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Margaret Qualley (Pussycat) Brad Pitt (Cliff Booth) Once Upon a Time in ...
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Buona serata 🥂
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𝐂𝐈𝐑𝐂𝐎𝐍𝐃𝐀𝐑𝐒𝐈 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐎𝐍𝐄 𝐒𝐈𝐌𝐈𝐋𝐈 𝐀 𝐍𝐎𝐈, 𝐂𝐇𝐄 𝐏𝐄𝐍𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐒𝐈𝐀𝐍𝐎 𝐐𝐔𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐆𝐈𝐔𝐒𝐓𝐄, 𝐄̀ 𝐂𝐎𝐑𝐑𝐄𝐓𝐓𝐎?
Dipende da dove si è nel viaggio.
Nella prima parte del viaggio dell'eroe, Dante ci dice infatti che nell'inferno la legge del CONTRAPPASSO è la regola.
Vuol dire che fintanto che non siamo in grado di interagire bene ed integrare chi è lo specchio al negativo di noi stessi, cercare persone che siano in risonanza con noi (specchio al positivo), vuol dire rifugiarsi nel MONDO STRAORDINARIO scappando dalle respons-abilità che la vita ci propone come allenamento ENANTIODROMICO (Eraclito).
Solo quando saremo in grado di stare bene con gli altri (parlo di chi è opposto a noi) allora saremo in grado di stare bene con noi stessi.
Solo in quel preciso momento la nostra vibrazione cambia di frequenza e iniziaremo ad emanare un'energia diversa.
Allora sarà la gente a venire da noi.
A volere il nostro nuovo superpotere: 𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 𝐢𝐧 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐋𝐔𝐎𝐆𝐎 𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐏𝐄𝐑𝐒𝐎𝐍𝐀 𝐞 𝐒𝐄𝐍𝐓𝐈𝐑𝐒𝐈 𝐚 𝐂𝐀𝐒𝐀.
È un superpotere incredibile.
Già perché fintanto che non si fa esperienza di come è possibile raggiungerlo e stabilizzarlo la nostra vita sarà sempre una fuga da qualcosa o da qualcuno.
Buon allenamento ❤️
Gabriel Darn 🔥
#crescitapersonale #alchimia #psicologia #amore #esoterismo
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«Se il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.»
(Umberto Galimberti)
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LaMiaCittaSenzaEssereLaMiaCitta’
Bologna - Guccini
A Lorenzo❤️🌹
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Chissà a chi lo darò il primo vaffanculo dell’anno
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