#/e i castelli a cui si riferisce marco son di sabbia e sì hanno un senso anche loro
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Di zuppe e reti:
DISCLAIMER: La maggior parte dei personaggi utilizzati o nominati appartengono a @blogitalianissimo. Leggete a vostro rischio e pericolo.
“Marco, per l'amor del cielo, torna subito qui!”
La voce preoccupata della madre si perse subito tra i rumori del paese, riuscendo a malapena a giungere alle sue orecchie mentre si dirigeva allegro verso la spiaggia, correndo come un matto, finalmente libero per un po'.
I richiami agitati dei fratelli si mescolarono presto al vento, così come la voce gentile del padre che gli correva dietro.
Ma era tutto inutile, Marco lo sapeva: potevano provare di tutto, ma non sarebbero mai riusciti a prenderlo, ne a convincerlo a trascorrere la giornata alla presenza di zii che sembravano aver deciso di prenderlo come esempio di tutti i mali del mondo.
Scattò dirigendosi di colpo a destra, superando il bancone del pesce fresco e infilandosi all'interno di un vicolo particolarmente stretto, senza mai guardarsi indietro, desideroso solo di poter finalmente vedere il mare e tuffarsi da uno scoglio.
Al diavolo la ramanzina che sua madre non gli avrebbe risparmiato una volta tornato indietro, al diavolo quella e la punizione che lo attendeva. La soddisfazione che provava in quel momento era la cosa più importante.
Il profumo della brezza marina lo accolse come un abbraccio come ogni volta e solo allora si concesse di fermarsi a prendere fiato, controllando che suo padre avesse davvero rinunciato all'impresa di riportarlo in quell'inferno di pranzo famigliare.
Un sorriso nacque spontaneo sul suo viso quando gli tornò alla mente l'immagine della cugina interamente sporca di zuppa e non riuscì a trattenersi dall'esultare.
“Se continui a saltare così, ti ritroverai gli occhi pieni di sabbia, idiota.”
L'enorme senso di soddisfazione che lo stava percorrendo lo abbandonò di colpo, sostituito da un irritante brivido che gli corse lungo tutte le vene.
Ecco, sembrava troppo presto per festeggiare. Se c'era solo un'altra cosa in cui sperava era di non ritrovarsi lei tra i piedi, non ora almeno! Una speranza forse fin troppo ingenua, visto che la persona che l'aveva appena apostrofato con un tono tanto arrogante sembrava aver deciso di fare di quella spiaggia la sua dimora, ma preso dall'adrenalina della fuga non ci aveva neppure pensato.
“La sabbia si lava, capirai il problema. Neanche ti rendesse cieco.” sbottò.
“Questo è vero, ma devo ricordarti che l'ultima volta ti sei agitato come un bambino?”
Marco sentì il fastidio invaderlo di nuovo - oh, quanto avrebbe voluto in questo momento sotterrarla sotto uno dei suoi castelli!
“Io non mi sono agitato come un bambino, vuoi piantarla di infangare la mia persona? Cristo, cos'è, il tuo motivo di vita?”
Una risata lo convinse finalmente a girare la testa verso la barca poggiata sulla riva del mare. Lei era seduta lì, impegnata a intrecciare reti come ogni volta e lo fissava dritto negli occhi, per nulla intimorita. Avere solo dodici anni non lo considerava un motivo valido per non poter dire la sua, Marco purtroppo lo sapeva fin troppo bene - anche se l'avrebbe preferita perennemente zitta.
Le si avvicinò, quasi correndo, soffocando tra i denti una bestemmia dopo essersi guardato intorno senza successo. C'era qualcosa che non gli quadrava in quel momento, come se un tassello di enorme importanza fosse andato smarrito, rendendo impossibile completare la scena.
“Giorgia, si può sapere dove diavolo sono gli altri idioti?” le chiese, superandola e buttandosi a sedere a debita distanza sulla barchetta.
“Io sono solo una bambina, non posso sapere cosa fate voi persone adulte, no?” gli rispose con tono sarcastico “Avete quattordici anni, siete uomini fatti, non avete bisogno della balia.”
Lo stava prendendo per il culo. Lo stava scimmiottando, ripetendo con una faccia da schiaffi una delle frasi che da qualche tempo a sua parte Marco era solito ripetere come un ritornello. Lo stava facendo passare beatamente per cretino!
Il ragazzino strinse le mani che prudevano sui bordi della barca e cercò di limitarsi a trafiggerla con lo sguardo. Dal canto suo, lei non fece una singola piega, anzi gli buttò tra le mani una rete da pesca non ancora terminata con aria innocente.
“Oh no, scordatelo” sibilò irritato “Non ti farò da schiavetto.”
“Manca poco per terminare, sei fortunato.” spiegò la bimba, senza alzare gli occhi dalla sua “Devo finire tutte queste entro sera.”
Marco stava seriamente per mandarla al diavolo, ma, non appena fece per aprir bocca, lei si limitò ad alzare lo sguardo e in qualche modo la sua irritazione, pur crescendo, decise di rimanere in silenzio. Maledetta lei e il suo sembrare ancora più piccola di quello che era. Si rassegnò a tenere la bocca cucita e si buttò all'indietro sulla barchetta, iniziando svogliatamente ad intrecciare nodi. Oh, doveva solo aspettare che crescesse un po' e poi si sarebbe potuto vendicare per bene, doveva solo essere paziente.
“Allora” la voce di Giorgia ruppe il silenzio che era sceso “cos'hai fatto questa volta? Hai di nuovo rovesciato il carretto di Lucia?”
“E ritrovarmi con mezzo paese alle calcagne per aver rovinato loro la spesa? Dico, mi hai preso per un coglione?”
“Forse” rispose, sorridendo appena “Sicuramente sei un gran maleducato. Non si dovrebbe rispondere ad una domanda con un'altra, sai?”
“E questo chi diamine l'avrebbe deciso, scusa? Io rispondo come mi pare.”
La bimba rallentò appena la velocità con cui stava intrecciando la sua rete per sollevare nuovamente lo sguardo su di lui. Marco rivide per un istante in quegli occhi azzurri che lo stavano perforando la stessa disapprovazione che sua madre gli riservava ogni qual volta ne combinasse una delle sue. Per un istante, si sentì come il ragazzino che era.
Lo sapeva, era consapevole di non riuscire a collegare spesso la bocca al cervello e di sputare fuori tutto quello che gli passasse per la mente, ma Giorgia restava comunque più piccola di lui e non poteva di certo prendersi il lusso di rimproverarlo, non lei sopratutto!
Uno scatto di stizza lo fece scendere dalla barca, per buttarsi sulla sabbia, seduto con la schiena contro il legno. Si mise a lavorare su quella maledetta rete che si ritrovava tra le mani il più velocemente possibile, in un tentativo inconsapevole di calmare il senso di colpa che gli stringeva lo stomaco - per che cosa poi non gli era chiaro, visto che, secondo lui, non aveva fatto nulla.
“Questa è la conferma di quanto tu sia immaturo, grande uomo vissuto.” sbuffò Giorgia, indecisa se ridergli in faccia o essere infastidita da quel suo maledetto atteggiamento “Quattordici anni e te la prendi per un appunto.”
Marco non le rispose, limitandosi a buttare di lato la rete e incrociare le braccia.
Sentì un rumore leggero quando lei si accostò al bordo della barchetta e sapeva che lo stava osservando. Era qualcosa che faceva sempre con lui ed era così da quando era arrivata in paese. Sembrava che volesse studiarlo, come uno di quei reperti di cui Giacomo raccontava loro in continuazione. Non capiva se lo facesse con intento benevolo o solo per dargli fastidio - cosa alquanto probabile - ma non era importante: in entrambi i casi, era qualcosa di estremamente irritante. Dio mio, non era mica un animale da circo!
“Beh, che hai da guardare?”
La sentì sbuffare di nuovo. “Al paese hanno ragione, sei proprio un gattino selvatico.”
“Io sarei cosa?!”
“Non hai ancora risposto alla mia domanda.” tagliò corto lei “Allora, che hai fatto questa volta? Resti in spiaggia quando ci sono anch'io solo quando hai combinato un disastro e non hai altri posti dove andare.”
Oh, quello. Almeno si spiegava perché si fosse messa a perforargli la nuca con lo sguardo.
“Solo un minuscolo incidente domestico. Nulla che possa interessarti.”
“Dici? Strillavi come se avessi vinto il gran premio della lotteria. Ti avranno sentito fino in chiesa, una cosa del genere deve essere come minimo di dominio pubblico.”
“Non è nulla di eccezionale, davvero, torna a giocare alla pescatrice e non rompermi.” borbottò tornando ad occuparsi della rete.
“Se te lo avesse chiesto Antonio avresti risposto subito. Ma tanto solo io.”
Il tono ferito delle sue parole era così cristallino che Marco sentì il senso di colpa stringergli di nuovo lo stomaco.
Non sapeva spiegarsi perché, ma da un po' andava sempre a finire così quando si parlavano - un tempo almeno sarebbero arrivati ai pugni, anche se da quando era cresciuto si sentiva un verme a toccarla, era pur sempre una ragazza, non avrebbe dovuto desiderare spaccarle il labbro!
Lei lo irritava oltre misura ed era reciproco di solito, ma poi c'erano questi momenti in cui Giorgia iniziava a tentare di conversare come due persone civili, quasi a voler cercare una tregua, e lui non riusciva a trovare un motivo valido per giustificare la cosa. Poi, quando si arrabbiava, avrebbe dovuto urlargli in faccia o dargli uno schiaffo, non fare l'offesa e ignorarlo!
Così lo faceva sentire un mostro e lui aveva pur sempre un cuore, non ci provava di certo gusto a far star male le persone involontariamente. Senza contare che si sentiva alquanto stupido, visto che non riusciva a spiegarsi la cosa.
“...ho rovesciato la pentola della minestra addosso a mia cugina.”
L'aveva sussurrato con un tono così basso che fece fatica a credere lui stesso di averlo detto. Giorgia, però, doveva avere un buon udito, perché la sentì fermarsi e scendere dalla barca.
“Quella austriaca?”
“Sì, proprio quella rompicoglioni di Edith.” rispose,senza riuscire ad evitare ad eliminare il fastidio che gli procurava doverne pronunciare il nome.
“Giulia doveva portare la zuppa di mamma a tavola” iniziò a spiegare “Ma son riuscito a batterla sul tempo ed entrare in cucina prima di lei. È stato così facile convincerla che volevo solo aiutarla, il che è stato davvero assurdo: lo sa prima di me quando ho una brutta idea in testa. In ogni caso, avrei dovuto farlo prima. Vederla tutta sporca è stata la cosa più bella che abbia mai potuto osservare. Così la smetterà di guardarmi tutto il tempo con quell'aria da principessa sul pisello, neanche fosse superiore a tutti noi, quella stronza. Lei e le sue idee del cazzo.”
Prese un gran respiro, la rabbia che iniziava a sovrastare la soddisfazione che prima provava. Cercava sempre di parlare di lei il meno possibile e anche i suoi compari sapevano che toccare certi argomenti con lui era da evitare.
“Ma almeno lei tiene la bocca chiusa e non la usa mai, non come quella svalvolata di mia zia, quella non fa altro che dire tutto il tempo quello che pensa. Ovvero, cazzate.”
Scosse il viso, sulla faccia una smorfia di disgusto. Era inutile, non c'era nessun altro che gli facesse così tanto ribrezzo. Forse solo suo zio. Quel damerino maledetto, lui e i suoi occhiali di merda e i capelli sempre perfettamente a posto, e quei nei del cazzo che lui e Giulia avevano ereditato.
Si accorse solo in quel momento, troppo preso dal buttare fuori tutto, che Giorgia si era seduta di fronte a lui e lo scrutava confusa, una domanda palesemente dipinta sul volto.
“Sputa il rospo, cosa vuoi sapere?”
“Perché diamine avresti dovuto fare un'idiozia del genere?”
Marco la guardò sorpreso: era convinto che, nonostante tutti i suoi difetti, lei l'avrebbe capito. Faceva parte di una famiglia di damerini, per diamine, si vedeva che la cosa le stava stretta!
“Certe volte sai essere proprio stupido.” sbottò, portando una mano al viso “Non ti rendi conto che così non hai fatto altro che dare ragione ai tuoi zii? Gli hai confermato che sei uno scapestrato, un impulsivo che non sa neppure tenere a freno i propri istinti.”
“Ma-”
“Senza tenere conto che non è stato neppure un impulso, le hai versato quella minestra addosso apposta. Scommetto che non aveva neppure aperto bocca, tua cugina è come la fidanzata di mio fratello, una tomba.”
“Staresti insinuando che ho commesso una cattiveria bella e buona? Così, giusto perché mi andava?” sbottò Marco, alzando il tono “Perché sei sulla strada sbagliata!”
Scattò in piedi, dandole le spalle, i ricordi di quel pranzo vivi in mente.
“Ha dato ragione a mio zio. Sono convinti che mia madre sia una vera idiota, per aver sposato un contadino come mio padre ed essersi degradata. Ci ritengono tutti dei cretini e dei poveri stupidi, poco importa se mia madre è felice così. Ma la cosa che più mi urta è che non hanno neppure il coraggio di dircelo in faccia.”
Si girò a guardarla, gli occhi castani che avrebbe mandato scintille, se solo fosse stato possibile. “Sai quando ne parlano? Quando mia madre non c'è. Non la sopportano a tal punto da non ritenerla degna delle loro parole. E pensare che lei si ostina a volerlo invitare e giocare alla famiglia felice.”
Diede un calcio alla barca, per scaricare il nervoso, finendo solo per farsi male da solo. Soffocò l'ennesima imprecazione tra i denti, prima di sedersi nuovamente a terra e sdraiarsi sulla sabbia.
“Sono dei codardi che le parlano alle spalle e mia cugina continua a guardarla come se fosse una ritardata, quella cazzo di zuppa sulla testa se la meritava tutta, deve ringraziarmi se non l'ho mai presa a pugni prima.”
Giorgia non preferì parola, lasciandolo sfogare. Tornò cauta sulla barca e riprese il mucchio di reti che stava sistemando, buttandogliene alcune in grembo.
“Sbrigati, ti ricordo che devo finirle entro stasera. Renditi utile. Devono essere perfette prima che Giulia venga a riprenderti.”
Marco si tirò su con la schiena e la osservò appena, con aria confusa. Era sicuro si sarebbe messa a fargli una ramanzina, invece si era limitata a starsene in silenzio per una volta, senza commentare. Sembrava avesse capito quanto la questione fosse dolorosa per lui - non era un mistero per nessuno quanto fosse attaccato alla famiglia - e aveva deciso di non chiedergli altro, cosa che apprezzava molto, visto che non era solito aprirsi con gli altri a riguardo. La scrutò per qualche secondo mentre, a testa bassa, si occupava con precisione della piccola rete che le impegnava le mani, fino a che lei non alzò appena lo sguardo, come a chiedergli che caspita volesse e perché non stesse facendo nulla.
“E chi ti dice che sarà proprio lei a venirmi a recuperare?” chiese, senza sapere bene perché lo stava domandando “Potrebbero venire anche quei due cretini dei miei fratelli.”
“Stai tentando di chiacchierare adesso?” gli chiese sorpresa.
Una risata gli scappò, senza riuscire a fermarla “Può essere. Sistemare reti è particolarmente noioso, no?”
Giorgia gli sorrise appena, quasi divertita dalla situazione - era la prima volta che era lui a tentare di sotterrare l'ascia di guerra, d'altronde.
“Perché lo sa tutto il paese che tua sorella è il tuo punto debole. Ma ora sbrigati” continuò, tornando ad assumere un espressione infastidita “È pomeriggio inoltrato, non abbiamo tutto il tempo del mondo. Se non le riporto al signor Angelo entro le nove, non mi sgancia un soldo.”
Stettero così per un paio d'ore, in un silenzio rotto solo dalle onde del mare, per la prima volta avvolti da un'atmosfera di convivenza pacifica, fino a che la sua gemella non si presentò, accompagnata da Rosa, per riportarlo a casa con sé.
Marco se ne andò, ringraziandola silenziosamente per la delicatezza finale.
“Buona cena allora, il sole è sceso, ora di mangiare.”
“Una cosa è sicura: stasera niente minestra.”
#fanfiction#veneto#liguria#alto adige#numerosi altri nominati#oc by blogitalianissimo#/aka le cose oscene che scrivo#/no davvero fa schifissimo ma non ce la facevo più a scriverla ed eccola qua#/non mi morite nella lettura pls#/le au vecchie che dovevano esser long e invece#/comunque ogni personaggio citato ha un ruolo preciso#/non c'è nulla a caso anche se sembra di sì#/e i castelli a cui si riferisce marco son di sabbia e sì hanno un senso anche loro#/scusate i tag e la storia brutta 🙈
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