nervouslandbailiffvoid
i fucked your mom
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vogliate scusarmi, ma sono solo un umile cantastorie, senza canto ma con molte storie.
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nervouslandbailiffvoid · 3 years ago
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violetta
ho conosciuto violetta diversi anni fa, quando ancora non avevo ben chiare le idee su come funzionasse il mondo e su cosa desiderassi fare nella mia vita. era una ragazza timida e minuta, una di quelle persone che a volte non ti accorgi nemmeno che siano nella stanza, o che parlano e nemmeno riesci a sentirle. tuttavia, prestando un po’ più di attenzione, ed ascoltando ciò che aveva da dire. scoprì che violetta era molto più intelligente di quanto si potesse immaginare. le piaceva leggere saggi di attualità, era innamorata delle scienze e spendeva il tempo libero a leggere articoli su articoli in merito alle scoperte recenti in ambito della biologia. era seriamente preoccupata per l’ambiente, e amava così tanto gli animali che aveva scelto di essere vegana. era interessata a un mondo così distante rispetto al mio, completamente costruito su prosa e poesia. ma a nostro modo ci completavamo. mentre io le leggevo i miei testi, lei mi parlava di tutte quelle cose che io non capivo, ma la ascoltavo perché la amavo. sono innumerevoli le serate passate a guardare le stelle mentre eravamo stese sulla sabbia, ed è incredibile come la stessa porzione di universo potesse essere interpretata in modo così differente. per me, ammirare un cielo stellato era come riempire la mia anima di gioia, mi faceva riflette sulla caducità umana e mi dava ispirazione per alcuni testi che mi sarebbe piaciuto scrivere, mentre per violetta erano sferoidi di plasma che attraverso processi di fusione nucleare nel proprio nucleo generavano energia, irradiata nello spazio sotto forma di radiazione elettromagnetica, flusso di particelle elementari e neutrini. lei amava il mio modo di vedere le cose ed io amavo il suo. ci sorridevamo e sorridevamo al mondo, perché eravamo così felici insieme che ci sembrava che il mondo fosse felice per noi. sono stata davvero felice con lei, per lo meno, fin quando tutto non cominciò a crollare. un giorno ero seduta in un bar, mentre bevevo un the caldo e lèggevo un romanzo. l’autunno era alle porte, iniziavo a sentir freddo ma non capivo che in realtà il freddo provenisse dalla mia anima. lo capì quando la vidi passeggiare mano per la mano con un ragazzo. il suo sguardo incontrò il mio: ero pietrificata. non riuscì a muovermi dalla sedia, e sperai che almeno mi avrebbe raggiunto per parlarmi. non lo fece. seguirono notti insonni e giorni che pareva fossero peggiori alle notti. finché, un pomeriggio, suonò alla porta di casa mia. ero distrutta, spettinata e trasandata, ma le concessi di salire. provò a giustificarsi. io risi.
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nervouslandbailiffvoid · 3 years ago
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È sempre bello averti intorno.
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nervouslandbailiffvoid · 3 years ago
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tu non sai neanche minimamente fino a dove possono spingersi i miei pensieri
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nervouslandbailiffvoid · 3 years ago
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Jim Carrey and Kate Winslet as Joel Barish and Clementine Kruczynski Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) dir. Michel Gondry
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nervouslandbailiffvoid · 3 years ago
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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nadia
nadia la conobbi da piccola, avevo appena iniziato le superiori e lei le aveva finite da un pezzo. era amica di un mio amico, e la vedevo spesso girare assieme a lui, con i suoi capelli biondi e quegli eterni orecchini a cerchio, non l'avevo mai vista senza. e la osservavo da lontano, sempre con un partner diverso, e manco mi guardava perché in fondo io ero una ragazzina e lei era una donna. poi succede che finisco la scuola, e, in un modo o in un altro, ancora non sappiamo come, finiamo nella stessa compagnia. e lei mi punta fin da subito, sarei dovuta essere sua, e forse era scritto nel destino. inizia a stuzzicarmi, a lanciarmi cose addosso o tirarmi i capelli, a fare di tutto per restare sole io e lei. inizia a riaccompagnarmi a casa tutti i giorni, ad aspettarmi all'uscita dell'università e portarmi a casa, e poi ad accompagnarmi pure la mattina, per avere quei dieci minuti assieme. e non sapevo come comportarmi, quindi le davo corda, e piano piano mi innamoravo di lei. nadia era sempre con la sigaretta in bocca, lucky strike rosse, diceva che se doveva morire, almeno voleva farlo dopo essersi goduta la vita. allora un giorno nadia mi chiama alle sei del mattino, e mi dice prendi le tue cose che ti porto in un posto per tre giorni. ed io pensavo fosse impazzita, che mi stesse prendendo in giro, ma era più che seria. allora nadia mi prende e mi porta alla sua casa al mare, che distava un'ora e mezza da dove eravamo noi, così per stare un poco assieme. e alla prima stazione di servizio, mentre prendevo due caffè e degli m&m's, mi prende dai fianchi, mi fa girare e mi da un bacio sulle labbra. e io ricambio, e da quel momento non ci siamo più separate. la sua mano restò posizionata sulla mia coscia per tutto il viaggio, ogni tanto si girava per baciarmi, ma senza mai sfiorarmi più del dovuto, fin quando non glielo avrei chiesto io. e quei tre giorni volarono quasi, tra baci e notti a guardare le stelle, coccole e tanto sentimento. credo che nadia sia stata la prima persona che abbia mai amato davvero. è stato un amore puro, senza malizia, semplicemente due anime gemelle che si erano ritrovate dopo tanto tempo passato a vagare da sole. nadia mi veniva a trovare tutti i giorni, conobbe pure la mia famiglia, ogni volta che veniva a casa portava un mazzo di fiori a mia madre, e lei ne usciva pazza. poi sgattaiolava nella mia stanza, si infilava tra le coperte, mi cingeva i fianchi e mi riempiva di baci, e mi svegliavo con il sorriso. la prima lite avvenne dopo qualche mese, aveva fatto una scenata di gelosia nei confronti di una ragazza che mi aveva provato con me a una festa. la mia vita con nadia trascorreva veloce, viaggiavamo molto, siamo persino andare a londra assieme, nel periodo di dicembre. a un certo punto, però, tutto inizi�� å sgretolarsi. smetteva di farmi le sorprese, di coccolarmi e darmi attenzioni, non mi rispondeva per ore e spariva per giorni. perché nadia è fatta così, aveva trovato qualcun'altra da stuzzicare, e ormai io ero solo un giocattolo vecchio. nadia era diventata fredda, non mi parlava più, rispondeva a monosillabi e io passavo le notti a piangere per lei. e un giorno nadia sparì totalmente dalla mia vita, non ti amo più, mi rivelò, non mi prendi più mentalmente. mi cadde il mondo addosso, e piansi, stringendo al petto la scatolina dentro la quale vi si trovava l'anello con il quale le avrei voluto proporre di diventare mia moglie. e un mese dopo la trovai mano nella mano con una nuova ragazza, una nuova con cui provarci. e mi cadde nuovamente il mondo addosso, ma non potevo farci niente, perché nel cuore di nadia non c'ero più io.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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maddalena
la mano scivola veloce fino a raggiungere la guancia di maddalena, e uno schiocco rimbomba per tutta la stanza. e quasi non mi vengono i brividi, la prima volta che mi racconta questa storia. maddalena ha convissuto con un partner violento per mesi, maddalena pensava di essere in torto, pensava di essere lei quella sbagliata. perché se io esco con la gonna corta, poi tutti mi guardano, e lui ha ragione a essere geloso perché sono sua, mi ripeteva all'orecchio, tra una lacrima e l'altra, perché sono io quella sbagliata. perché se in una foto si vede troppo il mio corpo, poi i ragazzi mi scrivono e non va bene, perché elio è geloso. e quindi indosso vestiti larghi, e sorrido poco, ma lui lo fa per me, perché ci tiene e non vuole che mi succedano cose brutte. e maddalena continua la sua vita, succube di questo amore che invece di farla fiorire, la spegne ogni giorno di più. e chissà come mai, forse il fato che aveva deciso di dare una seconda possibilità a questo cuore puro e gentile, caduta nelle mani di un mostro, riesce a farla sfuggire da quegli abusi. e un giorno la mia strada si incrocia con quella di maddalena, che mi cattura con il suo sorriso timido, di una persona che ne ha passate molte e non lo fa notare, mi cattura da lontano, seduta allo sgabello di un bar in periferia. quasi non sa come c'è finita, mi confessa, lei non è di quelle zone, e le rivelo che nemmeno io ne sono pratica, ma la mia amica era la nuova barista e non potevo non fare un salto. due gin tonic, ordino, offro io, e mi accomodo nello sgabello accanto. ti do fastidio se ti faccio compagnia, le chiedo, e lei mi risponde di no, e mi ringrazia per il drink. ecco appunto che inizia a raccontarmi le sue passioni, voleva diventare una maestra, le piaceva avere a che fare con i bambini, ne voleva pure avere uno suo da grande. rido, cazzo se io li detestavo i bambini, proprio non mi piacevano. maddalena è una persona morta dentro, che però non ha perso le speranze. e la serata passa, si fanno le quattro e inizio a sentire la stanchezza, voglio tornare a casa. le offro un passaggio e lei accetta, quindi saliamo sulla mia moto parcheggiata appena fuori dal locale, mi spiega dove abita e raggiungo il posto in fretta. appena arriviamo, mi invita a salire e io ovviamente accetto. era molto bella maddalena, aveva origini brasiliane, la sua pelle era ambrata e i capelli erano riccissimi, tutti neri, e già immaginavo le mie mani scorrere tra di essi. mi offre un bicchiere di whisky, e dopo nemmeno venti minuti finiamo a farlo sul divano, con della musica proveniente da una radio probabilmente lasciata accesa prima di uscire. le mie mani scorrono tra i suoi capelli ricci mentre prende possesso di me, e tutta la notte passa così, a scambiarci gesti di apprezzamento reciproco, e la mattina dopo, mi sveglia con un bacio e un caffè. mi sollevo quasi stupita, nessuno lo aveva mai fatto, ma accetto il tutto e faccio colazione con lei. ho indosso una sua maglietta, e lei è totalmente nuda sotto il mio sguardo cocente. dopo nemmeno venti minuti, sento dei colpi incessanti alla porta, e una voce maschile potente intimare di aprire. lì per lì mi spavento, ma maddalena mi tranquilla con un sorriso, mi dice di rivestirmi e uscire dal retro. io le rispondo di no, che sarei rimasta e avremmo chiamato la polizia, ma lei mi risponde che lo conosce e non le avrebbe mai fatto altro male. così prendo le mie cose, e con addosso ancora la sua maglietta e i miei jeans della sera precedente scappo dal retro. tre colpi di pistola, per essere sicuri che l'avrebbe uccisa. elio le ha sparato, gli avevano mandato una foto che raffigurava me e lei la sera precedente. ho sentito solo la sua voce urlare sei una puttana, le urla di maddalena e gli spari. sono rimasta pietrificata, ho chiamato la polizia e l'ambulanza, e sono corsa via, come una vigliacca. e poi i telegiornali ne parlarono quella sera, di maddalena, la ragazza la cui vita era stata portata via da un mostro, che avrebbe dovuto marcire in galera.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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sabrina
lunghi capelli castano chiaro che si muovono per ogni suo passo, e occhi celesti sottili e pungenti, che con un solo sguardo carico d'ira di fanno spaventare. sabrina è cattiva, e lo è molto. perché sabrina non ha il cuore, o forse lo aveva, e le era stato spezzato. e da quel momento, sabrina bruciava la terra dovunque passava, seminava odio e timore. non so cosa mi prese di lei, forse il sorriso che sembrava trasmettere fiducia, o il suo modo di fare amichevole, che mi fecero cadere tra le sue grinfie e diventai uno dei suoi burattini. e sabrina mi prendeva dalla giacca scamosciata color cammello, e davanti a tutti, mi tirava a sè e mi baciava. così, rispondeva, quando le chiedevo il motivo, perché mi andava. cosa siamo noi? le chiedevo io, con gli occhi carichi di amore. e lei mi rispondeva che eravamo una bella cosa, di quelle che ti dona il sorriso al mattino e te lo fa durare al solo pensiero. cazzate, mi diceva sabrina. perché sabrina amava ancora la sua ex, ne era pazza, e lei non la amava più. ma sabrina non demordeva, e la voleva far ingelosire con me. oh, sabrina, mi avessi solo parlato chiaro sin dall'inizio, invece che farmi innamorare di te, come una stupida. sabrina ascoltava la musica commerciale, quella che anni prima sarebbe stata considerata alternativa ma ad ora era solamente ciò che ascoltavano tutti, ma sabrina si sentiva diversa, sabrina non era come le altre. e invece, mia cara sabrina, tu eri come le altre. eri un fottuto cliché, che faceva parte di una sfilza di donne irrispettose che non rispettavano le altre, e si sentivano migliori di loro. perché io non sono mai stata al tuo stesso livello, non mi hai mai considerata al tuo pari, e credo che mai lo avrei potuto raggiungere ai tuoi occhi. perché sabrina, nessuno è perfetto e tanto meno tu. e ricordo ancora il suo sguardo infuocato quando mi vide svoltare l'angolo al nostro primo appuntamento, dove io indossavo il body rosso che le piaceva tanto, assieme a quella gonna color panna che avevamo comprato insieme, e che "mi stava d'incanto". e che, per tutta la sera, non tolse gli occhi dalla mia scollatura, e, mentre continuavo a farle i dispetti, portò una mano alla mia coscia, la strinse tra la sua mano e mi sussurrò all'orecchio che la sera stessa l'avrei pagata, e così fu. e la mattina dopo, mi risvegliai, coperta di sudore e lussuria, e, mentre mi girai convinta di trovarla al mio fianco, ella scomparve, senza più farsi sentire, senza lasciare un biglietto o un messaggio. perché, sabrina? perché mi hai fatto questo? sabrina è cattiva, e lo è molto. perché sabrina illude, ti fa credere di essere amato, ma a sabrina importa soltanto di sè stessa. perché sabrina non merita amore, nemmeno un po'. non ne merita perché non ne sa donare, sabrina ama solo sè stessa, e illude, per un amore che non sa dosare.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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silvia
silvia l'ho conosciuta in un gay bar, una sera di fine autunno. silvia ci ha provato tutta la sera con me, mi offriva drink su drink, ballavamo, e a fine serata mi ha riaccompagnato a casa. arriviamo sotto il mio alloggio e le propongo di salire, e lei, con voce sottile, mi rivela il suo segreto. che silvia era nata silvio, che prima era un uomo, aveva fatto la transizione, ma non voleva mentirmi nel caso in cui la serata sarebbe proseguita. io le prendo la mano tra la mia, la sua è più grande, le dita sono affusolate e le unghie sono smaltate di rosso, la tiro a me, e le rubo un bacio a stampo. dai, sali, la invoglio, mentre nella mia borsa argentata cerco le chiavi dell'appartamento dove vivevo sola. e silvia sorridente parcheggia, chiude la macchina e mi raggiunge, e mi prende dai fianchi, perché lei se li ricorda gli schiaffoni che le ha dato il padre, la prima volta che è tornata a casa con una gonna. perché se le ricorda le botte dei compagni di classe, che la chiamavano scherzo della natura, e la picchiavano a sangue, ma silvia era una donna, lo era sempre stata. la sue mente era di una donna, lei era donna, e non doveva importare a nessuno come era nata. e silvia sale le scale di casa mia, con i suoi tacchi rosa alti dodici centimetri, e il suo vestito che la fasciava perfettamente. e varca la soglia di casa mia, si guarda intorno e mi segue sul divano, e inizia a raccontarmi la sua vita, perché silvia si fidava di me. e mi dice che lei, era nata il ventinove febbraio del duemila, a mezzanotte in punto, ed era la terza di tre sorelle. le sue sorelle erano più grandi di lei, e le vedeva uscire di casa con quei tacchi sempre diversi e sempre più alti, con le gonne e con i top, e voleva farlo pure lei. ma il padre, originario di un piccolo paesino tra le montagne, le ripeteva che lei era un uomo, che erano cose da femmina. ma silvia no, silvia non era un nuovo. era una bugia il suo corpo, non era il suo. a lei piacevano le donne e voleva essere una di loro, a tutti gli effetti, uguale. e a quindici anni suo padre muore, e silvia scappa di casa con sua sorella lidia. silvia inizia la terapia ormonale, la sua voce cambia, le cresce il seno, era una prima scarsa, ma lè cresce. e silvia poi a diciott'anni fa l'intervento, e cazzo se era finalmente se stessa. stava in pace con il mondo, era rinata, tutto era tornato al proprio posto. ma silvia non può dimenticare gli schiaffi, i calci, gli spintoni, perché voleva essere se stessa, e il mondo non glielo permetteva. e poi io e silvia ci baciamo, e un bacio dopo l'altro finiamo a fare sesso. e da quel giorno, io e silvia siamo state come fidanzate. non abbiamo mai detto, ora stiamo assieme, un giorno ha iniziato a dormire sempre da me, a lasciare lo spazzolino e il pigiama, e poi i vestiti. e tutto è durato un mese, poi un giorno mi sono svegliata, e non era più lì. al suo posto c'era un biglietto, ti ringrazio principessa per questo mese fantastico, ti amo, ma le cose serie non sono per me, ti porto nel cuore. e silvia è scomparsa nel nulla, non l'ho più vista, ma il suo nome è inciso sulla mia pelle, perché certe persone ti cambiano per sempre, e silvia è una di quelle.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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matilde
matilde la vedevo spesso in giro per la mia città. ha lo sguardo spento, i capelli lunghi e folti, metà neri e metà biondi, gli occhi grandi e il naso all'insù come un topolino. matilde vestiva sempre di nero, e dopo tanto ho scoperto che lo faceva perché era in lutto. era morta sua madre, quando aveva dieci anni, era morta suicida. matilde non viveva, sopravviveva. mi ha confessato tutta la sua vita tra una birra e una sigaretta, abbiamo continuato così tutta la sera, sedute sul terrazzo di casa. matilde aveva dei sogni, voleva tatuare. era piena di tatuaggi, sulle mani, sui fianchi, sulle cosce, dove era facile per lei farlo da sola. ha tatuato pure me, un cuore spezzato sul fianco. matilde aveva tanti sogni, ma poca voglia di realizzarli. perché matilde era giovane, ma era morta da un pezzo. voleva fare tanto, ma non riusciva. con matilde non abbiamo fatto sesso, e manco amore. matilde e io abbiamo avuto un rapporto indimenticabile. è stato un rapporto di una notte, ti dirò di più, credo di averla sognata. perché poi mati è scomparsa, nel nulla, e non l'ho più sentita. ogni tanto mi manda una cartolina, con sigarette, che al posto del tabacco hanno petali di fiori, e io le conservo tutte. matilde era un angelo, sceso in terra solo per me, per una notte, per parlarmi. o almeno così credevo, prima che ritornasse solo per me. io e matilde eravamo come caffè e sigaretta, la coppia che scoppia. non so se aveva una casa, o dove dormiva, vagava per il mondo. perché matilde aveva il cuore spezzato, in due, come un biscotto la mattina prima di essere inzuppato nel latte. perché matilde ha amato chi non l'amava, perché matilde voleva amore, ma il mondo è stronzo e non sempre ti da quello che vuoi. ma matilde non si arrende, matilde cerca l'amore vero, quello dei piccoli gesti. matilde sogna a occhi aperti, vuole fare la psicologa, mi confessa. perché matilde ha il cuore buono, matilde vuole aiutare le persone, matilde vuole bene, non vuole male. e matilde ingoia delle pasticche, e poi prende lo xanax. sono le medicine del sorriso, mi confessa. e matilde mi fa sempre tanti regalini, perché matilde non ha una lira, ma quelle poche che ha le spende sempre per gli altri. e mi porta l'accendino color pesca perché sa che mi piace tanto, e un profumo trovato in un supermercato che le ricorda tanto me, poi matilde mi chiama alle due di notte e mi dice scendi che facciamo un giro, che mi batte forte il cuore e non riesco a dormire. e mati torna a dormi' che domani ho scuola e tu hai lezione all'università, le ripeto io, ma lei insiste, mi dice che se non scendo va in giro sola, allora io mi vesto, prendo le sigarette e scendo. perché matilde mi vuole bene, dice che sono 'a fija sua, che mi vuole bene come se mi avesse partorito, come se fossi sangue del suo sangue. e se le dico che esagera, lei mi ripete di no, che sono 'a fija sua, e te a 'n fijo je voi più bene da'a vita tua, e un giorno ha passato ore a dirmi chiamame mami, so' io 'a mamma tua. e da quel giorno mati è diventata mami, e ha pure iniziato a tenermi in braccio e darmi i baci sulla bocca. perché matilde era triste, era tanto trieste, e non sapevo se sarebbe arrivata al mese prossimo, quindi la accontentavo. perché matilde non poteva avere figli suoi, no, perché lei non era stabile mentalmente e non poteva fare figli. e io la accontentavo, perché le volevo bene, era la mia migliore amica, e questo era il suo modo di dimostrarmi affetto. un giorno mati non mi ha più risposto al telefono, mi ha lasciato una lettera sul suo letto, con scritto a mi fija. matilde s'era ammazzata quella notte, perché la depressione aveva vinto contro di lei, matilde si era gettata dal balcone.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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morgana
maledetta morgana, maledetta maledetta maledetta. la odio, cazzo se la odio. morgana è una stronza, ti mastica come se fossi una gomma da masticare e poi ti butta nel primo cestino, perché morgana non ha sentimenti. morgana ti fa credere che ti ama, ti dice che sei l'unica e che ci vuole mettere tutto con te e vuole provarci, a costruire qualcosa, di solido. ma non le interessa, morgana vuole solo scoparti. morgana vuole far scorrere la sua lingua sul tuo clitoride, vuole giocarci come se fosse suo, vuole consumarti fino all'osso, ma non le importa di te. è fatta così morgana, vuole amore ma non lo vuole dare. rimpiange quegli amori degli anni sessanta, quasi rubati, fatti di momenti speciali e pericolosi, ma non se lo merita morgana. perché morgana ti consuma, fino all'osso. morgana ti usa, e quando si stanca di te, ti ignora. come se fossi nulla. e io ti odio morgana, sei una maledetta. perché non ha cuore morgana, non ce l'ha. per lei è tutto sesso, e divertimento. ma non ci tiene a nessuno, se non a se stessa. morgana non si merita niente, morgana non ti vuole, te lo fa credere. morgana è concentrata su di sè, vuole attenzioni, vuole essere adorata, come una dea. e non ha pietà, non ha ritegno. morgana non ama, morgana usa. morgana illude, e ti fa smettere di credere nell'amore. ma io lo so, che c'è qualcuno là fuori che mi ama. lo so, ne sono certa, anche se ora sto tornando a casa dopo una notte con morgana. il vestitino che avevo messo appositamente per lei è tutto sgualcito, perché lo ha buttato a terra mentre mi spogliava. non ho il reggiseno, non lo uso quando esco con morgana, intravedere i miei piercing ai capezzoli la manda fuori di testa. e le mutandine me le ha rubate, ha una collezione di mutandine, di tutte le donne che si fotte. ti fa bagnare, e appena diventano umide te le sfila, e sai che è l'ultima volta che le vedi, perché sono il suo trofeo. e i miei capelli sono scompigliati, e il mio trucco è colato, ho le occhiaie, non ho dormito, mi ha scopato tutta la notte, ero il suo giocattolino. perché morgana è una strega, lei ti colpisce nel profondo, lei ti seduce per farti andare a letto con lei, ma non gliene frega di te. e io ci casco, con il mio vestitino cortissimo, senza lingerie, perché morgana ti strega. e domani, alla stessa ora, mi chiederà di vederci per scoparmi nuovamente. e io dirò di sì, perché solo questo sa fare, e lo accetto, e mi va bene. e mi sfila i vestiti, come se non avessi nulla e fossero un intralcio. e il telefono squilla, squilla e io non rispondo, morgana lo prende, legge chi mi chiama, e riattacca, e lo spegne. le chiedo perché, e mi risponde che in quel momento non siamo sul pianeta terra. mi dice che siamo su venere, che ci siamo solo io e lei, e dobbiamo  solo godere, perché era il nostro obiettivo di quella sera, e non importava chi chiamasse. morgana aveva una figlia, aveva credo cinque anni, morgana era giovane, aveva qualche anno più di me ma era giovane. non l'ho mai vista la bambina, penso che la portasse da qualche amica quando la raggiungevo la notte. ma morgana non ama nessuno, ama solo sè stessa, e io non potrei mai stare al suo fianco. maledetta morgana, maledetta maledetta maledetta, io la odio. non le piaccio io, non mi ha manco mai ascoltato, le piace la mia vagina. maledetta morgana.
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nervouslandbailiffvoid · 4 years ago
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gloria
ma io la amavo ancora, cazzo se l'amavo.
gloria era mia moglie, era la mia fottuta moglie, mancavano solo un pezzo di carta e un anello, e, a saperlo prima, gliene avrei regalati cento di anelli. cento e uno, tutti diversi, tutti con inciso quanto cazzo l'amavo, ed era impossibile, perché il mio amore nei suoi confronti era fottutamente indescrivibile. ma gloria si era fidata troppo di me, le avevo spezzato il cuore troppe volte, ed era distrutta, e gloria adesso amava un'altra. ma io non ci credo, no, gloria ama me. gloria ama me, sono sua moglie, ha solo bisogno di tempo. e penso questo mentre le scrivo messaggi su messaggi, in cui la supplico, di darmi l'ultima possibilità. perché siamo anime gemelle, perché due come noi non le dividi facilmente, perché gloria mi ama e lo so. ha bisogno di tempo, mi autoconvinco, gloria ha bisogno di tempo, ma lei ama me. ama me e nessun'altro, perché un amore come il nostro è unico e invincibile, è un'amore da film americano, che resta sempre in sottofondo ogni volta. "guardiamo un film" diciamo, e ci prepariamo, sul letto dove dormiamo ogni notte, io sulle sue gambe, e facciamo partire il film. tempo cinque minuti e le sue mani delicate scorrono dentro la mia maglietta, avide di contatto, perché io e gloria non facciamo sesso, io e gloria facciamo l'amore, perché io amo lei e lei ama me, e non sono la stessa cosa. il sesso è piacere, è lussuria e passione, si limita a una scopata, l'amore invece no, ti entra dentro, ti batte il cuore, ti tremano le gambe e ti viene la pelle d'oca. e io e gloria facciamo l'amore nel nostro letto, di casa nostra. non è casa mia, è nostra, è di entrambe, non mi interessa che lei non ci sta sempre, dove ci siamo io e lei insieme è casa. perché io e gloria non è la prima volta che ci conosciamo, no. io e gloria eravamo sposate nelle vite precedenti, io e gloria dovevamo solo ritrovarci in questa vita, ma siamo sempre state sposate. perché io la amo e lei ama me, siamo sposate, manca solo un anello e un pezzo di carta, e a saperlo prima gliene avrei regalato duemila anelli, perché se gloria me lo chiede, io ammazzo per lei. io giro il mondo a piedi per lei, perché non è attrazione, è amore. e anche se mi dice che non mi ama più, non le credo. perché se non mi ama più, gloria non mi risponde alle chiamate. se non mi ama più non mi da più corda, mi ignora, mi blocca, mi denuncia. ma gloria non lo fa, e con lo sguardo triste di chi ne ha passate tante, prova a mandarmi a fanculo, ma non ci riesce, perché gloria ama me e siamo sposate. ci manca solo l'anello. e appena gloria ricomincia a amarmi al per cento, io glielo compro l'anello. io la sposo a gloria, a tutti gli effetti, le faccio la proposta, e ci sposiamo. e sulla carta, risultiamo moglie e moglie, perché gloria mi ama e io amo a lei, così non ci lasciamo più. e poi facciamo tanti figli, due, tre, quattro, quanti vogliamo, tanti piccoli bimbi. e con tutte le difficoltà, restiamo insieme, perché io sono sua moglie e lei è la mia, e ci amiamo. e l'amore, quello vero, non finisce, mai. perché l'amore se è amore fa giri lunghi e ritorna. perché lo so, gloria è la mia anima gemella, è mia moglie, manca solo l'anello e un pezzo di carta.
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nervouslandbailiffvoid · 5 years ago
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nervouslandbailiffvoid · 5 years ago
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nervouslandbailiffvoid · 6 years ago
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“Dopo un bacio sai che ne voglio un altro, quanto è bello ripensarti da fatto.”
— Nayt
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nervouslandbailiffvoid · 6 years ago
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“In primo luogo, Zelda era un colore: una macchia sonora e vibrante nel mondo. Aveva i capelli luminosi come quelli di un bambino, o biondo cupo o color miele o oro scuro: il viso roseo o abbronzato, sempre freschissimo, era un’ emozionante chiazza di bellezza nella natura. Aveva gli occhi di un falco: pensierosi ma non tristi, severi, quasi maschili. Di giorno, ardevano senza fiamma: la sera, erano agitati, neri e impenetrabili, ma sempre furiosi di impazienza verso la tediosa realtà alla quale lei non apparteneva. Qualcuno la trovava simile a una giovane indiana, o a una principessa barbarica: mentre lei immaginava di discendere da una razza di streghe. Se Fitzgerald era una sola incrinatura, Zelda Sayre non rivelava, in apparenza, nessuna crepa. Da bambina non si stancava mai: correva senza cappello e cappotto persino nel quartiere negro di Montgomery. Le piaceva saltare dall’ alto: tuffarsi nelle piscine, arrampicarsi sugli alberi e ridiscendere con un balzo sul terreno. Quando diventò ragazza, ballava tutte le notti, sempre innamorata di qualcuno. La scuola la annoiava. Fumava continuamente: beveva gin o acquavite: raccontava storie scabrose; e diceva di aver baciato «migliaia di uomini» e che ne avrebbe baciati altre migliaia. Qualsiasi cosa facesse, affascinava: sia quando passeggiava arditamente per le strade di Montgomery, sia quando faceva oscillare una mazza sul campo di golf. Il suo coraggio inflessibile era fatto, in parti eguali, di puerilità, egoismo, fredda intelligenza, violenza, smoderatezza. Osservava volentieri soltanto sé stessa. […] Era il suo segreto. Non doveva nulla a nessuno: la sua parte era quella di ricevere regali, regali, regali dal banco inesauribile della vita. Il mondo era un’ immagine della sua bellezza, e lei possedeva il mondo, grazie alla bellezza. Pensava che il compito delle donne non fosse di assicurare la quiete, come le avevano insegnato in famiglia, ma quello di offendere, disturbare, provocare disastri. […] Sembrava conoscere soltanto le superfici della vita bevendo gioiosamente «la spuma in cima alla bottiglia». Abitava nell'immaginazione, recitava la propria parte come l’ attrice più consumata; e poi, all’ improvviso, stava di là, cogliendo le sensazioni imponderabili tra il cielo e la terra. Quando conversava, prima esprimeva un’ idea con aria rapita, voce di contralto, e un profumato accento del Sud: poi teneva l’ idea a distanza, le sorrideva; infine giocava a nascondino con lei, variandola e capovolgendola. Rebecca West sosteneva che Zelda, questa donna bellissima, era in realtà brutta, perché il suo volto aveva una singolare disarmonia, come «i ritratti di folli di Géricault: il suo profilo sembrava costruito su due piani diversi», e ricordava le figure che Picasso disegnava in quegli anni. Sara Murphy sosteneva che Zelda poteva essere «spettrale»: «A volte sembrava che ti stesse aspettando in agguato, con i suoi occhi indiani». Zelda diceva di essere posseduta dai dèmoni come una strega. In una lettera del 1930 alla cognata, Fitzgerald ricordò crudelmente che il padre di Zelda aveva avuto una grave depressione, che tre sorelle erano nevrotiche, la nonna si era uccisa, e alcuni zii erano squilibrati. Anche il fratello di Zelda, Anthony, si suicidò nel 1933. Ma fu proprio Fitzgerald, il quale comprese la moglie come nessun altro, a dire la parola giusta. Il 7 dicembre 1940, pochi giorni prima di morire, scrisse alla figlia: «I malati di mente sono sempre semplici ospiti sulla terra: eterni stranieri, che portano con sé decaloghi spezzati che non sanno leggere».”
— Pietro Citati, La morte della farfalla.
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nervouslandbailiffvoid · 6 years ago
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“Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata, il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali.”
— Emily Dickinson
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