occhioperocchio
Occhio per occhiO
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Necessita di capire la sregolatezza dell'immagine fotografica, ma prima di tutto di ritrovare quella paura, quel terrore mischiato a una dose di magica essenza che, alle origini della fotografia, la gente provava sulla propria pelle nell'essere scrutata attraverso la camera oscura e rivivere l'incostante imbarazzo che ci si sentiva appoggiarsi addosso vedendosi riprodotti da un fascio di luce su di una striscia di carta. Nicola Bustreo(info: [email protected])
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occhioperocchio · 9 years ago
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Intervista a Monia Perissinotto
di Nicola Bustreo
L’intervista a Monia Perissinotto è la prima occasione per considerare concreta l’esistenza di una nuova branca della fotografia, soprattutto per il panorama italiano. La definizione teorico-filosofica di “creatività” da parte del semiotico fiorentino Emilio Garroni non avrebbe potuto che trovare nel processo di relazione dell’immagine fotografica della Perissinotto la prova artistica del miglioramento del concetto Chomskyano “sull’uso infinito di mezzi finiti” nell’Arte. Molto più semplicemente, l’incontro con l’autrice ci pone davanti a una serie di quesiti interiori ma anche estetici sulla realizzazione della fotografia “Introspettiva���. Un genere nuovo di intendere la fotografia, che ricorda per molte tendenze alla  “Subjective fotografie” tedesca degli anni ‘60. Una riflessione personale strettamente intersecata alla scelta dell’immagine adatta allo specifico contesto e tema che ritrae.
1)    Monia Perissinotto: who , what , when , where , why
Sono nata a San Donà di Piave, di professione odontoiatra e mi sono avvicinata alla fotografia nel 2009 per motivi professionali, acquistando una reflex per la documentazione dei miei casi clinici. Ho iniziato a fotografare soprattutto durante i miei viaggi e parallelamente ho frequentato alcuni circoli per approfondire la tecnica e la cultura fotografica. Tra i vari maestri della fotografia quelli che mi hanno particolarmente affascinato sono 3: Antoine D'Agata, Michel Ackerman e Anders Petersen, rappresentanti anche se in maniera molto diversa l'uno dall'altro della cosiddetta fotografia introspettiva, nella quale la personalità dell'autore viene espressa in maniera preponderante e la fotografia rappresenta un “diario per immagini” in cui ogni scatto, sia esso un paesaggio, un ritratto o qualsiasi soggetto deve rappresentare una sorta di autoritratto del fotografo stesso (cit. A.Petersen). Il passaggio dalla fotografia di viaggio a quella introspettiva è avvenuto grazie all'autoritratto, un genere in cui mi sono cimentata già dai primi approcci fotografici e che mi ha portato ad una ricerca introspettiva via via più approfondita, legata soprattutto alla necessità di esprimere la mia personalità introversa attraverso un mezzo creativo quale è la fotografia, che non necessità di parole ma che può essere talvolta più potente delle parole stesse. Frequentando dei workshop con i 3 autori sopracitati ho avuto modo di conoscere meglio la loro fotografia e di ricevere importanti consigli, primo tra tutti quello di non limitare l'espressione della mia interiorità con l'autoritratto ma di estenderla anche alla visione del mondo circostante, con l'intento di creare una visione personale, la visione personale del fotografo
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Monia Perissinotto, Autoritratto (2014)
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occhioperocchio · 9 years ago
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INTERVISTA A ROBERTO RAMIREZ
LE SFUMATURE CONTEMPORANEE DELLA FOTOGRAFIA DI STRADA
 di Nicola Bustreo
Un proverbio giapponese recita: “L’uomo in silenzio è più bello da ascoltare”. Le parole di Roberto Ramirez sono intrise di quel silenzio. L’intervista al giovane autore ecuadoregno, che tuttora vive e lavora a Milano, ci racconta con alcune parole, e lasciando riecheggiare le sue fotografie, una nuova quotidianità dell’essere umano.  Umiltà e fatica, normalità e routine ci sono presentate attraverso il suo percorso fotografico fatto di ispirazioni, idee molto chiare e una fotografia che “si deve mettere al servizio” con un tocco di contemporaneità.
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occhioperocchio · 9 years ago
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Il “caso” del Gruppo Fotografico “Il Ponte”
Liberi appunti per una storia della fotografia italiana
di Nicola Bustreo
Il contesto fotografico può rappresentare un riflesso possibile della società e del clima culturale della propria contemporaneità. “Se dovessimo assumere come banco di prova della fotografia italiana d’oggi la selezione, al quanto severa del resto, che la giuria ha fatto delle 1800 fotografie inviate da 225 autori, i risultati non sarebbero del tutto confortanti: troppi sono i fotografi le cui ricerche ubbidiscono ancora a schemi tradizionali o a stimoli esterni, magari d’ordine formalistico, tecnico, di maniera, e rinunciano a ricercare attraverso l’immagine ottica un loro modo  di espressione di un sincero, approfondito e consapevole dialogo con la realtà. Rinunciano insomma ad offrirci una loro visione del mondo, una loro riflessione sulle cose.”(1)
Queste sono alcune riflessioni firmate da Antonio Arcari, Giuseppe Bruno e Alfredo Camisa nel catalogo prodotto nel 1962 in occasione della manifestazione espositiva del Gruppo Fotografia “Il Ponte” in quel di Venezia. Gli antagonismi tra fotografi e intellettuali rappresentano una parte della questione di questa associazione fotografica. Tuttavia il Gruppo Fotografico il Ponte nasce, secondo le parole di Guido Perocco, perché “si vuole così cercare per la fotografia quel lavoro mentale, quella scala di valori e di selezione del nostro giusto, parallelamente a quanto avviene nel campo più vasto dell’arte figurativa, con le stesse stratificazioni di nuove esperienze e soprattutto con gli stessi interrogativi”(2).
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occhioperocchio · 9 years ago
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"La camera del tempo" si è chiusa per sempre
di Gustavo Millozzi
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     Cesare Colombo (©  Pietro Genesini, 2015)
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occhioperocchio · 9 years ago
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Intervista a Monia Perissinotto
di Nicola Bustreo
L’intervista a Monia Perissinotto è la prima occasione per considerare concreta l’esistenza di una nuova branca della fotografia, soprattutto per il panorama italiano. La definizione teorico-filosofica di “creatività” da parte del semiotico fiorentino Emilio Garroni non avrebbe potuto che trovare nel processo di relazione dell’immagine fotografica della Perissinotto la prova artistica del miglioramento del concetto Chomskyano “sull’uso infinito di mezzi finiti” nell’Arte. Molto più semplicemente, l’incontro con l’autrice ci pone davanti a una serie di quesiti interiori ma anche estetici sulla realizzazione della fotografia “Introspettiva”. Un genere nuovo di intendere la fotografia, che ricorda per molte tendenze alla  “Subjective fotografie” tedesca degli anni ‘60. Una riflessione personale strettamente intersecata alla scelta dell’immagine adatta allo specifico contesto e tema che ritrae.
1)    Monia Perissinotto: who , what , when , where , why
Sono nata a San Donà di Piave, di professione odontoiatra e mi sono avvicinata alla fotografia nel 2009 per motivi professionali, acquistando una reflex per la documentazione dei miei casi clinici. Ho iniziato a fotografare soprattutto durante i miei viaggi e parallelamente ho frequentato alcuni circoli per approfondire la tecnica e la cultura fotografica. Tra i vari maestri della fotografia quelli che mi hanno particolarmente affascinato sono 3: Antoine D'Agata, Michel Ackerman e Anders Petersen, rappresentanti anche se in maniera molto diversa l'uno dall'altro della cosiddetta fotografia introspettiva, nella quale la personalità dell'autore viene espressa in maniera preponderante e la fotografia rappresenta un “diario per immagini” in cui ogni scatto, sia esso un paesaggio, un ritratto o qualsiasi soggetto deve rappresentare una sorta di autoritratto del fotografo stesso (cit. A.Petersen). Il passaggio dalla fotografia di viaggio a quella introspettiva è avvenuto grazie all'autoritratto, un genere in cui mi sono cimentata già dai primi approcci fotografici e che mi ha portato ad una ricerca introspettiva via via più approfondita, legata soprattutto alla necessità di esprimere la mia personalità introversa attraverso un mezzo creativo quale è la fotografia, che non necessità di parole ma che può essere talvolta più potente delle parole stesse. Frequentando dei workshop con i 3 autori sopracitati ho avuto modo di conoscere meglio la loro fotografia e di ricevere importanti consigli, primo tra tutti quello di non limitare l'espressione della mia interiorità con l'autoritratto ma di estenderla anche alla visione del mondo circostante, con l'intento di creare una visione personale, la visione personale del fotografo
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Monia Perissinotto, Autoritratto, 2014
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occhioperocchio · 9 years ago
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dal Notiziario del Circolo Fotograficoi la Gondola - Novembre- 
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occhioperocchio · 9 years ago
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Il perché di una mostra fotografica
Milano è bellissima, ma io non la conosco
 di Nicola Bustreo
In veste di non-Milanese, e “beghino veneziano”, dopo aver letto l’intervento di Cesare Colombo su questo sito, ho deciso di ripercorrere a ritroso anche le opinioni che si sono succedute nel Blog “Fotocrazia” di Michele Smargiassi. Più forte del campanilismo è solo la cocciutaggine. Quello che vorrei raccontarvi con questo articolo è proprio che “Milano è bellissima”, anche se – purtroppo – io non la conosco. Ed è vero. Io provengo dalle zone di luce e d’ombra della Venezia del Monti e della ricerca eclettica del Giacobbi.
La Milano che fotografa trova il suo modo di esprimersi nell’azione della gente. L’azione che si sprigiona da ciascun volto catturato e che si riversa su un’intera città. Sono proprio quei volti che danno il metro di lettura ad ogni luogo e non viceversa.
Conosco qualche milanese, ma non moltissimi. E quindi questa mostra l’ho dovuta pensare con queste facce. E per conoscerle e tentare di spiegarmele, mi sono lasciato sedurre dalle fotografie di Ernesto Fantozzi, che ho immaginato piccolo e silenzioso quasi invisibile, ma allo stesso tempo presente, determinato e soprattutto ricettivo ai tanti volti delle altrettante Milano. Perché ciò che colpisce delle sue fotografie sono le storie che queste immagini amplificano, i racconti che cristallizzati dietro ciascuna di queste e quelle facce, che hanno plasmato e stanno plasmando l’identità della città. Sono espressioni che parlano e vite che si dischiudono anche quelle catturate in un momento banale e privato, come può esserlo una famiglia davanti ad una televisione.
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                                                           Ernesto Fantozzi - Davanti alla TV, 1958
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occhioperocchio · 10 years ago
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GENERAZIONE PRIX – LE MOSTRE di FOTOGRAFIA AL TEMPO DEI CENTRI COMMERCIALI
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Questo breve scritto non ha grandi finalità. Non tanto per la mancanza (evidente) di contenuti, quanto piuttosto per la mancanza di opzioni che la produzione stessa di esposizioni fotografiche ha evidenziato in quello che da molti oramai è definito il “momento della fotografia”.
Ci sono innumerevoli questioni che devono essere prese in considerazione, e seppur di ampia portata sono “casualmente” legate l’una all’altra. Ovviamente verranno considerate solamente le principali, anche perché credo non si possa pretendere l’attenzione più totale in un testo scritto. L’ironia della sorte…
Partirei sicuramente dall’argomentazione più banale e di conseguenza più diffusa e presa in considerazione come la causa del frastagliamento dell’idea di fotografia ai giorni nostri: la massificazione della fotografia. Tutti sono fotografi, ormai tutti con pochi soldi possono venire in possesso di strumenti fotografici che potrebbero garantire una media qualità visiva dell’immagine fotografica. Tale massificazione, teorizza guarda caso nei primi decenni del novecento, è il cancro che investe il fotografo professionista o almeno colui il quale agli occhi del popolo è un artista (e curatore) ma dentro di se sa di non sapere ancora bene che vuol fare. Dopo un piccolissimo estratto umoristico, possiamo continuare. Tuttavia la massificazione è lo spauracchio agli occhi innocenti di studiosi in erba e amatori reali della fotografia, ma dietro tutto ciò si nasconde un gran vuoto. I problemi sono altri e di ben peggiore natura.
Ne ho rivelato uno in particolare che mi ha colpito solo ora in occasione di una mostra fotografica. L’edonismo di certe figure “curatoriali” spesso tradisce la realizzazione, almeno per la realizzazione di alcune esposizioni, la totale mancanza di un catalogo e soprattutto di una linea critica della mostra stessa proprio per la mancanza del catalogo inteso nella funzione che tale strumento ha perso nel tempo, divenendo attraverso “artistiche” scuse uno stupro costante della natura ( in quanto per la stampa vengono utilizzati rotoli e rotoli di carta che tutti noi sappiamo proviene dal taglio delle foreste. Si ecologi mente sarcastico).
La mancanza che tuttavia dovrebbe essere più che evidente, perché lo è nella sostanza, è la latitanza anche ai grandi livelli, di una finalità teorica, storica e di conseguenza critica della produzione espositiva. Ovviamente non può essere che un’utopia più che consolidata la presenza di un minimo di considerazione critica nella “provincia dell’arte” come un piacevole e simpatico libello regalatomi in età giovanile cercava di sviscerare per capire se era possibile creare una relazione con i grandi centri cultura e le terre più lontane e abbandonate. Nella sostanza manca tutta la cultura che il catalogo portava con se. Lo studio delle fonti, la riflessione sulla sensatezza delle proprie considerazioni, il confronto sul procedere della fotografia stessa che non poteva che provocare disaccorti, ma forse il confronto non sta alla base dell’idea di cultura?
Oramai quei pochi cataloghi sono dei semplici listini del Prix che dicono quello che deve essere venduto. Per fortuna Pontus Hulten, come anche Arturo Quintavalle sono belli che morti e sepolti e non devono vedere cosa rimane di una ricerca “critica” sulla fotografia. Siamo rasi a suolo dai Berlusconi della curatela che hanno appiattito il tutto a mere lusinghe borghesi da ultimo ballo dei Gattopardo. Rimane non chiaro come tutto si nasconda la triste realtà. Forse basta scaricare la versione PDF della critica direttamente dal sito della innocente stupidità nazional popolare e dell’ingordigia di stato.
Cliccate e siate felici.
 Nicola Bustreo
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occhioperocchio · 10 years ago
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Paolo Monti e il CF La Gondola
«I circoli fotografici sono spesso e talvolta, con ragione aspramente criticati, ma bisogna pur riconoscere che essi assolvono un compito didattico e formativo difficilmente sostituibile, non fosse altro che per la continua emulazione fra i soci.
  Personalmente debbo dire che fu proprio attraverso il lavoro collettivo che scoprii alcune mie capacità personali e dover dirigere il circolo mi impose una disciplina tecnica ed una serietà di lavoro che mi hanno permesso di passare più tardi al professionismo» .
Paolo Monti
Tratto da  Popular Photography, Luglio 1957, Paolo Monti, in Un maestro italiano: Paolo Monti
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occhioperocchio · 10 years ago
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CIRCOLI FOTOGRAFICI? MA PERCHE’ MAI?!?!
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  Le origini della fotografia italiana non sono molto diverse da quelle della fotografia estera. Ci sono tuttavia, come è giusto che sia, delle differenze che mostrano, testimoniano e in molti casi provano il diverso percorso di ciascuna cultura e ne identificano la situazione attuale.  La fotografia ha trovato il suo Big Bang nella disfunzione visiva dei primi anni del Novencento. In sostanza le avanguardie, necessità di nuove esigenze linguistiche ed estetiche, hanno partorito nei diversi ambiti nazionalistici una serie di progenie molto differenti tra loro.
La progenie italiana nella sua infanzia si è confrontata con una educazione ferrea, propria della struttura del Pater Familias (pittorico). Il primo ventennio fu nero e caratterizzato dalla lunga tensione tra i primi ormoni di libertà e sperimentazione alla scoperta delle proprie capacità espressive. Capacità sempre nascoste per un psicologico e fisico senso di inferiorità dovuto al procedere della cultura “familiare”. Le novità erano per questo motivo filtrate dal padre-cultura, il quale dava alla propria progenie solamente quelle indicazioni che maggiormente potevano interessargli. Il pater-familia soccombe al tempo e subentra per la progenie la prima maturità, l’idealismo più sfrenato che si definisce nel lungo confronto dei circoli fotografici. Sono le progenie rampanti che vengono a galla dalla pressione paterna e nel loro ideal-ismo propongono la propria primavera espressiva. Ma il non aver tagliato il cordone ombelicale viene è evidente  nell’ascoltare gli echi degli insegnamenti del pater familias, il quale rivive totalmente nell'esclusione di una infinita varietà di sperimentazioni legate alla riflessione fotografica e artistica. L’ideal-ismo persevera per decenni fino a quando un coetaneo più giovane, percependo l’avanzata della prima fine, sfrutta la tradizione a suo favore mettendo ufficialmente in crisi i circoli di amici che hanno dato una linea fino a quel momento alla fotografia italiana.
In breve se questi circoli di progenie italiana si sono perpetratiu sin d’ora come inizio di qualcosa che è stato e hanno dato alla famiglia della fotografia italiana le sue storie e le sue teorie, tanto più ora in un momento in cui gli errori e soprattutto le dimenticanze hanno segnato la fotografia italiana, il circolo è un ricettacolo di potere teorico, al quale il singolo può accedere e nel quale deve immettere informazioni. La differenza con l’estero sta nel processo storico stesso che lo ha generato. È certo che dalla propria storia si debba valutare le eventuali altre varianti e sfumature mai considerate [e che il contesto storico di allora ha distolto dalla pubblica piazza]. Ma allo stesso tempo non può che essere sbagliato dimenticare tali ricordi, scelte ed eventuali limiti. Non può essere che sbagliato chiudere  tali ricordi in una scatola e ammassarla nello sgabuzzino di casa, perché è proprio lì che si trovano quelle stesse memorie da non dimenticare.
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occhioperocchio · 10 years ago
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GRAND’ANGOLO FULVIO ROITER
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occhioperocchio · 10 years ago
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GRAND’ANGOLO FULVIO ROITER
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occhioperocchio · 10 years ago
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Dalle nebbie del passato riaffiora un blog dove ho mosso i primi passi e sono inciampato. Nella speranza di poter riprendere in maniera più seria questa strada riapro i battenti nella speranza di comunicare qualcosa di giusto e interessante
a presto allora
Nicola Bustreo
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occhioperocchio · 10 years ago
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occhioperocchio · 13 years ago
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GRAND'ANGOLO FULVIO ROITER
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occhioperocchio · 13 years ago
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COMING SOON.......
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occhioperocchio · 13 years ago
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