(Non vi prometto di pubblicare ogni settimana, perché sono una procrastinatrice seriale, ma arriveremo in fondo a questa cosa).
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Capitolo 3 - Maneggiare con cura
Una volta lesse da qualche parte che le persone più fragili sono quelle che tendono ad aiutare di più gli altri. Questo lo fanno per tentare di dimenticare sè stessi.
Ma lei aveva un’ altra teoria...le persone più fragili sono quelle che sono più brave ad aiutare gli altri perchè “sè stessi” non sanno proprio chi sia: per questo tentano di crearlo prendendo i lati migliori di chi le circonda. Così peró nasce un problema perchè i lati peggiori, che si lasciano da parte, le debolezze, le fragilità sono quelle che rendono una persona unica e speciale. Ecco perchè le persone fragili sono così spaesate: cercano in tutti i modi di lasciare quella parte di sè che in realtà, se affrontata, potrebbe portarle a ritrovare la loro vera essenza.
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Capitolo 2 - Libri
Quel giorno pioveva. Si svegliò in ritardo per il lavoro, così telefonó e chiese di spostare al giorno successivo. Aiutó la sua sorellina con i compiti.
Avrebbe dovuto studiare ma ad un certo punto chissenefrega. Era un giorno di riposo. Il suo unico giorno di riposo. Punto.
Si mise a guardare dalla finestra la pioggia che cadeva. Avrebbe dovuto fare colazione ma non ne aveva voglia. Invece aveva voglia di leggere un buon libro, ma aveva finito la sua scorta. Avrebbe potuto allora rileggere qualcosa di vecchio ma lo aveva già fatto parecchie volte e questa non era la giornata buona.
Così stette lì, ad osservare l’infuriare della natura dalla finestra. Che avrebbe potuto essere un’altra finestra, una qualsiasi finestra in un qualsiasi tempo o spazio. Si sentiva abbastanza forte per far sì che quella finestra diventasse un’altra finestra, lo bramava addirittura. Ma non era il momento, il suo cuore non glielo consentiva.
Bella fregatura, il cuore dico...uno pensa sia sempre in accordo con la mente. E invece no, è sempre valida la regola delle 3 C: Come Cazzo Capita. Perchè è così, il cuore fa un po’ sempre come cazzo capita, o meglio come cazzo pare a lui.
Peró ti incasina, ti incasina per bene.
A questo pensava mentre la pioggia batteva alla finestra.
Poi bussrono alla porta, lei assorta sussultó per lo spavento. Tutto sarebbe potuto cambiare, oppure no, ma lei ogni volta andava nella speranza che qualcosa le succedesse. Se solo questo fosse stato uno dei suoi libri. Toc Toc.
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Capitolo 1 - Scorre
Ed eccola là. Sdraiata in terrazza, a seguire una lezione che tanto non avrebbe ascoltato comunque, di una scuola di cui non le importava niente. Pensava di essere coraggiosa ma in realtà seguiva la strada più semplice. Che ipocrita: si vantava della sua cultura, portando come uno scudo le mille storie di ragazze più forti e più in gamba di lei che aveva letto sui suoi libri. Dava consigli, addirittura con presunzione, su come si dovrebbe vivere la vita. E guardatela, lei invece là, a chiedersi che senso avesse tutto questo. Se era veramente così che voleva passare tutto il resto della sua vita. E la cosa peggiore è che lei sapeva benissimo la risposta: un grandissimo NO. Ma non aveva le palle per cambiare qualcosa. Lei si giustificava con mille scuse, ma erano tutte cazzate: la verità è che aveva paura. Paura di fare la cosa sbagliata, paura di perdere tempo (anche se ne stava perdendo molto di più facendo così, e lo sapeva) e soprattutto paura di quello che avrebbero detto di lei se avesse veramente fatto ciò che voleva. “Guarda questa che ha mollato…Guarda questa che non era abbastanza brava per farcela …Veramente non le piaceva? Secondo me, semplicemente, ha puntato troppo in alto” …già li sentiva. Loro, le persone che più dovevano volerle bene. Ma lei, proprio perchè le conosceva, sapeva che non le avrebbero fatto nessuno sconto, non lo avevano mai fatto. E mai glielo avrebbero fatto dimenticare. E allora si ritrovava lì, a fare una cosa che non le faceva schifo, ma neanche le piaceva, a dare il minimo indispensabile, giusto per arrivare in fondo, sapendo che avrebbe potuto fare molto di meglio, ma restando giusto a galla. Era la prima volta nella sua vita che faceva qualcosa senza metterci nemmeno un briciolo di amore. Passione, quella sempre: le piaceva fare le cose per bene, anche se non le piacevano, le piaceva arrivare fino in fondo. Però l’amore, quello le sembrava di averlo perso per strada, ogni giorno era una sofferenza, le sembrava come se le stessero strappando un piccolo pezzetto di vita alla volta. “devi resistere ancora un po’”si diceva “manca solo un anno e poi potrai fare ciò che vuoi”. Il fatto è che questa “esperienza” le aveva scombussolato tutti i piani, non sapeva più cosa fosse il già poco chiaro “cosa fare dopo”.
Mentre era assorta in questi pensieri di vita, la vita intanto scorreva e un gatto venne a farsi accarezzare, distraendola per un attimo. Perchè così è la vita: non si ferma anche se ti fermi tu. Il sole sorge, i fiori sbocciano, l’erba cresce e i gatti vogliono essere accarezzati. Se ne erano bene accorti gli umani in quella quarantena: loro erano fermi, il mondo invece andava avanti, da inverno era arrivata la primavera e poi l’estate. E allora alle persone venne spontaneo chiedersi: “tutto questo correre per cosa? È veramente questa l’essenza?”. Ma durò troppo poco, e quei pensieri fondamentali diventarono per i più una pausa fra una corsa ed un’altra. Ma per alcuni no, lei era una di quelle. Una di quelle che queste domande se le faceva ogni giorno, a cui non andava bene solo sopravvivere. Però non sapeva bene come fare, o meglio, come già detto, era così ipocrita che non aveva il coraggio per farlo. Ogni tanto le piaceva la sua maschera di spavalderia, la faceva sentire di più di quello che fosse mai stata. Altre volte le pesava come un macigno. Ma poi si diceva: “Che importa? Tanto il mondo scorre”.
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