#30 dicembre morti
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30 dicembre … ricordiamo …
30 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: Barbara Walters, Barbara Jill Walters, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva statunitense. Barbara crebbe circondata da gente di spettacolo: il padre infatti era un noto produttore di Broadway. L’uomo tuttavia a un certo punto versò in difficoltà economiche e la famiglia Walters perse tutte le proprietà, tra cui l’attico a Central Park West. Dopo aver effettuato gli studi in…
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#30 dicembre#30 dicembre morti#Barbara Walters#Dawn Wells#Frances Helm#Lenore Ulric#Lenore Ulrich#Lew Ayres#Lewis Frederick Ayre III#Luise Rainer#Morti 30 dicembre#Morti oggi#Paul Richter#Renato Scarpa#Richard Rodgers
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(...) da otto mesi le principali organizzazioni internazionali, incuranti dei tunnel al di sotto dei propri uffici (a Gaza), diffondono allarmi a proposito delle “carestie” che (...) avrebbero minacciato la vita della popolazione palestinese. Carestie, plurale: perché ne era alle viste una nel novembre dell’anno scorso, un’altra in dicembre, poi in gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, e fino ad ora. E tutte dovute alla deliberata politica genocidiaria (israeliana), bombardando indiscriminatamente la popolazione civile (e) programmandone lo sterminio per fame.
(Per poter evocare) la figura – “carestia” (...), una certa percentuale di famiglie (almeno il 20%) dovrebbe essere sottoposta a una mancanza estrema di cibo, con almeno il 30% di bambini in sofferenza per malnutrizione acuta e con il decesso quotidiano di almeno due persone ogni 10.000. A Gaza vorrebbe dire la morte per fame, ogni giorno, di 400 persone. Qualcosa come centomila morti per fame sinora.
Il Sud Africa, nel primo ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia (dicembre del 2023), argomentava che “l’intera popolazione di Gaza è a rischio imminente di carestia”. Nel terzo ricorso (maggio 2024) il Sud Africa scriveva che “L’assalto militare e le operazioni di Israele stanno uccidendo la popolazione palestinese di Gaza, mentre Israele la sta contemporaneamente affamando”. Bisogna concluderne che la popolazione sottoposta a carestia è sopravvissuta per sei mesi a un piano di sterminio per fame abbastanza infruttuoso.
È molto spiacevole dover indugiare su questi fatti, su questi numeri, insomma su queste mareggiate di propaganda goebbelsiana circa gli esperimenti di sterminio per fame di cui si renderebbe responsabile Israele. (...) Invenzioni che non servono alla tutela della popolazione palestinese ma a rimpolpare gli editti dei macellai ben contenti di offrirla al martirio.
Iuri Maria Prado suona la sveglia, via https://www.ilriformista.it/a-gaza-non-ce-una-carestia-e-israele-non-sta-compiendo-stermini-per-fame-e-una-guerra-e-lha-scatenata-hamas-426581/
Equidistanza dal MALE è farne parte. Come vedersi passar davanti le pagine di "La banalità del male" e guardarle come le vacche guardano i treni che passano.
Gli odiatori o gli annoiati dall'Occidente cioè di se stessi (bei pirla, cit.) non riescono a unire i puntini: i duemila drogati palestofanti lanciati tutti assieme il 7 ottobre dentro all'avamposto occidentale a sfogarsi, come numeri e mentalità più o meno equivalgono a quel che ci arriva in casa ogni mese, a unità o decine alla volta. A far bene i conti, il degrado cumulato negli anni in casa nostra è del tutto equivalente, come danni e numero di vittime, alla condizione in cui le bestie han lasciato i kibbutz il rave dei ragazzi e le 1500 vittime: smembrate. Gli Ebrei sono i nostri canarini nella miniera, da sempre: meditate o genti, meditate.
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"Hippy"
Tutte le mattine passano gli impiegati che vanno in banca e in municipio. Vestono giacche grigie, cravatte e portano i capelli corti.
Alcuni hippy seduti per terra, li guardano con commiserazione. Gli hippy hanno capelli lunghi, camicie a fiori e medaglioni con la scritta <Fate l'amore non la guerra>. Alcuni suonano la chitarra, altri fanno bolle di sapone, altri piegano un filo di ottone per fare braccialetti. Nel gruppo ci sono anche alcune ragazze; portano fiori di carta fra i capelli lunghi e collane di perline false.
Due mondi opposti si fronteggiano e si disprezzano: il vecchio mondo del conformismo, che sta per finire, e il nuovo mondo dell'ispirazione che sta per nascere. Il vecchio mondo è grigio e rigido; quello nuovo è colorato, fatto di amore e fantasia.
Dall'alto i potenti della politica e della religione osservano: il gregge sta sbandando, il gregge vuole la propria libertà, il gregge non ha più bisogno di preti e politici!!! I giovani non vogliono più il denaro e il paradiso dopo morti. I giovani vogliono la libertà, la musica, la bellezza, l'amore. E queste idee si diffondono. Il potere rischia di sfaldarsi; la tirannide non ingabbia più le menti delle persone.
Gli uomini di potere, statici e occulti, decidono di annientare gli hippy. Per far questo, inviano fra i giovani elementi fanatici e politicizzati che diffondono droghe e violenza. E dopo qualche anno il mondo hippy crolla, senza fare rumore, stritolato dalla ruota della politica e della religione.
***** ****** ****** ****** ******
Mi trovo nella stessa piazza, 30 anni dopo.
Tutte le mattine vedo passare gli impiegati di banche e municipio. Vestono giacche grigie, cravatta e portano i capelli corti.
Io li guardo e penso: il Potere organizzato ha vinto. Gli hippy sono scomparsi, ma non hanno perso, semplicemente perché essi non volevano vincere.
Gli hippy sono sempre esistiti, anche se in passato si sono chiamati con nomi differenti: goliardi, bohemiens L'essenza hippy dell'anima adesso dorme; in futuro si risveglierà di nuovo per far sbocciare un'altra primavera dell'umanità:
Dicembre 2001
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La morte in foiba : il racconto di un sopravvissuto
Dalle esecuzioni nelle foibe qualcuno uscì miracolosamente vivo.
Uno dei pochissimi casi conosciuti è quello del protagonista di questo racconto, che si riferisce a un episodio accaduto nei pressi di Albona nell’autunno del 1943.
Dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell’alba, sentì uno dei nostri aguzzini dire agli altri:
< Facciamo presto, perché si parte subito >.
Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico fil di ferro, oltre quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia.
Indossavamo solo i pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze.
Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un fil di ferro, ci fu appeso alle mani legate un sasso di almeno venti chilogrammi .
Fummo sospinti verso l’orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera.
Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa.
Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roccia laterale, ci impose di seguirne l’esempio.
Poiché non mi muovevo, mi sparò contro.
Ma a questo punto accdde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il fil di ferro che teneva legata la pietra, cosicché quando mi gettai nella foiba, il sasso era rotolato lontano da me.
La cavità aveva una larghezza di circa 10 metri e una profondità di 15 fino alla superficie dell’acqua che stagnava sul fondo.
Cadendo, non toccai fondo, e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia.
Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole - Un’altra volta li butteremo di qua , è più comodo -pronunciate da uno degli assassini.
Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia.
Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e a guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutivi, celato in una buca.
Tornato nascostamente al mio paese per timore di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola.
E solo allora potei dire di essere veramente salvo.
Nel manicomio di Lubiana: la testimonianza di un reduce.
La testimonianza che segue è tratta dalla relazione di un ufficiale di Marina Italiano detenuto a lungo nell’ex manicomio di Lubiana.
Il 26 giugno fummo messi tutti assieme in una cella misurante 7 metri per 14.
Eravamo in 126[…]
A capriccio dei secondini di servizio venivamo chiamati fuori dalla cella , a turno, alcuni di noi, e senza alcuna ragione plausibile, venivano fatti segno a colpi di mitra , pugni e schiaffi […]
L’acqua, eravamo in luglio, veniva misurata; cinque o sei sorsi a testa al giorno.Divieto assoluto per usare acqua per lavarsi.
IL cibo costituito da verdura secca bollita produsse ben presto tra di noi l’insorgere di diarrea.
Negata ogni assistenza sanitaria […].
Il 23 dicembre 1945, a sera, una trentina di noi vennero stralciati dal gruppo in base ad in elenco prestabilito, legati con le mani dietro la schiena a mezzo di filo di ferro e trasportati ad ignota destinazione con dei camions.
L’indomani mattina gli automezzi fecero ritorno recando indumenti che noi riconoscemmo come già appartenenti ai nostri compagni partiti la sera innanzi.
Ai nostri occhi tale fatto assunse l’aspetto di un macabro indizio.
Il 30 dicembre un’altra trentina di noi subiva la stessa sorte, seguiti il 6gennaio 1946 da un terzo ed ultimo scaglione di 36 persone[…]
Nel frattempo erano morti Z. e B.
Successivamente anche i tre della cella vicino alla nostra cessarono di vivere uno alla volta.
Ricordo con particolare raccapriccio il povero B ( un ragazzo triestino di 18 anni facente parte della brigata"Venezia Giulia" del corpo Volontari della Libertà) ridotto ad un pietoso relitto umano da un infezione che non gli era mai stata curata.
Negli ultimi giorni della sua vita rassomigliava di più ad un vecchio decadente che ad un ragazzo della sua età.
La notte in cui morì udimmo gridare a lungo invocando la mamma.
Quando si fece silenzio arguimmo la sua morte perché si sentì battere violentemente alla porta della cella vicina per chiamare la guardia di servizio.
Poco dopo, dal tramestio che ci era perfettamente intelleggibile in tutti i suoi particolari, sapemmo che il povero B era stato tratto fuori dalla cella e temporaneamente situato nel cesso posto di fronte ad essa.
Salvo per miracolo
(testimonianza di Graziano Udovisi)
Mi fecero marciare sulle sterpaglie a piedi nudi, legato col filo di ferro ad un amico che dopo pochi passi svenne e così io, camminando, me lo trascinavo dietro.
Poi una voce in slavo gridò: "Alt!".
Abbassai lo sguardo e la vidi: una fessura profonda nel terreno, come un enorme inghiottitoio.
Ero sull’orlo di una foiba.
Allora tutto fu chiaro: ara arrivato il momento di morire.
Tutto è incominciato il 5 maggio 1945.
La guerra è finita, depongo le armi e mo consegno prigioniero al comando slavo.
Vengo deportato in un campo di concentramento vicino Pola.
Prima della tragedia c’è l’umiliazione: i partigiani di Tito si divertono a farmi mangiare pezzi di carta ed ingoiare dei sassi.
Poi mi sparano qualche colpo all’orecchio.
Io sobbalzo impaurito, loro sghignazzano.
Insieme ad altri compagni finisco a Pozzo Vittoria, nell’ex palestra della scuola.
Alcuni di noi sono costretti a lanciarsi di corsa contro il muro.
Cadono a terra con la testa sanguinante.
I croati li fanno rialzare a suon di calci.
A me tocca in sorte un castigo diverso: una bastonata terrificante sull’orecchio sinistro.
E da quel giorno non ci sento quasi più.
Eccoci a Fianona.
Notte alta.
Questa volta ci hanno rinchiuso in un ex caserma.
Venti persone in una stanza di tre metri per quattro.
Per picchiarci ci trasferiscono in una stanza più grande dove un uomo gigantesco comincia a pestarmi.
“Maledetti in piedi! " strilla l’Ercole slavo.
Vedo entrare due divise e in una delle due c’è una donna.
Poi giro lo sguardo sui i miei compagni: hanno la schiena che sembra dipinta di rosso e invece è sangue che sgorga.
“Avanti il più alto", grida il gigante e mo prende per i capelli trascinandomi davanti alla donna.
Lei estrae con calma la pistola e col calcio dell’arma mi spacca la mascella.
Poi prende il filo di ferro e lo stringe attorno ai nostri polsi legandoci a due a due.
Ci fanno uscire.
Comincia la marcia verso la foiba.
Il destino era segnato ed avevo solo un modo per sfuggirgli: gettarmi nella voragine prima di essere colpito da un proiettile.
Una voce urla in slavo "Morte al fascismo, libertà ai popoli!", uno slogano che ripetono ad ogni piè sospinto.
Io, appena sento l crepitio dei mitra mi tuffo dentro la foiba.
Ero precipitato sopra un alberello sporgente.
Non vedevo nulla, i cadaveri mi cascavano addosso.
Riuscii a liberare le mani dal filo di ferro e cominciai a risalire.
Non respiravo più.
All’improvviso le mie dita afferrano una zolla d’erba.
Guardo meglio: sono capelli!
Li afferro e così riesco a trascinare in superficie anche un altro uomo.
L’unico italiano, ad essere sopravvissuto alle foibe.
Si chiamava Giovanni, "Ninni" per gli amici.
È morto in Australia qualche anno fa.
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Attentato di Strasburgo: 30 anni al principale imputato
Il principale imputato nel processo per l’attentato di Strasburgo è stato condannato questa sera a 30 anni di reclusione, per aver aiutato il jihadista che ha perpetrato l’attacco a procurarsi un’arma. L’attentato aveva provocato cinque morti e undici feriti nel dicembre 2018, tra cui il giornalista source
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#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
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Coniugi 80enni morti nella casa andata a fuoco a Bagno a Ripoli, non fu un incidente: fermato 46enne
DIRETTA TV 12 Dicembre 2023 Un uomo di 46 anni avrebbe aggredito e ucciso due coniugi di 83 e 84 anni lo scorso 5 dicembre a Bagno a Ripoli (Firenze). I due, trovati morti nella loro casa andata a fuoco, sarebbero stati picchiati, rapinati e assassinati. La casa fu incendiata dal killer per nascondere le prove: fermato. 30 CONDIVISIONI immagine di Archivio La morte di due 80enni di Bagno a…
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Cure classificate.. Cina fa di nuovo paura, caos Covid per liberi tutti di Capodanno - Tiscali Notizie Dopo tre anni di provvedimenti liberticidi e restrizioni inumane per la popola cinese, Pechino dà il liberi tutti proprio alla vigilia di una periodo potenzialmente esplosivo. Rischia di trasformarsi in un disastro globale l'allentamento delle restrizioni anti Covid in Cina e lo stop alla quarantena che entrerà in vigore l'8 gennaio, pochi giorni prima del capodanno cinese, la festa più importante dell'anno, quando milioni di persone si metteranno di nuovo in viaggioper riunirsi a familiari e amici all'interno del Paese o al di fuori dei confini dopo tre anni di stop. Si teme un’ondata mondiale di Covid Già mezzora dopo l'annuncio, i siti di viaggio sono stati presi d'assalto, con la concreta possibilità di provocare nel resto del mondo una nuova ondata di Covid ad altissimo rischio di nuove varianti. Il resto del mondo ha paura e, alla spicciolata, sono molti i paesi che si premuniscono, primi fra tutti il Giappone che chiede un tampone obbligatoria per chi rientra dal paese della muraglia. La regione Lombardia è stata la prima, in Italia, a richiedere il tampone molecolare per i passeggeri in arrivo dalla Cina. Un banner sul sito dell'aeroporto informa i passeggeri della nuova disposizione che sarà valida fino al 30 gennaio, con un rimando al sito Viaggiare sicuri dove si legge che "la Regione Lombardia ha dato indicazione alla ATS INSUBRIA, di riferimento per l'aeroporto di Malpensa, di sottoporre atampone molecolare di screening per Covid-19 tutti i passeggeri/operatori provenienti dalla Cina". In Italia tampone non obbligatorio Si tratta di una misura di prevenzione - al momento non obbligatoria - che serve anche ad accertare il tipo di variante Covid di chi arriva dal Paese asiatico. Lunedì sono stati eseguiti 90 tamponi, ieri 120 e oggi si avranno i primi risultati sul sequenziamento. Misure di difesa dal virus sono state decise anche in Paesi come Giappone e India, dove i tamponi sono però obbligatori. I dati che non convincono In Cina l'esplosione del numero di contagi e dei morti dall'inizio di dicembre, quando sono state abolite le rigide misure di https://www.instagram.com/p/CmtGH66twOy/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Brucia ancora. Grazie a tutte/i "noi"
💥31dicembre: 5000 persone di picco, 7000 persone di passaggio complessivo, hanno nuovamente abbracciato la fabbrica.
💥Il tutto con un meteo avverso, l’influenza peggiore degli ultimi 15 anni e in una serata – quella del 31 dicembre – densa di eventi in contemporanea.
💥Il movimento solidale attorno alla fabbrica non conosce calendario: che ci licenziate a luglio o capodanno, scegliamo ancora di non cadere.
Si tratta dell’ennesimo evento di questa lotta. Diamo dei numeri di inizio anno:
📢 Numeri della vertenza Gkn
👉🏼906 giorni di assemblea permanente
👉🏼5 manifestazioni a Campi e Firenze in due anni e mezzo.
Complessivamente oltre 100.000 persone coinvolte
👉🏼2 scioperi generali territoriali e 1 di categoria: 18 ore di sciopero (Cgil, Cisl, Uil, Fiom Cgil, Usb, Cobas confederazione lavoro privato)
👉🏼4 articoli 28 per condotta antisindacale vinti in 5 anni dalla Fiom Cgil
👉🏼1 manifestazione in convergenza a Bologna “per questo, per altro, per tutto”, con tanti movimenti tra cui il No Passante, 30.000 persone
👉🏼1 manifestazione in convergenza a Napoli, con il movimento delle/dei disoccupati, 15.000 persone
👉🏼17.000 firme raccolte a favore dell’intervento pubblico e dell’ammortizzatore sociale legato alla reindustrializzazione nel dicembre 2022
👉🏼175.000 euro raccolti in crowdfunding in 47 giorni
👉🏼527.000 euro di azioni complessivamente prenotate per l'azionariato popolare
👉🏼Fondazione di una Società Operaia di Mutuo Soccorso, Insorgiamo, basata sull’articolo 11 dello Statuto dei Lavoratori
Fondazione della Cassa di Mutuo soccorso in convenzione con Mag
👉🏼2 progetti industriali presentati, uno a marzo e uno a dicembre 2022
👉🏼2 documentari
👉🏼2 libri
👉🏼1 spettacolo teatrale
👉🏼1 Festival della Letteratura Working class, praticamente unico, 3500 persone coinvolte
👉🏼Saremo coro, raduno internazionale di cori partigiani
👉🏼5 concerti evento di fronte alla fabbrica, almeno 15.000 persone complessivamente coinvolte
👉🏼 Abbiamo perso il conto della quantità di eventi di convergenza culturale
👉🏼 Abbiamo perso il conto dei presidi, iniziative di lotta, sul territorio tra cui 30 ore a Palazzo Vecchio e 6 giorni sulla Torre di San Niccolò
👉🏼4 Insorgiamo tour, un numero incalcolabile di chilometri percorsi
👉🏼 Insorgiamo tour internazionale: Lipsia, Berlino, Colonia, Barcellona, Amsterdam, Parigi, Londra, Manchester
👉🏼 Invio di squadre di solidarietà attiva per l’alluvione in Romagna
👉🏼 Oltre 1000 volontarie/i organizzati per l’alluvione a Campi
👉🏼 3 riconoscimenti da associazioni giornalistiche
Nel frattempo nel mondo due ondate pandemiche, oltre 200.000 morti nel conflitto tra Ucraina e Russia, il devastante massacro in Palestina, 2 record annuali di emissioni di Co2 derivanti da combustibili fossili e ancora femminicidi, morti sul lavoro, altre aziende in crisi
👺Numeri dell’azienda
2 procedure di licenziamento avviate
Non vengono consegnate le buste paga dal dicembre 2022
Non presentato alcun reale piano industriale almeno dal 2020 in poi
6 direttori cambiati in 4 anni
3 liquidatori in 2 anni e mezzo
80 posti di lavoro bruciati negli appalti
240 posti di lavoro bruciati sul territorio
Milioni di euro di perdite accumulate per la propria totale miopia
⚠️ Numeri delle istituzioni
Due anni di cassa integrazione, probabilmente circa 7 milioni di euro, regalati dallo Stato all’azienda senza mai ottenere alcun reale rilancio industriale
Dal luglio 2021 30 incontri o tavoli istituzionali senza nessun risultato
#insorgiamo https://www.instagram.com/reel/C1jyqRsO8Rz/?igsh=MTYydG5hN3NuN2dkZQ==
Corteo di mezzanotte
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30 dicembre … ricordiamo …
30 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2021: Renato Scarpa, attore italiano. Esordisce sul grande schermo alla fine degli anni sessanta, imponendosi come caratterista di ottimo livello. Dagli anni ottanta alterna con successo gli impegni cinematografici a quelli televisivi. È morto per un malore improvviso all’età di 82 anni. (n. 1939) 2020: Dawn Wells, attrice statunitense. Dopo essere stata Miss Nevada del 1959 al concorso di Miss…
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#30 dicembre#30 dicembre morti#Dawn Wells#Frances Helm#Lenore Ulric#Lenore Ulrich#Luise Rainer#Morti 30 dicembre#Morti oggi#Paul Richter#Renato Scarpa#Richard Rodgers
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UNA STORIA SEMPLICE DA UN PAESE DEL SOCIALISMO REALE
La scorsa settimana, qualche giorno prima di Capodanno, mia moglie si rompe in modo non grave un femore sulle piste da sci. Fatte le lastre, decido di portarla alle #Scotte (ospedale di #Siena ): inizia così una tre giorni da psicodramma.
Arrivo al PS alle 20. Non riesco neppure a salutarla che sparisce in barella insieme alle radiografie.
1) Non si può entrare in sala d'attesa: ora si aspetta fuori, sotto un porticato con le lampade riscaldanti (grave errore: i bidoni col fuoco sarebbero stati più appropriati).
2) Al PS non entra neanche un libro "perché altrimenti lo perdiamo" (spiegazione di un OSS a posteriori), figuriamoci vestiti o altro. Grazie al solito familismo amorale (conosco uno che ci lavora) riesco a contrabbandare almeno il cellulare.
3) Non ho fogli di ammissione, non ho fogli di ricovero, nessuno mi dice niente. Mia moglie mi chiama dicendo che "passerà la notte lì" e di andare a casa. LEI È SU UNA BRANDA, VESTITA DA SCI IN UNO STANZONE A 1000 GRADI, CON I PANTALONI SPORCHI DI URINA. PER UNA NOTTE INTERA.
4) INTERAZIONE CON GLI OSS, NULLA. IN COMPENSO AL CAMBIO TURNO GRANDI RISATE, BERCI, BESTEMMIE - BESTEMMIE -, COME ALLO STADIO. L'unico medico che passa la prende per il culo per non essere restata in Trentino dove "la sanità funziona".
Dopo una trentina d'ore abbondanti al PS, finalmente la spostano in reparto, accanto a una signora molto anziana precedentemente messa in reparto Covid (VUOTO) grazie a tampone positivo farlocco e salvata da qualche lieve intemperanza dei familiari.
(Tra parentesi: la signora arriva dopo qualche giorno di solitudine praticamente catatonica; bastano due chiacchiere con mia moglie per farle ricordare nomi e date di nascita di figli e nipoti. Capito da cosa derivano 100.000 morti, brutte merde?).
Mi precipito in ospedale con la valigia dei vestiti passando dalla porta posteriore di un altro lotto, perché all'ingresso il 30 dicembre c'è ancora la guardia giurata che controlla il SGP.
In reparto mi imbatto nella caposala, una donnina coi capelli corti e non tinti, sicuramente proprietaria di non meno di 3 gatti, che tutta felice di potermi angariare grazie alla sua posizionuccia di potere mi fa tutto uno spiegone delle intelligentissime regole del posto.
(i) se entro a portare i vestiti non posso entrare al passo; (ii)ad ogni passo può entrare una sola persona; (iii) i minori di 12 anni - colpevoli di aver scampato al vaccino - per dispetto non sono ammessi. IN PRATICA AI MIEI FIGLIOLI È PROIBITO DI VEDERE LA MAMMA RICOVERATA.
Dopo un altro giorno in cui i luminari di corsia stabiliscono prima di operare e poi di non operare più, finalmente le dimissioni. Alle 9. Ritorno a casa: alle 16. Perché?
PERCHÈ GLI OSPEDALI NON HANNO PIÙ AMBULANZE E CHI LE POSSIEDE (MISERICORDIE, CROCE ROSSA, ECC.) LE FA GUIDARE SOLO A VOLONTARI, I QUALI GIUSTAMENTE IL 31 DICEMBRE SI FANNO I CAZZI LORO.
Allora, dopo questa bella esperienza, mi sentirei di fare qualche pacata considerazione.
SE LA SANITÀ DEVE ESSERE COSÌ, ALLORA PIUTTOSTO CHIUDIAMO OGNI COSA, SMETTIAMO DI PAGARE LE ADDIZIONALI E L’IRAP, E OGNUNO SI CURA COME CREDE. PERCHÈ È LETTERALMENTE UNA VERGOGNA.
thread via https://twitter.com/Luca_Fantuzzi/status/1610297267239456770
Solo un esempio del COLLASSO SSN rivelato, non accaduto, post pandemia. #stipendificio
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7.893.439
Buon pomeriggio, caro Kon. Come stai? Disturbo senza urgenza per un quesito sul quale sono ignorante ed al quale vorrei cercare una risposta Problema COVID Da un lato l'OMS auspica che entro marzo 2022 si possa volgere verso la fine della pandemia, dall'altro gli ospedali stan raddoppiando i posti covid e di intensiva e operano anche il sabato, in previsione "del disastro covid" per autunno e inverno.... Ritengo improbabile che le due versioni possano coesistere (autunno/inverno con covid che fa disastri assurdi e primavera in cui se ne va e la pandemia diventa un ricordo).... Quindi: quale delle due prospettive ritieni possa essere più verosimile? Ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo, ma da più parti si dice che medici ed ospedali abbiano dati che noi comuni ignoranti non abbiamo e che fan presagire il peggio...... È vero??? Grazie e scusa... faccio proprio fatica a razionalizzare la questione e a trovare elementi per capire cosa sia vero e cosa no.
Per rendere più semplice la comprensione della questione vorrei raccontarti una cosa.
Nel laboratorio farmaceutico dell’Ospedale di Parma, ogni mese la mia compagna perde qualche ora ad approntare una tanica da 5 litri di una preparazione galenica magistrale chiamata CALCIUM GEL - una soluzione di calcio gluconato e lidocaina in gel addensato da spalmare sulle ustioni di 3° grado causate da acido fluoridrico - un antidoto di Priorità 1 (disponibilità in 30 minuti) che chela e inattiva gli ioni fluoruro dell’agente contaminante che altrimenti sequestrerebbero il calcio ematico portando a tetania muscolare, fibrillazione cardiaca e morte per ipocalcemia acuta.
Essendo un preparato galenico ha la scadenza a 30 giorni.
Numero di persone ustionate da acido fluoridrico che nei suoi 25 anni di servizio hanno avuto bisogno del Calcium gel?
Zero.
1500 litri di preparato magistrale galenico buttate nel cesso in attesa di un emergenza che non c’è mai stata.
Ma la questione fondamentale è che tale emergenza continuerà a poterci essere.
Così è il lavoro di noi sanitari: sperare il meglio ma prepararsi al peggio e anche se la definizione è AZIENDA ospedaliera di Parma (o AZIENDA sanitaria locale) c’è solo da ringraziare che il S.S.N. impieghi risorse ‘a perdere’ senza alcun tipo apparente di guadagno aziendale.
Perché il guadagno è il benessere psico-fisico degli assistiti.
Ritornando alla tua domanda, la ‘previsione del disastro covid per autunno e inverno’ è uguale alla previsione dell’arrivo in PS di un ustionato da acido fluoridrico, con la differenza che da Marzo 2020 l’acido fluoridrico è caduto dal cielo come nella stagione dei monsoni.
Allora ha ragione l’OMS?
L’epidemiologia clinica dice di sì.
Raggiunta l’immunità di gregge (che potrebbe attestarsi attorno all’80% della popolazione immunizzata ma purtroppo è un calcolo che usualmente si fa sempre a posteriori) dovremmo assistere a una flessione della curva dei ricoveri e dei decessi (cosa che peraltro sta già avvenendo adesso) con una stabilizzazione in basso della fisiologica fluttuazione stagionale.
A mia intuizione, però, sebbene l’ombrello dell’immunità di gregge dovrebbe tecnicamente servire a proteggere i soggetti non immunizzati, ho come il timore che visti i 3 milioni di over 50 non vaccinati e il fatto che l’italiano medio sia un ciarlone/smanaccione da apericene, i numeri che stiamo vedendo adesso tenderanno a rimanere stabili senza decrescere e che per l’agognata notizia del OGGI NESSUNA VITTIMA dovremmo aspettare ancora qualche anno... e solo perché si sarà perso interesse nel fare clickbait intorno a un virus oramai diventato endemico.
D’altra parte nel picco di Dicembre-Gennaio 2018-2019 ci sono stati 809 casi gravi di influenza stagionale, con 601 persone intubate in terapia intensiva e 198 morti, quindi OGGI NESSUNA VITTIMA è un qualcosa che non conviene a nessuno sperare di sentirsi raccontare.
Adesso scusatemi ma devo tornare a unire i puntini da 1 a 7.893.439.
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10 febbraio 2022: il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, interviene in una cerimonia al villaggio di Dane, a pochi chilometri dall’attuale confine tra Italia e Slovenia, rifiutando il consolidato protocollo delle orazioni alla foiba di Basovizza. In questa occasione Mattarella ricorda che l’occupazione nazifascista della Jugoslavia, iniziata il 6 aprile 1941, ha provocato un milione di morti, e mostra alle autorità slovene e ai giornalisti internazionali presenti la fotografia di una fucilazione. «Contrariamente a quanto spesso si afferma ‒ argomenta il presidente italiano ‒ quella che vedete è la fucilazione di cinque partigiani sloveni per mano di soldati italiani, avvenuta qui, in questo villaggio, il 31 luglio del 1942». In un silenzio irreale, l’interprete sloveno legge i nomi dei caduti: Franc Žnidaršič, Janez Krajc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič, Edvard Škerbec. Segue un lungo e commosso applauso, poi Mattarella riprende la parola: «Siamo qui oggi per fare finalmente i conti – a livello storico, istituzionale, politico e culturale – con il passato del nostro paese. Un paese che, prima ancora dell’avvento del fascismo, è stato guidato da una deprecabile brama coloniale e imperiale, che nel ventennio ha trovato il suo culmine più atroce – aggiunge il presidente prima di inginocchiarsi davanti alle autorità slovene presenti, in evidente omaggio al famoso gesto di Willy Brandt a Varsavia, nel dicembre del 1970. I crimini di guerra dell’Italia fascista vanno condannati senza tentennamenti, e ci aiutano a comprendere quella successiva pagina dolorosa della nostra storia, quella delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata. A questi eventi tragici è stato dedicato il Giorno del Ricordo il quale, tuttavia, senza contestualizzazione storica, rischia di far passare gli italiani, e i fascisti, per vittime di una violenza “slava” improvvisa, indiscriminata, atavica. E invece la storia ci aiuta a capire come ogni manifestazione di nazionalismo aggressivo non porti che morte e distruzione, che poi – inevitabilmente – ti si ritorce contro. E non mi riferisco solo all’aggressione del 6 aprile 1941 e all’occupazione che è seguita, ma anche all’italianizzazione forzata di questi territori di confine, che ha prodotto indicibili sofferenze per due decenni», termina il presidente Mattarella, tra gli applausi degli astanti. Controstoria Naturalmente queste parole Sergio Mattarella non le ha finora mai pronunciate. Né, a oggi, lo ha fatto alcun alto esponente delle nostre istituzioni. Eppure, dopo la fine della guerra fredda e della logica dei blocchi contrapposti, si era tentata una via diversa per affrontare queste tragedie storiche. Una Commissione mista storico-culturale italo-slovena (1993-2001) aveva lavorato per anni, producendo un documento che cercava di fornire un racconto condiviso dai due paesi sull’epoca di violenza che ha contraddistinto quest’area dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento. In questo testo si può leggere, ad esempio, che durante l’occupazione italiana centomila jugoslavi subirono «l’internamento nei numerosi campi istituiti in Italia (fra i quali vanno ricordati quelli di Arbe, Gonars e Renicci)». Solo nella Slovenia annessa, la cosiddetta Provincia di Lubiana, «migliaia furono i morti, fra caduti in combattimento, condannati a morte, ostaggi fucilati e civili uccisi. I deportati furono approssimativamente 30 mila, per lo più civili, donne e bambini, e molti morirono di stenti. Furono concepiti pure disegni di deportazione in massa degli sloveni residenti nella provincia». [...]Pochi anni dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo, Claudio Pavone scriveva nella sua Prima lezione di storia contemporanea che «le invocazioni ad una memoria unificata, fatte nell’ambito di una comunità nazionale, nascondono un sottofondo nazionalistico. […] La memoria riconciliata è una variante peggiorativa della memoria condivisa. Sono i popoli che debbono riconciliarsi; ma non avrebbe senso che la memoria dei democratici si riconciliasse con quella dei responsabili dei vari totalitarismi, o che la memoria dei colonialisti si riconciliasse con quella dei colonizzati e del cammino da loro percorso per liberarsi. Antifascisti ed eredi del fascismo hanno in Italia trovato modo, in virtù della vittoria dei primi, di convivere per più di mezzo secolo, ognuno con la propria memoria, irriducibile a quella dell’altro. Smussare, levigare, ripulire, addomesticare le memorie significa addormentarsi nella convinzione che le grandi partite della storia si concludano con un pari e patta». Così non può, così non deve essere.
Foibe: la macchina dell’oblio. Strumentalizzazioni del Giorno del Ricordo di: Eric Gobetti e Carlo Greppi
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Veneto, casi in salita e ricoveri peggio che a marzo: ecco i 7 punti critici della disfatta. Fino all’estate era considerata un modello nella lotta alla pandemia. Ora è la Regione con più contagi e decessi da Covid-19, in netta controtendenza rispetto al resto d’Italia. Che qualcosa non abbia (più) funzionato in Veneto se n’è accorto anche il governatore Luca Zaia, passato dai toni soddisfatti di un mese fa all’ultimatum a Palazzo Chigi. (...) Un deciso cambio di linea rispetto alle scorse settimane, proprio mentre sul territorio si moltiplicano le proteste di medici e infermieri. D’altronde è un rapporto elaborato dalla stessa Regione a fotografare la corsa verso il baratro cominciata a novembre. Il tasso di mortalità in Veneto, se rapportato alle medie del triennio 2017-19, ha registrato dall’1 al 15 novembre scorso un’impennata del 32%, visto che i decessi sono passati da 2003 a 2642...dal 16 al 30 novembre, con una crescita del 44% sul triennio, con i morti passati da 2044 a 2940. E dicembre sta andando perfino peggio. Tra le province, il maggior incremento di mortalità è stato accertato nell’Ulss di Verona (+59%), seguita da quella Berica-Vicenza (+57%) e in quella Bellunese (51%). (...) Sono almeno sette i punti di criticità che sindacati ed esperti contestano alla gestione Zaia dell’emergenza sanitaria. Ecco quali: ZONA GIALLA – Per oltre un mese il governatore ha difeso strenuamente il mantenimento del Veneto in “zona gialla” (da lui battezzata “gialla plus” per alcune restrizioni domenicali ai centri commerciali). (...) Contro questa linea un duro attacco è venuto da Palermo, segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri. “La colpa della situazione del Veneto non è dei cittadini, ma di chi si ostina a mantenere la zona gialla nonostante contagi, ricoveri e morti da zona rossa”. (...) In una parola, il Veneto potrebbe aver patito la sindrome da primo della classe, maturata in primavera. TERAPIE INTENSIVE – Con la situazione che peggiora, cominciano a porsi problemi anche per le terapie intensive, nonostante la Regione abbia assicurato la disponibilità di circa mille posti. A fine novembre, Alessandro Vergallo, presidente degli anestesisti italiani (Aaroi-Emac), aveva per primo accusato: “Il Veneto ha gonfiato i numeri, perché conteggia 111 posti di terapie intensive da sala operatoria, che sono diverse dalle vere terapie intensive”. (...) “Il numero dei letti di terapia intensiva è dopato”. (...) “Se ho 540 posti di terapia intensiva col personale tarato su quei numeri e già a dicembre 2019 la giunta regionale certificava una carenza di 148 anestesisti, come puoi pensare di raddoppiare i posti? Mancherebbero medici e infermieri. Oggi non si sa più dove mettere i malati e a Montebelluna e Villafranca la situazione è drammatica”. Il punto è che il numero di posti letto disponibili è uno dei principali indicatori su cui si basa la classificazione delle Regioni da parte del ministero della Salute. TAMPONI – Uno dei fiori all’occhiello della gestione Zaia della pandemia è sempre stato l’utilizzo massiccio dei tamponi.(...) Ma evidentemente i test a tappeto non sono bastati per ridurre la diffusione del Covid. (...) Ma i tamponi sono lo strumento per scoprire che abbiamo una montagna di contagiati. Gli ospedali in alcune aree sono vicini al punto di rottura e con gli ultimi assembramenti temo che Natale lo festeggeremo con una botta di nuovi ricoveri...”. Non va dimenticato che il professor Andrea Crisanti ha sempre sostenuto che i tamponi rapidi sono utili solo in certi contesti, preferendo per la diagnosi del Covid i molecolari. USCA – In primavera la Regione aveva varato un piano per le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale introdotte dal governo per aiutare i pazienti a casa. (...) alla programmazione non è corrisposta l’attuazione. “Il piano prevede l’attivazione di 97 Usca, una ogni 50 mila abitanti, ufficialmente ne risultano attivate solo 51. Poi scopriamo che nell’Ulss 9 Scaligera delle 20 annunciate, 11 sono attivate ufficialmente, ma solo 5 davvero funzionano. A Belluno le Usca programmate sarebbero 4, ma solo due sono attivate davvero”. INFERMIERI DI FAMIGLIA – La loro figura riguarda gli interventi territoriali. La denuncia è ancora della Cgil: “Anche qui i dati sono allarmanti: nella Marca Trevigiana a fronte di un fabbisogno di 122 unità gli infermieri presenti presso i medici di Medicina generale sono appena 30, nella Ulss Scaligera 29 su 128, in quella Euganea 56 su 127, in quella Berica 19 su 69 e così via”. RSA – Che gli istituti per anziani siano una bomba innescata lo ha ammesso anche Zaia: “Nonostante tutti i dispositivi e protocolli, con le case di riposo blindate e test a tappeto per ospiti e operatori, la situazione è peggiorata: la mortalità è maggiore che a marzo”. (...) “Non ha giustificazione l’assenza di notizie in merito alle strutture temporanee di assistenza per i positivi al Covid anziani non autosufficienti provenienti dalle case di riposo. Ebbene, di queste strutture non riusciamo ad avere notizia alcuna, né in merito alla loro organizzazione, né riguardo alla dotazione infermieristica, che la delibera della giunta regionale 782 del giugno scorso prevede potenziata rispetto alle strutture residenziali standard. E per queste attività la Regione ha avuto ben 400 milioni di euro dal governo”. RABBIA IN CORSIA – Il malessere degli operatori da mesi in trincea anti-Covid viene confermato dal ripetersi di denunce interne. A Montebelluna medici e infermieri hanno spiegato che al posto dei copri-scarpe si usano sacchetti per le immondizie. Un infermiere di Borgo Trento a Verona ha denunciato che i pazienti sono lasciati morire nei corridoi perché in terapia intensiva non c’è più posto. A Padova Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato lo stress degli infermieri, costretti “a portare il pannolone durante il lavoro visto che non c’è neppure il tempo per spogliarsi dei dispositivi di protezione per andare in bagno”. Una presa di posizione che ha suscitato l’ira della direzione del personale che ha sospeso gli incontri sindacali e avviato un’indagine interna. di Giuseppe Pietrobelli
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Ucraina, Zelensky: salgono a 39 i morti nei raid russi di venerdì | Nella notte 70 droni ucraini su siti militari russi
30 dicembre 2023 00:31 TEMPO REALE Mosca: “La nostra operazione speciale è contro il regime ucraino”. Un altro violento attacco russo su varie città ucraine ha causato 32 morti e 160 feriti. Zelensky all’Onu: “Il mondo reagisca al nuovo atto di terrorismo” 30 dic 13:52 Ucraina, Zelensky: salgono a 39 i morti nei raid russi di ieri 30 dic 13:33 Sale a 16 numero dei morti a Kiev in attacco…
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Milano 12 dicembre 1969 - Piazza Fontana, Strage di Stato - Osservatorio Repressione
A Milano il 12 dicembre 1969 una bomba esplode nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana, provocando 17 morti e 88 feriti. La Strage è fascista e di Stato e, nel pieno dei movimenti di massa di studenti e operai del biennio 68-69 che mettevano seriamente in discussione – in tutto il Paese – lo stato di cose presenti, inaugura la “Strategia della tensione”. Nello stesso orario a Roma scoppiarono altre bombe. Infine, nella banca Commerciale di Milano venne trovata una borsa contenente una bomba che venne fatta esplodere in tutta fretta, eliminando una prova preziosa per le indagini.
Immediatamente – a dimostrazione di un disegno preordinato – le indagini, pur senza alcun indizio, seguirono la pista anarchica che allo stesso tempo venne subito gettata in pasto alla stampa e all’opinione pubblica. Il commissario Luigi Calabresi, alle 19,30 (3 ore dopo la strage) fermò alcuni anarchici davanti al circolo di via Scaldasole. Nella notte vennero illegalmente fermate circa 84 persone, tra cui Giuseppe Pinelli. La sera del 15, dopo 3 giorni di continui interrogatori, il militante anarchico Giuseppe Pinelli morì volando dal 4° piano della Questura (i verbali della Polizia parleranno di “malore attivo”).
Le inchieste dal basso dei movimenti studenteschi e operai di quel periodo, e solo successivamente il processo giudiziario (che comunque non porterà mai alla condanna dei reali responsabili), stabilirono quello che era chiaro a tutti da subito: dietro la strage c’era la mano dei militanti neofascisti di Ordine Nuovo.
Abbiamo parlato della Strage fascista e di Stato di piazza Fontana con Elia Rosati, docente a contratto di Storia Contemporanea all’Università Statale di Milano e autore, insieme ad Aldo Giannuli, del libro “Storia di Ordine Nuovo” (ed. Mimesis). Ascolta o scarica.
https://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2018/12/elia-rosati-piazza-fontana.mp3
A Milano movimenti e realtà in piazza per ricordare la strage fascista e di stato di 49 anni fa, quella di Piazza Fontana e della bomba scoppiata alla Banca Nazionale dell’agricoltura il 12 dicembre 1969. Ci parla dell’iniziativa Walter Boscarello di Memoria Antifascista Ascolta o scarica
https://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2018/12/Walter-Boscarello-piazza-fontana.mp3
da Radio Onda d’Urto
la cronologia
12 dicembre 1969 Alle 16 e 37 esplode una bomba nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana, a Milano: alla fine si conteranno17 morti e 88 feriti;
15 dicembre 1969 Fermato subito dopo la strage, l’anarchico Giuseppe Pinelli precipita dal quarto piano della questura di Milano, della quale il commissario Calabresi è vice capo dell’Ufficio politico;
16 dicembre 1969 Vengono arrestati gli anarchici Pietro Valpreda e Mario Merlino (che poi si scoprirà essere un neofascista infiltrato);
23 febbraio 1972 A Roma si apre il processo sulla Strage. Successivamente verrà trasferito a Milano e poi, per motivi di ordine pubblico, a Catanzaro;
3 marzo 1972 Vengono arrestati i neofascisti Franco Freda, Giovanni Ventura e Pino Rauti. Le indagini evidenziano legami tra l’estrema destra eversiva e i servizi segreti italiani;
7 maggio 1972 Elezioni anticipate. Il neofascista Rauti viene eletto in parlamento con l’Msi. Il manifesto candida Valpreda, che non viene eletto;
17 maggio 1972 Il commissario Luigi Calabresi viene ucciso a Milano;
29 dicembre 1972 Valpreda viene scarcerato; 27 ottobre 1975 Il giudice D’Ambrosio chiude le indagini sulla morte di Pinelli. Tutti prosciolti gli agenti della polizia. La caduta dalla finestra della questura sarebbe avvenuta per un «malore attivo»;

18 gennaio 1977 Si apre a Catanzaro il processo per la Strage. Andreotti depone sul coinvolgimento dei servizi segreti e, davanti ai giudici, dice per trentatré volte «non ricordo»;
4 ottobre 1978 La polizia accerta la scomparsa di Freda; 16 gennaio 1979 Ventura fugge all’estero;
23 febbraio 1979 Sentenza di Catanzaro: ergastolo per Freda, Ventura e per l’altro neofascista Giannettini; 4 anni e 6 mesi per Valpreda e Merlino, condannati per associazione a delinquere. Pene minori per alcuni membri dei servizi segreti;
12 agosto 1979 A Buenos Aires viene arrestato Ventura; 23 agosto 1979 Freda viene arrestato in Costa Rica; 22 maggio 1980 A Catanzaro comincia il processo d’Appello;
20 marzo 1981 Sentenza del processo d’appello: tutti assolti per la strage di Piazza Fontana. Freda e Ventura condannati a 15 anni per le bombe di Padova e Milano del 1969. Confermate le condanne per Valpreda e Merlino;
19 giugno 1982 La Cassazione annulla la sentenza d’Appello di Catanzaro; 23 dicembre 1982 Nell’ambito di una nuova indagine sulla strage, la procura di Catanzaro ordina l’arresto del neofascista Stefano Delle Chiaie; 13 dicembre 1984 a Bari comincia il nuovo processo d’Appello;
1 agosto 1985 Tutti assolti nel processo di Bari. Condanne per reati minori per esponenti dei servizi segreti; 27 marzo 1987 A Caracas viene arrestato Delle Chiaie; 26 ottobre 1987 A Catanzaro comincia un nuovo processo. Imputati i neofascisti Massimiliano Fachini e Delle Chiaie; 20 febbraio 1989 Tutti assolti a Catanzaro. La procura aveva chiesto l’ergastolo per gli imputati; il 5 luglio 1991 La Cassazione conferma la sentenza di Catanzaro;
Primavera/estate 1995 Il giudice Guido Salvini indaga sul mondo della destra neofascistia A luglio Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi vengono indagati per la strage; 14 giugno 1997 Ordine di carcerazione per Zorzi e Maggi;
8 giugno 1999 Viene disposto il processo per Zorzi, Maggi e altri neofascisti; 30 giugno 2001 Zorzi e Maggi vengono condannati all’ergastolo;
6 luglio 2002 A 69 anni muore Pietro Valpreda;
12 marzo 2004 La Corte d’Appello di Milano assolve Zorzi, Maggi e gli altri neofascisti; 3 maggio 2005 La Cassazione conferma la sentenza. I familiari delle vittime della strage dovranno pagare le spese processuali.
(Mario Di Vito da il manifesto)
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Cosa dice la scienza sugli incendi in Australia?
Dieci punti spiegati da un ricercatore forestale (me).
1) Quanto territorio è in fiamme?
Gli incendi hanno percorso a oggi circa 9 milioni di ettari di territorio - una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e in Amazzonia combinati, e pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane. In sole quattro annate negli ultimi 50 anni la superficie bruciata in Australia ha superato un milione di ettari, e oggi ha quasi raggiunto il triplo della seconda annata più drammatica (il 1974 con 3.5 milioni di ettari percorsi). Non siamo che all'inizio dell'estate (le stagioni infatti in Australia sono spostate di sei mesi rispetto alle nostre, quindi ora è come se fosse l'inizio di luglio), perciò queste cifre saliranno ancora, potenzialmente fino a 15 milioni di ettari percorsi dal fuoco. L'Australia è grande 769 milioni di ettari, quindi non possiamo dire che stia "bruciando un continente". Per contro, l'area coperta da "foreste" (vedi sotto) è 134 milioni di ettari, quindi ne potrebbe bruciare oltre il 10%. Per confronto, nel 2017 le fiamme percorsero circa il 2% delle foreste italiane (0.2 milioni di ettari su 11), peraltro senza distruggerle permanentemente come spesso di crede.
2) Quale vegetazione sta bruciando?
Si tratta soprattutto di foreste di eucalipto e del "bush", una savana arida con alberi sparsi, fatta soprattutto di erbe e arbusti e simile alla macchia mediterranea. Si tratta di una vegetazione che è nata per bruciare: il clima dell'Australia centrale è stato molto arido negli ultimi 100 milioni di anni (da quando l'Australia ha compiuto il suo viaggio dall'Antartide alla posizione che occupa attualmente), e gli incendi causati dai fulmini sono stati così frequenti da costringere le piante a evolversi per superarli nel migliore dei modi: lasciarsi bruciare! Il fuoco infatti, se da un lato distrugge la vegetazione esistente, dall'altro apre nuovi spazi perché le piante si possano riprodurre e rinnovare. Molte specie del bush contengono oli e resine molto infiammabili, in modo da bruciare per bene e con fiamme molto intense quando arriva il fuoco. Poiché i semi di queste specie sono quasi completamente impermeabili al fuoco, questo stratagemma è l'unico modo per "battere" la vegetazione concorrente e riprodursi con successo sfruttando le condizioni ambientali avverse a proprio vantaggio. Tuttavia, questa volta le condizioni di siccità sono così estreme che sono in fiamme anche ecosistemi forestali tradizionalmente più umidi e raramente interessati dal fuoco.
3) Cosa ha causato le accensioni?
In AUstralia, metà delle accensioni sono causate da fulmini, e metà dall'uomo per cause sia colpose che dolose (in Italia invece il 95% è di cause antropiche, prevalentemente colpose). Gli incendi più grandi tendono tuttavia a essere causati dai fulmini, perché interessano le aree più remote e disabitate, dove è meno probabile che arrivino le attività umane (con la possibile eccezione degli incidenti alle linee elettriche, che sono state responsabili anche dei devastanti incendi in California del 2017 e 2019). Secondo Ross Bradstock, dell'Università di Wollongong, un singolo incendio causato da fulmine (il Gospers Mountain Fire) ha già percorso da ottobre a oggi oltre 500 000 ettari di bush, e potrebbe essere il più grande incendio mai registrato nel mondo in tempi storici.
4) Cosa sta causando il propagarsi delle fiamme?
Il 2019 è stato in Australia l'anno più caldo e più secco mai registrato dal 1900 a oggi. Nell'ultimo anno le temperature medie sono state 1.5 gradi più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2 °C in più, ed è mancato oltre un terzo della pioggia che solitamente cade sul continente. Un'ondata d calore terrestre e marina ha fatto registrare nel Paese temperature record a dicembre (42 °C di media nazionale, con punte di 49), mentre la siccità si protrae ormai da ben due anni. Quando l'aria è calda e secca, la vegetazione evapora rapidamente acqua e si dissecca. Più la siccità è prolungata, più grandi sono le dimensioni delle parti vegetali che si seccano. Quando anche le parti più grandi (fusti e rami) perdono acqua, cosa che avviene molto raramente, gli incendi possono durare più a lungo proprio come in un caminetto, i "pezzi" piccoli sono quelli che fanno accendere il fuoco, e quelli grandi sono quelli che bruciano per più tempo. I combustibili forestali vengono infatti classificati come "combustibili da un'ora", "da dieci ore", "da cento" o "da mille ore" a seconda della loro dimensione e di quanto a lungo possono sostenere una combustione. Quello che diffonde le fiamme, invece, è il vento, che spinge l'aria calda generata dalla fiamma sulle piante vicine. Normalmente, gli incendi più vasti si verificano infatti in giornate molto ventose. Incendi molto grandi e intensi sono addirittura in grado di crearsi il vento da soli: l'aria calda sale così rapidamente da lasciare un "vuoto": per riempirlo, accorre violentemente altra aria dalle zone circostanti. Il risultato è una firestorm, il "vento di fuoco", con il quale l'incendio si auto-sostiene fino all'esaurimento del combustibile disponibile.
5) Come mai gli incendi non si riescono a spegnere?
Per estinguere un incendio è necessario eliminare il combustibile. L'acqua e il ritardante lanciati dai mezzi aerei possono solo rallentare la combustione (raffreddando il combustibile o ritardando chimicamente la reazione di combustione), ma per eliminare il combustibile servono le squadre di terra. Incendi di chioma intensi come quelli che si stanno sviluppando in Australia possono generare fiamme alte decine metri, procedere a velocità superiori a dieci chilometri orari (la velocità di corsa di un uomo medio) e produrre un'energia di centomila watt per metro lineare di fronte. Le squadre di terra non possono operare in sicurezza già con intensità di 4000 kW per metro (25 volte inferiore a quella degli incendi più intensi).
6) Quali sono gli effetti degli incendi?
Il bush Australiano è un ambiente che desidera bruciare con tutte le sue forze, e bruciando migliora il suo stato di salute e la sua biodiversità - con i suoi tempi, rigenerandosi nel corso di anni o decenni. Anche gli animali conoscono il pericolo e sanno rispondere: la stima di mezzo miliardo di animali coinvolti (o addirittura un miliardo) rilanciata dai media è una stima grossolana e un po' allarmista, che considera ad esempio anche gli uccelli - che ovviamente possono volare e allontanarsi dall'area (https://www.bbc.com/news/50986293). Chiaramente, gli animali più piccoli possono effettivamente non riuscire a fuggire, e questi habitat saranno radicalmente modificati per molti anni a venire - molti animali on troveranno più condizioni idonee, molti altri invece ne troveranno addirittura di migliori. E' un fenomeno noto in Australia quello per cui alcuni falchi sono in grado di trasportare rametti ardenti per propagare attivamente gli incendi su nuove aree, liberando così la visuale su nuovi territori di caccia (https://bioone.org/journals/journal-of-ethnobiology/volume-37/issue-4/0278-0771-37.4.700/Intentional-Fire-Spreading-by-Firehawk-Raptors-in-Northern-Australia/10.2993/0278-0771-37.4.700.short). Gli incendi invece possono creare forti minacce alle specie rare di piante (come il Pino di Wollemi: https://www.abc.net.au/radio/programs/pm/fears-for-worlds-only-wild-wollemi-pines-in-bushfires/11823740) e sono soprattutto molto problematici per l'uomo: già 25 vittime per un totale di 800 morti dal 1967 a oggi, il fumo che rende l'aria pericolosa da respirare, proprietà e attività distrutte per miliardi di dollari di danni. In più, gli incendi rischiano di rendere a loro volta ancora più grave la crisi climatica sia a livello globale, contribuendo all'aumento della CO2 atmosferica, che locale, depositando i loro residui sui ghiacciai neozelandesi che, resi così più scuri, rischiano di fondersi con maggiore rapidità.
7) Cosa c'entra il cambiamento climatico?
La straordinaria siccità australiana è stata generata da una rara combinazione di fattori. Normalmente il primo anello della catena è El Nino, un riscaldamento periodico del Pacifico meridionale che causa grandi cambiamenti nella meteorologia della Terra, ma quest'anno El Nino non è attivo. Si è invece verificato con una intensità senza precedenti un altro fenomeno climatico, il Dipolo dell'Oceano Indiano (IOD) - una configurazione che porta aria umida sulle coste Africane e aria secca su quelle Australiane. E' dimostrato che il riscaldamento globale può triplicare la frequenza di eventi estremi nell'IOD (https://www.nature.com/articles/nature13327.epdf). A questo si è sovrapposto, a settembre 2019, un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona Antartica, anch'esso straordinario, per cause "naturali", che ha portato ulteriore aria calda e secca sull'Australia. Il terzo fenomeno è stato uno spostamento verso nord dei venti occidentali (o anti-alisei), i venti che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri. Lo spostamento verso nord degli anti-alisei (Southern Annular Mode) porta aria secca e calda sull'Australia, e sembra venga favorito sia dal climate change che, pensate un po', dal buco dell'ozono (https://www.nature.com/articles/ngeo1296). Il cambiamento climatico quindi c'entra eccome, sia nella sua azione diretta (l'aria Australiana si è riscaldata mediamente di almeno un grado nell'ultimo secolo) sia indirettamente attraverso le sue influenze sulle grandi strutture meteorologiche dell'emisfero sud.
8) Cosa c'entra la politica australiana?
Molte critiche si sono concentrate sul governo Australiano, responsabile di non impegnarsi abbastanza per raggiungere i già modesti impegni (riduzione delle emissioni del 28% dal 2005 al 2030) che il Paese aveva contratto volontariamente agli accordi a Parigi. Il problema principale è che l'economia dell'Australia è fortemente basata sull'estrazione e l'esportazione di carbone (soprattutto verso Giappone - 40% dell'export -, Cina e India), un combustibile fossile la cui estrazione non è compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di Parigi per contenere il riscaldamento della Terra al di sotto di 1.5 °C rispetto all'epoca preindustriale. L'industria del carbone impiega quasi 40 000 lavoratori australiani ed è fortemente sussidiata dal governo. L'attuale governo conservatore, come in altre parti del mondo, è tendenzialmente restio a decarbonizzare l'economia nazionale. Tuttavia non occorre confondersi:ogni nazione è connessa a ogni altra. Gli incendi in Australia non sono solo responsabilità del PM Morrison o di chi l'ha eletto, ma di tutte le attività che nel mondo continuano a contribuire all'aumento della CO2 atmosferica - produzione e consumo di energia (30%), trasporti (25%), agricoltura e allevamento (20%), riscaldamento e raffrescamento domestico (15%) e deforestazione (10%) - tutte cose di cui sei responsabile anche tu che leggi, e anche io che scrivo (sì, anche la deforestazione tropicale).
9) Si poteva prevedere o evitare?
Tutti gli ultimi report dell'IPCC concordano nel segnalare un aumento del pericolo incendi in Australia a causa del cambiamento climatico, con grado di probabilità "virtualmente certo". Anche l'arrivo di configurazioni meteorologiche di grande pericolosità è monitorato e conosciuto con un buon anticipo. Gli allarmi sono stati diramati e le evacuazioni correttamente effettuate, a quanto mi è dato di sapere. Ma la sfida dei servizi di lotta agli incendi, valida anche in Italia, è come mantenere operativo un sistema che ha bisogno di attivarsi su vastissima scala solo una volta ogni decennio. L'altro strumento per evitare gli incendi è la prevenzione, che viene svolta su grandi estensioni con la tecnica del "fuoco prescritto", che elimina il combustibile utilizzando una fiamma bassa e scientificamente progettata (un tipo di intervento approvato anche da molti ecologisti australiani, e praticato da quarantamila anni dalle popolazioni aborigene). Nel 2018-2019 sono stati soggetti a questo trattamento 140 000 ettari di territorio, la cui applicazione è però severamente limitata dalla mancanza di fondi e, sempre lui, dal cambiamento climatico, che riduce il numero di giorni con condizioni meteorologiche idonee ad effettuarlo. C'è da dire che l'intensità della siccità e degli incendi in corso avrebbe messo probabilmente in difficoltà anche i servizi e le comunità più preparate.
10) Cosa possiamo fare?
Ridurre le nostre emissioni con comportamenti collettivi e ad alto impatto. Sforzarci di vedere l'impronta del climate change e delle nostre produzioni e (soprattutto) dei nostri consumi in quello che sta succedendo, senza farci distrarre dai poveri koala che bruciano e senza pacificare la coscienza con un semplice versamento in denaro che non risolve il problema alla radice. Per chi vive a contatto con un bosco, informarsi sul pericolo di incendio e sulle pratiche di autoprotezione necessarie a minimizzare il rischio alla vostra proprietà: gli incendi colpiranno di nuovo anche in Italia, con sempre più intensità, e possibilmente in luoghi in cui non ve li aspettereste. Sapersi proteggere è estremamente importante.
Fonti:
Sintesi sul New York Times - https://www.nytimes.com/2020/01/01/world/australia/fires.html
Clima in australia - https://www.abc.net.au/news/2020-01-02/2019-was-australias-hottest-and-driest-year-on-record/11837312
Foreste australiane: https://www.agriculture.gov.au/abares/forestsaustralia/australias-forests
Firestorm: https://scijinks.gov/firestorm/
Indian Ocean Dipole: https://www.abc.net.au/news/2019-05-16/positive-indian-ocean-dipole-bad-news-for-drought-crippled-areas/11120566
Riscaldamento globale e IOD: https://www.nature.com/articles/nature13327.epdf
Sudden Stratospheric Warming: https://www.abc.net.au/news/2019-09-06/rare-weather-event-over-antarctica-drives-hot-outlook/11481498
Southern Annular Mode: https://www.abc.net.au/news/2018-08-14/southern-annular-mode-and-how-it-affects-our-weather/10106134
Climate change e cambiamenti meteorologici in Australia: https://www.cawcr.gov.au/projects/Climatechange/impact/science/climate-variability/
Stima degli animali colpiti dagli incendi: https://www.bbc.com/news/50986293
Politiche climatiche in Australia: https://www.bbc.com/news/world-australia-50869565
Prevenzione incendi in Australia: https://www.theguardian.com/australia-news/2020/jan/05/explainer-how-effective-is-bushfire-hazard-reduction-on-australias-fires
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