#Casa delle donna Pisa
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RITROVA LA SORELLA DISABILE DOPO 30 ANNI DI RICERCHE
Monica Guerra, una donna toscana di 57 anni, ha cercato la sorella da cui era stata separata da bambina ed è riuscita a trovarla, dopo 29 anni di ricerche.
Nata a Castellina Marittima in provincia di Pisa, fu data in adozione dalla sua famiglia che con 11 figli non era in grado di prendersi cura di lei. “Quando ho scoperto di essere stata adottata ho iniziato le ricerche. Ho scoperto di avere una sorella la quale era stata affidata ad una struttura cittadina”.
“Sedici anni fa ho iniziato il mio lavoro a Casa Migliorati a Calcinaia. Quando ho saputo che mia sorella poteva essere ospite nella struttura fiorentina ho chiesto alla persona giusta, nel momento giusto. Sono stata fortunata … Donatella, mia sorella vive ancora a Firenze. Affetta da una grave forma di autismo conduce la propria vita nella piena dignità, nella serenità e nell’amore di tante persone”. Le due donne, per un caso fortuito, si trovavano in due strutture dello stesso gruppo, una come impiegata e l’altra come ospite. Cosa ha provato? “Credo che sia impossibile da descrivere. Da 29 anni aspettavo quel momento: false piste, delusioni, paure. Ad un tratto me la sono trovata davanti e mi ha sorriso. Allora ho capito che la mia ricerca era terminata. Ho provato pace. Non è importante che cosa Donatella abbia capito. Io so che ha bisogno del suo tempo, ma sono anche certa che abbia provato qualcosa di incredibile anche lei. Siamo sorelle”.
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Fonte: La Nazione; immagine di Jsme Mila
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Incendio in una casa del centro storico: morta bambina di 3 anni. Salvati altri 3 bimbi e una donna incinta. Fiamme partite da un microonde Una bambina di 3 anni (non 4 come sembrava inizialmente) è morta a seguito di un incendio sviluppatosi stamani in uno stabile in via Turi nel centro di Santa Croce sull'Arno (Pisa). La piccola, trovata priva di sensi dai vigili del fuoco che dopo averla portata fuori l'hanno consegnata ai sanitari, sarebbe poi morta al suo arrivo all'ospedale di Empoli (Firenze): da quanto appreso le sue condizioni sarebbe subito apparse molto gravi. I vigili del fuoco, intervenuti con più squadre, oltre alla bambina hanno portato fuori dall'abitazione altre cinque persone tra cui altri tre bimbi, una donna incinta e un altro adulto. La piccola aveva perso i sensi per l’inalazione del fumo, sprigionatosi a causa di un corto circuito, presumibilmente da un forno a microonde. Cosa è successo Aveva tre anni la piccola deceduta in seguito all'incendio sviluppatosi nella tarda mattinata di oggi in un appartamento al secondo piano di una palazzina dove viveva con la famiglia, di origine senegalese: i soccorritori hanno provato a rianimarla per oltre un'ora, poi la dichiarazione del decesso al suo arrivo all'ospedale empolese. La piccola avrebbe riportato anche ustioni ma sembra che la causa del decesso sia dipesa dall'asfissia. In totale, secondo quanto si apprende dal Comune, sono 12 le persone sopravvissute di cui 8 sono state portate in ospedale a Empoli e a Pontedera; tra loro anche minori. Nessuno sarebbe in condizioni preoccupanti. Delle sei persone portate fuori dai vigili del fuoco la bambina è stata l'ultima: al momento dell'arrivo della squadra l'incendio aveva già interessato alcune stanze di un appartamento. I vigili hanno evacuato tre bambini e due adulti, di cui una donna incinta, che erano impossibilitati ad uscire dalla propria abitazione attigua a quella interessata dalle fiamme. Nel contempo un'altra squadra, mentre estingueva l'incendio, trovato la bambina priva di sensi. L'appartamento dove è divampato l'incendio è stato posto sotto sequestro mentre quello attiguo, anch'esso interessato dalle fiamme, è stato dichiarato inagibile. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto le fiamme sarebbero partite da un forno a microonde. Sul posto, insieme ai soccorritori, stamani è arrivato anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno Roberto Giannoni. «Quella di oggi - afferma in una nota - è una tragedia che nessuno avrebbe mai voluto dover vedere. Esprimo tutto il mio cordoglio ai familiari della bambina e a tutta la comunità senegalese: purtroppo non ci sono parole che possono colmare il dolore di questa famiglia, ma esprimo con la mia presenza la vicinanza di tutta la cittadinanza. Al momento stiamo lavorando per trovare una sistemazione per le 12 persone sopravvissute all'incendio, che vivevano in quegli appartamenti e che nell'immediato non potranno rientrare in casa».
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Rosignano Marittimo: centrale dello spaccio in casa, arrestata una casalinga 35enne
Rosignano Marittimo: centrale dello spaccio in casa, arrestata una casalinga 35enne. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cecina hanno tratto in arresto in flagranza di reato una donna di 35 anni originaria dell’Est Europa residente in area rosignanese, ritenuta responsabile del reato di spaccio di stupefacenti. Nell’ambito delle attività di controllo e monitoraggio del territorio, operato su input del Comando Provinciale dei Carabinieri di Livorno su tutta la provincia labronica, si inserisce anche l’odierna operazione di polizia giudiziaria. Detti interventi dei carabinieri sono improntati a disarticolare a poco a poco tutte le fiorenti e redditizie centrali di spaccio che, grazie all’attenta osservazione dei rispettivi territori operata dai comandi competenti, vengono individuate attraverso una meticolosa osservazione delle varie dinamiche di interesse operativo. Ne costituiscono precedenti di rilievo, nonché i diversi pezzi di un unico puzzle, le recenti operazioni condotte sempre dall’Arma labronica ma dai Comandi di Livorno, operazione del Nucleo Operativo e Radiomobile di Livorno risalente a di giorni fa in cui è stata individuata una centrale di spaccio in casa di un giovane pregiudicato nel centro città e quella più recente della scorsa settimana eseguita dai carabinieri Piombino, Stazione di Venturina Terme, in cui anche qui è stata disvelata l’esistenza e l’operatività di un’altra centrale di spaccio domestica fornita di tutto il necessario per la preparazione confezionamento e vendita delle dosi di droga. Nell’attività ad insospettire i carabinieri sono stati dei movimenti insoliti di persone di varie età nei pressi di un’abitazione nell’area di Vada in cui vive la donna, una casalinga, e che sono stati rilevati a seguito di mirati servizi di osservazione e controllo. Proprio nel corso di uno di questi dispositivi, una pattuglia con i colori d’istituto, attivata da una condotta sospetta, ha inteso fermare e controllare un giovane, il quale era uscito poco prima dall’abitazione attenzionata con al seguito un plico sospetto che peraltro prima di entrare non aveva, poi si allontanava a bordo di motorino. È stata questa ormai rituale dinamica che ha fatto scattare il controllo dei carabinieri all’interno dell’abitazione. Al suo interno è stata fermata proprio una donna nella cui disponibilità i carabinieri hanno rinvenuto da subito due zaini, con all’interno circa un etto e mezzo di cocaina già suddivisa in circa una cinquantina di dosi contenute in bustine di cellophane termosaldato, nonché anche da un “sasso” anch’esso rivestito in cellophane, due bilancini digitali di precisione, una macchina per termosaldare in sottovuoto e materiale plastico predisposto per confezionare le dosi di droga. Sempre in esito alla perquisizione nell’appartamento della donna, sono stati recuperati in banconote di vario taglio circa duecento euro, che non si esclude possano essere il provento in quel momento delle attività di cessione della sostanza. Tutto quanto rinvenuto è stato sottoposto a sequestro e la donna è stata dichiarata in arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e, su disposizione dell’AG labronica competente, è stata associata presso il carcere “Don Bosco” di Pisa. L’arresto è stato convalidato nella giornata di ieri dal Tribunale di Livorno che a seguito di udienza ha emesso la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Rosignano Marittimo, e l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria ogni giorno (cd. obbligo di firma).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Video integrale presentazione Il libro di tutti a Pisa 10 dicembre 2021
Video integrale presentazione Il libro di tutti a Pisa 10 dicembre 2021
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Se andate al cimitero di Cascina, provincia di Pisa, troverete la tomba di un uomo che non ha mai vissuto né a Cascina né in Toscana: si chiamava Gregory Summers, e per la giustizia degli Stati Uniti aveva fatto ammazzare i suoi genitori per fregarsi l’eredità. Prima di essere condannato a morte, aveva espresso un solo desiderio: essere sepolto in Toscana.
La storia inizia la notte dell’11 giugno 1990. Tre uomini fanno irruzione in una casa di Abilene, in Texas, e uccidono i tre abitanti, tra cui i coniugi Summers. Arrestati, durante l’interrogatorio uno di loro sostiene che ad avergli commissionato l’omicidio sia stato il figlio adottivo della coppia: Gregory Summers.
Partono le indagini, il processo e poi la condanna a morte. Molti fanno notare le lacune delle indagini (il nome di Gregory sarà fatto soltanto da uno dei malviventi); altri le poche prove a suo carico; lo stesso Gregory, fino alla morte, dichiarerà la propria innocenza e dal carcere scriverà a ogni angolo del mondo per chiedere aiuto e la revisione del processo.
Dall’altra parte dell’Oceano, un suo appello viene letto dalla preside della scuola media di Casciavola, Pisa. La donna racconta la vicenda ai suoi alunni, che si appassionano alla vicenda. Molti iniziano a scrivere a Summers in prigione.
Inizia una corrispondenza tra il carcere e la scuola Pisa, che va avanti per anni. Gli stessi studenti mandano avanti una petizione per la revisione del processo che raccoglie oltre 700 firme. Nonostante tutti gli appelli, però, il 25 ottobre 2006 a soli 48 anni, Gregory Summers viene ucciso per ordine dei giudici del Texas.
Prima di entrare nella camera della morte, però, ha lasciato scritto un desiderio: essere sepolto in Toscana. Perché era la regione da cui aveva ricevuto le lettere più dolci (quelle dei ragazzini di quella scuola media). E perché era stato il primo Stato al mondo ad aver abolito la pena di morte, il 30 novembre 1786.
Il suo desiderio è stato esaudito. Oggi Greg è seppellito nel cimitero di Cascina, provincia di Pisa. Oggi, come ogni 30 novembre, il Consiglio regionale della Toscana si ritroverà davanti alla sua tomba. Sotto, l’epitaffio recita così: «Dal braccio della morte all’abbraccio di Cascina».
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DIARIO DI UNA QUARANTENA
• GIORNO 5 L’auto dichiarazione. Questa notte nell’androne del nostro condominio ha fatto la sua comparsa uno scatolone posto sotto la bacheca condominiale. Uno scatolone che contiene modelli per l’auto dichiarazione voluti dal Ministero degli Interni. Un gentile omaggio di sua maestà l’amministratore condominiale, il Conte Dott. Castigliano Ascanio Guidobaldo Arduino Gobbano De Castaldo, da noi chiamato ironicamente “Conte Caga” acronimo delle iniziali dei suoi quattro nomi. Il Dott. Gabbano De Castaldo è di origini nobili e vive nel super attico dell’edificio, in pratica la sua tenuta è posta sopra gli attici. Dotata di una scala personale così come di un ascensore, il Conte non lo si vede mai nel nostro condominio se non per le riunioni condominiali dove si presenta con la sua personalissima scorta di ragionieri, quattro per l’esattezza, vestiti uguali e con lo stemma della sua casata sulla cravatta. L’auto dichiarazione dicevo, è il documento che dovrebbe giustificare il perché ci muoviamo al di fuori del condominio. Si devono specificare i propri dati, da dove veniamo e dove andiamo, del perché e del per come. Data e firma. Mi sembra di essere tornato alle giustificazioni a scuola, ma questa volta non devo falsificare la firma di mia madre. Nelle ore successive le fotocopie delle auto dichiarazioni sono andate a ruba, tanta è la voglia di uscire… di evadere. Ma da quanto mi è dato sapere molti sono stati respinti dai solerti poliziotti in pattugliamento delle vie. Tra le varie giustificazioni si elencano: - Vado alla pizzeria d’asporto del comune vicino è più buona, costa meno e la cassiera c’ha du' tette. RESPINTO. - Vado a trovare la mia ragazza ne ho le palle piene. (Non metaforico ma fisico) RESPINTO. - Ho sceso i cani che li piscio, ma hanno la loro pianta preferita nell’altro quartiere, un po’ come noi che riusciamo solo sul cesso di casa nostra. RESPINTO. - Non immaginavo che quello fosse il mio ultimo aperitivo, a saperlo avrei bevuto di più. Devo rimediare prima di morire. RESPINTO. - Mi sono rotto il cazzo di rompermi il cazzo. RESPINTO. - Sono Testimone di Geova se non ne approfitto adesso quando? RESPINTO. - Vi prego oltre a mia moglie c’ho la suocera a casa. COMPATITO MA RESPINTO. - Devo ricaricare urgentemente il cellulare ho finito i giga, altrimenti non riesco a fare sesso. RESPINTO. - Non ci sono più turisti a reggere la Torre di Pisa devo andare a rimediare. RESPINTO. - Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza. Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro. RESPINTO. - Se zona rossa dev’essere preferisco quella di Amsterdam. RESPINTO. - Sono rappresentante di Amuchina. RESPINTO. - Vado a prendere il Viagra altrimenti come faccio a tenere duro quindici giorni? RESPINTO. - Vado in un’altra zona rossa, ho conosciuto una bella donna sulla quarantena. RESPINTO. - Vado a prendere a sberle Barbara D’Urso. RESPINTO. Mi hanno riferito che qualcuno ha falsificato la firma del Presidente della Repubblica o del Premier, ma i bravi poliziotti non l’hanno bevuta. Pasqua si avvicina, mi chiedo se anche Gesù quest’anno avrà bisogno dell’auto dichiarazione per fare la Via Crucis. Mi chiamo Juri Quarantino e questo è il mio diario di quarantena. Pagina 5 (to be continued)
@libero-de-mente
#Libero De Mente#Juri Quarantino#Diario di una quarantena#racconto#divertente#ironia#coronavirus#covid-19#sarcasmo
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Coronavirus, il bestiario delle denunce (1) Dov’è l’auto? A Porto Potenza Picena, in provincia di Macerata, i carabinieri hanno denunciato un uomo che beveva birra al bar di una stazione di rifornimento. L’uomo si è difeso dicendo che era lì per fare benzina ma dagli accertamenti è emerso che “non aveva l’auto con sé”. Shopping A San Martino di Lupari, in provincia di Padova, un uomo è uscito di casa per acquistare un’arma. Poi è andato dai carabinieri per denunciarla, ma questi hanno denunciato lui per violazione del decreto. Necessità A Torino, un uomo proveniente da un paese dell’hinterland è stato denunciato mentre andava in giro con una birra in mano. Ha spiegato che la sua “situazione di necessità” era che “voleva scopare le sue fidanzate”. Ribadita nell’autocertificazione: “Ho tre ragazze. Sono venuto a Torino per scopare”. Aria A Giugliano, in provincia di Napoli, dodici persone sono state denunciate per aver organizzato un picnic nel parco di via Madonna del Pantano. Si sono giustificati così: “Avevamo bisogno di prendere aria”. L’Umarell A Bologna un pensionato è stato denunciato perché guardava una partita di pallone tra ragazzi, a loro volta denunciati. La Cravatta A Palermo i carabinieri hanno denunciato un uomo in auto diretto al parco della Favorita. La sua difesa: “Vado a correre”. Era in giacca e cravatta. La tessera A Tortona, in provincia di Alessandria, un uomo è stato denunciato dopo aver percorso più di venti chilometri in auto, proveniente dalla Lombardia. Ai carabinieri ha detto che andava a fare la spesa in un determinato supermercato perché aveva la tessera a punti in scadenza. La visita A Busto Arsizio, in provincia di Varese, due pregiudicati di Milano sono stati denunciati perché avevano arnesi da scasso nell’auto. Si sono giustificati dicendo che dovevano far visita a un amico in ospedale. Amori Ad Acilia, frazione di Roma, un uomo di 34 anni è stato denunciato dai carabinieri sotto l’abitazione della sua ragazza. Prendeva a calci la serranda del garage, dopo aver incendiato un’auto. Poco prima era stato lasciato dalla fidanzata per telefono. Nel bosco A Pisa, in località Calambrone, due ottantenni, marito e moglie, sono usciti per cercare asparagi in campagna. La donna si è poi persa nella boscaglia. È stata ritrovata addormentata, la mattina successiva. In azione, per tutta la notte, polizia, carabinieri, vigili del fuoco e volontari. Dopo il salvataggio è stata denunciata, insieme con il marito. (di Fabrizio d’Esposito)
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Nei lunghi mesi di lockdown tantissime persone hanno avuto tempo per recuperare libri, serie tv, podcast di cui avevano sentito parlare ma a cui non erano mai riuscite a dare una possibilità. In molti si sono imbattuti nei podcast che raccolgono lezioni e conferenze dello storico Alessandro Barbero, che infatti da mesi compaiono regolarmente nelle classifiche dei più ascoltati.
I podcast di Barbero, così come le centinaia di video di cui è protagonista su YouTube, sono un prodotto piuttosto unico nel panorama culturale italiano. Non sono distribuiti da alcun canale ufficiale – nella maggior parte dei casi sono registrati in maniera amatoriale, come i concerti delle rock band negli anni Sessanta – non sono promossi da giornali o case editrici, e godono di un culto trasversale che si è diffuso soprattutto col passaparola: cosa rarissima, in un momento storico in cui la stragrande maggioranza dei prodotti culturali fatica ad emergere a causa dell’enormità dell’offerta.
Ma il successo dei podcast e dei video di Barbero non è affatto casuale, ed è il frutto di un lavoro di divulgazione quasi trentennale e del suo eccezionale talento narrativo, oltre che dell’assenza di prodotti simili in lingua italiana.
Barbero è nato nel 1959 e si è laureato in Storia medievale, ancora oggi il suo principale campo di ricerca, nel 1981 all’università di Torino. Dopo un dottorato alla Scuola Normale di Pisa e un periodo da ricercatore all’università di Tor Vergata, dal 1998 insegna all’Università del Piemonte Orientale di Vercelli, dove ancora oggi tiene il corso principale di Storia medievale.
A una intensa attività accademica fatta di decine di pubblicazioni specialistiche Barbero ha legato da molti anni altre due carriere parallele, da scrittore di romanzi storici e divulgatore. Già nel 1996 si parlò moltissimo di lui quando a 37 anni vinse il Premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano, con un romanzo storico ambientato all’epoca delle guerre napoleoniche intitolato Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo. Il romanzo fu pubblicato grazie all’interesse di Aldo Busi, che lo presentò a Mondadori, l’editore con cui Barbero è legato ancora oggi (il suo ultimo romanzo storico, Le Ateniesi, è uscito nel 2015).
Nel 2007 iniziò la collaborazione con la nota trasmissione tv SuperQuark e con Piero Angela, con cui nel 2012 pubblicò un libro a quattro mani. Gli interventi di Barbero erano compresi in apposite rubriche chiamate Istantanee dal passato o Dietro le quinte della storia, in cui erano già presenti tutti gli elementi caratteristici della sua tecnica narrativa: un linguaggio chiaro e a tratti informale, senza tecnicismi, il gusto per l’aneddoto, la capacità nel costruire efficacemente una storia – con personaggi, ambienti e tensioni – anche in pochi minuti.
Nello stesso anno in cui diventò ospite fisso di SuperQuark, Barbero iniziò a tenere un ciclo annuale di lezioni al Festival della Mente di Sarzana, in Liguria, uno dei principali festival culturali che si tengono d’estate in Italia. Nella prima edizione Barbero tenne una lezione che ha ripetuto più volte negli anni, con alcune variazioni: una descrizione delle invasioni barbariche molto più sfumata di quella contenuta nei manuali scolastici, in cui viene raccontata come la principale causa di dissoluzione dell’Impero Romano.
Negli anni successivi Barbero tenne lezioni sulle rivolte popolari nel Medioevo, le reti clandestine, le guerre di Indipendenza italiane, i compiti dello storico, le due guerre mondiali, la condizione della donna nel Medioevo, e molto altro ancora.
La maggior parte delle lezioni assomiglia più a uno spettacolo teatrale che a una lezione universitaria: i personaggi sono descritti in maniera tridimensionale, anche quelli secondari, il filone principale ha un inizio e una fine ben definiti, e ci sono colpi di scena, battute e passaggi che fanno tenere il fiato sospeso. Barbero riesce ad unire una notevole accuratezza – anche quando si parla di periodi storici diversi dal Medioevo – a una lettura più “progressista” rispetto a quella dei manuali scolastici, attenta al ruolo delle donne, delle minoranze, delle fasce più oppresse della popolazione. In un’intervista a Repubblica, Barbero ha raccontato che ne prepara «quattro o cinque all’anno», lavorando accuratamente per evitare di dire «cose delle quali poi mi pentirei».
Gli audio delle conferenze di Sarzana, tratti dai video che circolavano su YouTube, furono i primi ad essere inclusi nel podcast che oggi raccoglie la maggior parte delle conferenze di Barbero, “Il podcast di Alessandro Barbero”. Al contrario della stragrande maggioranza dei podcast di successo, la sua produzione è molto artigianale ed è curata da uno studente di ingegneria informatica, Fabrizio Mele.
Qualche mese fa Mele ha raccontato al Festival del Podcasting che conobbe Barbero su segnalazione di un podcast, Digitalia, e che da subito rimase «stregato».
Era l’anno 2015, e per ragioni di trasporti mi sono trovato a consumare podcast come il pane: 50 minuti andata, 50 minuti ritorno, ogni giorno, avanti e indietro dall’università, da solo in macchina. Tra i vari titoli spicca quello che seguo da più tempo cioè Digitalia. Tra i Gingilli del Giorno dell’episodio 301 Massimo De Santo, speaker storico del podcast, suggerisce agli ascoltatori di dare un’occhiata alle registrazioni delle conferenze del Festival.
Arrivo in università, apro il computer e vado a vedere cos’è sta roba. Trovo una conferenza di un tizio, tale Alessandro Barbero, che dal titolo sembra promettente: Come scoppiano le guerre? La guerra delle Falkland. Uno dei casi di clickbait meglio funzionanti mai visti. Cerco un feed rss, accidenti non c’è. Poco male, scarico l’mp3 sul telefono e uso il lettore musicale di Android.
Sono rimasto stregato: forse era stato il tema, la Guerra delle Falkland che chi non ha vissuto nella cronaca, per ragioni anagrafiche, è una cosa curiosa e misteriosa. Forse era stato lo stile di Alessandro Barbero, leggero e appassionato nello snocciolare date, nomi e fatti, ironico quanto basta, al punto da fare le vocine ai lord inglesi dell’epoca (con tanto di accento posh). Arrivato a casa senza troppa esitazione mi sono scaricato altre conferenze, e da lì sono entrato in una spirale che mi ha portato nel giro di un paio di mesi ad ascoltare la trentina di lezioni del Festival della Mente.
Mele aprì il podcast soltanto tre anni dopo, nel 2018: «l’intenzione è di creare una roba che serva a me, ma visto che Anchor si offre così gentilmente di inviare il feed anche a Spotify e a iTunes facciamolo, non sia mai che ci sia qualche altro pazzo che ascolta conferenze di storia in macchina o in metro».
In breve tempo gli ascoltatori si sono moltiplicati, diventando prima centinaia e poi migliaia al giorno – numeri enormi per qualsiasi podcast italiano, specialmente se ottenuti senza alcuna promozione sui social network o sui giornali – costringendo Mele a caricare almeno una puntata a settimana, ritmo che mantiene ancora oggi sfruttando vecchie e nuove conferenze o interviste che Barbero tiene in giro per l’Italia.
Barbero sapeva del podcast di Mele già nei primi mesi della sua pubblicazione: fu avvertito con una mail, a cui rispose così.
Ancora oggi Barbero sostiene di non spiegarsi il successo delle sue conferenze, e di non seguire i commenti e le recensioni degli ascoltatori: «Finirei per concentrarmi solo sui commenti critici. Meglio starne alla larga», ha detto a Repubblica. Alla successiva domanda dell’intervistatore sul perché non apre un canale ufficiale o monetizzi in qualche modo il suo successo, Barbero ha risposto: «Ho troppe cose da fare».
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Interdipendenze — Eva Campioni
È sera. Ho già spento la luce anche se è ancora presto. Sono stanchissima stasera, ho il cuore affaticato e la mente in ebollizione. Mi piace sentirmi stanca: è una sensazione familiare e rassicurante in questo mondo sconquassato dalla pestilenza. Se sono stanca vuol dire che sono stata attiva. Sono stata attiva e utile, anche se chiusa e nascosta in un bilocale, stretta tra queste quattro mura, con la dolce piccola vecchia pincher che mi dorme, qui, appiccicata, fonte inesauribile di coccole e caldo affetto canino e con Marco, personcina preziosa con una disabilità intellettiva, da anni in affido etero-familiare, un uomo-bambino, che sento già russare nella sua camera.
Anche oggi sono riuscita a gestire questo piccolo microcosmo casalingo offrendogli un'atmosfera serena e protettiva. Un sospiro di sollievo, mentre a poco a poco, come una pentola a pressione, ogni "voce" mi appare alla mente, si manifesta e si allontana con me verso il sonno.
Le "voci" che popolano ogni giorno la casa grazie al cellulare e i gruppi WhatsApp, segni tangibili delle mille connessioni di cuore che vivono, amplificate, nel vuoto e nel silenzio di Pisa deserta. Immagino in un colpo d'occhio unico, come un affresco o come una vista dall'alto di un drone, tutti Noi, ognuno chiuso nel suo appartamento.Un uomo, che legge Aristotele, solitario, in una casa che non gli è affatto amica.
Una donna, che fatica spesso ad alzarsi la mattina, travolta e disorientata nel vuoto di una solitudine non imbrigliabile, che le si annida nella psiche come un mostro. Una ragazza, libera e delicata come una farfalla, rinchiusa a fare le pulizie con una madre troppo ingombrante, tra paura e noia.Un uomo, uscito da non molto da un carcere, temprato nel carattere, che si trova a passare un'altra prigionia, un po' scalpitando, un po' ...cucinando insieme ai coinquilini.Due amici, uno alto alto, secco secco, che sta costruendo plastici decorati, e riempie la casa di modellini delle sue amate montagne e bottigliette variopinte, mentre l'altro, in un letargo di depressione stagionale, aspetta, dorme, guarda la tv e si lascia accudire come un bambino.
C'è una donna coraggiosa che sta imparando a meditare, prega ogni giorno per affrontare e curare e sostenere il terrore per un tumore grave. Oh... Siamo cosi tanti: potrei arrivare a domattina enumerandoli tutti... I gruppi di auto-aiuto, così preziosi, attivi fin dai primi giorni del disastro, nel supporto reciproco, i cui partecipanti si cercano ogni giorno, sperando di ritrovarsi presto dal vivo nella nostra stanza delle riunioni. Oggi tutto il mondo è diventato un gruppo d'auto-aiuto: per questo chi segue la mia pagina facebook ha iniziato a leggere volentieri il mio diario di quarantena e mi spinge ogni giorno a continuare e a far leggere quello che scrivo, che è semplicente ciò che sono, a causa di ciò che ho vissuto fino a qui.
I miei colleghi de L'Alba Associazione lo sanno, loro che come me continuano a impegnarsi nel sostenere a distanza persone più fragili. Quando ci guardiamo nelle videochiamate, vorremmo cosi tanto abbracciarci, con l'entusiasmo di una squadra sportiva affiatata che sta correndo le Olimpiadi. Anche le persone che mi hanno insegnato e tutt'ora mi insegnano, i miei Mastri, sono tutti con me in questa traversata tra paure inenarrabili e scoperte interiori sorprendenti.E ancora... la mia famiglia sparsa tra Pisa, Toscana, Calabria e Piemonte che su WhatsApp si scambia vecchie foto, piatti tipici, paesaggi dalla finestra, progettando viaggi e riunioni familiari.
I miei amici più cari, ognuno con il suo unico e inconfondibile modo di affrontare la vita... Tra aperitivi rimpianti, ormoni in subbuglio, problemi concreti e problemi inesistenti, nuove consapevolezze e vecchie saggezze.E poi c'è lui, lontano, che fa turni sfiancanti come infermiere, il mio amore segreto, che ogni sera mi scrive "meno male che ci sei tu" e ogni sera mi cerca per ascoltare e bere la mia forza, il mio impeto che sa spostare le montagne, non sapendo che non è mia questa forza: è solo l'energia dell'Interdipendenza, che scorre tra le Persone e ci unisce nei pensieri e nelle scelte.Sorrido, mentre le ombre di ognuno di loro si diradano nel sopraggiungere del sonno, stelle luminose che mi danno la direzione, cullandomi nella serenità che, almeno per ora, stiamo tutti bene.
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Dall’ultimo corteo a oggi le tensioni nelle scuole pisane non si sono fermate. Forte criminalizzazione, scontri con i presidi e i docenti, assemblee, tutti gli istituti superiori della città occupati. Un movimento in piena regola che pur sulla scala ridotta di una sola città suggerisce di un’insofferenza generale a una scuola dissestata e trasformata in fabbrica del controllo e dell’impoverimento per migliaia di ragazzi e ragazze. Abbiamo assistito al propagarsi di un virus che cura una pestilenza peggiore: una scuola che fa soffrire. Abbiamo raccolto qualche testimonianza.
Di cortei a dire il vero se ne sono visti pochi. È un movimento studentesco ma i suoi riti sono profanati e le sue forme esteriori e ufficiali superate: i collettivi sono a rimorchio, la politica e le sue istanze di sinistra in secondo piano, i cortei rari e chiamati non dalle organizzazioni studentesche ma per catene di messaggi whatsapp. Viene prima il rifiuto di una condizione che la presa di parola sul mondo politico. Perché la politica giudica, non conosce e aggredisce. Pure Nardella si è messo a ficcare il naso nelle scuole di Pisa: “non si deve punire ma far pagare ai responsabili delle occupazioni”. Da sbirro a padre e da padre a padrone il passo è breve. Il cerchio si chiude. Allora ci si ritrae, si cercano altre armi senza esporsi frontalmente, per non essere dei bersagli facili, per non stare al gioco della politica, ai suoi temi, alle sue preoccupazioni. Lo scontro vero è sul controllo delle scuole, a tutti i livelli, dal controllo dei cancelli al controllo sulla vita dentro le aule.
“Al collettivo della scuola non si sapeva nulla, io però ero in contatto con un gruppo di ragazzi e ragazze di scuola che al mattino sono andati da quelli del collettivo e gli hanno detto – beh che volete fare, noi si occupa oggi – e quelli mica erano uniti, davanti a un bivio si sono spaccati. Avevano tutti paura delle minacce del preside e allora alcuni parlavano come lui, intimorendo chi voleva occupare, dicendo che finivamo come quelli del Matteotti che hanno spaccato tutto e sono passati dalla parte del torto. Perché è così, un po’ in ogni scuola quando sente aria di casino il Preside va a cercare prima quelli del collettivo per controllare meglio la situazione. Fortuna che da noi questi gruppi di ragazzi organizzatisi su whatsapp hanno imposto l’occupazione al collettivo, perché erano la maggioranza e le ragioni c’erano tutte”. È la mattina di giovedì 24 gennaio, lo scientifico Buonarroti è di nuovo occupato dopo pochi giorni dalla prima occupazione. Al pomeriggio rioccupa anche il Santoni, l’istituto tecnico che condivide con il liceo il complesso Marchesi, una delle strutture più disastrate dell’edilizia scolastica pisana. La provincia stima che per metterlo in sicurezza servano 56 milioni di euro. “I miei compagni di classe, quelli che si dicevano di destra, che poi destra, tanti dicono così perché magari gli sta sul cazzo il PD o per la famigli. Ma comunque quelli che non avevano mai partecipato ai cortei sono stati i primi a muoversi. Ora siamo assieme. Non è che sono fasci. E non è che non gliene frega nulla della politica, anzi c’è molto di politico in quello che sta succedendo, ma riguarda noi”.
Gli incappucciati
Una campagna a tamburo battente sulla stampa locale dedica per quasi una settimana di fila l’apertura dei giornali alla protesta studentesca. O quasi. A capeggiare nelle prime pagine sono i vandali, i teppisti, gli incappucciati. Delle motivazioni che portano migliaia di studenti pisani a disertare le aule e a bloccare le scuole non si parla: né dell’innesco esplicito della protesta, i problemi dell’edilizia scolastica, né della latenza che ha scoperchiato, l’insofferenza verso una didattica omologante, la restaurazione di rigide gerarchie di controllo e potere, la diminuzione di ogni ambito decisionale per ragazzi e ragazzi la cui maturità è riconosciuta, o meglio calcolata, solo come atto amministrativo conclusivo. La criminalizzazione prende le mosse dall’episodio dell’alberghiero Matteotti in cui al secondo tentativo di occupazione alcuni locali della scuola vengono danneggiati. A essere presi di mira sono i computer, la sala professori, alcuni arredi. Si monta lo scandalo per la sparizione di un defibrillatore donato alla scuola in ricordo di una ragazza scomparsa. Una rabbia distruttiva presa a pretesto per gettare fumo negli occhi e attaccare i ragazzi. Il preside conduce la crociata, minaccia denunce. I giornali lo seguono.
Un giornalista locale, Luca Lunedì, fa irruzione nella scuola e bracca alcuni ragazzi che si riparano dalla telecamera correndo per i corridoi e lasciando alle loro spalle dei banchi rovesciati per coprirsi la fuga. Sono spaventati ma rabbiosi perché il territorio di libertà che si erano riconquistati è stato di nuovo invaso. Il giornalista ne mette all’angolo uno o due: “Perché vi coprite, abbiate il coraggio delle vostre azioni”. Di coraggio ne hanno avuto da vendere invece, perché sanno di rischiare i ragazzi e per questo, per quello che possono, si proteggono, mentre la strafottenza del giornalista è fastidiosa per loro come la campanella del (Luca) lunedì mattina: la stessa condanna di sempre, sempre uguale. Ma tant’è, un po’ in ogni istituto dietro le barricate di banchi, dai balconi della presidenza dai quali vengono calati gli striscioni che proclamano la conquista della scuola da parte degli occupanti, si scorgono giovani bardati. Per qualche giorno anche sui giornali diventa il movimento degli incappucciati.
Le occupazioni infatti proseguono. I fatti del Matteotti dividono ma quello che si legge sui giornali non è quello che si vive a scuola. Quindi si va avanti. Quasi nessuno condivide la devastazione dell’alberghiero ma dissociarsi non è facile. I più a dire il vero ai danneggiamenti sono indifferenti. Quindi si va avanti. È un’esperienza che vogliono fare tutti: “finalmente sei padrone di qualcosa di tuo e sacrificarsi per questo, vuol dire dormire due ore a notte, pulire la scuola, organizzare i pranzi”. Martedì 22 rioccupa il Carducci, occupano il Pacinotti e il classico Galilei dove l’esperienza di riconquista della scuola si fa ricca e complessa. “In una grossa assemblea i professori hanno iniziato ad attaccarci criminalizzandoci per esserci coperti all’inizio dell’occupazione – Se non avessimo fatto così ci avreste presi uno a uno, minacciati, messi all’angolo e ora non saremmo qui a discutere assieme di come cambiare la scuola – così abbiamo risposto e su quello non hanno più detto nulla”. La democrazia, a volte, prende forme bizzarre e a volte i modi della sua attuazione funzionano altre volte no. “Sì poi quando anche al Santoni siamo andati davanti ai professori questi non ci riconoscevano e non volevano parlarci e alla fine uno di noi s’è sfavato e si è levato il passamontagna dicendo – o ma lo vede che sono io insomma! Allora quelli si sono girati e quando il preside mi ha detto – ci sei anche te? allora deh me lo sono tolto pure io, non funzionava più”. Per lottare serve proteggersi, anzi si lotta per proteggersi, perché si è tutti uguali contro una macchina distruttiva: “Ci copriamo perché rappresentiamo tutti gli studenti del Buonarroti e per tutelarci da eventuali ricatti”, sono le parole finali di un video rilasciato da dentro le mura del Buonarroti occupato per spiegare le ragioni della protesta.
Mercoledì 23 viene occupato il Dini e rioccupato l’artistico. Mentre la campagna di diffamazione della protesta investe anche il Buonarroti dove vengono segnalati diecimila euro di danni con una stima spaventosamente gonfiata, al Matteotti vengono identificati alcuni studenti. Uno di questi compare nel video del giornalista. La madre è intervistata e mentre sulla stampa l’esperto sociologo e l’esperto professore danno il proprio parere, la donna racconta che ha già messo in punizione suo figlio ma che lui in effetti aveva sempre avuto buoni voti ma poi per via dell’alternanza scuola lavoro è stato bocciato. Troppe ore, poco studio. Ai ragazzi denunciati il preside vorrebbe far risarcire i danni alla struttura ma nella scuola inizia a circolare una raccolta firme in difesa dei “vandali”. Firmano anche alcuni professori. A ogni attacco c’è una risposta. È un conflitto vivo perché dialettico e produce sempre nuovi aggregati di ragazzi impegnati a difendere un nuovo interesse conquistato autonomamente riprendendosi la scuola. “Qualche giorno fa, finita l’occupazione, mi hanno convocato in sala professori, tutti molto seri, mi hanno detto che c’era stato un collegio dei docenti il giorno prima e che al prossimo ce ne sarebbe stato un altro in cui avrebbero deciso la sospensione mia e di un altro, ma che ce l’avevano in particolare con me e che la scuola doveva tornare alla normalità. Ho spiegato tutto, che non avevo nulla di cui pentirmi e che la scuola era stata occupata contro la normalità. A ricreazione ho fatto un giro tra le classi e ho tirato fuori una trentina di ragazzi e siamo andati in presidenza e loro hanno detto – lui non si sospende, sospendete noi e tutta la scuola allora. Sì hanno parlato loro, cioè lo hanno detto loro, ma prima glielo avevo detto io perché poi è vero che si dovrebbe fare così”.
L’impresa
Nella scuola dei numeri, dei ranking e della contabilità i numeri hanno un valore solo sulla scala della valutazione dei ragazzi e della misurazione della capacità finanziare dell’istituto. Ma i numeri contano anche in assoluto. “Eravamo tanti fuori a bloccare i cancelli, trecento. E il preside ci fa dove volete andare siete solo trecento. Quindi qualcuno gli ha detto – se non aveste chiamato a casa saremmo tutti. Anche a me lo hanno fatto, hanno chiamato mia madre e lei mi ha richiamato dicendo – ma che succede dicono che sta venendo la polizia a scuola che ci sono guai, io poi gliel’ho detto, stai tranquilla ma’, tutto a posto e lei mi ha detto va bene mi fido di te, ma altri magari non hanno questa fiducia e sentono la paura”. Se si facesse una stima di quante ore di lezione e di quanti studenti hanno saltato scuola in queste settimane si impallidirebbe. Un vero sabotaggio di massa. “Infatti no, le assenze non le stanno segnando, perché se dovessero segnare come assenza i giorni di occupazione allora a fine anno saremmo tutti a rischio bocciatura e non possono farlo perché poi si ferma tutto davvero, ancora di più. Anche se pure su questa cosa provano a dividerci, ad esempio a quelli della sede staccata segnano le assenze mentre a noi no”.
La normalità deve essere preservata perché il processo di impresizzazione della scuola richiede continuità. Le leggi sull’autonomia scolastica sono diventate pienamente operative con la riduzione dei finanziamenti statali alle scuole. Ogni istituto è di fatto un’impresa che deve procacciarsi da sé fondi e finanziamenti da altri enti pubblici o da privati. Il preside deve saper investire per valorizzare il proprio brand. Non è un caso che sull’edilizia scolastica si produca una grossa contraddizione: il pubblico non mette le risorse e nessun privato copre la voce di bilancio. Così basta spulciare i siti on-line delle scuole per scoprire come i cosiddetti P.O.F., i piani di offerta formativa, siano costellati di agenzie formative, progetti con questo o quell’altro ente o privato, corsi di accreditamento etc. Questo non solo permette la sopravvivenza – più che l’autonomia – finanziaria della scuola, ma la quota entro un mercato della formazione. “È stato importante che occupassimo anche al classico. Siamo considerati una scuola d’eccellenza sotto molti aspetti, uno dei licei migliori d’Italia. Se anche il classico viene occupato allora si dimostra che è questa eccellenza a non essere veritiera, che i problemi ci sono e stanno altrove”.
Se si deve realizzare un buon investimento, se si deve acchiappare un finanziamento su qualcosa si deve pur risparmiare. A essere sacrificato è il rapporto formativo. Il suo tempo, la sua durata, la sua cura. La formazione è sempre un investimento a perdere in realtà… difficile inscriverlo nel P.O.F. “In alcuni casi questa preoccupazione non viene neanche simulata. All’ITIS c’erano proprio i banner pubblicitari delle aziende. Nel frattempo la struttura crolla a pezzi, ci sono crepe nei laboratori, nella palestra ci piove addosso, l’altro giorno sono caduti dei calcinacci in testa a una ragazza, nelle aule il riscaldamento non funziona. Abbiamo scritto quattro volte alla provincia ma non abbiamo ricevuto risposta”. La scuola è occupata il 25 gennaio. È la situazione di tutti gli istituti professionali, dove maggiormente questa dinamica risalta: andare incontro alle esigenze delle aziende e della realizzazione finanziaria della scuola significa confondersi con quell’interesse. “Il Matteotti ad esempio ha un’agenzia formativa sua propria con a capo il preside Caruso, e tutta una serie di responsabili d’area: marketing, qualità, responsabile valutazione e apprendimenti etc. Cosa fanno loro? Prendono i soldi dalla regione o dalla provincia per i corsi, quelli per la ristorazione, ad esempio, come l’haccp e hanno delle classi speciali che fanno solo quello praticamente. Ad esempio uno dei ragazzi a cui ora vogliono accollare i danni dell’occupazione, stava in una di queste classi. Però andava bene quando li portavano a fare gli stage a servire nei catering dei convegni, ci faceva bella figura la scuola e il preside, come quando era preside anche del classico che mandava quelli dell’alberghiero ai catering pure lì, nel liceo”.
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Ma la formazione dei ragazzi? “Sì c’è, ma si chiama in un’altra maniera. È valutazione. Ci sono dei ragazzi con potenzialità enormi che si perdono perché vengono letteralmente avviliti da uno studio che si risolve nella valutazione. Anche perché il metodo di valutazione non va bene. Privilegia solo la memoria e la logica mentre le capacità inventive, emotive o la capacità di stabilire connessioni tra i fenomeni non sono prese in considerazione. La didattica è la trasmissione di un metodo di apprendimento, non c’è comprensione ma l’importante è centrare il bersaglio. Nei compiti spesso veniamo penalizzati di 0,5 punti per le risposte sbagliate, per non farci tirare a caso. Questo è un po’ come se il banco barasse perché se pensi l’insegnamento come apprendimento di una risposta giusta allora anche chi studia fa economia visto che l’obbiettivo è raggiungere il punteggio giusto anche noi studiamo in base a quell’obbiettivo e non per conoscere”.
È in ballo qui la questione radicale di cosa sia l’intelligenza e di cosa farne. Una questione non da poco per degli adolescenti, affrontarla implica una grossa responsabilità, si potrebbe dire stiano lottando per questo. Per capire. “È stata come una scoperta. Noi stiamo al classico, no? La scuola rinomata e all’avanguardia. La struttura non ha problemi, tutte le aule hanno la lavagna elettronica, non ci manca nulla in teoria. Però quando abbiamo sentito che al Santoni protestavano per il freddo o che non mi ricordo dove era caduta una finestra in testa a una ragazza allora ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti, anche noi stiamo male. Anche noi viviamo con disagio questa scuola, il fatto di essere trattati come contenitori, non essere mai partecipi di quello che studiamo. Vogliamo porre il problema perché basta guardarci siamo tutti stressati, tutti travolti dall’ansia, ma che sarà quest’ansia a sedici anni”. E i professori sono parte di questo rapporto, lo attuano, lo dispongono. Un anello intermedio che a volte vive con disagio questo sistema di infilare i ragazzi nella gabbia del numero e della burocrazia, sa che fa una violenza, altre volte tace, per paura di vedere compromessa la sua autorità.
“Quando provano a intervenire con gli strumenti a disposizione fanno più danni che altro. Allora fioccano i b.e.s, i bisogni educativi speciali, le richieste di sostegno, gli appuntamenti con gli psicologi, i disturbi dell’attenzione. Non so quanto funzionino queste cose, non possiamo mica essere tutti con dei disturbi, oppure se è così può essere che sia la scuola ad avere un disturbo”. Al Classico in particolare l’occupazione si è trasformata in un nuovo incontro con parte del corpo docente, a partire però dallo scontro contro il funzionamento della scuola, su cosa fa, a cosa serve, in cosa trasforma i ragazzi. “I primi giorni sono stati segnati da un muro contro muro. Le minacce di non fare i progetti, le gite scolastiche, di comprometterci l’anno, i compiti infilati in mezzo alla protesta, poi quando hanno visto che proseguivamo alcuni hanno iniziato a capire”.
Sabato mattina, il 26 gennaio, prima di lasciare l��occupazione gli studenti del classico convocano un’assemblea con i professori. La vogliono fare avendo ancora la scuola sotto il proprio controllo. I professori vengono quasi scortati in palestra dal servizio d’ordine. L’assemblea inizia tesa con reciproche accuse, alcuni se ne vanno, ma qualcosa passa. Esce fuori un documento in cui viene rivendicato rispetto per la voce studentesca, spazi autogestiti per gli studenti, il ritorno a una comunicazione diretta e non mediata dal registro elettronico, strumenti di valutazione reciproca e non unilaterale: “Ci accorgiamo che talvolta i professori formulano opinioni sugli studenti basate esclusivamente sul voto; ci teniamo a ribadire che prima di tutto siamo persone, con un valore che va al di là del mero rendimento scolastico. Inoltre frequentemente le valutazioni, sia positive che negative, non vengono sufficientemente motivate, impedendo così che ci possa realmente essere una crescita dello studente”.
È una partita sulla normalità. La normalità dell’ordine precedente non è più accettata. Se a difesa di questo la diga dei professori cede c’è quella del preside, se quella del preside cede c’è quella delle guardie. Con l’occupazione del Biologico il 25 gennaio e del Fascetti il 30 a Pisa si tocca quota 11 istituti occupati su 11. Al Pesenti di Cascina, a pochi chilometri dal capoluogo non vogliono essere da meno. Le motivazioni sono le stesse. Martedì 29 inizia un’assemblea permanente. Dopo poche ore arrivano le volanti della polizia municipale e dei carabinieri. Questi irrompono nell’edificio e appendono letteralmente al muro il primo ragazzo che gli capita a tiro. Scoppia il parapiglia, anche un docente si frappone per liberare il ragazzo. Le volanti se ne vanno. Inizia l’occupazione della scuola. I prof si uniscono alla protesta: “anche noi docenti ci siamo riuniti in una nostra assemblea per prendere posizione rispetto al documento fornitoci dagli alunni contenente le loro motivazioni. Ci preme stigmatizzare il comportamento delle forze dell’ordine che, con tono intimidatorio e non consono ad una comunità scolastica, hanno prelevato fisicamente uno studente, già precedentemente identificato, che non stava commettendo alcun atto provocatorio”.
Con l’avanzare dei giorni sarà difficile tenere alta l’intensità della mobilitazione, anche perché la posta è alta e sta sulle regole di controllo delle scuole, sulla vita al loro interno, sul loro funzionamento. Eppure non sarà facile tornare indietro, ristabilire a pieno le precedenti gerarchie. Un virus si è propagato. Perché più o meno come recitava un volantino o una poesia scritta al Santoni sul banco durante una lezione al primo giorno dopo l’occupazione: “siamo stanchi ma determinati, infine desiderosi di essere quello che siamo...”
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Incendio in una casa del centro storico: morta bambina di 3 anni. Salvati altri 3 bimbi e una donna incinta. Fiamme partite da un microonde Una bambina di 3 anni (non 4 come sembrava inizialmente) è morta a seguito di un incendio sviluppatosi stamani in uno stabile in via Turi nel centro di Santa Croce sull'Arno (Pisa). La piccola, trovata priva di sensi dai vigili del fuoco che dopo averla portata fuori l'hanno consegnata ai sanitari, sarebbe poi morta al suo arrivo all'ospedale di Empoli (Firenze): da quanto appreso le sue condizioni sarebbe subito apparse molto gravi. I vigili del fuoco, intervenuti con più squadre, oltre alla bambina hanno portato fuori dall'abitazione altre cinque persone tra cui altri tre bimbi, una donna incinta e un altro adulto. La piccola aveva perso i sensi per l’inalazione del fumo, sprigionatosi a causa di un corto circuito, presumibilmente da un forno a microonde. Cosa è successo Aveva tre anni la piccola deceduta in seguito all'incendio sviluppatosi nella tarda mattinata di oggi in un appartamento al secondo piano di una palazzina dove viveva con la famiglia, di origine senegalese: i soccorritori hanno provato a rianimarla per oltre un'ora, poi la dichiarazione del decesso al suo arrivo all'ospedale empolese. La piccola avrebbe riportato anche ustioni ma sembra che la causa del decesso sia dipesa dall'asfissia. In totale, secondo quanto si apprende dal Comune, sono 12 le persone sopravvissute di cui 8 sono state portate in ospedale a Empoli e a Pontedera; tra loro anche minori. Nessuno sarebbe in condizioni preoccupanti. Delle sei persone portate fuori dai vigili del fuoco la bambina è stata l'ultima: al momento dell'arrivo della squadra l'incendio aveva già interessato alcune stanze di un appartamento. I vigili hanno evacuato tre bambini e due adulti, di cui una donna incinta, che erano impossibilitati ad uscire dalla propria abitazione attigua a quella interessata dalle fiamme. Nel contempo un'altra squadra, mentre estingueva l'incendio, trovato la bambina priva di sensi. L'appartamento dove è divampato l'incendio è stato posto sotto sequestro mentre quello attiguo, anch'esso interessato dalle fiamme, è stato dichiarato inagibile. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto le fiamme sarebbero partite da un forno a microonde. Sul posto, insieme ai soccorritori, stamani è arrivato anche il sindaco di Santa Croce sull'Arno Roberto Giannoni. «Quella di oggi - afferma in una nota - è una tragedia che nessuno avrebbe mai voluto dover vedere. Esprimo tutto il mio cordoglio ai familiari della bambina e a tutta la comunità senegalese: purtroppo non ci sono parole che possono colmare il dolore di questa famiglia, ma esprimo con la mia presenza la vicinanza di tutta la cittadinanza. Al momento stiamo lavorando per trovare una sistemazione per le 12 persone sopravvissute all'incendio, che vivevano in quegli appartamenti e che nell'immediato non potranno rientrare in casa».
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Lucca, picchia e segrega la compagna: arrestato 39enne
Lucca, picchia e segrega la compagna: arrestato 39enne Nella tarda mattinata dell’8 maggio, a Lucca, i Carabinieri della locale Stazione unitamente ai colleghi della Sezione Radiomobile, in ottemperanza ad un decreto di sospensione di un ordine di carcerazione emesso dall’ufficio di sorveglianza di Pisa, hanno tratto in arresto un 39enne del luogo, pregiudicato, che deve scontare la pena di due anni di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia. L’uomo, che era stato sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali, dal mese di aprile e fino al 6 maggio, avrebbe maltrattato la nuova compagna, una 32 del luogo, sottoponendola a continue umiliazioni, percosse e minacce di morte, che nel corso della notte tra domenica e lunedì scorsi culminavano in una vera e propria aggressione nel corso della quale il 39enne la schiaffeggiava e la segregava in casa fino al mattino successivo, allorché la donna, con il pretesto di andare a lavoro, riusciva ad allontanarsi dall’abitazione e a raggiungere la Caserma dei Carabinieri del Cortile degli Svizzeri per chiedere aiuto e successivamente, a recarsi presso l’ospedale San Luca di Lucca, dove veniva medicata e dove gli veniva refertata una prognosi di sette giorni per le lesioni subite. L’epilogo della vicenda però è arrivato la mattina del 8 maggio, quando l’uomo ha rintracciato e raggiunto la 32enne presso l’abitazione di un’amica, dove era andata a vivere a seguito dell’ultima aggressione, ed ha continuato a minacciarla di morte fino all’intervento di una pattuglia dei Carabinieri e di una volante della Polizia di Stato, che comunque non lo hanno trovato sul posto. Nel frattempo, però, a seguito di quest’ultima vicenda penale al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, l’Ufficio di Sorveglianza di Pisa ha emesso il decreto di sospensione dell’ordine di esecuzione della pena, che alle ore 14:00 del 8 maggio è stato eseguito dai Carabinieri di Lucca, che dopo le formalità di legge, hanno accompagnato il 39enne presso la Casa Circondariale di Lucca.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Video integrale della presentazione de Il libro di tutti e di nessuno a Pisa il 10 dicembre 2021
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[Una ragazza vestita con un bell'abito medioevale sta leggendo i tarocchi su un tavolino. Canta:] “Fior di vaniglia Il tempo passa e nessuno mi si piglia Si sposan tutte quante E a me mi tocca di aspettare Dante”. [ con lieve accento toscano] Oh, è curiosa la vita nel Medioevo. Che poi Medioevo lo dite voi, io dico milleduecentottantaquattro, poi voi lo chiamerete come vi pare, le epoche gli si dà nome dopo. Le dittature, ad esempio, se ne parla male solo dopo, intanto tutti se le puppano. Volete vedere? Io sono Beatrice che il futuro predice, leggo le carte quindi so tutto del futuro. In quanto agli anni che vivete voi adesso… [ guarda le carte] Madonna nana, neanche c’è un nome per chiamarlo, quello lì… ragazze, girategli alla larga a codesto puttaniere. Ma non devo parlar di politica, che ci si mette nei guai. Canappione gliene stanno capitando di tutti i colori coi guelfi e i ghibellini e i bianchi e i neri e così via… Chi è Canappione? Scusate, io l’Alighieri lo chiamo così, mia madre dice “non t’azzardare che è un grande poeta importante”, però c’ha grande e importante pure il naso, via, c’ha un becco che pare una poiana, pare… una caffettiera, anche se non è ancora stata inventata. Insomma, lui fa il poeta ma inveisce e si incazza e mette tutti all’inferno, e ce l’ha con Pisa e con Arezzo, e con i papi e con gli arcivescovi. Mi sa che prima o poi lo fanno fuori, lo metton fuori dal palinsesto a legnate. Mi dispiacerebbe? [ sottovoce al pubblico] Oh, lo dico a voi in confidenza. Io a quello non lo sopporto. Mi ha visto la prima volta che c’avevo otto anni, lui nove, mica mi ha detto “si gioca insieme, ti regalo un gelato…”, no, c’ha fatto dieci poesie di duemila versi, il piccino. Ci siamo incontrati solo una volta l’anno scorso, c’avevo diciotto anni, e da allora sparito, di nebbia. Gli è timido, dicono. E poi tutti a aggiungere “quanto sei fortunata! Quello è un poeta, ti dedicherà il capolavoro della letteratura italiana, ti renderà famosa, è come… come… uno sponsor… sponsor è una parola latina, non inglese. Sai quante vorrebbero esser cantate da lui?”. Va be’, ma io sono una donna, mica una serenata… Mica posso aspettare che abbia finito il capolavoro e che mi abbia angelicato e intanto io buona e zitta. A diciannove anni al Medioevo si è già in anticamera da zitelle. Mica si ha il lifting e gli antibiotici e l’aerobica, noi. A venticinque anni, zitelle e carampane, o tisiche, o magari ti capita un casino come Giulietta, tac, secca a quindici anni poverella, o come Ofelia. Lo vedo io nelle carte cosa succederà [ si rabbuia], magari muoio a venticinque anni, qui c’è scritto che sarà così. E intanto devo star qui ad aspettare il vate… che neanche suona bene come frase… Oltretutto, bello non è. Mi passa a venti metri, lo vedo che mi guarda, sospira, si gratta il becco, ma mai che si facesse avanti. O vien più tosto, Dantino mio. E fammi, che ne so, un regalino, un anellino, va be’, non mi puoi invitare al cinema, si va a vedere la piena dell’Arno… Dicono “sii paziente, gli è un poeta, ti regala i suoi versi”. Eh, una bella fava! Già ne ha scritto uno, di verso, che te lo raccomando: TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE. Certo che il letterato capisce che PARE sta per APPARE. Ma quelli del borgo San Jacopo, quando passo, li sento: “Guarda la Bea, la Beatrice Portinari… sai che c’è? Tanto gentile e tanto onesta… PARE”. E giù che ridono. Bel servizio mi ha fatto, la Poiana canappiona. Oh, sentite questi versi: “Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di là sù rimote. Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fé Glauco nel gustar de l’erba che ‘l fé consorto in mar de li altri dèi”. Oh… io che guardo fissa, le rote di che? Una scema sembro… NEL SUO ASPETTO TAL DENTRO MI FEI, mi fei… ti fei cosa? E ‘sto Glauco che bruca l’erba, ma chi è? Un caprone? Te l’immagini uno che torna a casa tutte le sere e ti parla così? “Mi fé, che mi fei, che hai fetto oggi?”, “cosa si fé stasera…?”. È che nel Medioevo noi si deve far quello che vogliono i genitori. Se mi sente parlare così il mi’ babbo banchiere, vado in convento. Perché nel Medioevo, belline mie, se non si va d’accordo con babbo e mamma mica ci si impasticca, mica si va all’estero con l’Erasmus, mica dallo psicoanalista, mica in college. Noi si va di corsa in convento, capito? E poi ‘sti poeti son dei begli ipocriti, se ne scelgono una da angelicare e poi vanno a troie. Tutti via a Prato, al bordello della Mara, e sai che versi. Come i politici vostri, evviva la famiglia, i valori cristiani, e poi tutti a trombare in giro. Io invece tanto gentile e onesta devo parere. Devo camminare a occhi bassi. Mi sono guardata tutte le merde di cane da casa mia a piazza Santa Maria Novella. Però ho imparato a camminare così, vedete [ fa tre o quattro passi]… Tengo gli occhi bassi, poi li alzo come vedessi… una visione, il paradiso, le alte rote, la madonnina, e invece di sguincio butto l’occhio. E guardo i ragazzi. E vedo Battistone, quello che gioca al pallone, sì, il calcio fiorentino. Adesso è un gioco clandestino, ma tra cent’anni lo conosceranno tutti. Battistone è un metro e novanta, due spalle, due occhioni! Col corpetto viola col giglio. E sapete che adesso ci sono quei pantaloni attillati che… si vedono certe… abbondanze dentro… poi certo, uno può simulare, ci può infilare un calzino o una bottiglia di sidrone… sì, di sidrone, è la Coca-Cola medioevale… ma il Battistone è tutta roba sua, lo so per certo da un’amica mia. Perciò, o il Canappione Alighieri mi si dichiara, mi fa vedere il sette e quaranta, mi assicura che ‘sta… commedia che sta scrivendo avrà un certo successo, e soprattutto mi vien giù di regalino, di anellino o collana o gemmula, oppure io una di queste notti mi metto il mantello e scappo di casa. Vo in Santa Croce dove si allenano di nascosto, vado dal Battistone e gli dico “ciao bellino, sono la Beatrice, quella cantata da Dante, dai che tra noi ragazze famose e voi calciatori c’è sempre feeling…”, e lui, bello ma un po’ rozzo, mi dirà “che cazzo vuol dire feeling”, e io gli dirò “vieni, vieni, mio bel ganzo, vieni che ti porto sotto il ponte all’Arno e te lo spiego”. Che per descrivere quello che succede poi non ci vuol Dante, ci vuol l’Aretino, [ ride] Non sono angelicata? Non sono seria? E chi l’ha detto che devono scegliere loro? Basta col poeta che si sceglie la donna ispiratrice, d’ora in avanti i poeti ce li scegliamo noi. Tu a me non mi canti. Mi faccio cantare dal De André. Va bene? Anzi, mi faccio cantare dal Battistone che fa delle belle serenate con tre rime ma sincere, c’ha cuore e c’ha pure il sidrone. [ guarda al a finestra] Ma guarda che bella luna, chissà l’Arno come brilla e io sono giovane e bella e c’ho voglia di esser libera. Sai che dico? [ si mette un mantello] Io esco stanotte, che magari domani mi fanno sposare Canappione o un altro notabile che non mi piace e schiatto al primo parto. Vai, Beatrice, che è una bella notte avventurosa. Poi l’ha scritto lui, no? Tanto gentile e tanto onesta… PARE. [ Esce e canta:] “Fior di prugnola Le mie poesie me le scrivo da sola…”
Stefano Benni, Beatrice da Le Beatrici
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Tossite nel gomito — Giuseppe de Pinto
Tossite nel gomito.
Non perdete l’aggiornamento della Protezione Civile alle 18.00.
Grazie ai sindaci avete imparato a dire “Restate a casa” in ogni dialetto.
Il primo ministro britannico ha detto che la Gran Bretagna non farà come tutti e proverà a perseguire l’immunità di gregge. Che ve ne pare?
31 Marzo. Scendo le scale di corsa, il corriere di Amazon tiene il portone aperto con un piede, gli occhi spalancati sopra la mascherina celeste, mi indica con la mano inguantata il pacco coricato sul marmo del primo scalino. Lo raccolgo, mi saluta. Scarto subito il pacco. L’ho tracciato online ieri sera, è passato anche per Bergamo. Stando ai giornali, quello che passa per Bergamo in questo momento non si dovrebbe nemmeno sfiorare con lo sguardo. Esco dal portone, estraggo dall’involucro il secondo pacchetto, faccio qualche passo per raggiungere il cassonetto dell’indifferenziato, mi libero dell’involucro che è passato per Bergamo. Torno indietro, apro il portone, salgo a piedi le sei rampe di scale, apro la porta di casa, lascio il pacchetto sul mio scrittoio, vado a lavarmi le mani. Torno allo scrittoio, mia figlia m’insegue, spalanca gli occhi per la curiosità mentre apro il pacchetto. “Che cos’è papi?” Scuoto le spalle, mi dispiace deluderla ma non è niente di speciale, è solo inchiostro per la stampante che serve per i compiti.
Compilate l’autocertificazione.
Compilate l’autocertificazione un’altra volta, perché nel frattempo è cambiato il modulo.
31 Marzo. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. In tempi normali oggi scatterebbe l’assalto delle gite scolastiche. Non ci sarà scuola per molto tempo ancora. Nessuno verrà a Pisa per molte settimane ancora. La casa all’angolo della strada ha le luci del primo piano accese, una figura sosta dietro la finestra illuminata. Mi segue con lo sguardo. Sento che è uno sguardo ostile, sento che avrebbe voglia di aprire la finestra e dire “ma cosa cazzo ci fa in strada,
per Dio! Senza mascherina, con le mani in tasca, al centro della strada, un vero incosciente, ora chiamo la Polizia, voglio vedere se è fuori per un valido motivo!” Esci, stronzo, lo sfido con lo sguardo, puntando la sagoma e continuando a camminare al centro della strada. Esci, ho da dirti due parole.
“Sai cosa ha fatto mia figlia, stamani, quando le ho mostrato l’inchiostro della stampante? Ha detto Wow papi, quanti colori!, ha allargato le mani, ha voltato le spalle ed è tornata in terrazza a saltare la corda, con suo fratello che la stuzzicava sfiorando la corda con un rametto. E lei urlava ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasette salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!”
Quindi? Quindi, eravamo rimasti che le regalavo un orologio per il suo compleanno e poi all’improvviso si è fermato il mondo e ora cerco l’orologio su Amazon che mi risponde “stiamo dando priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno. Alcuni articoli potrebbero non essere disponibili”. E lei ha visto un pacchetto bianco, lucido, in cuor suo ha sperato che fosse l’orologio, del quale nessuno le ha più parlato.
Starnutite nel gomito, per favore.
Il primo ministro britannico ha cambiato idea sull’immunità di gregge e ha fermato la Gran Bretagna. Ora vi torna?
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, possiamo quasi toccarla con mano, una discesa liscia e morbida e che desideriamo tanto come la schiena di una donna, nuda, seduta su un letto, curva su un libro che legge con le gambe incrociate. Stando ai giornali, bisogna tenere duro ancora per molto. Dopo Pasqua, no dopo il 25 Aprile, liberazione dal nazifascismo e dal Coronavirus, meglio dopo il primo Maggio, forse più sicuro il due Giugno, anniversario della Repubblica. Da qui, fratelli miei, si vede l’estate in quarantena. Vedo già mia figlia che salta la corda in terrazza, suo fratello la stuzzica sfiorando la corda con un rametto e lei urla “ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasettemila salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!” Nel quartiere si sente solo l’urlo di mia figlia e, con un po’ di attenzione, lo sciabordare dell’acqua nella piscina di gomma che il nostro vicino di casa ha installato sulla sua terrazza.
Sta per iniziare una recessione mondiale, la peggiore della Storia. Per ora siamo diventati tutti obesi. Fra poco, però, perderemo tutti il lavoro. No, che dico, avremo tutti l’opportunità di reinventarci. Avvocati e psicologi avranno un bel daffare.
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, ma restiamo con i piedi per terra. Non è ancora scoppiata la primavera. Fa un freddo cane la sera, altro che. Mio fratello pubblica su Facebook una ricetta ogni settimana, ricette non pugliesi, non baresi, ricette “di casa nostra”, dice. Fate come mio fratello. Comprate tonnellate di farina e quintali di lievito di birra, mettete in forno tanto pane, focacce, taralli, brioche e pizze, friggete gnocchi e panzerotti, se vi avanza ancora del lievito, foderate le pareti di casa, già che ci siete piastrellate di lievito di birra anche la porta di casa, non vi sarà consentito di aprirla ancora per molto tempo, a meno che non possediate un cane.
Dicono che nei supermercati non si trovi più il lievito di birra. Andate pure a controllare di persona. Siete autorizzati ad andare a fare la spesa una volta a settimana. Un solo membro per famiglia.
Quando vi soffiate il naso, buttate il fazzoletto di carta nella tazza, abbassate il coperchio, tirate lo sciacquone. Non usate fazzoletti di stoffa, per la miseria.
Il primo ministro britannico è stato contagiato dal Coronavirus.
In Spagna il contagio cresce molto più che in Italia. Negli Stati Uniti cresce più che in Spagna e in Italia messe insieme. Che fortuna, non siamo i peggiori. Nelle Filippine il governo ha dato ordine di sparare a vista sui cittadini che escono di casa, non autorizzati. In Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Nel pomeriggio una donna fuori di testa ha attraversato il quartiere barcollando, urlava frasi senza senso e bestemmie orribili, concludeva ogni brano del suo sconclusionato discorso gridando “siete voi la pandemia, la pandemia siete voi, merde!!!”
3 Aprile. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. La finestra della casa all’angolo della strada è illuminata ma la sagoma non è dietro la finestra. Le antiche mura pisane che hanno visto assalti e pestilenze dormono nell’abbandono della strada buia. Mi fermo, attendo qualche minuto al centro della strada. Non passa un’anima. Prima o poi dovrà comparire, la sagoma dietro la vetrata al primo piano. Irritata, spalancherà la finestra e urlerà, diretto a me, “ma la vuole smettere di uscire senza motivo?! Ma guardi che la chiamo davvero la Polizia!!”
Gli dirò che in Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Mi risponderà “Sì, bona Ugo! Allora vada in Svezia, qui in Italia c’è la regola che si sta in casa, zio cane!” “Sono uscito per buttare la spazzatura, ho fatto due passi, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria”.
“Apra la finestra, come faccio io!” “Vada la finestra per l’aria, ma per fare due passi, cosa faccio, cammino sulla facciata del palazzo?” “Ma pensi se ognuno di noi domattina decidesse di uscire a fare due passi, si riempirebbe la città di gente! Basta che uno di questi faccia un colpo di tosse, pensi!! Costui si dimentica di tossire nel gomito! Ma lo sa che il virus cammina nell’aria??! Dieci persone contagiate con un colpo di tosse!! Tutto vano, i sacrifici fatti finora, ma lo capisce o no? E si metta almeno la mascherina!”
Per favore, non smettete di tossire nel gomito.
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(via Bollettino Anticarcerario di CordaTesa – Agosto 2018 | CordaTesa)
MORTE DI CARCERE
2 – GENOVA – 30enne appena internato si strangola con una cintura che non doveva avere
3 – UDINE – Donna trans 33enne si toglie la vita nel reparto maschile
6 – LA SPEZIA – Detenuto 60enne si taglia le vene in cella
8 – NAPOLI – Prigioniero 30enne si suicida a Poggioreale
9 – COSENZA – Muore 75enne nel carcere di Paola dopo sciopero della fame
15 – LODI – Detenuto 30enne si toglie la vita
18 – TARANTO – Prigioniero 40enne si impicca in cella
27 – TORINO – Si toglie la vita un detenuto 54enne nel carcere Molinette
28 – UDINE – Giovane di 18 anni si uccide in carcere
31 – MONZA – Detenuto 64enne muore di infarto nel carcere di Sanquirico
31 – GENOVA – Donna si suicida nel carcere Pontedecimo
PRIGIONIER* IN LOTTA
3 – REGGIO EMILIA – Detenuto insulta psicologa e aggredisce guardia
4 – AGRIGENTO – Calci e pugni agli agenti
4 – LUCCA – Agente aggredito da un detenuto
5 – CALTAGIRONE – Rivolta dei detenuti per mancanza d’acqua
7 – VIGEVANO – Detenuto da fuoco a materasso nell’infermeria del carcere
10 – FIRENZE – Detenuti in rivolta per un crollo nel carcere gli levano l’ora d’aria
11 – CASERTA – Detenuto distrugge la cella nel carcere di Carinola
11 – PALERMO – Turi, militante NO MUOS protesta nudo in carcere
14 – TERMOLI – Detenuto tenta il suicidio nel carcere di Larino
15 – CAGLIARI – Rissa nella sezione femminile del carcere di Uta, agente ferita
17 – TREVISO – Incendia materasso nella sua cella del carcere minorile, intossicato un secondino
20 – NAPOLI – Detenuti protestano e fanno sciopero della fame e delle medicine a Poggioreale
21 – BARCELLONA – Aggressione nel carcere siciliano ad una guardia
22 – COMO – Due detenuti aggrediscono una guardia, è grave
22 – LUCCA – Gomitata in faccia a secondino, naso rotto
23 – LECCE – Un detenuto incendia la cella, un altro aggredisce guardia
23 – CATANZARO – Nel carcere minorile detenuto distrugge e incendia la cella
23 – MILANO – Rissa tra detenuti a Opera, 2 guardie in ospedale
24 – ORISTANO – Detenuto cerca di togliersi la vita nel carcere di Massama
28 – AOSTA – Detenuto spacca tavolo in legno e ci aggredisce guardia
29 – NAPOLI – 4 agenti all’ospedale, 3 menati da un detenuto e uno colpito da colpi di lametta
30 – PISA – Detenuto lancia il carrello e poi aggredisce un secondino
31 – CALTANISSETTA – Due detenuti aggrediscono due guardie arrivate per sedare diverbi
EVASIONI
2 – TORINO – Detenuto evade dal carcere, accoltella il cognato e si da alla fuga
7 – FERRARA – Esce per lezione teatro, detenuto modello si da alla macchia
11 – NUORO – Evade dal carcere di Mamone, purtroppo ripreso giorni dopo
20 – ORVIETO – In permesso premio per ferragosto non torna in carcere
21 – SAN MARINO – 2 detenuti picchiano gendarme ed evadono
29 – LECCE – Evade dai domiciliari, alla vista dei poliziotti tenta la fuga sui tetti
NOTIZIE INFAMI
8 – BERGAMO – Dopo gli arresti dei dirigenti, più rigidi i controlli ad avvocati e volontari
10 – GENOVA – Invasione di Topi nel carcere di Marassi
14 – CASERTA – Il carcere di Capua Vetere ancora senza impianto idrico
25 – ITALIA – A ottobre Fastweb consegnerà 20000 braccialetti per mandare a casa i detenuti
26 – COSENZA – Piove nel carcere di Paola, 17 celle evacuate
RESTO DEL MONDO
1 – EGITTO – Arrestato e condannato a 3 anni di carcere per delle poesie
26 – USA – Maxi sciopero dei detenuti in tutti gli stati, il più grande della storia americana
AL DI FUORI
25 – MONTEGRANARO – 78enne esce dal carcere e va a sputare sulla tomba del maresciallo che lo aveva arrestato
ALTRO
13 – SAN GIMIGNANO – Agente penitenziario si ammazza in carcere
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