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spremutadaranci · 2 years
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le mie (due) vite si incontrano nel sogno.
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spremutadaranci · 2 years
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sopra a tutto
Le mie gatte ai lati del mondo stanno giocando. Non si curano delle altezze seppure non mi pare sappiano di avere diritto a più di una vita, la solita, sotto quella mensola. Sonnecchiano e si burlano del destino, il mio, poggiato sul primo tavolo trasparente nella stanza. C'è ancora un altro sotto, ma non è affar loro, e tanto basta per essere felici.
 Le invidio perché non so più imparare.
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spremutadaranci · 2 years
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dialoghi col sottosuolo
Due Moire tessono capelli prima neri e poi bianchi. La parte vecchia è quella nuova, la parte giovane quella vecchia, quella prima. Una, invece, è quella che manca, ma aspettarla non ci salverebbe.
Riavvolgono presagi di decomposizione: se la pianta si trasforma in roccia si porta, comunque e appresso, una forma di vita. Acconsento -rispondiamo- purché si appuri che qualunque metamorfosi debba rimanere, dolorosamente, vita.
Il tempo non si è fermato né si è accartocciato. Non ha mai smesso di estendersi, linearmente. Stendersi.
Io invece voglio solo smettere, smettermi.
Sono io che mi sto ripiegando. 
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spremutadaranci · 3 years
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Il mondo magico
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spremutadaranci · 3 years
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La notte spazza via le lacrime del mio Agosto più lontano. Appiccicoso, sudato, irresistibile strozzino.
Non mi sembra mai scontato.
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spremutadaranci · 4 years
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Il palloncino.
Quando tornavamo dalla festa
Le spoglie della mia battaglia
Debole fluttuante animaletto, affettuoso
Ti abbiamo violentato il limite del soffitto
Ti abbiamo deciso addosso l'azzurro del sogno finché dopo pochi giorni non cadevi afflosciandoti sul parquet ed era una tragedia
Perché io volevo vivessi per sempre, e volassi anche
Breve Martire domestico eccezionale della mia vita quotidiana.
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spremutadaranci · 4 years
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Puntiforme.
Cassaforte inespugnabile. Ma prima tempo, un tempo fluido. Figlio si regala ai figli, e padre li punisce. Il sacrificio non verrà ripagato: ecco la colpa.
La vecchia befana tira a sé la ricca borsetta e si rimangia le caramelle scartate.
Tutto è di nuovo fermo al principio, ingenerato.
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spremutadaranci · 4 years
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spremutadaranci · 4 years
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L'ora gatta.
In casa del pinguino C., ultimamente, nessuno sapeva mai che ore fossero. Mamma pinguina ogni tanto si affacciava in cucina e scrutava sospettosamente il grande orologio rotondo appeso sopra il fornetto, ma talvolta gridava, allarmata — Non guardatelo l'orologio, è rotto, porta avanti — talvolta asseriva, contrariata — L'orologio segna indietro, non pensatelo proprio — paragone calcolato rispetto ad un proprio tempismo personale di mamma pinguina, che lei stessa si attribuiva in base forse ad un misterioso coefficiente di covarianza con l’ora solare.
Il pinguino C. era in quei giorni, malgrado lo scontento del resto della famiglia pinguina, un po' divertito dalla stravagante faccenda, soprattutto perché questa gli consegnava una modesta rivincita: lo strambo orologio era diventato addirittura più scoordinato del pinguino C.!
Il pinguino C., del resto, si sentiva piuttosto a suo agio in quell'indeterminazione temporale: quanto più incoerente si mostrava il ritmo immaginario dettato dalle lancette, tanto più gli altri pinguini suoi familiari si esasperavano, e specularmente, come in una gara di scommesse, il suo umore migliorava.
Ben presto, però, quella nuova e incerta puntualità inventata dal simpatico aggeggio costituì motivo di litigio nella piccola abitazione.
Il tempo della casa, prima così ben scandito e regolare da sembrare una scala fissa da salire al passo dei secondi, dei minuti e delle ore, si era ribaltato come dopo un capitombolo e non si riusciva a venirne a capo.
Nessuno sapeva più rispettare gli appuntamenti che si accavallavano, si rincorrevano e capitolavano, tanto che ognuno si risolse, alla fine, prendendo l'unica decisione sostenibile: l'autogestione(anarchia). Così, allo stesso tavolo ovale al centro della cucina, ad un qualunque orario incognito, si ritrovavano chi pranzava e chi faceva colazione nel momento stesso in cui un altro salutava i primi con la buonanotte.
La situazione stava diventando insopportabile per tutti gli abitanti della luminosa dimora, tranne uno.
Infatti, mentre babbo pinguino si ingegnava per capire quale potesse essere l'inceppo nel congegno, sorella pinguina lamentava la nuova difficoltà nella gestione dei suoi rapporti sociali e mamma pinguina si aggirava per la casa furiosissima cercando di organizzare una tabella di marcia corrispondente alla forma mutevole e imprevedibile che aveva assunto il tempo della loro casa, il pinguino C. riusciva come mai prima a godersi i momenti della giornata, dando loro il valore che voleva dargli e vivendoli secondo le passeggere inclinazioni del suo animo e le naturali ondulazioni dei suoi sentimenti.
Sembrava che la casa avesse inghiottito il tempo per cacciarne fuori un groviglio intricato di stanze e sensazioni cronologicamente insensate: era essa stessa a produrre il suo tempo scomposto, decidendogli quella cadenza assurda che pure alla fine partecipava ad una certa armonia.
La casa aveva però da sempre posseduto un ritmo proprio, adesso la scordatura tra i pensieri dei suoi inquilini si stava solo manifestando diversamente.
Il caos regnava ormai sovrano quando mamma pinguina notò la piccola gattina pinguina arrampicarsi sulla credenza sotto l'orologio per mordicchiare le lancette, spostandole allegramente. Questo innocente avvenimento le lasciò pensare che forse, la gattina, avesse giocato finora con l'orologio e conseguentemente con gli umori di tutti i membri della famiglia pinguina! Eppure, a distanza di anni, nessuno di loro saprebbe ancora affermarlo con sicurezza.
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spremutadaranci · 4 years
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spremutadaranci · 4 years
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Carlo e Giovanni si ritrovano sempre alla stessa panchina, nel bosco, in corrispondenza della quale si sono incontrati per la prima volta.
Carlo ha una cagnolina, si chiama Dea, ma Giovanni ci tiene a precisare che della dea, la cagnolina, non possiede proprio nulla, anzi a suo dire parrebbe più una vipera che una cagna.
Carlo è piuttosto pacato nei gesti, Giovanni più esuberante, entrambi sono signori gentili sulla sessantina, capelli brizzolati tendenti al bianco e un dolce modo di stare al mondo, Dea adora i palloni, è fedele a Carlo e fa le feste a Giovanni.
Si amano senza saperlo.
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spremutadaranci · 4 years
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Luci
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spremutadaranci · 4 years
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spremutadaranci · 4 years
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spremutadaranci · 4 years
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spremutadaranci · 4 years
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Sogno nr 1.
Un volto di pietra da femmina.
Vomita un muro di paretarie, invalicabile. Sotto: il mare. Una scogliera. Roccia solida che si fa mare. Immigrati neri sono costretti tra le onde per via del muro.
A fianco, sulla sinistra, una scala di pietra termina in due porte, ma non puoi aprirne una senza chiudere l'altra: a sinistra Parigi dietro le grate, a destra una finestra di vetro e legno affaccia sulla spiaggia.
In primo piano una barca a remi enorme, vuota.
È un disegno.
Gli immigrati neri diventano bagnanti bianchi con il solo costume nero.
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spremutadaranci · 4 years
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“Un mare farsi persiane, girare su se stesso, versarsi nel bicchiere, come se fossero grilli trafitti, vestiti da soldati di altre guerre, vecchie latrine ingiallite d'urina. Stai in piedi, a vomitare mani, a fletterti sopra le vertebre, gli occhi di autostrada fissi, intimiditi; con la bocca variabile, dal riso alla smorfia, dall'incanto all'orrore. Seduto su di un formicaio con le fabbriche sotto e le ciminiere dileguarsi nell'alito.”
— da Copihue, ED. IL bagatto, scritto dall'autore
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