#British Museum di Londra
Explore tagged Tumblr posts
Text
Mostre / A Catania "Da Babilonia a Baghdad: sulle tracce di Hammurabi"
Mostre / A Catania "Da Babilonia a Baghdad: sulle tracce di Hammurabi" L'esposizione accompagna i visitatori in un affascinante viaggio alla scoperta delle meraviglie dell’antica Mesopotamia.
Redazione Un affascinante viaggio alla scoperta delle meraviglie dell’antica Mesopotamia. È questo ciò che propone la mostra Da Babilonia a Baghdad: sulle tracce di Hammurabi, che apre i battenti il 6 dicembre 2024 nel Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane di Catania (Palazzo Centrale – piazza Università 2), dove resterà esposta fino all’11 febbraio 2025. La rassegna rappresenta…
#archeologia#Baghdad Urban Archaeological Project#British Museum di Londra#Catania#Fondazione OELLE#Germana Barone#Hammurabi#mostre#Musei Reali di Torino#Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane#Nicola Laneri#Pergamon Museum di Berlino#Tell Muhammad#Università di Catania
0 notes
Text
Decadracma d’argento di Siracusa coniata per commemorare il trionfo della città sugli ateniesi. 413 a.C. British Museum, Londra
"Volevano andare in Sicilia per sottometterla. In realtà i più non conoscevano neanche le dimensioni dell'isola, quali popoli la abitassero, quanti fossero i barbari e quanti i Greci: non capivano di imbarcarsi in una guerra grande quanto quella che avevano combattuto contro Sparta e i suoi alleati" E qui Tucidide, in orgogliosa polemica contro le scelte impulsive dei suoi concittadini, traccia da esperto geografo ed etnografo un profilo della Sicilia e del suo popolamento. Dopo di che commenta: "E' contro un'isola di tali dimensioni che gli Ateniesi volevano muoversi: il loro vero desiderio era di conquistarla tutta quanta, dicevano però di voler proteggere le popolazioni di stirpe affine ed i loro alleati recenti".
-Luciano Canfora (Il mondo di Atene)
------
la scusa più usata dai tempi di Noè, eppure....🤔
2 notes
·
View notes
Text
Finding Granger - 1910 (traduzione - aCanadianMuggle)
Finding Granger - 1910 (traduzione - aCanadianMuggle) https://ift.tt/4GvO8fA by Persefoneb Lord Malfoy lavora per il Dipartimento dei Misteri fin dalla Battaglia di Hogwarts, nel maggio del 1898. Ha dimostrato il suo valore come spia e doppiogiochista ed è stato celebrato come uno del Quartetto d'Oro. Draco, tuttavia, non è mai stato soddisfatto del fatto che il quinto membro del loro gruppo sia stato nascosto al pubblico, e ancor meno del fatto che nessuno nella Londra magica abbia più visto Hermione Granger dal giorno successivo alla battaglia, quando è scomparsa dal St. Mungo. Ora, nel maggio del 1910, il re babbano Edoardo VII è stato ucciso dalla magia e Lord Draco Malfoy trova una sorpresa quando si consulta con un esperto del British Museum mentre è sulle tracce degli assassini. Note: in qualche modo all'interno del canon, libri 1-4, se i libri sono stati ambientati cento anni prima, poi diverge. Words: 1570, Chapters: 1/32, Language: Italiano Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Explicit Warnings: Creator Chose Not To Use Archive Warnings Categories: F/M Characters: Ron Weasley, Theodore Nott, Scorpius Malfoy, Neville Longbottom, Luna Lovegood, Original Male Character(s), Draco Malfoy, Harry Potter, Justin Finch-Fletchley, Hermione Granger, Historical Character(s), Original Female Character(s) Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy, Draco Malfoy & Harry Potter Additional Tags: Alternative Universe - Historical, Sex, Alternative Universe - Edwardian, Spies & Secret Agents, Mystery, Investigations, Scotland Yard, Detectives, Aurors, POV Draco Malfoy, Slow Burn, Enemies to Friends to Lovers, Implied/Referenced Sexual Assault, Minor Original Character(s), Canon-Typical Violence, Spell Creation (Harry Potter), Sectumsempra (Harry Potter), Alternate Sectumsempra Scene | Draco Malfoy and Harry Potter's Duel in the Bathroom, Ministry of Magic (Harry Potter), History of Magic, True Love, Magic, Angst with a Happy Ending, Historical References, flaschback, badd ass good girl, Torture, Child character (to be revealed), Alternate Universe - Victorian, BAMF Hermione Granger, Secret Relationship, historical fiction - Freeform via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/4dauRkI May 31, 2024 at 01:21PM
3 notes
·
View notes
Text
2 notes
·
View notes
Video
youtube
Abbazia di Westminster - British Museum - M&MS Store - day 4
Viaggio a Londra, Edinburgo e Scozia
Dopo aver fatto colazione nel ristorante del B&B La Gaffe andiamo a visitare l'Abbazia di Westminster, poi dopo un pranzo veloce ci spostiamo al British Museum. Per cena troviamo una catena di ristoranti giapponesi davvero interessante e per finire facciamo un giro in un immenso negozio di M&M'S
2 notes
·
View notes
Text
Nella foto un elegante piatto in majolica (diametro: 24,30 centimetri) realizzato a Deruta (Perugia) nel 1520 circa da Nicola di Pietro Francioli, meglio conosciuto come “Co”.
Al centro, dipinta nei toni dell'azzurro, una scena di caccia in cui un cervo è attaccato da un cane; sul bordo si intrecciano mostri, teste e fiori.
L’opera, dal 1878, è esposta nel celebre “British Museum” di Londra.
0 notes
Text
Nome: Frontone orientale del Partenone, Hestia, Dione e Afrodite
DATAZIONE: 435-432 a.C.
LUOGO DI RITROVAMENTO : Frontone orientale del Partenone
LUOGO DI CONSERVAZIONE : British Museum Londra
TECNICA: Marmo pentelico
0 notes
Text
Silvia Rosi
Silvia Rosi esplora lo spazio della memoria e della rappresentazione di sé, attraverso l’utilizzo di fotografia e video.
Nella sua pratica riflette sulla costruzione dell’identità con l’intento di creare una nuova realtà.
Partendo dall’archivio fotografico familiare e attingendo alle origini e all’eredità culturale, ripercorre la sua storia personale rappresentata attraverso autoritratti in cui interpreta i suoi genitori raccontando la loro esperienza di migrazione dal Togo all’Italia.
Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, da Foam e British Journal of Photography e selezionato per diverse residenze in giro per il mondo.
Premiata con il Jerwood/Photoworks Awards e inclusa nel progetto del British Journal of Photography, Portrait of Britain, ha vinto il Premio Vic Odden della Royal Photographic Society ed è stata tra le persone finaliste del MAXXI Bulgari Prize.
Ha partecipato a numerose mostre in contesti internazionali tra cui spiccano la National Portrait Gallery, il Brooklyn Museum e il LACMA di Los Angeles.
Con l’autoritratto affronta, da una prospettiva personale, ciò che diventa un racconto collettivo, carico di messaggi che sfociano in un più ampio discorso politico.
Nata a Scandiano, Reggio Emilia, nel 1992, vive e lavora tra Lomé e Londra, città in cui si è laureata in fotografia al London College of Communication della University of the Arts nel 2016.
Sin dai primi lavori è emersa la centralità della sua storia di italiana afro-discendente.
In Election Box, realizzato nei primi anni della sua formazione, l’esperienza di scrutatrice di seggio durante le elezioni è diventata uno spunto giocoso di riflessione sulla ‘sparizione’ delle persone nella cabina elettorale, ma anche sulla sua presenza in un luogo interdetto a chi non ha la cittadinanza italiana.
In Encounter è sempre il suo corpo al centro di un’indagine fotografica che attinge da motivazioni storiche e antropologiche: partendo dall’evoluzione della fotografia vittoriana, e in particolare dalla tradizione del ritratto in studio dell’Africa occidentale, ha ragionato sui processi di auto-rappresentazione che attribuiscono agli oggetti di scena un ruolo fondamentale nel costruire l’immagine e la storia della persona ritratta. Ha incluso elementi che rimandano a episodi di vita reali, come la presenza dei pomodori nel ritratto paterno che allude allo sfruttamento nei campi delle persone migranti in Italia, di cui egli stesso ha fatto esperienza.
I membri della sua famiglia, padre e madre, sono impersonati dall’artista stessa, che si cala in un ipotetico album di famiglia per raccontare il proprio vissuto attraverso quello dei suoi genitori.
La necessità di focalizzarsi sulle dinamiche della famiglia, attingendo al proprio passato ma anche attraverso altri tipi di archivi che è andata a ricercare in Togo, è inserita in una più ampia riflessione sui processi di immigrazione, sui retaggi coloniali e sulla perdita di alcune tradizioni nel passaggio tra contesti diversi.
L’esercizio della memoria è la sua pratica per riagganciare radici perdute e lavorare sulle conseguenze della diaspora africana.
In Protektorat riporta alla luce documenti del periodo coloniale tedesco in Togo, evidenziando la lotta per l’egemonia della lingua tra colonizzatori nelle colonie africane.
Per il Festival di Fotografia Europea, nel 2024, ha presentato la sua prima mostra personale italiana, dal titolo Disintegrata. Per questo lavoro ha raccolto centinaia di fotografie ordinarie, scatti di album di famiglia che raccontano la quotidianità di persone giunte dall’Africa prima del Duemila, in contesti diversi.
Per questo progetto, in una prolifica operazione di community building, Silvia Rosi ha attivato una rete italiana di persone afro-discendenti per formare un archivio familiare delle diaspore.
Le foto svolgono complesse funzioni sociali e diventano strumenti per affermare o indagare identità personale, appartenenza familiare, identificazione di genere, status di classe, affinità nazionale o appartenenza a una comunità.
La sua pratica artistica si muove nella relazione tra dimensione privata e pubblica della fotografia, tra immagine trovata e quella realizzata in studio, giocando sugli slittamenti di lettura e di significato generati dai diversi contesti di fruizione.
In un percorso che si snoda dall’album di famiglia al paesaggio abitato da corpi neri, esplora, restituisce e mette in scena, con umorismo, la nuova italianità fatta di differenze e sfumature, tutte importanti e degne di nota.
0 notes
Text
Il mio celebre ritratto in mostra al British per "Michelangelo: the last decades"
A Londra sta per aprire i battenti la grande mostra dedicata agli ultimi trent’anni della mia vita: Michelangelo, the last decades. Il British Museum proporrà al pubblico un’interessante esposizione che metterà al centro della scena il mio periodo romano che ebbe inizio nel 1534, quando lascia definitivamente Firenze per non farne più ritorno se non da morto. L’opera di punta della mostra sarà…
View On WordPress
#antonietta bandelloni#art#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#disegni#drawing#english#Firenze#Michelangelo Buonarroti#museum#rinascimento#Roma#teylersmuseum
1 note
·
View note
Text
British Museum fa causa a ex curatore per presunto furto manufatti
Il Britsh Museum di Londra ha fatto causa a un ex curatore, che avrebbe rubato migliaia di manufatti per metterli in vendita online. Peter Higgis, questo il suo nome, fu licenziato nel luglio 2023 dopo che il museo londinese aveva scoperto la mancanza di 1.800 oggetti. Higgis avrebbe “abusato della sua posizione di fiducia” per rubare gemme antiche, gioielli d’oro, e altri pezzi pregiati dai…
View On WordPress
0 notes
Text
21 mar 2024 17:48
“IL POTERE? TUTTI CREDONO CHE SIA INCARNATO DA CHI COMPARE IN TV E SUI GIORNALI. SBAGLIATO. È INVISIBILE” – DAGO AFFIDA A “OGGI” LA SUA LEZIONE SU CHI COMANDA: “IL POTERE STA NEGLI APPARATI, IN QUELLO CHE VIENE DEFINITO “DEEP STATE”, LO STATO PROFONDO: I POLITICI PASSANO, LORO RESTANO – A ROMA DA SOLO NON CONTI NULLA, CONTI SOLO SE RIMANI UNITO AD ALTRI UGUALI A TE - NELLA CAPITALE SI CONTANO PIÙ DI 30 CIRCOLI: NAUTICI, GOLFISTICI, VENATORI, SCACCHISTICI, TENNISTICI, IPPICI. OH, SAREMO MICA DIVENTATI TUTTI CANOTTIERI? PER ESSERE AMMESSI SERVE L’AFFIDABILITÀ - I PARVENU ENTRANO NELLA STANZA DEI BOTTONI E CREDONO DI POTER FARE TUTTO QUELLO CHE VOGLIONO - NON AVETE IDEA DI CHE COSA MI HANNO FATTO IN 24 ANNI QUELLI CHE COMANDANO: INTIMIDAZIONI, QUERELE, LA GUARDIA DI FINANZA CHE VIENE A SIGILLARMI LA CASA, LA PUBBLICITÀ CHE SPARISCE…”
Stefano Lorenzetto per “OGGI”
Il Mercury, cinema a luci rosse, si trovava a 700 metri dalla basilica di San Pietro, in via Porta di Castello 44. «Proprietario dei muri era il Vaticano. Sul finire degli anni Ottanta, con l’arrivo delle videocassette, andò in crisi. Fu trasformato nel Muccassassina, il locale notturno più trasgressivo della Capitale: frocioni, drag queen, dark room, Cicciolina e la ventenne Vladimir Luxuria a fare da buttadentro», racconta Roberto D’Agostino. Lei che ne sa del patrimonio immobiliare ecclesiastico? «Ma scusi, se poi i preti lì ci hanno messo l’ufficio stampa del Giubileo! E oggi ospita il centro conferenze della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta».
Mai fare domande di cui si conosce già la risposta: il fondatore di Dagospia sa tutto. La Città Eterna per lui non ha segreti, se non altro perché la osserva dal terrazzo di un doppio attico affacciato a 360 gradi su quella che ha sempre chiamato «Roma godona» e ora è diventata Roma Santa e Dannata, titolo (con rispettose iniziali maiuscole) del suo docufilm girato insieme a Marco Giusti, disponibile su RaiPlay. Tant’è che è stato chiamato a parlarne all’Istituto italiano di cultura a Londra, su invito del direttore Francesco Bongarrà, in occasione della mostra Legion life in the Roman army al British Museum, aperta fino al 23 giugno.
Più dannata che santa, si direbbe dal docufilm.
«Mi ha sempre stupito che il buon Dio si sia inventato una città santa mettendoci accanto il diavolo. Una Gerusalemme, il Vaticano, che ha intorno una Babele, Roma. Già nel 1834 per il poeta Giuseppe Gioachino Belli, impiegato pontificio, era “caput mundi” ma anche “la chiavica der monno”».
Capitale e fognatura del globo.
«Non che Milano sia la capitale morale. È che qui non ci siamo mai fatti intortare da filosofie, dogmi, ideologie. Il cattolicesimo è l’unica religione inclusiva: accoglie tutti e tutti assolve. Sa che Bene e Male sono due facce della stessa medaglia e quella medaglia siamo noi. Nessuno può scagliare il primo sampietrino. Negli anni Sessanta conobbi lo sceneggiatore Gore Vidal, snobissimo e antipaticissimo. Gli chiesi: com’è che voi gay venite tutti a Roma, non avete i festini a Hollywood? Mi rispose: “Perché qui si scopa”».
Molto esplicito.
«Al Palatino hanno rinvenuto un’epigrafe in greco che recita: “Ho imparato che a Roma la via diritta è un labirinto”. Nel quartiere San Lorenzo, dove abitavo, vidi Pier Paolo Pasolini nella trattoria Pommidoro che flirtava con un quindicenne: era Ninetto Davoli. Oggi chiamerebbero i carabinieri».
A Roma c’è il potere. Lei è un uomo di potere?
«Iooo? Da solo non conti nulla. Il simbolo di Roma antica è il fascio, un mazzo di verghe con la scure. L’insegna del comando. Abramo Lincoln ci appoggia sopra le mani nel monumento di Washington. Conti solo se rimani unito ad altri uguali a te».
Traduca il concetto.
«La Dc erano dieci partiti legati come un fascio e ha governato per 40 anni. Nella Capitale si contano più di 30 circoli: nautici, golfistici, venatori, scacchistici, tennistici, ippici. Oh, saremo mica diventati tutti canottieri? Per essere ammessi in quei club esclusivi devi esibire un’unica patente: l’affidabilità. Nel 1977, quando mi proposi a Rai 2 per Odeon, il rotocalco televisivo, fui portato al cospetto di un alto dirigente di viale Mazzini, il quale chiese al curatore Brando Giordani: “È affidabile?”. “Sì”, rispose il giornalista. “Bene, allora buon lavoro, arrivederci”, concluse quello. Nient’altro».
Accipicchia, un vero talent scout.
«Più che circoli ristretti, diciamo che sono logge. Devi conoscerne le regole e rispettarle».
E quali sarebbero le regole del potere?
«Mai associarlo al sesso, mai ai soldi, mai al tradimento. Invece i parvenu scesi dal Nord entrano nella stanza dei bottoni e, ubriachi di hybris, credono di poter fare tutto quello che vogliono. Bettino Craxi flirtò con Moana Pozzi. Silvio Berlusconi organizzò i festini a Palazzo Grazioli. Matteo Renzi arrivò a Palazzo Chigi e nominò capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi Antonella Manzione, che era stata comandante dei vigili urbani di Firenze con lui sindaco. Tutt’e tre spazzati via».
La prima volta in cui vide il potere da vicino?
«Fu quando Francesco Cossiga si rivolse a me perché veniva ritenuto un folle e quindi nessun organo di stampa gli pubblicava i comunicati, neppure l’Adnkronos del suo amico Pippo Marra. Una mattina sono nel suo studio di via Quirino Visconti. Da Washington chiamano Kossiga, l’amerikano con la kappa: gli Usa hanno bisogno di far decollare dall’Italia i loro cacciabombardieri per la guerra nel Kosovo.
L’ex presidente telefona al premier Romano Prodi, il quale da buon cristiano gli obietta che lui non uccide e nega il permesso. Allora Cossiga cerca Massimo D’Alema, che pur di prendere il posto di Prodi avrebbe sganciato una bomba atomica. “Vuoi diventare presidente del Consiglio?”, gli chiede. Conclusione: D’Alema è il primo comunista a diventare capo del governo italiano e gli americani possono far partire gli aerei dal Belpaese».
Come mai, nonostante le sue delazioni, la lasciano libero di campare? Il potere è tollerante?
«Scherza? Lei non ha idea di che cosa mi hanno fatto in 24 anni quelli che comandano: intimidazioni, querele, la Guardia di finanza che viene a sigillarmi la casa, la pubblicità che sparisce. Io non ho alle spalle John Elkann o Carlo De Benedetti».
Provi a identificarlo, questo maledetto potere.
«Tutti credono che sia incarnato da chi compare in tv e sui giornali. Sbagliato. Il potere è invisibile. Sta sotto, negli apparati, in quello che viene definito “deep State”, lo Stato profondo: Consulta, Corte dei conti, Ragioneria generale, servizi segreti, funzionari dei ministeri. Si fanno chiamare “servitori dello Stato”, non sono né di destra né di sinistra. I politici passano, loro restano. Rimasero persino dopo la caduta di Benito Mussolini».
Ma lei li tiene tutti sotto tiro. Come ci riesce?
«Faccio e ricevo telefonate. Chi si rivolge a me sa che non tradirò mai la sua fiducia. E uso un algoritmo inglese, Kilkaya. Mi svela che cosa piace ai lettori. Costa meno di un dipendente, 1.500 euro al mese: vede in tempo reale su che cosa cliccano».
Si maligna che il suo potere le derivi da un solido legame con i servizi segreti.
«Assurdo. Una delle sorprese della mia vita fu incontrarli. M’aspettavo qualcosa alla John le Carré o alla Graham Greene, agenti 007 divenuti romanzieri, invece mi venne da ridere. Fu tutt’altra cosa quando conobbi il capo stazione della Cia».
Parla di Robert Gorelick, mandato in Italia dalla Central intelligence agency dal 2003 al 2008?
«Lasciamo perdere. I servizi francesi e inglesi sì che sono fantastici. E quelli vaticani? Superlativi».
Lei sarebbe disponibile a fare la spia per davvero, pur di proteggere il Paese in cui vive?
«Scherza? Mi offende. Il sito si chiama così solo perché ho fuso il nomignolo Dago con Spia, la rubrica che tenevo sull’Espresso. Mi sento un po’ Tacito, un po’ portineria elettronica. Tagliare i panni addosso agli altri è forse l’ultima trincea del libero pensiero, sostenevano Fruttero e Lucentini. Il gossip è una risorsa strategica della politica. Dalla Recherche di Marcel Proust a Monica Lewinsky, passando per il Watergate, è tutto un pettegolezzo».
Il cerimoniale della Repubblica suddivide le cariche in 7 categorie e 121 classi. Dopo il capo dello Stato, vengono cardinali, presidente del Senato, presidente della Camera, presidente del Consiglio dei ministri. Perché un porporato conta più del Parlamento e del governo?
«Non lo sapevo. Molti sottovalutano il potere di Santa Madre Chiesa. Lo scoprii nel 1999, quando mi preparavo a lanciare Dagospia e fui ricevuto in Vaticano da un tizio che costruiva i siti per tutte le diocesi del mondo. Le pare che una struttura così, salda da 2 mila anni, si faccia scalfire dalle chiacchiere dei giornali? Io sono fortunato, ho sempre avuto fede. Un prete pedofilo non mi turba. A Roma abbiamo avuto papa Borgia, si figuri».
Quanto conta Sergio Mattarella?
«Tantissimo. Il potere invisibile coltiva la virtù del silenzio. Infatti l’ho ribattezzato la Mummia sicula, anche se al Colle dispiace. Lei ha mai letto un’intervista con Enrico Cuccia? Se il capo di Mediobanca avesse parlato, sarebbe stata la sua fine».
Papa Francesco rilascia un’intervista al mese.
«Fa i dispetti a Paolo Ruffini e Andrea Tornielli, i capi della comunicazione vaticana. Ma è l’unico al mondo che ha avuto il coraggio di dire che l’Ucraina, senza aiuti, soccomberà nel giro di un mese, quindi non le resta che trattare con la Russia».
Sarà lo Spirito Santo o il potere a scegliere il prossimo pontefice?
«Io spero che venga eletto Matteo Maria Zuppi».
Nel 2010 riteneva che gli italiani più potenti fossero Gianni Agnelli e Maurizio Costanzo. Oggi?
«Siamo indebitati fino al collo. Il potere ce l’ha la nostra creditrice, l’Unione europea. E scopriamo che l’Avvocato è stato il più grande evasore fiscale di questo Paese, ecco che cosa resta del suo mito».
Come mai non prende sul serio Giorgia Meloni?
«Draghi di qua, Draghi di là... All’inizio le avevo dato fiducia: l’ho chiamata la Draghetta. Quelli sopra di lei speravano che diventasse una democristiana, che creasse un vero partito conservatore. Invece è stata colta dalla sindrome di Carlito’s way ,ha presente? Al Pacino esce dal carcere, vuol cambiare vita, ma il passato lo trapassa: arrivano le cambiali da pagare e resta incastrato.
Meloni s’è sentita dire dallo zoccolo duro del Msi: “Ahò, siamo stati per mezzo secolo nelle fogne, ora ci prendiamo ciò che è nostro”. E lei, che non si fida di nessuno, ha trovato nei vecchi sodali della sezione Colle Oppio la sua sicurezza. È diventata la Ducetta. Ha scambiato l’autorevolezza con l’autoritarismo».
«Pipparoli», «smanaccioni», «twittaroli»: maltratta gli internauti con nomignoli urticanti.
«Ma no, è che allungano la mano perché non riescono ad allungare altro. Che cos’è in fin dei conti l’erotismo? Un racconto per chi legge, vedi Le mille e una notte .Eil Decameron del Boccaccio».
Da 1 a 10, quanto potere ha Instagram?
«Dieci».
E TikTok?
«Non lo conosco, lo vedo poco. Tutti i social, da Facebook a X, appartengono alla tragedia dell’essere umano. Siamo d’accordo sul fatto che Aristotele e Platone erano un po’ più acculturati di Matteo Salvini? Ebbene, perché i Greci crearono la filosofia, il teatro, le arti, l’Olimpo, Zeus, Venere, cioè un mondo parallelo?
E noi perché abbiamo inventato il cinema e la tv? Perché quando ci guardiamo allo specchio non ci piace ciò che appare, vediamo l’insoddisfazione più totale. Internet appaga le attese e le pretese dell’uomo. Se lei deve scegliere una sua foto, selezionerà quella in cui ha l’aspetto più seducente. Siamo tutti influencer».
Vanità delle vanità. Gran brutta malattia.
«La disperazione che vedo in giro nasce dal fatto che non esistono più né idee né ideali né ideologie: abbiamo solo noi stessi. Il corpo è il display per mostrare agli altri non ciò che siamo, ma ciò che vorremmo essere. Sparita la realtà, siamo diventati una fiction. Con questa ferraglia che ho addosso io comunico al mondo che avrei voluto essere Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones. Purtroppo non avevo lo stesso talento».
0 notes
Text
Quella strana morte in via Santa Dorotea (un cold case datato 6 aprile 1520), l'interessante libro di Gìa Fort Shoping. Jey e Heleonor partono alla volta della verità. La giovane, durante un intervento conservativo presso la Galleria d’Arte Antica di Roma, scopre sotto la Fornarina di Raffaello Sanzio alcuni tratti che aveva già visto presso il British Museum di Londra. Eppure la data riportata era del 1756, ovverosia duecentosedici anni dopo la morte di Raffaello. Il testo, per quanto ben si agganci al “cold case” - ovverosia quei casi rimasti irrisolti -, tende le braccia a fenomeni paranormali, regressioni ipnotiche e reincarnazioni. Sarà proprio la mente di Heleonor a cedere per prima, lasciandosi cullare da insistenti sensazioni di avvenimenti passati. I personaggi di Shoping sono ben caratterizzati. Jey è un giornalista e scrittore attaccato più alla bottiglia di rum più che non alla sua professionalità; tuttavia è sempre alla ricerca di buone notizie. Lei è certamente più risoluta, appassionata al suo lavoro presso la galleria d’arte. Fra i due esiste una forte passionalità, la stessa che intreccia, sia pur in ere differenti, la vita di Raffaello e Margherita, e Rafele e Lucrezia. Passioni, quelle raccontate da Shoping, che regalano una Trastevere vecchia, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ogni storia ben si amalgama con la trama principale del testo, aggiungendo particolari ad un libro che ha già dell’incredibile. Le ambientazioni ben si avvicendano. Se in un primo momento, infatti, il lettore/lettrice si imbatte nella caotica Londra, successivamente prenderà un bel respiro, rilassandosi nelle campagne scozzesi. Il verde si fonde con il cemento, raccontando gli usi, i costumi, le fragranze, e perfino le tecniche pittoriche, in una miscellanea in grado di incantare ogni tipo di lettore/lettrice. Lo stile di Shoping è scorrevole - sia pur fortemente ricercato -, spronando i suoi lettori ad un approfondimento culturale. Di grande impatto è l’incontro fra la realtà vissuta dai protagonisti con il mondo esoterico, in cui la regressione ipnotica e la metempsicosi accompagnano il lettore/lettrice in uno stadio parallelo. Sarà quest’ultimo/ultima infatti, protagonista attivo/attiva delle vicende, in una narrazione ad alta tensione, libero/libera da ogni pregiudizio. I capitoli sono ben articolati, presentandosi nella loro forma chiara. Ai numeri arabi viene affidata la storia di Jey ed Heleonor. Ai numeri romani, invece, si connetteranno squarci di vita vissuti come reali attraverso l’ipno-regressione. Il testo in corsivo, invece, si occuperà del percorso della medium per condurre Jey nel recupero dei frammenti di una vita passata. Punto forte dell’autore, è senz’altro la sua capacità di adattare alla luce della modernità, i complessi avvenimenti storici ormai tramontati. Un mix di forte attrattiva in grado di di accompagnare il lettore/lettrice in un percorso in cui è molto facile imbattersi in domande filosofiche: potremmo realmente essere la reincarnazione di qualcuno? Quesiti che trovano risposte verso la fine, quando, alla fine di tutto, arriveranno importanti rivelazioni sulla morte del grande pittore italiano. Quella strana morte in via Santa Dorotea di Gìa Fort Shoping, pubblicato da StreetLib - pp. 468; genere: thriller/giallo - è disponibile in libreria e online da maggio 2020.
0 notes
Text
AUTORE: sconosciuto
NOME DELL'OPERA: Stele di Rosetta
DATA: 196 a.C.
TECNICA: una lastra di granito con incisi dei geroglifici
COLLOCAZIONE: El Rashid, Egitto
FUNZIONE ORIGINALE: sulla stele è inciso lo stesso testo dedicato al re Tolomeo V con tre scritture: geroglifico, demotico e greco
COLLOCAZIONE ATTUALE: British Museum, Londra
0 notes
Text
Il momento migliore per raccontare una storia è la notte, quando il silenzio accompagna le parole e siamo più disposti ad ascoltare.
Vi parlerò di quella volta in cui abbiamo calpestato lo stesso pavimento sul quale incoronano i re d’Inghilterra e della nostra faticosa e lunga visita al British Museum.
Per poi finire come sempre in un pub davanti ad una bionda ed una bruna.
#diario #viaggio #londra
0 notes
Text
Stendardo di Ur. circa 2500 a.C.
Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e madreperla.
conservato al British Museum di Londra.
Raffigura scene di pace da un lato, scene di guerra dall'altro.
0 notes