi la civile commemorazione dalle tre società: Operaia, de’ Muratori e de’ Figli del mare, In Taranto, il dì 11 giugno 1882, Latronico, Taranto, 1882
Difesa di Giuseppe e Vito Modesto Greco, Francesco Buttai e Domenico Scudieri accusati di grassazione, Latronico, Taranto, 1883
Discorso letto nel giorno della festa nazionale 7 giugno 1885 : premiandosi gli alunni del Liceo, delle scuole Tecniche ed Elementari del Comune di Taranto, Vecchi, Giovinazzo, 1885
Ebali ed Ebaliche, Vecchi, Trani, 1887
Ricordi di Nicola Mignona, Latronico, Taranto, 1888
Per Camillo Callari (appellato) contro G. N. De Crisci: valore di contro-dichiarazione fatta per privata scrittura contro il terzo, Latronico, Taranto, 1888
Nei testamenti la condizione di farsi prete deve aversi per non apposta? (Art. 849, C. C.) : causa Ricci contro Ricci, Latronico, Taranto, 1891
Della corruzione di persona minore dei sedici anni mediante atti di libidine che infettino malattia venerea : interpretazione degli articoli 335, 336, 351 Codice Penale, Tipografia del Commercio, Taranto, 1892
Alligazione per il sig. Augusto Pegazzano tenente di vascello querelato per rapimento, Tipografia del Commercio, Taranto, 1895
Cronaca giudiziaria tarantina, Latronico, Taranto, 1895
Bugie e pregiudizi, Mazzolino, Taranto, 1896
Il giorno augurale del nuovo Palazzo degli Uffizi in Taranto 28 giugno 1896, Martucci, Taranto, 1896
Taranto ai suoi illustri cittadini D. Acclavio e G. De Cesare, Vecchi, Trani, 1907
Giureconsulti politici e libertà italiche, Spagnolo & Guernieri, Taranto, 1910
Le Alpi: orazione pronunziata in Taranto al Teatro Orfeo il 2 marzo 1916, Società tipografica Leonardo Da Vinci, Città di Castello, 1916
Discorso del gr. uff. avv. Alessandro Criscuolo nel Foro tarantino per Luigi Perrone, L’ora nuova, Taranto, 1924
Per l’inaugurazione della biblioteca Ugo Granafei, Società tipografica Leonardo da Vinci, Città di Castello, 1926
Medaglioni tarantini della storia e della leggenda, Pappacena, Taranto, 1926 (a p. 20 è trascritta la lapide in onore di Tommaso Niccolò d’Aquino collocata dal Comune di Taranto nell’aprile 1921 nella via a lui dedicata)
Discorso ai giovani, Il popolo ionico, 1927
I funerali di G. B. Vico in L’almanacco dell’avvocato 1934, La Toga, Napoli, 1934
Epigrafi, Lodeserto, Taranto, 1921 e Pappacena,Taranto, 1937
Nella ricorrenza del suo giubileo professionale : discorso pronunziato nel Palazzo di Giustizia di Taranto il 3 maggio 1925, Biblioteca dell’ Eloquenza, Roma, 1938
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