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"Vale la pena ricordare che la Olivetti aprì una sede a Cupertino nel 1972, quando Jobs era ancora un fricchettone impiegato in Atari...
Mi piace ricordare questi dettagli per dare l'idea dell'enorme vantaggio che l'azienda di Ivrea aveva sugli americani (in Europa non c'era partita, Olivetti negli '80 fu il primo produttore di PC e 3° al mondo, creando i primi portatili con processori micro) che arrivano dopo su certe "visioni", grazie a noi italiani, che non siamo solo pizza& mandolino come ci descrivono (e vorrebbero) da almeno trent'anni.
Ai giovani va spiegato cosa fosse la Olivetti, chi era Faggin (inventò il "touch"), che contributo diedero gli italiani alla Rivoluzione Informatica (la NASA copiò un elaboratore italiano, non si usava dire "computer" ma, italianamente, "elaboratore", per mandare l'Apollo sulla Luna). Paradossale che a scuola tutto ciò non sia nei programmi...
In Europa nessuno può vantare ciò che fece l'Olivetti, ridimensionata a partire dal '92, ovvero quando parti la svendita degli "ori di famiglia". Un Italia troppo forte economicamente non andava bene a certe latitudini...
L'Italia, sosteneva Enrico Mattei, deve esportare tecnologia e nuove idee, non braccia; insomma, all'estero non si va per fare gli straccioni..."
~ Da Associazione Archivio Storico Olivetti
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holding hands
raised hands of great finesse, kom ombo temple - egypt // holding hands, persepolis - iran // egyptian colossal of ramesses II and the goddess sekhmet // temple of horus at edfu
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It took me time to find the exact words to describe how my soul feels. Amy Hamilton on society6
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The Monastery of Varlaam, Meteora, Greece.
14th-century monastery atop a cliff. The second largest monastery in Meteora,
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Battalion courier Adolf Hitler in May 1915, with his rifle slung over his shoulder, on his way to deliver a message during WWI [636 x 600]. Check this blog!
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La crisi in Ucraina spiegata in due (beh, non proprio due) parole. In Ucraina ho vissuto un anno meraviglioso, a cavallo fra il 2009 e il 2010, viaggiando in lungo e largo per il paese per motivi di lavoro, finendo poi col trascorrere un’estate splendida in Crimea. Nei miei spostamenti, mi rendevo sempre conto che quel paese aveva (ed ha) due anime, distinte, separate fondamentalmente dal corso di un fiume, il Dniepr. Un’anima russa, propriamente russa, di ucraini che parlano russo, che sono di religione ortodossa e che sono eredi di quella cultura del Don che non ha mai conosciuto un confine reale fra Russia e Ucraina. Faccio notare che in russo la parola stessa У-край на vuol dire : presso/lungo i confini. L’altra anima del paese è invece propriamente slava e mitteleuropea, direi quasi asburgica, considerato che a Leopoli furono incoronati ben due imperatori della casata imperiale austriaca. La Galizia, i Carpazi, tutti i territori fra Polonia e Ucraina esprimono infatti una cultura diversa, fondamentalmente cattolici, si parla ucraino, si avverte da secoli, la Russia, come un vicino ingombrante. In effetti anche se si guarda la mappa dell’Europa, si nota che l’Ucraina ha la forma di un ponte. Ora questo essere ponte fra due mondi, che ha sempre trovato in Kiev, la bellissima capitale, la sua sintesi ideale, invece di divenire un vantaggio strategico per il paese, è diventato nel tempo la sua grande tara. Come si è arrivati a questa polarizzazione drammatica? Facciamo un passo indietro: fine dell’URSS, nascono, nelle repubbliche dell’ex impero, le pseudo-monarchie dei Lukashenko (Bielorussia), degli Aleev (Azerbaijan), dei Nazarbayev (Kazakistan) etc etc.. A Kiev si instaura un governo di incapaci attaccato alla tetta russa, che però di latte, all’indomani del crollo sovietico, ne ha ben poco. Il paese si impoverisce, le infrastrutture non reggono, la gente scende finalmente in piazza chiedendo rinnovamento. Sono i giorni di speranza della rivoluzione arancione, la rivoluzione di Maidan, la grande piazza che si apre sul Kreshatik, la via principale della capitale. La rivoluzione riesce, il governo in carica di dimette, le elezioni vengono vinte da Victor Yushenko, professore, scacchista, persona onesta, ma pessimo politico, e soprattutto, amministratore incapace. Fra i tanti errori di Yushenko c’è quello di mettersi vicino una pasionaria fascistoide, Yulia Timoshenko, che contribuirà non poco ad avvelenare l’aria del paese. Il governo Yushenko non funziona, la grivna crolla, la gente continua ad impoverirsi, le grandi speranze rimangono disilluse. Si torna a votare e questa volta, l’esito del voto premia un altro Victor, Yanukovich, espressione della parte russofona e russofila del paese, fra cui il Donbass appunto, essendo lui stesso nato a Donetsk. Ex malavitoso, uomo controllato dal FSB, estremamente corrotto. È l’anno in cui arrivo a Kiev. Il mio autista è anche un musicista, per la precisione oboista della filarmonica di stato. La quale filarmonica, ogni giovedì, va in casa di Yanukovich, un enorme villa sopra l’Arsenalnaya, a suonare per il presidente e per le sue feste. Si ferma l’occidentalizzazione del paese, ci si riavvicina alla Russia. Tuttavia alcuni impegni come i colloqui per una preadesione all’UE erano stati già presi dal governo precedente. Yanukovich stoppa tutto. Questo scatena la rabbia delle generazioni più giovani e della parte del paese ad occidente del Dniepr. Yanukovich viene rimosso con la forza, da frange organizzatissime dietro le quali fra gli altri c’è la stessa Timoshenko. Ma Yanukovich era stato eletto democraticamente e quella parte del paese che lo aveva eletto, non ci sta. E’ la contro-rivolta, vengono occupati i municipi di Lugansk, Donetsk, Sebastopoli.. E in questa fase, Il nuovo governo di Kiev non trova di meglio che inviare in quelle province i carri armati. Contro una parte del proprio popolo. Un’assurdita’. La Russia manda i rinforzi tecnici e paramilitari che l’esercito ucraino non ha la forza di sconfiggere. Putin vede un’occasione unica e si prende la Crimea, senza sparare un colpo. La situazione si cristallizza e questo status quo viene sancito internazionalmente dagli accordi di Minsk nel 2014. Fino a ieri sera. Considerazioni finali: nelle situazioni così complesse il male e il bene, la ragione e il torto non stanno mai da una parte sola. La NATO non può pensare di bussare alla porta di territori e paesi che sono al confine dello spazio strategico vitale della Federazione Russa. Ne’ può giustificare la sua esistenza con il solo spauracchio della russofobia. La Federazione Russa non può pensare di violare la sovranità di paesi che sono comunque paesi terzi e indipendenti, ne’ può continuare ad inquinare il processo di integrazione europeo (l’unico argomento che vede convergere gli interessi russi e americani). Si può ammettere che l’Ucraina non entri mai nella NATO ma non si può costringere nessuno a firmare un accordo scritto sulla testa di uno stato terzo, come vorrebbero i russi. Gli USA non possono forzare la mano senza capire che i rapporti geopolitici fra Russia e Europa sono molto più complessi e interconnessi di quello che gli americani stessi vorrebbero. A 6000 km di distanza se ne fottono. Per loro l’energia non è un problema, per noi si. L’Europa dovrà parlare con una voce sola, e dovrà mediare. Ne va del suo, pardon, del nostro futuro. Il resto lo leggeremo sui giornali a partire da domani…
(Michele Lebotti)
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Capodanno
Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.
Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916
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+++Breaking Fake News+++
Glasgow, raggiunto l'accordo sul clima: farà caldo d'estate e freddo d'inverno.
@MinistroEconom1
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In The Greatest Love of All, canzone contenuta in un disco che vendette 22 milioni di copie, Whitney Houston ci diceva che ai bambini bisognava solo far notare la bellezza che già possedevano (tutti, è la norma, come avere due narici), e insegnar loro l’orgoglio. Era la metà degli anni Ottanta, e ci preparavamo ai disgraziatissimi anni in cui l’umanità si sarebbe detta orgogliosa di sé per qualunque ordinarietà – un figlio che passa dalla prima alla seconda elementare, il montaggio d’una libreria Ikea, l’aver perso cinque chili – e mai per aver scoperto la cura per il cancro. Se non servono qualità, per dirsi gente di qualità, allora ci si può dire orgogliosi del proprio niente; se dei miei fallimenti non sono responsabile, posso però essere orgoglioso dei miei tentativi.
L’era della suscettibilità, Guia Soncini
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“Una giovane coppia si trasferisce in un nuovo quartiere. La mattina dopo, mentre fanno colazione davanti alla finestra, la giovane vede la vicina di casa stendere i panni fuori. “Questo bucato non è molto pulito, ha detto, "non sa come lavarlo correttamente. Forse ha bisogno di un bucato migliore”. Suo marito sembrava silenzioso. Ogni volta che la sua vicina stendeva i vestiti ad asciugare, la giovane donna faceva lo stesso commento. Un mese dopo, la donna fu sorpresa di vedere dei panni puliti sullo stendibiancheria e lo disse a suo marito. “Guarda, ha finalmente trovato un modo per lavare bene i suoi vestiti. Chissà chi glielo ha insegnato?”. Il marito ha risposto: “Mi sono alzato presto questa mattina e ho pulito le nostre finestre”. Quello che vediamo quando guardiamo gli altri dipende dalla chiarezza della finestra che stiamo guardando. Quindi non essere troppo veloce nel giudicare gli altri, specialmente se la tua visione della vita è offuscata da rabbia, gelosia, negatività o desideri insoddisfatti. Giudicare una persona non definisce chi è. Definisce chi sei.”
— Paulo Coelho. “Lavanderia pulita.”
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““A proposito di Mario Tozzi, Geologo“. Si intitola così l’intervento del noto geologo dell’Università di Catania, Bruno Copat, rivolto al noto conduttore televisivo. "il Tozzi non si è mai iscritto all’Ordine dei Geologi (…). Se cerchiamo nei siti specializzati che seguono e classificano le pubblicazioni, nella carriera scientifica di Tozzi dal 1988 ad oggi in 33 anni sono stati pubblicati solo 10 lavori, mentre la media dei ricercatori universitari e non si aggira intorno alle 80-100 pubblicazioni. Questo solo fattore dà misura della sua preparazione professionale ad affrontare problemi complessi di geologia e geologia applicata. Inoltre nella sua lunga carriera non ha mai partecipato alla realizzazione, firmando, di opere geologico ingegneristiche (frane, dighe, strade, ponti, consolidamenti e fondazioni speciali). (…) E’ evidente che il Tozzi non sa di che cosa parla, nelle sue comparsate televisive è sempre interlocutore unico e senza il minimo contraddittorio.””
—
http://www.strettoweb.com/2021/05/ponte-sullo-stretto-il-geologo-smonta-mario-tozzi-non-sa-di-cosa-parla-non-e-iscritto-allordine-e-rasenta-il-procurato-allarme/1181571/
Invidia perché il Tozzi è una celebrity in provincia e l’altro è solo di provincia? Si forse c’è pure un po’ di questo tra esponenti della “Kardashian delle scienze” (cit. Sheldon Cooper) - cioè una scienza che è considerata tale senza che nessuno sappia spiegare perché. Però, come in ogni leggenda, qui c’è (un gran bello spesso) fondo di verità.
Tozzi, aldila della sua (non) scienza e (im-)preparazione, è un perfetto indicatore del VERO PROBLEMA ODIERNO.
No non sono gli ignoranti palesi, gli analfabeti di ritorno che pure dilagano;: quelli ci sono sempre stati, prima erano il territorio di caccia dei preti o più recentemente dei comunisti, oggi lo sono degli sc sc scienziati, poco cambia. Il vero problema sono le mezze calzette alla Tozzi o Burioni, quelli che simulano di sapere e sanno poco, male e un po’ di lato eppure, selezionati da provinciali più provinciali di loro, son piazzati a pontificare così da guidare le masse ignoranti anelanti di cani pastore che li guidino tra la complessità. Molto italico magnogreco ma c’è pure di peggio: una svedese seguita perché ha problemi e dice cagate mainstream, così che il follower ci si riconosce.
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