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LUKASHENKO E IL DO UT DES DELLE ARMI
BIELORUSSI IN GUERRA E TRANSITO DI ARMI
Nonostante l'intelligence NATO dipinga i bielorussi come il braccio armato della Russia e faccia circolare ad arte notizie - puntualmente smentite dai fatti - su orde di militari bielorussi in Ucraina, l'appoggio di Minsk a Putin è sì evidente, ma non come si sente dire nei notiziari occidentali. Il dittatore bielorusso sa bene quanto la sua esistenza sia legata a un sottile filo rosso che porta dritti al Cremlino, ma restano barlumi di indipendenza (ed anche imperscrutabili ma logici calcoli di Realpolitik) che allontanano i soldati bielorussi dal fronte, almeno per ora.
Gli unici bielorussi veramente presenti in Ucraina sono le centinaia di uomini del Kastuś Kalinoŭski Regiment e del Pahonia Regiment, che combattono contro i russi e i separatisti russofoni del Donbass. Del resto, l'intelligence russa conosce bene la base di reclutamento dei dissidenti bielorussi, che è a Varsavia, e non è escluso che vi abbia infiltrato qualcuno, nonostante i "rigidi" controlli della NATO. Questa eventualità è ben presente agli ucraini, che già non si fidano dei loro stessi ufficiali - molto spesso inclini alla corruzione e al doppio gioco - figuriamoci dei bielorussi! Finora gli ucraini li hanno tenuti alla larga dalle informazioni che contano, ma con l'incremento delle perdite, saranno costretti a rivelare ai bielorussi (ed anche agli altri mercenari/foreign fighters/volontari) più di quanto vogliano. Da un verbatim di von der Leyen, poi fatto sparire dai media ufficiali, si deduce che, nel novembre 2022, i militari ucraini morti in guerra fossero circa 100.000. Questo è un numero davvero elevato per una nazione di appena 43 milioni di abitanti che si batte contro un'altra nazione di 143 milioni. Tra l'altro, la Russia nel gennaio 2023 aveva perso, secondo stime ucraine forse arrotondate per eccesso, circa 120.000 soldati (1)… tanti, è vero, ma bisogna considerare il suo notevole bacino di riservisti. La Russia non rischia un drammatico depauperamento etnico, l'Ucraina sì. Pertanto, è ovvio che in una guerra di logoramento - prima o poi - ogni singolo apporto etnico diventerà cruciale, anche i bistrattati bielorussi foraggiati dalla NATO. Venire a conoscenza di informazioni classificate, per i bielorussi dissidenti e presunti tali, è solo questione di tempo.
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MUCCHE E MITRAGLIATRICI. LA SVIZZERA È ANCORA UNO STATO NEUTRALE?
L’OSSIMORO DELLA “NEUTRALITÀ ATTIVA” TRA LOBBY DELLE ARMI, CROCE ROSSA E NATO
Dal 1952 al 2018 la Crypto AG, ufficialmente azienda di crittografia svizzera ma posseduta de facto dalla #CIA e con un’influenza ridotta di ulteriori parti (BND tedesca e forse servizi segreti svedesi), ha operato incontrastata sul suolo elvetico, producendo macchine cifranti con bug, per consentire agli #USA di intercettare le comunicazioni secretate di mezzo mondo (1). Quanto potrà mai essere neutrale uno Stato in cui un altro Stato agisce in modo così sfrontato? Ed è credibile che la Svizzera non si sia accorta di nulla per più di mezzo secolo? Per evitare bias cognitivi e facili strumentalizzazioni - oltremodo pericolosi in tempo di guerra -è sempre bene concedere il beneficio del dubbio almeno in una occasione, riconoscendo che nessuno Stato è onnisciente, esente da errori o incongruenze, e che è sempre possibile non avere un totale controllo di determinati settori, ma il giudizio può inevitabilmente mutare nel caso gli episodi di partigianeria siano diversi e protratti nel tempo.
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