#( x. theriaca )
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andessence · 3 years ago
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@odairing // hauvomil sc (accepting) 
There was a time when Hauvomil believed some creatures too thoroughly evil - too stained by the corrupting force of this world - to be anything other than a target for destruction. As a Gnosi hunter he had sought to track down all the BAD THINGS and eliminate them by the blade of his scimitar, and he had not felt remorse for what he’d considered lesser, malicious creatures. But even in those days that now seem so long ago, he’d never considered the sort of arrangement that these humans have cooked up, trapping the thing behind bars, in shackles, and letting its miserable life  l i n g e r  on in fear and anger. It would have been beyond consideration to the man he had been then, and to the man he is now, traveled, wiser, rough edges smoothed by his experiences as a rock by waves, and returning each night not just to his camp but to the welcoming arms of his siren lover, it was an intolerable cruelty.
The creature’s owner shows him off to the traveling hero, grasping for the respect of a dragon-killer with his own monstrous prize, but all Hauvomil can think of is Cal in these chains, bitter and hateful and demeaned. This being (Is he also a siren, or some other denizen of the murky deep? No, the human calls him nymph.) seems dangerous, malevolent, but if he were allowed freedom, shown compassion, Hauvomil feels certain he could choose to be and to do good. Every creature can.
“It is dishonorable to keep anyone in these conditions,” he reprimands, not caring if he interrupts the boasting man. His voice is as ice, and his golden eyes sear like embers as he looks over the kept creature. He wears malcontent well. “If he is your enemy you should have killed him. You, nymph, can you speak?”
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fashionbooksmilano · 5 years ago
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Theriaca
Shapes and Forms : Clothes,The Body
Asuka Hamada
Torch Press,  96 p, ills colour, 21 x 30 cm, pb, Japanese/English                   ISBN 9784907562144
euro 42,00
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Curated by Risa Hirota, the exhibition ‘Shapes and Forms: Clothes, The Body’ at Iwami Art Museum in Japan examines the echoes between the shape of a garment and the human figure, as well as the relationship between the two. It is also the first large-scale exhibition by the Berlin-based designer Asuka Hamada’s fashion label, Theriaca. This accompanying publication provides a more in-depth look at the designer’s background and influences, exploring her apparent fascination with an object’s fundamental shape, and how she uses experimental processes to “paint over” preconceptions and presumptions in an entertaining way, breaking free from the confines of the basic pattern.
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levysoft · 5 years ago
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E’ una delle pagine più oscure del capitalismo americano: negli Usa le hanno appena dedicato un film presentato al Florida Film Festival, ma in Europa è quasi sconosciuta. Risale a circa un secolo fa la triste vicenda delle «Radium Girls» - anche note come «Ragazze fantasma» - che segnò un punto di svolta nel diritto del lavoro e nella fisica della salute. Coprotagonista della tragedia fu l’ultima e più terribile «panacea» della storia della medicina. Dalla Theriaca, al corno dell’unicorno, alla polvere di mummia, alla mandragola, sono stati tanti i «rimedi universali» con i quali l’uomo si è illuso di potersi curare, evitare i veleni o aumentare le proprie prestazioni fisiche e sessuali. Alcuni presunti toccasana erano perfettamente inutili, molti altri del tutto dannosi per la salute, tuttavia nessuno raggiunse  la nocività del Radio (Ra), un elemento capace di far letteralmente disgregare l’apparato osseo.
Questo metallo radioattivo, il cui nome viene dal latino «radius» - raggio, fu scoperto dai coniugi Pierre e Marie Curie nel 1898 nel minerale di Uraninite/Pechblenda. Venne isolato come elemento puro nel 1902 nella sua forma metallica, attraverso l'elettrolisi. La particolarità più evidente era la luminescenza verdognola e il calore che emanavano i suoi sali, caratteristiche che avrebbero presto sancito il suo successo industriale. Eppure, Pierre Curie aveva compreso fin da subito la tossicità del materiale: sua moglie si era procurata delle ustioni e lui stesso dichiarò che «non poteva sopportare il pensiero di condividere una stanza con nemmeno un kg di radio perché aveva paura che lo avrebbe accecato o bruciato la sua pelle».
Tuttavia, secondo la mentalità dell’epoca, una sostanza tossica, se assunta in minime quantità, risultava innocua, o addirittura benefica. Basti pensare all’utilizzo dell’arsenico che, almeno fino alla scoperta degli antibiotici, veniva utilizzato in varie formule chimiche per la malaria, la sifilide o per cure odontoiatriche, sortendo persino alcuni risultati positivi. Con gli elementi radioattivi, come sappiamo oggi, è tutta un’altra faccenda.
Benefico perché «radioattivo»
Fu  l’inventore e aviatore americano William J. Hammer (assistente di Edison) che portò con sé in patria, da Parigi, alcuni cristalli di sale di radio fornitigli dai Curie.
Affascinato dalla luce e dal calore emessi dall’elemento, tenne conferenze sulle sue proprietà,  discutendo dei suoi presunti poteri curativi. Fu, tra l’altro, il primo a proporre il radio come trattamento per il cancro pubblicando i risultati dei suoi esperimenti in un volume del 1903:  «Radium e altre sostanze radioattive».
Sull’onda dell’entusiasmo, tra gli Anni 10 e 20, l’industria americana si appropriò del nuovo affascinante elemento e cominciò a inserirlo in una quantità di prodotti: burro, acqua minerale, sigarette, bevande, dentifrici, cosmetici, lozioni per capelli, lana per neonati, giocattoli.
Anche in Francia, il Dottor Alfred Curie (che non aveva alcuna relazione con i coniugi scienziati) creò una linea di cosmetici chiamata Tho-Radia, le cui ciprie contenevano torio e radio. In Italia il fenomeno fu molto ridotto, limitato al consumo di acque minerali naturalmente radioattive.
Il paradosso è che la parola «radioattivo», che oggi in tutti noi provoca timore e repulsione, era considerata, all’epoca, sinonimo di corroborante, salutare e benefico. Il bagliore che emanavano la pelle, i denti o i capelli trattati con prodotti al radio riempiva di meraviglia donne e ragazze, mentre gli uomini si sentivano più vigorosi dato che uno dei primi effetti sul corpo era quello di stimolare i globuli rossi. Sensazioni fugaci di salute, bellezza e vitalità, che poi sarebbero state pagate a carissimo prezzo da una moltitudine di persone.
Hammer fu anche il primo a inventare una vernice luminescente, combinando i sali di radio con colla e solfuro di zinco. Una delle applicazioni più immediate fu quella per i quadranti degli orologi e di altri strumenti, come ad esempio i contachilometri, che divenivano, così, ben visibili al buio.
Tra i primi a sfruttare la vernice al radio vi fu  il medico di origine ucraina Sabin Arnold von Sochocky che nel 1914, insieme al collega George Willis, fondò nel New Jersey la Us Radium Corporation.
L’entrata in guerra degli Stati Uniti, nel 1917, rese richiestissimi gli orologi militari con i quadranti luminosi e questo produsse enormi introiti per la società.
L’operazione di stendere la vernice luminescente sulle lancette degli orologi richiedeva piccole mani precise. Per questo furono assunte una settantina di giovanissime ragazze (alcune anche 14enni) che rimasero letteralmente entusiaste del nuovo lavoro. Era poco faticoso e «artistico»; patriottico, perché aiutava i soldati americani che combattevano in Europa; aveva a che fare con un prodotto costoso e affascinante e in più era pagato tre volte tanto lo stipendio di un operaio normale. Vi era solo una strana richiesta da parte dei capi: ai sottili pennelli di cammello con cui si dipingevano gli orologi  doveva essere fatta la punta con le labbra, (lip- pointing) in modo da ottenere un punto preciso senza sprecare il prodotto: il radio era, infatti, un metallo costosissimo. Qualcuna delle ragazze chiese se la vernice non potesse essere nociva, ma i dirigenti dell’azienda tranquillizzarono tutte sostenendo che, in quelle minime quantità, il radio non avrebbe fatto loro nulla di male, anzi: dopotutto, erano tanti i prodotti in commercio a base di quell’elemento. Così, per alcuni anni, le ragazze continuarono a ingerire ogni giorno piccole quantità di vernice radioattiva e nei momenti di pausa si divertivano anche a laccare con essa le proprie unghie o i denti, per stupire i loro fidanzati al buio apparendo luminescenti come leggiadri fantasmi.
Un avvelenamento di massa
Eppure, nelle alte sfere dell’azienda e nelle società mediche si sapeva benissimo che il radio faceva male. I familiari di von Shochocky, i dirigenti e gli operai che trattavano le vernici in maggiori quantità erano soliti schermarsi dietro lastre e indumenti di piombo, utilizzando pinze con le punte d’avorio. La cosa più terribile è che solo dopo circa cinque anni alcune ragazze cominciarono ad accusare i primi malesseri. Una di loro si preoccupò quando i suoi denti iniziarono ad allentarsi e cadere senza apparente motivo. Si recò dal dentista che, nel toglierle un dente ormai guasto, rimase di sasso: con esso era venuto via un intero pezzo di mandibola.  Quando la giovane Grace Fryer vide che la sua era divenuta gonfia ed infiammata, cercò l’aiuto di un medico per una diagnosi sugli inspiegabili sintomi. Utilizzando un primitivo macchinario a raggi X (che la espose a ulteriore radiazioni, purtroppo)  il medico scoprì un grave deterioramento delle ossa, come se fossero state rose dai tarli. Poco a poco, si comprese che il trait d’union che legava quelle inspiegabili patologie era il fatto che tutte le pazienti avevano lavorato per un certo periodo alla Us Radium Corporation. Il radio, infatti, essendo molto simile al calcio, viene trasportato dall’organismo direttamente nelle ossa dove ne disgregava le cellule.
L’azione legale Ci vollero almeno due anni prima che Quinta e Albina Maggie, Katherine Schaub, Edna Hussman, capitanate da Grace Fryer, potessero trovare un avvocato disposto a mettersi contro la potente compagnia.
Quando iniziò il processo, nel 1927, le ragazze stavano talmente male da non riuscire nemmeno ad alzare il braccio per prestare giuramento. Quella legale fu una guerra sporca: alcuni medici che avevano visitato le ragazze testimoniarono che le avevano trovate in buona salute. Poi si scoprì che uno era a libro paga della Us Radium e l’altro ne era addirittura il vicepresidente.  Altre perizie mediche vollero imputare i cancri alle ossa che colpivano le ex pittrici alla sifilide, malattia venerea ritenuta, all’epoca, infamante per una donna. Il processo ebbe un’ampia copertura mediatica e dovunque i lavoratori che maneggiavano il radio cominciarono a prendere precauzioni o a sollevare altri contenziosi con le aziende che si protrassero fino al 1939.  Alla Waterbury Clock Company sospesero subito il lip-pointing - grazie alla denuncia di una pittrice di quadranti, Margaret Carlough - salvando la vita a centinaia di operai. Considerato che lo stesso dottor von Shochocky morì nel 1928 per un’anemia causata dalla sua vernice, le Radium girls vinsero il processo e ottennero dalla Us Radium Corporation risarcimenti in danaro e vitalizi. Purtroppo, poterono usufruirne per poco tempo ancora.
La “mascella da radio” e il caso Beyers
Oltre a provocare cancri alle ossa e malattie del sangue, l’intossicazione da radio aveva lo spaventoso effetto di disintegrare la mandibola. Rimase famoso il caso del campione di golf, playboy e rampollo dell’alta società americana Eben Byers. Nel 1927, durante un viaggio in treno, cadde dalla cuccetta facendosi male a un braccio. Dato che il dolore non passava, il suo medico gli consigliò il Radithor, una soluzione di radio e acqua distillata che all’epoca veniva commercializzata da un sedicente medico, tale William J. A. Bailey. Byers si trovò così bene che cominciò a bere almeno tre flaconi al giorno di Radithor, lo consigliò come un vero elisir ad amici e amanti e lo somministrò perfino ai suoi cavalli da corsa. Dopo qualche anno cominciò ad accusare problemi ai denti e nel giro di poco gli dovette essere asportata completamente la mandibola, come si vede da una drammatica fotografia.
Nel settembre del 1931, la Federal Trade Commission aprì un’indagine e mandò l’avvocato Robert H. Wynn a intervistarlo nella sua tenuta di Southampton, dato che non poteva più muoversi poiché il suo scheletro si stava letteralmente disgregando. Byers morì a 52 anni d’età dopo atroci sofferenze, ma grazie alla sua testimonianza, la Food & Drugs Administration mise al bando il Radithor e ottenne un maggiore controllo su medicinali stabilendo il principio che ognuno di essi è dannoso fino a prova contraria.
Un tragico bilancio
E’ difficile quantificare quante persone siano state contaminate dalla folle moda del radio e dalle sue applicazioni industriali. Molte di loro decisero di sottoporsi ad esami fino agli anni ’50, tanto che quelle indagini costituiscono ancor oggi la principale fonte di dati su questo genere di avvelenamento.  La vernice al radio fu messa al bando nel 1968, sostituita da quella al trizio, meno pericoloso. Dagli anni ’90 si usano prodotti ancora più sicuri, racchiusi in mini-capsule stagne, peraltro.
Tuttavia, gli appassionati di modernariato stiano in guardia: un vecchio orologio trattato con vernice al radio può essere nocivo ancora oggi e deve essere maneggiato con la dovuta cautela: l’emivita (tempo richiesto per dimezzare l’efficacia) dell’elemento è, infatti, di 1602 anni.
Non a caso, se qualcuno passasse con un contatore Geiger vicino alle tombe delle Radium Girls, vedrebbe la lancetta della scala radioattiva schizzare in avanti.
Grace, Quinta, Albina, Katherine, Edna: la loro triste fine sancì il diritto dei singoli lavoratori di citare in giudizio per danni le società datrici di lavoro e, sulla scia di quel caso giudiziario, gli standard di sicurezza industriale furono molto migliorati.
La loro eredità, quindi, splende tutt’oggi, così come brillano ancora, nel buio delle sepolture, le loro povere ossa.
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andessence · 3 years ago
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@willowdied // hauvomil sc (accepting) // for ariverane
“You shouldn’t ask me. They tell me I’m no good at stories.” Hauvomil murmurs, brow furrowing as he settles back into a chair with the dull clunk of plate mail. Adventurer, it says of him, warrior. The candlelight draws out the metallic gleam in silver armor and in dark skin dusted with pin pricks of gold — human, says his complexion, but not wholly human. The eyes too are of the same gleaming gold, and fix on his company in search of something. Exacting, they say as he looks her over. The blood on his boots, though, is what says there is a STORY here, whether or not he will divulge it. “But if you help me find my party again, I can promise you one like you’ve never heard. And gold.” He clears his throat. “Of course that. If it means anything.”
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andessence · 3 years ago
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hauvomil tag drop!
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