#Cale Wasserman
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doomandgloomfromthetomb · 4 years ago
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Lou Reed - NHK Hall, Tokyo, Japan, August 2, 1990
Summer is winding down, but the Summer of Lou is endless! We’ve only just made it to the 1990s ... At this point, your Uncle Lou is bringing the New York era to a close with a brief Japanese tour. But there’s one big difference! The drummer for these shows is Lou’s old pal Maureen Tucker. Moe! Does Lou take the opportunity of having the legendary VU drummer back on board to break out some deep VU cuts? He does not! In fact, the only Velvets number here is “Sweet Jane,” a tune Moe didn’t even play on back in the Loaded days. Whatevs, it’s cool to hear Tucker add her primitive thump to the New York songs — she’s especially good on “There Is No Time,” with Lou adding a few fuzzy/fiery solos.  
Reed does sound a little bit less laser-focused than in the 1989 tape we listened to last week. He may have been getting a little bored with New York, occasionally stumbling over lines, trying to find new ways into the songs. But overall, the Tokyo show is very cool. “Street Hassle” gets another interesting remake, and “Xmas in February” climbs to a passionate plateau. There’s also a rare rendition of Songs For Drella’s “Nobody But You,” Rob Wasserman supplying a nice bass pulse. 
Speaking of Drella, Lou also brought that collab to a close a week later in Japan, teaming up with John Cale for a few shows. Here’s a beautiful encore version of “Pale Blue Eyes,” with Cale taking the lead — just gorgeous. Of course, Lou wasn’t quite done with Moe or John in the 1990s ... Stay tuned! 
Lou Says (1990): I’m a genuinely nice guy, I really am. But I think I’m temperamental, and I’m talking about me, today. I think I have a pretty good handle on it. But sometimes temperamental can be misconstrued as being difficult. I’ve certainly been really difficult in the past but that’s because I was beset, and I didn’t have it together. It’s a different story now, of course, I’m older. Supposedly when you get older you get something from all of it before — or you drop dead and that’s the end of it. I think I know about certain things better than people and I’ll fight for it. And I don’t think that’s being difficult, I mean, it sounds tacky, but it’s like being true to your vision. 
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soccerstl · 5 years ago
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Cale Wasserman Era Opens For SIUE Cougars
The Cale Wasserman Era Opens For @SIUEmensSoccer as they host @TulsaMsoccer
The Cale Wasserman Era Opens for the SIUE Cougars as they hosted the Tulsa Golden Hurricane Friday evening at Ralph Korte Stadium. In front of a lively crowd of over 2000 students enjoying their first week on campus, the Cougars finished in a 1-1 draw with Tulsa. The visitors scored first as Alenjandro Chavez (Broken Arrow) finished from the left side of the six yard box after being sent in by…
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diceriadelluntore · 7 years ago
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Durante i concerti dell’ultima parte della sua carriera, imbracciando la sua fedele Fender, partiva con il riff leggendario di Sweet Jane e spiegava, con molta autoironia, la sua teoria dei tre accordi con cui ha costruito la sua carriera. Lou Reed è stato una delle figure più grandi della storia della musica rock degli ultimi 40 anni. Lewis Allan Lou Reed nasce a Brooklyn nel 1942. Si trasferisce a Long Island e frequenta buone scuole. Durante il liceo  inizia a conoscere la musica pop, ma un primo, decisivo, episodio gli segna la vita: per una diagnosi psicologica di bisessualità, Lou viene sottoposto a diverse sedute di elettroshock, segnandolo per sempre (ne racconta con struggente forza in Kill Your Sons, da Sally Can’t Dance, 1974). Si iscrive alla Syracuse University dove ha un primo incontro fondamentale: suo professore di scrittura creativa è Delmore Schwartz ( a cui dedicherà la leggendaria European Son nel primo album dei Velvet Underground del 1967) che lo incita a cercare forza e letteratura anche nei testi più immediati, come i testi delle canzoni. Reed si laurea nel 1964, dopo aver condotto per anni all’Università una trasmissione radiofonica, Excursions On A Wobbly Railm dal titolo di una composizione del jazzista Cecil Taylor. Della sua fondamentale esperienza con i Velvet Undeground si sa tantissimo, meno della sua esperienza da solista. Amareggiato e tossico, nel 1970 va a Londra, dove svogliato e triste registra un anonimo album omonimo, Lou Reed, che sembra il tramonto di un mito. Ma David Bowie e Mick Ronson, che fanno di tutto per lavorare per lui, sono gli artefici della rinascita, che ha il volto, sfocato e incredibile, di Transformer (1972), album leggenda che lo proietta a re del glam raccontando dei bizzarri personaggi che frequentavano la Factory di Andy Warhol. Nel 1973, il lato oscuro e nevrotico della questione: Berlin è un concept album suggestivo e immortale, una discesa agli inferi insieme ai fiati dei fratelli Brecker, Jack Bruce, Dick Wagner e tanti altri. Nel 1974 altra svolta: Rock’n’Roll Animal è uno dei più grandi live di ogni tempo. Reed prende le canzoni del periodo Velvet e le riveste della forza brutale dell’hard rock, con versioni definitive di Sweet Jane e Rock’n’Roll. Dopo il mezzo passo falso di Sally Can’t Dance, nel 1975 il suo disco più criticato: Metal Machine Music passa dall’essere il capostipite del noise rock, ad una pagliacciata fino ad una clamorosa scelta stilistica per finire il contratto con la RCA, Nel 1976 esce uno dei suoi album più intimi e belli, Coney Island Baby, dominato da una malinconia di fondo che culmina nel brano conclusivo, Coney Island Baby, dedicato a Rachel, il misterioso e affascinante transessuale con cui ha una relazione. Rock And Roll Heart (1976) e il bellissimo Street Hassle  (1978) segnano il passaggio di casa discografica e la fine di un decennio irripetibile. Non così gli anni ‘80. con Reed bloccato su poche idee, qualche live buono, ma niente di significativo. Quando però unisce musicisti eccezionali (Fred Maher alla batteria, Mike Rathke alla chitarra e il grande Rob Wasserman al basso e contrabasso) decide di scrivere un disco sulla sua città. New York esce nel 1989 ed è puro stile Reed: musica semplice e travolgente e testi sopraffini, piccole storie per raccontare quel lato oscuro, indifeso ma così umano tanto caro a Reed. Romeo Had Juliette è una trasposizione contemporanea del tema shakespiriano tra un portoricano e una irlandese. Halloween Parade è la canzone della festa e rimanda alle filastrocche di Transformer, in Last Great American Whale e Dime Store Mystery, tenebrosa, alla batteria c’è Moe Tucker, la batterista dei Velvet Underground. There Is No Time è rock come se fosse stata in Rock’n’Roll Animal, come la bella Strawman e le classiche ballate come Beginning of a Great Adventure e Endless Circle. ma la canzone simbolo, una delle più belle mai scritte da Reed, è Dirty Blvd. una mini novella sulla vita dei bassifondi che dice più di certi studi sociologici al riguardo, e che va addirittura al numero 1 della classifica Billboard. È la rinascita di un mito: con John Cale scrive un capolavoro, Songs For Drella (1990) in omaggio a Andy Warhol; canterà collegato via satellite con Bono degli U2 durante lo Zoo Tv Tour Satellite Of Love; riunisce i Velvet Underground, e  inizierà con nuovo slancio tutta una serie di esperimenti musicali, tra teatro, collaborazioni eccellenti (con i Metallica, The Raven come opera teatrale) e ha pure il tempo di scovare un cantante che sembra nato da una delle sue canzoni, Antony Hegarty, cantante transgender dalla voce portentosa. Se ne va per un cancro al fegato, ma avendo segnato la cultura musicale come pochissimi. Lester Bangs scrisse:  Lou Reed è la persona che ha dato dignità, poesia e una sfumatura di rock'n'roll all'eroina, alle anfe, all'omosessualità, al sadomasochismo, all'omicidio, alla misoginia, all'imbranataggine e al suicidio.
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