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Panacea Sinossi
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panaceasinossi · 5 years ago
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FARMACI E SPORT
David R. Mottram, 1988
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“Farmaci e sport” è l’edizione italiana di “Drugs in sport”, opera di David R. Mottram, docente dell’Università di Liverpool.
Obiettivo del libro è quello di fornire una conoscenza approfondita su tutte le sostanze che vengono impiegate da chi pratica sport “per migliorare l’aspetto fisico o le proprie prestazioni sportive”. 
La lettura del libro si avvia con la definizione dei farmaci, che sono “sostanze chimiche che possono alterare i processi biochimici del nostro organismo interagendo con bersagli biologici”, e continua con delle nozioni generali di farmacocinetica e di farmacodinamica. 
Molteplici sono le ragioni per cui nello sport si ricorre ai farmaci: si possono assumere per un legittimo uso terapeutico, per il trattamento degli infortuni sportivi, per uso ricreativo (legale e illegale), ma soprattutto per il miglioramento della performance sportiva. Accanto ai farmaci, esistono altre categorie di sostanze su cui gli autori di questa edizione italiana pongono l’attenzione: le sostanze vietate dal CIO/WADA (di cui esiste uno specifico elenco), tra cui cocaina, amfetamine, analgesici narcotici, marijuana, e le sostanze intese come supplementi dietetici, tra cui la creatina, ampiamente utilizzata dagli atleti in quanto “non fa aumentare la forza né la potenza massima che può sviluppare un individuo, ma migliora la capacità di mantenere la prestazione vicina al massimo con il proseguimento dell’esercizio”. 
L’uso e l’abuso dei farmaci nello sport ha da sempre caratterizzato ogni periodo storico: “fu proprio Galeno –III secolo a.C.- a riferire l’uso di stimolanti da parte degli atleti della Grecia antica per migliorare le loro prestazioni fisiche”. 
Di più recente introduzione, invece, è il concetto di “doping”: in generale, si ha doping quando viene rilevata una sostanza proibita nei tessuti o nei liquidi organici di un atleta, o quando un atleta trae vantaggio da una tecnica proibita. Il doping, secondo la Legge 376/2000, non rappresenta solo un illecito sportivo, ma anche un reato penale. Proprio per questi motivi, numerosi sono divenuti i controlli effettuati dalle federazioni sportive, soprattutto a partire dalla fine degli anni Cinquanta (il periodo di diffusione delle amfetamine).  
Il livello di competitività nel mondo sportivo è così elevato che oggi chi fa sport soprattutto a livello agonistico è quasi disposto a tutto pur di eccellere e di ottenere risultati massimi. Falsare gli esiti di una gara e rendere quindi artificiali le competizioni non è solo un problema etico ma anche fisiologico, perché l’assunzione delle sostanze chimiche può alterare negativamente gli equilibri interiori degli interessati, provocando delle conseguenze gravissime, e talvolta irreversibili.
La cura con la quale il testo è stato tradotto dall’originale testo inglese permette al lettore di avere una buona conoscenza relativa alla tematica che ancora oggi è a cuore di giornalisti, telecronisti, appassionati di sport e sportivi stessi.  
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panaceasinossi · 5 years ago
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EDUCAZIONE ALIMENTARE
Bruno Scarpa, Roberto Copparoni, 1996
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“Educazione Alimentare” è un libro che si propone di affrontare, in chiave sanitaria, alcune delle tematiche nutrizionali ancora oggi più dibattute, con riferimento specifico all’alimentazione e alla salute, alla dietetica, ai regimi ipocalorici.
Nella prefazione scritta da Romano Marabelli (Direttore Generale del Dipartimento Alimenti, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria del Ministero della Sanità), è chiaro l’invito alla sensibilizzazione su tali argomenti, essendo essi oggetto di continui studi volti a migliorare la qualità della vita delle persone.
Rispetto a quanto accadeva decenni fa, oggi la popolazione ha notevolmente affinato il modo di alimentarsi e di nutrirsi, seppur con risultati non ancora pienamente soddisfacenti: non sono rari i casi di soggetti malnutriti o di soggetti con evidenti carenze di proteine, vitamine, Sali minerali, così come non sono rari i casi di persone affette da turbe croniche provocate o aggravate da un’alimentazione eccessiva o squilibrata. 
Il tema della soppressione della fame e della malnutrizione sta a cuore ad ogni Paese, e per questo sono stati fissati degli obiettivi specifici che devono essere perseguiti mediante la promozione di un corretto modello alimentare. 
Risulta pertanto fondamentale che si innalzi il livello di educazione sul tema: è un beneficio della collettività, oltre che di se stessi, seguire una sana alimentazione, in quanto strettamente correlata alla salute, al suo mantenimento e al suo miglioramento. 
 “E’ <<educato>> sul piano alimentare chi adotta una dieta in linea con le raccomandazioni nutrizionali e con i propri bisogni fisiologici, e non chi ha una conoscenza teorica, magari anche approfondita, delle problematiche alimentari, senza che ciò incida, in senso proporzionalmente favorevole, sull’idoneità del suo comportamento.”. 
In Italia i consumi alimentari hanno subito un forte cambiamento, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale; a partire dagli anni ’60 è incrementato notevolmente il consumo dei grassi a scapito dei carboidrati, e il valore energetico medio della razione alimentare ha superato i livelli raccomandati. Strettamente connesso a ciò, negli ultimi anni è stato registrato un aumento di obesità e del sovrappeso delle persone, soprattutto dei bambini, e questo non ha costituito solo un problema estetico ma anche un vero e proprio problema di salute, in quanto spesso associato a patologie come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete non insulino-dipendente e coronaropatie. 
La strutturazione sapiente e razionale del testo permette una facile lettura e comprensione degli argomenti trattati, con la possibilità di soddisfare la curiosità su temi specifici grazie all’inserimento dei dati bibliografici al termine di ogni capitolo. 
Il mix di informazioni contenute in “Educazione Alimentare” rende il libro un utile strumento sia per gli “operatori sanitari” sia per i profani. Ideale per approfondire le conoscenze in tema di salute e di benessere, di alimentazione e di diete, di medicina e di farmacia.
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panaceasinossi · 5 years ago
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GORA-Appunti di un’infanzia del dopoguerra
Miriam Santucci, 2019  
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In quest’opera autobiografica l’autrice racconta alcuni episodi che caratterizzarono la vita di una bambina di nome Gora vissuta negli anni della fine della Seconda Guerra Mondiale, in una Italia distrutta da questo conflitto, considerato come uno dei più grandi conflitti armati della Storia, che tra il 1939 e il 1945 provocò circa 60 milioni di vittime.
L’autrice ripercorre brevemente alcune tra le principali tappe che segnarono l’Italia in quegli anni, prima fra tutte l’8 Maggio 1945, data in cui la Germania firmò la resa e si considerò conclusa la Guerra in Europa.
Gora in realtà nacque circa 2 mesi prima della liberazione dell’Italia da parte dei tedeschi ma visse appieno la nascita della Repubblica Italiana, che avvenne il 2 Giugno 1946, e visse gli anni che caratterizzarono la ricostruzione del Paese, a partire dal 1947. 
Una delle cose che Gora ricorda bene di quegli anni è la riforma del Sistema Radiofonico, che avvenne nel 1951: le canzoni non erano solo “scacciapensieri” per la gente ma servivano a diffondere la lingua italiana, considerando che in quegli anni l’80% della popolazione era analfabeta. 
In pochi anni Gora cambiò casa due volte, fino a quando nel 1955 la sua famiglia si trasferì dalla campagna in città: fu proprio in città che Gora vide il treno per la prima volta e vide i primi segni del progresso, per esempio la macchina e la cabina elettrica.
La lettura di questo racconto induce il lettore a non dimenticare il passato, a valorizzare la dedizione al lavoro, a riflettere sull’importanza delle cose semplici.
È una lettura breve, scorrevole, a tratti ordinaria. Un racconto fatto di ricordi che stupisce il lettore con un finale a sorpresa.
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panaceasinossi · 5 years ago
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ADESSO
Claudia Gamberale, 2016
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“Quello che ci interessa, adesso, è che può succedere: può arrivare qualcuno e buttarti fra i piedi tre mele d’oro. Vai a capire se sono quelle mele che ti incantano o se sei tu che non ce la fai più a correre. Fatto sta che ti fermi.”. Facendo esplicito riferimento al mito di Atalanta ricordato dall’autrice, Lidia, la protagonista del romanzo, si è fermata.
La lettura di questo libro costituisce per il lettore un viaggio nei sentimenti e nell’intimità di Lidia e Pietro. Lei è delusa da una storia d’amore finita male, finita perché la coppia formata da lei e dal suo ex fidanzato è stata incapace di evolvere. Lui è sofferente per l’incubo in cui si era trasformato il suo matrimonio, che tuttavia gli aveva lasciato il grande dono di una figlia, Marianna. Lidia è la conduttrice di un programma televisivo dal titolo “Tutte le famiglie felici”, Pietro è l’intervistato della settimana. Si incontrano. E, in una tempesta di sensazioni e di riflessioni sul loro passato, finiscono per innamorarsi. Ma due persone così provate riusciranno a dare ascolto a quella pallina che si muove “sotto le costole, all’altezza della pancia”, lasciandosi trasportare dai sentimenti?
“Che cosa aveva di diverso Pietro dagli uomini che aveva incontrato dopo Lorenzo?”. Lidia se lo domanda e lo scoprirà.
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Il passato può condizionare il presente, le ferite e le cicatrici dell’animo fanno male. Le paure spaventano, e forse neanche “scambiarsi il curriculum sentimentale” assicura che in una relazione di coppia non ci si faccia del male. Ma esiste la possibilità di cambiare, magari anche di sbagliare, ma cambiare e andare avanti, anche per “permettere a un momento di diventare un periodo”.  
È un romanzo sentimentale, un romanzo d’amore, apprezzato dai più per la capacità dell’autrice di “descrivere l’innamoramento dall’interno”. 208 pagine che si leggono tutte d’un fiato, in maniera semplice, con trasporto e curiosità. Un invito a ricordare che “E’ sempre lui, quel vecchio demente. Il tempo. Che fa l’unica cosa che sa fare: passa.”
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panaceasinossi · 5 years ago
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MALAFEMMENA
Liliana De Curtis, 2019
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“… e una sera, seduto al pianoforte, si ritrovò a suonare una romantica melodia che lo spinse a sussurrare parole d’amore e di dolore. […] <<Femmena, tu sì ‘na malafemmena, chist’uocchie ‘e fatto chiagnere, lacreme e ‘nfamità. […] Femmena, tu sì ‘a cchiù bella femmena, te voglio bene e t’odio, nun te pozzo scurdà.>> ”
Fu così che Antonio De Curtis, in arte Totò, scrisse su un foglio bianco il testo del suo principale e immortale successo, “Malafemmena”.
Ma a chi erano dedicate quelle parole d’amore e di dolore?
Per diversi anni tutti credettero che ad ispirare l’autore di quel capolavoro fosse stata Silvana Pampanini, un’attrice molto popolare degli anni Cinquanta che aveva particolarmente attirato l’attenzione di Totò. 
In realtà, “Malafemmena” fu scritta drammaticamente ma romanticamente per la moglie Diana della quale Totò era follemente innamorato.
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La storia d’amore tra Totò e Diana iniziò quando Diana era solo una quindicenne: fu un colpo di fulmine, un amore a prima vista. Una passione a cui nessuno dei due poteva né voleva rinunciare, che li indusse a fare di tutto pur di viverla appieno. 
Nonostante il loro fosse un grande amore e nonostante sembrava che nulla potesse incatenare la loro felicità, tra i due non mancarono momenti di incomprensioni che “spesso sfociavano in liti violente”, fino a vivere degli episodi che segnarono per sempre la vita di entrambi e di Liliana, la figlia che ebbero dopo circa due anni dalla loro unione e che chiamarono proprio Liliana in onore di una giovane donna che anni prima si era tolta la vita per amore di Totò.
Liliana De Curtis, figlia di Totò e autrice del libro, offre ai lettori un ottimo strumento per conoscere meglio la vita dell’uomo che per molti di noi ancora oggi è “il principe della risata”, ma soprattutto racconta una storia d’amore senza fine tra due persone che nonostante tutto si amarono perdutamente, nel bene e nel male. Un racconto intenso, profondo, curioso. Una lettura coinvolgente e appassionante.
Come scrisse Diana a Totò in una delle lettere di cui Liliana ci fa dono inserendole nel suo libro, “l’amore vero non muore mai”. 
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panaceasinossi · 5 years ago
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LA PARANZA DEI BAMBINI
Roberto Saviano, 2016
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“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri pian piano.”
Il principale protagonista di questo romanzo, inventato ma fortemente ispirato alla realtà, è lui: Nicolas Fiorillo, 15 anni e il suo sogno di adolescente di “tuffarsi nella vita che aveva sempre sognato”, la vita da Camorrista. 
L’occasione per avvicinarsi al mondo della Camorra tanto ammirato dal soggetto principale del romanzo, si presenta a Nicolas quando gli propongono di vendere “il fumo” per una famiglia di malavitosi di un quartiere di Napoli. In questo compito che gli viene affidato, Nicolas decide di coinvolgere anche una decina di suoi amici, figli di gente umile, un gruppo di ragazzini adolescenti che riesce ad attirare subito con la prospettiva di un guadagno facile: 50 o 60 euro alla settimana per questi adolescenti può fare la differenza. 
Ma Nicolas vuole di più: vuole provare a diventare ricco, vuole provare a diventare Qualcuno. 
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Per tentare di realizzare questa ambizione, Nicolas capisce che dapprima deve procurarsi una pistola, che in effetti gli serve per mettere in atto qualche piccola rapina, e poi deve creare con i suoi amici la cosiddetta “paranza” e allearsi con quelle che lui ritiene persone chiave nella realizzazione di questo progetto: “il nome paranza viene dal mare. […] Paranza è nome di barche che vanno a caccia di pesci da ingannare con la luce.”. 
Ma per meglio realizzare il disegno di grandezza a cui ambisce questo gruppo di ragazzini, servono più armi: Nicolas riesce ad ottenerle tramite un capo clan e poi si appresta a familiarizzare con le stesse per imparare ad usarle, coinvolgendo tutti i suoi compagni. Dapprima guardano i video tutorial su YouTube e poi si esercitano con sparatorie libere, talvolta arrivando anche a colpire senza scrupolo le persone. 
“Terrorizzare era il modo più economico e veloce per appropriarsi del territorio.”   
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Non sempre però tutto va secondo i prestabiliti piani e secondo i desideri covati: qualcosa di inaspettato e sconvolgente può capitare come un fulmine a ciel sereno, qualcosa che può portare anche alla morte e alla sete di vendetta. 
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panaceasinossi · 5 years ago
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IL GRANDE GATSBY
Francis Scott Fitzgerald, 1925
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Se si dovesse definire con un solo aggettivo “Il grande Gatsby”, si potrebbe utilizzare il termine “Romantico”: “Nessun fuoco e nessuna freschezza possono sfidare ciò che un uomo è capace di immagazzinare tra gli spettri del suo cuore”.   
Sin dall’inizio della comparsa di Gatsby nel romanzo, un alone di mistero avvolge la sua figura: c’è chi lo crede contrabbandiere e autore di un assassinio, chi lo crede una ex spia tedesca durante la guerra, chi invece crede che fosse nell’esercito americano durante la guerra. “Il fatto che girassero tante voci su di lui da parte di chi aveva trovato poco su cui far girare voci era la prova delle congetture romantiche che Gatsby sapeva ispirare”, scrive il narratore. Ma poco misterioso è quanto accade nella vita di Gatsby nel 1917: costui si innamora profondamente della più famosa ragazza di Louisville, Daisy, con la quale vive una storia d’amore. Questo amore, che dura un mese soltanto, è molto ingigantito dalla fede di Gatsby, al punto che egli trascorre gli anni che seguono la fine della storia con Daisy senza abbandonare la speranza di poterla incontrare nuovamente un giorno, illudendosi di poter rivivere il sogno di quell’amore. Non a caso, come svelerà una delle protagoniste del romanzo quando spiegherà dove risiede la dimora di Gatsby, “Gatsby ha comprato quella casa perché Daisy fosse proprio dall’altra parte della baia”. Quest’uomo innamorato e dedito a ricostruire l’illusione di un sogno, trascorre ore intere nel cuore della notte a guardare “una luce verde, minuta e lontana” proveniente proprio dalla casa della donna che porta nel cuore dal 1917: come si legge nel romanzo “Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi”. 
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Nell’estate del 1922, in cui si svolge la storia raccontata nel romanzo, Gatsby e Daisy si incontrano dopo cinque anni, ed è proprio il loro incontro la scena preferita dell’autore: in un cuore illuso e devoto non bastano cinque anni di vita per cancellare l’amore di un mese. Gatsby aspetta Daisy ansioso e preoccupato, ma quando la vede non smette un solo istante di guardarla. “Dopo l’imbarazzo e la gioia irragionevole, adesso era consumato dalla meraviglia per la presenza di Daisy. Si era nutrito di quell’idea a lungo, l’aveva sognata fino in fondo, attesa a denti stretti, per così dire, fino a un acme di intensità inconcepibile”. 
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I due protagonisti riscoprono i sentimenti che avevano vissuto in passato; trovarsi e ritrovarsi induce Gatsby a desiderare che Daisy confessi a suo marito di non averlo mai amato, ma alla fine decide di affrontare egli stesso il suo rivale in amore. 
Gli eventi di quell’estate si concludono in modo funesto, tanto da poter definire questo romanzo non solo romantico, ma anche impressionista, allusivo, vago, tragico. Fitzgerald stesso definisce “Il grande Gatsby” come “il miglior romanzo americano che mai sia stato scritto”, e dopo il 1960 entra tra i capolavori della letteratura americana. 
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