"è necessario avere ancora un caos dentro per partorire una stella danzante"... In pratica mi manca qualche Venerdì.
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Prints of ‘Nine’ drop tomorrow, Thurs 24th Nov at 12PM (PT) on my store! I wanted to depict the nine-tailed fox spirit, an East-Asian myth. To this day, I think it’s one of the coolest pieces I’ve done, so I’m excited about releasing it as a print! More details here: https://kelogsloops.com/prints
It’s believed the demon (known as kyubi in Japan or huli jng in China) is a shapeshifting entity that shifts between a charming woman and a demonic fox spirit that feeds on spirits of the living. I think of foxes as elegant animals, but the myth has this dark twist to them, so I was really drawn to this ‘two-faced’ notion. This idea of a creature exists along a fine line between something so beautiful, and yet something so evil. So, trying to portray the fine duality between its charming and its sinister nature was probably the most fun part!
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La mappa delle piccole cose perfette
- Ciao :) - Ehi. Sei allegra oggi? - Zi! :D - Come mai, se posso? - Così. Tu invece? - Mmm... non lo so. - Non sai se sei allegro? - Non so come mi sento. Direi... in pace - In pace... - Si. In pace. Sai ho visto un film. - Hai visto un film e sei in pace. - No, no, non centra nulla. Sono in pace e ho visto un film. - Ah! E di che parla sto film? - Di due ragazzi che finiscono in un loop temporale e rivivono sempre lo stesso giorno dalle otto di mattina alla mezzanotte. Ma loro ne sono consapevoli e quindi esplorano quel giorno fin nei minimi dettagli, arrivando a disegnare la mappa delle piccole cose perfette che accadono in quel loop. - Uh. Sembra carino. - Si, lo è. Tu che giorno rivivresti se potessi? - Non so. Forse il mio compleanno. O un Natale. Tu invece? - Un giorno di dieci anni fa. Il 15 settembre. - ‘mmazza che precisione. E perché quel giorno? Aspetta, ci sono. É il giorno in cui sbattesti ripetutamente la testa cadendo dalle scale. - Scema... No, è il giorno in cui ci siamo conosciuti. - No... asp... no. Come... come fai a ricordartelo? É successo una vita fa. - Nah. Soltanto ieri. Auguri.
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Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
Quando ho un dubbio esistenziale, sono afflitto, qualcosa non va nella vita, cerco le risposte dal vecchio Ernest. Più sincero di un Bukowski, più reale di Welsh, più duro di un qualsiasi Palahniuk. Nei suoi libri si trovano sempre le parole giuste. Di solito è “Il vecchio e il mare” che mi risolve i problemi. Stavolta, visto quello che sta succedendo nel mondo, (evento secondo solo alla morte di Irene, per tragicità) è stato “Per chi suona la campana” ad insegnarmi una lezione, o piuttosto, a ricordarmi ciò che stavo rischiando di dimenticare:
"A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri. È molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l’immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata".
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Io ci provo, ma...
Io ci provo a non parlarne. Con gli amici cerco di portare le conversazioni su argomenti più... ameni. Ma ogni giorno che passa mi convinco sempre di più che non sarà il virus ad ucciderci. Dopotutto si tratta di un’influenza. Grave, ovviamente, ma non solo per motivi medici. Quello contro cui medici, infermieri ed operatori sanitari vari stanno davvero combattendo non è altro che l’imbecillità umana. Quell’imbecillità che fa gridare ancora al complotto franco-tedesco, all’esperimento bellico di ingegneria biochimica USA, che porta le persone a visitare amici e partenti, fare jogging in coppia, uscire di casa ogni giorno con la scusa della spesa. L’imbecillità di chi non capisce che il virus può rimanere nell’aria anche dopo diverse ore e, pur senza contatto fisico, persino una passeggiata può essere rischiosa. L’imbecillità di chi, in un momento tragico come questo, fa ancora propaganda, pensa al proprio orticello, contribuisce alla diffusione di notizie senza fare debunking; con buone intenzioni magari, ma alimentando, ipso facto, l’allarmismo generato dalle fake news. Quella di chi fa video per esporre gente alla gogna mediatica, senza sapere se quell’ uscita in particolare fosse davvero giustificata da un’ impellente necessità o meno. Quella di chi ha detto o continua a dire “colpisce solo gli anziani”. L’imbecillità di chi punta ancora il dito contro il “diverso”... senza rendersi conto che è solo umano. Scusatemi ma stavolta, brutto dirlo, faccio il tifo per il virus. Perché se l’umanità è arrivata a questo punto, dubito abbia ancora possibilità di salvezza. Si possono combattere le malattie, ma non c’è partita se il nemico siamo noi stessi. E chiunque neghi che in questo frangente il nemico siamo proprio noi stessi, allora non ha capito granché della situazione. Abbiamo superato quello che credo sia un punto di non ritorno. Abbiamo sottovalutato l’importanza dell’istruzione, della conoscenza, dell’informazione, e oggi ne paghiamo le conseguenze. Ci siamo svegliati tardi per l’ambiente, e nel frattempo sono stati devastati tantissimi habitat naturali, molte specie animali sono state portate all’estinzione, spesso erano proprio i predatori naturali di animali che diffondono malattie. E abbiamo contribuito allo squilibrio della natura in nome non del progresso, ma del profitto. Per dirla tutta, anche se fa male: ce la siamo cercata. Con la nostra negligenza, con la nostra svogliatezza, col nostro eterno rimandare. Siamo arrivati persino a fare negazionismo, rendiamoci conto di questo. Ormai non confido più nel buon senso delle persone. Semplicemente non esiste, se non per poche rare eccezioni. E quelle rare eccezioni hanno e avranno sempre i miei ringraziamenti. Le persone che diffondono cultura, buonumore, che infondono forza e coraggio in chi sta lottando, che consolano coloro che hanno perso dei parenti in questa battaglia. Parafrasando la celebre frase di Leila, “aiutateci, siete la nostra ultima speranza”. P.s. prima che parta il linciaggio, riprendo la frase “Dopotutto si tratta di un’influenza”. Non è un’opinione, ma un dato (scientifico) di fatto . Il Covid-19 (SARS-CoV-2) è un’affezione delle vie respiratorie. Provate a pensare se invece questa pandemia fosse stata di una nuova forma di Ebola o virus simili. Con i comportamenti che le persone continuano ad attuare, forse non saremmo nemmeno arrivati a superare il mese.
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The Long Goodbye
E lunghe ore a ingannarci così A dire lui e lei, sempre gli altri E i palliativi sono sempre tanti Per non ammettere che siamo qui E Charlie Brown e Mafalda e la scuola Storie un po’ vere a volte inventate Nei pomeriggi d’inverno e d’estate Di strani voli su una parola
Quando cantavo Plaisir D’amour Tu mi guardavi e ridevi più forte Non lo capivi che ti facevo la corte O forse capivi e la furba eri tu E mi hai sospeso su un filo di lana E mi ci terrai ancora per molto Giovane amore, fiore non colto O forse si, ma da un’altra mano
E chi lo sa se anche tu mi vuoi bene A volte credo di esserne certo A volte invece sembra tutto uno scherzo Fuggono gli occhi come falene Amica mia sorella speranza Quello che vuoi io non ti dirò Quello che voglio non sentirò Quello che c’è dietro l’indifferenza
E tutto è morto e tutto è ancor vivo E solamente tutto è cambiato Quello che provo l’ho sempre provato E credo ancora in ciò in cui credevo E il fiocco nero è l’unica cosa Che mi è rimasta con la malinconia Ma insieme a questa stanca anarchia Vorrei anche te, amica mia
Ma dimmi tu non è meglio così? Immaginare ed illudersi sempre Qui ad aspettare qualcosa o niente Qui ad aspettare un no o un si Che in ogni caso sarebbero fine Di tutto questo che almeno è un ricordo Così studiato giorno per giorno Fatto di tanti cristalli di brina
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Il primo bestemmione del giorno (e non me ne pento, tanto andrò comunque all’inferno, sono un dio pagano)
La stupidità umana non ha limiti. Ecco il primo pensiero del giorno alla lettura della notizia che, nonostante l’ Italia intera sia economicamente in ginocchio per la necessità di evitare grandi assembramenti di gente, la Conferenza episcopale Italiana, piuttosto che rinunciare in via straordinaria ai classici eventi liturgici (quaresima, via crucis e compagnia bella), invita i fedeli a “raccogliersi maggiormente in preghiera” durante le celebrazioni. Ma ha adottato delle linee guida. In un momento in cui sono state imposte rigide e severe regole, scuole e università vengono chiuse e intere città sono sottoposte a quarantena forzata. Loro impongono “indicazioni precauzionali”. Cito testualmente l’Ansa:
“ I fedeli, poi, riceveranno la comunione sulle mani e non sulla bocca e per lo scambio di pace si eviterà la stretta di mano. Verrà tolta l'acqua benedetta dalle acquasantiere e nella preghiera universale si invitano i sacerdoti ad inserire "un'intenzione affinché il Signore conceda il dono della guarigione ai malati, della consolazione a chi è nel dolore, e illumini gli operatori sanitari e tutti i responsabili del bene comune. Ogni singolo vescovo proporrà ulteriori indicazioni in merito a manifestazioni, eventi e spettacoli.”
Ora, non me ne vogliano i cattolici che leggeranno questo post, ma... Che grandissima stronzata! Come si può essere tanto incoscienti? Il maggior vettore di questo virus non sono le strette di mano, il denaro delle offerte, l’ostia o l’acqua santa, ma è l’aria. Anche volendo far assumere una distanza di sicurezza all’interno della chiesa, basterebbe poi mettersi in fila per l’ostia che… etciù! E l’intera comunità contagiata, si arriverebbe facilmente alle centinaia di unità a rischio in un colpo solo. Con ENORMI conseguenze per gli ospedali locali, costretti poi a vedersela con una vera e propria orda di gente da sottoporre a controlli, terapie, ricoveri e quant’altro. Proviamo poi a moltiplicarlo per tutta l’Italia, ogni singola chiesa. Vi prego, voi che siete dotati di intelletto (dai normodotati in su) funzionante, saltate, almeno per quest’anno, tutte le funzioni religiose. Aiutate i medici, gli infermieri, gli operatori sociosanitari e i volontari che in questi giorni si stanno letteralmente spezzando la schiena, evitando di aggravare la situazione. Se sentite il bisogno di raccogliervi in preghiera, fatelo da casa, con la vostra famiglia. Avete bisogno di una sorta di “tempietto” per sentirvi vicino al vostro dio? rifate il presepe, se proprio volete ma NON partecipate a messe, processioni e tutte le menate rituali di questi quattro decerebrati. Non voglio entrare nel merito, ma state tranquilli che, se credete in Dio, lui non ha bisogno delle vostre offerte, né di litanie ripetute senza credo né cuore. In compenso, tante persone hanno bisogno che oggi la gente si svegli, diventi più coscienziosa, smetta di pensare solo a se e/o al suo proprio piccolo mondo, e inizi ad interagire col prossimo, comportandosi di conseguenza. Per cui, visto che siamo in tema, se posso rivolgervi una preghiera è questa: Se cercate Dio, fatelo da casa. Sempre che non vogliate conoscerlo in prima persona. p.s. se proprio non volete capire (mi riferisco ai non normodotati), leggetevi la notizia sulla giunta leghista che chiede aiuto ai medici delle tanto odiate ONG per far fronte all’emergenza. Io ho goduto come un riccio. Il karma è davvero fantastico! P.p.s. ovviamente non sono mancate allusioni alla “mille e non più mille” su come questo virus sia una punizione divina per i nostri peccati. Per quanto mi riguarda, se la pensate così, l’estinzione è più che meritata.
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The Witcher Saga: Ovvero perché bisogna avere una cultura mostruosa per creare una roba simile.
Ho appena terminato la saga di Geralt di Rivia. La prima considerazione che mi viene in mente, è che non mi capita di leggere un fantasy così pregno di simbolismi e riferimenti, culturali e letterari, dai tempi di Tolkien o de Le Cronache di Prydain di Lloyd Alexander (a proposito, è più per ragazzi, ma merita una lettura). Iniziamo dalla posizione geografica. Nessuno ci ha mai capito una mazza della “mappa” del mondo dello Strigo. Ma, leggendo attentamente, in effetti, scopriamo che l’autore ci ha dato una marea di indizi sufficienti per avere almeno un inizio da cui partire. Un esempio potrebbero essere le Isole Skellige, abitate da una popolazione simil-vichinga, o comunque di ceppo celtico-nordico, come dimostrano i riferimenti al Ragn a Rook (o Ragnarok… hanno beccato proprio me, che culo - n.d.r. ). E se associassimo questo indizio al fatto che in Irlanda (popolazione che venerava lo stesso pantheon dei norreni) esistono due isolotti di nome Skellig, possiamo individuare un’area geografica ben precisa. Se questo non bastasse, l’autore dice anche che si trovano nel Mare del Nord. Che altro? Sappiamo che Cintra era la porta d’accesso per i territori dei Nordling e che viene conquistata dall’impero. Si, ma quale impero? Andando a scavare nella storia del nostro mondo, esiste in effetti un luogo in cui un certo impero (ad esempio quello romano) ha dato via a battaglie di conquista, fermandosi ad un certo punto a causa della fierezza e della bellicosità delle popolazioni pre-esistenti. Storicamente quel luogo si chiamava Britannia, e il limite nord dell’impero è conosciuto tutt’oggi come Vallo di Adriano. Ecco che quindi Cintra è situata nella zona della moderna Carlisle (zona, tra l’altro, ricca di parchi nazionali, in cui si potrebbe facilmente riconoscere Brokilon che, per quanto mi riguarda potrebbe essere il Galloway Forest Park). Ne volete ancora? I nomi dei Nilfgaardiani sono di puro ceppo celtico. E non esiste, ne esisterà mai una zona più celtica di quella compresa tra la Cornovaglia e il Galles. Per questo, a mio avviso, l’eventuale ubicazione dello Jaruga dovrebbe coincidere con quella del Esk, a nord- nordovest di Carlisle. E poi c’è la questione Artù, ma qui si entra ora nella conoscenza del mito e della leggenda. Tra l’altro, mi preme sottolineare che, se non avete finito di leggere, ciò che seguirà conterrà SPOILER che vi rovinerebbero il piacere e il gusto della lettura. Iniziamo dalla spada dello Strigo. Una d’argento, l’altra di ferro. Ma nei racconti viene specificato che non si tratta semplice ferro, bensì metallo meteoritico. Esattamente come la leggendaria Excalibur. L’autore è evidentemente un amante (amante, non scopiazzatore) del ciclo arturiano, visto che ha letteralmente farcito la storia di riferimenti alla saga di Artù, al punto tale dal far dubitare il lettore che le cose per il celebre re, non siano andate effettivamente così, dopotutto. In secondo luogo, meriterebbero una particolare citazione le figure di Nimue e del Re pescatore, due personaggi ben conosciuti agli amanti del ciclo arturiano. Nimue, una maga a volte benigna e alleata di Artù, a volte malvagia e tutrice di Morgana, la sorellastra di Artù che genererà il figlio bastardo, frutto dell’incesto, il quale ucciderà poi il suo stesso padre. Comunque la si voglia vedere, Nimue fa parte del ciclo Arturiano, e la famosa torre della Rondine, potrebbe addirittura coincidere con Camelot (città fortificata) o con Badon Hill, luogo dell’ultima battaglia di Artù, nei pressi del lago in cui la Signora del Lago reclama Excalibur alla morte del re. Il Re pescatore, invece, è un’altra figura leggendaria legata alla ricerca del Sacro Graal (ci arriveremo in seguito, portate pazienza). Da un certo punto della storia in poi, l’autore getta la maschera, e rivela senza mezzi termini che la storia di Ciri, dello Strigo, della maga Yennefer (e di Triss) altro non è (nella finzione romanzata del racconto) che la base che da vita alla leggenda di Artù. In primis, lo fa facendo incontrare Ciri con Galahad, il cavaliere che trovò il Graal. Poi lo fa con la scena della morte di Geralt che, esattamente come Artù, viene deposto su una barca perché raggiunga Avalon, dove dormirà in attesa di esser risvegliato quando gli uomini avranno nuovamente bisogno di lui. Ma se c’è una cosa, quell’unica cosa, che non è soggetto di discussione, è il finale. Un finale come questo non s’era mai visto. Originale, non alla portata di tutti, che solo alcuni potranno capire appieno. Un finale tra le righe, insomma, che risponde perfettamente a tutti i dubbi e le��“finte” incongruenze che sembrerebbero esserci. A voi trovarlo. P.s. avevo detto che saremmo ritornati su una certa questione. Ci ho ripensato, così da non influenzare o alterare vostre, eventuali, conclusioni.
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I look from the wings, at the play you are staging, While my guitar gently weeps As I’m sitting here, doing nothing but aging, Still my guitar gently weeps
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- Ehi! - Ciao Irene. - Si può sapere che hai? - Niente. Sedendosi vicino a me - Non è vero. Guarda, non ti sto nemmeno sfottendo. Vuol dire che la faccenda è seria. Non vuoi parlarmene? - È Marzo. Lo odio. - Si si, lo so. È il tuo compleanno. Ma dai, non è mica una tragedia. - Ma no, non è quello. Non sono come quelli scemi che hanno paura di invecchiare. È proprio questo compleanno che odio. Mi fa saltare i nervi. - Quanti anni compi? 33 giusto? - Già. - Come me. - È proprio quello il punto. Finora ho potuto far finta di niente. Ma da quest’anno, sarò più vecchio di te.
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Una lista
- Che stai facendo? - Una lista - Di che? - I prossimi libri da leggere, quelli da comprare e quelli che ho già. - Fa vedere. - No. A cuccia... - Ho detto: FA VEDERE! - No... asp… FERMA! Dopo avermi fatto cadere dal divano... - Ahah, ti ho frega… ehi, li conosco sti libri! - Si? (facendo lo gnorri) - Si, ma aspetta… Questi sono... - Proprio loro. - … Perché? - Ho pensato che, visto che non puoi più leggerli, magari potrei farlo io per te. E allora sarà come se li avessi letti tu. - ...
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Pandemic of Ignorance
Ignorance, basis of all your fears Those leading to violence against others Has made you believe in lies for centuries And refuse evidence of reality Disease that has spread faster than plague Pandemic for which there is no cure but death
Oggi Twitter sta dando il peggio di se. Poche sono le persone che cercano di arginare il mare di ignoranza e disinformazione, di paura e misticismo, di rabbia e sdegno (di cosa poi? Ci andavate tutti dal cinese sotto casa per risparmiare 1,50 euro, tutti mo son diventati i nemici da scacciare? E gli immigrati? e l’ Europa? Oh, li avete corteggiati per anni, non potete trascurarli così!). Molti stanno lucrando su questa storia, primi tra tutti i mass media, che diffondono allarmismo, scatenando il caos in una popolazione già allarmata, che non fa altro che pendere da quelle labbra (o da quei schermi, ad essere più precisi). In secondo luogo i politici ultranazionalisti, che ne approfittano per dare una spallata al governo, invocandone l’incapacità per non aver saputo fermare la diffusione del virus. Sarei curioso di vedere cosa farebbero loro. Già me li vedo ad alzare un muro stile Trump. Ci sono i commercianti, che hanno aumentato il prezzo dell’amuchina a livelli ridicoli, ben sapendo che la popolazione correrà a farne scorte spinta dall’ignoranza e dalla paura (si perché l’amuchina, ha lo stesso effetto dell’acqua fredda. Ho già informato gli amici più cari, ma anche voi che state leggendo: se cercate un prodotto, andate in farmacia e chiedete un sapone o una soluzione a base di clorexidina. Non c’è di meglio!) E poi ci sono i simpaticoni. Però in realtà quelli fanno più bene che male. Con le battute, magari non sempre appropriate, cercano di ridicolizzare il malanno, stigmatizzare la gravità della cosa. Che di grave in realtà non ha proprio niente. Non è altro che l’ennesima influenza stagionale, con la sola differenza che non esiste un vaccino. Un po' quello che accadrebbe con morbillo, rosolia, varicella e menate varie, se un giorno dovessimo essere governati dagli antivax (che, per altro, mi auguro abbiano imparato la lezione). Siamo alla Pandemia dell’ignoranza. Guardiamo il tg 5 o l’approfondimento di Barbara D’Urso piuttosto che andare sul sito dell’ OMS o del ministero della salute. E contribuiamo a scatenare sempre più questo panico assurdo e incontrollato, in cui ben altri sguazzano, dicendoci ancora una volta cosa pensare, cosa dire, cosa fare. Ridicolizziamo e inveiamo contro il cinese, il padano, l’africano, piuttosto che aiutarci tra noi (a proposito, GRANDISSIMO Lapo Elkan, in merito!) E così ci uccidiamo tutti a colpi di twitter, per vedere chi la spara più bella, e creiamo hashtag perché tutti lo sappiano. #Covid19Italia #amuchina #panico #Covid_19 #bergoglio #livenonèladurso (per la storia del biscotto)… e nel frattempo dimentichiamo. Dimentichiamo che pochi giorni fa, abbiamo fatto volare in tendenza #CiaoMax E abbiamo dimenticato, diversamente da quanto promesso, di fare, dire, scrivere cose belle. Abbiamo dimenticato che ne abbiamo tutti bisogno.
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Raccontami una storia (seconda parte)
- Ci sei? - Si. - Ti vedo pensieroso. - Sono solo un pò annoiato, tutto qua. - Ti va di finire di raccontarmi la storia? - Certo. Vieni qui, appoggiati a me. No, non così, fatti abbracciare. Ecco, perfetto. Dove eravamo rimasti? - Gli dei hanno abbandonato Loki. - Ah si, giusto. Allora, Loki è incatenato ad una roccia, con un serpente sopra che gli brucia il volto col suo veleno. Nel frattempo, nel resto dei mondi, si avvicendano gravi catastrofi. Giunge un inverno terribile, freddo e pungente che distruggerà ogni raccolto. Le bestie muoiono e gli uomini sono ridotti alla fame e alla disperazione, al punto di uccidersi tra loro. I figli si scagliano contro i padri e i fratelli contro i fratelli. L’amore, l’amicizia, la lealtà non contano più nulla. Tre anni di freddo intenso ed ininterrotto portano i popoli alla follia, e dalla follia nascono guerre e pestilenze. All’apice del dolore, quando sembrava che nulla di peggio potesse accadere, poiché l’umanità è ormai ridotta all’osso, discendono le tenebre eterne. Il sole e la luna infatti, sono stati divorati da due bestie malefiche, due lupi di dimensioni spropositate. A causa della sofferenza per la perdita dei loro astri, anche le stelle si spengono, sprofondando il creato nell’oscurità totale. Ma è solo a questo punto che avviene il vero disastro. Yggdrasill è indebolito, e si scuote tutto, dalla cima più alta dei suoi rami alla punta più profonda delle sue radici, tra le quali giaceva il serpente Nidhoggr. La terribile scossa provoca catastrofi naturali in tutti i nove mondi. Terremoti, incendi, alluvioni, tempeste e tornadi imperversano ovunque ma, quel che è peggio, è che Loki riesce a liberarsi. - è arrabbiato? - A dir poco. Tu come ti sentiresti se ti legassero ad una pietra per l’eternità, lasciandoti li a patire la fame, la sete, col volto costantemente schizzato da acidi velenosi? - Praticamente quel che succede il Lunedì mattina quando non trovo nemmeno il caffè. - Scèm. Comunque. Loki è furente, gli dei lo hanno sbeffeggiato, oltraggiato e umiliato. Lui, che è una forza primordiale! Costi quel che costi, devono pagarla! E così con la sua magia costruisce una nave terribile, fatta con le unghie dei morti e, radunati i suoi mostruosi figli e un esercito pari solo a quello di Odino, parte alla volta di Asgard per distruggerla. Ma Heimdall, il guardiano di Asgard che vigila sul ponte Bifrost, nota subito i movimenti dell’esercito di dannati e, soffiando all’interno del suo poderoso corno, chiama a raccolta l’esercito degli Aesir e dei loro alleati. Tutti i guerrieri morti valorosamente in battaglia, infatti, venivano accolti da Odino, e aspettavano con ansia che venisse questo giorno. La battaglia è feroce, perché gli schieramenti sono alla pari. I primi a cadere sono Odino e il lupo Fenrir, figlio di Loki. Colti alla sprovvista, molti Aesir cascano in preda allo sconforto, e le forze del caos approfittano del momento di smarrimento finché Thor non uccide il Jormungand, il serpente che avvolge il mondo tra le sue spire. La gioia per la vittoria è però di breve durata perché il veleno del serpente è penetrato nella pelle di Thor che, sopraffatto dalla stanchezza, si lascerà morire. Lo scontro continua e pochi sono i superstiti. Ovunque giacciono Aesir, giganti di ghiaccio e di fuoco e altri bestie mostruose. Gli ultimi che ancora combattono sono Loki e Heimdall, ma le forze hanno ormai abbandonato entrambi. Sono stremati, spossati, e con un ultimo, tremendo colpo, si ammazzano a vicenda. Niente è più vivo sul campo di battaglia, e al di fuori dei suoi confini, sono pochi i sopravvissuti. Surthur, un gigante di fuoco, da allora fuoco all’intero creato, riducendolo in cenere. - Quindi nessuno ha vinto? - Beh. Diciamo gli Aesir. Il loro sacrificio non è stato vano perché sono sopravvissuti i figli di Odino e di Thor, e dall’inferno di Hel, Balder e sua moglie fanno ritorno e tutti insieme daranno origine ad un nuovo futuro per tutta l’umanità. - Mmm. - Che c’è? - Niente! - Non è vero, ti si è formata la ruga in fronte, tra le sopracciglia. Cos’è che non ti convince? - No, niente, è che finisce male. - Beh, lo sapevi già, ma questa è mitologia, non una fiaba, non sempre c’è il lieto fine. Che poi non è vero, perché con il ritorno di Balder c’è di nuovo speranza. - Ma no! Anzi, è completamente ingiusto! - Ingiusto? - Si! In questa storia i buoni sono dei grandissimi stronzi, e gli stronzi sono quelli che vengono maltrattati. - Ma che dici? - Ma si, pensaci. Freia, la dea ninfomane, si innamora dello scemo del villaggio (ah, tra l’altro è incesto quello) e fa giurare a tutti quanti che non torceranno un capello al suo povero, piccolo, figlioletto, che così diventa imbattibile e può vantarsi di essere forte, coraggioso e audace. Ci credo, pure un ragazzino di 20 chili, maglione compreso, può essere un eroe così. Bello vincere facile. - Ma Balder era buono! - Non è un superpotere. Dovrebbe essere la norma, non eccezione. Comunque. Dopo sta gran stronzata dell’immortalità si mettono a giocare ad un gioco mortale. Balder muore, ammazzano un innocente per aver ucciso Balder, e alla fine puniscono Loki. Ma, cosa sarebbe successo se l’incantesimo di Freia non fosse andato a buon fine? Balder sarebbe morto alla prima ascia, o spada, lanciata, magari per mano di sua stessa madre, o di suo padre. Che avrebbero fatto gli Aesir allora? accoppato il grande Odino? violentato Freia? Nah, se ne sarebbero lavati le mani, avrebbero pianto un pò e poi avrebbero ripreso la propria vita indolente. Ma, siccome ad uccidere Balder è stato Loki, allora decidono di punirlo per l’eternità. Solo perché Loki, non era uno di loro. Era un mezzo gigante. (Tra l’altro, gran bastardi a prendersela col cieco. Bravi tutti così) Ci credo che si è incazzato, io pure mi incazzerei. Altro che dare fuoco al mondo, io ve magno tutti impanati e fritti, a stronzi! - E questo cosa ti dice? - Che non bisogna mai allontanare il diverso, ma accoglierlo; che le persone, anche quelle considerate migliori, indossano delle maschere; che il confine tra bene e male non è sempre netto e distinto. E che non bisogna MAI, MAI fare incazzare il dio degli inganni, o prima o poi quello torna e ti brucia il culo. - Sai una cosa? - Cosa? - È per questo che ti amo.
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Raccontami una storia (prima parte)
- Uè! - ??? - niente, salutavo. - Alle spalle? - Volevo darti fastidio. Che leggi? - Un fantasy. - Mi racconti una storia? - Non mi farai continuare a leggere, vero? - No! - Che storia vuoi sentire? - Il coso lì… come si chiama… il ragnok Dopo aver smesso di ridere… - Dici il ragnarok? - Lui! - Ma te l’ho raccontata cento volte! - Fa niente. Comincia. - Odino e gli altri dei vogliono giocare a freccette e Loki, che non era stato invitato, si incazza a bestia e li stermina tutti. - Tu... sei cretino forte. - Tu… si è vero. Ok. Allora… Tanto tempo fa, ad Asgard, uno dei nove mondi nati sui rami di Iggdrasill, vivevano gli dei. Il padre di tutti gli dei era Odino, l’onnisciente, colui che sacrificò se stesso all’albero del mondo in cambio della conoscenza assoluta. Sua moglie era Freia, regina degli dei, dea del sesso, della bellezza e della fertilità. Tra i numerosi figli di Freia, c’era Balder. Balder era perfetto, era bello, gentile, sempre corretto, pronto al sacrificio, coraggioso e altruista. Insomma, un chierichetto. Freia era così piena d’amore per il proprio figlio che una mattina, andò di matto e fece a giurare ad ogni singola cosa e ad ogni singolo essere vivente del creato che non avrebbe mai fatto del male a suo figlio, alla faccia del resto della progenie. Tutto e tutti, gni uomo, donna, bambino, animale, pietra, albero e pianta giurò. Tutto e tutti tranne un piccolo ramoscello dimenticato di vischio. - Quello dei baci? - Proprio lui. Insomma, grazie al giuramento congiunto Balder divenne invulnerabile, e così gli dei, un pò per immunodeficienza congenita, un pò per testare la magia di Freia, iniziarono a percuoterlo con ogni cosa. Non risparmiarono nulla. Gli lanciarono addosso asce, spade, lance, vasi da notte (vuoti ovviamente, per non offenderlo), ciabatte, battipanni e tutto quello che fu mai concepito da uomo come oggetto contundente (i primi) e arma di distruzione di massa (dei bambini) i secondi. Niente scalfiva Balder, che partecipava allegramente a quel gioco insensato, ridendo degli oggetti che i suoi amici, fratelli e parenti gli lanciavano addosso. Finché non fu colpito da un bastoncino di legno appuntito. Quel bastoncino di legno, ricavato dal quel ramoscello dimenticato di vischio, uccise Balder, il migliore degli dei. - Chi è stato? - Ora ci arrivo. Mentre gli dei si divertivano a lanciare oggetti in faccia a Balder, uno di loro, che era stato lasciato in disparte perché cieco (alla faccia della divinità. Sarà stato il protettore degli oculisti), fu avvicinato da Loki che gli disse: “Loro si divertono e tu no, fratello mio. Non ti lasciano impugnare una spada per paura che tu cavi un occhio a qualcuno. E hanno ragione, ma adesso vado a prendere un ramoscello da una pianta e ti accompagno da loro così potrai divertirti anche tu. Dopotutto, che potrà mai fare un rametto?” E così, Loki mise il ramoscello di vischio nelle mani del cieco e lo accompagnò. Arrivato tra i suoi amici, il povero dio, inconsapevole dello scherzo di Loki, era così felice per la possibilità di partecipare al gioco con tutti gli altri, che lanciò così forte da penetrare Balder da parte a parte. - Con un rametto? - Figurati che avrebbe fatto con una spada. Era felice il povero cucciolo. Comunque, per ricompensa gli altri dei, infuriati, lo uccisero e lo fecero a pezzi. La cosa poteva finire li, senonché a qualcuno balenò in mente l’idea che un cieco, se anche avesse voluto seguire Freia nel suo delirio del giuramento, non avrebbe mai potuto vedere chi o cosa lei si fosse dimenticata. Di conseguenza, la colpa ricadde sull’unico altro che non partecipò al gioco di Balder. Loki fu catturato, imprigionato in una caverna su una lastra di pietra e su di lui misero un serpente dalla cui bocca gocciolava un potentissimo acido, direttamente sul volto di Loki. Se ne andarono e lo lasciarono così per l’eternità. (fine prima parte)
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Non può piovere per sempre.
Un tizio, che non conosco, posta una foto su twitter. Qualche cosmetico, un profumo, oggetti vari. Un uomo ha perso la propria donna. Una ragazza che seguo retwitta la foto. Mi tornano in mente tante cose, il vuoto, il silenzio, la voglia di non parlar con nessuno. Oggetti e mobili che volano per aria. Per me è un estraneo, non conosco la sua storia, ma so che razza di inferno stia passando, e non commento per rispetto al suo dolore. Vorrei dirgli che non l’ha persa, che le parlerà ancora, non in una prossima, eventuale, incerta vita, ma presto, molto presto. Ci saranno ancora conversazioni, risate, e forse qualche battibecco. E si convincerà di esser diventato matto, perché quella voce sarà nella sua testa e crederà di immaginarla. Le concederà il beneficio del dubbio il giorno in cui lei, esasperata, gli farà un cazziatone in piena regola, con tutti i crismi, stufa della sua recalcitranza, dell’impossibilità, per lui, di accettare che quelle conversazioni sono reali. D’accordo, avverranno pure nei sogni, ma questo non significa che se le sarà immaginate. E un giorno, non lontano, si sveglierà al tocco di una mano sulla spalla, e aprendo gli occhi, si renderà conto che non c’è nessun altro in quella stanza. Allora ne avrà la certezza. Lei c’è ancora. Vorrei tanto dirglielo, ma non posso. Perché non lo conosco. Perché non mi crederebbe. Perché dovrà scoprirlo da solo. Se però qualcuno di voi lo conosce, leggendo questo post, per favore gli dica questo: Non è solo.
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Inanna, 2018, ink & watercolor on paper
queen of heaven, the morning and the evening star
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Al 221B - Baker Street
- Irene? - mmmh? - che fai? - leggo. - Cosa? - Il diario perduto di Frida Kahlo. - Ti sta piacendo? - Molto. Poi te lo passo. (venti minuti dopo) - Irene... - si? - Tra due giorni è San Valentino... - mmmh mmmh. - Mazza che entusiasmo. - Scusa, è che… Frida è fantastica! Cioè, lo so che è solo un romanzo, ma se son vere la metà delle cose scritte... - Si, ok. Dopo me ne parlerai meglio. Allora? - Tra due giorni è San Valentino. mbè? - Irene…? (volgendo gli occhi in alto al colmo dell’ esasperazione)… se tra due giorni è San Valentino, che giorno è oggi? - ... - ... - Oh! - Auguri Irene!
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- Grazie
- Che? - Grazie per avermi preso la mano prima. Mi sentivo soffocare in quell’affare. - Ho visto che avevi paura. - Ero teso, nervoso. Mi mancava l’aria. - Avevi paura. - … Si. Grazie! - ricordi cosa mi dicesti quando ti dichiarasti? - molte cose. Ma ricordo tutto. - dicesti che io ero una fortezza, che se avessi provato a conquistarmi ti saresti fatto male. Poi hai bussato e ti ho aperto, e quello che hai trovato era così fragile che un filo di vento l’avrebbe spazzato via. - lo so. - Quando ti ho conosciuto eri un idiota. Poi sei cambiato. O sono cambiata io, o... non lo so. Forse ti ho osservato meglio. Eri così “saggio”, così “acuto“, aiutavi tutti... - Mi prendi in giro? - Non fare il cretino, fammi finire. Non ho fatto in tempo a scoprire cos’altro fossi. Quando sono passata da questa parte ti ho osservato meglio, e ho capito una cosa. - Cioè? - Quel tuo modo di essere, quel tuo modo di fare… era sincero, genuino, ma allo stesso tempo anche finto. Anche tu, in un certo senso, eri una fortezza. Eri forte, sicuro, sapevi sempre cosa pensavo, cosa mi serviva, e come aiutarmi. Solo con me però. - Non ti ho mai mentito. - Non era quello che intendevo. Quando ho bussato, anch’io ho visto cosa c’era dietro. Per questo prima ti ho preso la mano. - Cosa c’era dietro? - Meglio che tu non lo sappia. A lui, d’ora in poi, ci penserò io.
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La Donna.
Irene Adler. La donna.
Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Raramente l'ho sentito accennare a lei in un altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte le altre esponenti del suo sesso.
Così Conan Doyle, con poche semplici parole, descrive l’archetipo della donna. Appare attivamente in un solo racconto breve, “Uno scandalo in Boemia”, nel quale riesce a mettere nel sacco l’ illustre Sherlock Holmes, la mente più brillante del mondo, l’investigatore più scaltro del continente (anche meno, eh!). Qui sta il suo fascino. Diversamente dai soliti personaggi di Conan Doyle, di lei non viene fornita una descrizione precisa al contrario di quanto avviene di solito; in genere persino la comparsa più insignificante viene descritta con dovizia di particolari, arrivando ad esaltare ogni singola minuzia. Di lei invece, viene presentata una foto e il futuro sovrano dice che è la più bella tra le donne, non ci viene detto altro. Non è rilevante. Bella, ma non sappiamo come. Il suo fascino risiede altrove, Holmes, lo stratega, il detective dell’impossibile, colui che era sempre un passo avanti a ladri e criminali d’ogni specie, e due rispetto a Scotland Yard, viene ingannato, giocato, messo nel sacco come un novellino alle prime armi. Com’è possibile resistere? Come si può non mostrare deferenza, ammirazione, interesse per un’intelligenza tanto superiore? Dopo tanto cercare, ha finalmente trovato una compagnia di giochi con cui misurarsi. Poco importa se perderà sistematicamente, poco importa se spesso le ricompense per i suoi sforzi non saranno altro che frustrazione e rabbia (anzi, farà bene alla sua arroganza innata, al suo ego tronfio e rigonfio), ogni qual volta lei lo lascerà con un pugno di mosche. Poco male. Basterà ricominciare la partita, è questo il bello di questo gioco: non ha mai fine. Una donna forte, libera, indipendente, dalla mente acuta, una donna che sa cosa vuole e sa come ottenerlo. Conosce il ruolo della donna nella Londra vittoriana e lo sfrutta appieno, sebbene lei sia infinitamente superiore, per raggiungere i suoi scopi, elevandosi così al di sopra delle sue simili (e di tutti gli altri uomini imbecilli che le muoiono dietro, compreso il sovrano ereditario di Boemia). Non è possibile resistere ad una donna così. Ce ne si innamora non per un qualche bisogno sadistico o autolesionistico di sconfitta e sottomissione, ma semplicemente perché la vita non è altro che un gioco, e trovare qualcuno che sappia giocarlo, con le nostre stesse regole, con i nostri stessi principi, provando le nostre stesse emozioni, è quanto di più bello ci sia al mondo. L’ho conosciuta Irene Adler. Un giorno, forse, ve ne parlerò.
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