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sistentu · 4 years
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palestinian girl on the qanun with her father on the oud playing the italian resistance song “bella ciao” in solidarity with the people of italy
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sistentu · 4 years
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“I muri non sono soltanto quello che sono. Sono anche quello che vorremmo che fossero: supporto di speranze, protezione del presente, cassaforte di memorie o anche previsione di rovina.”
— Ettore Sottsass
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sistentu · 4 years
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“Ci son delle cose che basta che esistano.”
— Cesare Pavese
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sistentu · 4 years
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From: Gianpaolo Pagni, Ambienti naturali, 2017
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sistentu · 4 years
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- Sei bella che togli il fiato.
- Quello è il Covid.
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A sbagliar le storie.
Gianni Rodari.
(…) 
- La bambina andò nel bosco e incontrò una giraffa.
- Che Confusione! Incontrò un lupo, non una giraffa.
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sistentu · 5 years
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<i>Legarsi alla montagna</i>, Maria Lai
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sistentu · 6 years
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“Hai negli occhi i suoi occhi. Sei parole distratte. Mangi poesie d’amore. Tu non scivoli altrove, ogni volta è la morte. Sei un cielo stellato. Sei persa.”
— C. Pavese, “Hai negli occhi i suoi occhi”
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sistentu · 6 years
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“Quando parlo con te mi è difficile resisterti. Tu hai veduto le cose dall’inizio. Tu sei l’ulivo, l’occhiata e la nube. Dici un nome, e la cosa è per sempre.”
- Cesare Pavese [Dialoghi con Leucò - Esiodo si riferisce a Mnemòsine]
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sistentu · 6 years
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Brunori Sas, La vita pensata
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sistentu · 6 years
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“Ti offro tutto: pudori, vergogne, umide labbra e secchi gemiti. Infine la mia mente vischiosa di nuvole come un cielo del nord, costantemente.”
— Cesare Pavese
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sistentu · 6 years
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“L'aveva mai salutata con la mano? Naturalmente doveva averlo fatto, qualche volta, anzi senz'altro, però ora non se lo ricordava proprio. Ma si rese conto che ormai tra loro era finita e si sentì in grado di lasciarla andare. Era sicuro che la loro vita insieme era accaduta proprio nel modo in cui l'aveva raccontata. Ma era qualcosa che ormai apparteneva al passato. E anche quel passato − per quanto gli fosse sembrato impossibile e avesse combattuto perché non accadesse − adesso sarebbe diventato semplicemente parte di lui, al pari di tutte le altre cose che si era lasciato alle spalle.”
— Raymond Carver, Cattedrale
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sistentu · 6 years
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Ettore Sottsass, Casa Cei, Empoli, Italy, 1990-1993 VS Mulino Bianco Brand Identity 
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sistentu · 6 years
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“Di Picasso, nel padiglione spagnolo c’era Guernica, esposto per la prima volta […] Sono esploso, polverizzato in uno spazio ambiguo, mai conosciuto, mai visto, senza descrizione, senza spiegazione, uno spazio la cui natura fino all’invisibile orizzonte non era altro che malessere, vergogna, paura, umiliazione, lacrime, urla, braccia alzate a difendersi da tutto. Avevo vent’anni. Era quella l’umanità che mi aspettava?”
— Ettore Sottsass, Scritto di notte.
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untitled by Danique - 88Forever on Flickr.
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sistentu · 6 years
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“Pavese si uccise un'estate che non c'era, a Torino, nessuno di noi. Aveva preparato e calcolato le circostanze che riguardavano la sua morte, come uno che prepara e predispone il corso d'una passeggiata o d'una serata. Non amava vi fosse, nelle passeggiate e nelle serate, nulla d'imprevisto o di casuale. Quando andavamo, lui, io, i Balbo e l'editore, a far passeggiate in collina, s'irritava moltissimo se qualcosa deviava il corso da lui predisposto, se qualcuno arrivava tardi all'appuntamento, se cambiavamo all'improvviso il programma, se si aggiungeva a noi una persona imprevista, se una circostanza fortuita ci portava a mangiare, invece che nella trattoria che lui aveva prescelto, nella casa di qualche conoscente incontrato inaspettatamente per strada. L'imprevisto lo metteva a disagio. Non amava esser colto di sorpresa. Aveva parlato, per anni, di uccidersi. Nessuno gli credette mai. Quando veniva da me e da Leone mangiando ciliege, e i tedeschi prendevano la Francia, già allora ne parlava. Non per la Francia, non per i tedeschi, non per la guerra che stava investendo l'Italia. Della guerra aveva paura, ma non abbastanza per uccidersi a motivo della guerra. Continuò tuttavia ad avere paura della guerra, anche dopo che la guerra era da gran tempo finita: come, del resto, noi tutti. Perché questo ci accadde, che appena finita la guerra ricominciammo subito ad aver paura di una nuova guerra, e a pensarci sempre. E lui temeva una nuova guerra più di tutti noi. E in lui la paura era più grande che in noi: era in lui, la paura, il vortice dell'imprevisto e dell'inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero; acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita. Non aveva, in fondo, per uccidersi, alcun motivo reale. Ma compose insieme più motivi e ne calcolò la somma, con precisione fulminea, e ancora li compose insieme e ancora vide, assentendo col suo sorriso maligno, che il risultato era identico e quindi esatto. Guardò anche oltre la sua vita, nei nostri giorni futuri, guardò come si sarebbe comportata la gente, nei confronti dei suoi libri e della sua memoria. Guardò oltre la morte, come quelli che amano la vita e non sanno staccarsene, e pur pensando alla morte vanno immaginando non la morte, ma la vita. Lui tuttavia non amava la vita, e quel suo guardare oltre la sua propria morte non era amore per la vita, ma un pronto calcolo di circostanze, perché nulla, nemmeno dopo morto, potesse coglierlo di sorpresa.”
— Natalia Ginzburg, Lessico famigliare
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sistentu · 6 years
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“Imparare a parlare dai bambini. Inventare il plurale delle cose. Un bau due tre quattro bai. Dimenticare le coniugazioni far cadere in terra il tempo. Non camminarci sopra scalzi.”
— Andrea Bajani, 6. da Promemoria
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