#Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli
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Concorso per 1 direttore (campania) AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA 'FEDERICO II' - NAPOLI
Author: http://www.concorsi.it Data : 2024-10-12 01:33:00 Dominio: http://www.concorsi.it Leggi la notizia su: Concorsi.it LEGGI TUTTO I testi riportati sono gratuiti e non hanno carattere di ufficialità: ai sensi di legge l’unico testo definitivo, che prevale in caso di discordanza, è quello pubblicato a mezzo indole. RETTIFICA RETTIFICA 0 Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana N. 82 del…
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UNA NUOVA TERAPIA RESTITUISCE LA VISTA A 10 BAMBINI
Per la prima volta in Italia una rara forma di distrofia retinica ereditaria è stata curata grazie a una terapia innovativa e i primi 10 bambini hanno potuto tornare a vedere.
La nuova terapia genica è stata sviluppata con successo dalla Clinica Universitaria Vanvitelli di Napoli, il primo centro nel nostro Paese e tra i primi in Europa dove si applica questa tecnica che raggiunge il suo traguardo dopo circa 15 anni di ricerca e sperimentazione. "I dieci pazienti trattati - spiega Francesca Simonelli, professore ordinario di Oftalmologia e direttrice della Clinica Oculistica dell'Università - oggi possono scrivere, leggere e muoversi in autonomia”.
I bambini provenienti da Piemonte, Lombardia e da diverse altre regioni hanno reso Napoli il punto di riferimento nazionale per il trattamento delle malattie rare della retina, un’eccellenza europea che conferma la Clinica Oculistica Vanvitelli il primo centro in Europa per numero di pazienti pediatrici con una forma di malattia ereditaria della retina trattati con terapia genica. Un trattamento definitivo che combina durabilità, efficacia e un profilo di sicurezza favorevole. “Siamo particolarmente orgogliosi di aver potuto contribuire alla fattibilità di questa operazione. L’emozione di vedere le immagini di questi bambini che riescono, specie di sera, a giocare a pallone riempie di gioia”, ha dichiarato Antonio Giordano, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria.
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Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria Vanvitelli - 18 ottobre 2021
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Alcuni frame del video diffuso dai carabinieri di Caserta
Ancora furbetti del cartellino, questa volta nel Casertano. Quasi tutti medici gli indagati; e poi infermieri e amministrativi, tutti legati da un accordo reciproco per assentarsi dal lavoro. “Noi stiamo in grazia di Dio”, dicevano al telefono riferendosi alla bella vita di non lavorare e a fine mese ricevere l’accredito dello stipendio.
Se poi li scoprivano “qui ci arrestano tutti”, dicevano ancora i camici bianchi intercettati. Le manette non sono scattate, solo l’obbligo di presentazione ai carabinieri prima e dopo il lavoro, ma rischiano comunque il licenziamento se saranno confermate le accuse.
28 gli indagati in tutto, mentre per 17 di loro è stata disposta appunto la misura cautelare. Si tratta di 10 uomini e 7 donne, la maggior parte originari del Casertano ad eccezione di due calabresi, un lucano e tre di Formia.
Il blitz è scattato stamane a cura della Compagnia dei Carabinieri di Capua (Caserta), che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 18 persone, nei cui confronti si procede per associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno dell’Azienda Sanitaria Locale di Caserta e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli (Federico II).
Sono state inoltre contestate svariate ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, realizzate attraverso false attestazioni della presenza dei sanitari in servizio, alterando i sistemi di rilevamento della presenza al lavoro.
Il danno complessivo procurato dagli indagati all’erario è stato stimato essere di oltre 20 mila euro. Importo sottoposto a sequestro preventivo per valori equivalenti, in esecuzione del decreto di sequestro emesso dal giudice del Tribunale sui conti correnti degli indagati.
Nei confronti dei indagati, la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del luogo di svolgimento del lavoro, immediatamente prima e subito dopo l’ingresso alla sede lavorativa. Il provvedimento restrittivo – eseguito in varie località di residenza dei sanitari indagati, vale a dire in Sessa Aurunca, Napoli, Caserta, Carinola, Mondragone, Cellole, Casagiove, Gragnano, Teano (Centri in provincia di Caserta) e Gragnano (Napoli) e – è stato emesso all’esito di una complessa indagine svolta dai Carabinieri delle Stazioni di Teano e Vairano Scalo (Caserta).
Si tratta – spiega la Procura di Santa Maria Capua Vetere – di una indagine iniziata nel febbraio 2017 e conclusa nel mese di giugno dello stesso anno, condotta mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, suffragati da costante attività d’intercettazione telefonica delle utenze utilizzate dai soggetti indagati, dall’analisi di tabulati di traffico telefonico con rilevamento delle relative posizioni delle utenze e attraverso numerosissime riprese video, eseguite con le telecamere installate nei pressi di tutti gli orologi marcatempo presenti nell’ospedale, nonché nei pressi di un’uscita secondaria posta sul retro del predetto nosocomio, accesso da cui molti degli indagati riuscivano ad allontanatasi arbitrariamente durante l’orario di lavoro.
L’indagine, che vede coinvolti complessivamente 28 soggetti, fra i quali, fra gli altri, 18 dirigenti medici, 3 infermieri e 6 amministrativi, ha consentito di acquisire nei loro confronti un compendio gravemente indiziario in ordine alla falsa attestazione in servizio presso l’ospedale “San Rocco” di Sessa Aurunca e, per due indagati, presso l’Azienda Ospedaliera – Policlinico – Universitaria di Napoli (Federico II), che in alcuni casi sarebbe stata effettuata direttamente all’interessato, il quale, dopo aver timbrato l’ingresso in ospedale, se ne allontanava arbitrariamente.
In altri casi, – spiega ancora la Procura – la falsa attestazione veniva effettuata con il concorso di colleghi che, di fatto, timbravano l’entrata o l’uscita, utilizzando il badge dell’indagato, di cui veniva attestata la falsa presenza in ospedale; in altre circostanze, ancora, i dipendenti ospedalieri si avvalevano della collaborazione di un soggetto esterno a loro legato da vincoli di parentela (figlio o convivente). In tal modo gli indagati, attestata la falsa presenza, riuscivano a percepire la retribuzione in corrispondenza di fasce orarie in cui non erano regolarmente in servizio, ma solo formalmente presenti.
Inoltre, per sei indagati, tutti dirigenti medici in servizio presso il reparto di Anestesia e di Rianimazione dell’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca, sono stati raccolti elementi indiziari tali ipotizzare a loro carico il reato associativo finalizzato a commettere una serie indeterminata di delitti di truffa e false attestazioni ai danni del PA.S.L. CE.
E’ emerso che l’assenteismo era il frutto di un accordo criminoso, fondato sua una stabile organizzazione fra i sei dirigenti medici, in cui cioè gli associati si sono “coperti” a vicenda sistematicamente. All’interno dell’azienda ospedaliera San Rocco di Sessa Aurunca è stata accertata, infatti, l’esistenza di un gruppo organizzato e collaudato composto da sei dirigenti medici, tutti addetti al reparto di Anestesia e Rianimazione, che, in modo sistematico, si garantivano, reciprocamente, la possibilità di allontanarsi arbitrariamente dal luogo di lavoro.
Il sistema era talmente collaudato che ciascun sodale si attivava ed effettuava la falsa attestazione, ancor prima che il diretto interessato avanzasse una richiesta in tal senso. Gli allontanamenti dal luogo di lavoro avvenivano anche per l’intera durata del turno di servizio: sono emersi casi in cui il dipendente ospedaliere non si è affatto recato al lavoro, potendo contare sull’appoggio sicuro e affidabile del collega nel falsificare la sua presenza in servizio; così come sono emersi casi in cui l’allontanamento arbitrario è avvenuto durante i turni di notte, allorquando il personale presente di norma era già ridimensionato; addirittura, in altri casi, un dirigente medico si è assentato dalla sede di servizio recandosi all’estero per una gita di “piacere” e la timbratura fraudolenta in suo favore veniva eseguita dal il figlio, soggetto estraneo alla struttura sanitaria di riferimento, condotta poi reiterata più volte nel tempo ed anche in altre circostanze.
Da rimarcare la spregiudicatezza con cui venivano poste in essere le condotte contestate, molto spesso “condite” da conversazioni telefoniche sintomatiche del clima di illeceità presente all’interno delle strutture oggetto di indagini. Risulta emblematica una conversazione intrattenuta tra due dirigenti medici del nosocomio di Sessa Aurunca i quali, venuti a conoscenza di un controllo amministrativo in corso da parte dei Carabinieri commentavano: “Qua o ci arrestano a tutti quanti (ride) o stiamo tutti In grazia di Dio, tanto come si dice, chi è senza peccato scagli la prima pietra… (…) dice quello si rischia il posto di lavoro… e ho detto e allora l’ospedale rimane vuoto, ci licenziano a tutti quanti.., se per quello ci licenziano a tutti, se è per l’aggiornamento, perché chi vuoi che non c’è arrivato vicino a quel marcatempo per fare…”.
Nella prima fase d’indagine, gli investigatori si sono soffermati sull’attività di captazione delle telefonate intrattenute dagli indagati da cui è emerso l’accordo di volta in volta intercorso tra gli stessi in ordine alla falsa attestazione della loro presenza, o semplicemente sulla circostanza che i predetti non si trovassero in ospedale benché formalmente ivi presenti.
La visone delle immagini delle telecamere istallate nell’ospedale, ha consentito di individuare, senza ombra di dubbio, tutte le persone che utilizzando il badge in uso ad altri colleghi ne attestavano falsamente il loro ingresso o la loro uscita. Inoltre, la telecamera posizionata nei pressi dell’uscita di emergenza, ha permesso di identificare tutti i dipendenti che, allontanatisi arbitrariamente dalla struttura, salivano a bordo delle loro autovetture andando via, il tutto corroborato da incessanti servizi di osservazione, controllo e pedinamento effettuati dalla polizia giudiziaria operante, immortalati da riprese video e rilievi fotografici.
I successivi riscontri eseguiti mediante l’acquisizione delle stampe delle timbrature incriminate monitorate in fase d’indagine, attraverso l’analisi dei fogli presenza dei giorni oggetto di controllo e con l’acquisizione dei tabulati di traffico telefonico relativi alle utenze in uso agli indagati, è stato possibile verifìcare che i prevenuti non si trovavano materialmente in servizio, anche in considerazione che dall’analisi delle celle agganciate da dette utenze cellulari risultavano incompatibili con quelle serventi l’azienda ospedaliera dove sarebbero dovuti essere in servizio, dati che incrociati tra di loro hanno portato ad addivenire a un risultato pressoché certo in termini di evidenza probatoria, incontestabile e univoco nel suo significato.
Tra gli indagati vi sono, infatti, 14 dirigenti medici, dislocati in Reparti di estremo rilievo. La gran parte di essi afferisce al Reparto di Anestesia e Rianimazione, ma sono interessati anche i reparti di Pediatria, Psichiatria, Chirurgia d’urgenza, Chirurgia generale e Farmacia dell’ospedale “San Rocco” di Sessa Aurunca e in servizio presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli (Policlinico Federico II). A questi si aggiungono 4 amministrativi, che, pur non rivestendo la qualifica di medici, svolgono comunque funzioni strumentali al corretto ed efficiente espletamento del pubblico servizio sanitario.
Medici si assentavano dal lavoro. "Così stiamo in grazia di Dio". 28 indagati. Ancora furbetti del cartellino, questa volta nel Casertano. Quasi tutti medici gli indagati; e poi infermieri e amministrativi, tutti legati da un accordo reciproco per assentarsi dal lavoro.
#Assenteismo#assenteismo Asl Caserta#Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli#medici indagati Asl Caserta#ospedale San Rocco Sessa Aurunca
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Quado l’occhio diviene “secco” e minaccia la vista - una campagna per diagnosi e cura
(di Nicola Simonetti) “Occhio secco”, un disturbo che colpisce, in Italia, 9 su 10 donne in menopausa e 25% degli over 50 anni. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta “di uno tra i più ignorati e sottovalutati disturbi della società moderna”. Lanciata, nei giorni scorsi, la campagna di screening gratuiti promossa dal Centro Italiano Occhio Secco di Milano (Piazza della Repubblica 21, diretto dal dr Lucio Buratto, oculista di fama mondiale,) , la prima struttura completamente dedicata alla cura di questa patologia, in collaborazione con la Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria di Varese. Le visite gratuite si prenotano attraverso il sito www.centroitalianoocchiosecco.it Durante la Campagna ( Mese della Prevenzione e Cura dell’Occhio Secco - 8 maggio-14 giugno), Centri oculistici di eccellenza universitari e ospedalieri su tutto il territorio saranno a disposizione per una visita gratuita e una serie di esami diagnostici. Tecniche specialistiche consentono di rilevare anomalie nel sistema lacrimale dell’esaminato e di fare eventualmente diagnosi di patologia. Lo screening sarà eseguito solo nei Centri aderenti all’iniziativa. La Campagna si propone di sensibilizzare la popolazione sul problema dell’occhio secco e stimolarla a farsi visitare, dopo lo screening, dai propri oculisti curanti. Le visite si rivolgono a tutti quelli che sospettano una secchezza oculare e desiderano una visita di approfondimento. Le visite si potranno fare presso le seguenti strutture: Milano - CIOS Centro Italiano Occhio Secco – Piazza della Repubblica 21 Varese –Ospedale di Circolo Fondazione Macchi – Clinica Oculistica dell'Università dell'Insubria - Viale Borri, 57 Ancona – Azienda Ospedaliero Universitaria – Ospedali Riuniti Ancona Umberto I – G.M. Lancisi-G. Salesi, Via Conca 71 Bari – Clinica Oculistica Universitaria Policlinico di Bari - Piazza Giulio Cesare 11 Catania - Azienda Ospedaliera Garibaldi - Nesima UOC di Oftalmologia - Via Palermo 636 Lecce – Ospedale Vito Fazzi di Lecce – Piazzetta Muratore Milano - Neovision Cliniche Oculistiche Corso Vercelli 40 – Via Procaccini 1 – Viale Restelli 1 Napoli – Ospedale San Giovanni Bosco - Centro di Patologia della Cornea e della Superficie Oculare – UO di Oculistica - PO San Giovanni Bosco – ASL Napoli 1 Centro Via F.M. Briganti 255 Napoli – Clinica Mediterranea - Via Orazio 2 Padova – Centro Oculistico San Paolo, Ospedale Sant'Antonio, AULSS 6 Euganea Via Jacopo Facciolati 71 Pisa – Ospedale Cisanello – Via Paradisa 2 Sassari – Cliniche San Pietro – Viale San Pietro 43 Torino – A.O. Ordine Mauriziano Umberto I - Largo Turati 62 Le visite si prenotano solo sul sito www.centroitalianoocchiosecco.it Se si usano lenti a contatto, toglierle almeno 24 ore prima. Non truccarsi il giorno della visita. Portare con sé eventuali esami di laboratorio recenti, l’elenco dei farmaci attualmente in uso e delle terapie già praticate. Chiariscono il problema i prof. Claudio Azzolini – Direttore Clinica Oculistica Università dell’Insubria –Varese, Dottor Lucio Buratto – Direttore Scientifico del Centro Ambrosiano Ofta Lucio Burattolmico (CAMO) – Milano e Dottor Giuseppe Di Meglio (CIOS) – Milano. Il “film lacrimale” è lo strato di liquido che bagna le strutture anteriori dell’occhio, ossia è l’interfaccia tra l’occhio e l’ambiente. La luce giunge all’occhio passando attraversando le lacrime; la presenza di un buon strato di lacrime è fondamentale per consentire all’occhio di avere una buona vista. Cause varie possono determinare situazioni di: Ipolacrimia provocata da una ridotta produzione di lacrime che, a loro volta, si dividono in ipolacrimie da Sindrome di Sjogren e ipolacrimie da altri fattori (patologie della ghiandola lacrimale, ostruzione dei dotti lacrimali, perdita della lacrimazione riflessa da herpes, diabete, lenti a contatto). Dislacrimie provocate da aumentata evaporazione del film lacrimale non compensata da un aumento della secrezione (alterata chiusura palpebrale, blefariti, malattie sistemiche, menopausa, farmaci). Costi sociali Una patologia così diffusa e in espansione come la sindrome dell’occhio secco preoccupa anche per i costi sociali e sanitari che la popolazione deve sostenere. Il costo annuale, quantificato da uno studio internazionale del 2006, è risultato essere maggiore in Inghilterra (1100 dollari per paziente) rispetto a Spagna (800), Italia (600), Germania (500), Svezia (400), Francia (300), probabilmente a causa del diverso costo dei farmaci utilizzati. Numerose condizioni, fisiologiche e patologiche creano alterazioni del film lacrimale e spesso tutto l’apparato di protezione dell’occhio è vittima di patologie o situazioni generali del nostro organismo. Il bulbo oculare all’interno della cavità ossea dell’orbita, è circondato da una sottile pellicola, chiamata film lacrimale, che ha una composizione molto complessa ricca di numerose sostanze nutritive e protettive. Mancando quel liquido l’occhio non potrebbe muoversi, obbedire ai comandi del cervello e girarsi a destra e a sinistra, in su e in giù: senza quel “lubrificante” il nostro senso della vista, rimarrebbe paralizzato o muovendosi a fatica impedire una visione piena. Le palpebre, due piccole “saracinesche”, la cui funzione è quella di opporre un primo sbarramento difensivo ai nostri occhi: si alzano e si abbassano (ammiccano) e avvicinandosi fra loro, chiudono e difendono l'occhio. Non solo: con questo movimento (circa 15000 ammiccamenti al giorno) ricambiano in continuazione il film lacrimale che è prodotto da numerose ghiandole. Ogni volta che avviene un ammiccamento, le palpebre delicatamente pennellano la congiuntiva e la cornea, distribuendo uniformemente il film lacrimale. La lacrima, o meglio il film lacrimale, è formato da tre strati: lipidico, secreto dalle ghiandole sebacee palpebrali, ha la funzione di ritardare l'evaporazione dello strato acquoso della lacrima e di lubrificare le palpebre; acquoso, serve ad umettare e lubrificare il globo oculare; mucinoso o mucoide, contribuisce alla lubrificazione ma ha anche funzione protettiva, sia antibatterica che meccanica. I DISTURBI: I disturbi lamentati da un paziente affetto da sindrome di occhio secco sono i più disparati e talvolta sembrano addirittura contraddittori. Nelle fasi iniziale i sintomi più comuni sono: Bruciore e prurito insistente legato alla variazione dell’osmolarità del film lacrimale. Lacrimazione irregolare, soprattutto scatenata da agenti atmosferici o ambientali: vento, smog, fumo, variazione di umidità o temperatura. Bisogno di lavarsi e strofinarsi continuamente gli occhi. Difficoltà ad aprire spontaneamente gli occhi al mattino: durante la notte la secrezione della parte acquosa delle lacrime e' molto ridotta o addirittura assente il che comporta l’adesione della superficie oculare alla congiuntiva palpebrale a causa del muco denso e disidratato. Presenza di secrezione mucosa e di filamenti. Quando la sindrome si aggrava si verificano questi sintomi: Sensazione di corpo estraneo legata al ridotto spessore del film lacrimale. Sensazione di secchezza oculare. Fotofobia(sensibilità alla luce)conseguente all' irregolarità del film lacrimale. Dolore anche notturno legato alle alterazioni corneali. Disturbi della visione legati all'astigmatismo irregolare che si crea sulla superficie corneale alterata. Perché. Stili di vita ed alimentari non corretti, stati di stress, disfunzioni metaboliche ed ormonali, aumento dell’età media della popolazione, aumento delle temperature medie ambientali, aree ad elevato inquinamento, fumi e sostanze tossiche disperse nell’aria, sono alcune fra le più frequenti cause degli stati disidratativi; situazioni che colpiscono molto spesso anche l’organo della vista che, per la sua delicata posizione di “finestra sul mondo esterno” risente più di altri organi delle variazioni dell’ambiente esterno che mettono a dura prova il suo sistema di difesa, per buona parte rappresentato da quello strato di lacrime che costantemente giorno e notte separano la superficie oculare dall’esterno. Siccità, ondate di calore, inquinamento. L’inquinamento atmosferico è l’alterazione delle condizioni naturali dell’aria, dovuta alle emissioni dei gas di scarico di autoveicoli, caldaie, centrali elettriche, fabbriche, impianti di incenerimento. Smog. Contaminanti gassosi importanti sono: monossido di carbonio emesso principalmente dagli scarichi di veicoli con motori a idrocarburi le cui concentrazioni maggiori si trovano nei pressi delle strade; il benzopirene e il benzene, sospetti cancerogeni; l’ozono, l’anidride solforosa e l’ossido di azoto che causa infiammazione acuta delle mucose respiratorie e dell’occhio. Secondo uno studio pubblicato sul British Journal, a causa dell’inquinamento il 42% dei bambini abitanti in città con alto livello di polveri sottili soffre di rossore e prurito oculare, ammiccamento, dolori agli occhi, anomalie della lacrimazione e secrezione oculari. Diversi studi analitici effettuati negli Stati Uniti mostrano come il tasso di inquinamento nelle grandi citta’ influisca significativamente sull’insorgenza della sindrome dell’occhio secco. Screening eseguiti dalla NASA, del National Veterans Administration e del National Climatic Data Center, nelle città di New York e Chicago hanno riportato una proporzione 4 volte maggiore di pazienti affetti da secchezza oculare rispetto a zone con minor tasso di inquinamento dell’aria. Freddo e vento. Ma anche freddo e vento, secondo molti studi scientifici, sono fattori responsabili di rischio per l’ occhio secco: il freddo ha pesanti ripercussioni sulla sostanza oleosa che compone lo strato esterno del film lacrimale, rendendola troppo spessa e rigida e dunque incapace di diffondersi sulla superficie dell’ occhio. Calore eccessivo e sole. Anche con l’esposizione al sole si può soffrire più facilmente di occhio secco; un aumento dell’ evaporazione del film lacrimale ne vanifica la sua funzione che è quella di proteggere gli epiteli della superficie oculare e le strutture interne dell’ occhio mediante una azione filtrante sulle radiazioni ultraviolette e sulle radiazioni infrarosse. E’ consigliabile indossare gli occhiali da sole per ridurre l’esposizione al sole; se si fa un bagno in mare e’ meglio indossare la maschera o gli occhialini. Stili di vita. L’occhio secco è una condizione oggi sempre più diffusa e legata non solo alle condizioni ambientali, ma anche ad alcuni stili di vita. L’uso sempre più diffuso di videoterminali e apparecchi per il condizionamento o per il riscaldamento ad aria, induce una riduzione dell’umidità dell’ambiente in cui si vive: tutto questo ha un effetto anche sulla superficie dell’occhio e sulla sua integrità. Età avanzata. Man mano che l'età avanza, tutto organismo ha delle trasformazioni; cosi anche la composizione delle lacrime varia. Spesso infatti gli occhi producono lacrime con un minore contenuto di lipidi che sono necessari per evitare che la loro parte acquosa evapori troppo velocemente. Con il passare degli anni le forme disidratative determinano dei quadri di vere e proprie infiammazioni croniche a carico della superficie oculare: un disturbo che sembrava in un primo tempo banale diventa vera e propria patologia della superficie oculare. Menopausa. Alcuni ormoni aiutano a stimolare la produzione di lacrime. Per questo le variazioni di livelli ormonali possono ridurre la naturale produzione di lacrime. Ecco perché la sindrome dell'occhio secco predilige il sesso femminile soprattutto dopo i 35 - 40 anni di età: le donne in gravidanza o in menopausa sono il gruppo più numeroso tra i pazienti che soffrono di occhio secco. Una frequenza sempre maggiore causata dalla significativa anticipazione del ciclo mestruale, fino ad interessare il 60% circa delle donne. I fastidi derivanti dall’occhio secco tendono a divenire più frequenti con il passare degli anni. L'intolleranza alle lenti a contatto è uno dei primi sintomi di ridotta secrezione lacrimale nelle donne in menopausa. Nei primi 7-8 anni dopo la menopausa, il disturbo è controllabile ma dopo tale periodo, l'involuzione delle ghiandole lacrimali diventa irreversibile. Per questo è importante fare una diagnosi tempestiva e, soprattutto, iniziare per tempo le adeguate terapie sostitutive lacrimali a base di acido ialuronico, o altre lacrime artificiali, o mediante l’assunzione per via orale di integratori contenenti estradiolo. Malattie autoimmuni Esistono moltissime sindromi autoimmuni, inclusi ipotiroidismo e ipertiroidismo, artrite reumatoide, lupus, sclerosi multipla che hanno effetti negativi sulle cellule e sulle ghiandole deputate alla produzione del film lacrimale. Anche la Sindrome di Sjogrenpuò causare un grave infiammazione delle ghiandole lacrimali riducendo in maniera drammatica la produzione dello strato acquoso del film lacrimale. Farmaci. Molti farmaci come effetto collaterale causano occhio secco, ad esempio: Antidepressivi, Antistaminici (soprattutto quelli da banco che possono comprarsi senza ricetta), Decongestionanti nasali, Sedativi ansiolitici, Contraccetivi orali, Beta-bloccanti, Diuretici. Lenti a contatto. Le lenti a contatto si posizionano sulla cornea e galleggiano sul film lacrimale assorbendone una grande quantità e tendono ad aderire alla cornea, a limitarne l’ossigenazione ed a provocare danni oculari che possono essere anche di una certa gravità. L'uso ma soprattutto l'abuso di lenti a contatto, siano esse rigide o morbide, in materiale gas-permeabile o non, contribuisce al determinarsi dell'occhio secco. Questo si verifica soprattutto quando non si utilizzano lenti a contatto “usa e getta” e quindi per la corretta e necessaria igiene si usano soluzioni per lenti ricche di disinfettanti e conservanti. Videoterminali. Una causa frequente della sindrome di occhio secco consiste nell’utilizzo in maniera continuativa di videoterminali: in questo caso la scarsa umidificazione dell’ambiente lavorativo, resa ancor più precaria dalle microventole di raffreddamento dei computer stessi e delle altre apparecchiature ad essi connesse, il prolungato senso di impegno e di attenzione, lo stato di stress posturale connesso, provocano alla lunga un netto rallentamento dell’ammiccamento palpebrale. Normalmente le palpebre vengono aperte/chiuse 20volte al minuto. Se invece si è impegnati in un un'attività che richieda concentrazione come ad esempio leggere, studiare, scrivere, guidare, utilizzare il personal computer, il tablet, lo smartphone, guardare il programma preferito alla TV, si tende a sbattere le palpebre con una minore frequenza, fino ad arrivare ad un battito al minuto: le lacrime così evaporano rapidamente, non vengono sostituite e si crea la sindrome dell' occhio secco. Altre cause. In altri casi, l'occhio secco può essere secondario od associato a condizioni oculari o cutanee di altro tipo, ad esempio rosacea, distrofie o degenerazioni corneali di tipo congenito od acquisito, congiuntiviti batteriche, allergiche o virali, herpes zoster, dieta povera di oligoelementi e vitamine (soprattutto deficit vitamina A) blefariti, chirurgia delle palpebre (blefaroplastica) o l’uso a fini estetici di tossina botulinica in interventi di chirurgia plastica. Chi soffre della sindrome dell’occhio secco, oltre ad assumere prodotti terapeutici che sostituiscano la delicata funzione lacrimale carente, dovrebbe seguire alcune indicazioni generali per modificare abitudini e stili di vita. Evitare l’esposizione diretta a sistemi di condizionamento, luoghi ventosi, aree molto ventilate. Evitare ambienti troppo secchi e scarsi di umidificazione. Ridurre o eliminare il fumo di sigaretta. Evitare l’uso di creme irritanti o altri prodotti fastidiosi nella zona perioculare. Sospendere o limitare l’utilizzo di lenti a contatto corneali. Usare occhiali da sole in caso di forti esposizioni a raggio UVA o UVB o in caso di ambienti ventosi o polverosi. Impiegare impacchi tiepidi nell’area perioculare (acqua e malva, bicarbonato o acqua borica). Arricchire l’alimentazione con vitamina B3, B6, B12, Omega 3/Omega. Aumentare l’assunzione di acqua e di liquidi in generale COME SCOPRIRE SE L’OCCHIO È SECCO Per scoprire se una persona soffre di occhio secco, la scienza ha a disposizione oggi apparecchiature di diagnosi sofisticate e molto funzionali. Ne spieghiamo la funzione delle più importanti. Biomicroscopia digitalizzata con lampada a fessura, uno degli esami fondamentali. Dotata di un sistema ottico molto luminoso ed efficiente e con l’aiuto di un sistema di ingrandimenti adeguato consente di studiare la superficie anteriore oculare e il film lacrimale nelle condizioni più naturali possibili senza alterazioni indotte dalla temperatura. La Meibografia che consente lo studio delle ghiandole di Meibomio che hanno la funzione di produrre la parte oleosa della lacrima. Questa componente lipidica è la pi�� importante del film lacrimale. Se queste ghiandole non funzionano bene avremo un occhio secco da marcata evaporazione lacrimale. L’interferometria del film lacrimale: consente di valutare e studiare lo strato lipidico del film lacrimale e la sua formazione e distribuzione. Il test di Schirmer, eseguito per determinare la quantità di lacrime che bagnano l’occhio. Read the full article
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Un nuovo articolo è stato postato su Ticonsiglio
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Azienda Ospedaliera Universitaria Vanvitelli: concorso per 60 OSS
La AOU “L. Vanvitelli” di Napoli ha indetto un concorso pubblico per la selezione di 60 Operatori Socio Sanitari da assumere a tempo indeterminato. Ecco il bando e come presentare la domanda.
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Oggi di nuovo a Napoli. Ennesimo intervento per uno degli occhi di mamma. Attendo fiducioso. C'è da dire che ogni volta che deve fare un intervento, prima fa il tampone. È dall'anno scorso che ogni mese fa tamponi, sempre negativo. Sono Covidfree, voi vaccinatevi. (presso Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II - Area Comunicazione) https://www.instagram.com/p/CPsXH4PHF4l/?utm_medium=tumblr
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Il Covid-19 potrebbe favorire la comparsa del diabete autoimmune. #diabetetipouno
Il Covid-19 potrebbe favorire la comparsa del diabete autoimmune. #diabetetipouno
Lo sostengono sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice i diabetologi della Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli.
Ci potrebbe essere un’ondata di casi di diabete di tipo 1 (il diabete autoimmune anche detto giovanile) a seguito dell’infezione da coronavirus. Lo sostengono sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice i diabetologi della Azienda…
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STUDIARE E CURARSI A CATANZARO CONVIENE.
Riceviamo e pubblichiamo: Studiare e curarsi a Catanzaro conviene. Non vogliamo perdere la Scuola di Medicina ed indebolire la sanità catanzarese Irrompo brevemente nella vostra quiete con una premessa noiosa ma necessaria per indurvi a comprendere cosa conviene fare in un momento così drammatico per la vita del Paese in generale e della Calabria in particolare. Chi vi scrive nel 1981, dopo il diploma conseguito a Catanzaro, si è iscritto all’Università di Napoli (Medicina con Sede a Catanzaro), si è trasferito nel 1982 all’Università di Reggio Calabria (sede di Catanzaro) dove si è laureato nel 1987 e specializzato una prima volta nel 1992 a Reggio Calabria (sede di Catanzaro); specializzato una seconda volta nel 2005 e diplomato master nel 2008 all’Università di Catanzaro. Dal 1983 al 2000 prima da praticante, poi da tirocinante, da volontario ed infine da dirigente medico ha continuativamente frequentato l’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro; quindi dal 2000 ad oggi è dirigente medico ex primo livello all’AOU di Catanzaro. La mia vita dimostra che ho creduto nella sanità catanzarese e che ho fatto bene visto che negli anni ho ricoperto e ricopro incarichi regionali e ministeriali di una certa importanza; per questo è molto ricorrente nei miei pensieri il nome della nostra città! Da figlio di Catanzaro e colto Catanzarese invito tutti voi che leggete a concorrere con intelligenza a perseguire due obiettivi integrati: Salvaguardare la Scuola di Medicina Costituire un’unica grandiosa azienda ospedaliero-universitaria L’invito scaturisce da un catanzarese con cultura integrata ospedaliero-universitaria catanzarese che vorrebbe terminare la sua carriera da dirigente medico ex primo livello coronando un grande sogno catanzarese! Vi esorto a metter da parte, per una volta, miopi interessi egoistici che distruggerebbero la più importante ipotesi di crescita futura per questa città. Per il bene della salute di un popolo, gli egoisti diventino altruisti o, se proprio impossibile, si facciano da parte senza costituire ulteriore impedimento. In questo momento storico più che mai, è necessario non commettere errori strategici che possano avere ricadute fallimentari future sia sull’assistenza che sulla formazione; un esempio su tutti la questione “Edificio C” Policlinico Universitario in contrapposizione a “Villa Bianca”per l’assistenza CoVID Questione emersa negli ultimi giorni; l’Azienda Ospedaliera Universitaria ha contribuito e sta contribuendo in maniera significativa all’emergenza CoVID affiancando l’ottimo lavoro svolto sin dall’inizio dell’epidemia dall’Azienda Ospedaliera “Pugliese” in un modello di integrazione de facto; entrambe le Aziende però devono garantire assistenza agli altri pazienti ed inoltre, l’ Azienda Ospedaliera Universitaria deve anche garantire la formazione di studenti e medici in formazione delle diverse branche specialistiche; per evitare l’aggravamento dei pazienti affetti da altre patologie con conseguenze prognostiche sfavorevoli, il calo delle iscrizioni all’Università e il depauperamento della formazione specialistica in corso , la soluzione CoVID a “Villa Bianca” con Direzione Ospedaliera ed Universitaria, è quella più ovvia, meno costosa e punto di partenza del sogno catanzarese, cioè avere un unico polo assistenziale e formativo. Non voglio assolutamente pensare che si voglia perdere la Scuola di Medicina ed indebolire l’efficace azione della sanità catanzarese! Dott. Benedetto Caroleo, Dirigente Medico A.O. Mater Domini, Catanzaro Read the full article
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Concorso per 1 direttore (campania) AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA 'FEDERICO II' - NAPOLI
Author: http://www.concorsi.it Data : 2024-10-12 01:37:00 Dominio: http://www.concorsi.it Leggi la notizia su: Concorsi.it LEGGI TUTTO AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA «FEDERICO II» DI NAPOLI CONCORSO (Scad. 10-11-2024) Riapertura dei termini del conferimento, per titoli e colloquio, dell’incarico quinquennale di direttore della unita’ operativa complessa di organizzazione dei servizi sanitari…
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Ridotta la mortalità per cancro del sangue: novità dal congresso di ematologia USA
(Nicola Simonetti) Da San Diego (Usa) l’American Society of Hematology (ASH) riunita per il “più importante evento scientifico dell’anno in materia”, afferma che, grazie alle nuove terapie, la mortalità per neoplasie del sangue risulta ridotta. Attualmente, la maggior parte di queste patologie presenta una diagnosi infausta ma, negli ultimi decenni, sono stati fatti passi da gigante nell’allungamento della prospettiva di vita e nel miglioramento della qualità di quest’ultima, grazie soprattutto all’introduzione di terapie di prima linea che vedono l’impiego di combinazioni di trattamenti classici (chemio) con l’immunoterapia. E fanno ormai testo i progressi, a livello biologico e terapeutico, in tema di linfomi, CAR-T cell, leucemie acute, leucemia linfatica cronica, mielodisplasie e mieloma multiplo. Se ne fanno portavoce anche gli oncoematologi italiani e stranieri di fama internazionale nel post-ASH di Bologna. Anche per gli oltre 33 mila gli italiani che, ogni anno, sono colpiti da un tumore ematologico, certezze e speranze a portata di mano. Numerosi studi hanno validato l’impiego di anticorpi monoclonali in associazione ai classici farmaci chemioterapici. L’uso della tecnica chiamata CAR-T, ancora su un numero basso di pazienti, ha aperto la strada – dice Pier Luigi Zinzani, professore ematologia, università Bologna che ne è stato uno dei primi utilizzatori presso l’ist. Seràgnoli” dell’università di Bologna - a una promettente strategia di cura che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di queste neoplasie maligne. Le risposte globali e complete sono soddisfacenti. “La CAR-T, acronimo dall’inglese Chimeric Antigen Receptor T-cell, si riferisce ad un procedimento che riguarda il prelievo dal paziente di alcune cellule del sistema immunitario (linfociti T), alla loro modifica genetica in laboratorio per addestrarle a riconoscere le cellule tumorali e poi alla reinfusione delle cellule, così istruite, nello stesso paziente. Queste cellule attivano la risposta immunitaria e distruggono il tumore. Confermata anche l’attività delle CAR-T nei linfomi ad alto grado il cui controllo dura anche dopo due anni di follow-up senza necessità di fare ulteriori trattamenti. Rilevati segni di efficacia nel mieloma multiplo con malattia ricaduta e refrattaria, e studi in corso per l’uso nel linfoma di Hodgkin, linfoma anaplastico e leucemia linfatica cronica. CAR-T in associazione ad altri farmaci che ne potenziano l’attività e talora riducono gli effetti collaterali” (prof. Paolo Corradini, università Milano e presidente Società italiana ematologia). Nei linfomi (diagnosi che include oltre 30 malattie diverse), che sono le più frequenti malattie oncoematologiche si è passati – dice Zinzani - dalla convenzionale chemioterapia a quella combinata con l’introduzione della chemioimmunterapia. “In questo ambito ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale l’anticorpo anti-CD20… Gli anticorpi monoclonali, inoltre, hanno dato buoni risultati anche nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T-linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Il nuovo approccio terapeutico rappresentato dalle CAR-T ha dato una svolta fondamentale nell’ambito dei linfomi diffusi a grandi cellule. Al congresso di San Diego sono stati presentati anche i risultati delle terapie per il linfoma di Hodgkin con un anticorpo “drug conjugate” anti-CD25 e la combinazione a tre farmaci con anticorpi monoclonali. Anche nell’ambito degli altri linfomi le combinazioni tra chemio terapie e immunoterapia con anticorpi monoclonali si sono mostrate efficaci”. La leucemia acuta e la linfoblastica – dice il prof. Fabrizio Pane, università, Napoli Federico II e presidente della Società - costituiscono l’ultimo gruppo di patologie neoplastiche del sangue che hanno iniziato a beneficiare dell’introduzione nella terapia dei farmaci biologici… Le novità presentate all’ASH riguardano, per la leucemia mieloide, farmaci a bersaglio molecolare intracellulare. Per la leucemia linfoide invece la fanno da padrone le immunoterapie. “Sono terapie basate su anticorpi monoclonali recentemente modificati rispetto a quelli già utilizzati in passato in modo da aumentarne l’efficienza. Numerosi studi - continua Pane - sulle tecniche di immunoterapia attiva che utilizza linfociti del paziente che sono modificati nella loro specificità antigenica e in grado di riconoscere antigeni espressi sulle cellule leucemiche (CAR-T). Hanno un’efficacia molto elevata anche in malati plurirefrattari a tutte le altre terapie. L’aspettativa di sopravvivenza con terapia intensiva e anticorpi monoclonali è superiore al 50%”. Il mieloma, malattia tuttora considerata inguaribile, fa registrare, negli ultimi 20 anni, ad aumento della sopravvivenza da poco più di 2 anni a medie vicine ai 7, anche nelle fasce di età avanzate. “Presentati, all’ASH, risultati molto interessanti, in termini di miglioramento della sopravvivenza libera da malattia, della terapia con un anticorpo monoclonale in associazione ai farmaci classici testati in prima linea di terapia in pazienti non candidabili al trapianto. I risultati di numerose nuove combinazioni di farmaci innovativi di 2° e 3° generazione, utilizzati sia in prima linea sia in pazienti ricaduti o refrattari, hanno permesso di carpire preziose informazioni per identificare i profili molecolari associati alla scomparsa del residuo minimo di malattia, da cui dipende poi la prognosi di ciascun paziente. Anche i trattamenti con la tecnica CAR-T sono risultati sorprendentemente efficaci in pazienti pluritrattati e non più controllabili con altri farmaci” (prof. Giovanni Pizzolo, università Verona). Le novità dell’ASH riguardano anche le malattie clonali che si sviluppano nelle cellule staminali ematopoietiche come la policitemia vera (PV), la trombocitemia essenziale (TE), la mielofibrosi (PMF). “Per queste malattie sono stati presentati studi sui nuovi metodi e criteri di diagnosi e prognosi – dice il Prof. Angelo Michele Carella (azienda ospedaliera Universitaria San Martino di Genova) . i trattamenti, in particolare per la mielofibrosi, prevedono l’uso di inibitori per bloccare quelle proteine mutare alla base delle malattie”. Read the full article
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Diabete: il killer degli occhi- oltre un milione di italiani rischiano la vista – si lotta perche’ il diabete non ci rubi la vista
(di Nicola Simonetti) Retino e maculopatia diabetiche sono le complicanze microvascolari più comuni del diabete mellito (DM) e sono la prima causa di cecità non traumatica negli adulti d’età compresa tra i 20 e i 74 anni, oltre a essere la quinta causa di cecità prevenibile e di deficit visivo grave. Nell’aprile 2016 NCD Risk Factor Collaboration* ha presentato i risultati della più grande indagine epidemiologica mai condotta sul diabete basata su 751 studi di popolazione, riguardanti 146 Paesi con 4,4 milioni di partecipanti in un arco temporale di 34 anni (1980-2014).
I dati presentati sono allarmanti: il numero dei diabetici è quadruplicato passando dai 108 milioni nel 1980 ai 422 milioni nel 2014 e, se tale trend sarà confermato nei prossimi anni, nel 2025 sono attesi 700 milioni di pazienti con un conseguente collasso economico di tutti i sistemi sanitari. In Italia, secondo questo studio, si è passati dai 2,4 milioni di diabetici nel 1980 ai 4,3 milioni nel 2014. Le ragioni di questa epidemia sono da ricondurre alla maggiore longevità e aspettativa di vita, all’incremento di obesità e sovrappeso, ai più elevati livelli di urbanizzazione, alla vita sedentaria e a un’alimentazione ricca di zuccheri. Nel 2010 più di un terzo dei diabetici italiani presentava segni di retinopatia diabetica e circa uno su dieci era portatore di alterazioni di notevole gravità, incluso l’edema maculare diabetico (EMD): una condizione, quest’ultima, che comporta la perdita della visione centrale ma, a differenza della retinopatia, tende poi a stabilizzarsi nel corso della storia naturale della malattia. A livello nazionale non sono disponibili dati su prevalenza e incidenza nei pazienti diabetici della cecità legale (residuo visivo non superiore a 1/20 nell’occhio migliore), né tantomeno un registro dei soggetti affetti da diabete mellito (DM). I rilievi epidemiologici mostrano, tuttavia, che la presenza della retinopatia diabetica (RD) si riscontra in circa un terzo degli individui diabetici, e circa il 2% dei pazienti con diabete sviluppa una forma grave di tale complicanza. Più in dettaglio, secondo quanto riportato dalla Società Oftalmologica Italiana e dalla Società Italiana di Diabetologia, quando il diabete mellito (DM) viene diagnosticato oltre i 30 anni di età, la prevalenza di retinopatia diabetica (RD) varia tra il 21% negli individui con diabete insorto da meno di 10 anni e il 76% in quelli con più di 20 anni dalla diagnosi di diabete: mediamente il 30-50% della popolazione diabetica è affetto da retinopatia in forma di varia gravità. I dati ufficiali indicano che nel 2012 gli individui con retinopatia diabetica (RD) ammontavano a almeno 625.000. L’incidenza cumulativa di retinopatia in un periodo di osservazione di cinque anni, inoltre, varia dal 35% al 60%, a seconda che si tratti rispettivamente di pazienti anziani trattati con sola dieta o di giovani con diabete di tipo 1. Si può ipotizzare una stima sulla base di un semplice calcolo a partire dai dati dell’ISTAT: se il 5,5% dei 60 milioni di Italiani soffre di diabete mellito (DM) e se circa il 30% di essi dovesse sviluppare la retinopatia diabetica (RD), quest’ultima interesserebbe nel nostro paese circa un milione di individui, di cui 220mila svilupperebbero edema maculare diabetico (EMD). Le considerazioni epidemiologiche conducono, pertanto, a delineare uno scenario preoccupante: al progressivo incremento della prevalenza non sembra, infatti, corrispondere un’offerta adeguata di servizi per la prevenzione e il trattamento della RD. Per tutto il mese di febbraio 30 centri oculistici di eccellenza, con decine di specialisti, saranno a disposizione per visite e diagnosi gratuite mirate a scoprire la maculopatia e la retinopatia, gravi complicanze del diabete; patologie che insidiano la vista e possono condurre a cecità. Questa grande campagna di screening per individuare in fase precoce una malattia che comporta gravi complicanze, è realizzata con la partecipazione di Centri pubblici e privati, con il contributo di Università e società scientifiche e con il patrocinio di enti comunali e ministeriali. Si realizza in questo modo un nuovo concetto di assistenza sanitaria; il raggiungimento di una condizione di salute ottimale sia per il singolo sia per la collettività, dove il compito non è solo dello Stato, ma della società nel suo complesso che contribuisce a garantire il benessere psicofisico con un’attenta prevenzione e con un’incisiva terapia. Dall’antico ottocentesco Welfare State si sta passando alla Welfare Community con la partecipazione attiva e consapevole di tutta la società nelle sue molteplici forme. E naturalmente l’informazione, capillare e completa, gioca un ruolo fondamentale. La campagna di febbraio, che ha il patrocinio del Ministero della Salute, vuole anche rendere ancora più solido un modello di collaborazione iniziato negli scorsi anni tra i responsabili della salute pubblica e i 30 centri oculistici che hanno aderito all’iniziativa, mettendo a disposizione gratuitamente sia i propri specialisti sia le costose e aggiornatissime attrezzature. Promosso dal Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano (di cui il dottor Lucio Buratto è direttore scientifico) e dall’Ospedale-Università Vita Salute San Raffaele di Milano (di cui il professor Francesco Bandello è ordinario di oftalmologia), lo screening si prefigge l’obiettivo di individuare i casi “sommersi” che spesso, arrivando troppo tardi all’osservazione e alla diagnosi dello specialista, diventano molto più difficili e onerosi da curare. Alla base di una mobilitazione che parte dalla front line degli ottici e dei farmacisti e passa dalla rete dei medici di famiglia, ci sono i numeri di un allarme rosso sul diabete, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di “pandemia”: nel mondo i diabetici sono 443 milioni, e si stima che saliranno a 700 milioni nel 2025. In Italia, secondo l’Istat, il diabete colpisce il 5,5% della popolazione, circa 3,2 milioni di persone. Molti di essi – se non diagnosticati e curati in tempo - rischiano gravi deficit visivi e addirittura la cecità. Bisogna salvarli dal buio. Febbraio mese della prevenzione contro maculo e retinopatia diabetiche I 30 centri per visite gratuite Il mese della Prevenzione della Maculo e Retinopatia diabetica promosso dal Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano (CAMO) insieme con l’Ospedale IRCSS San Raffaele di Milano partirà lunedì 4 febbraio 2019 e terminerà giovedì 28. Questa importante iniziativa gratuita ha avuto il Patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano e della Società Oftalmologica Italiana. I Centri dove poter effettuare lo screening sono 30, distribuiti su tutto il territorio nazionale. 8 in Lombardia, 4 in Puglia e Toscana, 3 in Campania, 2 in Piemonte. E poi Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna. Uno screening gratuito effettuato da qualificate equipe medico-oculistiche; dotate di attrezzature e software all’avanguardia come l’intelligenza artificiale di Eye Art; un computer che utilizza un algoritmo in grado di processare milioni di dati sulle patologie oculistiche e dotato di una fotocamera molto sensibile in grado di notare anche i più minimi segni dell’insorgere della maculo e retinopatia diabetiche. I 30 centri: ABRUZZO – CHIETI/PESCARA - Clinica Oftalmologica Università “G. d’Annunzio” - Via dei Vestini 1 CALABRIA - CATANZARO – Università “Magna Grecia” U.O. di Oculistica – Viale Europa CAMPANIA – SALERNO – A.O.U. San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – S.C. di Oftalmologia - Largo Città d’Ippocrate CAMPANIA – NAPOLI – UOC Oculistica Azienda Ospedaliera dei Colli - Via Leonardo Bianchi CAMPANIA – NAPOLI –Oculistica Ospedale Cardarelli - via Cardarelli 9 LAZIO - ROMA: Fondazione G. B. Bietti per l’Oftalmologia Roma - Via Livenza 3 LIGURIA – GENOVA – UOC Clinica Oculistica Universitaria – DiNOGMI Università degli Studi di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino - Viale Benedetto XV 5 LOMBARDIA - MILANO: Neovision Cliniche Oculistiche. C.so Vercelli 40 – Via Procaccini 1 – Viale Restelli 1 LOMBARDIA – MILANO: CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico – Piazza della Repubblica 21 LOMBARDIA - MILANO: Clinica Oculistica Università Vita- Salute IRCCS Ospedale San Raffaele – Via Olgettina 60 LOMBARDIA - LEGNANO: Unità Operativa di Oculistica –ASST Ovest Milanese – Ospedale Nuovo di Legnano - Via Papa Giovanni Paolo II C.P. 3 LOMBARDIA – VARESE - Ospedale di Circolo Fondazione Macchi Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria – Viale Borri 57 MARCHE - ANCONA - Clinica Oculistica Università di Ancona – Via Conca 71 – Ancona MOLISE – CAMPOBASSO – Ospedale di Campobasso – Contrada Tappino PIEMONTE -ALESSANDRIA – Azienda Ospedaliera S. Antonio e Biagio e C. Arrigo – Via Venezia 16 PIEMONTE – CUNEO – Ospedale di Cuneo – Via Michele Coppino 26 PUGLIA – CANOSA (BT) – Ospedale "Caduti in Guerra" - Via G. Bovio, 81 PUGLIA – BARI- Divisione Oculistica Ospedale Di Venere Bari – Via Ospedale di Venere 1 PUGLIA – BARI - Clinica Oculistica Universitaria Policlinico di Bari – Piazza Giulio Cesare 11 PUGLIA – LECCE – Ospedale Vito Fazzi - Piazzetta Muratore SARDEGNA – SASSARI - Clinica Oculistica A.O.U. Sassari – Viale San Pietro 43 SICILIA – CATANIA- Clinica Oculistica Università di Catania Policlinico Rodolico – Via Santa Sofia 78 TOSCANA - AREZZO: Divisione Oculistica Ospedale di Arezzo – Via Pietro Nenni 20 TOSCANA – CARRARA- Unità Operativa Complessa Oculistica Massa e Carrara - Centro Polispecialistico Monterosso “Achille Sicari” – Piazza Sacco e Vanzetti 1 TOSCANA – SIENA- Clinica Oculistica Università di Siena Policlinico S. Maria Alle Scotte – Viale Bracci 16 TOSCANA – FIRENZE - Clinica Oculistica Università di Firenze – Largo Brambilla 3 UMBRIA – PERUGIA – Azienda Ospedaliera di Perugia – Ospedale Santa Maria della Misericordia – Via Sant’Andrea delle Fratte VENETO - VERONA - Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona Piazzale Aristide Stefani 1 Read the full article
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