scusainchesenso
me stessa
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avevo le farfalle nello stomaco poi ho bevuto l’autan ed è finito tutto
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scusainchesenso · 4 years ago
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and this is exactly why i don’t like to get close to people. i hate opening myself up to people who are just going to leave, i hate picking the scabs of my past just so you can understand why I am the way i am. i have grown tired of all of it so, please just leave me be
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scusainchesenso · 5 years ago
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dimmi che le mie sono solo stupide paranoie
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scusainchesenso · 5 years ago
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che sciocco far sciovolare le dita su altri visi, aggrovigliarmi in altre braccia se resti l'unica realtà, il solo presente che vorrei vivere
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scusainchesenso · 5 years ago
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if u have a nice accent i will instantly sit on ur dick
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scusainchesenso · 5 years ago
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s1e8 - la promessa
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scusainchesenso · 5 years ago
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se in mezzo alle strade piovesse il tuo nome io-passami l’ombrello
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scusainchesenso · 6 years ago
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scusainchesenso · 6 years ago
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Kárhozat (Béla Tarr, 1988)
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scusainchesenso · 6 years ago
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mi tengo su anche da sola, mi tengo su anche meglio
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scusainchesenso · 6 years ago
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mi davi una coltellata e facevi prima
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scusainchesenso · 6 years ago
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If we’re together you have my complete permission to grab my butt, kiss my neck, whisper dirty things in my ear, grind against me, slip your hand past my underwear, or anything else of the sort because 9/10 I’m already desperately horny for you
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scusainchesenso · 6 years ago
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dimmi come posso farti rimanere
scusa odio dormire da sola
mi manca anche il tuo sapore
e ora smettila di guardarmi con quegli occhi come se potessi sparire e non ti imporrebbe neanche il perché
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scusainchesenso · 6 years ago
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they write that i’m happy they know that i’m not
but at best you can see i’m not sad
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scusainchesenso · 6 years ago
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la saliva certa gente dovrebbe sprecarla sulle cartine, e basta
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scusainchesenso · 6 years ago
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non so come prenderti non so come comportarmi mi manchi
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scusainchesenso · 6 years ago
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avrei tante cose da dirti e non so nemmeno da dove iniziare, quindi come all’inizio di ogni normale conversazione ti domando: come stai?. scusami è banale, lo so, avrei potuto fare di meglio per iniziare nel migliore dei modi questo nostro scambio di parole; ma sai com’è, tu che mi hai conosciuto, fingo di dare il massimo e poi non lo tocco neanche con un dito.
continuerò a dirti, comunque, che a volte qui ci sono giorni di sole e io mi sento una persona nuova.
ci sono sere in cui arrivano le stelle fin dentro la mia camera da letto e io mi siedo di fianco ad esse.
ci sono giorni in cui arrivano le nuvole in cielo e io me le mangerei, ma loro sono troppo lontane e non riesco, allora mi metto a piangere.
scusami, lo sai, forse sono ancora una bambina e piango per cose stupide, soprattutto ultimamente, ho gli elefanti negli occhi, ma non riesco a fare altrimenti.
ricordo i giorni di settembre e la pioggia, ricordo l’estate scorsa e i teoremi di geometria a memoria, ma non ricordo come si fa ad essere felici. me lo insegni tu?
è la mia seconda domanda, è banale? perdonami, mi dispiace, forse sono stata troppo impulsiva nel chiedertelo, non ne faccio una giusta.
la verità è che con te ero felice e non avevo bisogno di ricordare nulla, mi piaceva tutto, mi piaceva tornare a casa e parlare ore al telefono con te. avevo messo una suoneria diversa ai tuoi messaggi e ogni volta che me ne arrivava uno sorridevo come una stupida fissando il telefono. cercavo di aspettare più tempo possibile per risponderti, eppure non ce la facevo mai capisci, avevo in mano il telefono e mentre sorridevo ancora, ti rispondevo.
era tutto perfetto e io ho rovinato tutto, non mi fidavo, ti sentivo più lontano che mai ed ero così stupida, ero così incredibilmente stupida. e forse lo sono ancora, nel senso, dai, chi cazzo scrive un testo nelle note del telefono sperando che dal cielo arrivi un miracolo.
lo scrivo, e mai te lo dirò, scusami. scusami tanto, scusami per tutto. era tutto così bello e così reale che quasi non mi sembrava potesse essere vero, non pensavo che sarebbe potuto succedere anche a me.
mi piacevi così tanto, talmente tanto da non piacermi abbastanza. mi sentivo bene. ero in pace con me stessa e chiamavo il mondo casa. ero pronta a chiamare lo spazio tra la tua testa e la tua spalla casa. ero pronta a tutto e forse non ero pronta a niente.
i miei amici dicono che io sia apatica, e lo dice per fino mia madre, ma giuro su dio che non è così, nessun apatico scrive poesie, tu mi fai scrivere poesie e tu mi fai piangere alle 2.30 di notte.
a volte ci sono anche giorni di pioggia e io mi riconosco in quelli, sono tristi e piacciono solo a pochi pazzi, sono bui, sono odiosi e io anche li odio. sono così tanto brutti che li prenderei a calci, ma non posso, quindi mi sdraio sul letto e penso al casino che c’è nella mia mente e di come sarebbe meglio se ci fossi tu al mio fianco.
vorrei che sapessi tante cose, ma non so se in questo testo confuso io possa rimediare al mio silenzio.
a volte ho anche bisogno di spazio: mi siedo nella doccia e lascio che l’acqua della doccia scorra su di me, non preoccupandomene di spegnerla.
a volte vorrei guidare un aeroplano e non per fare viaggi bellissimi, vorrei solo schiantarmi contro un alto alto grattacielo.
perdona anche la mia insufficiente, troppo scarsa, dolcezza e prendimi per quello che sono. sei la mia persona e io l’ho capito troppo tardi.
dicono che con il tempo tutto passa, ma quando passa? a me non passa mai, o meglio, vorrei sentire dire da te “passerà”.
vorrei avere una certezza o forse vorrei solo che tu ritorni ad essere la mia certezza. ho bisogno che mi prometti che mi terrai la mano anche se oggi non sei qui vicino a me. non lo sei oggi, non lo eri ieri, e non lo sarai neanche domani.
ma perdonami, perdonami almeno tu, provaci, perché io sono sicura di non riuscire a farlo.
niente in questo momento mi calma, ma la tua voce mi aiuterebbe a respirare.
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scusainchesenso · 6 years ago
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vieni qui e svuotami la testa in un’ora
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