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#Addio Fantasmi
francesca-70 · 5 months
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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scorcidipoesia · 3 months
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Ho notato nell’ultimo anno un fenomeno tristissimo. Lo chiamano ‘ghosting’ da fantasmi : le persone spariscono.
Dopo un periodo in cui ci si sente o scrive con regolarità anche di argomenti seri, le persone spariscono.
Nonostante la profondità delle confidenze e la vicinanza che si istaura per un po’ di tempo, lentamente se ne vanno. Senza rancori e neanche per litigi: solo indifferenza.
Siamo forse diventati dei click, abbiamo perso la nostra voce in vocali che sostituiscono tutto, non lo so.
Avverto un grande dispiacere ma adesso so che il mio ascolto e il mio affetto spariranno.
Le persone che ci vogliono bene aspettano di sapere se siamo felici, per condividere. I cani e i gatti non si possono sostituire alle amiche che svaniscono.
E non è destino o tutte queste scuse usate, non è nemmeno Dio, è una scelta.
Il nostro cuore non può passare indenne attraverso queste delusioni e di questo passo i rapporti finiscono.
… con un click interiore, con un addio non espresso ma che c’è
Tatiana Andena 2022
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ragazzoarcano · 1 year
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“Crescere
significa sapere
di chi puoi fare a meno.”
— N.Terranova - Addio fantasmi
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GOOD MORNING!
BUONGIORNO!
Guarda ""TAMBURI LONTANI 🥁🥁" di CLAUDIO BAGLIONI" su YouTube
youtube
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TAMBURI LONTANI (CBS 1990)
Ognuno ha il suo tamburo🥁
Un solo ritmo un canto
Della comune solitudine
Che noi mettemmo insieme
A starci un poco accanto
Su questa via dell'abitudine...
Il tempo vince sempre
Il tempo lui soltanto
Si muove e noi restiamo immobili
Finchè ci porta un suono
Atteso chissà quanto
E ci promettiamo indivisibili...
Alberi che sfilano come persone care
Fantasmi della strada
Devi prendere o lasciare
Si comunque vada non come volevi...
Battono i tamburi battono più lontani
Giusto così
Non chiesi mai qualcuno che comprasse
La mia infelicita - tam tam tam -
Non piansi mai davanti alla tristezza
Ma verso l'onestà... - tam tam tam -
Dimmelo anche tu
Che il tempo non ci ha sconosciuto
Male e bene mio
Che dopo ti hanno amato meglio
Sì ma non di più
Di tutto il poco che ho potuto io...
Vieni padre mio
Usciamo a fare un giro e guida tu
E guarda avanti e non parliamo più
Albero padre con un ramo solo...
E come tutto torna
E come tutto passa
Le cose cambiano per vivere
E vivono per cambiare
Il mare s'alza e abbassa
E mai una goccia si va a perdere...
Ed ogni giorno siamo
Dietro ad una cassa
A dare il resto e poi sorridere
Un ballo senza fiato
Se la banda passa
E finchè non smetti di rincorrere...
E le storie muoiono quando c'è più paura
Di perdersi che voglia di tenersi
E com'è dura quella soglia
E come siamo noi diversi...
Cambiano le scene cambiano le battute
E anche i battuti
Io non potrà incontrarvi in nessun luogo
In nessun'altra età - tam tam tam -
Fermar l'urgenza del mio cuore
Il cuore di un uomo a metà... - tam tam tam -
Pensa amore mio
Che t'insegnai mille altri cieli
E non seppi mai
Soffiarti vento sulle ali
Aspettai un addio
E un giorno di lasciarmi ti lasciai...
Credi figlio mio
Mi mancano i tuoi baci che non ho
E sono i soli baci che io so
Piccolo figlio...
E tu compagno dalle orecchie a punta
Io ti parlai di me
Come a un fratello a cui ci si racconta
Io non ne avevo e allora presi te
E quella tua sgomenta
E nostra malattia di vivere...
Giura amico mio
Che glielo metteremo ancora lì
A questa vita che va via così
Senza aspettarci...
Tam tam tam tam tam tam tam tam...
Tam tam tam tam tam tam tam tam
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luigifurone · 6 months
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34. (Il molo)
Era quel tempo dell'anno quando sembra passata la febbre del mondo. Il molo guardava rari pescatori affaccendarsi, al mattino, e il grigio dei suoi lastroni si confondeva placido con l’acciaio bluastro del mare. Il resto era chiuso più lontano, a moltiplicare provvisorietà, e ansia. I bambini non gridavano più qui, ora. Con la bocca strozzata da uno sbadiglio seguivano parole di chissà chi chissà perché, centinaia di chilometri altrove. La mia giornata s’apriva così, lasciata la macchina poco distante, ascoltando il silenzio del presente, l’eco dei fantasmi dell’estate.
La cena era stata bella, con te, avevamo riso, parlato, non potevamo aspettarci di più. O forse non c’importava. Ce l’eravamo detto, anche, che avremmo raccolto la frutta che potevamo, la vita doveva essere così, raccogliere quel che si poteva, senza maledire niente e nessuno, se il raccolto fosse stato meschino. Che parole sagge. Chissà se lo eravamo davvero.
Certo non era per la saggezza che mi spostavo lento sui lastroni, mentre il liquido ferroso s’increspava e si scioglieva ai miei piedi. Era perché ti pensavo, come si pensa un film, come cerchi di tenerti in bocca un boccone, sperando che duri di più, che ti dia la sua magia ancora, e ancora, e ancora. T’avevo conosciuta, non era tanto, e da quando t’avevo conosciuta eri rimasta come la governante della mia anima, che s’invita e pare sia stata lì già da molti anni, da quanto si muove bene, con naturalezza; da quanto sembra essere familiare a quei muri, alle posate, persino ai quarti d’ora che ogni tanto si sentono dal campanile della chiesa sulla collina.
Chissà perché s’andava facendo in me quella immagine, delle onde più forti, dei marosi che poco più in là, col freddo di gennaio, avrebbero battuto quel molo di piombo senza alcuna simpatia, una frustata sull’altra, per fargli male. Il molo avrebbe certo retto quell’inverno, come ogni altro inverno della sua vita. Ci sarebbero volute ere, per domarlo, molto più lunghe di una vita umana, e dei semi dei suoi semi. L’onda piena di furia sarebbe arrivata, colma di pretese, prepotente, avida: e si sarebbe spenta, senza speranza, ripetutamente, immancabilmente.
L’uragano. Quant’è brutto quando ci sei dentro, che non puoi far altro che restare, sperare, restare. Umile, senza vanterie, con l’unico proposito, almeno, di non morire. C’ero passato. E anche adesso che ne ero fuori, non potevo non pensare, qualche volta, all’uragano che preme sulle sottili pareti d’ogni vita. I pensieri, che sono i più pericolosi, i più affilati, i nostri più intimi confidenti. Le persone, infelici, rabbiose, vogliose di morire e di portarsi nella loro buia eterna dimora assieme alla disperazione tutto il resto. Quelle maligne combinazioni, i tiri di sponda di qualche caso assassino, in grado di sorprendere anche il più attento degli esseri, portandogli via il giro buono di carte, il respiro, alla fine persino un semplice addio ben fatto. Onde su onde.
Di fronte a tutto ciò, di fronte a questa visione che mi trovavo a sopportare affannosamente, appena mi ci trattenessi, non so perché, ma era evidente che tu fossi il molo perfetto, il perfetto frangiflutti. Polverizzavi le onde in briciole spaurite, allo stesso modo in cui tra i denti le tue parole diventano bollicine alcoliche, aromatiche al punto da farmi quasi ubriacare, come germinavano le lucciole accese sui tuoi bracciali e prima ancora nei tuoi occhi, e prima ancora sulla tua pelle, appena l’avesse vista il lume del sole. Sminuzzavi i mostri in cucciolate novelle, i cui latrati lì morivano senza proseguire, striduli in quei ridicoli grugni. Della tua solidità, specialmente quando camminavi, quando le storie le raccontavi coi fianchi, quando coi capelli smuovevi quell’aria incapace, era evidente sapessi che farne.
M’ero seduto quasi senza accorgermene. M’accorsi pure all’improvviso di come il sole m’avesse scaldato il viso. Non ricordavo neppure perché fossi venuto.
Non sapevo più dove tu non fossi.
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12esima: P. Auster, Baumgartner, Einaudi
Da Silvestra Sbarbaro riceviamo la recensione di P. Auster, Baumgartner. Paul Auster: ritorno o addio? In una vecchia intervista Auster diceva che «quando si arriva a cinquant’anni si è circondati dai fantasmi. Vivono dentro di noi e passiamo così tanto tempo a parlare con i morti quanto ne passiamo con i vivi. Anche i giovani sanno che moriranno, ma per gli anziani è la perdita degli altri che…
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sonounacattivapersona · 8 months
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Forse il mio problema è che non sono capace di dire addio.
Non ci riesco.
Resto aggrappata, abbarbicata
alle persone, ai ricordi, ai fantasmi.
A quello che è stato,
magari solo per poco,
magari più nella mia testa che non fuori.
Non mi lego facilmente
ma non ho vie di mezzo.
O tutto o niente.
Se mi lego mi lego bene, a fondo,
con corde invisibili ancorate fin nell'anima,
forse fatte dell'anima stessa.
Sai quando per incitare qualcuno gli si dice "Non mollare"?
Ecco, io avrei bisogno di qualcuno che mi incitasse al contrario.
Qualcuno che mi dicesse "Molla. Basta. Lascia andare. Ti stai facendo male, stai stringendo un guscio vuoto, non c'è più niente".
Detesto le routine, ho il bisogno periodico di crearmi nuove abitudini.
Eppure lo scorrere del tempo mi angoscia, vorrei che le cose non cambiassero.
È perché non so dire addio.
Non a ciò in cui finisco per riporre, o per ritrovare, una parte di me talmente grande
che a perderla mi sentirei mutilata.
Catherine Black
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campaniateatro · 2 years
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Sabato 14 Gennaio 2023 al Teatro Summarte: Rosaria de Cicco in "I Giorni Dell' Abbandono" I GIORNI DELL’ABBANDONO La Eine di un amore. I territori impervi dell!abbandono, nei quali si Einisce per essere scaraventati da un addio imprevisto, imprevedibile, assolutamente inevitabile. Una storia universale, declinata al singolare, ma nella quale ciascuno Einisce per veder riElessa l!ombra delle proprie paure o dei propri ricordi. La storia di Olga, di un matrimonio apparentemente felice che naufraga tra le onde inarrestabili di un desiderio nuovo, prepotente, devastante. Rimasta con i due Eigli e il cane, profondamente segnata dal dolore e dall!umiliazione, Olga, dalla tranquilla Torino dove si è trasferita da qualche anno, è risucchiata tra i fantasmi della sua infanzia napoletana, che si impossessano del presente e la chiudono in una alienata e intermittente percezione di sé. Comincia a questo punto una caduta rovinosa che mozza il respiro, un racconto che cattura e trascina Eino al fondo più nero, più dolente dello strazio. Un lacerante viaggio al centro dell!anima, nei gironi infernali delle paure e dell!insicurezza, del dolore e del passato. Le parole delle Ferrante sono schegge di vita che dilaniano la carne, frammenti di domande che pretendono riposte impossibili da trovare, rigurgiti di rimpianti che chiedono voce per ritrovare il senso di un percorso. Per mettere in scena un libro cosı̀, non potevamo che afEidare ad una sola, potente, voce i chiaroscuri di questa storia, che è la storia eterna dell!amore negato. Di Elena Ferrante con Rosaria De Cicco adattamento e regia Annamaria Russo Acquista qui il tuo ticket: https://www.summarte.it/products/rosariaciccogiorni-dellabbandono
Sabato 14 Gennaio 2023 al Teatro Summarte: Rosaria de Cicco in “I Giorni Dell’ Abbandono” I GIORNI DELL’ABBANDONO La Eine di un amore. I territori impervi dell!abbandono, nei quali si Einisce per essere scaraventati da un addio imprevisto, imprevedibile, assolutamente inevitabile. Una storia universale, declinata al singolare, ma nella quale ciascuno Einisce per veder riElessa l!ombra delle proprie paure o dei propri ricordi. La storia di Olga, di un matrimonio apparentemente felice che naufraga tra le onde inarrestabili di un desiderio nuovo, prepotente, devastante. Rimasta con i due Eigli e il cane, profondamente segnata dal dolore e dall!umiliazione, Olga, dalla tranquilla Torino dove si è trasferita da qualche anno, è risucchiata tra i fantasmi della sua infanzia napoletana, che si impossessano del presente e la chiudono in una alienata e intermittente percezione di sé. Comincia a questo punto una caduta rovinosa che mozza il respiro, un racconto che cattura e trascina Eino al fondo più nero, più dolente dello strazio. Un lacerante viaggio al centro dell!anima, nei gironi infernali delle paure e dell!insicurezza, del dolore e del passato. Le parole delle Ferrante sono schegge di vita che dilaniano la carne, frammenti di domande che pretendono riposte impossibili da trovare, rigurgiti di rimpianti che chiedono voce per ritrovare il senso di un percorso. Per mettere in scena un libro cosı̀, non potevamo che afEidare ad una sola, potente, voce i chiaroscuri di questa storia, che è la storia eterna dell!amore negato. Di Elena Ferrante con Rosaria De Cicco adattamento e regia Annamaria Russo Acquista qui il tuo ticket: https://www.summarte.it/products/rosariaciccogiorni-dellabbandono
S a b a t o 1 4 G e n n a i o 2 0 2 3 a l T e a t r o S u m m a r t e : R o s a r i a d e C i c c o i n ” I G i o r n i D e l l ‘ A b b a n d o n o ” I G I O R N I D E L L ’ A B B A N D O N O L a E i n e d i u n a m o r e . I t e r r i t o r i i m p e r v i d e l l ! a b b a n d o n o , n e i q u a l i s i E i n i s c e p e r e s s e r e s c a r a v e n t a t i d a u n a d d i o i m p r e v i s t…
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northernsoulblog · 3 years
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Addio Fantasmi, Nadia Terranova
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canterai · 4 years
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“Leggeva per non sentire il rumore della sua infelicità.”
— Nadia Terranova; Addio fantasmi
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drjacked · 4 years
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"Quanta paura di essere diversi ma quanta noia ad essere perfetti i ponti sono fatti per buttarsi mica per metterci i lucchetti"
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lisa-simpson-sad · 4 years
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Guarda "CLAUDIO BAGLIONI - TAMBURI LONTANI🥁 🥁" su YouTube.
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TAMBURI LONTANI 🥁🥁🥁🥁
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Ognuno ha il suo tamburo 🥁
Un solo ritmo un canto
Della comune solitudine
Che noi mettemmo insieme
A starci un poco accanto
Su questa via dell'abitudine...
Il tempo vince sempre
Il tempo lui soltanto
Si muove e noi restiamo immobili
Finchè ci porta un suono
Atteso chissà quanto
E ci promettiamo indivisibili...
Alberi che sfilano come persone care
Fantasmi della strada
Devi prendere o lasciare
Si comunque vada non come volevi...
Battono i tamburi battono pi lontani
Giusto così
Non chiesi mai qualcuno che comprasse
La mia infelicita - tam tam tam -
Non piansi mai davanti alla tristezza
Ma verso l'onestà... - tam tam tam -
Dimmelo anche tu
Che il tempo non ci ha sconosciuto
Male e bene mio
Che dopo ti hanno amato meglio
Sì ma non di più
Di tutto il poco che ho potuto io...
Vieni padre mio
Usciamo a fare un giro e guida tu
E guarda avanti e non parliamo più
Albero padre con un ramo solo...
E come tutto torna
E come tutto passa
Le cose cambiano per vivere
E vivono per cambiare
Il mare s'alza e abbassa
E mai una goccia si va a perdere...
Ed ogni giorno siamo
Dietro ad una cassa
A dare il resto e poi sorridere
Un ballo senza fiato
Se la banda passa
E finchè non smetti di rincorrere...
E le storie muoiono quando c'è più paura
Di perdersi che voglia di tenersi
E com' dura quella soglia
E come siamo noi diversi...
Cambiano le scene cambiano le battute
E anche i battuti
Io non potrà incontrarvi in nessun luogo
In nessun'altra età - tam tam tam -
Fermar l'urgenza del mio cuore
Il cuore di un uomo a metà... - tam tam tam -
Pensa amore mio
Che t'insegnai mille altri cieli
E non seppi mai
Soffiarti vento sulle ali
Aspettai un addio
E un giorno di lasciarmi ti lasciai...
Credi figlio mio
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E sono i soli baci che io so
Piccolo figlio...
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Io ti parlai di me
Come a un fratello a cui ci si racconta
Io non ne avevo e allora presi te
E quella tua sgomenta
E nostra malattia di vivere...
Giura amico mio
Che glielo metteremo ancora lì
A questa vita che va via così
Senza aspettarci...
Tam tam tam tam tam tam tam tam... 🥁 🥁
Tam tam tam tam tam tam tam tam
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amo dormire perché è un po' come morire ma senza far star male la tua famiglia
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aforismidiunpazzo · 4 years
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Citazioni di Nadia Terranova: "Amiamo le nostre ossessioni...
Citazioni di Nadia Terranova: “Amiamo le nostre ossessioni…
“Amiamo le nostre ossessioni, e non si ama ciò che ci rende felici, al contrario. Ci attacchiamo gli uni agli altri, e nessuno è fatto di sostanze nobili”.Nadia Terranova, Addio fantasmi
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2212033 · 5 years
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BASTA POCO
Mi basta poco per farmi arrabbiare.Mi basta poco per farmi ridere. Mi basta poco per farmi andare via. Basta davvero poco, un gesto, un errore una parole. Incomincio a stare male, e a pensare come sto io. Incomincio ad allontanarmi, a essere fredda fino a quando non mi senti più. E forse li capisci che io, non sono la solita ragazza che torna.
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