#Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese
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belle-et-inspirante · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese
Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia.
Degustazione
A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato.
Abbinamento cibo vino
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
Centri di produzione
Il più importante centro di produzione è il territorio del comune di Canneto Pavese (provincia di Pavia).
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mantruffles · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia.
Degustazione
A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato.
Abbinamento cibo vino
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
Centri di produzione
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blissful-moontrip · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia.
Degustazione
A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato.
Abbinamento cibo vino
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
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danni-phantom · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino. Uve di produzione È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%). Il colore rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo. L’odore è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola. Il sapore è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento. La gradazione alcolica è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°. Invecchiamento I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia. Degustazione A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato. Abbinamento cibo vino Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi. Ecco alcuni esempi di abbinamenti: Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie. Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo. Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino. Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi. Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura. Centri di produzione Il più importante centro di produzione è il territorio del comune di Canneto Pavese (provincia di Pavia).
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captainvegas · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino.
Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia.
Degustazione
A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato.
Abbinamento cibo vino
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
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laughing-at-nothing · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino. Uve di produzione È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%). Il colore rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo. L’odore è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola. Il sapore è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento. La gradazione alcolica è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°. Invecchiamento I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia. Degustazione A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato. Abbinamento cibo vino Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi. Ecco alcuni esempi di abbinamenti: Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie. Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo. Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino. Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi. Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura. Centri di produzione Il più importante centro di produzione è il territorio del comune di Canneto Pavese (provincia di Pavia).
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mimwashere · 2 years ago
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Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è il nome di un vino rosso DOC prodotto nell’Oltrepò Pavese, una zona vitivinicola situata nella Lombardia meridionale, a sud di Pavia. “Buttafuoco” deriva dal dialetto locale e significa “colpo di fuoco”, un riferimento alla forza e all’intensità del vino. Uve di produzione È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%). Il colore rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo. L’odore è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola. Il sapore è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento. La gradazione alcolica è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°. Invecchiamento I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia. Degustazione A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato. Abbinamento cibo vino Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi. Ecco alcuni esempi di abbinamenti: Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie. Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo. Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino. Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi. Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura. Centri di produzione Il più importante centro di produzione è il territorio del comune di Canneto Pavese (provincia di Pavia).
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Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
I produttori sostengono che sia ottimo raggiunti i 3-4 anni di bottiglia, dopo 2 di sosta in botte.  Questo vino sopporta agevolmente 8 ed anche più anni di bottiglia.
Degustazione
A temperatura ambiente (20 °C), e ne versai un dito in un bicchiere: nulla, assolutamente nulla era cambiato nel suo ancor integro corpo alla distanza di undici anni; anzi, vorrei dire che l’età quasi senatoriale lo aveva nobilitato.
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Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
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joaomurakami · 2 years ago
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Uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva del vitigno Barbera (50%) con uve dei vitigni Creatina (15%), Vespolina (15%), Uva Rara (15%), Tintora (detta anche Fogarina) (5%).
Il colore
rosso rubino molto intenso da giovane, tende ad assumere riflessi granata dopo qualche anno di invecchiamento. La sola differenza consisteva nel colore che, da rosso rubino, si era trasformato in un mattone lucente per l’invecchiamento di maggior tempo.
L’odore
è prevalentemente vinoso, caratteristico e ricorda talvolta quello della violetta mammola. Con il maggior invecchiamento perde la prevalenza di vinoso e accentua il bouquet di violetta mammola.
Il sapore
è asciutto, di buon corpo, caldo e con una leggera vena di asprigno che và attenuandosi in fase di invecchiamento.
La gradazione alcolica
è abbastanza elevata: in annate normali supera i 12°; in quelle ottime può raggiungere i 13-13,5°.
Invecchiamento
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Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese è un vino rosso strutturato e complesso, con un buon grado di acidità e tannini presenti ma ben integrati. Queste caratteristiche lo rendono un’ottima scelta per accompagnare piatti di carne, sia bianca che rossa, e piatti saporiti a base di formaggi.
Ecco alcuni esempi di abbinamenti:
Arrosti di carne: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza corpo e tannini da abbinarsi bene a un arrosto di manzo o di maiale, magari condito con erbe aromatiche o spezie.
Cacciagione: questo vino si sposa bene con la cacciagione, come ad esempio un brasato di cervo o di capriolo.
Formaggi stagionati: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese ha abbastanza struttura da abbinarsi ai formaggi stagionati, come il Parmigiano Reggiano o il Pecorino.
Piatti di pasta con sughi robusti: questo vino si presta bene ad accompagnare piatti di pasta conditi con sughi saporiti a base di carne o di funghi.
Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese si abbina bene a piatti saporiti e decisi, in cui il vino possa esprimere tutta la sua complessità e struttura.
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italiaatavola · 5 years ago
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Lino, il ristorante di Pavia che mette il territorio nel piatto
Oggi è il ristorante di tendenza di Pavia. Si trova dove prima sorgeva una storica libreria della città, punto di riferimento per gli studenti dell’Ateneo pavese. Un locale di tendenza e che non si accontenta, in quanto è pronto a fare un ulteriore salto di qualità che potrebbe far tornare a Pavia la brillante stella Michelin. Affacciato sulla piazza del Lino, un tempo punto d’incontro per agricoltori e commercianti Pavesi, il Ristorante Lino si propone ancora oggi come un luogo in grado di unire la cultura e i frutti del territorio e la storicità antica della città di Pavia. La cucina, seguita da Andrea Ribaldone e guidata ad arte da Federico Sgorbini e dal pastry chef Gabriele Tangari, si propone di recuperare tutti quei prodotti che rappresentano al meglio il pavese, con uno sguardo nuovo e fresco alla ricerca di stagionalità, sapori e accostamenti nuovi.
Sale luminose, ampie vetrate, un ambiente d’ispirazione déco e un’atmosfera confortevole ed elegante, che si estende fino all’esterno con il dehor nella piazza da cui il Ristorante prende il nome, come vero e proprio omaggio alla città. «Stiamo puntando molto sulla territorialità rivista in piatti gastronomici - spiega Ribaldone - Riteniamo che coinvolgere il territorio nella cucina rappresenta un ottimo biglietto da visita per chi ci viene a trovare. Un omaggio al territorio che ci ospita. Una cucina che coinvolge cuore e pancia, intesa come emozione. Stessa cosa vale per la carta dei vini che contempla una variegata selezione di prestigiose etichette dell’Oltrepò Pavese, zona purtroppo poco conosciuta ma che regala importanti sorprese nel bicchiere».
Per l’occasione è stato presentato il menù estivo del Lino, una selezione di piatti che non dimenticano la territorialità mixata ad una cucina più gastronomica. Il giusto connubio capace di emozionare ed entusiasmare i palati per la precisione nella gestione dei prodotti, per la qualità degli stessi e per la capacità di coniugare sapori tante volte agli antipodi come la maionese di ostriche con la bavetta di manzo. Un locale che guarda avanti non solo nell’elaborazione del piatto ma anche sotto altri aspetti.
«A breve partiranno degli importanti lavori che porteranno il Lino ad essere un locale a 360 gradi, dinamico, capace di dare una scossa positiva, ce lo auguriamo, al mondo della ristoranzione pavese - dice ancora Ribaldone - Al ristorante gourmet si affiancheranno un bistrot, poi un’altra ala che considero più ibrida per le colazioni e la degustazione della pizza ed, infine, una cantina accostata ad un’area dedicata agli assaggi dei dessert. Un passo in avanti non da poco che speriamo ci possa regalare delle soddisfazioni. Noi ci crediamo».La brigata e il menu sono frutto del percorso di consulenza dello chef stellato Andrea Ribaldone che, insieme al resident chef Federico Sgorbini e al Restaurant Manager Fabrizio Ciccarello coordinano il ristorante. In cucina a sposarsi sono due spiriti diversi ma congruenti: quello affermato di Ribaldone che ripercorre i piatti della tradizione, filtrati attraverso l’immaginazione dello chef per dare vita a versioni nuove e rigenerate. Parole d’ordine: materia prima, genuino e territorio. Un menu studiato in collaborazione con il resident chef Federico Sgorbini. Tutto questo lo si è ritrovato nel menù proposto per la degustazione. A comunicare dalla primavera vegetale, gelato alla cipolla rossa di Breme. «Prodotti semplici, ben coniugati - come spiega Sgorbini - Il piatto è il frutto di una scelta meticolosa delle verdure». Ad entusiasmare il palato è stato l’uovo della Valle Staffora, bianco e nero di seppia. Il nero del primo impatto viene completamente stravolto dall’apertura dell’uovo, il gusto è pieno e bilanciato. Cosa non semplice perché sono stati associati due prodotti completamente distanti come un uovo (rigorosamente di pollaio come spiegato dallo chef Sgorbini) ad un prodotto di mare come le seppie. In accostamento un must dell’Oltrepò pavese, ovvero il Metodo Classico rosé dell’azienda agricola Monsupello, personalità fresca ed elegante, ricca di vivaci note fruttate e floreali, prodotto con Metodo Classico e affinato per 18 mesi sui lieviti. A seguire gnocchi di ricotta, melanzane e pomodoro, si tratta di un piatto leggero, dai sapori equilibrati. In accostamento è stato servito un Riesling oltrepadano dell’azienda La Piotta, prodotto dal profumo intenso e ampio, caratteristico di questo vitigno internazionale. Ha una buona persistenza. Sicuramente a catalizzare l’attenzione in tavola è stata la bavetta di manzo, ostriche e alghe. Sapori decisi, quelli di questo piatto così innovativo che ha saputo mixare due prodotti completamente antitetici. L’accostamento della maionese di ostriche al manzo si vede che è stato calibrato nei minimi particolari in quanto la prima non risultava stucchevole e ben accompagnava la bavetta. Al palato sembra un accostamento quasi naturale. Nel bicchiere è stato servito il Buttafuoco Storico della cantina Giorgi di Canneto Pavese. Si tratta di un vino strutturato, con buona alcolicità e con profumi intensi. Quelli classici di questo vino che prende forma sulle colline sopra Stradella. A chiudere il dolce “Di Voghera? E che zuppa!”, una torta Paradiso imbevuta di caffè con disco di cioccolato accostata al passito Noblerot della cantina Montelio. A ripulire il palato ci ha pensato il Meccano, cocktail ideato dal bartender Luigi Barberis con Bourbon, St.German e spruzzo grintoso di soda di limone. Gusto deciso e torbato ma piacevole. Un fine pasto complesso. Un piacevole menù che ha espresso qualità, ricerca della materia prima e territorialità. Tre qualità tante volte osannate dagli chef, ma il più delle volte non rispettate. Qui ci sono. Successo e gran classe in cucina, questa è la carta d’identità dello chef Andrea Ribaldone. Classe 1971, nasce a Milano anche se è il Piemonte a chiamare “casa”. Fin da bambino è amante della buona cucina, sono mamma e nonno infatti a metterlo sulla strada dei migliori ristoranti, fino al 2003 quando al ristorante La Fermata ottiene la prima stella Michelin. Uno chef con un grande spirito da imprenditore che nel 2012, senza abbandonare la passione viscerale per il cibo, fonda Arco srl, una società di consulenza e formazione, ricerca e valorizzazione, una fusione di collaboratori che coordinati da Ribaldone mettono a frutto la sua stessa esperienza al fine di migliorare la conoscenza del cibo italiano. Nel frattempo non si ferma e nel 2015 ottiene la stella nel suo ristorante I Due Buoi di Alessandria, aperto da poco più di un anno. Durante Expo coordina oltre 100 chef alla guida del Temporary Restaurant Identità Expo confermandosi ancora una volta “Chef Manager”. Nel 2016 inizia la sua collaborazione anche in Puglia dove coordina, insieme a Domenico Schingaro, i sei ristoranti di Borgo Egnazia e, a marzo 2017, lascia Alessandria per aprire Osteria Arborina nella frazione Annunziata di La Morra, nelle Langhe, ottenendo in breve tempo la Stella Michelin. Da settembre 2018 cura l’intera ristorazione di Identità Golose Milano, il primo hub internazionale della gastronomia in via Romagnosi 3. Un personaggio dinamico e carismatico che ha scommesso su Lino, dando una scossa positiva al ristorante portavoce del territorio Pavese.Per informazioni: www.ristorantelino.com
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jucks72 · 7 years ago
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Guida ViniPlus, eccellenze lombarde 124 etichette con 4 Rose Camune
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Guida ViniPlus, eccellenze lombarde 124 etichette con 4 Rose Camune
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È stata presentata a Milano la Guida Viniplus 2018, che raccoglie le eccellenze vinicole della Lombardia: 233 in totale le cantine recensite da Ais Lombardia, delle quali ognuna poteva proporre un massimo di 4 campioni.
I sommelier incaricati di dare giudizio hanno come sempre seguito la metodologia “brevettata” Ais, premiando in tutto 124 vini con le Rose Camune, dei quali 50 si sono aggiudicati i riconoscimenti speciali di Rose Oro.
Le quattro Rose Camune rappresentano il punteggio più alto, mentre la Rosa Oro vuole rappresentare una segnalazione particolari per alcuni vini e aziende, tenendo conto della coerenza produttiva, specie se orientata alla valorizzazione del vitigno, della zona di produzione e tipologia del vino.
La Guida ViniPlus 2018 ha ricevuto il contributo di Regione Lombardia e accoglie nelle sue pagine introduttive i saluti e le prefazioni del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, del vicepresidente Fabrizio Sala e dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava. L’obiettivo è sempre uno: valorizzare la qualità dei prodotti agroalimentari e lombardi, tutelando le loro singole specificità.
Roberto Maroni, Fiorenzo Detti e Antonello Maietta (presidente Ais Italia)
«Impregno e gioco di squadra – ha commentato il presidente Ais Lombardia Fiorenzo Detti – sono da sempre i fattori determinanti. L’intervento delle istituzioni, che ringrazio, e il crescente interesse delle migliori aziende nel partecipare al progetto, responsabilizzano sempre di più il ruolo svolto dalla nostra Associazione. Quest’anno la versione cartacea della Guida ViniPlus 2018 sarà inviata a oltre 800 enoteche e ristoranti di Lombardia, con la speranza che possa sempre di più essere un buon veicolo di comunicazione del vino lombardo».
«Questa guida parla di noi, della Lombardia, con le sue aziende, i suoi prodotti d’eccellenza e le storie dei suoi territori». Così ha descritto il senso della Guida Roberto Maroni, aggiungendo poi: «Ora bisogna fare un passo in più: dobbiamo diventare, a nostra volta, ambasciatori non solo sul territorio, ma anche al di fuori dei confini regionali ed europei. La promozione e l’esportazione della nostra produzione vinicola sono temi quanto mai al centro della nostra attenzione».
Conferma quanto auspicato da Maroni, anche il vice presidente Regione Lombardia Fabrizio Sala: «Nel corso degli ultimi due anni abbiamo proseguito la promozione dei nostri tesori e la prossima frontiera che dobbiamo immaginare è proprio quella della realizzazione di progetti di internazionalizzazione esclusivamente dedicati alla valorizzazione di questo importante settore. Un settore che comunque sta decisamente volando: negli ultimi 15 anni l’export del vino lombardo nel mondo è cresciuto del 16%».
Hosam Eldin (vicepresidente Ais Lombardia), Fabrizio Sala, Roberto Maroni e Fiorenzo Detti
A Gianni Fava invece il “compito” di analizzare quali fattori rendono il vino lombardo apprezzabile fuori confine: «Secondo le più recenti indagini di mercato, il fattore prezzo – che pure non dobbiamo dimenticare, esiste – gioca un ruolo marginale. Sempre più intervengono infatti elementi ulteriori a influenzare gli acquisti. Cito solo qualche criterio determinante: la sostenibilità, il terroir, il vitigno, il packaging, l’etichetta, il blasone dell’azienda, la possibilità di accompagnare i cibi della tradizione». In breve si può dire che «il vino si sceglie con la borsa», ma anche con «la testa, il cuore e il palato».
Interessante la conclusione di Luigi Bortolotti: «Il nostro giudizio su un vino è solo frutto delle nostre valutazioni e non deve comunque mai essere inteso come un giudizio sulle capacità produttive di una specifica azienda. Ancor prima che dalla tecnica enologica, che ormai tutte le aziende possiedono, la scelta di produrre vini semplici e piacevoli piuttosto che importanti e strutturati, spesso dipende, appunto, dalle richieste del mercato e dalla necessità economica di collocare il vino in funzione della propria fascia di clientela». Parole che, premi o meno in tasca, danno l’importanza vera al vino in quanto processo di produzione.
Significative e attuali anche le parole di Sebastiano Baldinu, curatore della Guida: «Qualità e consapevolezza nelle proprie capacità, questo è il quadro confermato dalle degustazioni di quest’anno, per la più grande regione agroalimentare italiana. Non è stata una sorpresa e probabilmente l’interesse suscitato dai tanti visitatori arrivati con Expo 2015 ha generato nei produttori un crescendo di stimoli per alzare l’asticella».
Fiorenzo Detti e Antonello Maietta
I numeri della Guida 560 pagine 233 catine recensite Oltre 900 campioni degustati 124 vini con 4 Rose Camune, 50 dei quali Rose d’Oro
Le 4 Rose Camune Insignite Del Riconoscimento Speciale “Rosa D’oro”
Bergamo Exenthia 2011 – Biava Goccio Di Sole 2014 – Caminella Moscato Di Scanzo Serafino 2013 – Il Cipresso Valcalepio Moscato Passito Di Gandosso 2005 – Tallarini
Brescia Lugana Borghetta Riserva 2013 – Avanzi Franciacorta Extra Brut Vendemmia Pas Operé 2010 – Bellavista Franciacorta Brut Satèn Palazzo Lana Riserva 2008 – Berlucchi Guido Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Riserva 2007 – Ca’ Del Bosco Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Rosé Riserva 2007 – Ca’ Del Bosco Franciacorta Brut Collezione Grandi Cru 2011 – Cavalleri Valtènesi Rosamara 2016 – Costaripa Franciacorta Dosaggio Zero 2012 – Faccoli Franciacorta Brut Milledì 2013 – Ferghettina Franciacorta Cuvée Extra Brut Nelson Cenci – La Boscaiola – Vigneti Cenci Franciacorta Pas Dosé Baiana Riserva 2008 – La Montina Franciacorta Brut Millesimato Secolo Novo 2010 – Le Marchesine Franciacorta Brut Cabochon 2012 – Monte Rossa Franciacorta Extra Brut Ebb 2012 – Mosnel Franciacorta Pas Dosé Rosé Parosé 2011 – Mosnel San Martino Della Battaglia Campo Del Soglio 2016 – Podere Selva Capuzza Franciacorta Dosaggio Zero Gualberto 2009 – Ricci Curbastro Lugana Limne 2016 – Tenuta Roveglia Franciacorta Extra Brut Comarì Del Salem 2011 – Uberti Franciacorta Extra Brut Quinque Cuvée 5 Vendemmie – Uberti Franciacorta Dosaggio Zero Numero Zero – Villa Crespia Franciacorta Pas Dosé Rosé Bokè Noir 2013 – Villa Franciacorta
Mantova Alto Mincio Montevolpe Rosso 2013 – Bertagna Garda Riesling Paroni 2016 – La Prendina
Pavia Bonarda Dell’oltrepò Pavese Gaggiarone Vigne Vecchie 2015 – Alziati Annibale Oltrepò Pavese Rosso Cavariola Riserva 2013 – Bruno Verdi Oltrepò Pavese Barbera Dodicidodici 2015 – Castello Di Cigognola Buttafuoco Dell’oltrepò Pavese Storico Vigna Pregana 2012 – Francesco Quaquarini Loghetto 2016 – Fratelli Agnes Pinot Nero Dell’oltrepò Pavese Giorgio Odero 2014 – Frecciarossa Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut 1870 2013 – Giorgi Oltrepò Pavese Riesling Vigna Martina 2016 – Isimbarda Pinot Nero Metodo Classico Pas Dosé Nature – Monsupello Rosso D’asia 2013 – Picchioni Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut Rosé Cruasé Oltrenero – Tenuta Il Bosco Casteggio Bohemi Riserva 2011 – Tenuta Le Fracce Pinot Nero Dell’oltrepò Pavese Noir 2014 – Tenuta Mazzolino
Sondrio Valtellina Superiore Sassella Rocce Rosse Riserva 2007 – Arpepe Valtellina Superiore Sant’andrea Riserva 2011 – Bettini Sforzato Di Valtellina Ronco Del Picchio 2013 – Fay Sforzato Di Valtellina Albareda 2015 – Mamete Prevostini Sforzato Di Valtellina 2011 – Nera Sforzato Di Valtellina Sfursat Carlo Negri 2015 – Nino Negri Sforzato Di Valtellina Il Montescale 2011 – Nobili Sfursat Di Valtellina Fruttaio Ca’ Rizzieri 2013 – Rainoldi Aldo Valtellina Superiore Sassella Riserva 2012 – Triacca
Le Altre 4 Rose Camune
Bergamo Bergamasca Moscato Giallo Laurenzio 2013 – Angelo Pecis Metodo Classico Brut Rosé Cretarium – La Rocchetta – Podere Castel Merlo Rosso Della Bergamasca Donna Marta Rosso 2012 – Le Mojole Il Passito Di Giulia 2015 – Magri Eligio Valcalepio Rosso 2015 – Medolago Albani
Brescia Franciacorta Dosaggio Zero Millesimato Claro 2009 – Barboglio De Gaioncelli Franciacorta Brut Animante – Barone Pizzini Franciacorta Vendemmia Brut La Scala 2011 – Bellavista Franciacorta Brut Satèn ‘61 – Berlucchi Guido Franciacorta Nature ‘61 2010 – Berlucchi Guido Franciacorta Brut Rosé Rosa Rosae 2010 – Bersi Serlini Franciacorta Satèn Carpe Diem 2013 – Bonfadini Franciacorta Extra Brut Boschedòr 2011 – Bosio Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Riserva 2008 – Ca’ Del Bosco Lugana Molin 2016 – Cà Maiol Franciacorta Brut Cru Perdu – Castello Bonomi Franciacorta Extra Brut Rosé Millesimato 2012 – Castello Di Gussago La Santissima Franciacorta Pas Dosé 2012 – Cavalleri Franciacorta Brut Satèn Ziliani C Maria Maddalena Cavalieri Riserva 2010 – Chiara Ziliani Franciacorta Pas Dosé Millesimato Ziliani C 2012 – Chiara Ziliani Lugana Monte Lupo 2016 – Cobue Franciacorta Extra Brut Terre Ducco – Conti Ducco Franciacorta Pas Dosé 33 Riserva 2010 – Ferghettina Franciacorta Nature Freccianera Nature 2013 – Fratelli Berlucchi Franciacorta Nature Millesimo 2011 – Gatti Franciacorta Brut Rosé – La Fiòca Franciacorta Extra Brut – Lantieri De Paratico Franciacorta Dosaggio Zero Riserva 2009 – Lo Sparviere Franciacorta Brut Electo 2008 – Majolini Franciacorta Brut – Mirabella Franciacorta Extra Brut Demetra 2011 – Mirabella Lugana Il Lugana Bio 2016 – Pasini San Giovanni Franciacorta Brut Museum Release 2007 – Ricci Curbastro Franciacorta Pas Dosé Soloriva – Riva Di Franciacorta Valcamonica Bianco Passito Il Sant 2015 – Rocche Dei Vignali Franciacorta Brut Nature 2011 – Ronco Calino Lugana Vigne Di Catullo Riserva 2014 – Tenuta Roveglia Franciacorta Non Dosato Sublimis Riserva 2009 – Uberti Franciacorta Brut Rosé Bokè 2013 – Villa Franciacorta Lugana Sergio Zenato Riserva 2014 – Zenato Mantova Provincia Di Mantova Le Falme 2015 – Cantina Gozzi Lambrusco Mantovano Rays Cantine – Virgili Luigi Alto Mincio Passito Le Cime 2013 – Ricchi Alto Mincio Merlot Monte Cervo 2015 – Tenuta Maddalena
Pavia Oltrepò Pavese Barbera San Francesco 2015 – Alziati Annibale Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut Riserva Del Poeta 2009 – Anteo Oltrepò Pavese Barbera Campo Del Marrone 2015 – Bruno Verdi Pinot Nero Metodo Classico Brut Oltre Il Classico Nature Noir – Ca’ Di Frara Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Rosé Dosaggio Zero Norema – Calatroni Oltrepò Pavese Barbera La Maga 2014 – Castello Di Cigognola Provincia Di Pavia Pinot Nero Costa Del Nero 2015 – Conte Vistarino Provincia Di Pavia Rosso Poculum 2013 – Fratelli Agnes Pinot Nero Metodo Classico Dosaggio Zero T.O.P.Zero – Giorgi Provincia Di Pavia Croatina Ghiro Rosso D’inverno 2010 – Martilde Bonarda Dell’oltrepò Pavese La Grangia 2016 – Montelio Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut Classese 2011 – Monterucco Pinot Nero Dell’oltrepò Pavese 2014 – Picchi Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Brut Roccapietra 2010 – Scuropasso Oltrepò Pavese Riesling Campo Della Fojada Riserva 2013 – Travaglino Provincia Di Pavia Moscato Prestigio Italiano 2016 – Vigne Olcru
Sondrio Valtellina Superiore Maroggia Riserva 2013 – Assoviuno Rosso Lécia 2013 – Berenika Valtellina Superiore Sassella La Priora Riserva 2010 – Caven Sforzato Di Valtellina Genio 2011 – Contadi Gasparotti Sfursat Di Valtellina 2012 – Marsetti Alberto Valtellina Superiore Grumello 2012 – Marsetti Alberto Valtellina Superiore Inferno Carlo Negri 2014 – Nino Negri Valtellina Superiore Sassella 2014 – Nobili Terrazze Retiche Di Sondrio Rosso N° 1 – Numero Uno 2014 – Plozza Valtellina Superiore Sassella Riserva 2013 – Rainoldi Aldo Valtellina Superiore Inferno Uì 117 2013 – Rivetti&Lauro Valtellina Superiore Grumello 2013 – Rupi Del Nebbiolo Sforzato Di Valtellina Infinito 2011 – Tenuta Scerscé Terrazze Retiche Di Sondrio Il Monastero 2013 – Triacca
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belle-et-inspirante · 7 years ago
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Vini della Lombardia
Vini della Lombardia
    Anche in Lombardia si coltiva l’uva nebbiolo, in piccola o grande quantità a seconda dei luoghi. I tre maggiori vini valtellinesi – il Sassella, l’Inferno e il Grumello – hanno una piattaforma di nebbiolo, chiamata in luogo ” chiavennasca “. Il più nobile della triade è il Sassella, rosso rubino con tendenza all’arancio, profumo di viola, gusto pieno, asciutto e vellutato, dodici-tredici gradi, d’arrosto.
Cenni storici
Discretamente noto sul mercato di Milano e in Svizzera, divenne all’improvviso famoso allorché nel 1888 Giosuè Carducci gli dedicò l’ode: “A una bottiglia di vino di Valtellina del 1848 “. Con versi ruggenti il vate ricordava i moti popolari di quell’anno. « E tu nel tino bollivi torbido / prigione, quando d’italo spasimo / ottobre fremea … », scrive il poeta. Non è il caso di riportare l’ode per intero, d’altronde abbastanza conosciuta, ma un particolare pochissimo noto bisogna dirlo. Quella bottiglia che cosi potentemente aveva acceso l’estro del Carducci non era del quarantotto, bensì dell’ottantaquattro; era stato uno scherzo di amici i quali, con la complicità dell’oste, avevano invertito le ultime due cifre del millesimo.
Dell’Inferno e del Grumello vanno notate alcune particolarità organolettiche: un sapore morbido con retrogusto di nocciola nel primo, un’amabilità sulla vena e un vago sentore di fragola nel secondo. Entrambi poi sono più lesti del Sassella nel raggiungere l’età della beva.
Oltrepo pavese
Rincontriamo nell’ Oltrepò Pavese e precisamente in quella zona di Lombardia che al tempo della dominazione austriaca apparteneva al Piemonte – un triangolo incuneato tra le province di Alessandria e Piacenza – alcuni vini piemontesi: il Barbera, il Bonarda, il Cortese e il Nebbiolo dolce. Di certo qualche lettore vorrà conoscere come dalla stessa uva si possano cavare due vini dal sapore opposto, quali il Nebbiolo asciutto e il dolce. Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; volendo ottenere il dolce, basta interrompere a un determinato momento la fermentazione del mosto e il gioco è fatto.
  I vini rossi
I rossi classici dell’Oltrepò – Barbacarlo, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Canneto amaro, Mombrione, Antico Piemonte, Freccia Rossa, Rovescala, Montenapoleone, Rosso d’Oltrepò – derivano da sapienti dosature delle uve barbera, ughetta, croatina e rara.
Ogni vino ha un uvaggio e quindi caratteri suoi, ma comuni a tutti sono un piacevole gusto salatino e un profumo più o meno pronunziato di garofano, dovuti alla presenza della croatina e della rara, vitigni ambedue alquanto affini alla bonarda.
  Vini bianchi
I bianchi di tipo sapido vengono per gran parte dai vitigni pinot bianco e grigio, riesling italico e renano. I primi, lavorati con il sistema cbam penoise, danno spumanti secchi di qualità pregiata, i secondi finissimi vini da pesce. Le migliori località dei bianchi restano Casteggio, Santa Maria della Versa e Codevilla. Ottima è anche la produzione di Moscato, distinto dal profumo in due tipi: uno sa di muschio, l’altro di fior d’arancio. Non si può concludere il paragrafo dei vini pavesi senza un accenno al Miìller Thurgau, un bianco da vitigno tedesco coltivato in Italia da una ventina d’anni. L’introduzione di tale vitigno è avvenuta per una singolare concomitanza di eventi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi portarono in Italia alcuni viticci di mùller per farli irrobustire in un clima più caldo e li impiantarono in alcune zone ad alta vocazione vitifera del Piacentino: Ziano e contermini. Al momento della ritirata non ebbero modo di portarseli dietro o di distruggerli e cosi’, vari agricoltori, riuscirono ad averli.
Nel Pavese il mùller alligna nella valle di Montelio, comune di Codevilla, e fornisce un prodotto di rara bontà, secco, aromatico, giustamente alcoolico, morbido, adatto ai crostacei e ad altro pesce fìne o anche da bersi nelle seconde mense.
Dei tanti vini dell’Oltrepò soltanto il Montenapoleone gode di una notazione storica. Una volta si chiamava Montebuono, dalla collina di produzione in territorio di Broni; poi lo assaggiò Napoleone Bonaparte e in ricordo dell’evento gli mutarono il nome.
La provincia di Brescia offre il Franciacorta rosso, il Franciacorta Pinot, il Botticino, il Cellatica, il Riviera del Garda nei tipi rosso e chiaretto, il Lugana. Il Franciacorta rosso, tenore alcoolico minimo di undici gradi, medio corpo, asciutto, vago profumo di lampone, se leggermente invecchiato si presta ad andare con l’arrosto; il Franciacorta Pinot è da pesce. Lo stesso vino, sottoposto al sistema champenoise, dà vita, nella località Borgonato di Corte Franca, a due spumanti eccellenti, l’uno giallino e l’altro rosa.
Il Botticino e il Cellatica sono rossi da pasto di pronto consumo; il chiaretto e il rosso Riviera del Garda provengono dalle stesse uve, tra le quali predomina il groppello, solo che il primo si lascia fermentare in bianco, in assenza cioè delle vinacce. Il rosso, previa stagionatura, diventa d’arrosto.
L’uva groppello difficilmente viene vinificata da sola, ma quando lo è esprime un vino di grandi prestazioni, onirico e gerontologico, delicatamente asciutto, profumato di viola, degno di stare al lato del Barolo. Nella bassa riviera del Garda, tra Desenzano, Sirmione e Pozzolengo, si trova il Lugana, bianco da pesce, fresco, odoroso di zafferano, secco, sui tredici gradi. Franciacorta rosso. Franciacorta Pinot. Lugana.
Riviera del Garda (rosso e chiaretto). Botticino. Cellatica. Valtellina. Valtellina superiore, con le specificazioni aggiuntive: Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, Sfursat. Tocai di S. Martino della Battaglia.
Oltrepò Pavese, con le specificazioni aggiuntive: Bonarda, Barbera, Riesling, Cortese, Moscato, Pinot. Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese. Barbacarlo dell’Oltrepò Pavese. Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese. Colli Morenici Mantovani del Garda (bianco, rosato, rosso).
    un nuovo post è stato publicato su https://online-wine-shop.com/vini-della-lombardia/
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mantruffles · 7 years ago
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Vini della Lombardia
Vini della Lombardia
    Anche in Lombardia si coltiva l’uva nebbiolo, in piccola o grande quantità a seconda dei luoghi. I tre maggiori vini valtellinesi – il Sassella, l’Inferno e il Grumello – hanno una piattaforma di nebbiolo, chiamata in luogo ” chiavennasca “. Il più nobile della triade è il Sassella, rosso rubino con tendenza all’arancio, profumo di viola, gusto pieno, asciutto e vellutato, dodici-tredici gradi, d’arrosto.
Cenni storici
Discretamente noto sul mercato di Milano e in Svizzera, divenne all’improvviso famoso allorché nel 1888 Giosuè Carducci gli dedicò l’ode: “A una bottiglia di vino di Valtellina del 1848 “. Con versi ruggenti il vate ricordava i moti popolari di quell’anno. « E tu nel tino bollivi torbido / prigione, quando d’italo spasimo / ottobre fremea … », scrive il poeta. Non è il caso di riportare l’ode per intero, d’altronde abbastanza conosciuta, ma un particolare pochissimo noto bisogna dirlo. Quella bottiglia che cosi potentemente aveva acceso l’estro del Carducci non era del quarantotto, bensì dell’ottantaquattro; era stato uno scherzo di amici i quali, con la complicità dell’oste, avevano invertito le ultime due cifre del millesimo.
Dell’Inferno e del Grumello vanno notate alcune particolarità organolettiche: un sapore morbido con retrogusto di nocciola nel primo, un’amabilità sulla vena e un vago sentore di fragola nel secondo. Entrambi poi sono più lesti del Sassella nel raggiungere l’età della beva.
Oltrepo pavese
Rincontriamo nell’ Oltrepò Pavese e precisamente in quella zona di Lombardia che al tempo della dominazione austriaca apparteneva al Piemonte – un triangolo incuneato tra le province di Alessandria e Piacenza – alcuni vini piemontesi: il Barbera, il Bonarda, il Cortese e il Nebbiolo dolce. Di certo qualche lettore vorrà conoscere come dalla stessa uva si possano cavare due vini dal sapore opposto, quali il Nebbiolo asciutto e il dolce. Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; volendo ottenere il dolce, basta interrompere a un determinato momento la fermentazione del mosto e il gioco è fatto.
  I vini rossi
I rossi classici dell’Oltrepò – Barbacarlo, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Canneto amaro, Mombrione, Antico Piemonte, Freccia Rossa, Rovescala, Montenapoleone, Rosso d’Oltrepò – derivano da sapienti dosature delle uve barbera, ughetta, croatina e rara.
Ogni vino ha un uvaggio e quindi caratteri suoi, ma comuni a tutti sono un piacevole gusto salatino e un profumo più o meno pronunziato di garofano, dovuti alla presenza della croatina e della rara, vitigni ambedue alquanto affini alla bonarda.
  Vini bianchi
I bianchi di tipo sapido vengono per gran parte dai vitigni pinot bianco e grigio, riesling italico e renano. I primi, lavorati con il sistema cbam penoise, danno spumanti secchi di qualità pregiata, i secondi finissimi vini da pesce. Le migliori località dei bianchi restano Casteggio, Santa Maria della Versa e Codevilla. Ottima è anche la produzione di Moscato, distinto dal profumo in due tipi: uno sa di muschio, l’altro di fior d’arancio. Non si può concludere il paragrafo dei vini pavesi senza un accenno al Miìller Thurgau, un bianco da vitigno tedesco coltivato in Italia da una ventina d’anni. L’introduzione di tale vitigno è avvenuta per una singolare concomitanza di eventi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi portarono in Italia alcuni viticci di mùller per farli irrobustire in un clima più caldo e li impiantarono in alcune zone ad alta vocazione vitifera del Piacentino: Ziano e contermini. Al momento della ritirata non ebbero modo di portarseli dietro o di distruggerli e cosi’, vari agricoltori, riuscirono ad averli.
Nel Pavese il mùller alligna nella valle di Montelio, comune di Codevilla, e fornisce un prodotto di rara bontà, secco, aromatico, giustamente alcoolico, morbido, adatto ai crostacei e ad altro pesce fìne o anche da bersi nelle seconde mense.
Dei tanti vini dell’Oltrepò soltanto il Montenapoleone gode di una notazione storica. Una volta si chiamava Montebuono, dalla collina di produzione in territorio di Broni; poi lo assaggiò Napoleone Bonaparte e in ricordo dell’evento gli mutarono il nome.
La provincia di Brescia offre il Franciacorta rosso, il Franciacorta Pinot, il Botticino, il Cellatica, il Riviera del Garda nei tipi rosso e chiaretto, il Lugana. Il Franciacorta rosso, tenore alcoolico minimo di undici gradi, medio corpo, asciutto, vago profumo di lampone, se leggermente invecchiato si presta ad andare con l’arrosto; il Franciacorta Pinot è da pesce. Lo stesso vino, sottoposto al sistema champenoise, dà vita, nella località Borgonato di Corte Franca, a due spumanti eccellenti, l’uno giallino e l’altro rosa.
Il Botticino e il Cellatica sono rossi da pasto di pronto consumo; il chiaretto e il rosso Riviera del Garda provengono dalle stesse uve, tra le quali predomina il groppello, solo che il primo si lascia fermentare in bianco, in assenza cioè delle vinacce. Il rosso, previa stagionatura, diventa d’arrosto.
L’uva groppello difficilmente viene vinificata da sola, ma quando lo è esprime un vino di grandi prestazioni, onirico e gerontologico, delicatamente asciutto, profumato di viola, degno di stare al lato del Barolo. Nella bassa riviera del Garda, tra Desenzano, Sirmione e Pozzolengo, si trova il Lugana, bianco da pesce, fresco, odoroso di zafferano, secco, sui tredici gradi. Franciacorta rosso. Franciacorta Pinot. Lugana.
Riviera del Garda (rosso e chiaretto). Botticino. Cellatica. Valtellina. Valtellina superiore, con le specificazioni aggiuntive: Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, Sfursat. Tocai di S. Martino della Battaglia.
Oltrepò Pavese, con le specificazioni aggiuntive: Bonarda, Barbera, Riesling, Cortese, Moscato, Pinot. Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese. Barbacarlo dell’Oltrepò Pavese. Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese. Colli Morenici Mantovani del Garda (bianco, rosato, rosso).
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blissful-moontrip · 7 years ago
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Vini della Lombardia
Vini della Lombardia
    Anche in Lombardia si coltiva l’uva nebbiolo, in piccola o grande quantità a seconda dei luoghi. I tre maggiori vini valtellinesi – il Sassella, l’Inferno e il Grumello – hanno una piattaforma di nebbiolo, chiamata in luogo ” chiavennasca “. Il più nobile della triade è il Sassella, rosso rubino con tendenza all’arancio, profumo di viola, gusto pieno, asciutto e vellutato, dodici-tredici gradi, d’arrosto.
Cenni storici
Discretamente noto sul mercato di Milano e in Svizzera, divenne all’improvviso famoso allorché nel 1888 Giosuè Carducci gli dedicò l’ode: “A una bottiglia di vino di Valtellina del 1848 “. Con versi ruggenti il vate ricordava i moti popolari di quell’anno. « E tu nel tino bollivi torbido / prigione, quando d’italo spasimo / ottobre fremea … », scrive il poeta. Non è il caso di riportare l’ode per intero, d’altronde abbastanza conosciuta, ma un particolare pochissimo noto bisogna dirlo. Quella bottiglia che cosi potentemente aveva acceso l’estro del Carducci non era del quarantotto, bensì dell’ottantaquattro; era stato uno scherzo di amici i quali, con la complicità dell’oste, avevano invertito le ultime due cifre del millesimo.
Dell’Inferno e del Grumello vanno notate alcune particolarità organolettiche: un sapore morbido con retrogusto di nocciola nel primo, un’amabilità sulla vena e un vago sentore di fragola nel secondo. Entrambi poi sono più lesti del Sassella nel raggiungere l’età della beva.
Oltrepo pavese
Rincontriamo nell’ Oltrepò Pavese e precisamente in quella zona di Lombardia che al tempo della dominazione austriaca apparteneva al Piemonte – un triangolo incuneato tra le province di Alessandria e Piacenza – alcuni vini piemontesi: il Barbera, il Bonarda, il Cortese e il Nebbiolo dolce. Di certo qualche lettore vorrà conoscere come dalla stessa uva si possano cavare due vini dal sapore opposto, quali il Nebbiolo asciutto e il dolce. Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; volendo ottenere il dolce, basta interrompere a un determinato momento la fermentazione del mosto e il gioco è fatto.
  I vini rossi
I rossi classici dell’Oltrepò – Barbacarlo, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Canneto amaro, Mombrione, Antico Piemonte, Freccia Rossa, Rovescala, Montenapoleone, Rosso d’Oltrepò – derivano da sapienti dosature delle uve barbera, ughetta, croatina e rara.
Ogni vino ha un uvaggio e quindi caratteri suoi, ma comuni a tutti sono un piacevole gusto salatino e un profumo più o meno pronunziato di garofano, dovuti alla presenza della croatina e della rara, vitigni ambedue alquanto affini alla bonarda.
  Vini bianchi
I bianchi di tipo sapido vengono per gran parte dai vitigni pinot bianco e grigio, riesling italico e renano. I primi, lavorati con il sistema cbam penoise, danno spumanti secchi di qualità pregiata, i secondi finissimi vini da pesce. Le migliori località dei bianchi restano Casteggio, Santa Maria della Versa e Codevilla. Ottima è anche la produzione di Moscato, distinto dal profumo in due tipi: uno sa di muschio, l’altro di fior d’arancio. Non si può concludere il paragrafo dei vini pavesi senza un accenno al Miìller Thurgau, un bianco da vitigno tedesco coltivato in Italia da una ventina d’anni. L’introduzione di tale vitigno è avvenuta per una singolare concomitanza di eventi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi portarono in Italia alcuni viticci di mùller per farli irrobustire in un clima più caldo e li impiantarono in alcune zone ad alta vocazione vitifera del Piacentino: Ziano e contermini. Al momento della ritirata non ebbero modo di portarseli dietro o di distruggerli e cosi’, vari agricoltori, riuscirono ad averli.
Nel Pavese il mùller alligna nella valle di Montelio, comune di Codevilla, e fornisce un prodotto di rara bontà, secco, aromatico, giustamente alcoolico, morbido, adatto ai crostacei e ad altro pesce fìne o anche da bersi nelle seconde mense.
Dei tanti vini dell’Oltrepò soltanto il Montenapoleone gode di una notazione storica. Una volta si chiamava Montebuono, dalla collina di produzione in territorio di Broni; poi lo assaggiò Napoleone Bonaparte e in ricordo dell’evento gli mutarono il nome.
La provincia di Brescia offre il Franciacorta rosso, il Franciacorta Pinot, il Botticino, il Cellatica, il Riviera del Garda nei tipi rosso e chiaretto, il Lugana. Il Franciacorta rosso, tenore alcoolico minimo di undici gradi, medio corpo, asciutto, vago profumo di lampone, se leggermente invecchiato si presta ad andare con l’arrosto; il Franciacorta Pinot è da pesce. Lo stesso vino, sottoposto al sistema champenoise, dà vita, nella località Borgonato di Corte Franca, a due spumanti eccellenti, l’uno giallino e l’altro rosa.
Il Botticino e il Cellatica sono rossi da pasto di pronto consumo; il chiaretto e il rosso Riviera del Garda provengono dalle stesse uve, tra le quali predomina il groppello, solo che il primo si lascia fermentare in bianco, in assenza cioè delle vinacce. Il rosso, previa stagionatura, diventa d’arrosto.
L’uva groppello difficilmente viene vinificata da sola, ma quando lo è esprime un vino di grandi prestazioni, onirico e gerontologico, delicatamente asciutto, profumato di viola, degno di stare al lato del Barolo. Nella bassa riviera del Garda, tra Desenzano, Sirmione e Pozzolengo, si trova il Lugana, bianco da pesce, fresco, odoroso di zafferano, secco, sui tredici gradi. Franciacorta rosso. Franciacorta Pinot. Lugana.
Riviera del Garda (rosso e chiaretto). Botticino. Cellatica. Valtellina. Valtellina superiore, con le specificazioni aggiuntive: Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, Sfursat. Tocai di S. Martino della Battaglia.
Oltrepò Pavese, con le specificazioni aggiuntive: Bonarda, Barbera, Riesling, Cortese, Moscato, Pinot. Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese. Barbacarlo dell’Oltrepò Pavese. Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese. Colli Morenici Mantovani del Garda (bianco, rosato, rosso).
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captainvegas · 7 years ago
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Vini della Lombardia
Vini della Lombardia
    Anche in Lombardia si coltiva l’uva nebbiolo, in piccola o grande quantità a seconda dei luoghi. I tre maggiori vini valtellinesi – il Sassella, l’Inferno e il Grumello – hanno una piattaforma di nebbiolo, chiamata in luogo ” chiavennasca “. Il più nobile della triade è il Sassella, rosso rubino con tendenza all’arancio, profumo di viola, gusto pieno, asciutto e vellutato, dodici-tredici gradi, d’arrosto.
Cenni storici
Discretamente noto sul mercato di Milano e in Svizzera, divenne all’improvviso famoso allorché nel 1888 Giosuè Carducci gli dedicò l’ode: “A una bottiglia di vino di Valtellina del 1848 “. Con versi ruggenti il vate ricordava i moti popolari di quell’anno. « E tu nel tino bollivi torbido / prigione, quando d’italo spasimo / ottobre fremea … », scrive il poeta. Non è il caso di riportare l’ode per intero, d’altronde abbastanza conosciuta, ma un particolare pochissimo noto bisogna dirlo. Quella bottiglia che cosi potentemente aveva acceso l’estro del Carducci non era del quarantotto, bensì dell’ottantaquattro; era stato uno scherzo di amici i quali, con la complicità dell’oste, avevano invertito le ultime due cifre del millesimo.
Dell’Inferno e del Grumello vanno notate alcune particolarità organolettiche: un sapore morbido con retrogusto di nocciola nel primo, un’amabilità sulla vena e un vago sentore di fragola nel secondo. Entrambi poi sono più lesti del Sassella nel raggiungere l’età della beva.
Oltrepo pavese
Rincontriamo nell’ Oltrepò Pavese e precisamente in quella zona di Lombardia che al tempo della dominazione austriaca apparteneva al Piemonte – un triangolo incuneato tra le province di Alessandria e Piacenza – alcuni vini piemontesi: il Barbera, il Bonarda, il Cortese e il Nebbiolo dolce. Di certo qualche lettore vorrà conoscere come dalla stessa uva si possano cavare due vini dal sapore opposto, quali il Nebbiolo asciutto e il dolce. Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; volendo ottenere il dolce, basta interrompere a un determinato momento la fermentazione del mosto e il gioco è fatto.
  I vini rossi
I rossi classici dell’Oltrepò – Barbacarlo, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Canneto amaro, Mombrione, Antico Piemonte, Freccia Rossa, Rovescala, Montenapoleone, Rosso d’Oltrepò – derivano da sapienti dosature delle uve barbera, ughetta, croatina e rara.
Ogni vino ha un uvaggio e quindi caratteri suoi, ma comuni a tutti sono un piacevole gusto salatino e un profumo più o meno pronunziato di garofano, dovuti alla presenza della croatina e della rara, vitigni ambedue alquanto affini alla bonarda.
  Vini bianchi
I bianchi di tipo sapido vengono per gran parte dai vitigni pinot bianco e grigio, riesling italico e renano. I primi, lavorati con il sistema cbam penoise, danno spumanti secchi di qualità pregiata, i secondi finissimi vini da pesce. Le migliori località dei bianchi restano Casteggio, Santa Maria della Versa e Codevilla. Ottima è anche la produzione di Moscato, distinto dal profumo in due tipi: uno sa di muschio, l’altro di fior d’arancio. Non si può concludere il paragrafo dei vini pavesi senza un accenno al Miìller Thurgau, un bianco da vitigno tedesco coltivato in Italia da una ventina d’anni. L’introduzione di tale vitigno è avvenuta per una singolare concomitanza di eventi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi portarono in Italia alcuni viticci di mùller per farli irrobustire in un clima più caldo e li impiantarono in alcune zone ad alta vocazione vitifera del Piacentino: Ziano e contermini. Al momento della ritirata non ebbero modo di portarseli dietro o di distruggerli e cosi’, vari agricoltori, riuscirono ad averli.
Nel Pavese il mùller alligna nella valle di Montelio, comune di Codevilla, e fornisce un prodotto di rara bontà, secco, aromatico, giustamente alcoolico, morbido, adatto ai crostacei e ad altro pesce fìne o anche da bersi nelle seconde mense.
Dei tanti vini dell’Oltrepò soltanto il Montenapoleone gode di una notazione storica. Una volta si chiamava Montebuono, dalla collina di produzione in territorio di Broni; poi lo assaggiò Napoleone Bonaparte e in ricordo dell’evento gli mutarono il nome.
La provincia di Brescia offre il Franciacorta rosso, il Franciacorta Pinot, il Botticino, il Cellatica, il Riviera del Garda nei tipi rosso e chiaretto, il Lugana. Il Franciacorta rosso, tenore alcoolico minimo di undici gradi, medio corpo, asciutto, vago profumo di lampone, se leggermente invecchiato si presta ad andare con l’arrosto; il Franciacorta Pinot è da pesce. Lo stesso vino, sottoposto al sistema champenoise, dà vita, nella località Borgonato di Corte Franca, a due spumanti eccellenti, l’uno giallino e l’altro rosa.
Il Botticino e il Cellatica sono rossi da pasto di pronto consumo; il chiaretto e il rosso Riviera del Garda provengono dalle stesse uve, tra le quali predomina il groppello, solo che il primo si lascia fermentare in bianco, in assenza cioè delle vinacce. Il rosso, previa stagionatura, diventa d’arrosto.
L’uva groppello difficilmente viene vinificata da sola, ma quando lo è esprime un vino di grandi prestazioni, onirico e gerontologico, delicatamente asciutto, profumato di viola, degno di stare al lato del Barolo. Nella bassa riviera del Garda, tra Desenzano, Sirmione e Pozzolengo, si trova il Lugana, bianco da pesce, fresco, odoroso di zafferano, secco, sui tredici gradi. Franciacorta rosso. Franciacorta Pinot. Lugana.
Riviera del Garda (rosso e chiaretto). Botticino. Cellatica. Valtellina. Valtellina superiore, con le specificazioni aggiuntive: Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, Sfursat. Tocai di S. Martino della Battaglia.
Oltrepò Pavese, con le specificazioni aggiuntive: Bonarda, Barbera, Riesling, Cortese, Moscato, Pinot. Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese. Barbacarlo dell’Oltrepò Pavese. Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese. Colli Morenici Mantovani del Garda (bianco, rosato, rosso).
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    Anche in Lombardia si coltiva l’uva nebbiolo, in piccola o grande quantità a seconda dei luoghi. I tre maggiori vini valtellinesi – il Sassella, l’Inferno e il Grumello – hanno una piattaforma di nebbiolo, chiamata in luogo ” chiavennasca “. Il più nobile della triade è il Sassella, rosso rubino con tendenza all’arancio, profumo di viola, gusto pieno, asciutto e vellutato, dodici-tredici gradi, d’arrosto.
Cenni storici
Discretamente noto sul mercato di Milano e in Svizzera, divenne all’improvviso famoso allorché nel 1888 Giosuè Carducci gli dedicò l’ode: “A una bottiglia di vino di Valtellina del 1848 “. Con versi ruggenti il vate ricordava i moti popolari di quell’anno. « E tu nel tino bollivi torbido / prigione, quando d’italo spasimo / ottobre fremea … », scrive il poeta. Non è il caso di riportare l’ode per intero, d’altronde abbastanza conosciuta, ma un particolare pochissimo noto bisogna dirlo. Quella bottiglia che cosi potentemente aveva acceso l’estro del Carducci non era del quarantotto, bensì dell’ottantaquattro; era stato uno scherzo di amici i quali, con la complicità dell’oste, avevano invertito le ultime due cifre del millesimo.
Dell’Inferno e del Grumello vanno notate alcune particolarità organolettiche: un sapore morbido con retrogusto di nocciola nel primo, un’amabilità sulla vena e un vago sentore di fragola nel secondo. Entrambi poi sono più lesti del Sassella nel raggiungere l’età della beva.
Oltrepo pavese
Rincontriamo nell’ Oltrepò Pavese e precisamente in quella zona di Lombardia che al tempo della dominazione austriaca apparteneva al Piemonte – un triangolo incuneato tra le province di Alessandria e Piacenza – alcuni vini piemontesi: il Barbera, il Bonarda, il Cortese e il Nebbiolo dolce. Di certo qualche lettore vorrà conoscere come dalla stessa uva si possano cavare due vini dal sapore opposto, quali il Nebbiolo asciutto e il dolce. Si tratta di un’operazione piuttosto semplice; volendo ottenere il dolce, basta interrompere a un determinato momento la fermentazione del mosto e il gioco è fatto.
  I vini rossi
I rossi classici dell’Oltrepò – Barbacarlo, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Canneto amaro, Mombrione, Antico Piemonte, Freccia Rossa, Rovescala, Montenapoleone, Rosso d’Oltrepò – derivano da sapienti dosature delle uve barbera, ughetta, croatina e rara.
Ogni vino ha un uvaggio e quindi caratteri suoi, ma comuni a tutti sono un piacevole gusto salatino e un profumo più o meno pronunziato di garofano, dovuti alla presenza della croatina e della rara, vitigni ambedue alquanto affini alla bonarda.
  Vini bianchi
I bianchi di tipo sapido vengono per gran parte dai vitigni pinot bianco e grigio, riesling italico e renano. I primi, lavorati con il sistema cbam penoise, danno spumanti secchi di qualità pregiata, i secondi finissimi vini da pesce. Le migliori località dei bianchi restano Casteggio, Santa Maria della Versa e Codevilla. Ottima è anche la produzione di Moscato, distinto dal profumo in due tipi: uno sa di muschio, l’altro di fior d’arancio. Non si può concludere il paragrafo dei vini pavesi senza un accenno al Miìller Thurgau, un bianco da vitigno tedesco coltivato in Italia da una ventina d’anni. L’introduzione di tale vitigno è avvenuta per una singolare concomitanza di eventi. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi portarono in Italia alcuni viticci di mùller per farli irrobustire in un clima più caldo e li impiantarono in alcune zone ad alta vocazione vitifera del Piacentino: Ziano e contermini. Al momento della ritirata non ebbero modo di portarseli dietro o di distruggerli e cosi’, vari agricoltori, riuscirono ad averli.
Nel Pavese il mùller alligna nella valle di Montelio, comune di Codevilla, e fornisce un prodotto di rara bontà, secco, aromatico, giustamente alcoolico, morbido, adatto ai crostacei e ad altro pesce fìne o anche da bersi nelle seconde mense.
Dei tanti vini dell’Oltrepò soltanto il Montenapoleone gode di una notazione storica. Una volta si chiamava Montebuono, dalla collina di produzione in territorio di Broni; poi lo assaggiò Napoleone Bonaparte e in ricordo dell’evento gli mutarono il nome.
La provincia di Brescia offre il Franciacorta rosso, il Franciacorta Pinot, il Botticino, il Cellatica, il Riviera del Garda nei tipi rosso e chiaretto, il Lugana. Il Franciacorta rosso, tenore alcoolico minimo di undici gradi, medio corpo, asciutto, vago profumo di lampone, se leggermente invecchiato si presta ad andare con l’arrosto; il Franciacorta Pinot è da pesce. Lo stesso vino, sottoposto al sistema champenoise, dà vita, nella località Borgonato di Corte Franca, a due spumanti eccellenti, l’uno giallino e l’altro rosa.
Il Botticino e il Cellatica sono rossi da pasto di pronto consumo; il chiaretto e il rosso Riviera del Garda provengono dalle stesse uve, tra le quali predomina il groppello, solo che il primo si lascia fermentare in bianco, in assenza cioè delle vinacce. Il rosso, previa stagionatura, diventa d’arrosto.
L’uva groppello difficilmente viene vinificata da sola, ma quando lo è esprime un vino di grandi prestazioni, onirico e gerontologico, delicatamente asciutto, profumato di viola, degno di stare al lato del Barolo. Nella bassa riviera del Garda, tra Desenzano, Sirmione e Pozzolengo, si trova il Lugana, bianco da pesce, fresco, odoroso di zafferano, secco, sui tredici gradi. Franciacorta rosso. Franciacorta Pinot. Lugana.
Riviera del Garda (rosso e chiaretto). Botticino. Cellatica. Valtellina. Valtellina superiore, con le specificazioni aggiuntive: Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, Sfursat. Tocai di S. Martino della Battaglia.
Oltrepò Pavese, con le specificazioni aggiuntive: Bonarda, Barbera, Riesling, Cortese, Moscato, Pinot. Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese. Barbacarlo dell’Oltrepò Pavese. Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese. Colli Morenici Mantovani del Garda (bianco, rosato, rosso).
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