sandromada
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sandromada · 1 year ago
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Non riesco ad aprire gli occhi, sono come rinchiusi in una gabbia nel mar morto. Mi guardo attorno, piego la schiena, e si, era territorio estraneo. I cani segnano i loro confini con l’urina, io con gli abiti sporchi. Ovunque vado inquino, occupo tutto ciò che non è armadio, perché infondo mi infastidisce che una multinazionale abbia deciso per me dove io debba poggiare le mie mutande. Non lo fanno i miei, figuriamoci l’Ikea. Piuttosto, una sedia, gialla, color canarino, un colore fastidioso, che non dispiace coprire con una felpa rossa.
Ho sempre odiato fingere il sonno. Ricordo ancora il me preadolescente, un ammasso maleodorante e stronzo, che dorme nella casa delle vacanze in Puglia, aspettando le 9:00 del mattino, o qualche rumore sospetto, per capire che poteva finalmente alzarsi da un materasso troppo morbido, andare in sala da pranzo, e fare una cosa a lui sconosciuta… colazione.
Mi muovo, faccio dei versi, agito le braccia, una atto che infastidirebbe chiunque. Si rigira, mi ignora. È ancora nel confine tra la burocrazia del mondo reale, e Narnia. Io Ho sempre amato i grandi boschi ripieni d’aghi e foglie gialle, un tappeto cosi ecosostenibile, che mi verrebbe quasi la tentazione di far parte di questo grande concerto silenzioso. Mi pareva mostruoso cacciarlo dal suo armadio. Vabbè, ognuno ha il suo orologio.
Il piano era il secondo, le scale di marmo, di quello comune. La prima cosa che noto fuori dalla grotta arricchita, è la biodiversità umana. I marciapiedi erano svergognati da un sole da me poco stimato in quel momento. Se ai belli baciava, a me forse evidenziava. C’era la qualunque, di ogni specie. Dal vecchio, allo scolare. Dirigendomi alla fermata dell’autobus più vicina, mi accorgo delle fasi della vita, passata e futura. La ragazzina coi capelli tinti, zaino verde fosforescente, eye-liner, delle imitazioni delle Monolith di Prada, jeans oversize, e sguardo ansioso, probabilmente per la materia che avrebbe dovuto affrontare alla prima ora scolastica. Il bambino indipendente, che ha il coraggio di salire sull’autobus senza genitore. Con addosso uno zaino ingombrante, e un mazzo vintage di figurine Pokemon, quasi tutti doppioni purtroppo. L’anziana signora in nero, che non si capisce se sia in lutto per il marito, o per il mondo attorno a lei che muta. È arrabbiata col tempo, un maleducato di base. È rancorosa col moto di rotazione della terra, che ogni giorno la offende a suon di rughe e ricordi a loro associati. Si possono notare i suoi occhi pettegoli fissare le gesti altrui, come fossero bestemmie in messa. Cipolla in testa, abito lungo, ballerine ortopediche, e rosario tra le mani, che non scorda di usare quando vede due donne amarsi, come fosse una croce d’aglio contro Dracula. L’uomo in camicia color celeste, un po sudata sotto le ascelle, niente che non si possa coprire con una giacca di Zara. Sua moglie le aveva detto di non spendere tanto per l’abito, anche perché si sa, in quei posti si spende troppo per della pessima qualità, cosa che lei sapeva, visto che a differenza di loro figlia che strappa le calze per moda, lei le rattoppava. Immagino farà un colloquio. Ha messo l’orologio buono, ma non troppo sfarzoso da far credere di poter fare a meno di quel lavoro. Spero vada bene. Amo le fermate, di ogni tipo, perché ci costringono al confronto. Ascoltiamo solo la musica che ci emoziona, frequentiamo solo persone simili a noi, leggiamo libri che la pensano come noi. Prendere un mezzo di trasporto pubblico aiuta l’ambiente, e mi orienta allo sguardo delle vite altrui, scrostandomi da me stesso.
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sandromada · 1 year ago
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Hey
Mi chiamo Sandromada, ho vent'anni, vivo in un isola, faccio il primo anno di università, e sono già fuoricorso, yeeeh. Sto cercando lavoro, ma nessuno vuole spendere soldi per un ragazzo in più, anche perché tutti vogliono l'esperienza, ma se non la faccio cosa pretendono?! Ho vent'anni, e pure mi sembra di averne molti meno, e troppi allo stesso tempo. Troppi per stare ancora a casa coi miei, troppi per cercare un lavoro estivo e precario, che cerco da quando ho 17 anni, ma troppo pochi per pretenderne uno "stabile". Finito il liceo mi ero promesso di dare il massimo, di studiare un botto, di lavorare, trasferirmi, fare amicizie, insomma, un film. Invece... sono finito per diventare quello che da ragazzino guardavo con occhi schifati, dall'alto verso il basso, giudicante e fiero di se. Forse mi sarei dovuto fare un anno sabbatico, forse sarebbe stato più strategico. Mi fa male scrivere queste cose, premere questa tastiera mi stringe il cuore, mi costringe alla realtà dei fatti, mi tiene sveglio, non mi fa dormire. Vorrei solo ricominciare.
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