Tumgik
#Bobeche ancona
runabc · 5 years
Photo
Tumblr media
US TOGETHER NOI INSIEME Acquarello e matite su carta Run 2019 AT BOBECHE ancona Presents BAU BAU A solo show by RUN
0 notes
Photo
Tumblr media
un tuffo dove il vintage è più blu #ancona #marche #vintage #antiquariato #bobeche (presso Bobeche vintage store) https://www.instagram.com/p/CT_jIzBMwF9g0gn9Qs5Z29-R21INgoZNJSZYgM0/?utm_medium=tumblr
0 notes
runabc · 5 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Questo e' cio' che il mio amico M.B. ha scritto per la mostra da Bobeche dal titolo BAU BAU Sesiete di Ancona o siete di passaggio, ma ad ancona non vi perdete lo spettacolo di visitare almeno una volta lo store e gustarvi la mostra. Ci sono infiniti varchi in giro per la città. Bau Bau esce di casa si cala lungo scalinate fra pareti gialle e tetti spioventi e porte sgangherate, attraversa gigantesche rotonde frastornanti. Vede gabbiani sulle carcasse di pesce, poi un cavallo rosso, immobile, su un muro arancione. C’è una vetrina inaspettata, la osserva, ne è risucchiato. Capita spesso a Bau Bau di venire risucchiato. Gli alberi hanno spesso cortecce argentate e virgulti carnosi. I baobab sono così. Bau Bau ne osserva uno da vicino, abbraccia il suo tronco grasso e gibboso e da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Dico ciò perché Bau Bau si è ritrovato in un luogo che non aveva mai visto. Ci sono molti alberi, molte fronde, è una foresta di baobab ma il sottobosco è denso di fronde. Bau Bau le discosta in cerca di luce e quando il sole filtra fra il fogliame, i raggi si infrangono su cose per terra. Hanno forme oniriche e funzionali, morbidezza ammiccante, disciplina geometrica. Sono grandi bulbi, pieni di cassetti aperti o ornati di bottoni. Bau Bau si siede su una poltrona, una di quelle dai cuscini soffici, violacei. È una poltrona girevole e Bau Bau inizia a roteare, si sente come un cane che voltola per terra, si sente una creatura irriverente. Guarda i lampadari appesi al soffitto. Ora gli alberi sono scomparsi. La foresta si è tramutata in un giardino dove grappoli di lampadine gli ricordano che si è scordato di tutto. Il sole che diventa sole, il tempo che non si ferma. Prima viene la corsa, il colore, la linea che diventa mare, il mare che corre sulla spiaggia, la spiaggia che rotola verso il cielo. Le linee si chiudono, si aprono, respirano, raramente si intrecciano alla pesantezze, ma non temono neanche quella. Non temono i giganti che emergono dal mare e si posano sui tetti delle case. O i volti dagli occhi a spirale che spuntano dietro le porte. O una fila indiana di pensieri che procedono lungo solchi di parole. Fiotti di immagini scatenano il piacere della regressione, una scarica liquorosa si innesta alle radici del collo. Bau Bau ha il volto incapace di stare fermo e produce un flusso di spigolosità espressive. Il luogo dove Bau Bau continua a girare su se stesso, avvitandosi sulla sua poltrona, è profondo. Contiene una disposizione di mobili che se potessero parlare, emetterebbero un boato potente, quello del tempo che si è accumulato sulle nostre spalle. Bau Bau non è solo in questo momento. Non lo è più, non lo è mai stato. Sente un brulichio di voci crescergli nella testa, è un rumore dal forte timbro dialettale. È un suono irriverente. Ci sono foglie che si tramutano in mani e mani che si tramutano in occhi. Ora è il momento di uscire. Le mani e gli occhi che incontra lungo il marciapiede lo salutano con il suo nome, gli fanno tutti Bau Bau e lo abbracciano, irrefrenabili. Bau Bau è contento, sicuro, non sente né paura né esaltazione, ha attraversato tutte le prove necessarie ora che muove le gambe, che tende le braccia, che sorride immaginando la sua città, le sue cose, i suoi immensi fossili silenziosi sbocciare ogni secondo. Bau Bau si ritrova in una piazza, su una panchina, dentro un bar, in un campo da calcetto con le porte dai pali colorati e le reti a brandelli. Conosce una donna che ha i capelli riccioluti, nerissimi, le dice tu sei Afrodite, sei nata dalla schiuma, la schiuma dei tuoi capelli è nera perché il mare era notturno. Bau Bau si affaccia da una grande casa con le pareti trasparenti, c’è il mare che sciaborda sul cornicione della finestra e una barca piena di donne e di uomini gli si fa incontro e i passeggeri a bordo gli fanno tutte e tutti “Bau Bau”, lo chiamano tutti per nome. «Ma potrò io mai lasciarvi con la sete e con la fame?» Dice lui ridendo, e li invita dentro casa, la casa dalle pareti trasparenti. L’Afrodite ricciuta frigge un piatto di fave per tutti su un grande tavolo, tratto fuori da una epoca iniziata e mai finita. Ovunque grandi baobab crescono silenziosamente, altre donne e altri uomini arrivano dalla città, scivolano attorno ai tavoli mentre il sole fa il sole nel cielo. La foresta si fa sempre più rigogliosa e vasta. Grandi bulbi spuntano dal terreno, si schiudono. Se non fosse per le persone che quando parlano fanno anche, con irriverenza, Bau Bau, se tutto il vociare dal timbro dialettale fosse un po’ più pacato, si sentirebbe la musica che viene dal profondo del bosco.
2 notes · View notes
runabc · 5 years
Photo
Tumblr media
BAU BAU da Bobeche vintage store Don’t miss it ! My solo show at Bobeche Ancona 11 Maggio 2019 Free entry
1 note · View note
runabc · 5 years
Photo
Tumblr media
BAU BAU da Bobeche vintage store Don't miss it !  My solo show at Bobeche Ancona  11 Maggio 2019  Free entry
0 notes