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[ARTICOLO] Jimin dei BTS passa alla storia per essere il primo solista coreano ad aggiudicarsi il primo posto della classifica Billboard Hot 100 con ‘Like Crazy’
“Jimin dei BTS passa alla storia dopo essersi guadagnato il primo posto della classifica Billboard Hot 100.
Il 3 di aprile la Billboard ha rilasciato la top 10 dell’ultima Hot 100, la sua classifica settimanale delle canzoni più popolari negli Stati Uniti. Per la classifica Hot 100 datata 8 di aprile, ‘Like Crazy’ di Jimin dei BTS ha esordito al primo posto per prima della sua carriera da solista, il che lo ha reso il primo solista sudcoreano a fare una cosa del genere.
Nella prima settimana dal suo rilascio (dal 24 al 30 marzo), ‘Like Crazy’ ha venduto più di 254.000 unità tra download digitali e copie fisiche, oltre ad aver ottenuto più di 10 milioni di stream e 64.000 passaggi nelle radio americane. La somma delle vendite di quella unica settimana è la più alta dal novembre scorso, quando Taylor Swift ha rilasciato ‘Anti-Hero’.
‘Like Crazy’ è il secondo singolo di Jimin come solista che fa il suo debutto nella Hot 100, dopo che ‘Set Me Free Pt.2’ era entrata al 30esimo posto nella classifica della settimana precedente. L’entrata di Jimin nella Hot 100 al primo posto infrange anche il record di PSY per la canzone di un solista coreano  più alta in classifica (guadagnato nel 2012 con ‘Gangnam Style’ che si era classificata al secondo posto) e fa sì che sia il primo tra i membri dei BTS a classificarsi prima dei primi 20 nella Hot 100.
Jimin e il suo compagno di gruppo RM sono due delle sette persone che hanno partecipato alla scrittura e alla composizione del brano e questo fa sì che sia la prima volta che Jimin guadagna un primo posto da compositore, mentre per RM è la quarta volta (in quanto ha partecipato alla scrittura e composizione delle canzoni dei BTS ‘My Universe’, ‘Butter’ e ‘Life Goes On’ tutte le quali si sono classificate prime nella Hot 100).
Oltre alla Hot 100, ‘Like Crazy’ ha debuttato al primo posto nelle classifiche Billboard Digital Song Sales, Top Album Sales e World Digital Song Sales. Per quanto riguarda le due classifiche Billboard globali, la Global 200 e la Global Excl. U.S., ‘Like Crazy’ ha debuttato in entrambe al secondo posto. Inoltre, si è classificata al 35esimo posto nella classifica Streaming Songs.
Il 2 di aprile Billboard ha annunciato che ‘FACE’, il primo album da solista di Jimin, è al secondo posto della classifica Billboard 200, rendendolo il primo artista solista coreano della storia a posizionarsi così in alto in questa classifica.
Facciamo le più grandi congratulazioni a Jimin per i traguardi raggiunti!”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©winterflower) | ©soompi
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carmenvicinanza · 2 years
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Caterina Bueno
https://www.unadonnalgiorno.it/caterina-bueno/
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Caterina Bueno, etnomusicologa e musicista che ha apportato un importante contributo alla nostra tradizione culturale, consentendo di recuperare molte canzoni popolari toscane e dell’Italia centrale, tramandate oralmente fino al ventesimo secolo.
Una ricerca che, fin dagli esordi, ha caratterizzato la sua attività di cantante, con esibizioni arricchite da esaustive presentazioni, rispettose delle fonti e finalizzate alla contestualizzazione dei canti.  Repertorio e arrangiamenti mai piegati alle logiche commerciali.
Nacque a Fiesole, il 2 aprile 1943 da Julia Chamorel, scrittrice svizzera e Xavier Bueno, pittore spagnolo. Aveva imparato a suonare la chitarra da autodidatta e, da subito, iniziato la sua attività di ricerca che l’ha portata a raccogliere e registrare centinaia di canti popolari toscani.
Ha fatto parte del Nuovo Canzoniere Italiano e delle prime sperimentazioni del gruppo Nuova Resistenza i cui spettacoli erano mélange di canzoni e brani teatrali accompagnati da notizie di storia e di cronaca.
Nel 1964, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, nello spettacolo Bella Ciao che ha debuttato ha cantato il brano che più di tutti l’ha resa celebre: Tutti mi dicon Maremma Maremma (Maremma amara), che, negli anni è stato ripreso da un gran numero di cantanti tra cui Amália Rodrigues, Gabriella Ferri, Rosa Jimenez e Gianna Nannini.
Allo stesso anno risale la sua prima incisione La brunettina – Canzoni, rispetti e stornelli toscani che ha dato l’avvio a una carriera fatta di spettacoli e tour internazionali nei maggiori folk festival.
Il suo album La veglia, del 1968, contiene il brano E cinquecento catenelle d’oro, omaggiato in seguito da Roberto Vecchioni e Francesco De Gregori.
È stata diretta da Dario Fo nello spettacolo Ci ragiono e canto in entrambe le edizioni.
Per la sua tournée del 1971, ha scritturato Francesco De Gregori che, all’epoca, era un giovane cantautore.
In quegli anni è stata protagonista coi suoi brani e la sua ricerca di varie trasmissioni radiofoniche e televisive, italiane e internazionali e tour in Europa.
Durante un’intervista radiofonica sulla Rai, nel 1977, Caterina Bueno ha dato, in diretta la notizia che si sarebbe tenuta una manifestazione pacifica contraria alla costruzione della centrale termonucleare di Montalto di Castro. Questo ha determinato la sua esclusione dalla Tv nazionale fino agli anni 2000.
Ha continuato a esibirsi in Svizzera e in Francia, mentre in Italia veniva ospitata essenzialmente in circuiti alternativi e underground. La sua musica è stata il mezzo per agire il suo impegno politico e ambientalistico.
È stata protagonista di vari documentari come Caterina raccattacanzoni del 1967, Il tempo e la memoria del 1980 e Toscana – L’ora che volge al desio, trasmesso dalla RAI nel 1983.
Resta famosa la sua esibizione, nel 1995 quando, in un concerto di raccolta fondi, si è esibita insieme a Francesco De Gregori, Giovanna Marini, Mimmo Locasciulli, Claudio Lolli e Paolo Pietrangeli nel canto anarchico Nostra patria è il mondo intero.
Nel 1997 ha pubblicato il CD Canti di Maremma e d’anarchia, distribuito come supplemento del settimanale Avvenimenti.
Nel 2001 è uscito il suo CD Canzoni paradossali e storie popolari di dolente attualità, arricchito da una dedica di Antonio Tabucchi.
Negli anni 2000 mentre si esibiva a teatro, è stata ospite delle Lezioni di indisciplina ovvero La morte del denaro e Pensiero e gesto nell’arte e nell’economia, moderate da Philippe Daverio, alla  Sapienza di Roma e al Teatro Strehler di Milano.
Ha partecipato agli storici concerti Macchie di Rosso e Note di Rosso.
Nel 2005, ha ricevuto il riconoscimento Tradizioni ed oltre e suonato all’interno della Seconda Vetrina dell’Editoria Anarchica e Libertaria, si era impegnata a partecipare anche all’edizione successiva, ma i suoi compagni di viaggio hanno suonato anche per lei, che aveva lasciato la terra il 16 luglio 2007.
Nel 2006 il Comune di Firenze l’ha premiata col Fiorino d’oro, la massima onorificenza attribuita a personalità che rappresentano in maniera originale e significativa la cultura fiorentina e toscana in Italia e nel mondo e il Comune di San Marcello Pistoiese le ha conferito la cittadinanza onoraria.
Il suo ultimo concerto si è tenuto il primo settembre 2006 a San Giuliano Terme.
Caterina Bueno ha fatto la storia della musicale popolare italiana e ancora oggi viene ignorata dal grande pubblico.
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lamilanomagazine · 4 months
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Verona, Il Festival "InConTrARTI" nelle piazze e nelle vie del centro
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Verona, Il Festival "InConTrARTI" nelle piazze e nelle vie del centro Una grande festa degli artisti di strada, che per tutta la giornata di oggi  si esibiranno nelle vie e nelle piazze del centro cittadino. Si tratta del Festival InConTrArti che, nell'ambito della 29^ edizione della manifestazione 'La Grande Sfida International', a Verona, con la partecipazione di  musicisti internazionali, artisti e danzatori con diverse abilità provenienti da tante città italiane. Gli spettacoli itineranti sono iniziati  da via Mazzini  alle 10.45, per proseguire poi in piazza delle Erbe, via Capello, piazza Bra, piazza dei Signori e Cortile Mercato Vecchio. Fra i protagonisti il pianista-compositore internazionale Andrea Speri che si esibirà in Cortile Mercato Vecchio. Programma completo Dalle ore 10.45 alle 12.45 si sono svolti i seguenti eventi: in via Mazzini con i ballerini della compagni 'Le Ali Colorate Della Danza; in piazza delle Erbe danza, imitazioni musicali e pantomima con 'Crisalidi, Gruppo danza – La Grande Sfida – Progetto Speranza – Scutari, Albania'; in via Cappello davanti alla Biblioteca Civica e in piazza Bra i danzatori del gruppo 'Vivere La Danza – Mirko e Angelica'; in piazza dei Signori, musica rock/jazz con il gruppo 'B-Ru'S Blues Band'; in Cortile Mercato Vecchio, le splendide melodie del pianista Andrea Speri & Friends. Sono iniziati i seguenti eventi dalle ore 16:  in via Mazzini con canzoni popolari e arie liriche realizzate dal Coro Altrocanto; in piazza delle Erbe musica e danza con Tex Band con Caterina e Francesca – La Bottega dei talenti; in via Capello davanti alla Biblioteca Civica (dalle 16.15 alle 18.15) musicisti speciali di Cantare Suonando; in piazza Bra, dalle 16.30 alle 17.30, l'esibizione di IN.DA.CO ASD e davanti a Palazzo Barbieri, dalle 17.30 alle 19.45, cover band ON THE RIVER; in piazza dei Signori, dalle 16.30 alle 17.30, canzoni popolari con il Coro Do Re Mi Fa 21; in Cortile Mercato Vecchio, dalle 16 alle 17.30, improvvisazioni musicali con Massimo Rubulotta, Claudio Moro e Stefano Benini – e, dalle 17.30 alle 18.30, teatro burattino e danza con Anime Fragili.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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veronicacoelho · 5 months
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“Formatcio e carta di cotcina”
Portogallo. Percezione e sentimento di appartenenza.
Una via di mezzo tra una riflessione personale e uno spazio di "archiviazione" visivo e auditivo.
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| BIGLIETTO "NAVIGANTE" |
GENNAIO 2024 "Mi trovo in un momento piuttosto delicato della mia vita: un periodo di transizione, in cui una fase sta finendo e una nuova, sconosciuta, deve iniziare. Negli ultimi anni, per vari motivi, il mio futuro è stato proiettato in direzione del Portogallo, ed è stato allora che, con ancora più forza di prima, ho iniziato a pensare a che tipo di significato avesse per me questo Paese". "Perché mi attrae così tanto?".
Così, è nata la riflessione sul tipo di legame che mi unisce a questa terra, sulla percezione che ho avuto della stessa fin da bambina, e su come questa sia evoluta nel tempo.
| ORIGINE |
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Figlia di madre italiana e padre portoghese, sono nata nel nordest d'Italia e sono cresciuta in due case: una "italiana" e una "portoghese", con due culture e modi di pensare molto diversi, ma io ero prevalentemente italiana.
La casa "portoghese", tuttavia, ha iniziato gradualmente a stimolare il mio interesse per la lingua e per la sua cultura.
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SALAME DI CIOCCOLATO (2009)
[in portoghese] [in italiano]
Papà: “Veronica sta…” 
Veronica: “cucinando”
Papà: “mischiando il cioccolato. Facciamo il salame…”
Veronica: “di cioccolato”
Papà: “di cioccolato !”
Veronica: “facciamo una pallina?”
Papà: “una pallina di salame”
Veronica: “è molto appiccicoso. Come si dice in portoghese?”
Papà: “pegajoso”
Irene: “come si dice in italiano?”
Veronica: “appiccicoso"
Papà e Irene: "APPICCICOSO”
Veronica: “olha, uhhh, bleah! Sto mescolando cacchina di mucca …sì però sembra. Cacchina di mucca! Cocó de vaca!”
| IMPATTO |
Papà: “stiamo andando… in…a…dove?” Veronica: “aereooo” Papà: “aereo verso il? Veronica: “Portogallooo” “A LISBONA!!” Papà: “a casa dei…?” Veronica: “NONNI!” Papà: “con…?” Veronica: “IRENE!” Papà: “e..?” Veronica: “papà(?)” Papà: “e Veronica” Veronica: “eh anche tu però! Al gate 38”
Due settimane all'anno, soprattutto in estate, andavamo a trovare i nonni e i parenti portoghesi.  In questo modo venivo catapultata in un mondo completamente diverso che, tuttavia, mi attraeva immensamente. La lingua era diversa, il cibo aveva un sapore diverso (pieno d'aglio), le strade erano costruite e decorate in modo diverso. I paesaggi mi sembravano tropicali, il mare era un oceano ghiacciato. Anche gli odori, l'atmosfera e la gente erano un mondo a parte, tutto molto più multiculturale rispetto a quello a cui ero abituata.
| DOPPIA CULTURA= DOPPIA MUSICA- COELHINHA |
Sin da piccola la musica ha sempre rappresentato una parte importante della mia vita, sia come sfondo per vedere il mondo in modo diverso, sia come scusa per ballare. Ho avuto la fortuna di crescere non solo con la musica americana e inglese, ma anche con vari generi di musica italiana e portoghese (e con le "hit" estive italiane, spagnole e latinoamericane di "Hot summer", i dischi che si vendevano in cartoleria e che piacevano tanto alla mia nonna italiana).
Ecco una playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che la "Coelhinha" amava ascoltare:
| MEMORIE “CHIAVE” |
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Ciò che mi rimane dei miei ricordi d’infanzia e adolescenza del Portogallo sono tanti piccoli dettagli che, tuttavia, sono molto importanti per comprendere il legame che ho oggi con questo Paese:
Sono le ore passate sul divano, al riparo dal caldo torrido, a guardare Noddy, Ruca (Caillou) e poi a giocare a Lara Croft alla televisione e a guardare Domingão (programma televisivo di musica popolare portoghese abbastanza cringe) a un volume incredibilmente alto. 
Sono i gatti sul tetto (che infestano ancora il condominio) a cui davo da mangiare di nascosto.
Sono le feste popolari di Lavradio (frazione in cui abitano i miei nonni) che portavano alla bocca zucchero e grasso delle farturas (frittelle lunghe) e alle orecchie musica che faceva tremare i vetri delle finestre. 
Sono gli odori di concime e fichi e i suoni dei cani, delle galline e dei miei nonni che lavorano in giardino (che, ancora oggi, rimane uno dei miei luoghi preferiti per trovare un po' di pace e di contatto con la natura). 
È il defunto Tommy, il pincher bastardino che mi ha vista crescere e che io e i miei cugini tormentavamo tanto quando eravamo piccoli.
Sono le giornate di sole in spiaggia, piene di sabbia grossa, coraggio per entrare nell'acqua gelida dell’Oceano, dove mi deliziavo con panini, Ucal (marca di latte al cioccolato) e bolas de berlim (krapfen ripieni) sciolte e dove ho facevo infiniti sonnellini.
Sono i giochi bizzarri:
- sfilata di moda vestita da "principessa" di High School Musical - "spettacolo" di danza classica con scarpe da punta (che ovviamente non sapevo usare) e nastro viola da ginnastica ritmica - gara di nuoto e tuffi nella piscina della cugina Leonor - vestire Tommy con i vestiti delle bambole - rotolarsi sulle colline del giardino delle onde vicino all'Oceanario di Lisbona - gare di barchette di sughero improvvisate - fare il bagno nella piccola “cisterna” d’acqua dei nonni di Margarida
È lo spuntino di mezzanotte che sapeva di caffè con cicoria per gli adulti e latte caldo per i bambini (e dolci e biscotti per tutti, ovviamente).
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ATTACCO NOTTURNO AL FRIGORIFERO (2009)
Sono le ore in macchina con i Porto-Coelho, quando andavamo in viaggio alla scoperta delle varie zone del Portogallo e della sua cultura (durante le quali dovevo sopportare le urla della mia splendida cugina).
È mia cugina Margarida, la bambina che indossava sempre le crocs rosa e amava i glitter (ne è ancora ossessionata). È una persona che ho sempre ammirato e che ora più che mai ha un ruolo importante nella mia vita.
Sono Gino e Gina, le scimmie di peluche che sono fuggite per vivere il loro amore.
È la baba de camelo  (“bava di cammello”, dolce tipico).
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[Io e mia cugina Margarida, Gino e Gina (e la Manta), 2009].
| STUDIO 2000/MEMORIE INTERATTIVE - bonus |
Entrare nello studio della casa dei miei nonni e vai a caccia di ricordi. :)
| OSTACOLO - PORTA SEMIAPERTA |
Ero follemente innamorata di tutto ciò, ma all'epoca non sapevo dire “nemmeno una parola"...
Capivo abbastanza bene quello che le persone mi dicevano in portoghese quando, per esempio, i miei nonni scambiavano parole al mercato o con i vicini e mi presentavano a loro, quando Irene mi parlava, o quando iniziavo a conoscere gli amici di Margarida.
Capivo quasi sempre cosa stava succedendo, ma non avevo mai il coraggio di comunicare e avevo paura di sbagliare, così, per un certo verso, continuavo sempre ad essere la nipote straniera che non parlava la lingua, la figlia dell'ennesimo portoghese che era emigrato da giovane.
Sorridevo, annuivo e tutto finiva lì.
Il risultato era che, purtroppo, non riuscivo a sentirmi pienamente parte di questa cultura che, in un certo senso, mi apparteneva, però sembrava ancora così lontana...
Mi piaceva stare lì, ma non sapevo come comunicare, se non a gesti e con le poche frasi che conoscevo, come: "Vorrei un bicchiere d'acqua, per favore" (necessario quando ero piccola se stavo morendo di sete).
"Poesia per il vento"
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[Testo scritto in italiano tra il 2015 e il 2016. Traduzione fatta nel 2024].
| CANTIERE |
Nel 2017 ho iniziato a rendermi conto dell'importanza che davo al tempo trascorso lì.
Nel 2018 ho preso coraggio e ho deciso di fare il mio primo viaggio da sola in Portogallo.
Negli anni successivi sono tornata diverse volte, mai soddisfatta delle esperienze che facevo lì.
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[Io e mia cugina Margarida a Lisbona, 2021].
Lentamente ho iniziato a parlare, a conoscere meglio la mia famiglia portoghese, a creare un legame un po' più profondo (ho persino litigato con i miei nonni).
[Raccolta di fichi nell'orto dei nonni, 2023].
Ho iniziato a fare amicizia, ho conosciuto persone che mi hanno aiutata a esplorare il Portogallo con occhi diversi e a integrarmi nella cultura.
Cultura, della quale gli elementi più rilevanti per me (oltre al rispetto per le arti, l'integrazione delle tradizioni di vari popoli in nuovi progetti e idee e il concetto di "DIY") sono quelli più "colti" ed "elevati", quelli che hanno rappresentato un ponte per la mia integrazione negli ultimi anni, come:
bifana (panino ripieno di lonza di maiale) a tutte le ore
patate fritte e riso come accompagnamento base di ogni piatto
galão, pingado, garoto (tipi di caffè)
"bueda fixe" (modo giovanile per dire "molto figo")
"Chamem os amigos" (progetto che porta sullo stesso palco band locali vecchie e nuove)
folla interessante alle partite di calcio del FC Barreirense (club sportivo locale)
la routine che prevede: concerto e dj set nella Sala 6, mezz'ora di ballo al "DNA" (orrenda discoteca che non porta più questo nome da anni), colazione delle 6 al FC Barreirense
"Croissant misto prensado" (croissant con burro, prosciutto e formaggio, pressato nella tostiera)
“Não estavas capaz, não vinhas” ("Non eri all'altezza, non venivi").
indice sulla testa=devi fare un giro su te stesso
Concerto privato dei BRO-X (banda idiota locale)
pane tostato con marmellata di zucca e formaggio fuso della Portuguesa (bar locale) per curare il cattivo umore
concerti sempre e ovunque (benedizione)
Volantini di medium africani
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[persone belle e cose importanti della città di Barreiro, 2022-2024].
| DOPPIA CULTURA/DOPPIA MÚSICA- VRONKA - bonus |
Ecco un'enorme playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che "Vronka" ama ascoltare:
! CANTIERE !
APRILE 2024 "Questa terra che, da bambina, da adolescente e poi da adulta mi sembrava così lontana e irraggiungibile, è ora molto più vicina. A piccoli passi, sento di farne parte. Ora ho la doppia cittadinanza. Ora vivo in questo Paese. Sono felice".
"Ora ho un bel cantiere, un terreno umido e fertile. Sta già lentamente fiorendo. Tutto pronto per costruire nuove connessioni e nuovi progetti interessanti(purché siano fighi)."
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["Il mio bel cantiere", illustrazione animata fatta da Margarida Porto].
| A MINHA MANEIRA DE VER |
Associata a questa riflessione, ho creato una mini collezione intitolata "Il mio modo di vedere". Si tratta di foto scattate durante le mie vacanze in Portogallo che rappresentano un po' l'evoluzione, nel corso degli anni, della mia percezione del Paese e delle persone ad esso legate.
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Echi del Passato: Esplorando le Canzoni Antiche Italiane
Le canzoni antiche italiane rappresentano una finestra aperta su un passato ricco di emozioni, storie e tradizioni. Questi brani musicali intramontabili sono testimonianze del patrimonio culturale italiano e continuano a suscitare interesse e ammirazione anche nei giorni nostri. Attraverso melodie coinvolgenti e testi profondi, le canzoni antiche trasmettono emozioni universali che attraversano il tempo e le generazioni. Canzoni antiche italiane: varietà e storia La varietà delle canzoni antiche italiane spazia dalle ballate romantiche alle canzoni popolari, dalle serenate ai canti religiosi. Questa diversità riflette la complessità della società italiana, con le sue radici profonde nella storia e nella cultura. La musica è sempre stata una forma d'espressione che ha attraversato i confini sociali ed economici, raggiungendo l'animo delle persone in ogni angolo del paese. Caratteristiche Una delle caratteristiche più affascinanti delle canzoni antiche italiane è il loro legame con eventi storici e sociali. Molte di queste canzoni erano utilizzate come mezzi di comunicazione per condividere notizie importanti, esprimere sentimenti di protesta o celebrare momenti di gioia. Ad esempio, le canzoni legate alle lotte per l'indipendenza o alle difficoltà della vita contadina riflettono la storia di un'epoca e i suoi cambiamenti. Le canzoni antiche italiane spesso si distinguono per i loro testi poetici e lirici. Le parole sono accuratamente selezionate per evocare immagini vivide e sentimenti intensi. Queste canzoni hanno la capacità di creare una connessione emotiva tra chi le ascolta e le storie che raccontano. Sono veri e propri frammenti di vita catturati in versi, che ci permettono di immergerci nell'atmosfera di tempi passati. Un altro aspetto notevole delle canzoni antiche italiane è la loro trasmissione attraverso le generazioni. Questi brani sono stati tramandati oralmente, spesso da genitori a figli, o da musicisti di strada che li eseguivano per le folle. Questa tradizione orale ha contribuito a preservare le canzoni antiche nel corso dei secoli, permettendo loro di sopravvivere al passare del tempo e di influenzare la cultura musicale moderna. Regione che vai, musica che trovi Ogni regione d'Italia ha le sue canzoni tradizionali, ognuna con il suo stile e la sua storia. Dalla dolce melodia di una canzone d'amore napoletana al ritmo vivace di una tarantella pugliese, ogni brano offre uno spaccato unico delle tradizioni locali. Questa varietà è un riflesso della ricchezza culturale della nazione e dell'unità nella diversità. Le canzoni antiche italiane rappresentano un tesoro culturale che ci collega alle radici della nazione. Sono il ponte tra il passato e il presente, trasportandoci indietro nel tempo e rivelando gli aspetti più profondi dell'identità italiana. L'importanza di preservare e apprezzare queste canzoni non può essere sottovalutata, poiché ci aiutano a capire meglio la nostra storia e ci ricordano che le emozioni umane sono intrinsecamente legate alla musica. Read the full article
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Celentano, ecco perché rifiutai di cantare l'Italiano
“L’italiano”, una delle canzoni italiane più popolari al mondo, portata al successo dallo stesso autore, Toto Cutugno, nel 1983 al Festival di Sanremo,  doveva essere interpretata da Adriano Celentano, “ma lui si rifiutò”. A raccontarlo, è stato lo stesso Cutugno a “Che tempo che fa” su RaiTre nel 2018. Ora, il “Molleggiato”, nel giorno della scomparsa di Cutugno, in un post affidato ai social,…
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giancarlonicoli · 1 year
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22 ago 2023 17:20
È MORTO ALL’ETÀ DI 80 ANNI, APPENA COMPIUTI, TOTO CUTUGNO. IL CANTAUTORE SI È SPENTO OGGI POMERIGGIO ALL’OSPEDALE SAN RAFFAELE DI MILANO, DOVE ERA RICOVERATO. ERA MALATO DA TEMPO E NEGLI ULTIMI MESI LE SUE CONDIZIONI SI ERANO AGGRAVATE – VINSE UNA VOLTA SOLA SANREMO, NEL 1980, MA ARRIVÒ SECONDO PER CINQUE VOLTE - FAMOSISSIMO IN AMERICA E SOPRATTUTTO IN RUSSIA, AL PUNTO DA ESSERE INSERITO  DAGLI UCRAINI NELLA “LISTA NERA” DEGLI AMICI DI PUTIN – “NEI PAESI DELL’EST MI CHIAMANO MAESTRO. IN ITALIA MI DANNO DEL RUFFIANO. MI PIACEREBBE ESSERE RICONOSCIUTO PER QUELLO CHE SONO. NÉ UN MAESTRO NÉ RUFFIANO. SOLO UNO CHE FA IL SUO LAVORO CON GRANDE PASSIONE” - VIDEO
È MORTO TOTO CUTUGNO
(ANSA) - - È morto Toto Cutugno. A 80 anni appena compiuti a luglio il cantautore si è spento oggi intorno alle 16 all'ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverato. A dare la notizia all'ANSA è il suo manager Danilo Mancuso che spiega che, ''dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi''.
BIOGRAFIA DI TOTO CUTUGNO
Da www.cinquantamila.it – la storia raccontata da Giorgio Dell’Arti”
• (Salvatore) Fosdinovo (Massa Carrara) 7 luglio 1943. Cantante. 15 volte concorrente al Festival di Sanremo, ospite nel 2013 ha cantato con il Coro dell’Armata Rossa la sua canzone più famosa L’italiano (nell’86 premio come disco italiano più venduto al mondo negli ultimi cinque anni).
• Padre ottimo suonatore di tromba e sottufficiale di Marina d’origine siciliana, madre casalinga. «“Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente, e un partigiano come presidente”: era l’83, quella canzone sembrava fatta per vincere, invece il premio toccò a Tiziana Rivale. La giuria popolare del Totip e le vendite dei dischi nel mondo intero risarcirono solo in parte l’irato cantautore con la chitarra in mano.
Per 5 volte secondo a Sanremo (1984, 1987, 1988, 1989, 1990), Toto comunque una volta vinse: nell’80, con Solo noi, nell’edizione della rinascita del Festival, quella del “Wojtilaccio” di Benigni» (Ranieri Polese). Ultimi Sanremo: nel 2010 (Aeroplani) e nel 2008 (Un falco chiuso in gabbia) dove il suo litigio col critico del Corriere della Sera Mario Luzzatto Fegiz (l’aveva accusato di aver stonato) fu tra i pochi picchi d’ascolto.
«Dal 1978, intanto, Cutugno aveva cominciato a collaborare con la tv: Mike Bongiorno (1924-2009) gli chiede la sigla per Scommettiamo? (1976-1978); poi, con gli anni Ottanta, diviene una presenza costante in video: Domenica in, Piacere Raiuno, fino a I fatti vostri (da cui si congeda nel 2000).
Oggi, Toto è molto più famoso all’estero che a casa nostra:, nel 2002 per esempio un dj americano ha spopolato con il remix dell’Italiano; in Spagna, Francia, Germania i suoi album continuano a vendere. E ora piace moltissimo in Russia e dintorni» (Polese, cit.).
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Dagli stadi della Siberia alle sale del Cremlino, alle feste lussuose degli oligarchi, lo accolgono fan estasiati che lo elogiano come “il maestro melodico più grande di tutti i tempi” [Anna Zafesova, Sta 17/10/2013]. Nel 2007 ha un concerto in Kazakistan davanti a 84 mila spettatori, invitato dal presidente in persona.
«Nei Paesi dell’Est mi chiamano maestro quando maestro non sono. Sono un autodidatta, un selvaggio della musica. In Italia mi danno del ruffiano, quello che fa canzoni popolari giocando sui sentimenti. Anche questo non è giusto. Mi piacerebbe essere riconosciuto per quello che sono. Né un maestro né ruffiano. Solo uno che fa il suo lavoro con grande passione» [Giuseppe Fumagalli, Ogg 30/10/2013]. Nel 2011 i Paesi Baltici lo accolgono come «the italian musical legend» [Sam Logger, The Baltic Times 30/11/2011].
«Questo, in fondo, era il suo destino: già ai suoi esordi, nel 1975, il primo successo d’autore lo ottiene in Francia, dove Joe Dassin traduce una sua canzone nel bestseller L’été indien. Dalida, Johnny Hallyday, Sheila cantano suoi motivi; in Italia Cutugno scrive per Celentano, la Vanoni, Modugno, Leali. È l’unico italiano, dopo la Cinquetti, a vincere l’Eurofestival (Zagabria, 1990).
Eppure, da noi non gli si è mai perdonato il canto da italiano vero, la cifra nazional-popolare insistita ma sincera. Neppure il volume impressionante dei suoi incassi nel mondo ha fatto riconoscere il talento di questo artista perennemente non in linea con le nostre mode e tendenze. Peccato. Anche lui, un giorno, sarà riscoperto dall’industria del revival e da tardive infatuazioni snob (da Totò in poi è la regola)» (Polese, cit.).
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• Su L’Italiano: «Gli italiani sono cambiati e oggi aggiungerei un paio di strofe. La prima dedicata agli immigrati: “Buongiorno Italia di Italiani vari, che noi chiamiamo extracomunitari/che hanno la pelle di un altro colore/ma per bandiera hanno il tricolore”. La seconda: “Buongiorno Italia e il mutuo da pagare/e il dubbio amletico di chi votare/coi talent show illudi figli/e una tv foriera di sbadigli”. Direi che ci possono stare» [Fumagalli, cit.].
• Fama di uomo di destra (è stato ospite di manifestazioni di An e Azione giovani)
• Albano è l’uomo che ama di più al mondo dopo suo figlio. Fu lui a convincerlo a sottoporsi a un esame medico che evidenziò un tumore da cui poi guarì [Ogg 3/11/2010].
«Ho vissuto 4 mesi a letto a fare chemioterapia. Non ho mai mollato, mi sono aggrappato a tutto e ho trovato Dio, sono diventato più tollerante e più generoso» (a Gabriella Mancini).
• Sposato con Carla, conosciuta nel 1966 a Lignano Sabbiadoro: «Lei era in vacanza e io suonavo in un locale alla moda. Ormai stiamo insieme da una vita». Un figlio, Nico (avuto nel 1989 da un’altra donna quand’era già sposato).
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gabbiani-ipotetici · 2 years
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Giorgio Gaber was a man of many talents: an actor, composer, singer, playwright, with cutting, clever texts. He often satirized current events but was also capable of doing stuff like creating a song based on the experience of shampooing one's hair (and have it be relatable and make sense).
In this famous piece, Qualcuno era comunista (Someone was communist) he talks about widespread reasons why Italian people were communist in the past and current years (current being the early 90s). It's a spoken piece, the quality isn't great, my translation, as usual, is way less effective than the original, but I think it offers a very good perspective about why so many Italian people believed in this ideal, while also pointing out its many flaws. It's a bit long, but I think the ending absolutely hits the nail on the head. Look at his face while he's saying the last few lines, look at these emotions. That's the face of someone who truly believed in that dream.
(This song is also the origin of this Tumblr's name, for context)
Original text
No, non è vero io, non ho niente da rimproverarmi, voglio dire, non mi sembra di aver fatto delle cose gravi. La mia vita? Una vita normale, non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo. Non ho ammazzato nessuno figuriamoci. Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse, non mi sembra di avere delle colpe. Non ho fatto neanche l’assessore, per dire.
Aaah voi parlavate di prima… prima, prima mi sono comportato come tutti. Come mi vestivo? Mi vestivo… mi vestivo come ora. Magari non proprio come ora... sì, jeans maglione… l’eskimo. Perché? Non va bene? Ma era comodo. Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo, ma sì certo, anche canzoni popolari sì, Ciao bella ciao, devo parlare più forte? Sì Ciao bella ciao l’ho cantata, e anche l’Internazionale, però in coro eh.
Sì quello sì lo ammetto, ci sono andato sì. Li ho visti anch’io gli Intillimani. Però non ho pianto. Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia f… manifesti? Non ricordo… forse uno, piccolo... Che Guevara. Ma cos’è un processo questo qui? Noooo quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Forse una volta,  ma un pugnettino piccolo, proprio. Come? Se ero comunista? Mi piacciono le domande dirette eh. No no finalmente, perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente, e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte. Oooh, se ero comunista? Mah! In che senso? No voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà. .. la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista, perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche, lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “la storia è dalla nostra parte”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima, prima-prima, era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino, e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo, che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai, che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l'aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione, oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico, per il vangelo secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c'era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c'era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore partito socialista d'Europa.
Qualcuno era comunista perché lo stato peggio che da noi, solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani, incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica eccetera eccetera eccetera
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno. Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era... come più di sé stesso. Era come due persone in una. Da una parte, la personale fatica quotidiana, e dall'altra il senso di appartenenza a una razza, che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali, senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
Translation
My notes between []
[In the introduction, Gaber lists a series of stereotypes associated with Italian communists in the form of a fake dialogue: what they wore, listening to folk Resistance songs, raising the fist, etc.]
No, that’s not true, I have nothing to be ashamed of, I mean, I haven't done anything really bad. My life? A normal one, I never stole, not even at home as a kid. I never killed anyone, of course. I work, I have a family, I pay taxes, I don’t think I’m guilty of anything. Say, I’ve never been an assessor, even.
Aaah, you’re talking about the past... in the past, in the past I behaved like anyone else. What I wore? I wore… I wore what I wear now. Well, maybe not exactly the same… jeans, sweaters… an eskimo. [“eskimo” in Italian is synonym with parka, and in the 70s was strongly associated with young communists, especially students] Why? It’s not ok? Well, it was comfy! What songs I sang? Well, you want to know what I sang, of course I sang folk songs, Ciao bella ciao, I need to speak louder? Yes, I sang Ciao bella ciao, and The Internationale too, but in a group.
Yes, I admit it, I went. Yes, I saw the Inti-Illimani. But I didn’t cry! What? If I have pictures in my room? But of course I do, my parents’, my wife, my d… Posters? I don’t remember… maybe a small one.. Che Guevara. But, what’s this, a trial? Nooo, I didn’t do that, I never raised my fist, ever. Ok, maybe once, but it was a small one, really. What? Was I a communist? I like direct questions! No, no, finally, nowadays no one talks about it, but it’s right to make things clear, once and for all. Oh, if I was a communist? What do you mean?!, No, I mean…
Someone ["qualcuno" in this text could be translated as both someone/some people] was a communist because they were born in Emilia.
Someone was a communist because their grandpa, uncle, dad were… Not mom. [women were often underrepresented because of a strong societal pressure to conform to Christian values and roles, and also because many leftist groups were very quite misogynist]
Someone was a communist because they saw Russia as a promise, China as a poem, and Communism as Heaven on Earth.
Someone was a communist because they felt alone.
Someone was a communist because their upbringing was too much Catholic.
Someone was a communist because cinema required it, theatre required it, art required it, literature too, everyone required it. [a critique of how, especially during the 70s, art criticism/studies were almost a Communist monopoly so you had to “fit in” politically if you wanted to take part in them]
Someone was a communist because “history’s on our side!” He facepalms
Someone was a communist because they were told so.
Someone was a communist because they weren’t told everything. [aka, they wouldn’t have been, hat they known about communist regimes’ crimes]
Someone was a communist because earlier, waaay earlier, they were fascists.
Someone was a communist because they understood that Russia was slow, but would go a long way. [this piece is from a few years after the URSS collapse, so it's deliberately sarcastic]
Someone was a communist because Berlinguer was a good person. [Enrico Berlinguer probably was the most popular leader ever of the Italian Communist Party https://en.wikipedia.org/wiki/Enrico_Berlinguer ]
Someone was a communist because Andreotti wasn’t a good person. [Giulio Andreotti, politician, ex Prime Minister, famous for corruption and Cosa Nostra associations https://en.wikipedia.org/wiki/Giulio_Andreotti ]
Someone was a communist because they were rich, but they loooved the common folk.
Someone was a communist because they got drunk and got emotional at town festivals. [probably talking about Festa de l’Unità, where older folks tend to get drunk and reminisce]
Someone was a communist because they were so much of an atheist, they needed another God.
Someone was a communist because they were so fascinated by factory workers, they wanted to be one.
Someone was a communist because they were fed up with being a factory worker.
Someone was a communist because they wanted a raise.
Someone was a communist because we won’t have the revolution today, tomorrow… maybe, the day past tomorrow for sure!
Someone was a communist because “bourgeoises, proletariat, class struggle, fuuuck!” [here Gaber is parodying a kind of superficial intellectual approach to communist theory that’s way too common]
Someone was a communist because they wanted to anger their father
Someone was a communist because they watched exclusively Rai Tre. [one of the once more left leaning public TV channels]
Someone was a communist because it was trendy, someone because of ideals, someone because they were frustrated.
Someone was a communist because they wanted to nationalize everything.
Someone was a communist because hadn’t met any government employee [here Gaber criticizes the enormous Italian bureaucratic nightmare that is the world of government employment, rife with nepotism and people doing their best to work as little as possible]
Someone was a communist because they took dialectical materialism for the Lenin’s Gospel.
Someone was a communist because they were sure they had the working class behind them.
Someone was a communist because they were more communist than everyone else.
Someone was a communist because there was the great Communist Party.
Someone was a communist despite the great Communist Party.
Someone was a communist because there wasn’t anything better.
Someone was a communist because we had the worst socialist party in all of Europe.
Someone was a communist because the only state worse than ours is Uganda’s.
Someone was a communist because they were fed up after forty years of governments that were Christian Democratic, incompetent, and colluded with the mafia.
Someone was a communist because of Piazza Fontana, Brescia, Bologna railway station, Italicus, Ustica, etcetera etcetera etcetera [a list of domestic terrorist attacks and the Ustica massacre https://en.wikipedia.org/wiki/Itavia_Flight_870 I will have posts about them down the line]
Someone was a communist because to be against meant being communist.
Someone was a communist because they could no longer endure that dirty thing we call democracy.
Someone was a communist because they thought they were one, but maybe they were something else.
Someone was a communist because they dreamed of a freedom different from the American one.
Someone was a communist because they thought they could be free and happy only if everyone else was, too.
Someone was a communist because they needed a drive towards something new, because they were willing to change every day, because they felt a need for different morals.
Because maybe it was only energy, a flight, a dream. It was only a surge, a desire to change things, to change life for real.
Someone was a communist because, with this drive beside them, everyone was… more than themselves. Like two people in one. On one side, your personal daily struggle, on the other, the sense of belonging to a specie that wanted to take flight, to truly change life itself.
No, no regrets. Maybe even then many opened their wings without knowing how to fly, like some hypothetical seagulls.
And now? Even now, you feel like two people. On one side the fitting-in person that obsequiously walks across the bleakness of their everyday survival, and on the other that seagull, deprived even of the purpose of flight because the dream became numb.
Two miseries in one body.
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ddoppiadsstuff · 3 years
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Come posso amarti se faccio schifo a me stesso?
E dimmi come amarti se sei insieme a lui nel letto
Qua va tutto a puttane eppure va di male in peggio
Decidi se vuoi amarmi oppure spararmi nel petto.
;ancora sveglio
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gabbiadicarta · 6 years
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"Io ti voglio per sempre, no, non per un'ora, ma tu non ci sei: il ricordo che sfiora."
— Fasma; Giuro che
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mi-drogo-di-rap · 6 years
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“Prendimi a pugni il cuore se ritorno
Da te.”
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meozade · 6 years
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Nel tuo abbraccio ho trovato un riparo dove mi sto scaldando.
Chiara Galiazzo
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eli1497 · 6 years
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E le parole scivolano come sul vetro.
— Fedez
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[TRAD ITA] 220407 POST INSTAGRAM DI BELLAGIO LAS VEGAS:
“#BTS PERMISSION TO DANCE THE CITY – LAS VEGAS, sta facendo il suo debutto alle nostre Fontane con una esclusiva esibizione acquatica con le popolari canzoni Butter e Dynamite. Festeggiate questo indimenticabile fine settimana a Las Vegas con i BTS! #BTS_THE_CITY_LasVegas”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Rae)  
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Clementino si mette a nudo in una intervista esclusiva su Sbircia
La rivista Sbircia la Notizia Magazine, di cui il buon Massimiliano Orestano Junior Cristarella è direttore, ha pubblicato recentemente un'ulteriore serie di interviste ad importanti personaggi del mondo della musica e dello spettacolo. Il protagonista di oggi 14 Aprile è il prorompente rapper Napoletano, all’anagrafe Clemente Maccaro, in arte “Clementino”. Vi invitiamo a seguire il link per godervi l’intervista esclusiva a Clementino, in cui il cantante si è messo a nudo, parlando delle sue esperienze musicali e televisive. Clementino, il successo come coach a The Voice Senior In "The Voice Senior", il talent show di Rai1 condotto da Antonella Clerici, Clementino è presente dal momento della prima edizione, insieme a Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, creando sempre spettacolo sul palco e regalando momenti divertenti soprattutto con Gigi, anch’egli napoletano. https://www.youtube.com/watch?v=fxu-Uo9FKIU Quando gli viene chiesto come fa a mantenere sempre così tanta energia, Clementino risponde che quella è la sua natura, sia sul palco che nella vita di tutti i giorni. Aggiunge che il suo passato da animatore turistico, iniziato quando aveva solo 19 anni, lo ha aiutato a sviluppare la sua abilità di improvvisazione e a imparare a stare sul palco, nonostante avesse a disposizione solo limitate risorse, essendo parte di una piccola agenzia senza le dotazioni dei grandi tour operator. Clementino virale: il remix di Quevedo Bzrp “spacca” sui Social Clementino  ha recentemente creato un remix della canzone "Quevedo Bzrp" dedicato alla città di Napoli. Nel video, pubblicato sui suoi canali social personali, il cantante indossa la maglia azzurra della squadra di calcio partenopea e canta la cover, che è diventata virale su TikTok e Instagram. https://www.youtube.com/watch?v=lyV589wQ2FA Il testo della canzone ha riscosso un grande successo tra i fan, che hanno commentato con entusiasmo la cover e chiesto di renderla disponibile su Spotify, definendola la hit dell'estate. Personaggi noti della musica e dello spettacolo, tra cui Gigi D'Alessio e Matteo Paolillo, hanno commentato con goliardia il lavoro di Clementino. Anche i calciatori del Napoli, Giovanni Di Lorenzo e Matteo Politano, si sono accodati ai messaggi sui social, contribuendo ulteriormente a rendere il video del cantante virale. Il remix di Clementino ha ottenuto numerose visualizzazioni e sembra destinato a diventare una delle canzoni dell'estate 2023. L'hashtag #Napolinelcuore utilizzato dal cantante invita a ballare e ascoltare la canzone proprio sulla spiaggia di Napoli. Clementino, nu buono guaglione In questi giorni Il rapper ha fatto una visita a sorpresa all'Ospedale pediatrico Santobono di Napoli per esaudire il desiderio di una bambina ammalata, una sua fan appassionata ricoverata da tempo. La Fondazione Santobono Pausilipon ha pubblicato le foto dell'incontro su Facebook, commentando l'evento come un "incontro speciale". La Fondazione ha anche ringraziato il cantante per la gioia e l'allegria che ha portato tra le corsie dell'ospedale. Non è la prima volta che Clementino visita l'ospedale per incontrare i bambini ammalati. Lo scorso anno aveva già fatto una visita simile e a luglio si era presentato a sorpresa in corsia con Achille Lauro. L'iniziativa dei due cantanti italiani è stata molto apprezzata dai piccoli degenti, che si sono divertiti a trascorrere del tempo diverso dal solito, tra giochi e canzoni delle due popolari star italiane. Insieme a loro c'erano anche i musicoterapisti dell'ospedale, che hanno suonato il pianoforte e le percussioni, creando un'atmosfera musicale e coinvolgente. I genitori dei bambini e il personale sanitario hanno seguito e applaudito l'iniziativa organizzata dall'ospedale. Clementino in concerto: domenica 16 luglio a Benevento La prevendita dei biglietti per il concerto di Clementino, in programma domenica 16 luglio alle 21.00 in Piazza Risorgimento di Benevento, è stata aperta a inizio Aprile. Il prezzo del biglietto è fissato a 14,00€ + diritti di prevendita e la capienza massima della piazza è di circa 5000 persone. Il concerto di Clementino segna la conclusione dell'evento Benevento Sport Village-Exclusive Caruso, che avrà luogo nella stessa piazza dal 7 al 12 luglio. I biglietti sono disponibili per l'acquisto sulla piattaforma i-ticket. Read the full article
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istanbulperitaliani · 4 years
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I legami tra la Turchia e l’Italia.
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Una faccia una razza é un vecchio detto popolare che é stato usato anche nel film - premio Oscar - Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991) per indicare le radici in comune che intercorrono tra i popoli del Mar Mediteranneo.
E’ naturale quindi che tra la Turchia, in questo caso tra la millenaria storia di Istanbul, e molte delle realtà presenti oggi in Italia esistono dei profondi legami.
Iniziamo questo viaggio segnalandovi le numerose chiese di rito bizantino localizzabili soprattutto nell‘Italia meridionale e che risalgono all’epoca in cui questi territori appartenevano all’Impero Bizantino.
Tra le tantissime chiese vi segnalo la graziosa Cattolica di Stilo (foto in alto) in Calabria che faceva parte di un complesso di oltre 300 monasteri bizantini situati tra Stilo e la provincia di Catanzaro.
A partire dal VI secolo i monaci di San Basilio provenienti dall’odierna Turchia e che aumentarono di numero con il tempo, costruirono numerosi edifici religiosi e tra questi l’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, in provincia di Roma, fondata nel 1004 cinquanta anni prima dello Scisma tra cattolici e ortodossi.
Naturalmente anche i capolavori dei mosaici bizantini presenti nell’antica Basilica di San Vitale a Ravenna meritano assolutamente una vostra visita, ricordandovi che questo edificio venne costruito sul modello della Chiesa dei santi Sergio e Bacco oggi la moschea della Piccola Santa Sofia ad Istanbul.
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L’antico flusso migratorio che vi ho accennato prima e proveniente dall’attuale Turchia, non riguardava solo gli ecclesiastici ma anche la popolazione civile che in molti casi é riuscita a mantenere intatte fino ai giorni nostri le proprie peculiarità etniche, linguistiche, culturali e religiose.
Nelle comunità ellenofona in provincia di Reggio Calabria (Bagaladi, Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Staiti) e in Puglia in provincia di Lecce (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollinodove) si parla un dialetto simile al greco detto grecanico, e alcune di esse hanno ricevuto qualche anno fa, visto che adottano il rito cristiano-ortodosso, la visita di Sua Santità l’Arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma e Patriarca Ecumenico Bartolomeo.
Alla comunità ellenofona dobbiamo aggiungere anche quelle arbereshe (arbëreshë) che discendono dagli albanesi che si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII sec. al seguito della caduta dell’Impero Bizantino (1453) e dell’avanzata dell’Impero Ottomano nei balcani.
Questa comunità appresenta una delle più importanti minoranze etno-linguistiche italiane. La più grande si trova a Piana degli Albanesi in provincia di Palermo in Sicilia.
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Foto realizzata da Manfredi Caracausi durante le celebrazioni pasquali con abiti tradizionali albanesi.
E a proposito della Sicilia dobbiamo citare il Duomo di Monreale, altro esempio di arte bizantina in Italia.
Vi invito a visitare i Comuni ellenofoni e i Comuni dell’Arberia durante i loro eventi tradizionali se volete assaporare il fascino di una storia antica che in qualche modo é partita da dove vi scrivo.
Proseguo con il citarvi la quadriga in bronzo sulla Chiesa di San Marco a Venezia che proviene dall’antico Ippodromo di Costantinopoli; la stessa chiesa di San Marco é identica a quella dei Santi Apostoli di Costantinopoli e il tesoro di San Marco ospita preziosi provenienti dall’antica capitale bizantina. Come non dimenticare il gruppo scultoreo dei tetrarchi un tempo a Costantinopoli e trafugato durante la Quarta Crociata del 1204. Oggi un piccolo pezzo é esposto nel museo archeologico di Istanbul.
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La Turchia é la culla del cristianesimo
La Turchia ha ospitato le prime comunità cristiane (Tarso, Laodicea, Pergamo, Efeso, Antiochia per citarne qualcuna), vicino alle rovine di Efeso si trova “la casa di Maria” il luogo dove la madre del Cristo ha vissuto fino alla sua morte; l’Io credo che i cristiani professano durante la messa é nato dai concili di Nicea (Iznik) e di Costantinopoli (Istanbul); il quarto concilio, quello che definisce la natura umana e divina di Cristo, si svolse a Kadıköy (quartiere asiatico di Istanbul) dove sorge la Chiesa di Santa Eufemia.
Le tante reliquie dei santi che oggi vengono venerate in Italia e in Europa un tempo erano custodite nelle chiese di Istanbul, moltissime trafugate durante il saccheggio di Costantinopoli della Quarta Crociata del 1204. Tra le tante ricordiamo le reliquie di Sant’Andrea - il patrono del Patriarcato di Costantinopoli - che si trovano nel magnifico Duomo di Amalfi, città dove il primo settembre si festeggia, con una bella rievocazione storica, il capodanno bizantino!
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Ma non esistono eventi festivi legati alla gloriosa epoca bizantina. Una particolare festa si svolge a Moena, in Trentino, dove c’é il rione Turchia e la gente indossa costumi ottomani in una sorta di Carnevale in stile turco; nelle rievocazioni storiche di Tollo e di Villamagna i protagonisti sono sempre dei turchi. Un uomo vestito con turbante e scimitarra interpreta “il turco” nella Festa dei Gigli di Nola.
Ad Istanbul ho trovato in una chiesa armena un simbolo quaresimale cristiano che serve a scandire i giorni fino a Pasqua simile alle bambole quaresimali usate nelle regioni del sud Italia.
Sapete che il significato di “mettere le corna” viene dalle imprese poco onorevoli dell’imperatore bizantino Andronico I?
Citiamo anche il razzismo o meglio l’Anti-turchismo o la Turcofobia, emblematica la frase “mamma li turchi” risalenti alle incursioni dei pirati turchi sulle coste italiane che hanno ispirato canzoni, poesie, detti popolari, dato nomi a luoghi geografici come la “scala dei turchi” in Sicilia o che sono all’origine di curiosi episodi, come quello della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di Agropoli (Salerno), costruita dopo il rinvenimento in mare della statua della Madonna che i pirati turchi avevano trafugato, per poi abbandonarlo lungo il tragitto verso Costantinopoli: l’odierna Istanbul. Sempre in Sicilia abbiamo la Testa di turco di Scicli: è un bignè, grande almeno il triplo di un bignè normale, ripieno di crema o di ricotta. Il dolce nasce nella città di Scicli, nel Ragusano. Le teste di turco sono legate all’antica vittoria dei siciliani sui saraceni nel 1091 ad opera di Ruggero d’Altavilla. La sua forma ricorda un Turbante. Tutto é collegabile all’uso, a partire dal 1500, nella lingua italiana del termine “turco” per indicare qualcosa proveniente da un paese lontano come il “granoturco”.  
“La Turchia non é mai stata Europa storicamente”. Strano. E pensare che Costantinopoli dal 330 d.C. é stata la capitale dell’Impero Romano. La stessa città venne ribatezzata da Costantino come Nuova Roma!
Nota: I lettori più attenti noteranno sicuramente alcune omissioni ma l’argomento é talmente vasto da inserire in un semplice post di un blog che vi invito a svolgere degli ulteriori approfondimenti e, se volete, anche a segnalarmeli. In ogni caso continuo ad aggiornarlo.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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