#Antonio Fornari
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Giovanni Battista Somis [1686-1763] - Concerto for violin, strings & b.c. in G major
I. Allegro - 0:05 II. Adagio - 4:32 III. Allegro - 7:20
Ensemble Guidantus : Marco Pedrona (solo violin) Francesca Coppelli (violin I) Carlotta Arata (violin II) Ciro Chiapponi (viola) Antonio Braidi (violoncello) Giovanna Fornari (harpsichord) Massimo Marchese (theorbo & archlute)
Ensemble Guidantus / Marco Pedrona (conductor)
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Gennaio - Marzo 2023
Film: The menu (Mark Mylod) Ritorno al presente (Antonio Fornari) Dante (Pupi Avati) Maigret (Patrice Leconte) Il piacere è tutto mio (Sophie Hyde) Everything Everywhere All at once (Daniel Kwan e Daniel Scheinert - The Daniels) Gli spiriti dell'isola (Martin McDonagh) The Whale (Darren Aronofsky) Bussano alla porta (M. Night Shyamalan) John Wick 4 (Chad Stahelski)
Libri: Trilobiti (Breece D'J Pancake) Il libro dei mostri (J. Rodolfo Wilcock) Splendi come vita (Maria Grazia Calandrone) Dove non mi hai portata (Maria Grazia Calandrone) Fame d’aria (Daniele Mencarelli) Dissipatio H.G. (Guido Morselli)
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Scientists Discover Coral Reef in Unmapped Galapagos Islands Territory
CC BY-SA 2.0/Murray Foubister/Galápagos Islands
The Galapagos Marine Reserve was first established in 1998 and is considered to be one of the most diverse marine protected areas in the world, as well as one of the largest.
Scientists recently revealed the discovery of a deep sea coral reef within the territory of the Galapagos Marine Reserve that has managed to maintain a healthy stretch of colonies.
The finding marks the first time such objects have been found since the founding of the protected area in 1998. Officials have indicated that the reef lies at a depth between 400 and 600 meters in an area that had not been previously mapped.
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The discovery was made by the research submarine HOV Alvin, which recently underwent an upgrade and received 4K cameras and sampling equipment.
"Exploring, mapping and sampling the Galápagos Platform with Alvin and Atlantis represents an opportunity to apply 21st-century deep-submergence and seafloor mapping technologies and innovative deep-sea imaging techniques to reveal the beauty and complexity of the volcanic and biological processes that makes the Galápagos so unique," notes Dr. Daniel J. Fornari, co-lead of the expedition, marine geologist, and Emeritus Research Scholar at the Woods Hole Oceanographic Institution.
Scientists also pointed out that the cleanliness of the reefs could serve as a great aid to studying the effects of global warming. As the reef is uncontaminated and untouched by industrial or other human activities, the data collected during the study is anticipated to demonstrate one-of-a-kind finds.
Michelle Taylor, a co-leader with the expedition, has stated that officials also noticed a variety of animals living in the reef, such as "pink octopus, batfish, squat lobsters, and an array of deep-sea fish, sharks, and rays."
Ecuadorian Minister of Environment Jose Antonio Dávalos called the discovery encouraging and promised to create new marine reserves.
The Galapagos Islands are best known for their abundance of native fauna and Charles Darwin's research, which gave him the first incentive to create an evolutionary theory of the origin of species.
— Egor Shapovalov | Tuesday 18 April 2023 | Sputnik
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Summary
A political prisoner throughout his childhood, Antón Castillo (Giancarlo Esposito) dreams of becoming El Presidente just like his father before he was killed and his family imprisoned during a revolution. A Leukaemia diagnosis might be his undoing, but an experimental drug that can only be grown in Yara, keeps him and his dream alive. But to hold on to power and keep up with production demand for his miracle drug, he must go to extreme lengths that shock even his own son Diego. Journalist and activist Clara García is determined to stop this dictator in the making whatever the cost.
Starring: Alejandro Vargas Lugo, Alex Ruiz, Ana Clements, Antonio Fornaris, Ariel Butwyna, Daniela Azuaje, David Juarez, Diego Jalfen, Erika Soto, Fernando Tiberini, Frederico Louhau, Gabriel Porras, Giancarlo Esposito, Jackie Quinones, Javier Prusky, Laura Cucurullo, Lorraine Ansell, Marta De Silva, Natalie Castellanos, Simone McIntyre, Stephane Cornicard, Susie Valerio, Vicky Tessio and Vidal Sancho.
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La casa di famiglia
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Una nuova classe feudale in Terra d’Otranto (II parte)
di Mirko Belfiore
Il 5 maggio 1533 un diploma imperiale restituiva la grazia di Carlo V Asburgo a Ferrante Orsini, duca di Gravina, conte di Campagna e signore di Matera, Sant’Agata e Vaglio, uno di quei nobili ribelli che si batté a sostegno della rivolta antispagnola durante la spedizione del conte di Lautrec. Anche se formalmente graziato dall’Imperatore, l’Orsini vide parte dei suoi possedimenti divenire proprietà di Onorato Grimaldi, patrizio ligure, al quale vennero aggiunti i territori di Canosa, Terlizzi e Monteverde; questa può essere definita la prima vera testimonianza di un infeudamento genovese in Puglia.
Le provincie del Vicereame di Napoli in età moderna.
L’epopea che vede protagonista il comandante francese Odet del Foix, si inserisce nelle vicende belliche per il predominio politico nella Penisola italiana, e l’assedio di Napoli del 1528 fu l’ultimo atto di uno scontro che vide le truppe francesi marciare per i territori italiani nel vano tentativo di recuperare la propria autorità nell’area. Nel Meridione poi, la volontà era quella di ribaltare gli esiti di quella sconfitta inflitta a Luigi XII durante le battaglie del 1503, ad opera del comandante delle truppe spagnole Gonzalo Fernández de Córdoba, vittorie che sancirono il definitivo passaggio del Regno di Napoli agli spagnoli. Le motivazioni di questo accanimento militare nei territori del Sud Italia, non aveva solo cause politiche da far valere nel complicato scacchiere mediterraneo, ma si concentrava sulla centralità del polmone granario pugliese, indispensabile per le strategie annonarie dei due contendenti.
Il monumento equestre di Gonzalo Fernández de Córdoba
Al primo documento, se ne aggiunge un altro del 12 settembre del 1555, sottoscritto da Andrea De Mari, Antonio Fornari Casella e Damiano Pallavicino, contratto ai fini commerciali che ben ci delinea i principali protagonisti di un gruppo di potere che, per un quarantennio, avrebbe rappresentato la voce imprenditoriale più robusta nell’esportazione del grano pugliese.
Il contratto, oltre a essere un interessante spaccato delle vicende che caratterizzavano la finanza dell’epoca, sottolinea efficacemente la spregiudicatezza con cui i genovesi vollero radicarsi nelle strutture statali e locali del Vicereame. Il modus operandi mette in risalto la pesante subordinazione a cui l’economia pugliese fu sottoposta nei decenni a venire, il tutto inserito in un’atmosfera di carica feudale che anticipa il successivo massiccio insediamento signorile. Tutto ciò dimostra come gli imprenditori della Repubblica di San Giorgio seppero divenire i principali interlocutori delle attività commerciali pugliesi, bypassando sia i feudatari locali di antico lignaggio che le dissestate Università. Una struttura burocratica, quella pugliese, dove sempre più frequenti furono le immissioni di genovesi nelle cariche pubbliche (tra il 1503 e il 1649, fra gli elenchi dei Percettori provinciali e degli Arrendatori troviamo più di una ventina di nominativi di origine ligure) e grazie alle quali, gli stessi, poterono consolidare il loro potere e il loro prestigio. Emblematica fu la vicenda di Umberto Squarciafico, precettore della Terra D’Otranto nel 1543, il quale abbandonò quasi immediatamente l’attività bancaria per inserirsi nella struttura burocratica dello Stato, come preludio all’insediamento feudale. In effetti, sebbene la presenza ligure nel Vicereame si fosse attuata in molteplici maniere, l’acquisto di terre fu sicuramente l’attività prediletta fra la fine del XVI secolo e i primi anni del secolo successivo. Di fronte alla crisi, ormai palese, della monarchia spagnola e di fronte alla certezza che “i commerci e le finanze non portavano ad una sicurezza permanente, il desiderio di terreni divenne ancora più ardente”, ebbe così inizio un massiccio trasferimento di capitale verso la terra e del resto: “ogni ritorno alla terra si traduce quasi automaticamente in un senso di nobiltà, in un’affermazione di potere”. Questo senso di nobiltà, i genovesi riuscirono a ottenerlo proprio nel Regno di Napoli, dove ancora una volta si mostrarono fedeli alleati della monarchia spagnola. Infatti, fu proprio questa ristretta élite feudale a fare da “contrappeso” alla pressione della nobiltà locale, quest’ultima avversa al nuovo padrone asburgico. Carlo V sostituì i feudatari ribelli con persone sicure e devote, come nel caso di Andrea Doria e la città di Melfi, principato confiscato nel 1531 al principe ribelle Giovanni Caracciolo e concesso in segno di stima dal Monarca spagnolo all’amico Ammiraglio. In questo periodo, il Mezzogiorno d’Italia era forse il solo paese del Mediterraneo dove terre e feudi erano accessibili a chiunque detenesse capitali per acquistarli e i banchieri della Superba, che di capitali ne detenevano in abbondanza, preferirono convertirli in feudi e relativi titoli nobiliari, radicandosi ulteriormente nel Viceregno. Analizzando i processi feudali di alcuni insediamenti in Terra d’Otranto possiamo rilevare la presenza di alcuni dei nomi più importanti della nobiltà ligure fra cui, gli Spinola a Galatina, gli Squarciafico e i Pinelli a Copertino, i Doria, i Grillo e ancora gli Spinola a Ginosa, i Serra a Carovigno e infine gli Imperiale a Francavilla. Tralasciando alcune rare eccezioni, i nuovi padroni amministrarono i loro feudi in un’atmosfera di puro e semplice sfruttamento signorile, seguendo modelli parassitari e tradizionalistici. Il processo di insediamento non coincise con il miglioramento delle condizioni delle Università né con un’attività agricola o artigiana più dinamica anche perché molti si limitarono a fruire delle loro ricchissime rendite senza interferire nella vita interna del feudo o, addirittura, senza risiedervi stabilmente.
Bibliografia
A. Musi, Mercanti Genovesi nel Regno di Napoli, Ed. Scientifiche Italiane, Coll. “L’identità di Clio”, Napoli 1996.
G. Galasso, Alla periferia dell’impero. Il Regno di Napoli nel periodo spagnolo (XVI-XVII secolo), UTET, Torino 1994.
A.Musi, Mezzogiorno spagnolo. La via napoletana allo stato moderno, Guida editori, Napoli 1991.
R. Villari, Storia moderna, Laterza, Bari 1987.
G. Doria, Conoscenza del mercato e del sistema informativo: il Know-how dei mercanti-finanzieri genovesi tra XV e XVII secolo; E. Otte, Il ruolo dei genovesi nella Spagna del XV e XVI secolo, in “La Repubblica internazionale del Denaro tra XV e XVII secolo”, a cura di A. De Maddalena e H. Kellenbenz, Il Mulino, Bologna 1986.
R. Colapietra, I genovesi in Puglia nel ‘500 e 600’, in “Archivio Storico Pugliese”, Bari 1982 (XXXV).
G.Romano-A.Tenenti, Il Rinascimento e la Riforma (1378-1598), UTET, Torino 1981, p. 14.
E.Grendi, Andrea Doria, uomo del Rinascimento, in “Archivio Storico Ligure”, ns XIX, Firenze 1979.
J. Macek, Il Rinascimento Italiano, a cura di L. Perini, Ed. Riuniti, Roma, 1972.
F. Caracciolo, Il Regno di Napoli nei secoli XVI e XVII – Economia e società, Università degli Studi, Messina 1966.
G. Coniglio, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo V, Ed. Scientifiche Italiane, Napoli 1951.
Per la prima parte:
Una nuova classe feudale in Terra d’Otranto (I parte)
#Andrea De Mari#Andrea Doria#Antonio Fornari Casella#conte di Campagna#Damiano Pallavicino#duca di Gravina#Fernández de Córdoba#Ferrante Orsini#Giovanni Caracciolo#Mirko Belfiore#Odet del Foix#Onorato Grimaldi#Umberto Squarciafico#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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“Virgen Niña”
Estancia “EL MOLINO”
9 de septiembre
Era el 9 de setiembre de 1884. La descolorida pero siempre atrayente imagen de la Virgencita estaba expuesta en la enfermería del Noviciado para consuelo y esperanza de las enfermas. La Madre General Sor Teodolinda Nazari, antes de guardarla, como era costumbre, quiso darla a besar a las enfermas. Entre éstas se encontraba la novicia Julia Macario, en estado de gravedad, en una inmovilidad absoluta, por graves contusiones a la cabeza; el médico temía una lesión cerebral. La Novicia al tener cerca la Venerada Imagen siente aumentar su fe y confianza en la Virgen, y le pide la curación. Con mucho esfuerzo consigue movilizar un brazo y al tocar la venerada imagen. Desaparecen los espasmos. En ese mismo instante los miembros adquieren sus movimientos, se libera de todas las ataduras y grita: "Estoy curada" "Estoy sana" y recorriendo la enfermería, y los corredores sin restos de dolor ni debilidad permanece en pie todo el día. Fue este el Primer Milagro el "9 de setiembre de 1884″. Pero la Virgencita quiso llenarnos de mayor estupor. La Efigie modelada por Sor Isabel C. Fornari contaba ya más de un siglo y medio; el tiempo había dejado sus huellas en ella, y se la veía descolorida y deslucida. De pronto, fue adquiriendo una belleza inusitada, a la vista de todos apareció la imagen hermosísima de una belleza casi sobrehumana, sin que nadie pusiera manos sobre ella. Desde ese día una fecha luminosa queda grabada en la historia del Instituto. Debido a tantos hechos extraordinarios, el pueblo llamó a las Hermanas de la Caridad: "Hermanas de la Virgen Niña" y será este su gran título de honor. Con otros nuevos milagros, quiso probar la Celestial Taumaturga su poder de intercesión. La Virgencita de la Capilla del Colegio de Villa del Parque (Capital Federal, Argentina), tiene también su pequeña historia. Una noche del mes de diciembre de 1923, cuando la Capilla daba sobre Cuenca, unos extraños entraron en la Capilla, bajaron la Imagen de la Virgen Niña del nicho que estaba sobre el Altar, para sacarle los exvotos que la piedad agradecida de los fieles había ofrecido a la Virgen. Al querer forzar el Sagrario para llevarse los copones, prendieron fuego. ¿Y la Virgencita? Toda quemada menos la carita - y esta era de cera - milagrosamente intacta. Llevada a Milán, en la Casa Madre, recompusieron la imagen, que es la misma que hoy desde su Cuna, nos sonríe y nos invita a confiar en su milagrosa intercesión. Después de esta síntesis de la Devoción milagrosa es mi deseo como Tucumano la de compartir esta historia que también se propaga intensamente en mi provincia en la Antigua Estancia Zárate, un lugar con tanta historia que sería más fácil visitar el lugar. Refundada en 1776 y hoy conocida como Estancia El Molino después del terremoto de 1826 que tiró abajo la Iglesia de la Vieja Villa de Trancas entre otros edificios. El General Alejandro Heredia - el gobernador más culto y progresista de cuantos hubo en Tucumán entre 1810 y 1853, y el que le otorgó durante su gobierno el rango más alto entre todas sus vecinas - hace reconstruir la Iglesia del Molino desde sus cimientos al igual que toda la Estancia. Leocadio Paz, celebre hombre público, la describió como “la parte más importante y la mejor para la agricultura y la ganadería por sus vertientes propias libre de toda servidumbre”. Estancia encomendada a Pedro de Ávila y Zárate para la reacomodación de los indios de Amaicha, Colalao y Tafí. Asolada y abandonada en una época por las invasiones Mocovíes. En esta Heredad “El Molino” sus propietarios mis queridos primos y mejores amigos Raúl Antonio Chebaia y María Aragón con la enorme generosidad que siempre los caracterizó y que jamás olvidare supieron hospedar con gran cariño a mi mujer y a mis hijos en épocas muy difíciles. Lugar de sentimientos eternos en donde mis hijos pasaron los tiempos más felices de su infancia y en donde fueron consagradas junto a mis nietas a la Virgen Bambina. El Molino sitio apacible y cuya capilla quedara grabada para siempre en la historia de mi familia nos convoca a reunirnos de manera permanente todos los años el 9 de septiembre. La gracia de la Divina Infantita hermanada con la historia de la propiedad comienza mucho antes de la creación del Virreinato. Esta Estancia con tanta tradición y tan personal a mis sentimientos está ubicada a poca distancia del Pozo de San francisco – pozo del pescado – en donde brota un manantial que el Fraile Franciscano San Francisco Solano hizo surgir de la tierra con sólo hundir su bastón. Esto ocurrió hace 400 años y, sin embargo, la fuente de grandes curaciones nunca se ha secado. Único lugar de Tucumán con la impronta de un santo que había venido de España para evangelizar a los indígenas de América en 1590. Como dudar de la intersección y bendición de la Virgen Niña.
Oración: Oh, Santísima Virgen Niña, María Bambina, en virtud de los privilegios que sólo a Ti fueron concedidos y por los méritos que adquiriste, muéstrate también hoy propicia conmigo. Muestra que la fuente de los tesoros espirituales y de los bienes continuos que dispensas es inagotable porque ilimitado es tu poder sobre el corazón paternal de Dios. Por la inmensa profusión de gracias con las cuales te enriqueció el Altísimo desde el primer instante de tu Inmaculada Concepción escucha si súplica, oh divina Niña y alabaré eternamente la bondad de tu Corazón…Protege al Mundo, al país y a nuestra Provincia del flagelo de esta pandemia.
Dr. Jorge Bernabé Lobo Aragón
#Argentina #Tucuman #España
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Frosinone, la nuova stagione teatrale del Nestor
Frosinone, la nuova stagione teatrale del Nestor. Partirà il 18 novembre, con lo spettacolo di Teo Teocoli, alle 21, la stagione teatrale 2022-2023, nata dalla collaborazione tra il Comune di Frosinone e ATCL (circuito multidisciplinare del Lazio, sostenuto da MIC - Ministero della Cultura e Regione Lazio), con il contributo della Banca Popolare del Frusinate. Il cartellone è stato presentato dal sindaco, Riccardo Mastrangeli, con l’assessore al centro storico Danilo Magliocchetti, l’Amministratore delegato di ATCL Luca Fornari, la Direttrice artistica di ATCL Isabella Di Cola, il Presidente della Banca Popolare del Frusinate, Domenico Polselli, la funzionaria comunale Francesca Martino e Stella Mandova del Nestor. "Torna, puntuale, anche quest’anno, l’appuntamento con la magia della stagione di prosa nel teatro comunale Nestor, fortemente voluta già dall’amministrazione Ottaviani - ha dichiarato il sindaco, Riccardo Mastrangeli - Dieci gli appuntamenti in cartellone con alcuni dei protagonisti più celebri e apprezzati dell’arte scenica nazionale, che condurranno gli spettatori in un viaggio emozionante alla scoperta di testi ormai annoverati tra i classici del patrimonio teatrale, di pièces che faranno il battere il cuore al ritmo di musica, o che faranno ridere e sorridere. Dal 2013, del resto, la programmazione allestita dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con l’Atcl, ha portato nel nostro Capoluogo gli interpreti e i registi più importanti del panorama nazionale, suscitando una partecipazione attenta, calorosa e appassionata degli amanti dello spettacolo dal vivo provenienti da tutta la Regione. Il Comune di Frosinone crede, fermamente, che l’investimento sulla cultura crei valore aggiunto, come moltiplicatore di energie sane per l’intera società e di promozione del territorio, e costituisca un elemento di identità, di crescita e di coesione sociale da promuovere soprattutto tra i giovani e nelle famiglie. Per questo motivo, l’amministrazione ha preteso che i costi degli abbonamenti e dei biglietti fossero accessibili a tutti, rispetto a quelli praticati non solo nelle grandi città ma anche in altri capoluoghi di provincia. Il teatro è cultura, divertimento e aggregazione, ma riveste anche un’importante funzione di carattere sociale, il cui messaggio deve essere aperto a tutto il pubblico". "Il teatro non è solo un rito o un’abitudine che si rinnova di sera in sera da millenni – hanno dichiarato Luca Fornari e Isabella Di Cola di Atcl - Il teatro è soprattutto occasione di crescita culturale di una collettività, un momento di incontro, di condivisione, di riflessione, di suggestione, strumento per interpretare il vivere contemporaneo. Questa nuova stagione del Cinema Teatro Nestor, costruita insieme al Comune di Frosinone, presenta al pubblico un programma teatrale di grande richiamo, con grandi interpreti della scena italiana ed un’attenzione ai diversi pubblici, con la volontà di allargare ancora la partecipazione dei cittadini non solo di Frosinone ma di tutta l’area del Frusinate". Questi gli spettacoli in programma: 18 novembre ore 21, Teo Teocoli con "Tutto Teo", accompagnato dalla band Doctorbeat; 13 dicembre ore 21, Giampiero Ingrassia, Emy Bergamo, Mimmo Ruggiero porteranno in scena "Doctor Faust e la ricerca dell’eterna giovinezza" , scritto e diretto da Stefano Reali; il 12 gennaio Nello Mascia, Valerio Santoro, Luciano Saltarelli interpreteranno "A Che Servono Questi Quattrini", di Armando Curcio; e con Loredana Giordano, Fabrizio La Marca, Ivano Schiavi; regia di Andrea Renzi. Il 23 gennaio l’atteso ritorno di Carlo Buccirosso con "L'erba del vicino è sempre più verde", con Fabrizio Miano, Donatella de Felice, Peppe Miale, Elvira Zingone, Maria Bolignano, Fiorella Zullo. Il 9 febbraio Carolina Rosi, Tony Laudadio, Nicola Di Pinto saliranno sul palco del Nestor per "Ditegli sempre di sì", di Eduardo De Filippo; con Andrea Cioffi, Antonio D��Avino, Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D'Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola, regia Roberto Andò. Il 27 febbraio sarà la volta di Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere i "Bloccati dalla neve", di Peter Quilter, regia di Enrico Maria Lamanna. Il 7 marzo tocca a Cochi Ponzoni e Matteo Taranto con "Le ferite del vento", di Juan Carlos Rubio, regia Alessio Pizzech. Il 16 marzo Chiara Francini e Alessandro Federico saranno una… "Coppia aperta quasi spalancata", da Dario Fo e Franca Rame, regia Alessandro Tedeschi. Il 31 marzo ore 21 Francesco Paolantoni sarà protagonista di "O… tello o… io!", con Stefano Sarcinelli, Arduino Speranza, Antonio D’Ausilio, Manuela Zero, Felicia Del Prete. Chiusura il 21 aprile con Elena Bonelli, "Roma io ti racconto e canto", con Giandomenico Anellino (chitarra), Riccardo Biseo (pianoforte). Dal 31 ottobre al 10 novembre, sarà possibile acquistare gli abbonamenti. Dall’11 novembre, infine, saranno in vendita i singoli biglietti. Per informazioni sulla stagione teatrale, è possibile rivolgersi ai seguenti recapiti: [email protected], 0775/2656642 e 329/3605704. I biglietti si possono acquistare presso il teatro comunale Nestor ([email protected], 348/7749362) e su Ticketone.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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TÍTULO: Virgen con el Niño entronizados con Santiago el Mayor
AUTOR: Jacopo Loschi
FECHA: Siglo XV
TÉCNICA: Fresco separado
DIMENSIONES: 129 x 110
ORIGEN: Parma, iglesia de San Bernabé (?)
INVENTARIO: GN1107
GÉNERO: Pintura
MUSEO: Galería Nacional
SECCIÓN DE EXPOSICIÓN: De la Edad Media a Leonardo Ala Oeste
El fresco fue liberado en 1850 por un antiguo opaco que cubría la pared norte de la iglesia de San Bernabé. La obra se fijó sobre un antiguo marco de madera, testimonio de un origen diferente y desconocido. Hospitalizada en San Bernabé en un período no especificado y por razones desconocidas, la pintura, después de la supresión de la iglesia en 1807, fue transferida a la iglesia de la Santísima Trinidad, desde donde fue llevada a la Galería Nacional en 1927.
La Pezzana, dando noticia del descubrimiento, propone una datación en torno a la segunda mitad del siglo XV haciendo hincapié en la alta calidad del fresco. Crowe y Cavalcaselle llevan la pintura, junto con otro fresco en el mismo lugar que representa a Sant'Anna Metterza (también recordado por Pezzana pero aún no disponible) a la zona de Jacopo Loschi, cubriéndolo con un juicio crítico negativo. López lo compara, aunque lo considera de calidad inferior, con los frescos de la capilla Rusconi. Ottaviano Quintavalle lo recuerda en el catálogo de la galería que lo data de la primera mitad del siglo y lo vincula a la obra de los frescos activos en la capilla de Rusconi y Ravacaldi y en el presbiterio de la Catedral de Parma. Otras afinidades se establecen entonces con la Virgen de Pietro de' Lardi. La Ghidiglia Quintavalle, que da noticia de la restauración, reconfirma su proximidad a la zona de Antonio Alberti.
La pintura revela una notable proximidad estilística con los frescos de la capilla Rusconi. Considerada por los estudiosos la más antigua de las cuatro capillas de la Catedral de Parma, comenzó, como lo revela un reciente descubrimiento documental (Zanichelli 1994c), en 1398, por la voluntad del obispo Rusconi que transformó un área con un destino diferente anterior en su propia capilla familiar, presidiendo las obras de renovación y decoración probablemente mientras aún estaba vivo. Si los orígenes comos del obispo nos llevan a la lombardía, los frescos de la capilla, así como el de la Virgen con el Niño con ángeles en el presbiterio del Duomo, hablan un lenguaje en el que los elementos de derivación altichieresca, particularmente evidentes en los pasajes claroscuros y en la elegancia clásica y compuesto por algunos bustos de profetas (Fornari Schianchi 1996b), se mezclan con otros de origen emiliano, conscientes de la pasión por el lenguaje y la visión realista de cierta pintura de Ferrara de principios del '400 (frescos del Palazzo del Paradiso), pero también de las formas narrativas más relajadas de Jacopo y Bartolomeo da Reggio.
En el fresco de la Galería Nacional encontramos los mismos referentes culturales y el mismo tratamiento suave del color, el refinamiento en la representación de los encarnados y la delicadeza de los pasos tonales, la repetición de fisonomías, como la de Santiago que permite una oportuna comparación con algunos rostros de los profetas retratados en la capilla, y el de María, con rasgos dulces y expresión serena que regresan en el rostro de la Virgen pintada al fresco en la Catedral.
La abundante cortina, marcada por pliegues suaves para sugerir la pesadez de la tela, devuelve, a pesar del empobrecimiento de la película pictórica, al maestro anónimo activo en el Duomo, así como los gestos enrarecidos y refinados con los que el santo sostiene la túnica y la Virgen sostiene al Niño, caracterizado por la expresión viva del rostro.
La sencillez compositiva de la obra, la sobriedad del trono en el que está sentada la Virgen y ciertos ingenios estilísticos, quizás atribuibles a un posterior repintado al que es atribuible la realización del libro laboriosamente apoyado por el santo, nos llevan a creer que se trata de una obra atribuible a un pintor, activo en el primer cuarto del siglo XV, cultural y estilísticamente similar al maestro de la capilla Rusconi.
Información e imagen de la web del Conjunto monumental de la Pilotta, Parma.
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Films watched in August, 2021
FIRST VISIONS:
Knives Out (2019). Directed by Rian Johnson
The Mountain Men (1980). Directed by Richard Lang
Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (1983). Directed by Sergio Martino
Segni particolari: bellissimo (1983). Directed by Franco Castellano & Giuseppe Moccia
The Texas Chain Saw Massacre (1974). Directed by Tobe Hooper
The Texas Chain Saw Massacre Part 2 (1986). Directed by Tobe Hooper
Texas Chainsaw Massacre: The Next Generation (1994). Directed by Kim Henkel
Finché giudice non ci separi (aka: " Until Judge Do Us Apart), (2018). Directed by Antonio Fornari & Andrea Maia
Seven Years in Tibet (1997). Directed by Jean-Jacques Annaud
REWATCHED:
The Lord of the Rings: The Return of the King ( 4K version, 2020). Directed by Peter Jackson
Rocky (1976). Directed by John G. Avildsen
Rocky II (1979). Directed by Sylvester Stallone
Rocky III (1982). Directed by Sylvester Stallone
Rocky IV (1985). Directed by Sylvester Stallone
Nosferatu (1922). Directed by F. W. Murnau
TV SHOWS:
Mountain Monsters (2013 - )
The UnXplained (2019 -)
WWE's Most Wanted Treasures (2021 - )
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Herr Gunter faleceu e vamos dividir a herança? Quem será o maior beneficiado?? Elenco: Anelise Ane Betty Vieira Daisy Fornari Eduardo Barroso Gustavo Farenzena Laila Cristina Layla Crys Maquiagem Antonio Camargo da Costa Roteiro Pierre Simões Direção Daniel Perez Apoio Cultural Casa de Cultura Mario Quintana R. dos Andradas, 736 - Centro Histórico, Porto Alegre - RS, 90020-003 Bit.ly/HERANCATATU https://www.instagram.com/p/BvAUyhLFXwf/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=wktm8xkasen4
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Carlo Alessio Razetti [1600?-1700?] - Concerto n. 12 for violin, strings and basso continuo in F minor
I. Allegro - 0:05 II. Grave - 4:06 III. Allegro ma non presto - 6:24
Ensemble Guidantus / Marco Pedrona (conductor);
Marco Pedrona (solo violin) Francesca Coppelli (violin I) Carlotta Arata (violin II) Ciro Chiapponi (viola) Antonio Braidi (violoncello) Giovanna Fornari (harpsichord) Massimo Marchese (theorbo & archlute)
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A manera de despedida para Oscar Peña
Oscar Peña. foto tomada de internet
MIAMI, Estados Unidos.- La noticia del fallecimiento de Oscar Peña me llegó desde La Habana durante una conversación telefónica. La mala nueva me tomó totalmente por sorpresa. Hacía relativamente pocos días había intercambiado mensajes con él, siempre ocupado en generar discusiones constructivas en torno al tema cubano. En ocasiones pedía que tomara parte en los debates que sus criterios generaban. Oscar se había dado a esa tarea noble de placer sano, y hasta en ocasiones problemático, que sus buenos deseos y ganas de hacer le impulsaban.
Aunque había escuchado hablar de Oscar desde bastante tiempo atrás no fue hasta mi asentamiento en Miami que le llegué a conocer. De inmediato empatizamos. Jovial, de sincera palabra y trato afectuoso, enseguida se ganaba el aprecio de su interlocutor. Así ocurrió conmigo y con mi entrañable amigo Adrián Leiva. La sintonía no podía ser mejor y mayor, desde el momento en que los tres apostábamos por un ideal de cambios en Cuba desde las perspectivas del diálogo, la aceptación (palabra que encierra un mejor sentido que la tolerancia) y una política de puentes abiertos entre Cuba y esta parte del estrecho, lejos de esa empecinada proyección de muros y barreras que nada aportan, a no ser la angustia y el empeoramiento de la vida de los que viven en la Isla, e incluso la radicalización de las posturas que muy posiblemente tenderían a la flexibilización razonable de una política menos agresiva.
Un grupo apreciable, de las dos orillas, no entenderían esa apuesta defendida por Oscar Peña y muchos como él. Las críticas y los insultos a veces trataban de acallar lo que a gritos resulta irrefutable, pero ni con eso lograban hacer perder fuerza motivadora de uno de los fundadores del comité pro derechos humanos de Cuba. Por el contrario, siempre de manera dialogante y respetuosa, Peña defendía su criterio, generando el intercambio de argumentos.
Desde La Habana llegan mensajes de consuelo para sus familiares que apenas sé si podré dar en persona, dadas las circunstancias de su muerte. El director de la Asociación Pro Libertad de Prensa (APLP), José Antonio Fornaris, recuerda que conoció a Peña en 1989 cuando entró a formar parte de la directiva del Comité Cubano Pro Derechos Humanos en la que Oscar fungía como uno de sus vicepresidentes. Cuenta Fornaris que Oscar fue quien lanzó la idea de un llamamiento al diálogo nacional, para cuyo fin redactó el documento de su convocatoria.
Fornaris afirma que posiblemente fue la segunda persona que viera aquel escrito del que revisó cuestiones de redacción a petición del autor. La frase “Bajemos de nuestros viejos burros”, integrada en aquel texto, le quedó grabada para siempre en la memoria. Le llamó la atención la imagen bíblica que hacía referencia a la necesidad de emprender un camino en el que era imprescindible deshacerse de ideas obsoletas y entorpecedoras para asumir los retos que las nuevas realidades imponían. Tal como la entrada de Jesús en Jerusalén sobre un asno del que se baja para desencadenar un tormento que habría de cambiarlo todo.
“Hay algo que no quiero dejar de decir”, puntualiza Fornaris en su breve nota desde La Habana. Se refiere a la situación económica que en aquellos días confrontaban los integrantes del CCPDH, la cual califica de ni remotamente envidiable. De aquellos momentos recuerda el desembolso que hiciera Oscar Peña de una pequeña suma en moneda nacional, de la que tampoco el donante disponía en abundancia, para cubrir un momento de extrema necesidad del colega en aprietos. Diez pesos podrían parecer muy poco hoy, pero entonces podrían significar mucho según las circunstancias. La salida de Oscar de Cuba tomó por sorpresa a Fornaris, al pensar que privaba a la sociedad civil del aporte irremplazable que su valeroso trabajo significaba. Un sentimiento que se repite ahora con esta partida, en verdad definitiva, que se verificó el pasado 13 de agosto.
La muerte, dicen a consecuencias del coronavirus, nos roba su presencia necesaria y a muchos a un amigo. Esa plaga fatídica que se ha empeñado en darle razón a los que defienden la tesis de que la historia se repite de manera cíclica y misteriosa, nos priva de la persona física de Oscar. Aunque veamos en esta partida final el irremediable vacío que la muerte nos deja siempre, la fe nos conforta desde la afirmación de que la vida no acaba con la ausencia física y que él seguirá, desde ese otro lado mistérico, apoyando espiritualmente todos los esfuerzos en los que creyó y por los que trabajó hasta casi su último aliento.
Repasando recuerdos archivados encontré hace unas semanas las palabras que Oscar Peña me enviara por correo cuando supo de la muerte de Adrián en 2010: “Conocí a Adrián Leiva hace unos años. Mis últimos recuerdos de él fueron tiempos que compartimos en México el otoño pasado. Todo un personaje Adrián. Estar con él era pasarla divertido. Se pasaba las 24 horas del día hablando de Cuba. Quería regresar”. Tomando sus palabras de despedida para Adrián Leyva en aquel correo, ahora se las dedico a su persona como homenaje póstumo: ¡Admiración, respeto y honor para Oscar Peña!
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Skyline in La Habana, Cuba, at sunset, with vintage cars on the street and people sitting on the Malecon. Copy space
https://www.cubanet.org/opiniones/a-manera-de-despedida-para-oscar-pena/https://www.cubanet.org/opiniones/a-manera-de-despedida-para-oscar-pena/ A manera de despedida para Oscar Peña A manera de despedida para Oscar Peña Oscar Peña. foto tomada de internet MIAMI, Estados Unidos.- La noticia del fallecimiento de Oscar Peña me llegó desde La Habana durante una conversación telefónica.
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"I Soliti Ignoti" in scena al teatro la Pergola di Firenze
“I Soliti Ignoti” in scena al teatro la Pergola di Firenze
25 febbraio – 1 marzo | Teatro della Pergola
(ore 20:45; domenica ore 15:45)
Gli Ipocriti – Melina Balsamo
Vinicio Marchioni, Massimo De Santis
I SOLITI IGNOTI
adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli
tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli
con Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena…
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MACERATA – Martedì 4 e mercoledì 5 febbraio Vinicio Marchioni e Giuseppe Zeno giungono al Teatro Lauro Rossi di Macerata con I soliti ignoti, prima versione teatrale del mitico film di Monicelli, uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo.
Lo spettacolo – ospitato nella stagione teatrale promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata con l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiBACT – vede la regia dello stesso Marchioni, su un adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’amico, Age e Scarpelli.
Con “I soliti ignoti” torna Gente di teatro, la serie di incontri programmata dall’Amministrazione comunale e dall’Amat, che mercoledì 5 febbraio, alle 18, nel foyer del Teatro Lauro Rossi, vedrà protagonisti gli interpreti dello spettacolo. Si tratta di appuntamenti destinati a offrire al pubblico momenti di approfondimento e riflessione a margine degli spettacoli inseriti nella stagione di prosa del Teatro Lauro Rossi, a parlare di teatro e di cultura, a diffondere l’attenzione per questo genere di arte.
L’iniziativa, promossa nell’ambito della programmazione teatrale 2019/2020, ha anche l’obiettivo di avvicinare il pubblico allo spettacolo teatrale e alla pratica dell’attività scenica, soprattutto quegli spettatori che possono non rientrare tra gli abituali frequentatori dei nostri teatri.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’ Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura cinematografica senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
“Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti per me è uno di questi – afferma Vinicio Marchioni -come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero.
Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza.
Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada”.
In scena, completano il cast dello spettacolo – prodotto da Gli Ipocriti Melina Balsamo – Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Milena Mancini, le luci di Giuseppe D’Alterio e le musiche di Pino Marino.
Per informazioni: biglietteria dei Teatri 0733 230735. Inizio spettacolo ore 21.
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Continuaron las agresiones contra periodistas en Cuba durante marzo de 2019
Denuncian nuevas agresiones a periodistas en Cuba durante el mes de enero (Foto de archivo)
MIAMI, Estados Unidos. – La Asociación Pro Libertad de Prensa (APLP) reportó nuevos casos de abusos y agresiones contra periodistas independientes en Cuba durante el pasado mes de marzo, en su mayoría perpetrados por órganos de la Seguridad del Estado.
La organización denunció la ocurrencia de amenazas, acoso o arbitrariedades contra los periodistas Yoe Suárez y Manuel Morejón, de La Habana; Henry Constantín Ferreiro y Rafael Almanza, de Camagüey y Niober García Fournier, de Guantánamo.
El caso más llamativo fue el de Constantín Ferreiro, director de la revista “La hora de Cuba”, cuyos padres, personas de avanzada edad, fueron acosados y amenazados por la policía política mientras él se encontraba de viaje realizando funciones de trabajo en Estados Unidos.
Asimismo, se les mantiene la prohibición de salida del país a otros siete periodistas, entre ellos Julio Aleaga Pesan, Amarilis Cortina Rey, Víctor Manuel Domínguez, Niober García Fournier, José Antonio Fornaris, Roberto de Jesús Quiñones, Anay Remón García y el propio García Fournier.
La Asociación Pro Libertad de Prensa (APLP) reitera que la libertad de prensa y de expresión continúan siendo asignaturas pendientes en la Isla, donde el Partido Comunista es propietario de todos los medios de comunicación y donde el Departamento Ideológico del Comité Central del Partido Comunista es quien regula toda la actividad de la prensa, negando el derecho público de opinión.
Continuaron las agresiones contra periodistas en Cuba durante marzo de 2019
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