mata-konya
Ancora stanotte!
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"Perciò, stanotte dovremo mettere in scena..." "La più magnifica delle notti!" Piccolo blog per traduzioni di novel e giochi RPG e quello che mi gira! - Gestito da Tayr e tante care cose.
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mata-konya · 7 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Ultimo
Traduzione Italiana
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Capitolo Decimo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 10 - Solitudine
Davanti ai miei occhi c'era un disastro composto di scopettoni e parti di mobilio che, dopo aver aperto la porta, erano franati a terra bloccando l'entrata. 
Abbassai la testa, ora pesante, e vidi una gamba inanimata che giaceva sul pavimento polveroso. Il ginocchio sanguinava un poco. Era la mia gamba... mi chiesi quando mi fossi fatta male. La mia testa iniziò a ricollegare e tornò indietro, attraverso le memorie di quel che stavo facendo. Mi ero persa mentre cercavo di scappare da quel posto il più velocemente possibile, correndo senza nessuna destinazione, per poi inciampare nel corridoio. Alzai la testa, strizzai gli occhi, e mi guardai intorno. Quello era il primo magazzino che avevo perquisito con Kaito... aveva spostato vecchie scrivanie, scrittoi, scope, scopettoni e secchi impilandoli tutti vicino all'entrata. Quindi entrare sarebbe stato semplice, uscire invece pareva un po' più complicato. Ma era sempre meglio della lunga galleria in cui ero finita quando correvo, o delle stanze degli ospiti. Nella remota possibilità che fossero venuti a cercarmi, sarebbe stato difficile mi trovassero, lì. Il primo shock era arrivato quando la Padrona di casa aveva chiamato il Ragazzo Bambola "Len", lasciandomi semplicemente confusa. Mi ero chiesta "Aspetta, perché?". Ma man mano che la loro conversazione continuava, la mia confusione era divenuta tristezza... poi paura... risentimento e rabbia. Tutte le mie emozioni si erano mescolate insieme, e mi sentivo come se avessero potuto consumarmi da un momento all'altro. Eppure, quando quelle emozioni avevano raggiunto il loro picco massimo, l'intensità era svanita, e avevo cominciato a sentirmi come se stessi guardando una recita - un dramma umano ambivalente diviso fra odio, amore e intrighi. La mia mente aveva smesso di pensare, e avevo ammirato quella scena davanti ai miei occhi come se fosse stata una recita. Quanto avrei voluto che fosse davvero solo una recita. "Ah ah... che crudeltà..." La mia voce roca riecheggiò inutilmente in quella stanza vuota. "Qualcuno... mi dica che questa è solo una bugia..." Mi tesi per aggrapparmi a qualcosa, ma trovai solo aria. Con la mia vista offuscata, mi pareva di aver visto una mano. Ma era la mia... c'ero solo io. Nessuno sarebbe venuto a stringere la mia mano tremante. Ero triste. Piena di rimpianto. Addolorata. Sola. Così miserabile. Richiamai quella conversazione sentita da dietro una porta pezzo per pezzo; quelle emozioni che bruciavano nel mio petto risalirono su per la gola, uscendo in singhiozzi. Mi premetti con fermezza le mani sulla bocca per non produrre alcun suono. Ma anche così, i miei sonori singhiozzi - volevo che qualcuno mi rispondesse - rimbombarono nella stanza vuota, facendosi sentire solo da me. Più piangevo, più male sentivo. Avevo creduto, senza alcun dubbio, che gli altri fossero miei amici. Mi aspettavo che una mano mi accarezzasse la testa mentre piangevo tutta sola, una voce che mi sgridasse per aver pianto su una cosa simile, qualcuno che mi guardasse gentilmente senza dir nulla, o del delizioso tè al latte per calmarmi, ma non c'era nulla di tutto questo... non c'era mai stato. Quegli attori di prima categoria, in grado di manipolare chiunque, non mi avrebbero più offerto tali consolazioni. Non ero mai davvero stata amica di quei professionisti. Non ero nemmeno stata tradita; ero io che mi ero convinta di essere già loro amica... idiota. Che folle, miserabile, impudente errore. Non vedendo perché mai non sarei dovuta riuscire a fare amicizia con loro fin da subito, avevo fatto la mia stupida supposizione e mi ero perfino complimentata con me stessa. "La protagonista morirà, anche se non facesse o dicesse niente. Questo è il suo destino... sono le leggi di questo mondo." Prima, ero inciampata nel corridoio mentre correvo. Cadevo spesso, da imbranata qual ero, quindi avevo pensato fosse per quello. Ma mi sbagliavo. Solo... quante volte avevo avuto paura di morire, da quand'ero finita in quel mondo? La scaletta che si era rotta, precipitare giù per la scala grande... Per non parlare della spada piovuta dall'alto. Il tè al latte che mi era stato offerto con un perfetto tempismo: subito dopo aver sentito la storia su un omicidio perfetto con del veleno nascosto. Pareva un po' troppa sfortuna. Ma non erano solo incidenti; erano tutti eventi calcolati, pianificati... L'attrice principale che era sparita all'improvviso - le parole tabù - colei che era morta - lo scambio della protagonista - nove persone - il karma della morte - la morte necessaria - riportarla indietro dalla tomba - Miku non può sapere la verità, o tornare nella realtà - raggiungere il nostro obiettivo - l'invito dell'orchestratore - l'improvvisa audizione della troupe - il sogno che avevo fatto quella notte - First Night. Ora i pezzi del puzzle si erano riuniti... Tutto ciò su cui avevo nutrito dei dubbi si era finalmente chiarito, venendo a creare una storia completa. Dovevo separarmi da loro - dalla fiducia, dall'affetto, dai legami. E dovevo trovare la decisione per combatterli. Dovevo trovare un modo per evitare che le cose andassero secondo il copione, o sarei stata lasciata tutta sola in quel mondo a morire... Tutta la mia tristezza per essere stata ingannata mutò in furia e odio. Proprio come in Bad∞End∞Night. Loro stavano lottando, arrivando al punto di provare la morte temporanea in quel mondo fittizio, pur di condurre me alla morte che desideravano. Dunque anche io avrei dovuto trovare la determinazione, e farla finita con loro prima che loro riuscissero a farlo con me. Quella volta, avrei fatto sì che loro recitassero secondo il copione da me pensato. Non gli avrei lasciato intuire che mi ero resa conto della verità. Avremmo concluso quella recita che si ripeteva con un ultimo atto, e infine gli attori sarebbero scesi dal palco per ricevere l'applauso. Kaito aveva detto che la lettera era importante. Doveva essere l'ultima pagina del copione, proprio come pensavo. E usando l'ultima pagina, avrei potuto creare una scena che loro non volevano - la protagonista che veniva salvata e ricondotta nella realtà. E quelle cose da cui cercavano di tenermi lontana... Dovevano essere ricollegate all'utilizzo dell'ultima pagina. Prima di tutto, la bottiglia di vino. Quando avevamo cercato nella cantina, c'era una singola bottiglia non fasulla, con ancora un poco di vino all'interno. Gack aveva, con naturalezza, distolto la mia attenzione dal vino. Avrei dovuto essere molto interessata a quell'unico oggetto che non faceva parte dello sfondo, con il potenziale per venir utilizzato in seguito... Ma prima che me ne rendessi conto, stavamo parlando di vino in generale, e poi si era passati ad argomenti che non c'entravano nulla. Che fosse l'effettivo inchiostro? Quando l'avevo rovesciato sull'ultima pagina, aveva brillato. Ora, per il resto... Ripassai freneticamente tutti i miei ricordi. Mentre cercavo i significati nascosti dietro tutte le azioni cui avevo assistito da quando ero arrivata lì, me ne tornò in mente una in particolare. Rin era sempre nell'atrio, di fronte all'orologio... ma certo, le lancette...! Quando avevo provato ad avvicinarmi, mi aveva detto che era pericoloso, e il suo sguardo si era fatto di minaccia... dovevo sbrigarmi e prendere quelle lancette! Quando mi rialzai, una fitta di dolore colpì il mio ginocchio destro. Presi il fazzoletto regalatomi da Luka dalla tasca e lo avvolsi stretto intorno al ginocchio. Il sangue, che ancora non si era fermato, lo macchiò leggermente. Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi. Dietro le palpebre, immaginai un'altra me. Era arrivata tardi alla riunione, così era entrata nella stanza con un'aria molto dispiaciuta. Tutti la guardavano con qualche dubbio e un po' a disagio, visto quant'era in ritardo. E lei pareva stesse morendo dalla voglia di chiedere qualcosa agli altri, incuriosita riguardo quel che aveva visto nei libri della biblioteca... Lentamente, l'atmosfera della stanza si faceva più tesa, ed entrambe le parti volevano depistare l'altra... Lei poi avrebbe fatto una faccia dispiaciuta, eppure si sarebbe fidata di loro, e gli avrebbe detto di aver trovato un indizio riguardo la pagina mancante. Agiva in modo stupido ed era facile da ingannare, sì, proprio come se fosse stata un membro del pubblico... il suo obiettivo era di rubare il loro copione. Sì, io non sapevo nulla. Completamente all'oscuro di essere il numero nove, un pietoso rimpiazzo, avrei danzato per loro. Nascosi le lancette dell'orologio nella tasca della gonna, strinsi la bottiglia di vino con la mano sinistra e, con la mano libera, bussai leggermente alla porta dello studio. "Certo che la ricerca nel magazzino le ha preso un sacco di tempo. La stavamo aspettando tutti." La Padrona di casa, seduta sul divano più vicino alla porta, mi accolse con un sorriso preoccupato. Aprendo un poco quello stravagante battente di legno, misi piede nella stanza. "Uhm... ho finito di cercare nel magazzino poco fa. Ma mi sono ricordata di qualcosa che ho visto nella cantina dei vini mentre la ispezionavo con il signor Maggiordomo. Lei aveva detto che avrebbe preferito bere qualcosa di alcolico piuttosto che il tè, poco fa, così gliene ho portato un po'..." "Cielo, così è rimasto un po' di vino! Ne sono lieta." "... non è il momento di bere, d'accordo?" Il Padrone di casa sgridò la Padrona con la fronte aggrottata, le rughe ancora più profonde del solito. Potevo interpretarla come un'espressione di leggero disagio; perché la Ragazza del villaggio aveva portato la bottiglia di vino, un oggetto chiave per il proseguimento della storia. Una volta entrata, mi diressi verso il muro sulla destra... e verso il tavolino con il copione. La poltrona lì vicino era vuota, così potei sedermici con naturalezza. Senza prestare attenzione al copione, la Ragazza del villaggio pareva ansiosa riguardo qualche altra cosa - non riusciva a non pensare alle cose che aveva sentito in biblioteca prima... ma si chiedeva come introdurre l'argomento. Gli abitanti, intanto, con buone probabilità cercavano di concepire un piano per rubare la lettera. "Oh, ha trovato la lettera? Perché io non ho avuto per niente fortuna. Non ho trovato nemmeno un pezzetto di carta..." Ci pensò la Signorina ad iniziare per me. La parola "carta" serviva per aprire una breccia. "Sì, lo stesso qui! In cucina non c'erano altro che fazzoletti di carta per la cena!" "E i giornali nel soggiorno sono pieni di scritte... non andrebbero bene. Pensare che ci voglia tanta fatica per trovare un misero pezzo di carta..." "Ma...! Si dICe cHe lE COSE che CERCHI sIaNo SEMpre soTtO il tUo nASO! AhAhAhAh!" Sapevo che stavano creando un naturale flusso di conversazione per ottenere la lettera in possesso della Ragazza del villaggio. Iniziando con la Signorina, passando per la Cameriera, poi la Padrona di casa, e infine la Ragazza Bambola, avevano formato una perfetta catena senza interruzioni. La Ragazza del villaggio cui erano abituati, a quel punto, sarebbe stata sicuramente spinta a dire "Oh, ma se serve un pezzo di carta bianco io ne ho uno..." e così tirare fuori la lettera. Avevo una sola possibilità. Dovevo recitare come l'ignorante Ragazza del villaggio, un po' a disagio... anzi no, come quell'idiota di Miku nel ruolo della Ragazza. La risposta più naturale... "Ho cercato con tutto il mio impegno, eppure... non sono proprio riuscita a trovarla. E' un po' deprimente... ma c'è un qualcosa che mi incuriosisce... questa lettera che ho è forse parte del copione?" "...!" Lentamente, estrassi la lettera dalla mia tasca. I loro occhi brillarono deliziati. Ma, come cacciatori che dovessero avvicinarsi ad un coniglio in trappola, camuffarono la loro gioia con espressioni di repentina sorpresa e aspettativa. Come se fosse la prima volta che avevano la possibilità di acciuffare la preda, agirono piano, con attenzione, per non lasciarsela scappare. "Io... io non l'avevo nemmeno considerata. L'ha sempre avuta con lei...?" "Sì. Me n'ero dimenticata, ma sono piuttosto sicura sia sempre stata nella mia tasca..." Tirai fuori la carta ripiegata dalla sua busta e la distesi per mostrarla a tutti. Mi guardarono con sorpresa, come se non l'avessero mai vista prima. "L'aVEvo vIsTA AnCHe IO, nell'aTRIo! PAReVa deLla giuSTA MiSura! AhAhAh!" "GIà, comBAcIa ALla pERfeZIOnE! AhAhAhAh!" "Non c'è niente sopra, uh! Solo carta... no? Anche se sembra parecchio sbiadita..." "La prossima pagina del copione è strappata. E in modo piuttosto rozzo, per cui sicuramente sul foglio dovrebbero esserci dei tagli irregolari vicino al bordo. Certo, pare che la misura sia proprio quella... ma se non è la cosa giusta, anche solo provare ad usarla come pagina successiva potrebbe essere pericoloso..." "...! Oh, capisco..." Convinta da Meiko, la Ragazza del villaggio seguì il suo consiglio, guardò in basso con un pizzico di disperazione, e la ripose nella tasca come se avesse perso ogni interesse. Immediatamente ci fu un momento di esitazione. "Se prendessimo la lettera della Ragazza del villaggio, dovremmo per forza provarla qui ed ora per vedere se funziona come parte del copione... che sarebbe effettivamente pericoloso... se invece il tempo limite scadesse non avremmo bisogno di prenderla con la forza, no?", "Dovremmo rubarla ora... si vede che lei è ancora un po' tesa... chi lo sa cosa potrebbe fare dopo?", potevo vedere quelle due volontà contrastanti volare attraverso la stanza senza bisogno di parole. Senza affatto notare quel confronto, la Ragazza del villaggio era ancora depressa per la sua idea speranzosa rivelatasi inutile e, mentre si chiedeva come indagare su quel che aveva saputo nella biblioteca, il Maggiordomo le parlò. "... Forse dovremmo concederle almeno una possibilità. Anche solo vedere se la misura corrisponde o no." Gli altri, impegnati nella loro guerra silenziosa, lo fissarono allibiti. "Non puoi prenderti un rischio simile, cosa stai pensando?" potevo quasi sentir gridare i Padroni di casa e la Ragazza Bambola. Intanto, la Signorina e il Ragazzo Bambola continuavano a mandare occhiate che dicevano "Sbrighiamoci". Ignorando quell'accusa silente, il Maggiordomo, che era vicino alla finestra, prese il copione conservato sul tavolino e me lo portò. Alzandomi con una certa casualità, posai la bottiglia di vino contro lo schienale della poltrona e, mentre fingevo di far attenzione a non rovesciarlo, occhieggiai la strada fra me e la porta. Ottimo, nessuno in mezzo. "No, aspettate. Controlliamola tutti, prima..." La voce del Padrone di casa si fece più dura e, rivolgendomi quel genere di sorriso preoccupato che si fa ai bambini quando non ascoltano, mi si avvicinò ad ampie falcate. Il padrone di quella magione non avrebbe mai alzato la voce o si sarebbe inquietato per una sciocchezza simile. Pur di nascondere il turbamento, la sua maschera come "Padrone di casa" stava crollando. Senza mostrare di averlo notato, tirai di nuovo fuori la lettera dalla tasca, e mossi la mano per aprire la busta. Sguardi pesanti si posarono su quella mano. La tirai fuori lentamente, giusto per metà, di modo da mostrarla a tutti, e poi... La rimisi dentro e richiusi il sigillo. Tutti quanti mi fissarono sconvolti, dimenticandosi dei ruoli da recitare. Questo era il momento per la Ragazza del villaggio di danzare come protagonista. "... No, avete ragione. Se è pericoloso, forse non dovrei. Chissà cosa potrebbe accadere... e stavo pensando, il copione dovrebbe procedere nella maniera giusta... e questa potrebbe essere l'ultima pagina. In questo caso dobbiamo trovare la pagina mancante, no? Saltare scene e forzare un finale potrebbe non fare concludere la recita nel modo giusto... e scompariremmo..." Riposi la lettera in tasca. Il Maggiordomo era in piedi davanti a me, il copione giaceva fra le sue mani, e lui si limitava a sbattere le palpebre, senza capire perché la Ragazza del villaggio avesse avuto quest'improvviso cambio di idea. Ma optarono per il non porsi troppe domande su quel suo gesto improvviso; erano sicuri di aver già ottenuto la vittoria, e il sollievo attraversò la stanza. Nessun dubbio, preoccupazione o disagio, solo sollievo e un poco di tenerezza - un'atmosfera nostalgica. E... "Beh, questo lo prendo io, va bene?" disse la Ragazza del villaggio, con un sorriso. Prima che qualcuno potesse reagire, strappai il copione dalle mani del Maggiordomo - quel copione messo proprio sotto i miei occhi senza alcuna difesa - con la mano destra, ruotai su me stessa, afferrai la bottiglia poggiata sulla poltrona e corsi alla porta. Aprii la porta il tanto per passarci senza perdere velocità, girai per il corridoio a destra e mi affrettai verso la scala grande. Colti così alla sprovvista, gli altri non erano stati in grado di reagire prontamente; sentii i loro passi piuttosto distanti da me. "Ferma! Dove sta andando!?" Gack era veloce. Era quello che sentivo più vicino... in effetti, era anche il più vicino alla porta. Se avessi rallentato un minimo, mi avrebbe acchiappata. "Questo è mio! Sono la stella di questa recita, dopotutto!" "Signorina Ragazza del villaggio, la prego, aspetti! Ci dispiace aver rifiutato a priori la sua idea!" "Sigh... basta con le scene. So tutto! Il vostro complotto... e la persona che avete ucciso!" "?!" Quando raggiunsi l'altro corridoio e stavo per correre giù per le scale, Luka gridò in un modo che ricordava più uno strillo. "Aspetta, per favore! Fermati! Calmati! Cosa diamine stai dicendo!? Aaaaah, non farlo!" "Sono una nona persona - il rimpiazzo di qualcuno, no!?  ... Lei sarebbe dovuta essere la protagonista... ma è morta, così io sono diventata la sua controfigura! E adesso volete uccidere me per resuscitare lei, o no!?" "...!?" Le loro voci, che continuavano a urlarmi di tornare indietro, si fermarono. Non potevo permettermi di controllare alle mie spalle. Solo i passi che attraversavano il corridoio riecheggiavano fino agli alti soffitti, incrementando quell'atmosfera di pericolo. La mia corsa senza pause ben presto mi portò ad ansimare. Una magione così grande... Giù, al pianoterra, girai a sinistra, aprii la porta del corridoio dietro le scale, e mi assicurai di averla chiusa bene. Corsi dritta per il corridoio alla mia destra. Poco dopo, sentii qualcuno aprire la porta che avevo appena chiuso. Ma andava tutto bene, ad una simile distanza... potevo ancora scappare...! Proprio quando stavo per fuggire nel sotterraneo, giù per le scale a chiocciola dietro il quadro di Twilight∞Night... in qualche modo Kaito, Rin e Len erano già lì, che mi aspettavano. Misi subito i freni alla mia corsa a piena velocità. "E' un peccato, Miku", disse Rin, come se davvero le dispiacesse. Ero sicura di aver preso la strada più breve dallo studio del primo piano alla stanza proibita del pianoterra. Prima di andare nello studio, avevo perfino controllato tutti i passaggi, e simulato il percorso più volte nella mia testa...! "Ricordi la stanza proibita quassù in cui io e te abbiamo cercato? Sì, c'è appeso un quadro di Twilight∞Night proprio come questo..." "Pant... pant... non è possibile!" mormorai, col respiro pesante. Ma loro, pur essendo arrivati prima di me, non erano affatto a corto di fiato. Perché...! "La scalinata segreta non va solo dal pianoterra al sotterraneo. Tuttavia, le scale dal primo piano al pianoterra non si possono aprire dal lato del pianoterra..." Kaito diede un'occhiata dietro di sé, e guardai anch'io. C'era una scalinata dove prima, ne ero abbastanza sicura, si trovava solo un muro. Non ci avevo proprio pensato. Ma a rifletterci, era una possibilità che avrei dovuto ovviamente tenere in considerazione. Argh... mentre ancora cercavo di recuperare fiato, fissai quei tre. "... Se anche siamo stati scoperti, oh be'. Eppure, certo è che sei riuscita a fregarci, con quella messinscena improvvisata. Siamo stati del tutto ingannati... bravò, numero nove." "Gh..." Len non esibiva più l'imperituro sorriso crudele del Ragazzo Bambola, ma era tornato a quell'espressione piatta che impediva di leggere i suoi pensieri. I passi in lontananza si fecero più rumorosi; un paio si fermarono, poi si aggiunsero altre due persone. Infine, in considerevole ritardo, arrivò anche l'ultima persona. Tutti e sette mi circondarono. "Gasp... pant... sono arrivataaa!" "Sigh... Meg! Sei così poco atletica. Troppo leeenta." "Pure lei, signorina Luka! Pant, pant... non è senza fiato anche lei!?" Nessuno provò subito a portarmi via il vino, la lettera o il copione. Mantenendo le distanze, sembrava che stessero ancora cercando una strategia. Tenevo fra le mani il vino e il copione, quindi non sarebbe stato facile tirar fuori la lettera. Ma diffidenti dopo esser stati ingannati una volta, mi avevano circondata completamente, e pareva che avrebbero potuto sopraffarmi in qualsiasi momento. Avrei dovuto fare molta attenzione per trovare un'opportunità. Dovevo acuire i miei sensi, e recitare in modo subdolo, sottile come il filo che passa per la cruna di un ago. In primo luogo... "Non riesco a non provare rimorso." C'era mancato un solo passo per cadere nella loro trappola. Quell'idiota di Miku si morsicò il labbro inferiore, ma cercando di mantenere la compostezza, e rimase ad osservare la mossa successiva dei suoi nemici. "... beh, e adesso cosa? Ti sacrificheremo, e scambieremo la tua morte con la sua - sì, la donna di cui ti ho parlato quella volta. Ricordi, giusto? Abbiamo lavorato così duramente per nasconderlo. La nostra cara amica, persa prima che ti unissi alla troupe... la nostra attrice principale, scomparsa improvvisamente... aveva catturato la tua attenzione, eh? Il tuo intuito è piuttosto affilato. Il ruolo di protagonista di Crazy∞Night era pianificato per lei, non per te. E pur di riportarla indietro, abbiamo cercato di ucciderti ancora e ancora in modi che sembrassero incidenti... come hai scoperto. E finché la tua morte non accadrà nel mondo richiesto da questo mondo, la notte si ripeterà all'infinito. Ma cosa farai, pur sapendolo? Per le leggi di questo mondo, il fato della sua morte è legato a te, cosa che rende più facile capitino degli incidenti. Spade ben fissate cadranno all'improvviso, delle scalette si romperanno di botto, tu cadrai per le scale o inciamperai nel vuoto. Inoltre, possiedi intelligenza e abilità del tutto nella norma. Contro noi sette: brillanti, efficienti, professionali attori con una capacità di vedere le cose ben più ampia della tua. Le possibilità sono a tuo sfavore." "(C'è una di noi che è innegabilmente inferiore sul piano fisico, però...)" "(S-signorina Lukaaaa!)" "..." Odiavo ammetterlo, ma non potevo replicare; era vero. Involontariamente, strinsi la presa sulla bottiglia. "Ah... non te l'avevo già detto, quella notte? Tu hai una fatale incapacità di vedere le cose nel loro insieme. Non capisci il tuo stesso valore. Sei così concentrata su te stessa che non ti rendi conto di come ti vedono gli altri, i loro veri sentimenti. E così, gli altri possono facilmente ingannarti e raggirarti. Beh, raccogli ciò che hai seminato." "... Lo so questo! Me ne rendo conto, tanto che fa male... capisco il consiglio che mi hai dato. Facevate finta di lasciare che fossi meno formale e più amichevole con voi perché così avrei pensato che mi avevate già accettata... ma era solo un modo per riempirmi di sollievo e affetto, così da non dubitare di voi... giusto? E... tutti voi, mi avete aperto il vostro cuore subito prima e dopo l'atto primo. Era la mia prima recita, ero la protagonista, e per voi era la recita più importante di tutte, quella che non doveva fallire... Pensavo che mi aveste mostrato preoccupazione e dato incoraggiamenti per aiutarmi a farla diventare un successo. Ma perfino quello era solo una preparazione per ora... per assicurarvi che, quando fossi stata risucchiata in questo strano mondo, mi sarei fidata abbastanza di voi da non provare a fare niente fuori dal piano! Preparare un sacrificio e scambiarlo con il mio defunto predecessore... Non so che tipo di magia possa fare questa cosa, ma dev'essere opera della persona che ha creato questo bizzarro mondo. Quindi avete cospirato per chiedere a Burlet... no, avete fatto un patto, vero!? Avreste messo su una divertente recita da mostrargli, e lui in cambio avrebbe resuscitato la vera protagonista nel mondo reale! E' iniziato tutto quando sono stata scelta, all'audizione... No, prima ancora, quando avete improvvisamente scelto di fare l'audizione per trovare un rimpiazzo. Perché una novellina, una ragazza nella media senza alcuna qualità che la redimesse, non sarebbe mai stata scelta dalla Compagnia Burlet come protagonista della sua opera perduta! Chiunque l'avrebbe capito, se ci avesse pensato un attimo... io non avrei mai potuto essere la protagonista! Ahahahahahahahah!" "..." La risata deviata di Miku fece esitare tutti. Non c'era nulla di divertente, ma quella risata asciutta non si fermava. "... Ahh. Vi guardavo da lontano, faticando ad arrivare a teatro tutti i giorni visto il mio lavoro... fino ad un anno e mezzo fa. Non è passato tanto, ma pare già così nostalgico... Sono stata scelta per unirmi alla troupe, e mi sono ammazzata di fatica per migliorarmi e soddisfare in fretta le vostre aspettative.... ma è stato tutto inutile... No, non era nemmeno necessario, fin dall'inizio... perché sono sempre stata solo un rimpiazzo usa-e-getta." Mormorai queste parole come se le stessi dicendo fra me e me. La tranquilla pioggia di lacrime divenne un piccolo ruscello, poi aumentò di volume fino a diventare un fiume. Quelle emozioni negative non si sarebbero fermate finché non avessi pianto un mare. "Sì... sono solo un rimpiazzo! Il numero nove, la sua patetica, miserabile, stupida sostituta...!" "... è vero. Ti conosci proprio bene, eh?" "Len! Non parlarle così... aspetta un momento, Miku. Hai capito male. Non lo stiamo facendo perché lo vogliamo..." "E' inutile cercare di indorare la pillola ora, Meiko. I suoi occhi sono veeeramente spaventosi. Ci ha scoperti, quindi che bisogno c'è di nascondersi? Sì, sei solo una sostituta. Non te l'avevo già detto? La persona con cui eravamo sempre stati, ma che ci ha lasciati all'improvviso... sì, è morta... Proprio nel teatro, poco prima che ti unissi a noi. Triste, non è vero? E' stato perché l'avevamo accerchiata... quindi abbiamo rimpianto amaramente la sua morte. E poi, è accaduto un miracolo. Abbiamo scoperto che avremmo potuto perfino riportare qualcuno indietro dalla morte, usando un sostituto... lo stiamo facendo per lei. E tu... sei stata scelta come sacrificio. E' la verità. Ne hai avuto abbastanza?" Le parole di Luka furono una pugnalata in pancia. La verità era davanti a me, e la capivo bene, ma il mio cuore non era pronto all'impatto; la mia vista era sfocata per tutte le lacrime, e divenne difficoltoso respirare. "... Oh, signorina Luka, è stata eccessivamente dura... Guardi, non sto cercando di trovare alcuna scusa, ma nessuno di noi è stato felice di doverla ingannare. Almeno creda questo, d'accordo, signorina Miku?" "..." "Se lo dici così, Meg, sembra quasi ti stia prendendo gioco di lei." "La signorina Rin ha ragione. Sta praticamente invitando incomprensioni, signorina Meg. Che causerebbero problemi non necessari..." "Perciò, sì, devi capirlo. Non è rimasto neanche tempo. Qualunque cosa tu faccia, hai perso." "Ahah... ora che ci penso, Len... mi avevi dato delle rose blu. E vuoi riportarla in vita a tutti i costi. Quindi, visto il significato di quei fiori... regalandomeli, intendevi che mi stavi affidando un miracolo... ovvero la sua resurrezione..? Allora mi chiedo, forse ami quella ragazza morta?" "...!" Il flusso rallentò gradualmente, stabilizzandosi in una calma superficie piatta. Tirai la testa fuori dall'acqua, mossa solo da qualche piccola increspatura. Il moto ondulatorio si stava fermando. Era tempo di ricreare qualche onda. Misi delicatamente la bottiglia a terra. Nel momento in cui tutti abbassarono lo sguardo per guardarla, tirai fuori la lancetta lunga - il pugnale - nascosta nella mia tasca, e corsi verso il muro con l'intersezione a T. Poi mi voltai. Da quella posizione, tutti quanti puntavano alla stessa direzione. Un attimo dopo che ero sfuggita al loro circolo, Luka e Meiko - poco fa dietro di me - si affrettarono ai lati dell'intersezione per circondarmi di nuovo. "Signorina Luka, signora Meiko! Non muovetevi! Se provate ad avvicinarvi..." Per un istante, tutti rimasero sbigottiti. Stringendo il copione sotto il braccio destro, mi sporsi verso la persona più vicina - Rin - la immobilizzai e puntai l'affilata, brillante punta della lancetta verso di lei. "Sono seria. Che nessuno si avvicini!" Uno strano silenzio dominava la scena. Tutti dovevano sapere che la lancetta dell'orologio in realtà era un pugnale. "... è inutile. Rin è una bambola, ora. Non servirebbe comunque a nulla..." "Dobbiamo solo provare per vedere se è inutile oppure no, giusto? Eh eh..." Fissai gli altri con un ghigno. La piccola bambola fra le mie mani tremava appena, e potevo sentire i suoi battiti cardiaci. "Stai tremando... che peccato, eh, Rin...?" "Ferma! Miku, per favore! Lascia andare Rin!" "Quando voi mi uccidereste senza pensarci due volte? Pft." "...!!" "Prenderò anche quella bottiglia di vino. Si supponeva lo bevessi durante l'atto primo." Kaito raccolse la bottiglia dal pavimento con la mano sinistra. "..." "Kaito..." "Potresti dirci perché hai bisogno della bottiglia? Cosa intendi farci?" "... sono sicura non ci sia bisogno che ve lo dica, no?" "... non posso dartela." "Allora non ti importa di cosa succede a Rin?" "K-Kaito..." Puntai il pugnale contro il viso di Rin, ma Kaito non si mosse. Quella situazione inaspettata fece tornare un po' di disagio. Se avessi cercato di prenderlo con la forza, forse lui sarebbe riuscito a bloccarmi. Senza il vino... non avrei potuto scrivere il finale. Cosa avrei dovuto fare? Dovevo pensare. Calma... "Smettila con questa follia, e restituisci il copione." Kaito fece un altro passo per accorciare la distanza. Per suscitare più paura, portai la punta del pugnale proprio sopra i bulbi oculari di Rin. Lacrime caddero dagli occhi simili al vetro della Ragazza Bambola. Se poteva piangere perfino da bambola, di sicuro pugnarla avrebbe causato un tremendo dolore... simile a quello della morte nella realtà. Un pensiero in lontananza nella mia mente. Lo stesso dolore che avevo provato io morendo ripetutamente in quel mondo; non ricordavo affatto nessuna di quelle morti, ma loro sì. Loro se le ricordavano tutte... Copiose lacrime fluivano dagli occhi di Rin, eppure Kaito non si fermava. La morte in quel mondo sarebbe stata solo una morte fittizia... così, anche se li avessi uccisi lì, sarebbe arrivata un'altra notte. Perciò, per quanto facesse male, potevano sopportarlo, sapendo che era una bugia... non avrebbero temuto nemmeno la morte. Pareva che io, in quanto protagonista, non sarei potuta morire fintanto che non avessero rimesso perfettamente in scena il momento della morte di quella donna. E anche loro non sarebbero morti, pur se li avessi accoltellati, perché sarebbero sempre ritornati la notte successiva. Dato che le loro memorie rimanevano, di certo rimaneva anche la paura della morte, ma sapevano che era solo temporanea... Quindi Kaito, che aveva una forte volontà, poteva sopportarlo e andare avanti. Lasciai andare la tremante Rin e puntai il pugnale verso Kaito. Ma lui continuava a non essere per niente intimidito. Non potevo più esitare. Col pugnale nella mano sinistra, spintonai Kaito e mi sporsi per prendere il vino con la mano libera. Proprio quando stavo per toccarla, Kaito alzò il braccio, mettendolo fuori portata. Il liquido all'interno si agitò, e un po' volò via, dietro di lui, in una chiara parabola. Qualcosa bloccò la mia mano sinistra. Il pugnale si era piantato nel braccio destro di Kaito. Sangue rosso danzò davanti ai miei occhi, per poi mescolarsi col colore scarlatto del tappeto al di sotto. "AAAAAAAAAH!" Rin urlò. Tutti erano pietrificati, gli occhi puntati su Kaito e la ferita. La sua faccia si contrasse per il dolore; vacillò e cadde in ginocchio. Dopo un breve momento, il tempo riprese a scorrere. Superando gli altri che stavano accorrendo al fianco di Kaito, mi diressi alle scale ora prive di sorveglianza. "Dannazione! Aspetta!" Il Ragazzo Bambola se ne accorse e mi inseguì prontamente. Ma mentre scendevamo le scale, la differenza nella nostra falcata aumentò gradualmente anche la distanza fra di noi. I passi si fecero sempre più leggeri, e io accelerai per raggiungere la porta in fondo alle scale. Subito dopo essere entrata attraverso la pesante porta che avevo lasciato aperta, ci misi tutta la mia forza per richiuderla e bloccarla fermamente con la grossa asse di legno lì vicino. Pochi secondo dopo, sentii qualcuno battere sulla porta dietro di me. Pareva che ce l'avessi fatta. Attraverso il legno, potevo sentire debolmente le loro voci soffocate. Len e Luka, Gack, e poi Meg. Rin e Meiko, probabilmente, erano rimaste con Kaito. Se tutti e sette si fossero messi a spingere, avrebbero potuto sfondarla... era pesante, sicuro, ma una porta di legno e un asse non erano così affidabili. Dovevo raggiungere il mio obiettivo prima che accadesse... Mi girai a fronteggiare le bare. L'irritante battito sulla porta continuava. Ma c'era qualcosa di strano. Ascoltando attentamente, pareva quasi di poter sentire lo stesso suono venire da dentro la stanza. Le otto bare erano sistemate in due file ordinate. Mi fermai davanti a quella piazzata in fondo, la più lontana. Mi chinai e poggiai l'orecchio su quel legno di buona qualità. Toc, toc, toc - veniva dall'interno, come se qualcuno stesse bussando sul coperchio della bara. Era forse quello stesso suono che, quando mi ero svegliata in questo strano mondo, mi era sembrato di sentire giungere dal nulla...? All'improvviso, una paura sconosciuta si fece largo in me. Potevo davvero aprire quelle bare? Immaginai che uno zombie sarebbe potuto venir fuori e attaccarmi... Quel bussare, però, continuava come se qualcuno stesse cercando aiuto. Non avevo dubbi; in quella bara c'era la donna che avevano nascosto... la precedente protagonista. Se quel che volevano era scambiare la sua morte con la mia, avrei dovuto fare in modo di rendere il suo corpo inutilizzabile. La mia unica opzione era farla morire di nuovo lì, stavolta per sempre. Mi dispiaceva... ma, per dirla con loro, era inevitabile, considerando le leggi di quel mondo. Così mi dissi - per sgridare il mio corpo che iniziava a tremare. Ma lei era morta da tanto... Già, lei sarebbe dovuta essere morta, quindi andava bene, andava bene...Avevo visto un sacco di sangue da quando ero arrivata lì, il mio e quello degli altri- Sangue...? Era vero... Kaito era rimasto ferito poco prima. Ricordando il sangue fresco, chiusi gli occhi e scossi forte la testa per scacciare quell'immagine. Era un'altra cosa che dovevo accettare. Loro mi avevano uccisa più e più volte. Il loro obiettivo era di scambiare la mia morte con la donna che riposava in quella bara... era legittima difesa, davvero. Mi chiesi anche se una persona morta si potesse davvero resuscitare con un sacrificio... Ma avevo già passato abbastanza tempo rinchiusa in quel bizzarro mondo. Non pareva così strano pensare fosse possibile, ora. Avevo fallito e non ero riuscita a riprendere la bottiglia di vino. Ma dopo la scena di prima, mi era venuta una nuova idea. Misi la mano sul petto per verificare quanto tempo mancava. Erano rimasti solo dieci minuti di recita. Cercai di calmarmi un momento. Non mi sarei perdonata un errore commesso proprio ora per la fretta. Se avessi fallito lì, tutti i miei sforzi sarebbero stati vani, le mie memorie perdute, e tutto sarebbe cominciato nuovamente dall'inizio. E dato che loro invece conservavano le loro memorie, avrebbero continuato ad ingannarmi con notti sempre più difficili. Prima della nascita di una nuova me... la povera, povera me. Lì, quella notte, avrei dovuto mettere una fine a tutto. Tirai fuori la lancetta dei minuti e la inserii nel buco della serratura della bara. Come mi aspettavo... combaciavano alla perfezione. Mentre mi concentravo per mantenere la calma, i colpi sulla porta si fecero più forti; pareva che anche gli ultimi rimasti - Kaito, Meiko e Rin - fossero arrivati, e ora stessero cercando di buttare giù la porta tutti insieme. "Miku! Apri!" "Ehi, per favore, non aprire quella bara ora! Ti diremo la verità, tutto quanto!" Crash - ci fu il suono di vetro infranto fuori dalla porta. "Ehi, ci stai ascoltando!? La bottiglia è a pezzi ora, e tutto il vino dentro è stato risucchiato dalla pietra porosa del pavimento. Ora non è rimasto nulla da usare come inchiostro. Arrenditi e vieni fuori!" "Len ha ragione, Miku! Anche se provassi a scrivere un finale sull'ultima pagina, devi farlo nel modo giusto, o il tempo non avanzerà... è impossibile farlo ora! Lo promettiamo! La prossima notte di certo non ti lasceremo sola! Per favore!" Rin gridò amaramente, e sembrava stesse piangendo. La sua convincente sceneggiata mi fece stringere il petto. Ma non potevo lasciare mi ingannassero ancora. Dovevo calmare la mia mente scossa. Mi avevano insegnato, nel modo più duro, che la mia più grande debolezza era fidarmi troppo degli altri, e lasciarmi ingannare facilmente. Ma ora ne avevo avuto abbastanza di quella strana, triste notte. "No, è troppo tardi. Troppo tardi per qualsiasi cosa. Eh eh... ahahahahahahahahahahahahah!" Non avevo idea se fossi felice, arrabbiata, triste o allegra. Il mio cuore ferito aveva superato i suoi limiti. Dopo aver attraversato un numero incalcolabile, sconvolgente di notti, tutto giungeva a questa scena. La mia mente aveva dimenticato tutto ma il mio corpo, la mia mano posata sul coperchio della bara, ricordava bene quel lungo e doloroso passato; così tremò di eccitazione. Afferrai la lancetta corta che avevo lasciato nella fessura e la girai. Il click della serratura aperta riecheggiò per la stanza buia. Con un lungo, acuto cigolio simile allo stridio di un uccello, aprii il coperchio della bara. "... Tro-va-ta."
Note
- Giusto ad onor di cronaca, ci tengo a dire che, in effetti, quello che io ho sempre tradotto come “tro-va-ta” in originale è più scritto tipo “mitttsukketa”, quindi sarebbe più fedele dire “trooovata”. Però bah, la prima volta l’avevo tradotto così e mi piace di più. Nei PV delle canzoni, poi, si vede sempre Miku sillabarlo, so.
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mata-konya · 7 years ago
Text
Bad∞End∞Night - Volume Ultimo
Traduzione Italiana
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Capitolo Nono
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 9 - Tradimento
Quando raggiunsi lo studio, la porta era leggermente aperta. Sentii una voce giungere dall'interno.
"Avanti, Len, non lo sai che è proibito portarla nella biblioteca? E se scoprisse tutto?" Al sentire quelle parole, che avevo origliato senza nemmeno volerlo, la mia mano si congelò sulla maniglia. Era la voce della Padrona di casa. E aveva detto qualcosa che non avrei dovuto sentire. Forse avevo capito male? Le voci nella stanza rieccheggiavano fra l'alto soffitto, le pareti in legno e il pavimento, raggiungendo anche l'esterno. Avvicinai il viso allo spiraglio della porta e sbirciai. I sette si erano già riuniti. Si erano sparpagliati e mantenevano le distanze gli uni dagli altri. La stanza era in penombra, perciò non pensavo qualcuno avrebbe potuto notarmi. La Padrona di casa stava in piedi davanti al caminetto, in fondo, sul lato sinistro. La Signorina sedeva su un grande divano davanti al camino, e poi c'era il Maggiordomo che guardava fuori dalla finestra. Seduti sulle due sedie a dondolo più vicine alla porta c'erano le due Bambole Gemelle. A destra, di fronte alla porta, c'era invece la Cameriera, seduta ad una sedia da scrivania. E al centro della stanza, sotto lo stravagante lampadario, si trovava il Padrone di casa. Teneva le braccia conserte. I volti di tutti erano seri. "Non essere imprudente. Concentrati solo sulla performance, okay? Sarebbe un problema se aprisse quelle bare." "Ho solo pensato che dirglielo avrebbe potuto avere un effetto... 'interessante' su di lei. E poi c'erano delle cose che volevo chiederle di persona..." "E se questo l'avesse messa in guardia, mh?" "... ho detto che mi dispiace." "Dio! Len, ma ti dispiace sul seeerio? Vi stavo ascoltando, fuori dalla porta. Le hai detto delle cose piuttosto rischiose, sai... per poco non le raccontavi tutto!" "... mi pareva ci fosse qualcuno lì. Eri tu allora, eh?" "Sì! Devo SEMPRE tenerti d'OCcHIo!" "C'è stato così poco divertimento... perché non rischiare un po', di quando in quando? Non c'è alcuna possibilità che noti quanto ci stiamo stancando di tutto questo. Di questa... stupida recita." "Questo è rischiare un po' troppo. Sono lieto che almeno Rin abbia evitato di imitarti. Ma nella remota possibilità che fosse successo qualcosa..." "Meiko ha ragione! Stavo passando nel corridoio, e pensavo che steste combinando qualcosa, lassù... così sono andata a dare un'occhiata! E allora..." "... se devi proprio criticare, stavolta ci sono bersagli più validi di me. Come quella lì - tutta cupa, in disparte, non si unisce alla discussione. Farsi imbarazzare a quel modo... che performance convincente." "..." "... Signorina Lukaaa? Sta bene?" "... eh?" "Le cose riportate qui da tutti influenzeranno il corso delle cose. Luka, so che sei esausta, ma sei una nostra cara amica. Perché non ci dici cosa c'è che non va?" "Kaito ha ragione, Luka! Cos'è quella faccia triste? Se hai delle preoccupazioni, possiamo parlarne." "... non è niente, davvero." "Sei solo depressa per quella tua patetica performance, vero? 'Forse questo è l'aldilà'... fossi stato al posto tuo, mi sarei ritirato, dopo una battuta tanto pericolosa. Ma va bene, d'altronde sei riuscita comunque ad ingannare quell'idiota, no? Certo, io avrei subito smascherato una simile performance da novellina..." "Cos... cos'hai detto? Len, con chi credi di avere a che fare!?" "... con la nostra attrice più talentuosa. Ma io ho un miglior curriculum, o no?" "Sì, il signorino Len ha più esperienza della signorina Luka, e un sacco di talento! E pure un bell'aspetto..." "... Meg, anche tu vuoi litigare con me? Non fare tanto la presentuosa, razza di testona lenta come una lumaca!" "C-cosa c'entra con questo!? Lei è terribile!" "Sei sempre la più inutile del gruppo, anche quando la stiamo inseguendo! Sei solo una tartaruga! Cos'è, la tua testa è troppo pesante, piena di tutta quell'inutile conoscenza?" "Ora calmatevi, tutti quanti! Non abbiamo ancora recuperato la lettera, dopotutto..." "Sì, ragazzi! Posso capire i vostri screzi ma... beh, non è che sia rimasto così tanto tempo, alla fine.." "... Non è stato il tuo fallimento la ragione dei nostri screzi, Rin?" "Cos..." "Era il tuo lavoro rubare la lettera, no? Se non ci riesci, perché non passi il compito a me?" "Posso farcela...! Solo questa volta il... tempismo, diciamo, non è stato dei migliori..." "E non è stato così anche la volta prima? Hai fallito a causa di un 'pessimo tempismo'. Se non ci riesci, lo farò io. Non posso lasciare che ci trascini tutti nella disfatta." "...!" "Ehi, Len, calmati. Anche Rin è stanca. Le ragazze potrebbero essere più delicate di quello che pensi, a volte, sai...?" "Ahahahah... molto divertente. Dal tuo sguardo duro, avevo pensato avresti potuto fare un'osservazione del genere... 'signor femminista'." "... Uhm, Len..." "... tutti ci stanchiamo, a volte. Ma non ha nulla a che fare col sesso, Kaito. Se possiamo incolpare qualcuno, è questa notte pazza." "Len..." "Pazza, di certo lo è davvero... Len, tu non eri così chiacchierone nell'altro mondo, eh? Facevi sempre finta di essere così compassato. Così non riuscivo mai a capire cosa stessi davvero pensando. Ma  tu, piccolo grazioso ragazzo bambola, ora ci stai davvero bene nella parte della bambola crudele, eh...? Ti sei solo trasformato in quello che già eri? Ahahah..." "Luka, calmati anche tu. Voi due non avete mai litigato in questo modo... Non possiamo biasimarci e darci colpe a vicenda. Prima facciamo rapporto. Uno dopo l'altro, in ordine." "Sigh... d'accordo! Anche io mi sto stancando parecchio... Certo, è per intervenire sul mondo reale, ma ho rifatto lo stesso tè al latte supremo più volte di quante potrei contarne. E' seeempre la stessa ideeentica cosa. Potrei riprodurre lo stesso sapore ad occhi chiusi!" "Ah, giusto, Gack. L'hai lasciata sola invece di tenerla sotto controllo, no? Una volta fatto il tuo intervento, si supponeva tu la riportassi qui. Ma dato che l'hai lasciata sola, lei è andata prima nell'atrio, e i preparativi di Rin sono saltati. Ma era ovvio, conoscendo le regole di questo mondo - se la si lascia sola, lei sarà attratta da quel posto. Dovete tenerla d'occhio..." "Mi dispiace, signorina Meiko. Indubbiamente, è stato imprudente da parte mia. Tuttavia..." "...?" "... so che non sono l'unico a pensare questi metodi siano troppo delicati." "..." "... Cosa... anche tu, Gack? Len, cosa gli hai detto?" "Come se avessi bisogno di persuadere gli altri a seguirmi. Io ho semplicemente fatto quel che mi andava." "Len, Gack, non interferite con il nostro lavoro di squadra. C'è il rischio che un solo passo falso mandi a monte le fatiche di tutti. Finché non otteniamo dei risultati insieme..." "Perché, io non ho ottenuto dei risultati? Ho fatto prove con quelle scale in continuazione. E questa volta, il tempismo era perfetto! Sento che ci siamo quasi." "Non sopravvalutarti, Luka. Non possiamo parlare con sicurezza, non ancora, anche se pian piano stiamo ottenendo dei risultati. Ma se non riusciamo ad arrivare alla fine... sarà stato inutile." "Non vi rendete conto che tutta la vostra esagerata prudenza verrà gettata alle ortiche, se lei se ne accorgesse? Len, Gack, voi state cercando di manipolare un po' le cose, no? Mi irrita, ma devo complimentarmi con Len per questo. Non che intenda cooperare..." "Il signorino Len, la signorina Luka e il signor Gack nella Squadra Forza, mentre la signorina Rin, il signor Kaito e la signora Meiko nella Squadra Calma... Tre contro tre, uh! E sembrano anche ben accoppiati... si preannuncia una bella partita!" "Meg... ecco che parti di nuovo..." "Signorina Meg, è un po' esagerato da parte sua mettermi nella Squadra Forza. Ho solo pensato di provare qualcosa di nuovo..." "Ovviamente la fan sfegatata dei gialli agisce come una detective e rimane moderata, senza prendere posizione... Dev'essere bello essere così spensierati. Come dice Gack, non voglio far nulla di eccessivo. Stiamo solo sperimentando. Comunque meglio di voi, uh?" "Signorino Len! Anch'io sto facendo la mia parte, sa? Vi sto osservando nel modo più neutrale possibile! Una recita richiede anche qualcuno con un ruolo simile, no?" "Di certo ci vuole... quando si tratta di una semplice storia di detective. Ma se tutti vogliamo cooperare, allora non c'è bisogno di un elemento neutrale." "E' una sciocchezza, signora Meiko! E' impossibile anche solo pensare di chiedere a tante persone di pensare allo stesso modo!" "Meg! Hai dimenticato tutto ciò su cui abbiamo fatto pratica? Abbiamo sempre lavorato insieme..." "Hai ragione, Rin. Meg e Len, ultimamente, stanno gettando alle ortiche il nostro lavoro di squadra." "Parlare di 'tutti' e concentrarsi sull'intero... di sicuro è questo il punto che ci impedisce di sfruttare i nostri talenti personali. L'assemblea degli individui potrebbe sembrare magnifica, ma quando diventa un gruppo, può perdere la capacità di mostrare il suo vero potenziale..." "Non avrei mai pensato di sentirti dire una cosa del genere, Gack... Sentite, non potremmo semplicemente prenderci tutti una pausa? Stiamo cominciando ad impazzire." "Sarei ben felice di farlo, ma... sfortunatamente, non abbiamo molto tempo. Abbiamo meno di un terzo del tempo rimasto. E' così preoccupante..." "Ehi, Kaito... cosa faremo...? Ragazzi! Questa è... colpa mia...?" "Non è colpa tua, Rin. In questa recita, nessuno può dare la colpa a nessuno." ".. Oh, non si può? A me sembra peggio continuare a viziarla, piuttosto. Alcune volte una sgridata è necessaria." "Len, ti stai spingendo troppo oltre ultimamente. Dovresti..." "Ah, arriviamo di nuovo ad uno stallo! Forse ha ragione la Squadra Forza? Dovremmo cambiare i nostri metodi? Ad ogni modo, anche se nessuno ha detto nulla, se qualcuno di noi le avesse mostrato la letter-" "Meg, basta così. E anche gli altri. Sono stufa di questa discordia... comunque..." "AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH...!" Luka scoppiò a ridere all'improvviso. Il litigio si fermò, e tutti la fissarono. Per un momento, ebbe un'aura tale da catturare gli sguardi di tutto il piccolo pubblico. Aveva un sorriso folle sul viso. Mi pareva quasi che ci fosse un riflettore puntato su di lei. Un carisma schiacciante... Proprio quando iniziavo a chiedermi se la sua risata sarebbe continuata per sempre, si interruppe di botto, e si fece silenziosa come una bambola a molla a cui fosse finita la carica. "Luka...?" "Ahh, che divertimento..." "..." "... odio questa recita... la ODIO!" Si alzò e tese la mano sinistra all'improvviso, colpendo un vaso di rose sul tavolo lì di fronte. Il vaso si frantumò con un fragore da spaccare i timpani, e l'acqua colò ai suoi piedi. Le rose blu ora riposavano dolorosamente su un letto fatto di frammenti di vetro sparsi. Il silenzio durò per poco. Infine, con un leggero rantolio, Luka si lasciò scivolare, inerme, sul pavimento umido. Le sue mani tremanti si alzarono a coprire il viso, e gridò addolorata. "Ripeterla ogni notte... ancora e ancora... questa recita che NESSUNO sta guardando! Ne ho avuto abbastanza, non mi importa più! ... Ora voglio tornare indietro, nella realtà! Sul mio palco, dove c'è il mio pubblico...! Tutti voi lo volete, vero? Vero!?" Nessuno riuscì ad aprir bocca; solo il suono della pioggia battente rieccheggiava per la stanza. La pioggia era più forte ora, quindi anche le nuvole si sarebbero dovute fare più scure; eppure, per qualche ragione, il chiaro di luna era più luminoso che mai. Il vento, a volte, faceva sbattere un grosso ramo contro la finestra, tanto che pareva quasi qualcuno stesse bussando. Premetti la mano sul mio petto, come se volessi calmare il mio battito cardiaco in mezzo a quel finto silenzio. "Luka... cosa stai dicendo? Vedete, abbiamo davvero bisogno di riposare. L'ho già detto, ma di sicuro sei molto stanca. Non devi sforzarti..." Fu Meiko a parlare, infrangendo il silenzio.  Luka fissava il vuoto con sguardo vacuo. Meiko le si avvicinò e le tese la mano. Eppure Luka rimase così, cupa, a fissare nulla in particolare. La guardò come se si stesse chiedendo cosa ci facesse quella mano lì. "... Cosa? Ho semplicemente detto quello che penso davvero. Quello che TUTTI pensano, nel profondo... l'ho detto anche per voi, come rappresentante..." "... come rappresentante? Beh... Mentirei se dicessi che non lo penso anche io, ogni tanto. Bramo quella birra che conservavo nell'atrio. E a volte mi viene una gran voglia di quei sandwich al formaggio che mangiavamo alcune sere per cena. Sarei tanto felice di poter riavere quelle notti allegre passate bevendo birra scadente e facendo festa. Ma... non da sola. Una volta che saremo tornati tutti, voglio farlo insieme a ciascuno di voi." "Meiko... concordo. Ascolta, Luka! Hai dimenticato il nostro voto? Abbiamo lavorato duramente insieme. E siamo riusciti ad arrivare così avanti..." "Ovvio che non ho dimenticato quella notte abominevole... se anche volessi, continua a tornarmi in mente chiara come se fosse appena passata. Vorrei dimenticare tutto, a questo punto... come lei. E impazzire, semplicemente... una notte pazza... proprio come da titolo!" "Cosa!? No, quello che intendevo è..." "Considerando la recita nel suo complesso... la bellezza decadente di un finale simile potrebbe essere considerato raggiungere la perfezione in quest'arte. Piuttosto magnifico." "Ehi, la smetta! Non dica così, signor Gack... ehi, Kaito!" Rin si alzò, corse da Kaito ancora al centro della stanza, e si appese al suo braccio... una vista quotidiana. L'avevo sempre vista afferrarlo per le braccia, come i bambini con i genitori. Con il suo piccolo corpo da bambola, poteva a malapena raggiungergli le braccia. Lui si abbassò un poco e le carezzò la testa, dicendo che sarebbe andato tutto bene. La sua mano copriva quasi del tutto la testa della Ragazza Bambola. Rin aveva la stessa aria spaventata di quando mi aveva mostrato il gattino abbandonato. "Signorina Luka, ha una mente piuttosto debole, eh...? Soccombere a qualcosa di simile...!" "Perché non sono una stolta come te. Scommetto che tu staresti benissimo anche da sola, intrappolata in un posto del genere. Sei senza vergogna... lo ami, non è vero? Questo mondo impazzito..." "Non è che mi piaccia tutto questo!  Certo mi piace ragionare e immaginare delle storie nella mia testa, ma in realtà..." "... 'quando diventano vere, allora no grazie', mh? Beh, invece sembra tu ti sia ambientata abbastanza bene, tutto sommato. ... e poi pensavo. Potrebbe essere che... tu..." "Gliel'ho già detto, non mi sto divertendo per nieeente! Ma sa anche lei che in una situazione tanto tesa è necessario mettere un personaggio più rilassato..." "... personaggio rilassato, uh... piuttosto sei una stramboide, no?" "Pure tu, Len!?" "Ahahah, ben detto. Tutti i copioni che hai scritto hanno dei personaggi simili, eh. Aiutano a mantenere un buon equilibrio. Ma non pensi che mantenere sempre l'equilibrio sia un po' troppo semplice... un po' troppo noioso? Sai, la vera arte deve colpire a fondo!" "...!" "... anche io sono di quest'avviso. Spingersi 'troppo in là' è giusto. Niente di meno, e niente di più." Meg arricciò le labbra, offesa, al sentire i commenti di Luka e Len. "Cielo, e così anche tu la pensi così, Len? Sì, non ci piace usare sempre la testa. Seguire le intuizioni, il nostro istinto... è un qualcosa che ci fa sentire vivi. Semplicemente, non eravamo in grado di fare qualcosa di così banale come 'lavorare tutti insieme per ottenere dei risultati' fin dal principio!" Meiko fece una smorfia e la ammonì: "Luka, io so... no, noi tutti sappiamo che hai sempre lavorato con noi. Per favore, non calpestare ancora queste memorie..." "Vero. Allora impazziremo tutti insieme." "Se continueremo così, è già successo..." "L'avevo già un po' notato quando Gack ha smesso di rimproverarmi per le mie gaffe..." "... indietro, nella realtà, non ho mai litigato con nessuno di voi. Nemmeno una volta. Com'è diventato strano. Eppure non è... non è male." "Basta... smettetela... ragazzi..." "Ahahahah! Sì, siamo impazziti! Di già, tutti quanti! Ahh, quant'è divertente!" "Ehi, Luka! Smettila ora." "Di', Kaito, hai sempre avuto un viso tanto malinconico? Tutti i tuoi soliti tentativi di fare il seducente sono svaniti nel nulla, puff... eppure eri sempre così spensierato. Ma ora sei il severo padrone di casa di questa magione... eternamente annoiato, con le sopracciglia aggrottate e un viso da lutto. Forse non è più una recita. O forse... non riesci più a combattere il tuo sangue? Magari era quello svampito donnaiolo la messinscena per farci abbassare la guardia... e questa è la tua vera natura?" "...!!" "Oh cielo. Avevo ragione? Mi dispiace tanto." La mano di Kaito, tesa per punire Luka della sua impudenza, si fermò prima di toccarla, e lui la guardò come se l'avessero appena colto in flagrante. "... Beh, è una cosa buona allora che lei abbia un ruolo così adeguato, signorina Luka. Il suo atteggiamento da egoista si è evoluto, e ora è più maligna che mai. Potrebbe essere una perfetta evil overlady!" "... senti chi parla. Una evil overlady? Ah, sarebbe davvero fantastico. Un antagonista è sempre in una posizione di potere. Quindi, eroe o cattivo che sia, è uguale! Recitare un ruolo è come diventare qualcuno che non sei tu... perciò, per farlo, devi ingannare tutti quelli intorno a te... perfino te stesso, giusto?! Perciò, per così tanto tempo abbiamo ingannato noi stessi... che abbiamo dimenticato chi siamo! Oh, che COMMEDIA! AHAHAHAH!" Luka spalancò nuovamente la bocca e rise, gli occhi folli. Una corda già tesa si era strappata. Tutti si erano scagliati gli uni contro gli altri; alla fine avevano disprezzato, rifiutato e abusato dei loro compagni. Celata dietro una bellissima e ordinata facciata c'era quello che non avrebbero mai mostrato sul palco: i loro veri volti, sfatti e umani. Quant'erano brutti e sporchi. Mentre osservavo quella scena rivoltante, i miei occhi e le mie orecchie erano del tutto concentrati su di loro, come se fossi inchiodata sul mio punto d'osservazione. "... sembri pallida, Luka. Qualcuno prenderà il tuo posto e tu potrai tornare in camera tua, per stanotte..." "Oh, io sto bene. Porremo fine a questa storia, adesso... sì, porremo fine a tutto questo stanotte stessa!" Luka aveva urlato con gli occhi sgranati. Tutti quanti si congelarono per la sorpresa, all'udire quelle parole: "porremo fine a tutto questo". Cadde di nuovo il silenzio. Rin, che aveva seguito ansiosamente il bisticcio rimanendo aggrappata al braccio di Kaito, camminò piano verso di Luka. "... ehi. Davvero vuoi far andare in fumo tutti i nostri sforzi? Ti avevo giudicata male, Luka..." Rin, in piedi, arrivava alla stessa altezza di Luka, ancora seduta sul pavimento. Incrociò il suo sguardo deviato. Al contrario di quand'era spaventata, ora aveva un'espressione fredda, e emanava un'aura di minaccia tale che era difficile credere potesse venire da quella piccola bambola. Si fissarono, e Luka fu la prima a voltarsi. Come se dovesse ridarsi un contegno, fece un lungo sospiro, poi si rialzò e parlò guardando in basso, verso la Ragazza Bambola. "... Rin, sempre una brava ragazza... ma io lo so che anche tu ti senti sola e non riesci a farci niente. Lo so che vuoi scappare da qui..." "E' stato difficile per me, e il mio corpo è diventato così... è un po' più di quanto io possa sopportare. Ma tutti quanti sono qui, quindi non posso ancora soccombere, no?" Le piccole mani della Ragazza Bambola si mossero per afferrare qualcosa nascosto sotto il suo collarino. "Bene allora, saresti capace di vivere qui per tutta la vita?" "Beh, intendo... sono sicura che un qualche giorno..." "Quel ciondolo... ci parli spesso, e hai sempre le lacrime agli occhi quando lo fai, non è vero?" "...!! D-di cosa stai parlando..." Le spalle di Rin furono scosse da un tremito. "La mia postazione è il corridoio del secondo piano e l'inizio della scala grande... posso vederti tranquillamente, giù nell'atrio. Quando lei non è in giro, stai sempre a piagnucolare e parlare con quel ciondolo... 'Non ce la faccio più, vieni ad aiutarmi, mi dispiace...'" "...! Non è che papà..." "... cielo, quindi è tuo padre. Era troppo lontano anche per me per vedere la foto all'interno. Così vuoi che tuo padre venga a salvarti? Ah... ma chissà se lui verrebbe mai a trovare una come te!" "...hs..." La faccia di Rin si fece visibilmente pallida. Tremò, e le sue piccole mani corsero a coprire il viso. Pian piano iniziò a respirare a fatica, come se avesse appena corso una maratona. "Signorina Rin! Sta bene!? Respiri piano, la prego!" Meg saltò in piedi all'istante e sorresse Rin in quel momento in cui sembrava prossima allo svenire. "Ahhh, così anche quel corpo da bambola può andare in iperventilazione? Diveeeertente..." Slap. Un suono secco risuonò per la stanza. Meiko aveva raggiunto Luka e l'aveva schiaffeggiata con forza sulla guancia sinistra. "Questo è troppo. Non sai che ci sono dei limiti?" "Eheh... ahi, ahia, fa davvero male... quasi come se fosse stato reale!" "..." Meiko e Luka si guardarono. Luka ghignava, ormai disperata, come se nulla al mondo le importasse più; Meiko, invece, non cercava nemmeno di nascondere l'enorme rabbia nei suoi confronti. Era una situazione esplosiva. "Ahahah. Era da tempo che non vedevo qualcuno rimettere così in riga Rin." "... Len. Ne ho abbastanza delle tue prese in giro. Cosa otterremo nel dividere ancora di più il gruppo?" Meiko lo sgridò mantenendo il suo sguardo severo. Si diceva che avesse vissuto una vita dura in cui rispondeva volentieri a qualsiasi tentativo di attaccar briga con lei. Ora, lei era quella più preoccupata per gli altri, e cercava di calmare la situazione... ma se per caso fossero giunti alle mani, lei ne sarebbe probabilmente uscita vincitrice. Meiko guardò freddamente Len. Quell'occhiata doveva essere, in qualche modo, contagiosa; la temperatura dell'intera stanza sembrò calare. Perfino io, dietro la porta, tremai un poco. La sua furia era spaventosa. Ma allora perché...? Più lei si arrabbiava, e più gli altri litigavano a quel modo terribile, più un indescrivibile senso di esaltazione si faceva strada dentro di me. Mi sentivo come se fossi stata a guardare una recita appassionante. "Fai paura...! Ma non sto cercando di dividere nessuno. Ahh... capisco. Dunque è questo il suo obiettivo." "... il suo cosa? Stai cercando di distrarmi?" "No, no. Non ho nessuna intenzione di causare discordia. Sto solo facendo l'unica cosa che potrei fare. Forse fare la stessa cosa a ripetizione per una quantità assurda di volte ci ha fatti impazzire. Ma questo parrebbe ovvio, vista la situazione. Non importa quanto sia forte la tua mente... in una situazione del genere, sarebbe più strano rimanere sani. E così, ora, le cose si stanno finalmente facendo interessanti." "Ah... pare che voglia botte anche tu, o no...?" Il fuoco della rabbia ardeva negli occhi di Meiko. Si voltò verso Len e fece un passo avanti, ma una piccola mano si aggrappò a lei. Rin, che aveva ancora il respiro pesante, la guardò in silenzio, i grandi occhi pieni di lacrime. Vedendo questo, quelle fiamme si spensero. Meiko prese un profondo respiro per calmarsi. Meg, ancora dietro di Rin e impegnata a strofinarle la schiena per tranquillizzarla, approfittò dell'occasione per fare una domanda. "Uhm... signorino Len, ha detto 'il suo obiettivo'...? Chi intendeva?" "Intendo la mente dietro tutto questo. Le storie hanno bisogno di azione. Una recita che è tutta frizzi e niente conflitti, tutta conforto e pretese di amicizia... sarebbe noiosa, no? Ci sta guardando da vicino, più che può... e quindi ha bisogno che le cose si facciano più eccitanti." Len si rialzò lentamente dalla sedia a dondolo e raggiunse il centro della stanza. "... ci penso da un po'." I grandi, tondi occhi di vetro del Ragazzo Bambola assunsero una sfumatura misteriosa alla luce arancione del lampadario. "L'orchestratore... è in mezzo a noi, giusto?" "Uh...? Signorino Len, cosa..." "Colui che ci ha invitati dalla realtà al mondo di Crazy∞Night... colui che ha scritto la lettera di invito, quella notte... il drammaturgo leggendario, Burlet." Quelle parole rivolte a nessuno in particolare fecero sì che gli altri sei guardassero Len, i visi pieni di sorpresa e paura. Tutti erano rimasti congelati, a pendere dalle sue labbra nell'attesa delle successive parole. Eppure, per qualche tempo, sembrò non trovarle. Kaito riacquisì in fretta la sua compostezza e chiese, in tono serio: "... Cosa vuoi dire, Len?" "Ho sempre pensato che fosse strano. Quella notte c'eravamo solo noi otto. Nessun altro. E anche adesso... siamo solo noi." Il mio cuore fece un salto. Forse sapeva che ero lì, dietro la porta? Strinsi le mani e chiusi gli occhi. "Questo è vero. Anche se sono stato l'ultimo ad arrivare... Quella notte, allo stesso modo, tutti gli altri erano tornati a casa prima di noi..." "Ma... noi stiamo parlando di qualcuno capace di cose davvero strane. Non dovrebbe avere necessariamente l'aspetto di un essere umano. Forse potrebbe, per dire, rendersi invisibile a comando. O forse non è nemmeno un essere umano? Come un fantasma... o una creatura sovrannaturale." "... forse. E' chiaro che non sia una persona ordinaria. Ma è anche un fatto che è esistito come un essere umano in passato. Eppure... il suo viso, la personalità, la discendenza... la maggior parte delle informazioni che lo riguardavano sono state cancellate. Ma mi pare manchi qualche altra cosa, oltre questo. Mi sembra che qualcuno mi stia osservando da vicino... ma dal punto di vista di uno spettatore che si stia semplicemente godendo la recita." "Un membro del pubblico... così vicino? Dici di averlo sentito guardarti?" "In quella lettera, l'orchestratore ha scritto: vi guardo sempre da vicino. Ma non ha specificato da dove esattamente. Facciamo finta che questo sia il mondo dentro un libro e che lui possa girare le pagine quando vuole... vedendoci dal mondo esterno. Avevo pensato potesse essere una cosa simile, un modo di vederci molto distaccato. Ma..." Len si fermò un attimo per pensare. Posò l'indice sulle labbra, guardò in alto e in basso. Scrutò le rose blu che Luka aveva gettato per terra prima - le quali giacevano ancora, senza pace, in mezzo ai cocci bianchi del vaso infranto. "Se fossi stato io... se fossi stato l'orchestratore, da dove avrei voluto vedere questa recita? ... Mi sarei infiltrato fra gli attori, ne sarei divenuto uno io stesso, e avrei guardato mentre recitavo al loro fianco. Questo sarebbe il modo più godibile..." "...!" Alla riflessione di Len piombò un pesante silenzio, e il tempo parve fermarsi. La mente dietro tutto questo era in mezzo a noi...? Burlet stesso!? Il tempo, momentaneamente fermato dalla paura e dalla tensione, ripartì con un sospiro. Kaito, che era il più grande, era stato cresciuto per diventare un capo, quindi riusciva a ricomporsi più in fretta perfino dagli shock più grandi. "Le tue intuizioni sono spesso corrette, e questo mi spaventa... ma puoi dirci quali sono le prove che ti portano a pensare una cosa simile?" "... sicuro. Quando Rin è andata in iperventilazione, e Meiko ha schiaffeggiato Luka... L'ho sentito. Quando metti su una buona recita, si può sentire venire dal pubblico un certo senso di delizia ed eccitazione... qualcosa di completamente diverso rispetto all'eccitazione per una lotta. Un'emozione piena di pura aspettativa e curiosità... e sono sicuro di averla sentita venire da qualcuno in questa stanza. Anche se non sono riuscito ad individuare chi." "Non può essere...! Uno di noi...? Uno di noi che osserva questo orribile litigio e si diverte pure!?" Meiko lo interruppe con rabbia. "Beh... chi lo sa se si stava divertendo. Ma forse se la stava godendo come se fosse una semplice recita?" "... capisco ora." Kaito parlò con un sorriso amaro. "Ci siamo cacciati in questa situazione insieme, no? Non potrebbe mai succedere nulla di simile; siamo stati amici per anni, e tutt'oggi possiamo ricordare con piacere tutti i momenti insieme, da quando ci siamo conosciuti ad ora... Non ci sono dubbi su questo, no!? Non starai suggerendo che qualcuno è stato posseduto dal fantasma di Burlet?" "Chi può dirlo... ho solo avuto la sensazione che lui fosse in mezzo a noi. Non ho detto di avere una qualche prova sicura. Ecco perché le stavo cercando." "In effetti, a questo ci ho pensato anche io. La notte dell'incidente non c'era nessun altro a parte noi, giusto?" Mormorò Meg, aggiungendo le sue supposizioni. "Pur immaginando che Burlet sia in mezzo a noi, allora dovrebbe avere più di cent'anni...! Già il semplice fatto che ci sia vorrebbe dire che può cambiare il suo aspetto. Ma anche in questo caso, comprendere il carattere e il passato di una persona solo dalle sue azioni sarebbe difficile, uh? E questo potrebbe significare che il suo atteggiamento, e qualunque altra cosa nel mondo reale che riguardi quella persona fosse solo... un'invenzione." "Ma è solo una congettura, no? Non abbiamo ancora nessuna certezza..." insistette Meiko, sconvolta. "Se possiamo fare questa congettura, allora c'è una possibilità." Disse Gack con un misto di severità e preoccupazione. "... forse, proprio come noi stiamo ingannando la signorina Miku, anche lui sta ingannando noi." Quelle parole taglienti mi trapassarono come un pugnale conficcato nel petto. Di colpo venni strappata da quella recita che si stava sviluppando di fronte ai miei occhi per venire ricatapultata nella realtà. Per tutto quel tempo avevo bramato che una voce pronunciasse il mio nome - ma nello stesso istante in cui l'avevo sentito, quel flebile raggio di speranza era svanito. Quella spaventosa possibilità che avevo cercato di tener fuori dai miei pensieri da quando mi era venuta in mente... che tutti gli altri mi avessero tagliata fuori, mi stessero ingannando... Quell'idea terribile ora era stata confermata come reale. 'Miku, a te manca l'intuizione. Miku, sei onesta e facile da ingannare... e per questo saresti un buon membro del pubblico.' Ecco cosa mi era stato detto. Mi ero aggiunta a quella commedia che loro stavano preparando, e pensavo che sarei diventata un'attrice dello stesso livello. Ma quella stupida ragazza non era la loro amica e collega, bensì un membro del loro pubblico. E di sicuro non la stella dello spettacolo. E se loro stessi venivano ingannati da una mente ancora più in alto... che assurda commedia era diventata. "Ma ora abbiamo dimostrato a noi stessi di poter prendere in considerazione anche quest'ipotesi. Forse adesso siamo riusciti a sorprenderlo, eh?" "... no..." Kaito negò quella possibilità ponderata da Meiko inarcando le sopracciglia. "... sono sicuro che, in fondo, ne sia deliziato. Starà pensando 'dunque finalmente se ne sono accorti...'" E Len gli diede man forte. Per l'ennesima volta, un silenzio opprimente coprì la stanza. "Ma... davvero, chi potrebbe essere?" Mormorò Rin, la testa bassa. I volti di tutti si indurirono e, non volendo guardare gli altri, si concentrarono soltanto su quello strano silenzio. Se chiunque avesse commesso un solo errore - un battito di ciglia, un sospiro, uno sguardo, un gesto, una frase fuori posto... perfino un battito cardiaco irregolare, in quel momento, avrebbe reso sospettosi gli altri sei. Immobili e silenziosi, parevano degli animali finiti per sbaglio in territorio di caccia, e che dovessero stare nascosti finché gli umani non se ne fossero andati. La loro tensione era evidente. "Sono tutti sospetti... ecco cosa penso. Naturalmente, anche voi lo pensate di me, e questo rende il silenzio davvero doloroso..." Meg fu la prima a parlare. L'amante dei classici sul mistero e scrittrice, che aveva lavorato di persona a dei copioni, era la più facile da sospettare alla prima occhiata. E lei cercava di colmare quell'improvvisa distanza venuta a crearsi fra gli altri. Meiko la guardò e abbassò le sopracciglia. "Sigh... l'hai detto tu stessa. Spesso la persona che pare più sospetta non è il vero colpevole. Capisco che tu non lo sia e, onestamente, non voglio sospettare di nessuno di voi. Diciamo pure che l'orchestratore sia in mezzo a noi. Va bene, allora? Cosa fa? C'è un solo finale che cerchiamo, e questo non cambierà mai, giusto?" Meiko aveva mentito. Quello che Meg le aveva detto era che, all'inizio, la persona più sospetta veniva considerata colpevole, ma con l'avanzare della storia quei dubbi venivano passati come una distrazione. Tuttavia, era cosa comune che nei gialli, infine, anche quello si rivelasse parte del piano, e che la persona più sospetta fosse effettivamente il colpevole. Avevo sentito la conversazione io stessa. Sì, da dietro una porta, di nascosto, come in quel momento. "... cielo, lo spero." disse Luka, eppure dai suoi occhi pareva sospettare di chiunque altro ci fosse nella stanza. "Se anche ci fosse l'orchestratore in mezzo a noi, e ci stesse ingannando... identificarlo potrebbe non avere alcun impatto sul suo obiettivo, né tantomeno sul completamento del nostro. E sapete perché, vero?" Gli occhi dubbiosi di tutti si spalancarono di colpo, come se le parole di Kaito avessero ricordato loro qualcosa. Lentamente, sembrarono farsi impauriti, quasi a disagio. "Sì... Kaito ha ragione. Se anche dessimo la caccia alla mente dietro tutto questo, non riesco a immaginare che benefici potremmo trarne." Rimarcò Gack, con un tono stressato. "Mmh... inoltre, è possibile che il nostro obiettivo e il suo coincidano!" "Abbiamo imparato un bel po', sapete. Lentamente, ma sicuramente, stiamo raggiungendo il nostro obiettivo. Con ogni ripetizione, abbiamo imparato di più sulle regole che governano il mondo di questa recita." Kaito fece un riassunto su come mantenere sotto controllo quella situazione che avrebbe potuto nuovamente farsi tesa; da parte loro, Meg e Gack aggiunsero altri commenti persuasivi. Pur sapendo che il pianificatore che li aveva rinchiusi in quel mondo sarebbe potuto essere in mezzo a loro, stavano in qualche modo recuperando l'unità del gruppo. Rin rialzò la testa, si mise ben dritta, e parlò con occhi luminosi. "Ci siamo quasi. Siamo giunti davvero a buon punto. Manca davvero... molto poco... ne sono sicura." "Sì, è certo. I nostri gesti stanno causando delle minute deviazioni. Anche se poco alla volta, il tempo nel mondo reale si sta accorciando. Man mano, vengono a crearsi delle interferenze fra quella notte e questo mondo. Ma, ovviamente, non possiamo misurare di preciso l'effetto che stiamo avendo sulla realtà. Anche così, abbiamo comunque capito che non è futile." "Vero... ma penso ancora che bisogno assolutamente evitare di farsi prendere dalla fretta. Non possiamo commettere un altro errore come quella notte..." "... sì, lo sappiamo." La menzione a "quella notte" sembrò cambiare l'umore generale nella stanza. I visi parevano quasi distorti nella loro serietà completa, e il gruppo pareva unito nel voler raggiungere uno specifico obiettivo. Intimorita dall'impressione che facevano, le mie mani serrate iniziarono a sudare. "La cosa importante è la lettera. Rin stavolta ha fallito. Qualcuno ha un piano B?" "..." "Dovremmo sbrigarci, prima che il tempo finisca di nuovo." Gack guardava il suo braccio sinistro come se ci fosse stato un orologio, ma non lo indossava. "D'accordo, se le cose stanno così... potrebbe essere un po' rude, ma non mi importa come lo fate. Prendete quella lettera e basta." "Sapete, sembra molto più diffidente del solito, stavolta. Penso che dopo un finale del genere, qualche frammento di memoria possa essere rimasto impigliato nella sua mente, e ne influenzi i pensieri. Non ha neanche bevuto la mia seconda tazza di tè..." "Ah, questo è vero... ha completamente schivato la collaborazione fra me e Meg. E dato che Len le ha mostrato i copioni passati, sarà più in guardia che mai." "Beh, non c'è più tempo... può finir male anche questa notte, se significa successo la prossima. E' stata una scommessa azzardata portarla alla biblioteca... ma, personalmente, ne ho ricavato delle buone informazioni." "Ma... ho paura. Ehi, Kaito... se andasse di nuovo come l'altra volta..." In un qualche momento, Rin era ritornata accanto a Kaito. "Sì. Non lasceremo che ci uccida... il vero finale non richiede le nostre morti." "Dobbiamo nascondere, proteggere il fatto che lei sia morta... e il contenuto delle bare. Se non ci riusciremo, non potremo mai più tornare nella realtà. Non importa, ma Miku non può conoscere la verità. Non può tornare nella realtà, non così." "La signora Meiko ha ragione. La protagonista di questo mondo morirà, qualunque cosa lei provi a dire o fare. E' il suo destino... a causa delle leggi di questo mondo..." "Cielo, quanto mi dispiace per lei..." "E' inevitabile, se vogliamo farla risorgere dalla tomba. Questo è il nostro obiettivo, no...?" "Len... hai ragione. Sì, lo capiamo." "Bene. Finiamo l'incontro qui. Probabilmente starà finendo la sua perquisizione del magazzino e verrà presto qui. E' pieno di robaccia, sono sicuro ci voglia un po' per controllare tutto, ma..." Ero così scioccata, che avevo dimenticato perfino di respirare, presa com'ero dalla conversazione- Thump. "............ Miku? Sei qui?" Il vento, fuori, ululava come al solito. E a volte faceva sbattere il ramo vicino alla finestra, producendo un rumore simile al bussare. "Pare sia solo il vento. E' parte del copione che il temporale verso questo punto si faccia più intenso. Il climax si sta avvicinando... è l'ora dell'effetto del tuono...?" Gack era in piedi e guardava fuori dalla finestra. Ma io avevo già cominciato ad allontanarmi, e sentii solo parte delle sue parole.
Note - Questo capitolo è un superbo casino, ma spero siate riusciti a tener traccia di quando stava parlando chi. In generale, si capisce alla battuta dopo. - La principale nota è che, in questo capitolo, ho tradotto mastermind quasi sempre come "orchestratore"; questo perché mastermind non ha un corrispettivo italiano abbastanza forte, e dire "il cervello" o "la mente" (dietro tutto questo) ogni volta sarebbe stato lunghissimo. x° Ad ogni modo, si intende il colpevole/ombra delle canzoni.
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mata-konya · 7 years ago
Text
Bad∞End∞Night - Volume Ultimo
Traduzione Italiana
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Capitolo Ottavo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 8 - Discrepanza
First Night
Una certa notte, il vento soffiava con ferocia, e sette attori celebravano il successo della loro recita. Era una festa veramente allegra. Poi un'ottava persona, una loro amica, fece visita. La donna disse di aver trovato una lettera che parlava di un peccato commesso dalle sette persone. E che avrebbe rivelato il loro segreto... I sette, indignati, si infuriarono. Perché loro avevano un lavoro da portare a termine, peccato o no. Gli attori biasimarono la donna. Dissero che rivelare il segreto sarebbe stato tradirli. Ma la donna tenne duro. Sosteneva di aver ragione. Lei abbandonò la discussione e cercò di andarsene, mentre i sette cercarono di impedirglielo. Non erano riusciti a concludere i negoziati in modo soddisfacente. Alla fine, la donna estrasse un coltello che, per certe ragioni, aveva in tasca. Minacciò i sette. I sette si spaventarono. Tuttavia, a questo punto, non potevano arrendersi. Se la verità scritta in quella lettera - il loro peccato - fosse stata rivelata, tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. Ci fu una disputa, e una brutta collutazione... e poi. Forse fu uno scherzo giocato dalla dea del fato... per lei miracoli e incidenti sono la stessa cosa. Con quanta facilità gli ingranaggi di una tragedia iniziano a girare. La donna cadde per le scale. Quando arrivò in fondo... il coltello si era piantato nel suo petto. La donna morì... e che morte tragica. Gli attori si dispiacquero per la sua sfortunata morte. Addolorati, pensarono una cosa. "Se solo questa scena che abbiamo davanti fosse come la nostra recita... la prima scena di un mondo di finzione. Oh, se solo il tempo potesse fermarsi." Ma la recita della sua vita, dove lei era la protagonista, era già finita. E così, decisero di consegnare la sua tragica morte all'oblio. Di nascondere tutto nel sotterraneo segreto del teatro, dentro una bara... ∞
Del sudore mi colò lungo le dita quando voltai l'ultima pagina. Quello spesso libro, pieno di parole... Ogni volta che giravo una pagina, le parole mi saltavano in mente da sole, come se il libro fosse stato scritto direttamente nella mia testa. "Io... la conosco... conosco questa storia!" "HM...?" Ora ricordavo con chiarezza. Gli eventi di "First Night" erano gli stessi del mio incubo di quel mattino. Sette, fra uomini e donne, riuniti per una festa, una persona era arrivata tardi e aveva detto qualcosa che aveva causato un gran scompiglio. Poi aveva cercato di fuggire quando ancora non aveva risolto il disaccordo con i suoi amici... ed era morta nel tentativo. Il mio sogno arrivava fino a quel punto. Ma se quel libro raccontava la stessa storia... allora quei sette, dopo, avevano cercato di insabbiare la sua morte, nascondendo il corpo in un bara... sotto il teatro? "E' sicuramente la stessa storia... non ci sono dubbi." "La stESSA stOrIa Di cOSA?" "Ho fatto un sogno, stamattina. Quando mi stavo agitando nel letto e non riuscivo a dormire... Me l'ero del tutto dimenticato, finora. Ma adesso... riesco vagamente a ricordarlo." "RiCORdARlO?" "Quello che c'è scritto in questo libro. Otto uomini e donne... sette di loro inseguirono una delle donne, e lei morì. Pensavo fosse stato un incidente, ma... ora sento si possa anche interpretare come se fossero stati loro, ad ucciderla." "OTto atTOri...? ProPRIo coMe NOI, uh?" "..." Sì, esattamente così. Il copione di Crazy∞Night, e questo mondo.... che connessione avevano con il mio sogno, e First Night? Il mio era forse un sogno premonitore...? O... "Ma WoW, dUnQUE Lei pUò ricordare i SOGNI con tANTa chiArEzZA... NOI bamBOLe non SOGNamo neMMEno, quiNdi nOn SApREi. PerFINo RICordARe il NuMeRo di PERsonE nel tUo sOgNo..." "... Non sogno molto spesso, non so se sia normale o no..." "DavVERo ErAno in SETTE ad INSeguiRE la raGazza...?" "Sì..." "SicURA? E' staTA BRAVA a RIcoRDArE il nUMerO. Dato CHE nOn semBRa mOLto IntELLigenTE, signorina RAgazza dEl VILlaggiO." "Argh..." "Ehi, Ma PERché lo hA RICORDATO? Ha ViStO le fAcCe di TUttI? OppURe SEntiTO le LOro VOCi?" "... No... non li ho visti. O, beh, forse li ho visti, ma non ricordo ora. Non lo ricordo proprio... nemmeno come fossero le loro voci." "Mmh. Ma veDIAMO. Se HA coNTAto sE stEsSa cOMe uno dEi PERsonaGGI del SOgnO, SOttrAENDolA, in tOtale SAreBBEro OTTO... no?" "Eh?" Cercai di focalizzarmi di nuovo sulle mie memorie di quel sogno, ma... come pensavo, non mi sarei ricordata nient'altro. Il Ragazzo Bambola mi stava guardando con serietà, senza alcuna traccia di scherno. "Penso che... non stessi guardando il sogno dal punto di vista di nessuno in particolare. Come se fosse una recita ma io non mi trovassi in mezzo al pubblico, ero a poca distanza agli attori - ecco quanto sembrava vicino. Quindi, se includessi me stessa, forse in totale le persone sarebbero nove...? Non ne sono del tutto sicura. Questa è l'unica cosa che posso dire riguardo al da dove stessi osservando... e poi, non è che nei sogni ci sia solo un punto di osservazione. E' più... una strana, ambigua serie di punti di vista." "CapISCo..." Il Ragazzo Bambola posò la sua piccola mano sul mento e lasciò andare un "mmh", in riflessione. "... ha dETTo che NoN riEscE a ricORDARe aLCun VOLto o voce, MA... PenSa che SArebBEro potUTi essEre i NOStrI?" Piegò di lato la sua graziosa testolina e ghignò appena. Ma, sebbene lo sguardo nei suoi occhi prima fosse di vaga curiosità, ora era come se quella curiosità fosse diventata un'avida tenacia, e mi guardava con ostinazione - e un poco di follia. Il suo sguardo era così deciso, tagliente, che mi ritrovai a voltarmi pur di sfuggirgli. Se fossi rimasta prigioniera di quegli occhi... sapevo che i più remoti segreti del mio cuore, perfino quelli di cui io non ero a conoscenza, sarebbero venuti alla luce. Infine, le parole uscirono dalla mia gola secca. "... Uhmm... non lo so. Intendo, non ricordo nulla delle persone presenti. Ricordo solo... la persona che è morta, lei era..." Sì, ricordavo che la persona morta veniva chiamata "la protagonista". "... era la PROTAGONISTA?" "...!" Come faceva a saperlo? Il libro non diceva una sola parola a riguardo... "Se LA PROtagONISTa moRISse NEl bEl MEzzO delLa REcita..." "..." "... penSA che la RECITA FInireBBE Lì?" Esitai, non avendo alcuna risposta pronta per quella domanda. Generalmente, il protagonista non moriva a metà. Se proprio doveva morire, veniva lasciato per il finale... e solo nei finali tragici. Nel caso di un libro, non ci sarebbe rimasto nessuno per raccontare la storia, e di certo nemmeno in una recita era cosa comune andare avanti dopo la morte del protagonista. La risposta classica era che una cosa del genere non sarebbe stata interessante. "..." "Non lo SA? SUPPongO SIA un po' lENta, siGNOriNA RAgazza del villaGGIo. EppurE, è una buONA QUAlItà per una PROtaGONisTa..." "..." Non ero sicura se quella bambola crudele mi stesse insultando o facendo i complimenti. "Il PROtagonISta, di soLITo, NON mUOre. Se SUcCEDESse, la stORIa FINIrebbE lì. Ma c'è un MODO per AnDAre aVAnti..." "C'è...?" "Sì. Se il PROtagonISTA può EssErE... RImpiaZZAto. Il protagoNISTA muORE, ma il TEstimONE pASSa al PROssimO proTAGOnista... cOsì anDREBBe BEne. La stORia poTREbbE andaRE avAntI per SEMprE." "Rimpiazzare il protagonista...?" "Scambi i PErsonAggi, e diVEntA la stoRia del nuoVo proTAgonisTa. Non acCAde tuttO il tempo, nel MonDo umano? La STORIA... tutti scrivOnO Infinite storiE di EREdità. Se il protagoNIsta muorE... tROva qualcun ALTRO, e renDIlo il nuOvo protagonista. Ma NON doVREstI FArglieLO sapere priMA. E' una cosa nATUrale. Invece, CHE le persone nuove coNTINuinO a CONcentraRSI su storie già FINITE, vecchie, quello sarebbe iNNAturalE. QuelLE stORie non SONo interessanti. Non c'è NULLa di strano nell'aVErE un nUOvo protagonista nel suCCessivO capitolo. Se è una storia con OTTO pErsone... ne prepARI una NONA." "Una nona persona..." Cercare un  nuovo protagonista e portarlo con te, per sostituire quello morto. Una nona persona per una recita che ne necessita solo otto... C'era qualcosa che non capivo. La persona nei miei sogni che era destinata a morire e finire in una bara... chi mai poteva essere...? Inconsciamente portai la mano sul petto. Il tempo rimanente per la recita era ancora meno. Cosa fare, ora? Non c'era tempo. Dovevo sbrigarmi e fare qualcosa. Fare cosa? Giusto, la pagina! Dovevo uscire di lì e cercare...  e pensare...! "C'è un'aLTRa cOSa UTIle che LE possO dire." "Uhm, io dovrei..." "Non è NEcesSAriO lei vAda tantO di FRettA." "Non è necessario...? Ma il tempo per la recita! E' passato più di metà, non posso starmene ferma a..." "E se finiSSE? NoI SPariREmmO?" "Uh...?" "Certo, nOi di ADESSO sparIREmmO. Ma sarebbe SOlO la fiNe di QUESTA REcita. PotrebbE cONTinuarE di nuovO un'alTRa nOttE." Un'altra...? La Ragazza Bambola aveva detto qualcosa di simile. "Oggi andrà avanti comunque". Mi ero chiesta cosa significasse. Guardai il Ragazzo Bambola negli occhi, e il suo sguardo diceva "Vieni con me".  Stavolta andò verso una libreria dal lato opposto, a destra della porta. Studiò diversi di quei grossi libri, ma sembrava incapace di trovare quello che stava cercando. Come al solito, non c'era scritto nulla sul dorso, rendendo complicata la ricerca. Dopo averlo osservato cercare per un po', notai un orso di peluche in particolare. Era seduto con eleganza su una sedia a dondolo in pelle, e teneva fra le zampe un libro. Che vista strana. Mi avvicinai e controllai il libro. Il titolo era Bad∞End∞Night. Come prima, il semplice girare le pagine fece arrivare le parole nella mia mente... simili ad un flusso d'acqua, ma acqua torbida. Le onde di quelle parole si abbatterono con forza sulla mia mente. Quelle onde d'urto inaspettate mi fecero quasi perdere i sensi. L'onda finale si ritirò e io voltai l'ultima pagina; poi lasciai pendere le mani lungo i fianchi, come se fossi senza vita. Il libro si schiantò sul tappeto di un profondo rosso cremisi. "..." Una tempesta di diverse emozioni turbinava dentro di me, e mi mancavano le parole. Doveva essere... uno scherzo molto elaborato, vero? Sperai che lo fosse. "AaAhh... aVreI RAccoMANDAto qUAlcOSa di MEno iNTenSo, per iNIZiarE..." Il Ragazzo Bambola mi si avvicinò con un mucchietto di libri fra le mani. Ma, dopo essere stata colpita da quelle onde di parole, mi stavo reggendo con fatica ad uno scoglio sulla riva. Non mi sarei sorpresa di venire inghiottita da delle rapide tanto feroci. Mi stavo impegnando con tutta me stessa per rimanere aggrappata a quella piccola, inaffidabile roccia e non venire trascinata via. Non avevo avuto il tempo di rimettere insieme quelle parole turbinanti. Con mani tremanti, mi afferrai le spalle. "L'attrice che interpretava il ruolo di Ragazza del villaggio era stata risucchiata in uno strano mondo, ed era rimasta piuttosto confusa. Mentre correva in giro per la villa alla ricerca di un'uscita, aveva trovato un sotterraneo. E otto bare. Questo la spaventò più che mai, e provò a scappare... ma i sette abitanti della villa, no, i sette attori che un tempo erano i suoi amici e colleghi, non smettevano di inseguirla. Solo l'attrice che interpretava la Ragazza del villaggio sapeva che quella era una recita... Non poteva sfuggir loro; i suoi amici erano impazziti. Corse per tutta la villa, ma gli altri la inseguirono finché non si fermò. Convinta che di questo passo sarebbe stata uccisa e messa in quelle bare... la Ragazza del villaggio ricordò che la lancetta lunga dell'orologio fermo era un pugnale, e così lei-" "Bugie... sono tutte bugie... non ricordo nulla di tutto questo... questa non sono io!" "... La MEmoRiA è uN liBRo NOioSo. SpEsSO le SUe PAgIne non DOVrebbERO venir SFOGliare..." ".... non è possibile... ma..." "Se questo TEMPO finiSCE, c'è SEMprE una pROssiMA VOLTA. AnDRà AVAnti e anCORa avAnti. Per sEMpre..." Per sempre. Il mondo della recita in cui pensavo di essere stata intrappolata dopo aver raccolto quella strana lettera sul palco... Si era già ripetuto ancora e ancora? Quel "Bad∞End∞Night" era il mero, singolo atto di una notte che si ripeteva...? "QUEstI SCaffAlI soNO un po' Un MASTERpiecE, nOn trOVa...?" "...!!" Non poteva essere... tutti quei libri senza titolo sul dorso. Quindi tutti quegli scaffali pieni fino all'orlo erano...? No...!! "Allora... anche First Night...? E' successo..." "SbaGLIaTo. Quel liBRo è DIVERSO. E' unA cOsa che NOn è ACCaduTa in quEsta RECITA." "..." "Se non RIcoRda nulla, bEh, è MEglio cOsì..." "Uh...?" Ora non potevo vedere bene il viso, chinato verso il basso, del Ragazzo Bambola. Il suo sguardo pareva diverso... lo sguardo di quel ragazzino che mi arrivava giusto alle anche. I suoi occhi erano più simili a quando mi aveva dato il bouquet di rose blu e preso in giro. Non erano come quelli dell'altro "lui". Loro ricordavano, mi chiedevo? Che questa notte si era ripetuta ancora e ancora... Ero l'unica a sapere che questo mondo non era la realtà. Eppure, forse ero l'unica ad aver dimenticato ogni notte...? E cosa intendeva dicendo che First Night era un libro che non faceva parte della recita? Una luce splendente brillò nella stanza, e ne fui accecata per un momento. Ma lì non c'erano finestre. Mi voltai verso l'entrata, e la porta - che, lo ricordavo chiaramente, il ragazzino aveva chiuso prima - era socchiusa. La luce di un lampo era entrata dalla grande finestra alla fine del corridoio. Lasciai la biblioteca e, quasi in trance, scesi le scale. Andai oltre la scalinata, nel corridoio tra l'atrio e il soggiorno. Girai a destra, poi tirai dritta per un po' e, una volta superata la stanza degli ospiti numero uno, alla mia sinistra trovai quel corridoio con il quadro a parete intera. Mi avvicinai velocemente, senza fermarmi, come se qualcosa mi stesse attraendo. Andai avanti così, ascoltando solo il rumore dei miei passi. Non appena il quadro di Twilight∞Night entrò nel mio campo visivo, il Padrone di casa apparve alla fine del corridoio. Ero sicura fosse ancora di sopra, a controllare le stanze che gli erano state assegnate; come mai si trovava così lontano...? "Ehi. Potrebbe darci una mano? Vorrei che cercasse nel magazzino al pianoterra." "Ehr..." "Non è una stanza molto grande, ma ci sono un sacco di cose. L'ideale come nascondiglio. Potrebbe volerci un poco... ma cerchi meglio che può. Pare che gli altri stiano finendo con le loro stanze, ora." "Ah, hanno finito..." "Allora, era diretta da qualche parte?" Alla sua domanda, mi chiesi perfino da sola che ci facessi lì. Non stavo andando allo studio, al secondo piano, per parlare col Padrone di casa...? Ma quando avevo lasciato la biblioteca e, con fare assente, avevo iniziato a vagare, ero finita qui... Come se la mia destinazione fosse stata il quadro Twilight∞Night. Perché mai...? "... stavo solo girovagando per cercare qualcuno..." "Capisco... d'accordo. Per ora, vorrei che lei andasse nel magazzino. Quando ha finito, venga allo studio di sopra e faccia rapporto. Sto riepilogando i risultati di tutti." "... afferrato." Come il Padrone di casa aveva richiesto, mi diressi prontamente all'angolo nord-est del pianoterra. Era un magazzino piuttosto ampio. Ormai avevo notato come la maggior parte degli oggetti fossero solo di sfondo per la recita; copie di cartapesta, per così dire. Per esempio, il vaso con i gigli bianchi sul tavolo di vetro nel soggiorno. Sembrava reale. Aveva lo stesso identico aspetto di un vaso di fiori con tanto di acqua dentro. Ma non aveva alcuna qualità, a parte il dover dare l'impressione che "ci fosse un vaso lì", così non si potevano nemmeno tirar fuori i fiori dal vaso. Mentre cercavo in quel magazzino pieno fino all'orlo di oggetti di scena simili, iniziai a pensare che non avrei trovato la pagina lì. Le mie mani indaffarate, pian piano, si fermarono. Probabilmente avrei dovuto chiedere al Padrone di casa quando l'avevo incontrato nell'atrio. Perché nessuno mi aveva detto che questo mondo si ripeteva? Lo sapevano tutti? Oppure era solo il Ragazzo Bambola che, essendogli stata assegnata la biblioteca, l'aveva scoperto per caso? Perché non avevamo perquisito le persone durante la ricerca della pagina? E perché non avevamo trovato alcun segno della pagina, dopo tutte quelle ricerche...? Avevo letto alcuni altri libri di quelli che il Ragazzo Bambola mi aveva portato, altri oltre quel disgustoso Bad∞End∞Night. Erano tutti eventi di cui non avevo alcun ricordo. Ma supponevo fossero tutte Crazy∞Night che erano state messe in scena. Se avessi preso alla lettera il Ragazzo Bambola, allora io... allora tutti noi avevamo messo in scena il copione di Crazy∞Night un numero incalcolabile di volte. E nei libri che mi aveva mostrato, come ci si aspettava, tutti erano alla ricerca della pagina rubata. Ma non ce n'era nemmeno uno dove la pagina fosse stata trovata in tempo...! "Io... sono sempre da sola, uh..." Tutti avevano dimenticato il mondo reale, ed erano stati resi parte di quest'altro. Per quanto, all'inizio di ogni recita, avessi cercato di avvisarli dell'assurdità di tutto ciò, sembrava non riuscissero a comprendermi. E questo significava che l'unica intrappolata in quel mondo in realtà ero io, giusto? Quelle persone erano solo creazioni fittizie di quel mondo, e quelli veri erano da qualche altra parte... ma sì, ancora nella realtà. Solo io ero stata invitata come ospite in quel mondo... come protagonista. In quel caso, potevo capire perché solo io perdessi la memoria ogni volta. Se tutto a parte me fosse stato di cartapesta, e perfino i personaggi fossero stati del tutto fasulli, non avrei dovuto nemmeno sentirmi sola. E quell'orrido libro che non osavo nemmeno ricordare... Quella Bad∞End∞Night... non avrei mai creduto di essere stata in grado di fare una cosa simle. Anche se fossero stati fasulli, come avrei potuto ucciderli... uccidere i miei amici con le mie stesse mani? Avevo stretto le dita. Aprii le mani davanti al viso e le fissai con tanta intensità da poterle quasi trapassare. Non avevo assolutamente alcuna memoria di ciò. Ma, quando chiudevo gli occhi, potevo vagamente figurare le mie mani intrise di sangue. Ma, di sicuro, era solo la mia immaginazione... una deboluccia come me, priva di spina dorsale, non avrebbe mai potuto far nulla di simile. Scossi la testa per scacciarla dal mio cervello... ma quell'intensa, orribile immagine non sarebbe sparita facilmente. Il senso di colpa - per qualcosa che non ricordavo nemmeno di aver fatto - iniziò a serpeggiare dentro di me. La gola era del tutto secca. Così non andava bene... sarei impazzita per il senso di colpa, il sospetto e l'odio per me stessa. Avevo bisogno di qualcosa per placare l'umore e calmarmi, anche solo per un poco... qualcosa per calmare il mio cuore... "Il tè della nostra cameriera è davvero superbo, non trovate? E' proprio come se scaldasse il cuore, vero?" La battuta della Padrona di casa attraversò all'improvviso i miei pensieri. Dopo che l'aveva ripetuta tre volte parola per parola si era incastonata nella mia mente, come un messaggio subliminale. Sì, il tè...! Ma... ricordavo i principi di questo mondo. Solo la Cameriera poteva fare il tè. La Ragazza del villaggio, in quanto ospite, di sicuro non poteva andare in cucina, mettere a bollire l'acqua e farsi il tè da sola. Detto ciò,  non avevo alcuna voglia di rintracciare la Cameriera e chiederle di prepararmi qualcosa. La mia mente era ancora in disordine; non volevo incontrare nessuno. Dovevo fare qualcosa per riprendermi da quello schiacciante senso di disagio, anche qualcosa di piccolo... Adesso capivo, seppure in minima parte, come aveva dovuto sentirsi la Ragazza del villaggio di Bad∞End∞Night. Lo stato mentale in cui mi trovavo era davvero pericoloso. Era successo tanto in una sola notte e non avevo nessuno con cui condividerlo, da consultare, a cui affidarmi... Quella situazione, in realtà, era durata a lungo, molto più a lungo di quanto avrei potuto immaginare... e ogni volta lo dimenticavo... imparavo ciò che avevo dimenticato, e poi lo dimenticavo di nuovo... un loop continuo. Non sapevo quando la follia avrebbe potuto colpirmi alle spalle, approfittando di un attimo di debolezza. Perfino me stessa, l'unica di cui avevo potuto fidarmi sin da quando ero arrivata in quel mondo, era un qualcuno di cui aver paura. Il Maggiordomo aveva detto che il mondo è ciò che noi percepiamo. Se era così, allora io e il mondo che stavo percependo in quel momento eravamo reali. Ma allora, le cose "reali" che erano separate dalla mia percezione, e a lungo dimenticate, non esistevano più? Avevo dimenticato di aver recitato in Bad∞End∞Night e, per quanto mi avessero detto che, in un qualche tempo, era stata reale... io non riuscivo ad accettarlo. Perciò... era diventata fasulla? E così pure il mondo reale... Mentre frugavo senza sosta nelle mie memorie sin quando mi ero risvegliata in quel mondo, ricordai di colpo. Quando stavo parlando col Maggiordomo, non c'era rimasto un poco di vino? L'alcool avrebbe fatto il suo dovere. Avrei potuto bere un goccio per tirarmi su d'animo. Mi affrettai verso la cantina dei vini. Socchiusi la porta della cantina. Il Maggiordomo non c'era. Dove aveva riposto quella bottiglia non ancora vuota...? Cercai quell'unica bottiglia con un po' di vero vino fra tutte quelle fasulle. "... eccola qui!" Trovai quel minuscolo quantitativo di vino che bastava appena per un bicchiere. Ma non reggevo molto l'alcool, perciò anche solo quello avrebbe potuto farmi ubriacare per bene. La bottiglia era stata richiusa. Presi un coltello da sommelier là vicino, lo infilai nel sughero e girai piano. Una volta tirato fuori il tappo, si spanse un'aroma simile a quello delle rose fresche. Non c'erano bicchieri nella cantina. Esitavo all'idea di andare in cucina, con l'alta possibilità di incrociare la Padrona di casa o la Cameriera. Pur essendo cattive maniere, allora, avrei bevuto dalla bottiglia. Nessuno mi avrebbe vista. La tenni con entrambe le mani, sollevai all'altezza della bocca e la inclinai. Per un istante, ci fu il fragore di un tuono che sembrò scuotere l'intera stanza. Quel basso ruggito era risuonato con un tale tempismo da dare l'impressione di volermi impedire di bere. "Yaaaah!" Spaventata dal suono improvviso, rovesciai il vino. "Ah..." Un'altra delusione. Volevo solo una minuscola possibilità di sfuggire al mio stato triste e disperato... Ma nemmeno quello era andato come volevo. Alla fine, mi sentii solo peggio. Senza neanche darmi la pena di sospirare, guardai dov'era caduto. Un po' era finito sul pavimento di pietra, e altro sulla mia gonna. Cercando di prendere il fazzoletto nella mia gonna, mi accorsi che ne era finito un po' anche sulla lettera. "Ah... la lettera si è macchiata..." Era leggermente tinta del colore del vino. Ma era un'impressione mia, o le zone sporcate dal vino erano diventate più chiare rispetto al resto della carta ingiallita...? Avvicinai gli occhi. Non si era schiarita. Era la carta stessa a mandare un lieve bagliore. "Questo è...!" Era lo stesso che era successo nella biblioteca, quando stavo per prendere First Night; il libro aveva brillato per un istante. E mi aveva sorpreso tanto da farmi cadere dalla scala.  Perché stava brillando...? E se ci fosse stata una connessione fra First Night e quella lettera? Ricordavo cosa aveva detto il Ragazzo Bambola: First Night non era parte di quella recita. Poi, dal titolo... potevo fare le mie supposizioni. Forse il libro non faceva parte di quel mondo fittizio, ed era stato portato dalla realtà... o forse gli eventi descritti nel libro avevano avuto luogo altrove - nella realtà, appunto. Eppure, aveva una qualche connessione con quel mondo... se il punto in comune fra First Night e la lettera era il "mondo reale", allora... e se la lettera fosse stata la chiave per tornare alla realtà? Se avessi potuto usarla come "pagina finale", seguendo quanto scritto sulla busta, forse avremmo potuto terminare la recita e tornare alla realtà! Quella sensazione di oppressione si alleggerì improvvisamente. Se avessi potuto scrivere un finale sul tornare nella realtà su di un foglio bianco, che sarebbe successo? Per esempio, se avessi scritto "La recita finì, gli attori riottennero le loro memorie e i loro corpi, e tornarono tutti nel mondo reale"... sarebbe successo così com'era scritto? Oppure no, avremmo dovuto recitare come desiderato dalla mente dietro tutta la storia, e scrivere l'ending in QUEL modo; non importava cosa avessimo scritto noi, non saremmo tornati indietro. Se le leggi di quel mondo erano in funzione, allora ciò che era scritto sul copione diventava assoluto, e tutto e tutti avrebbero recitato seguendo le sue parole... Beh, dovevo solo provarci per scoprirlo. Okay...! Intinsi l'indice nella pozza di vino sul pavimento, poi tracciai delle linee sulla carta. Come testo, scrissi un breve "Tutti tornarono nella realtà", ma non accadde nulla. Forse non avrebbe funzionato finché non fosse stata messa come ultima pagina del copione. Oppure le parole scritte col vino erano troppo chiare, e dovendo strizzare gli occhi per leggerle, non andavano bene. Oppure perfino quello doveva essere scritto con qualcosa di simile ad una penna. Non sapevo come funzionasse, ma se avessi provato tutte le possibilità, allora forse... Ma... e se avessi fallito? Tutte le informazioni che avevo guadagnato da quando mi ero svegliata sarebbero svanite; sarei tornata un foglio bianco. Avrei di nuovo scordato tutto, e ripetuto le stesse azioni? Mi sarei risvegliata in un posto che non mi era familiare, avrei realizzato di essere stata risucchiata in uno strano mondo, sarei stata sovraffatta dal panico e dalla paura... E allora gli altri, che avevano dimenticato loro stessi ed erano stati resi parte di quel mondo, sarebbero apparsi... mi sarei disperata, e avrei giurato di salvarli tutti... Verso metà, avrei saputo che quel mondo si era ripetuto ancora e ancora... Non era garantito che ogni dettaglio della notte si sarebbe ripetuto allo stesso modo ogni volta. Una sola delle mie azioni avrebbe potuto cambiare interamente il risultato; si era sempre concluso con diversi finali. Dopo infinite notti, avevo trovato un grande indizio su come tornare nella realtà, per cui non volevo fallire proprio ora. Devo salvare tutti... C'era ancora tempo. Misi la mano sul petto: circa due terzi del tempo della recita erano perduti. In fondo alla mia mente, richiamai le espressioni che avevo visto sui volti di tutti da quando ero arrivata lì. C'era la possibilità che fossero sempre stati parte di quel mondo, e quindi falsi dal principio. Ma non importava, non riuscivo a pensare a loro come dei meri artefatti. C'erano stati svariati momenti in cui le loro azioni, parole ed espressioni si erano sovrapposti a quelli delle loro controparti reali. Perciò erano quelli veri, adattati al sistema di quel mondo, dimentichi dei loro veri nomi e di tutto il resto... Quella mi pareva la spiegazione più probabile. E quindi l'unica che avrebbe potuto salvarli da questo mondo impazzito ero io, Miku, l'unica che non aveva perso di vista il suo vero io. Pur di impedire che avesse luogo un'altra Bad∞End∞Night... avrei dovuto credere fermamente in me stessa, in Miku. Asciugai la mia gonna umida con il fazzoletto, quello nuovo che mi aveva appena regalato Luka. Ma ora che avevo scoperto come avessi già passato epoche là dentro e me ne fossi semplicemente dimenticata, riuscii a vedere come il nuovo fazzoletto fosse già consumato. Che strano... ovviamente, il solo conoscere la verità non avrebbe prodotto alcun cambiamento fisico. Era solo la mia mente ad essere cambiata. Eppure... non riuscivo a credere a quanto fosse diversa l'impressione che mi dava. Le luminose foglioline verdi si erano tinte del pallido colore del vino. Le rose, prima rosa, avevano risucchiato il colore del vino, e adesso parevano in piena fioritura. Avrei dovuto lavarlo, quando fossi tornata a casa... Strizzai il fazzoletto bagnato, lo rimisi con cura nella tasca, e mi misi ben dritta. Per trovare indizi su come terminare la recita e tornare alla realtà, prima di tutto, avrei dovuto cogliere l'intero quadro. C'erano molto libri in biblioteca, ma per quanto potessero esserci indizi accumulati fra quegli eventi del passato... dopo un poco di esitazione, scossi la testa. Non avevo il tempo di leggerli tutti uno per uno. Per adesso, era meglio arrangiarsi con ciò che avevo a disposizione, e cercare di sbrogliare i misteri di fronte a me. Avrei dovuto investigare con attenzione nei punti di maggior interesse... Dopo aver lasciato la cantina dei vini, procedetti dritta per l'atrio, e alla mia sinistra apparve la stanza proibita fuori dalla quale pendeva Twilight∞Night. Quando avevo lasciato la biblioteca in quello stato di vuoto mentale e avevo vagato, in qualche modo ero stata attirata lì. Ci doveva essere una ragione; avevo dimenticato quanto tempo avessi passato in quel mondo, ma di certo il mio corpo ricordava. Quando Meg mi aveva versato per la prima volta il tè al latte, nel soggiorno, ero sicura che mi fosse scivolata la mano e la tazza fosse caduta, ma non era effettivamente successo. Sorprendendo perfino me stessa, avevo preso quella tazza difficile da sollevare tranquillamente, per poi bere il tè senza esitazioni. Quella strana discrepanza... era stata causata dalla mia perdita di memoria. Il mio corpo ricordava, ma la mia mente no. Così avrei pensato "perché?" riguardo azioni che, nel mio subconscio, risultavano naturali, anche se dimenticate. In quel caso, avrei potuto smettere di pensare e lasciare che il mio corpo si muovesse da solo verso gli indizi raccolti in passato... o almeno così speravo. Fissai Twilight∞Night senza pensare. La mia mano destra, che sembrava conoscere la verità nascosta del quadro, si alzò fino a toccare il palmo sinistro della ragazza nel quadro. Dato che la ragazza era stata dipinta a grandezza naturale, in qualche modo pareva che stessi mettendo la mano su uno specchio - lei dentro, io fuori. Così notai che c'era una piccola rientranza e, come se avessi voluto entrare nel quadro, ci premetti le dita. Ci fu l'improvviso rumore di un movimento, e ritirai la mano. C'era una leva in quella rientranza? Il muro, lentamente e silenziosamente, tornò indietro, dentro la "stanza proibita". Quand'ebbe terminato, apparve una lunga scalinata a chiocciola che conduceva al sotterraneo. Dunque quella stanza non era mai stata un'effettiva stanza, ma solo l'inizio di una scalinata. Occhieggiai la buia scalinata. Lampade sulla parete fornivano una debole luce. Dal basso giungeva una brezza gentile; magari il sotterraneo aveva un qualche sistema di ventilazione che conduceva all'esterno. Sempre lasciando che il mio corpo facesse da solo, scesi passo dopo passo. Soltanto... quanto arrivava in basso? La scalinata scendeva così a lungo che non avrei nemmeno saputo dire da quanto la stessi percorrendo. Camminai per un po', e infine delle grandi porte mi apparvero davanti. I vecchi battenti di legno erano di sicuro pesanti, ma buttandoci contro tutto il mio peso riuscii a farle aprire lentamente, con dei cigolii. Quella muffita stanza di pietra era illuminata da alcune lampade a parete. Entrando, trovai alcune bare. Le contai, spaventata. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette... otto. Otto bare... mi avvicinai a quella in fondo alla sala e portai lentamente la mano sul coperchio. Ma, a quanto pareva, era sigillato, e non venne via. Lo stesso valeva per la bara accanto, e quella vicina... le controllai tutte, ma nessuna si aprì. Un lungo, scoraggiato sospiro riverberò in quella stanza tranquilla. A quel punto, ripresi coscienza di me. Pensando alle azioni inconsapevoli che avevo appena compiuto, mi allontanai dalla bara davanti a me. Avevo tentato di aprire quelle bare. Quando avevo lasciato che il mio corpo facesse da solo, in modo fin troppo naturale, aveva controllato e cercato di aprire ogni singola bara, bramando qualcosa al loro interno. Come se qualcosa dentro le bare mi stesse attraendo... Ci sarebbero potuti essere degli indizi su come tornare nella realtà, anche se non ricordavo nulla, eppure ero riluttante all'idea di aprire quelle bare senza un obiettivo specifico. Ero grata fossero sigillate... era un bene che non si fossero aperte, pensai con profondo sollievo. Ma allo stesso tempo, la vaga sensazione che avrei dovuto aprire quelle bare si fece strada in fretta nella mia mente. I due pensieri si intrecciarono, e riflettei su cosa fare per un po'. Ad ogni modo, le bare erano chiuse. Per ora non avrei potuto aprirle comunque. Un'occhiata in giro non rivelò alcuna chiave o altro. Fra i libri che avevo letto in biblioteca, non si faceva menzione dell'aprire quelle bare. Il Padrone di casa aveva diviso e assegnato le stanze, dicendo di cercare con attenzione, ma aveva tralasciato quella stanza e le bare senza nemmeno menzionarla. Che gli altri volessero tenere nascosta l'esistenza di quella stanza a me, la Ragazza del villaggio? Era una cosa naturale del loro ruolo come abitanti della magione? In effetti, nei vecchi copioni, il Padrone di casa mi aveva detto di stare lontano da questa zona, essendo troppo pericolosa. Ma avevo la sensazione ci fosse qualcosa di importante nascosto in quelle bare. Come diceva il libro First Night... "Ma la recita della sua vita, dove lei era la protagonista, era già finita. E così, decisero di consegnare la sua tragica morte all'oblio. Di nascondere tutto nel sotterraneo segreto del teatro, dentro una bara... ∞" Un sotterraneo segreto con delle bare; in First Night, diceva che solo la donna ci era stata nascosta... ma qui c'erano otto bare, tutte ben chiuse... Sul lato di ogni bara c'era un sottile foro rettangolare che supponevo servisse da buco della serratura. Sembrava avere più o meno la misura di una spessa carta da gioco. C'era un qualche oggetto di quella misura da qualche parte, nella magione? Avrei dovuto cercare anche quello, nel poco tempo che rimaneva? Per ora, non sembrava ci fosse nient'altro che potessi fare in quella stanza sotterranea. Girai i tacchi, mi diressi all'entrata, e ci misi tutta la mia forza per riaprire le pesanti porte, stavolta tirando. Con la coda dell'occhio, notai una grossa sbarra di legno poggiata al muro vicino alla porta. Ah-ha, così la stanza si poteva chiudere dall'interno. Avrei dovuto usarlo come chiavistello? Andai a controllare dall'altro lato delle porte e non vidi alcuna serratura o modo di chiuderle dall'esterno. Ci pensai un po' e decisi di lasciare le pesanti porte aperte. Aprirle di nuovo sarebbe costato tempo. Mi lasciai alle spalle la stanza delle bare e mi affrettai sulle scale. Prima di andare a cercare la chiave per le bare, avrei incontrato gli altri. Non ero neanche lontamente vicina alla fine della ricerca nel magazzino a cui mi aveva assegnata il Padrone di casa, ma di certo la pagina non era lì... me lo sentivo. C'era qualcosa di più importante per me da far notare: la possibilità di un indizio per il finale nascosto in quelle bare sotterranee. E a tutti era stato detto di incontrarsi nello studio e fare rapporto appena finito con le loro stanze, quindi chissà, magari qualcuno aveva davvero trovato la nuova pagina. Eravamo stretti coi tempi, ma c'era ancora speranza. Se tutti avessimo messo insieme le nostre conoscenze... di sicuro saremmo stati in grado di fare qualcosa. Cercando di contenere la mia speranzosa eccitazione, corsi su per la scala grande all'ingresso, poi seguii una linea retta fino allo studio.
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mata-konya · 7 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Settimo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 7 - La biblioteca
Io e il Maggiordomo tornammo in soggiorno, e poi nel corridoio. Dopo aver aperto la porta nascosta a lato della grande scalinata e aver sceso pochi gradini, ci ritrovammo in una cantina dei vini semi-sotterranea. Le bottiglie di vino erano allineate in file continue lungo tre pareti della stanza, senza praticamente nessuna interruzione in mezzo. Quando ne tirai fuori una, accade qualcosa di strano: il liquido dentro la bottiglia non si mosse. Il Maggiordomo, approfittando della mia mancanza di parole, mi spiegò:
"Questo mondo è solo una recita, parlando in senso stretto. Le recite comprendono molte cose che non hanno alcuno scopo, oltre alla mera comparsata sullo sfondo, e questo vale anche qui... queste bottiglie non hanno nessun'altra ragione d'esistere." Questo mi fece ricordare qualcosa all'improvviso. Quando stavo perquisendo lo studio con il Padrone di casa, avevo provato una penna stilografica trovata per caso sulla scrivania; tuttavia, nonostante vedessi l'inchiostro sulla punta, non aveva lasciato nessun segno sulla mia mano. Avevo pensato che semplicemente si fosse rotta, e non ci avevo dato troppo peso. Ma in realtà, non aveva funzionato perché era un banale oggetto di scena per la recita... se avessi provato a scrivere su un pezzo di carta, non avrebbe svolto il suo solito ruolo di penna. In effetti, se anche la carta esisteva solo come oggetto di scena, era probabile che neanche quella sarebbe servita al suo scopo originario. Eppure c'erano cose come il tè e le tazze che, indubbiamente, funzionavano come avrebbero dovuto, quindi chiesi quale fosse la differenza... il Maggiordomo disse che quegli oggetti potevano essere utilizzati solo da chi li "utilizzava sempre", per così dire, così come le stanze inaccessibili. In quella cantina dei vini, ad esempio, di norma avrebbe potuto entrarci solo il Maggiordomo e nessun altro, se non per una buona ragione. Per cui i personaggi avevano certi principi a cui attenersi per mantenere l'ordine nella recita. Forse anche io, in quanto protagonista, avevo limiti alle mie azioni e pensieri che non riuscivo nemmeno a percepire. Ma per ora pareva che potessi aiutare gli altri e muovermi in giro liberamente, forse anche più di loro... Guardai il Maggiordomo accanto a me e lo vidi sollevare una sola di quelle tante bottiglie. C'era rimasto giusto il tanto per un bicchiere, dentro. Notai che il liquido si stava muovendo. "Oh, quel vino..." "Questo è quel che rimane dalla festa della notte scorsa. E' solo un poco, ma so che la Padrona di casa si arrabbierebbe se lo gettassi via... era di un'ottima annata. Che ne pensa? Le piace il vino?" "In realtà non ho mai bevuto vino prima... ma le persone a cui piace sembrano amarlo." "Sì... è vero." Naturalmente, c'era un quantitativo limitato di vino da poter usare nella recita. Vino da usare nello specifico per la festa nell'Atto Primo. Quindi loro avevano dell'effettivo, funzionale vino, come quella bottiglia. Cercammo con attenzione in tutti i piccoli buchi in cui erano state riposte tutte quelle bottiglie esistenti solo come oggetto di scena, ma ovviamente non trovammo nulla. Il tempo della recita continuava a passare mentre lavoravamo. Avrei anche iniziato a mettere tutte quelle preoccupazioni da parte per rimanere focalizzata solo sulla ricerca della pagina, ma dovevo pensare a Burlet... e all'obiettivo della persona che ci aveva rinchiusi tutti là dentro. Seppure cercassi di tenere la testa concentrata su quei pensieri, di quando in quando dimenticavo di essere Miku. Forse era perché tutti erano scivolati in modo così naturale in quel mondo artificiale. Forse, con la mia tendenza al sognare ad occhi aperti, mancava in me la capacità di distinguere con chiarezza realtà e finzione. D'altronde era facile adattarsi a quell'atmosfera. Pur sapendo che quel mondo era fasullo, mi stavo comportando come se fosse reale. Per nessuna ragione in particolare, guardai quella bottiglia quasi vuota che il Maggiordomo stava tenendo saldamente. L'etichetta era piuttosto sbiadita, e questo bastò a dirmi quanto fosse vecchia. "Qualcosa ha catturato la sua attenzione? Questo vino è molto vecchio. Potrebbe essere anche molto raro, tra l'altro. In effetti, tutto in questa cantina è molto vecchio e di buona qualità." "So che si dice il vino diventi più buono quando invecchia, ma davvero una cosa lasciata a fermentare per decadi è più gustosa? Intendo... di quelli freschi?" Esposi i miei ingenui dubbi al Maggiordomo. "Chi può dirlo? Le persone hanno diversi gusti. Esistono moltissimi tipi dai diversi aromi, secchezza e dolcezza, perfino profumo e grado alcolico. Ma suppongo non sia un granché come risposta. Beh... molti dicono che quando un vino ha fermentato per decadi, il suo sapore diventa molto più ricco. Lo stesso vale per le persone. Col passare del tempo, le loro esperienze avranno ripercussioni sul loro personaggio. Come se non volessero rimanere "piatti", poi, formeranno le loro abitudini, simili ad un retrogusto segreto. Che siano piacevoli o no, però, dipende dalle preferenze. Per non parlare del fatto che il tempo va avanti. Il vino può essere preparato con le più grandi tecnologie dei nostri tempi, ma quando arriva il momento di aprirlo... Nel futuro lontano sarà molto più facile produrre del vino delizioso subito, senza dover aspettare fermenti." Quella spiegazione mi ricordò della conversazione con il Padrone di casa nella sala della collezione. Aveva detto di aver dedicato se stesso alla protezione delle reliquie lasciate dai grandi antenati. "Signor Maggiordomo, lei quale preferirebbe?" "Mh?" "Vino prodotto dagli sforzi dei diligenti maestri del passato, messo a frutto dopo decadi di fermentazione... oppure vino che può essere facilmente prodotto subito grazie all'avanzamento della tecnologia, ma pur sempre con un ottimo gusto...?" "... questa è una domanda piuttosto difficile." Il Maggiordomo cadde in una riflessione silenziosa, una mano a coprire la bocca. Quella ristretta cantina era piena di bottiglie di vino che fermentavano nell'attesa arrivasse il momento di aprirle. Pur non potendo parlare, le immaginavo aspettare il giudizio di un sommelier. Dopo un po', il Maggiordomo espirò e parlò. "A volte, le persone diranno che anche il vino invecchiato al meglio è troppo fermentato per i loro gusti. Soltanto... troppo vecchio per loro. Indubbiamente, la maggior parte dirà che non avrebbe dovuto fermentare così a lungo." "...?" "Le epoche passano, le persone invecchiano, e i valori sono in continuo cambiamento. Quello che veniva visto come supremo nel passato non verrà necessariamente visto allo stesso modo nel presente. Sono coloro che vivono in quest'epoca a dover stabilire un giudizio. Rimanere troppo attaccati alle reliquie del passato, tanto da dimenticarsi di vivere nel presente, è del tutto insensato.... così la pensano alcuni." "Insensato...?" "Sì. Eppure io... mi rifaccio volentieri a quelle cose insensate. Se quelle grandi persone del passato sapessero che guardo a loro come degli esempi, non sarebbero tremendamente compiaciute? Ma ovviamente, questo può arrivare ad essere eccessivo... se i discendenti vivessero solo per gli antenati, e sacrificassero la loro vita per questo, sarebbe una cosa triste per entrambi." Una cosa triste per entrambi... in qualche modo sentivo che stava parlando direttamente con me. Noi, la Compagnia, eravamo tutti dei grandi fan di Burlet, e pensavamo che la nostra missione fosse di portare la sua eredità alle future generazioni. Ma cosa avrebbe detto Burlet se avesse visto la troupe in difficoltà del presente? Ci avrebbe ringraziati per aver ritrovato la sua opera perduta, e averla messa in scena come lui aveva sempre voluto? Non era un'esagerazione dire che l'enorme pubblicità causata dal ritrovamento di Crazy∞Night aveva impedito che la Compagnia finisse in bancarotta. Il supporto di uno degli sponsor di lunga data, ovvero il padre di Kaito, e di quel gentiluomo fan di Len ci avevano permesso di sfuggire ai molti debiti - almeno, così Ia mi aveva detto. Ma se pure Crazy∞Night fosse stata un grande successo, in quell'epoca di cambiamenti, con il boom di nuovi strumenti di intrattenimento, non era chiaro se avremmo potuto continuare a mettere in scena solo i lavori di Burlet senza alcuna modifica. Credevo che il motivo per cui eravamo finiti intrappolati in quel mondo ora fosse perché avevo rovinato la sua recita perfetta; eravamo stati maledetti, e ora voleva che rimettessi in scena il suo miglior copione. Non sarebbe stato tollerato alcun errore nel recitare le sue storie, la recitazione e i set dovevano essere perfetti, oppure Burlet non l'avrebbe mai perdonato. Così volevano gli aneddoti tramandati nella troupe. Perciò, ero arrivata alla conclusione che Burlet stesso fosse un uomo molto severo e nient'affatto permissivo. Ma, mi chiedevo, era la verità? Cominciai a mettere un poco in dubbio le mie congetture. "Quando le grandi reliquie del passato vengono portate nel presente, e proiettate nel futuro... Questo rende davvero felici i creatori? Nell'attimo in cui qualcosa sembra poter crollare da un momento all'altro, ma vuoi proteggerlo ad ogni costo..." Afferrai il braccialetto sul mio posto sinistro - l'eredità del grande drammaturgo arrivata a me passando per mia nonna. Per quanto probabilmente il Maggiordomo non capisse a cosa mai io... a cosa la Ragazza del villaggio si stesse riferendo, mi ascoltò comunque. Guardò il mio polso e aspettò con calma il resto delle parole. "Qualcuno mi ha detto che tutte le cose con una forma, prima o poi, svaniranno. Ma se ciò che vuoi proteggere fosse una cosa senza forma... come una storia, o una recita? Anche cose che non hanno una forma di per sé possono facilmente cambiare rispetto all'originale. Ma forse, grazie a questi cambiamenti... Anche mentre il tempo passa e le persone cambiano, se il lavoro cambia con loro, può sopravvivere senza scomparire..." "... Lei ha dei pensieri piuttosto interessanti... penso che sia magnifico. Ci sono talmente tante diverse persone, al mondo, che esiste anche un'infinità varietà di autori che creano cose meravigliose. Se ne sarebbero compiaciuti oppure no... non posso rispondere con certezza. Tuttavia, parlando per me, in un certo senso... applaudirei volentieri, e vi ringrazierei col cuore." Il Maggiordomo mi sorrise gentilmente. Una volta finito con la cantina dei vini, ci dirigemmo al lato sud. Il Maggiordomo aveva già controllato la sua camera e la stanza degli ospiti numero quattro, perciò andammo nella stanza degli ospiti numero uno. "Uh...? Sono già passata per di qua, prima...?" La mia mano si fermò prima di abbassare la maniglia della stanza degli ospiti. Riconoscendola come una vista familiare, diedi un'occhiata in giro; la disposizione di tutto era uguale a quella del lato sud del corridoio al primo piano esplorato col Padrone di casa. Entrambi i piani avevano gli stessi tappeti, mura, perfino decorazioni sui soffitti... per un attimo fui incerta su quale piano mi trovassi. "Ah, e così stava cercando di sopra, insieme al Padrone di casa. Sì, qui è esattamente al di sotto. L'aspetto del pianoterra e del primo piano sono essenzialmente identici. Ci perdiamo piuttosto spesso. Di certo, potrebbe capitare anche ad un visitatore appena arrivato... perché sì, succede anche noi." "... Capisco." Aveva ragione. L'aspetto era così simile che non ero riuscita a distinguere subito se fossi al pianoterra o al primo piano. Mentre mi guardavo intorno, i miei occhi si fermarono su un certo punto, e le gambe si mossero in automatico in quella direzione. Sebbene l'avessi già visto al primo piano... una "stanza proibita" accanto alla stanza degli ospiti numero uno. E sul lato nord un grande quadro a parete intera. Il quadro di una ragazza che ballava da sola in una foresta debolmente illuminata... era lo stesso identico quadro appeso fuori dalla stanza proibita di sopra? Lo fissai con attenzione. Il Maggiordomo si avvicinò. "Questo quadro è appeso anche nel corridoio del secondo piano, al di fuori dell'altra stanza proibita." "E' esattamente lo stesso quadro...?" "No, tecnicamente sono differenti. Il quadro al secondo piano mostra il crepuscolo... il momento subito prima del tramonto. Questo quadro, invece, ritrae l'alba; una scena subito prima della nascita del sole. Insieme sono considerati un'opera unica. Il titolo è Twilight∞Night. "Twilight∞Night... Alba e tramonto...?" "Mettiamola così. Pensi se fosse bendata e portata in quello stesso bosco, durante una di queste scene ritratte nei quadri. Qual è l'alba, e qual è il crepuscolo...? Pensa che riuscirebbe a distinguerli?" "Uh...?" "Io stesso non penso nessuno ne sarebbe capace. E da quello che mi aveva detto il mio precedente padrone... in realtà, nessuno lo sa. Questi quadri illustrano come, alla fine, nessuno abbia modo di stabilire se quello che ha davanti sia la realtà, oppure sia un qualcosa di fasullo." "...!" Realtà? Il Maggiordomo sapeva che il mondo in cui si trovava era un falso, e che la sua vera identità esisteva in un posto separato da quello? Per quanto prima, in soggiorno, quando avevo chiamato tutti col loro nome, nessuno aveva reagito... "Il mondo viene creato dalla nostra coscienza. E quella è una cosa piuttosto fragile e ambigua. Il pensiero di essere è ciò che rende il mondo consapevole della tua esistenza. L'esistenza di qualcos'altro oltre te è ciò che ti permette di essere te stesso.  Per poter distinguere il passato, ci devono essere il presente e il futuro. Pensi di essere vivo, e quindi vivi... le persone possono vivere solo in un mondo che riconoscono. Perché si può dire che vivi solo quando sei consapevole della tua esistenza qui e ora. Se negassi questo, sarebbe come essere morti..." "Essere morti...?" Così questo voleva dire che tutti, avendo dimenticato loro stessi, erano come morti? Le loro memorie perdute, vivere nel mondo della recita... Il loro passato e le vite che stavano conducendo... erano tutti morti... era così? E solo io stavo, a malapena, continuando a vivere...? "Così dimmi, quale preferisci? Alba o tramonto?" Diedi un'occhiata ravvicinata al quadro davanti a me. "Io... non riesco a distinguere la differenza, per ora. Presumo mi piacciano entrambi...?" "L'artista ha dipinto la ragazza quasi allo stesso modo... ma se continui a studiarli entrambi da vicino, comincerai a notare delle leggere differenze nei colori." "Alba e tramonto... sembrano simili, ma sono completamente diversi. In uno sta per diventare tutto più scuro, e nell'altro più chiaro... le scene che seguiranno saranno del tutto opposte. Anche l'aspetto quasi identico dei due piani serve per comunicare che perfino le cose all'apparenza simili possono essere molto diverse...?" "Mh...?" "Oh, uhm...! Ho solo avuto quest'impressione. Ho immaginato che la persona che ha costruito questa casa potrebbe aver avuto una simile intenzione..." "... potrebbe anche essere. Davvero simili, ma in realtà molto diversi. Forse non esiste nulla a questo mondo che sia davvero uguale. Perfino la parola "uguale" è un concetto inventato dalle persone..." "Quindi è più usato come un sistema di misura...?" "Sì, esatto. Il linguaggio non è altro che uno strumento per comunicare le idee. O almeno, questo è lo scopo per cui è nato. A volte, pensiamo erroneamente che il linguaggio venga prima di tutto. Crediamo che, dietro le parole pronunciate da una persona, si possa vedere ogni aspetto delle sue vere intenzioni." "..." "Questo è anche il paradigma del teatro." "Paradigma?" "A seconda degli attori, lo stesso copione può creare dei mondi completamente differenti. E, anche se fossero gli stessi attori, le condizioni e il loro stato mentale e fisico saranno sempre diversi. Così una recita si può apprezzare ancora e ancora. Alcuni dicono che questo sia il paradigma del teatro." "E' proprio vero..." Di certo, alcuni spettatori avrebbero sempre comprato dei posti speciali per vedere anche gli spettacoli più vecchi della Compagnia Burlet. Come aveva detto il Maggiordomo, potevano vedere la stessa storia ripetersi e apprezzarla sempre, dato che nuovi mondi nascevano dalle piccole differenze. "Ora... l'ho tirata piuttosto per le lunghe. E' meglio tornare alla nostra ricerca nella stanza numero uno." "Okay..." Cercammo con attenzione in tutta la stanza degli ospiti numero uno, ma non trovammo la pagina. Misi una mano sul petto e controllai il tempo rimasto. La metà del tempo per la performance era già passato. Sapevo che non potevamo affrettarci, ma mi metteva ansia pensare che il tempo stesse scorrendo via senza che potessimo fermarlo. Tutte queste ricerche, e ancora nulla... nemmeno un indizio. Il Maggiordomo mi disse che probabilmente c'era gente più bisognosa di aiuto di lui, così lasciai la stanza degli ospiti numero uno per aiutare qualcun altro. I corridoi erano uguali a quelli del pianoterra e con quadri molto simili, ma diversi se si prestava attenzione. Per esempio, il quadro di fresche e giovani rose in un vaso al primo piano faceva coppia, al pianoterra, con un quadro in cui c'erano solo dei petali avvizziti. Stessa composizione, ma momenti diversi... pareva che ogni quadro seguisse quello schema. Quando raggiunsi l'atrio, sentii una melodia meravigliosa. La Ragazza Bambola stava suonando il piano. Era vero, suonava il pianoforte durante l'Atto Primo. Rin e Len erano dei geni che potevano fare praticamente qualsiasi cosa. Oltre al liuto suonato nell'Atto Primo, Len se la cavava anche con gli strumenti a corda, come chitarra e violino. Mi pareva fosse stata Meiko a dirmi che entrambi potessero suonare sia il piano, sia il violino, a livello professionale. Tuttavia, Rin stessa mi aveva detto che il piano non le piaceva più molto. Suonava solo per rallegrarsi quando succedeva qualcosa di triste o doloroso... Così, quando aveva saputo che avrebbe dovuto suonare come Ragazza Bambola, nell'Atto Primo, si era lasciata sfuggire che avrebbe preferito di no. Ma che canzone era quella...? Il pianoforte era, in qualche modo, stonato; sembrava un po' troppo basso. Quel lento valzer in chiave maggiore, a quel modo, pareva suonato in chiave minore, dandogli un senso di malinconia. Dimenticai di me stessa e mi fermai ad ascoltare quello strano miscuglio di tristezza e allegria. "Oh? SiGNORInA, dA QUAnto Tempo sEi QUI?" La Ragazza Bambola smise di suonare per fronteggiarmi.   "Uhm... era una canzone tanto bella che mi sono persa ad ascoltarla." "BeH, gRAZie." "Ehm... come si chiama? La canzone che stavi suonando ora, intendo." "... quESTa è DOlly's DrEAmIng AND AwaKENinG. La CAnzonE PERfeTTa per ME, gIUSTo?" "GIà..." "Mi dICA, sIgnORInA, LEi soGNA?" "Uh? Sognare?" In un flash, mi tornò in mente il sogno di stamane. Una donna... forse un'attrice... che moriva a teatro. "Sì, a volte..." "MMh. Le bAMBoLe nOn soGNAnO. SAI pERcHé?" "...?" "PerCHé LE baMboLE NoN doRMONo!" "A-ah..." "DiVERteNtE, NO! AhAhAhAhAh! Ehi... voRResTI sENTIrnE aLTRe? SuOnerò quANto vuoi, pEr te!" Mentre parlava, gli occhi della Ragazza Bambola sembrarono tingersi di solitudine. "Uhm... devo ancora aiutare gli altri a cercare la pagina..." "ANdrà bENE, sOlO per UN POchiNO!" "Ma..." "Ehi, per fAVORE!" Di punto in bianco, mi abbracciò. Fu troppo improvviso perché potessi emettere alcun suono. Per quanto capissi che prima era Rin, non riuscivo a scacciare la paura che avevo di quelle bambole. "Mi dispiace! Ma devo davvero andare ad aiutare gli altri. Intendo, se non troviamo la pagina..." "Ma pOtrEsTI semPLIceMEntE stARe qUi..." "Uh...?" "Va bENE COsì. OgGi anDRà AVAntI ComUNque, pERciò..." "Oggi andrà avanti...?" Cosa voleva dire? Se il tempo a disposizione per la recita fosse finito senza che avessimo trovato la pagina, quel mondo non sarebbe scomparso? In che modo "oggi sarebbe andato avanti"...? "ANchE quESTa cANzoNE VA avAnti... iN eFFEttI, quESTa è lA PARte pRINCipalE... Il LENtO vAlzEr diVentA un FEROCE quaTTRO tEmPi. Sì, è IL risVEGLIo di DOlly..." Esibì un ghigno inquietante, guardandomi dal basso, all'altezza della mia vita. Saltai all'indietro, terrorizzata, e facendolo qualcosa volò via. Era una busta da lettere. La raccolsi. "Oh, questa è..." Non era la lettera che tenevo in tasca? Quella che avevo usato nell'Atto Primo... era indirizzata alla "Signorina Miku". Ma quello non era l'oggetto di scena. Era la lettera che avevo raccolto sul palco prima di finire risucchiata in quel mondo. Spaventata, la girai e trovai scritto sul retro: "Finché la pagina finale non avrà perso i suoi colori...∞" "La pagina finale...?" La aprii piano. Ma dentro c'era solo un foglio di carta bianco piegato in due. La Ragazza Bambola mi si avvicinò di nuovo. Supponevo che la lettera fosse volata via quando mi ero allontanata da lei. "EHI, cOs'è qUELlA lETteRa...?" "... beh, non lo so neanche io..." Ero sicurissima che fosse la lettera raccolta sul palco, ma non c'era scritto nulla. Ricordavo per certo di aver letto qualcosa, prima. Era la parte importante che non ricordavo - cosa ci fosse scritto. Ma ci avevo letto un qualche messaggio. Perciò cos'era quella lettera, allora? Doveva essere l'oggetto di scena usato nell'Atto Primo, o no? Per cui doveva avere un qualche utilizzo anche dopo, nell'Atto Secondo. Ma, al momento, mancava la successiva pagina del copione, così tutti avevano dimenticato cosa accadesse nella scena dopo. Sfortunatamente avevo del tutto scordato cosa ci fosse scritto in quella lettera, e quale fosse il suo ruolo. Quella lettera era un oggetto che dopo sarebbe stato essenziale, durante la recita. Ma la sua mancanza di testo era davvero dovuta alla sparizione della pagina o...? Scrutai la pagina ripiegata con cura, ed era solo carta. I suoi colori erano del tutto sbiaditi. "Ah! E' Più O mENO dELla sTESsA MIsUra dEl coPIonE!" "L-lo è..." "Ma non c'è alcuno strappo... peccato!" Avrei dovuto controllare per essere sicura ma sì, pareva della stessa misura del copione e no, non aveva alcun segno di strappatura a lato. "FINcHé la PAGinA finALE nON avrà PERsO i SUoi COLoRi...∞?" Forse quella era la pagina finale - in altre parole, la conclusione della recita - l'ultima pagina del copione. In quel caso, capivo perché fosse bianca. La rimozione della pagina della scena successiva aveva reso la storia incapace di proseguire, rendendo la conclusione ancora da decidersi... e quindi, una pagina bianca. Pareva plausibile. Se la pagina mancante e le scene successive non fossero state ritrovate... sarebbe stato possibile saltare direttamente al finale con quella pagina, mi chiedevo? Se fosse stato fattibile, avremmo potuto far finire quella storia. Ma al momento, era ancora una pagina bianca. Tirai fuori qualsiasi tipo di supposizione o idea, ma non riuscii a rimettere in ordine i miei pensieri. Non erano altro che predizioni. Inutile stare a pensarci da sola; avrei dovuto discuterne con gli altri. "... Penso che mostrerò questa lettera a tutti dopo, e chiederò la loro opinione..." "... cAPIscO! SEMbrA uNa bUonA idEa!" La Ragazza Bambola pareva concordare. Se fosse stata la saggia Rin, ne avrei discusso subito con lei. Ma per quanto fossero simili, quella era solo una bambola. Provai un po' di sollievo all'idea di aver finalmente trovato qualcosa che potesse essere un indizio di rilievo. Ma allo stesso tempo, mi resi conto di qualcosa così ovvio che mi chiesi come avessi potuto non pensarci prima. Se qualcuno aveva rubato la pagina, la prima cosa da fare non sarebbe dovuta essere perquisire personalmente ogni persona? Se qualcuno dei sette avesse rubato la pagina, così come io avevo appena trovato quella lettera nella mia tasca, allora sarebbe stato molto probabile che la nascondessero nelle loro tasche, vestiti o oggetti personali. Ma certo, la ricerca sulle persone sarebbe dovuta essere la prima cosa. E dato che non avevamo ancora trovato nulla nelle stanze, la possibilità che qualcuno l'avesse nascosta addosso pareva molto più grande. Adesso che me n'ero resa conto, non potevo continuare a girarci intorno. Mi diressi al secondo piano per spiegarlo al Padrone di casa e far radunare tutti.
Sulla parete in cima alle scale, c'era un quadro tanto grande da toccare il soffitto e arrivare ai lati del corridoio. Ritraeva svariati angeli di fronte al cancello del Paradiso. Intanto che mi affrettavo sulle scale, un gradino alla volta, venni conquistata da quell'atmosfera austera creata dal quadro. Poco dopo, notai la schiena del Ragazzo Bambola. Non appena ebbi compiuto l'ultimo passo, lui ghignò e mi venne incontro con la sua rigida andatura. "La stAVo aSPEtTAndO, sIGNOrINa Ragazza del villAggio." "Uh?" Senza aspettare risposte da parte mia, mi prese per mano e mi trascinò nella direzione opposta a dove avrei voluto andare, ovvero il lato nord del primo piano. Si fermò di fronte ad una porta e si girò a guardarmi. "Sa DOVE siAMo?" La porta era ben chiusa, e io non avevo idea di che tipo di stanza potesse esserci dietro. Dissi che non lo sapevo, e lui replicò che me l'avrebbe mostrato. Così aprì la porta ed entrammo. La gerarchia di potere fra di noi era la stessa che c'era nella realtà; come al solito, mi aveva nelle sue mani. Anche se avevo pensato di dovermi affrettare a raggiungere il Padrone di casa e dirgli della lettera... sentii il Ragazzo Bambola chiudere la porta dietro di me. Era una biblioteca riempita fino all'orlo di libri. Eccezion fatta per la porta, ogni singola parete era coperta da una scaffalatura che raggiungeva il soffitto. Quattro piccoli candelabri pendevano dall'alto, bagnando la stanza di luce. Più o meno al centro della stanza c'erano tre tavoli e, lì vicino, dei divani e sedie a dondolo di varie misure. Era un'ordinata, raffinata e pacifica stanza che ogni lettore avrebbe sicuramente amato. Tuttavia, per una qualche ragione, degli orsi di peluche sedevano sulle sedie, e sul tavolo c'era un servizio da tè giocattolo, come se gli orsi stessero bevendo il tè. Dava l'impressione che si stessero rilassando leggendo qualcosa. Mi chiedevo, di chi era quell'hobby? Per quanto fosse una vista bizzarra, gli strambi pupazzi mi fecero avere un po' di sollievo, dopo essermi quasi sentita schiacciata dal quell'incredibile quantità di libri. "Wow... ci sono così tanti libri..." Non mi piaceva granché leggere, ma amavo i posti calmi e tranquilli come le biblioteche. Andavo spesso in biblioteca nei miei giorni liberi per raggiungere l'umore ideale per riflettere, aprire uno dei miei copioni preferiti e dipingere la recita nella mia mente. "Ti pIACe? QuEStE liBRErIe SONo lA pARte migLIorE, giUStO?" "S-sì... è una stanza veramente meravigliosa." Ma, sì... non sarei dovuta essere lì. Il Ragazzo Bambola mi aveva costretta ad andarci all'improvviso, ma dovevo andare a parlare col Padrone di casa. Per quanto potevo vedere, era improbabile che lui avesse trovato la pagina. "Uhm, io..." "QuANdO si lEGgE uNo DI qUESti LIbri, nOn Si pUò MAI SAPere cOSa Ci Si trOVErà..." I libri qui...? Osservai gli scaffali. Ce n'erano troppi per sapere anche solo da dove iniziare. E per controllare ogni singolo scaffale avrei dovuto, senza dubbio, consumare tutto il tempo rimasto per la recita. "NoN vOLEva CONOsceRE I seGREtI dI quEStO mOndO? "Uh...?" "AllOrA LEGgeRe i LIBRI quI sARebbE la VIA pIù vELOCe, cREdo..." I segreti di quel mondo? Magari in quei libri era stata scritta la ragione per cui eravamo bloccati lì, e come fuggire? Ma il Ragazzo Bambola aveva dimenticato il suo "essere Len" ed era diventato una bambola, no? E lui era una bambola crudele che amava fare dispetti. Forse mi aveva soltanto vista di fretta e aveva pensato di fermarmi per farmi uno scherzo. Decisi di tirar fuori un libro a caso e far finta di leggerlo, e intanto tenere sotto controllo qualsiasi possibilità di uscire dalla stanza. Quando feci per prendere un libro dallo scaffale più vicino, lui disse "NoN qUELLo; IL PrimO SCAffaLE è là", indicando il primissimo libro della libreria più a sinistra rispetto alla porta. Era così in alto, praticamente sotto il soffitto... non avrei saputo dire neanche quante me si sarebbero dovute mettere una sull'altra per permettermi di arrivare così in alto. Non ci arrivavo, qualunque cosa provassi. Così il Ragazzo Bambola, dimostrando una forza inaspettata, portò una lunga e consumata scala dall'angolo. "SORpreSA? PENSAvi cHE fOSSi deBOLe pERCHé sONO una BAMbOla? Ha pROpRIo tORto! AhAhAhAh!" Fece una risata arrogante, vanesia, e ghignò. Avevo sottovaluto il suo piccolo corpo da bambola. Ma ora mi aveva dimostrato come, volendo... no, anzi, senza nemmeno sforzarsi, aveva la stessa forza di un umano. La bambola che sogghignava di fronte a me senza battere ciglio era più spaventosa che mai. "La tErRò DA SOTto... STIA ATtenTA, è ALto!" Dichiarava che l'avrebbe tenuta, ma avevo i miei dubbi, considerando la sua statura. Ed era una bella salita, a farci caso... Cinque metri, almeno... Appoggiai la scala agli scaffali e iniziai a salire, gradino dopo gradino. Ogni piolo scricchiolò, facendomi temere fosse troppo vecchia. Finalmente raggiunsi il polveroso libro nell'angolo a sinistra. Appena arrivai, vidi il libro emanare una pallida luce... Sorpresa, il mio piede destro fece un passo indietro, e tutto il mio peso si caricò da un lato. Il legno sotto di me scricchiolò di nuovo. "Uh...?" Provai a riportare il piede destro avanti per ristabilire l'equilibrio e lo rimisi sul gradino. Un attimo dopo sentii il rumore di legno che si spezzava, il mio piede finì più in basso... Oh no - mi sentii lentamente cadere all'indietro. Aspettando l'impatto, chiusi gli occhi. ... l'impatto fu molto meno duro di quanto mi aspettassi, e non fece per niente male. "... U... uh?" "... sta bENe?" Il Ragazzo Bambola parlò, ma dov'era andato? Aveva detto che sarebbe rimasto a tenere la scala in basso, eppure all'improvviso era sparito. Frammenti di legno giacevano sparsi sul pavimento. Certo, aveva un'aria consumata, ma non mi aspettavo si rompesse proprio ora... "Sono QUI..." Sentii la voce subito sotto di me, al di là di qualcosa di soffice. Guardai in basso e vidi un grosso orso di peluche... e il Ragazzo Bambola schiacciato al di sotto?! Tirai via velocemente l'orso, e la bambola caduta si trascinò fuori. Così aveva usato il pupazzo e se stesso per fermare la mia caduta... "M-mi dispiace! Sta bene?!" "... sto bENe. Le bAMBoLe sOno PIù roBUstE dEgli UManI. E' solo CHE lEi è... piuttOsto pEsAnte." "Oh..." Mi ferì un poco con quelle parole, ma ero grata che stesse bene. Il piccolo cappello a tuba che indossava era caduto. Glielo riconsegnai, e lui lo risistemò goffamente sui suoi bei capelli biondi. Eppure, quando aveva spostato il peluche? Era un po' più grande del Ragazzo Bambola, e sembrava in perfette condizioni anche se ci ero caduta sopra. Se non avesse messo questo soffice amico qui... era talmente alto che per prendere il libro avevo comunque dovuto allungarmi al massimo dall'ultimo piolo della scala. Quindi ero caduta all'indietro per più di cinque metri... inoltre... La biblioteca aveva ovunque degli spessi tappeti persiani ma, per qualche ragione, mancava proprio lì, di fronte a quella libreria, rivelando il pavimento di marmo al di sotto. Se fossi caduta nel punto sbagliato... "E' quAsI MORta Qui! AttENTA, più ATTENTA!" Il Ragazzo Bambola alzò leggermente le mani e scosse la testa, esasperato. Sì... ero arrivata vicino alla morte. Di nuovo. Ero sempre stata piuttosto imbranata e portata agli errori ma, da quando ero arrivata in quel mondo, c'erano già state tre situazioni in cui un solo passo falso avrebbe potuto condannarmi. Erano solo sfortunate coincidenze, o...? "PAre LEI siA riuSCItA a PREnderE il LIbrO, pErò!" "Oh, ha ragione..." Il libro per cui avevo rischiato la vita era a terra, vicino al mio piede. Non c'era titolo sulla costa. Lo raccolsi e guardai la copertina; c'era scritto qualcosa, ma era talmente impolverato che non riuscii a leggerla. "E' incredibilmente polveroso... è così vecchio?" Soffiai sulla copertina e la polvere volò via. Ce n'era talmente tanta che mi arrivò anche su per il naso e nella gola; inizia a tossire, mentre il Ragazzo Bambola sbuffava, disgustato. "First Night...?" Nel momento in cui pronunciai il titolo appena apparso sotto la polvere, sentii uno strano senso di disagio risalire su per il mio corpo, come se un'oscurità sconosciuta mi stesse avvolgendo. Tu non dovresti leggere questo libro - un avvertimento da un'altra me, nel passato, sembrò risuonare nel mio subconscio. Le mie mani, pronte ad aprire il libro, si congelarono sul posto. Era un'intuizione? O era lo strano effetto che quel mondo stava avendo su di me? Non c'erano dubbi, però, sul fatto che in quel libro dovesse esserci scritto qualcosa di importante. Il peggior scenario possibile attraversò la mia mente. E se in quel libro ci fosse stato scritto che, una volta intrappolati nel mondo di Crazy∞Night, non ne saremmo più potuti uscire per l'eternità...? Solo immaginarlo mi fece venire i sudori freddi. Ma d'altra parte, e se invece ci fossero stati degli indizi per risolvere i misteri di questo mondo...? Forse poteva guidarci lungo la strada del ritorno alla realtà. Speranza e ansia, in egual misura, cominciarono a riempire la mia mente. Se solo, quando venivano presentate due scelte, si fosse potuto tornare indietro in caso di errore, provare di nuovo... allora avrei proceduto senza esitazione.... ma non ero in grado di avanzare con determinazione di fronte a simili decisioni. Iniziai immediatamente a pensare a cosa sarebbe successo se avessi preso la decisione sbagliata, rifiutando codardamente di tirar fuori alcun coraggio. Perfino le ragioni per cui avevo lasciato il villaggio e mi ero unita alla troupe... Quando mi trovavo di fronte a decisioni difficili, avevo bisogno di qualcuno che mi spingesse per poter andare avanti. "..." All'improvviso, una piccola mano si posò sulla mia, congelata sulla copertina del libro. Abbassai lo sguardo, sorpresa. Vidi solo la sua nuca e il retro del cappello a tuba; non mi stava guardando. Che tipo di espressione aveva? Le sue mani da bambola erano fredde come la ceramica. Ma in quel freddo calore, pensai di aver ritrovato la sua stramba gentilezza - di lui, di Len. Dovevo farlo ritornare alla normalità - e non ero sola qui, dunque non avevo paura. Presi un profondo respiro per calmarmi. Lentamente, la mia mano sinistra sembrò scongelarsi. E piano, come se fosse una porta di ferro, aprii quella pesante copertina e misi la mano sulla prima pagina.
Note * La nota principalissima da fare è questa: in Crazy Night c'era una certa frase, alla fine, che io avevo tradotto come "finché i titoli di coda non saranno svaniti", pensando che Hitoshi con "end roll" intendesse i credits. (Anche perché è una parola dall'utilizzo non molto chiaro.) Ma in effetti, a teatro non ci sono certo i titoli di coda, e traducendo la novel, mi sono resa conto che con "end roll" intende l'ultima pagina del copione. Quindi ho preferito tradurlo come "pagina finale". Di conseguenza, la frase è diventata "Finché la pagina finale non avrà perso i suoi colori". Riassumendo: in circolazione ci sono DUE pagine. Una è la pagina mancante del copione, quella strappata che tutti stanno cercando; è la pagina in cui è scritta la scena subito dopo e, a causa della sua mancanza, ha reso impossibile mandare avanti la recita. La seconda è la pagina finale del copione, al momento bianca, ovvero la lettera di Miku. * La canzone che suona Rin, Dolly's Dreaming and Awakening, esiste sul serio. Per chi volesse ascoltarla.  * In effetti è questo, l'ultimo capitolo del primo volume (mi ero fatta male i l'altra volta lol). Dal prossimo si balla.
* Questo capitolo l’ho postato in particolar modo per celebrare il decimo anniversario di Miku, il 31/08/17. Buoni dieci anni, Miku! 
Da oggi intendo riprendere la pubblicazione. àwà
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mata-konya · 8 years ago
Text
Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Sesto
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 6 - Ricerca
Non appena il Padrone di casa ebbe dato le direttive a tutti, ci dividemmo per iniziare la ricerca nelle aree che ci erano state assegnate. La villa era troppo grande e noi avevamo troppo poco tempo per cercare tutti insieme, così la ricerca era stata divisa fra le sette persone - di modo che non venisse ignorata nessuna delle circa trenta stanze, più l'atrio, i corridoi e le scale. Il Padrone di casa, la Signorina e il Ragazzo bambola decisero di occuparsi del secondo piano, mentre la Padrona di casa, il Maggiordomo, la Cameriera e la Ragazza bambola del primo. E alla Ragazza del villaggio, dato che non era un'abitante della casa e non ne sapeva niente, fu detto di accompagnare e aiutare uno qualsiasi degli altri sette. Quella scelta dal Padrone di casa era l'area a destra, subito dopo aver salito le scale, ovvero il lato sud del secondo piano. Il magazzino a sud-est, la stanza proibita accanto, la camera da letto dei padroni di casa, lo studio a sud-ovest, la stanza della collezione di antichità e la camera degli ospiti numero otto. Un totale di sei stanze, più i corridoi intorno. Al di fuori della stanza proibita c'era un grande quadro, largo abbastanza da ricoprire l'intera parete. Ritraeva una ragazza che ballava da sola nella foresta. Le dimensioni impressionanti mi fecero fermare a contemplarlo. La ragazza era dipinta a grandezza naturale, ed era grande quasi quanto me. Il Padrone di casa mi aveva detto che c'era un quadro uguale e un'altra stanza proibita esattamente al di sotto di quella. Riguardo le cosiddette "stanze proibite", a quanto pareva erano state chiuse per anni e mai utilizzate. Erano già chiuse a chiave quando il Padrone di casa aveva ricevuto la villa in eredità dal nonno; dato che nemmeno il nonno possedeva le chiavi, per entrare avrebbero dovuto buttar giù la porta. Tuttavia la cosa non era mai sembrata necessaria, quindi quelle stanze non erano mai state aperte. Controllammo giusto per essere sicuri, ma non c'era alcun segno di scassinatura sulla porta, pareva impossibile che qualcuno ci si fosse introdotto. Così tornammo a concentrarci sulle altre cinque stanze. Per prima cosa, andammo al magazzino nell'angolo a sud-est. Nello stesso momento in cui la porta si aprì, gli occhi del Padrone di casa si sgranarono per la sorpresa. Cercando di trattenere la mia trepidazione al pensiero che avessimo trovato la pagina così presto, camminai piano dietro l'uomo che era entrato a passo di marcia. Lui raccolse una scopa caduta per terra e la tenne fra le mani per un po', in silenzio. "Uhm... c'è qualcosa di strano riguardo quella scopa?" "... Beh. Di solito nessuno viene in questo magazzino. Ero soltanto curioso del perché questa scopa fosse per terra, anziché allineata insieme alle altre." "Sarà caduta? Magari qualcuno l'ha usata e non l'ha rimessa a posto per bene..." "Nonostante le apparenze, la nostra cameriera è un'amante dell'ordine assoluto. Semplicemente, non è possibile che maneggi uno strumento di pulizia in modo tanto grezzo. Ma se qualcuno è entrato qui, allora forse..." "... Oh! Quindi pensa che la persona che ha rubato la pagina si sia nascosta in un posto dove nessuno va mai?" "... Sì." Cercai per tutta la stanza, con il petto che scoppiava dalla speranza di ritrovare subito la pagina. La stanza era piena di mobili e infissi inutilizzati, così come strumenti di pulizia, e su tutto si era accumulata molta polvere. Controllammo in ogni singolo anfratto, ma non trovammo nulla piccolo come un pezzo di carta. Il Padrone di casa, giusto per sicurezza, spostò anche tutti i mobili più grandi per controllare lo spazio fra loro e il muro. Ma anche questo fu inutile. Il magazzino, un tempo ordinato, era diventato un disastro, con praticamente qualsiasi cosa ammassata all'entrata. La prossima volta che qualcuno avesse provato ad entrare là dentro, le pile di oggetti sarebbero cadute e avrebbero bloccato l'entrata... d'accordo, forse questo era esagerato. Ma quando provai a rimettere le cose al loro posto, il Padrone di casa mi fermò. C'erano troppi altri posti dove cercare, disse, e non c'era tempo di rimettere tutto in ordine. Senza perdere neanche un momento a deprimerci, ci affrettammo alla camera più vicina, quella usata dai padroni di casa. Mi sentii un poco a disagio ad entrare in quella stanza decorata di un fresco blu. Non importava se faceva solo parte del background dei personaggi deciso dal copione; quella rimaneva comunque la camera d'alta classe di una coppia sposata. Un meraviglioso candeliere decorato di cristalli, un letto a baldacchino dove avrebbe potuto dormire anche un re, un armadio che conteneva uno straordinario numero di completi e vestiti... e una stupenda mostra di mensole, tavoli e sedie che, perfino alla prima occhiata, si poteva capire quanto fossero stati finemente lavorati fin nel minimo dettaglio. Cercammo ovunque in quella stanza tenendo gli occhi ben aperti, ma anche lì non trovammo niente. Ponendo fine alla nostra esplorazione della camera dei padroni di casa, andammo nello studio del padrone, dove c'erano migliori possibilità che ci fosse nascosta la pagina. Ma la lussuosa, datata scrivania sopra non aveva altro che una penna stilografica non funzionante, e neppure dopo tanto aprire e richiudere i cassetti riuscimmo a trovare nulla. Il Padrone di casa controllò anche nelle librerie; tirò fuori ogni singolo libro con un gesto elegante e li sfogliò con le sue dita sottili come se li stesse accarezzando, per poi rimetterli dov'erano... ancora e ancora, finché non ebbe controllato anche l'ultimo libro. Al che, lasciò andare un leggero sospiro. Avevamo già cercato nella metà delle stanze e non avevamo trovato neanche un indizio... le mie spalle cedettero per un attimo. Eppure il Padrone di casa non era affatto preoccupato quanto me... oppure era proprio parte del suo personaggio essere sempre calmo, composto, un rigido gentleman. Comunque fosse, non percepivo delusione in lui. Il vero Kaito aveva un gran cuore; era mite, aveva un debole per le donne e sorrideva spesso. Ma dovevo ancora vedere il Padrone di casa ammorbidire la sua espressione. Eppure sapevo che Kaito era davvero il rampollo di una famiglia agiata, e vedere i suoi gesti eleganti, merito dell'educazione da nobile, mi dava la nostalgica sensazione che quell'uomo fosse davvero Kaito. Certo trovavo strano pensare con "nostalgia" a persone che avevo visto poche ore prima ma, per una qualche ragione, era così che mi sentivo. Forse, mentre cercavamo la pagina, avrei potuto ottenere qualche particolare guardando anche queste "persone nella recita". Non ero sospettosa di nessuno in particolare. Ma se il ladro era davvero fra di loro, almeno avrei avuto un qualche indizio. Dopo aver lasciato lo studio, provammo la stanza con la collezione d'antichità del Padrone di casa. Prima ancora che la porta si fosse aperta del tutto, un "Wow..." ammirato mi cadde di bocca. Un solo passo nella stanza mi portò ad un vicolo cieco e i miei occhi furono attratti dalla collezione che si estendeva di fronte a me. Tutta un'ordinata esposizione di statue di bronzo, sculture, armi, ornamenti, gioielli - tutte bellissime, sicuramente antiche, meravigliose e in qualcbe modo strane cose di cui non avevo mai visto eguali prima. "Sorpresa? E' una collezione di curiosità che è stata tramandata nella nostra famiglia. La maggior parte delle cose vengono da mio nonno, ma ho raccolto alcuni pezzi personalmente." Il Padrone di casa entrò nella stanza con passo leggero. Una parete era decorata con artefatti da tutti i tempi, posti e culture, e sembrava che non ci fossero due cose con lo stesso aspetto. Una sembrava qualcosa di simile ad un vampiro, un'altra al re delle bestie, e un'altra ancora ad una qualche dea della mitologia antica. "Wow... che naso lungo ha questa statua..." "E' conosciuto come tengu. Un dio di cui si parla in un piccolo paese dell'Est." "E' un dio? ... E' un po' inquietante" "Le terre dell'Est hanno una varietà di sistemi religiosi differenti dal nostro. In particolare, un certo paese mantiene ancora la sua lunga tradizione politeista. Quello che rappresenta la maschera, per esempio, verrebbe chiamato "dio" da alcuni, ma in altre zone sarebbe temuto come "youkai", un tipo di mostro." "Uh... certo che sa tante cose." "... E' il mio unico hobby, per cui sì." Ora che ci pensavo, per quanto le personalità del Padrone di casa e di Kaito fossero completamente differenti, entrambi avevano l'hobby del collezionare cose. E l'amore di Meg per i misteri classici si sovrapponeva a quello della Cameriera pettegola per gli incidenti. E pensai ancora, sotto una nuova luce, come fra i personaggi di Crazy∞Night e i loro attori ci fossero comunque delle somiglianze. Nella realtà, avevo rotto l'orologio che Kaito aveva faticato tanto a procurarci,  e stavo andando a chiedergli come aggiustarlo... Così, mentre osservavo il Padrone di casa frugare nella sua collezione stando attento a tutto quanto, il fatto che avessi lasciato l'orologio rotto cominciò a farmi sentire davvero in colpa. "Questo mi ricorda... Kai... ehm, conosco anche qualcun altro che ha la passione del collezionare cose. Pare che abbia raccolto un sacco di roba... ma ho rotto un orologio importante per lui, una volta.  Diciamo che sono ancora nel bel mezzo delle riparazioni e, anzi, non so nemmeno se si può aggiustare... Non sono nemmeno riuscita a scusarmi, per ora.... spero di poterlo fare presto..." "Tutte le cose con una forma... marciranno col passare del tempo. Sarà una verità ineluttabile fintanto che esisterà il tempo. Non devi preoccuparti di averlo rotto." "..." "Anche la più fantastica delle creazioni decadrà se viene abbandonata. Non è per questo che desideriamo proteggerle?" "... Suppongo di sì." "Vuoi proteggere le reliquie dei tuoi grandi antenati?" "Uh...?" Reliquie dei miei antenati? Mi girai per guardare tutte quelle antichità. C'erano reliquie che aveva ereditato dai suoi avi, protette per generazioni. Ma le mie "reliquie" non potevano essere altro che i lavori di Burlet e la sua compagnia. Ovvio che volessi proteggerli. Mi ero perfino unita alla compagnia per il desiderio di farli arrivare alle future generazioni. "Sì! Voglio portare i tesori del passato nel futuro... Anche se i tempi cambiano, e anche se la loro forma cambia, voglio che restino e adottino le qualità di quel momento." "Anche se la loro forma cambiasse, mh...? Ma le cose cambiano molto dalla loro forma originaria, durante lunghi periodi... Qualcuno potrebbe perfino dire che siano diventate completamente differenti." Il Padrone di casa, con un'espressione che non avrei saputo se definire triste o allegra, guardò una bambola che sicuramente un tempo era stata adornata di magnifici gioielli e di un vestito dai colori vivaci. Ma il rosso scuro dell'abito si era stinto in un marrone giallognolo, e la maggior parte delle foglie d'oro erano cadute dalla sua corona. "Diresti che questa bambola è 'completamente differente' da quella che era all'inizio, come se non fosse più la stessa? Anche se tanto tempo fa è stata definita la più bella bambola del mondo, creata dal più capace dei costruttori di bambole, potresti ancora pensare a questa figura - tremenda, quasi in decomposizione - come bellissima? E se ripararla con le più moderne tecnologie ti impedisse di riconoscere che è ancora lei?" Presi con attenzione la bambola e controllai che la pagina non fosse nascosta all'interno. Ma non c'era null'altro che cotone sfilacciato. Guardai ogni maschera, statua e scultura lungo le pareti. Le statue e le sculture erano state sistemate su dei piedistalli, e scrutavano minacciosamente verso il basso. I miei occhi si soffermarono su una statua sistemata al di sopra della mia testa. Era una donna a cavallo, due lunghe spade strette in pugno tese verso il cielo, la bocca aperta in un grido di battaglia. Sembrava quasi che potesse attaccare da un momento all'altro, eppure era congelata lì. Le spade che teneva sembravano reali. "Ti piace? E' una Valchiria, una divinità della mitologia nordica. La spada nella sua mano sinistra era di mio nonno; la usava quando serviva il Re e dovette proteggerlo sul campo di battaglia. E' passato un secolo, e ora è un'eredità di famiglia. Sotto la sua protezione, capisci." "Valchiria...?" "Sì. Era una delle divinità della guerra. Il nome deriva dall'antico linguaggio nordico, mescolando due parole - una che vuol dire 'quelle macchie in battaglia' e l'altra 'scelta'. Da questo, significa 'colei che ha scelto di macchiarsi in battaglia'". "Una di...? C'erano altre divinità?" "Sì. Ci sono... nove Valchirie, dicevano." "Nove..." "Beh, il numero può variare a seconda delle tradizioni." "Quindi questo vuol dire che aveva degli amici...?" Quando mi voltai per controllare se in giro ci fossero altre divinità come lei, sbattei contro un'armatura là vicino. In quell'istante- "Attenta!" Il Padrone di casa, fermo davanti a me, mi tirò con forza per le mani, e un forte clangore risuonò dietro di me. Mi voltai, sorpresa. "Uh...?" Una lunga spada giaceva per terra, nell'esatto punto in cui mi trovavo. Alzai lentamente lo sguardo verso la statua, quasi con timidezza. "Ah..." Così vidi che la mano sinistra della dea era rimasta vuota. L'impatto con l'armatura sistemata vicino aveva scrollato la statua, facendole scivolare una delle spade dalle mani. "C'è mancato poco... fortuna che non è nulla di grave. Ti sei fatta male?" "Grazie... sto bene. Ma... mi dispiace tanto! La spada... è ancora integra? Non mi dica che l'ho rotta..." "Non devi preoccuparti. Tuttavia, seguirò il consiglio del nonno di non irritare la dea. Aspetta qui, vado a prendere una scala." Il Padrone di casa raccolse la spada da terra e andò a prendere una scala dal magazzino. Nessun dubbio, voleva rimettere la spada in mano alla dea. Nel momento in cui rimasi sola, scivolai a terra con un sospiro di sollievo. Se avessimo tardato anche solo un secondo, le cose sarebbero potute andare in modo terribile. La spada era vera... immaginarla cadere da almeno un metro di altezza e colpirmi in pieno mi faceva venire i brividi. Il pulitissimo pavimento di legno era fresco e confortevole. La mia testa poteva lentamente raffreddarsi dopo tutto il sangue che ci era salito per lo spavento. Doveva essere stata la più pericolosa esperienza della mia vita. La testa mi faceva ancora un po' male... Dovevo calmarmi in fretta e darmi un contegno. Misi anche le mani e i piedi sul pavimento freddo per permettere al calore di dissiparsi. Mentre la mano scorreva sul pavimento, sentii qualcosa di ruvido. Cos'era...? Abbassando lo sguardo, notai un graffio sul pavimento che era stato probabilmente lasciato dalla spada. "L'ho... graffiato..." Anche se all'interno di una recita, mi faceva comunque male al cuore pensare di aver danneggiato una villa tanto bella e armoniosa. Mi alzai per controllare la gravità del danno. "Uh...? Quello è sangue...?" A ricontrollare, un liquido rosso era finito nel graffio sul pavimento. Nel controllare intorno, notai svariati altri graffi. Non avevo visto il momento in cui la spada era caduta. La lama aveva colpito il pavimento una volta, poi era rimbalzata e graffiato anche altri punti...? No, no. Guardando attentamente, tutti i graffi erano della stessa misura. Il primo graffio e quelli prodotti dal rimbalzo non potevano avere le stesse dimensioni. Quindi gli altri non potevano essere stati prodotti solo ora. E cos'era quella macchia rossa? Ci passai un dito sopra. Sentii un brivido lungo tutto il corpo. Forse era il sangue di qualcuno. Era completamente secco ora, quindi non potevo farmi nessuna idea su di chi fosse o quando fosse accaduto. Non credevo che a qualcun altro fosse caduta la spada addosso com'era appena successo a me, o...? Guardai timidamente in alto come per assicurarmi che lei fosse ancora lì. La dea della guerra, nonostante non avesse nulla nella mano sinistra, stava ancora galoppando in aria in posa eroica. Poi sentii dei passi dalla porta, e finalmente il Padrone di casa tornò con uno sgabello. "Posso occuparmi del resto da solo. Andresti ad aiutare al pianoterra? Le stanze lì sono più grandi e hanno più oggetti, quindi penso potrebbe essere utile più aiuto. Nessuno è venuto a contattarci, quindi dubito che la pagina sia stata ritrovata. Dobbiamo sbrigarci... fintanto che c'è tempo per recitare." "Tempo per recitare...?" Li avevo sentiti utilizzare questa frase prima, quando tutti erano riuniti. "C'è un tempo limitato in cui mettere in scena la recita. Ne abbiamo ancora abbastanza, ma dobbiamo sbrigarci a ritrovare la pagina e passare alla prossima scena. Finora..." Il Padrone di casa si interruppe e chiuse gli occhi, concentrandosi su qualcosa. "... è passato un terzo del tempo." Riaprì gli occhi e tornò alla sua espressione seria, con solo una traccia di malinconia. "Uhm, questo 'tempo per recitare'.. come fate a sapere quanto ne è rimasto? C'è un orologio da qualche parte?" "L'unico orologio nella villa è quello nella sala. Ed è fermo, al momento." "E allora come...?" "Sentiamo la recita nei nostri stessi corpi. Se anche tu vuoi sapere quanto tempo manca, chiedi direttamente al tuo corpo." Imitai quello che aveva appena fatto lui, chiudere gli occhi e concentrarsi. E così, stranamente, potevo sentire quanto tempo fosse rimasto per la recita, come un senso di progressione. Indubbiamente, ora non potevo negare di essere diventata anche io parte di quella recita... quando me ne resi conto, la paura dell'essere anche io un'attrice che recitava nacque in me. Se la pagina non fosse mai stata ritrovata, e il tempo fosse scaduto... tutti quanti, il mondo stesso e perfino io saremmo semplicemente svaniti...?
Lasciai il Padrone di casa e percorsi il corridoio, una mano sul muro per sostenermi. Mi aveva detto che la cucina e il soggiorno, di sotto, avevano più cose, perciò avrei dovuto aiutare la Cameriera e la Padrona di casa a cercare lì. Mentre cercavamo la pagina, c'erano delle mansioni essenziali che solo io avrei potuto svolgere... Cercare un modo per tornare nella realtà, e investigare sui misteri di quel mondo. Al momento, non potevo sapere se recuperare la pagina e seguire il copione fino al vero finale ci avrebbe riportati nel mondo reale. Tutti quanti sembravano più spaventati dalla possibilità che il mondo svanisse - come conseguenza dell'aver danneggiato il copione - piuttosto che di qualsiasi altra cosa. Ma se, invece, la scomparsa di quel mondo ci avesse fatto ritornare automaticamente alla realtà...? In quel caso mi spiaceva, ma la mia scelta sarebbe stata di distruggere quel mondo il più in fretta possibile, pur di riportare indietro i veri attori. Perché io ero l'unica che avesse memoria del mondo da cui venivamo. Dovevo anche pensare a chi avrebbe potuto rubare la pagina. Che obiettivo avrebbe dovuto avere, per fare una cosa simile? Era come diceva la Signorina? La prossima sarebbe stata una scena non voluta, che non volevano assolutamente recitare? Ma allora, come avrebbe potuto qualcuno anche solo provare il desiderio di "non voler recitare"... se in quel mondo il copione era legge? Se avessero potuto agire solo come esigeva il copione, non sarebbe stato impossibile per loro strappare via la pagina? Ma, forse, l'ordine del copione non era da seguire così rigidamente. E se fosse stato come nella realtà, dove il copione si poteva seguire, sì, ma solo nei limiti del possibile per manager e sceneggiatori...? Avrebbe anche potuto essere, in una recita tanto innaturalmente realistica. Persone reali erano soltanto state portate in un mondo finto e adattate allo stesso. La realtà ha alcune scene che non si possono "omettere". Eppure, sia il mio vero corpo che la mente erano stati trasportati in questo mondo. Questo voleva dire che perfino qui scene come me che girovagavo, andare a lavarmi le mani, ignorare le conversazioni delle altre persone - cose che sarebbero state assolutamente omesse in una recita - avrebbero comunque avuto luogo. In quanto esseri umani, ci sono cose che non ci piacciono e cose che non vogliamo fare. E ci sono alcuni attori che sono... per essere onesti, egoisticamente volubili. Se seguire il copione qui non voleva dire che il corpo si muoveva da solo, e dire le battute parola per parola in modo quasi compulsivo... voleva dire che le persone qui lo facevano come raison d'être, senso del dovere nei confronti loro e del loro mondo. Quindi, se si muovevano di loro volontà, nei fatti sarebbero stati capaci di rubare la pagina. Dopotutto, non avevano appena litigato e dubitavano l'uno dell'altro su chi l'avesse rubata? Ma questo non avrebbe voluto dire anche che il colpevole non voleva cancellare solo la scena, ma perfino tutti loro? O forse la distruzione del mondo non era il suo obiettivo. Forse, se anche la recita non avesse raggiunto la giusta conclusione, nulla sarebbe effettivamente sparito... Erano tutte congetture poco chiare; non potevo sapere nulla con certezza. Avevo troppe poche informazioni su cui basarmi. Se solo ci fossero stati... Rin e Len con il loro intelletto geniale, Meg che era così efficiente nei ragionamenti logici nonostante i suoi pensieri oltraggiosi, Kaito così sensibile e con grande esperienza, Gack con i suoi consigli gentili che colpivano sempre nel segno, Meiko dagli occhi acuti che vedeva ogni cosa, Luka con le sue intuizioni uniche che la portavano sempre al successo. Quanto sarebbe stato rassicurante poter parlare con loro... Sapevo di dover essere forte e rimanere concentrata così da poterli salvare, ma all'istante mi sentii di nuovo travolta da un'insopportabile solitudine e, come al solito, mi riscoprii dipendente da loro. "Perché è successo tutto questo? Perché..." ... eravamo finiti intrappolati in quel mondo? Era colpa mia, no? Per il sacrilegio nei suoi confronti... nei confronti di Burlet. Mi aggrappai al ricordo della nonna, ancora al sicuro sul mio polso sinistro. "Perché...? Beh, perché la pagina è stata rubata, no?" Mi voltai, sorpresa, e trovai la Signorina che stava in piedi dietro di me. Quando caspita era...? "Aah, guarda avanti! Attenta! Ferma!" "Avanti...? Waaah!" "...!" La Signorina afferrò la mia mantella e mi tirò indietro con forza, facendomi cadere sul pavimento. Contando quella di stamattina, era la seconda volta, oggi. Mentre mi massaggiavo il fondoschiena, insulti piovvero dall'alto. "Ohi!? Ma non hai nessun senso del pericolo!? Dove diamine stavi guardando!? ... Stavi per cadere dalle scale, prima che ti afferrassi! Sei quasi morta!" "Ah ah ah..." "Non c'è niente da ridere. E... non dovresti spaventarti tanto per avermi sentita! Che cosa esagerata! Io mi sono soltanto degnata di rispondere quando hai fatto una domanda. Così fai quasi sembrare che sia colpa mia se stavi per inciampare e cadere!" Non mi aspettavo davvero ci fosse qualcun altro così vicino. Dal suo punto di vista, lei stava solo passando per caso e mi ha sentita fare una domanda. Dovevo aver iniziato a pensare ad alta voce per sbaglio. Stavo semplicemente percorrendo piano il corridoio, immersa nei miei pensieri, ed ero arrivata alle scale senza accorgermene. Perfino in una recita, l'avevo fatto di nuovo. Era una mia cattiva abitudine concentrarmi tanto sui miei pensieri da finire in un mondo tutto mio e perdere di vista qualsiasi altra cosa. Avevo appena continuato a camminare guardando fisso di fronte a me, per poi quasi cadere giù per la scalinata. Le diedi un'occhiata - lunga e ripida. Di sicuro, se fossi inciampata, la caduta sarebbe durata fin giù. Era davvero stata un'ottima cosa che la Signorina fosse là vicino. Altrimenti, io sarei... beh, preferivo non pensarci. Per un istante, ricordai il mio sogno di quel mattino - qualcuno che cadeva già dalle scale e moriva - e mi vennero i brividi. Guardai a lungo la Signorina con la coda dell'occhio: mi stava ancora sgridando. La mia domanda... ovviamente non stavo parlando con lei ma, comunque, nella mia mente la sua risposta non voleva dir nulla. "Realtà", per me e lei, erano due cose diverse; e il pensiero dell'esistenza di un altro mondo separato da questo era un qualcosa che nessuno di loro avrebbe mai capito. Quindi toccava a me. Non avevo molta fiducia in me stessa ma, così come quando mi divertivo a pensare ai mondi finti mentre guardavo le recite, avrei dovuto tenere ogni possibilità e trovare un filo conduttore fino alla verità. Eppure... "Mi chiedo... forse è tutto frutto della mia immaginazione, e sto avendo un sogno molto realistico...? O forse sono già nell'aldilà... no, questo sarebbe un po' troppo intrecciato. Ma è..." "Eeeh!?" Il mio mezzo monologo di riflessione venne interrotto da un gridolino isterico della Signorina. Mi guardava terrorizzata, come se avesse appena visto un mostro. "Uh... uhm...?" "Q-questo non è l'aldilà! Cosa stai dicendo!? Sbagliato oppure no, ti prego di non dire più cose tanto sciagurate! I-intesi?" L'energia che ci mise nel dirlo mi spinse a fare un passo indietro. "Ah, mi dispiace...! Stavo solo provando varie teorie... non credo davvero in nessuna. Ti ho dato fastidio...?" "Eh!? ... C-capisco. Non fa nulla. Ho solo, ah..." Il suo sguardo vagò timidamente a destra e sinistra, le parole sembravano bloccate in gola. Questa era un'abitudine della Signorina quand'era davvero preoccupata; l'avevo vista farlo solo una volta, prima. Il comportamento della Signorina, ora, mi ricordò della faccia imbarazzata di Luka quando dimenticava un accordo importante con un qualche sponsor, e il cuore mi fece di nuovo male. "... Pensavo di aver visto qualcosa... brillare dietro di te. Mi ha un poco spaventata. Doveva essere la mia immaginazione..." Mi voltai e vidi un grosso ritratto sulla parete. Ma null'altro. Era il fantasma che il Padrone di casa affermava infestasse la villa? Sicuramente no... ispezionai tutto intorno con attenzione, ma non trovai nulla. Quindi, forse, lei aveva pensato che il quadro fosse un fantasma... Diedi un'attenta occhiata alla persona ritratta. Mi pareva di averla già vista, ma... "L'uomo in questo ritratto..." Aveva la frangia che arrivava fin sugli occhi, indossava una mantella nera, e aveva posato con la testa leggermente inclinata in avanti. Teneva un dito sulle labbra, piegate in un ghigno. "Mmh... Mio padre dice che è qui sin da quando ha ereditato la villa dal nonno. Mi pare lo chiami 'il ritratto del Barone dal Cappello a Tuba'? Ma che nome strano per qualcuno che non indossa niente del genere..." "...!" Il Barone Von Silk-Hat: costui era forse lo scrittore di Crazy∞Night, ovvero Burlet stesso?! Perfino il museo locale aveva poco e niente sulla vita, buona parte ancora enigmatica. Fra i pochi oggetti c'erano alcuni ritratti, uno dei quali lo ritraeva con una donna che si pensava essere sua figlia. La posa in quello che avevo visto era diversa, ma era sempre rappresentato con la frangia a coprirgli gli occhi e un cappello a tuba... da lì, le persone a teatro lo chiamavano affettuosamente Barone Silk-Hat... o, beh, qualcosa di simile. Se c'era un suo quadro qui, allora questa era la sua villa...? No, ora che ci pensavo, qualcuno mi aveva detto che la villa di Crazy∞Night era stata meramente basata sulla sua. Ero stata così concentrata su questo mondo della recita e sugli attori senza memoria da dimenticarmi del tutto dello scrittore. Lo scrittore che aveva vissuto mantenendo segreta qualsiasi cosa lo riguardasse, ed era morto rimanendo avvolto dal mistero. Se tutto questo era una punizione per il sacrilegio nei suoi confronti, allora avremmo dovuto esaudire il suo desiderio per questa recita? Sicuramente voleva che recitassimo nella sua realtà proprio come l'aveva immaginata, e completare il suo capolavoro... In quel caso, non c'era dubbio che anche lui fosse in quel mondo con noi. Una mente dietro tutto quanto, che ci teneva sotto controllo anche mentre parlavamo. Ma allora Burlet - che si pensava essere morto molto tempo prima - era ancora vivo? O c'era qualcun altro infuriato per aver visto rovinata la recita perduta di Burlet? Subito prima di venir risucchiata in questo mondo, quando avevo preso la lettera, avevo sentito il trillo che segnalava l'inizio dello spettacolo e l'applaudire di qualcuno in lontananza. Forse era stata la persona dietro questo mondo... E se quell'avvenimento aveva segnato l'inizio di tutto, forse avremmo dovuto prima scoprire l'obiettivo dell'ideatore e soddisfarlo. Per ora, sapevo pochissime cose con certezza. A causa del furto della pagina la recita non poteva procedere, ma il tempo in cui avremmo dovuto recitarla continuava a scorrere via. E doveva esserci una mente dietro tutto - la persona che ci aveva sigillati in questo mondo per il sacrilegio nei confronti di Burlet. "Scusa se interrompo il filo dei tuoi pensieri, ma... visto che stai scendendo, puoi chiedere alla cameriera se sta ancora lavorando a quella cosa del tè, per favore?" "... Ma certo." La Signorina mi diede un'occhiata intensa, ma non disse altro e tornò alla lunga galleria di fronte alla scalinata.
Quando presi le scale per tornare nell'atrio, vidi la Ragazza bambola di nuovo appostata vicino all'orologio. Non ero ancora abituata a pensarla come una bambola, ma in origine era pur sempre Rin. Prima mi ero spaventata solo perché era diventata una bambola, mi dissi mentalmente, e mi avvicinai piano. Lei girò la testa a centottanta gradi per fronteggiarmi, e io gridai. Feci involontariamente un passo indietro, allontanandomi da quel movimento da gufo ma, per un momento, mi sembrò di vedere qualcosa di simile alle lacrime scintillare nei suoi occhi. "CoSA vUOle, signoRIna? AhAhAh!" Quella risatina era un'abitudine della ragazza bambola recitata da Rin ma, ad essere onesti, sentirla uscire da una vera bambola era spaventoso. Rin mi chiamava spesso in un camerino vuoto, nel bel mezzo della notte, per farmi rimanere lì a guardarla mentre assumeva il suo ruolo e non muoveva un muscolo... uno strano tipo di esercizio. Il suo modo di recitare certo incuteva un certo timore ma, ripensandoci ora, mentre guardavo la bambola di fronte a me, c'era una netta differenza fra umani e bambole. "Ehm... suppongo di star solo girovagando, se tu hai già finito di cercare in quest'area..." "Ho quASIi finIto COn la MIA aREa! Trovato NULLA! Che nOIa!" "Oh..." "EHI, giochiaMO A NAsconDIno!" "Eh? Ma..." "Io cERCO! Conterò fino A VEnti pErciò nASCOnditi, SIgnorina! Uuuuno, dueeee..." "Ehi, aspetta, uhm... mi è stato chiesto di aiutare le persone che non hanno ancora finito di cercare, quindi non posso giocare ora." "Coooos- Noiaaa!" "Scusa... appena avremo trovato la pagina..." "... la tROVERemo sUL serIo?" "..." La Ragazza bambola insisteva per giocare a nascondino, ma dovetti rifiutare. Non c'era tempo per giocare; i secondi continuavano a scorrere anche mentre parlavamo. Il Padrone di casa aveva detto che, anche se la recita era ferma, il tempo per recitare sarebbe comunque finito. Guardai l'orologio a pendolo di fronte a me. Nel primo atto, si era fermato a causa del mio incidente, ma l'aiuto di Rin e Len aveva impedito che fosse la recita stessa a fermarsi. Ma anche questo orologio... era fermo a poco prima della mezzanotte. "Ora che ci penso... ci sarà qualche modo per far andare avanti questo orologio..?" "Eh...?" Mormorai un'idea che avevo in mente, e la Ragazza bambola rimase sorpresa. "Con le lancette, dico. Se provassi a far avanzare il tempo manualmente... mi chiedo, non farebbe andare avanti anche le scene della recita?" "... nOn dovRESTi farlo. Non pUOI forzarlo." Il tono della ragazza bambola, di solito così allegro, si incupì. Ero sicura che l'energica ragazza bambola avrebbe risposto "FacCIAMo uNa pROva!" senza pensarci due volte... "Ehm... ma posto provare a muoverlo solo un poco, giusto per vedere...?" Feci per toccare le lancette sul fronte dell'orologio, ma le piccole mani della Ragazza bambola si aggrapparono al mio braccio destro. "No... succederanno cOSE BRUtte..." "C-cose brutte...?" "..." "C'è qualcosa che dovrei sapere su questo orologio? Un qualche segreto...?" "... Qualcuno potrebbe mORIRe..." "...!" Qualcuno sarebbe potuto morire? Cosa intendeva dire? Se avessi mosso l'orologio fermo, sarebbe successo qualcosa di brutto... come una scena in cui qualcuno moriva? Fissai la Ragazza bambola negli occhi per spingerla a dirmi di più, ma rimase a guardarmi di rimando con fermezza. Non mi avrebbe risposto, e non mi avrebbe lasciato toccare le lancette... ecco cosa dicevano i suoi occhi. Un pensiero attraversò la mia mente. Lei e il Ragazzo bambola erano spesso qui; stavano forse a guardia dell'orologio? E se rimetterlo in moto avesse causato la morte di qualcuno, stavano cercando di impedirlo sorvegliando le lancette? Mi voltai lentamente verso le lancette dell'orologio fermo. L'oro di cui erano fatte scintillò alla luce del grande candelabro appeso all'alto soffitto. A guardarle con attenzione, notai che erano esattamente uguali agli oggetti di scena usati nella recita. L'orologio era un'antichità che Kaito aveva ottenuto dopo aver cercato ovunque un esemplare perfetto. Eppure, non era un'esagerazione dire che quest'orologio era nuovo, senza nemmeno un graffio. E le lancette? Non potevo dirlo solo guardandolo, ma se la lancetta delle ore fosse stata un pugnale così come l'oggetto di scena... "Non osare..." La voce della Ragazza bambola - bassa, oppressiva, enfatica - rieccheggiò fino al soffitto. Il luccicchio nei suoi occhi era così forte, ed era stata tanto imperativa che ebbi un brivido e annuii. Soddisfatta così, la Ragazza bambola piegò leggermente la testa verso di me e fece un silenzioso, inquietante ghigno.
Aprii la porta del soggiorno. Non c'era nessuno dentro, e solo il crepitare delle fiamme riempiva quella stanza altrimenti silenziosa. Al pianoterra, alla Ragazza bambola era stato assegnato il lato ovest, l'atrio e le due sale da ricevimento. La Padrona di casa aveva preso il lato est: la sala da pranzo, il soggiorno e le stanze degli ospiti due e tre. La Cameriera si sarebbe occupata delle stanze a nord, invece; il bagno, la cucina, la sua stanza, la lavanderia e la sala da biliardo. Infine, il Maggiordomo avrebbe gestito le stanze a sud: il deposito, la seconda stanza proibita, le stanze degli ospiti uno e quattro, la sua stanza e la cantina dei vini sotto le scale. Supponevo che nel soggiorno avessero già finito le ricerche. Aprii la porta della sala da pranzo, lì accanto, e diedi un'occhiata intorno, ma non c'era nessuno neanche lì. Tuttavia, la porta della cucina era leggermente accostata e, quando mi avvicinai, sentii delle voci. Sbirciando all'interno, trovai la Cameriera e la Padrona di casa intente ad avere quella che sembrava una discussione seria. Rimasi ad ascoltare, in attesa del momento giusto per interrompere. "E allora, chi è stato? Non c'è nessuna prova!?" "Le prove sono state distrutte! Stando a quanto tutti ricordano, non è rimasta nemmeno traccia di una prova fisica..." "Oh, cielo..." "... Così, tutti nello stesso posto... In altre parole, tutti soggetti alle stesse condizioni, ecco la situazione. Ti fanno pensare a chiunque come una possibilità, che chiunque possa averlo fatto... Sì, dovrebbe essere una sola persona, ma ti fanno pensare a tutti... impossibile... stabilire un motivo..." Di cosa stavano parlando? Motivo...? Si spostarono più lontano, rendendo faticoso sentire, ma da quel che avevo capito... stavano ragionanando su chi fosse il colpevole? "Beh... non sono sicura di aver capito bene, ma credo di aver afferrato il concetto. Però ora ho sete. Potremmo fare una pausa per il tè? Preferirei davvero bere del vino, ma il maggiordomo si infurierebbe." "Ma l'hai appena bevuto! Mpf!" La Padrona di casa aveva chiesto del tè e, per quanto suonasse riluttante, sapevo che la Cameriera avrebbe eseguito. Aprì una credenza e ne estrasse un pacco di tè. L'atmosfera si era un po' alleggerita... avrei potuto parlare ora? O... "Quindi... il vino era avvelenato, o no?" Avvelenato!? La mia mano si fermò sulla maniglia. "Dato che ci sono molte persone ad una festa simile, è facile farlo col veleno." "Sì, ma non funzionerebbe se non fossero tante persone, no?" "Già... l'obiettivo del colpevole... almeno..." E ancora, non riuscii a sentire altro oltre questo. Forse era colpa delle mura e del pavimento in pietra della cucina, che assorbivano la maggior parte dei suoni. Dovevo avvicinarmi un altro pochino. Ma se non fossi stata attenta, mi avrebbero scoperta... Mentre esitavo, dal bollitore venne il rumore stridulo dell'acqua che saliva. La Cameriera recuperò due tazze dalla credenza. Così, con un leggero singulto, tornai piano nel soggiorno. Dopodiché, ne ero sicura, la Padrona di casa e la Cameriera si erano trasferite nella sala da pranzo e si erano sedute al tavolo. La porta tra il soggiorno e la sala da pranzo era un po' aperta, ma nessuno sembrò notarmi. Volevo continuare a nascondermi e ascoltare il resto della loro conversazione. La Cameriera versò il tè con gesto esperto. "... cielo, questo non è tè al latte." "Scusa... ho solo pensato che forse te ne eri stancata. D'altronde a te non è mai neanche piaciuto tanto, no...?" "... questo è vero." Cosa? La Padrona di casa aveva bevuto tanto tè al latte da indurre la Cameriera a pensare ne avesse avuto abbastanza... era davvero parte del suo personaggio? Il suo amare la birra di ogni tipo e avere una leggera dipendenza dall'alcool erano cose che ricordavo con sicurezza. Ma che le piacessero il tè e la birra, specialmente il tè al latte... di questo ne ero un po' meno sicura. "Ad ogni modo, seguendo quel ragionamento... chi sarebbe il colpevole?" Colpevole? Quindi stavano parlando della persona che aveva rubato la pagina. "In questo caso, il colpevole è la persona che di primo acchitto sembra più sospetta." "... Perché? Non è la persona più sospetta la prima di cui sospetteresti?" "Questo è quello che il colpevole vuole farti pensare. In primo luogo, ti dà l'impressione che essendo tutti nello stesso posto e nelle stesse condizioni, potrebbe essere stato chiunque. Quando poi tutti ci ripensano, notano che i più sospetti sono i servitori. Ma allo stesso tempo, si rendono conto che per molte altre persone sarebbe stato facile mettere del veleno nel loro bicchiere. Il passo successivo è, invece, quando una prova fasulla viene usata per dichiarare il servitore colpevole, un giovane detective interviene a dire che è tutto un complotto per incastrarlo..." "Capisco. E?" "A quel punto, arriva la scioccante rivelazione che il veleno non era stato versato nel vino." "Cosa!? Ma è troppo improvviso. La verità allora è completamente diversa!?" "Sì, esattamente... la verità è da tutt'altra parte. Che la verità sia altrove... è la punta di diamante di qualsiasi mistero! Tutti erano così sicuri di tutta la faccenda del veleno nel vino, e invece non era mai successo. Proprio prima della festa... tutti hanno bevuto del tè nel soggiorno, no? Il colpevole ha usato l'arsenico. E' una cosa piuttosto popolare per gli omicidi. E il veleno era fatto per avere effetto allo stesso momento del brindisi, durante la festa." "Per non parlare del fatto che non era in buone condizioni di salute, negli ultimi tempi... aveva avuto un'influenza e carenze di sonno, così era davvero affaticata. Perciò, nessuno avrebbe pensato fosse colpa del veleno, a vederla tremare e agitarsi. Solo quando il veleno nel tè aveva ormai raggiunto tutto il suo corpo..." "Che è stato proprio quando tutti hanno cominciato a bere il vino. Quindi c'è una sola persona che avrebbe potuto farlo... il colpevole è..." "Esatto. Capisci, ora?" "Sì." "Ma signora, il caso non finisce qui." "Mh...?" "Perché credi che la deceduta fosse in così pessime condizioni, tanto per cominciare?" "... Non vorrai dire che...!?" "Voglio dire proprio questo. Non era una semplice influenza ciò che stava fiaccando la sua salute. Un piccolo quantitativo di arsenico è stato versato in ogni tazza di tè al latte che ha bevuto. Cambiando le dosi, si potevano manipolare anche i sintomi. Il veleno era regolato per fare in modo che ogni volta si sentisse solo un po' strana. Non avendo né senso dell'olfatto, né del gusto, non sospettava mai fosse nel tè." "Che cosa terribile..." "Solo per quel giorno... la cameriera si ingegnò nel creare il tè al latte migliore di sempre, e farglielo bere per qualsiasi piccola occasione. Trovare scuse per farglielo bere era stata, in effetti, la parte più difficile. La vittima preferiva stare a casa e odiava socializzare, così usciva solo in rare occasioni. Ma dato che le era stato dato ripetutamente quel tè di prima qualità, fu lei stessa a cambiare. A tal punto che si inventava delle scuse pur di andare nella villa vicina. Ormai era diventata schiava di quel sapore..." Il mio cuore cominciò a battere forte mentre ascoltavo con attenzione la conversazione che si stava svolgendo nella sala da pranzo. L'ottimo tè che la Cameriera ci aveva versato prima era veramente saporito, l'avrei potuto definire "di prima scelta". Non avevo febbre, non mi mancava il fiato e non avevo le vertigini... e il mio battito era normale... pensavo. Ma non potevo prendere la loro conversazione come una semplice chiacchierata. Volevo scacciare il mio panico, ma continuavo a fare brutti pensieri. Avrei dovuto allontanarmi da lì e trovare un posto tranquullo per calmarmi. Ma nello stesso momento in cui feci per scostarmi... "Cosa stai facendo?" Mi voltai e vidi il Maggiordomo, Ero pietrificata dalla paura e non emisi un suono, ma sentii le due nella sala da pranzo prepararsi a rialzarsi. Il Maggiordomo prese l'iniziativa, afferrando la maniglia della porta semi-aperta ed entrando nella stanza. Dopo aver infine superato lo shock per la sua improvvisa apparizione, qualche attimo dopo lo seguii intimidita. La Padrona di casa e la Cameriera parvero sorprese, ma misero subito insieme un sorriso. La Cameriera girovagò per la cucina e tornò con l'acqua rimasta nel bollitore.
"Ehi, ehi... non è il momento di stare sedute a bere del tè, sapete." "Oh? Una piccola pausa di sicuro fa bene. Meno fretta, più velocità, come si dice sempre." "Si dice anche di battere il ferro finché è caldo... è una questione di valori. Voi due poltrite appena ne avete l'occasione, e così non va bene."
"Santo cielo! Signor maggiordomo, sei troppo severo. Abbiamo cercato ovunque e non passato il tempo ad oziare! Vero, signora?" "Ehm!? P-perché... sì...? Ci siamo già occupate del soggiorno, della sala da pranzo, della cucina e della sala da biliardo. Mi pare fosse tutto, no?"
"... perdonatemi, allora. Tuttavia, mi è stato richiesto dal signore di assicurarmi che anche voi svolgeste la vostra parte. Perciò vi chiederei anche di non ignorare nulla e di svolgere correttamente i vostri doveri. Dovete essere moderate con le vostre pause e il sedervi a chiacchierare... Capito?" "Sìììì" replicò la Padrona di casa svogliata; pareva non avesse ascoltato nemmeno una parola.
"Beh, signor maggiordomo, quella che sembra una normale chiacchierata può serbare il più tremendo degli indizi, mmh? E la signora non può bere birra al momento, perciò non è nemmeno di buonumore. Come ultima risorsa, le sto servendo del tè carico di caffeina. Avanti, non vorresti unirti a noi?"
"Sigh... mi preoccupa quello che manca. Ho a malapena raggiunto l'ora della pausa, e sono venuto a controllare cosa steste facendo prima di passare alle stanze rimanenti. Riprenderò a breve." "Cielo, come sei freddo. Io preferirei farla finita in fretta e bere un po' di vino o giocare a biliardo o altro." "Signora?" "Beh, sono davvero stanca. E tu che ci dici, signorina? Fai una breve pausa anche tu. Che te ne parrebbe di un po' di tè al latte? Quello della nostra cameriera è davvero superbo. Riesce a calmare il cuore, non credete...? Ah... quante volte ho già detto questa battuta? Ma non posso farci niente. E' davvero delizioso."
Mentre rimanevo in piedi, silenziosa, senza sapere come inserirmi nella conversazione degli altri tre, la Padrona di casa mi raccomandò di nuovo del tè usando la stessa battuta, parola per parola. Esitai e non riuscii a rispondere subito, ma la Cameriera lo prese come un sì e cominciò a prepararlo subito. Ero curiosa di quel di cui stavano parlando poco prima. Avrei potuto chiedere i dettagli?
"Uhm... riguardo quello di cui parlavate poco fa..." "Ah, hai sentito?" "U-uh... stavo cercando un modo per intromettermi, ma non trovavo l'occasione giusta... così ho finito per origliare. Scusate."
"Nessun problema. Era solo qualche pettegolezzo. Lei ama i romanzi gialli, vedi. Per cui, di quando in quando, mi racconta di tutti i trucchi e crimini perfetti che ci trova. Anche se ad essere onesti non ci capisco una sola parola." "Ah-ehm! Cercare a caso sembrava noioso, quindi cercavo di ragionare sui dettagli di questo incidente. Dopotutto, avere qualche idea di chi potrebbe averla nascosta e dove sarebbe meglio, no?"
"Beh, in una casa tanto grande, trovare un singolo pezzo di carta è un'impresa. E lei era tutta "Un grosso incidente! L'allarme per qualcosa di più grande! Succederanno di sicuro brutte cose!"  e alla fine ha coinvolto anche me. Voglio dire, senza dubbio è un grosso incidente, ma..." "Ma ci pensi, signora! Questo è sicuramente un furto! Un atto criminale! Quindi troverò il colpevole, non c'è dubbio!"
La conversazione non stava arrivando da nessuna parte così, quindi le interruppi di mia volontà.
"Perciò... cosa stavate dicendo del veleno...?" "Oh, quello! Beh, parlavamo di come il colpevole avrebbe potuto farlo senza essere visto da nessuno... nemmeno dalle bambole gemelle, che sono sempre nell'atrio! E così ho preso a parlare di come qualcuno possa fare qualcosa senza che nessuno se ne accorga... uh?"
"Sì. Ha detto che era un crimine impossibile... e per spiegare come fosse accaduto, ha cominciato a usare l'omicidio di uno dei suoi romanzi come esempio. Giuro, continuava a cambiare argomento. Si lascia coinvolgere troppo!"
"Beh, insomma, quando inizio a parlare continuo a scaldarmi... anzi, a bollire!" "... perciò, come puoi vedere, non devi preoccuparti. Non c'era alcun significato nascosto nella nostra conversazione. D'accordo...?" "... S-sì."
Del tè al latte di prima scelta che una cameriera aveva ripetutamente avvelenato con dell'arsenico per uccidere la vicina di casa. Dopo aver sentito una storia del genere... potevano anche dirmi che non c'entrava niente, ma non mi rendeva più incline a bere il tè di fronte a me. Il Maggiordomo aveva esitato riguardo il prendere una pausa ma, appena il tè fu pronto anche per lui, sospirò e si sedette. Le sue lunghe dita coperte dai guanti bianchi si allungarono verso la tazza di tè. Adesso che ci pensavo, da quanto era dietro di me? Forse lui non aveva sentito quel dialogo.
"Da come sembrano le cose, assumo nessuno abbia trovato ancora nemmeno un indizio?" "Indubbiamente. Sono sicura che non appena verrà trovato qualcosa, si sentiranno grida per tutta la villa..."
Il Maggiordomo prese un sorso e appoggiò la tazza sul tavolino. Il suo viso era leggermente più disteso di prima, il che indicava quanto buono fosse quel tè.
"Giusto, giusto. Se è stata rubata e nascosta, non verrà trovata tanto facilmente. Mi aspetterei un metodo di nasconderla molto più originale! A lei com'è andata, signorina?" "... Ho aiutato un po' con lo studio e la stanza della collezione... ma non abbiamo trovato nulla."
E intanto che la conversazione avanzava, non riuscivo a convincermi a toccare la tazza di tè. In qualche modo, sentii la Cameriera fissarmi per tutto il tempo in cui la lasciai lì. La Padrona di casa l'aveva definita una normale chiacchierata... ma mi aveva colpita. Le lanciai un'occhiata - era seduta alla mia sinistra. Il suo sorriso avrebbe dato l'impressione che quel tè fosse davvero buono... il tè al latte nella sua bocca.
Ma stavo ancora pensando a quello che avevo sentito poco prima: "D'altronde, signora, a te il tè al latte non è mai piaciuto tanto, no?", a cui la Padrona di casa aveva replicato "Hai proprio ragione". Che cosa intendeva? C'era qualcosa di strano nel modo in cui l'aveva detto. Perché, laddove sarebbe bastato dire "è vero", aveva risposto "hai proprio ragione" dopo una lunga pausa per pensarci...?
Forse la Padrona di casa, dopo che la Cameriera l'aveva fatto notare, si era resa conto che non le piaceva così tanto il tè al latte - ma a forza di berlo tutto il tempo e vederselo raccomandato dagli altri, magari, si era convinta di pensarlo lei stessa...  forse era così. Si trattava di una piccola cosa, ma non riuscivo a smettere di pensarci.
Entrambe continuavano a raccomandare quel delizioso tè al latte... il che mi portava a sospettare ci fosse una ragione in particolare per cui volevano farlo bere agli altri. E il caso del veleno di cui si era appena parlato combaciava perfettamente. Offrire del tè ad un ospite sarebbe stato innaturale, da parte di una cameriera. Quindi non poteva essere stata lei a farlo, ma qualcun altro nella villa in cui lavorava... sì, probabilmente la padrona di casa. Avrebbe fatto i complimenti al tè della cameriera e invitato gli ospiti a prenderne un po'. Non sarebbe stata la cosa più ovvia? La cameriera aveva un complice...
"Beh, signorina, ora dove andrà a cercare? Qui abbiamo ancora almeno la metà delle stanze del pianoterra. Le stanze più affollate le abbiamo già controllate, quindi il resto lo finiremo in fretta. Appena finiremo la pausa... il signore le ha detto di aiutare qualcuno al pianoterra?" "No, nessuno in particolare... ah!"
Giusto, avevo completamente dimenticato il messaggio della Signorina.
"La Signorina mi ha chiesto di domandare alla Cameriera se stava ancora "lavorando a quella cosa del tè"..."
Nel momento in cui lo dissi, il viso della Cameriera si contrasse. Il suo ampio, vispo sorriso spariva solo quando parlava di misteri con serietà, ma adesso assunse un'aria amara, visibilmente dispiaciuta. La Padrona di casa lasciò andare un sospiro, e il Maggiordomo guardò in basso, sulla sua tazza, e bevve come se non avesse sentito nulla.
Avrei potuto capire se avesse detto "lavorando al tè", ma "lavorando a quella cosa del tè"? Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato nelle azioni della Padrona di casa, e lo sentii di nuovo riguardo quell'insolito silenzio. Sentivo che, al di sotto, c'era nascosto qualcosa che solo gli abitanti della villa sapevano, e questo gravava sulla mia mente. Per quanto fossero stati trasformati in creature del mondo della recita, provai lo stesso una fitta di solitudine nel venire esclusa dal gruppo.
"Penso che ci si sia riposati abbastanza. Ora, signorina ragazza del villaggio, vorresti aiutarmi con le stanze che mi sono state assegnate?"
Il Maggiordomo finì il suo tè e si rialzò; salutò la Cameriera e la Padrona di casa e lasciò la stanza. Io ringraziai per il tè e mi affrettai dietro di lui. La testa della Cameriera era chinata verso il basso, mentre fissava quella tazza di tè al latte, e così non potei vedere la sua espressione.
Note
- Dato che qui (e anche nei prossimi due capitoli) Miku chiamerà sempre gli altri del gruppo con il nome del loro personaggio, ho deciso di metterli in maiuscolo cosicché siano più riconoscibili. (I ruoli ve li ricordate, spero. x°) - Riguardo Tengu e Valchirie, quello che dicono è tutto vero. - Spero Gumi non scriva mai un libro.
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mata-konya · 9 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Quinto
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 5 - La pagina rubata
Tutto il cast, a parte me e Kaito, si era già riunito nel soggiorno. Meg mi versò del tè e ne bevvi un sorso.
Quando esaminai lentamente i volti di ciascuno di loro... ebbi un improvviso déjà vu. In uno degli atti della recita, la ragazza del villaggio entrava in una magione nel bosco e poi rimaneva a fissare ogni abitante; questa scena sembrava identica, perfino l'umore di tutti i presenti sembrava lo stesso. Un gigantesco lampadario di cristallo pendeva dal soffitto semi-circolare e meno della metà delle candele era accesa, dando un'aria cupa alla stanza. Il cast e il set... ovunque posassi il mio sguardo, vedevo una perfetta copia del mondo della recita.
La padrona di casa - Meiko -, che stava sorseggiando con eleganza il suo tè, posò la tazza sul piattino con un'aria seria.
"Pensare che la prossima pagina sia sparita è..." "Oh, cosa dovremmo fare? La recita non può andare avanti, così. Eh eh... è piuttosto eccitante, però!" "Parola mia, è un gran bel problema... Pare che il tempo si sia fermato."
Meg e Gack... osservai le loro interazioni con la coda dell'occhio. La cameriera - che a parole asseriva di essere preoccupata, ma nel profondo si divertiva con problemi e incidenti - e il maggiordomo - che, nonostante tutti fossero agitati, non smetteva nemmeno in una situazione simile di lucidare l'argenteria; nulla avrebbe potuto dissuaderlo dallo svolgere con dedizione il proprio lavoro. C'erano delle somiglianze con il loro solito atteggiamento, ma si potevano notare anche alcune grosse differenze.
Meg era il genere di persona che si faceva spesso travolgere dagli avvenimenti, ma non avrebbe mai scherzato su cose che chiaramente preoccupavano gli altri. E una volta che i pasticci di Meg superavano il limite, Gack si prodigava sempre per redarguirla, anche se in modo gentile. Non percepivo più quel confortevole senso di stabilità fra di loro, adesso. Ma... forse, forse, si stavano comportando così solo in quel momento. Avrei dovuto chiederlo e basta, non solo fare ipotesi.
"Uhm... signorina Meg e... signor Gack?" Li chiamai, ma neanche si girarono nella mia direzione. "Cosa c'è, signorina?"
Invece dei due con cui stavo cercando di parlare fu Meiko - seduta accanto a me - a rispondermi, agitata, la faccia ancora scura.
"E-ehm...! Vorrei parlare con la signorina Meg e il signor Gack..."
Mi voltai verso Meg e i nostri occhi si incrociarono, eppure mi fissò come se avessi detto qualcosa di davvero strano. Anche Gack mantenne un'aria grave e non diede alcuna reazione al sentire il suo nome.  
"Signorina... o ragazza del villaggio, sta bene?"
Ragazza del villaggio... era il mio nome nella recita. Dato che la ragazza del villaggio non voleva dire il suo nome, anche gli altri avevano rifiutato di parlare di se stessi... e la trama andava avanti così.
Non poteva essere... quindi perfino chiamarli con i loro veri nomi non avrebbe significato niente? Ripensai a quando stavo parlando con Kaito, nel corridoio. Avevo detto "Rin", "Len" e anche il nome stesso di Kaito, ma in risposta avevo ricevuto solo la stessa occhiata perplessa, e lui si era riferito a loro solo come le "bambole gemelle".
"Signor Kaito!"
Provai a chiamare di nuovo il nome di Kaito. Ma nessuno si mosse. Naturalmente, perfino lo stesso Kaito pareva inconsapevole di esserlo, e si limitò a lanciarmi un'occhiata sospettosa. Il sudore corse giù per le mie guance, il cuore batté più veloce.
"Voi... avete dimenticato? Ascoltatemi! Vi siete dimenticati di voi stessi, del mondo reale?! Questa non è la realtà, è ovvio! E'-è un mondo strano... il mondo della recita! Signorina Luka... Signora Meiko!?"
Incapace di sopportare il loro bizzarro comportamento, ero balzata in piedi, gridando e implorando. Ma né Luka né Meiko sembravano ricordare nulla e mi fissarono in silenzio.
"... R... Rin! Len! Per favore!"  
Urlai il nome dei due che erano diventati così piccoli. Gli stessi che non molto tempo prima mi avevano detto di non essere così formale con i loro nomi - ma sgranarono gli occhi e basta. Nessuno aveva risposto al suo stesso nome. Avevo urlato disperatamente per risvegliarli, far notare quant'era strano quel mondo... quanto era fasullo.
Meiko si voltò verso di me e parlò, un po' dubbiosa.
"S-su, ora... signorina? Si calmi per un momento. Sta... sta bene? Voglio dire, è ovvio che questo sia il mondo della recita... e allora?"
Tutti si girarono e mi guardarono come se fossi matta. Sembravano leggermente inquieti e mantenevano le distanze. Per loro... per le persone nella recita, il personaggio dell'ospite non invitato aveva appena iniziato a far loro queste domande, era cambiato completamente dopo aver dormito, parlava di cose che loro non riuscivano a capire... era ovvio che pensassero io fossi impazzita. Eppure no, era l'esatto opposto.
Loro sapevano che quel mondo era una recita.  Parlavano del "copione" ed erano del tutto consapevoli di star recitando in accordo a quant'era stato scritto. E allo stesso tempo, pensavano che quel falso mondo fosse "reale" senza neanche farsi domande. Come se la falsa recita avesse preso il posto della realtà, così, semplicemente. In quel mondo, sia il mondo reale... che le loro vere esistenze e i loro veri ricordi... erano svaniti.
"Sono sicuro che la ragazza sia solo scossa per il fatto che la prossima pagina sia sparita... non è così? Senza la prossima parte del copione, non sappiamo come recitare. Tutti sono nervosi, io compreso." Disse Kaito, ansioso.
La prossima parte del copione... l'atto primo di Crazy∞Night si era concluso, quindi si trattava dell'atto secondo. Ma non riuscivo a ricordare niente di quel che sarebbe dovuto succedere. C'era stato un tale strano, improvviso cambio di circostanze che non me n'ero accorta fino a quel momento. I miei ricordi di cosa fosse successo dopo che avevo raccolto la lettera sul palco, cosa sarebbe avvenuto nell'atto secondo e terzo della recita... era come se i miei pensieri fossero stati coperti dalla nebbia. Non ricordavo niente.
Di punto in bianco, notai un libro sul tavolino di vetro al centro della stanza; si intitolava Crazy∞Night. Sobbalzai e lo presi. Quello era il copione di cui parlavano... lo sfogliai senza fermarmi neanche per un attimo e trovai i resti di una pagina strappata dal centro. Provai a guardare oltre... eppure le parole, per quanto ci fossero, risultavano illeggibili ai miei occhi. Continuai a sfogliarlo per assicurarmene; tutte le parole erano incomprensibili.
Tutto ciò che conoscevo era l'atto primo... appena conclusosi. Proprio come loro, non riuscivo a leggere cosa venisse dopo nel copione. Cosa poteva significare? La mia vista si oscurò e, cercando di impedirmi di urlare, appoggiai piano il copione sul tavolino, al suo posto. Portai la mano tremante nella tasca della gonna, dove afferrai il fazzoletto.
La terribile possibilità che aveva aleggiato in fondo alla mia mente sin dal risveglio... Avevo continuato a negare perfino che potesse succedere ma, per quanto l'avessi tenuta fuori dalla mia mente, sembrava impossibile rinnegarla ancora.
Stavano dicendo che, a causa della sparizione della pagina successiva, il tempo si era fermato e loro non potevano passare alla scena dopo. E per quanto ci provassi, non riuscivo a ricordare cosa dovesse accadere.  E c'era quello strano copione che la mia mente si rifiutava di comprendere. Doveva significare, senza alcun dubbio, che ero già diventata la protagonista del mondo della recita, dunque soggetta alle sue regole.
E solo io sapevo che quello non era il mondo reale...
Sembrava che tutti fossero davvero diventati come il loro personaggio nella recita. Avevo detto più volte cose riguardo alla realtà, ma nessuno aveva reagito. Non solo Rin e Len erano diventate bambole, nessuno l'aveva nemmeno notato o espresso dubbi al riguardo. Questi erano gli eccentrici abitanti della magione di Crazy∞Night, quelli che avevo incontrato durante l'atto primo. Non erano le persone che conoscevo, solo dei falsi creati dal bizzarro mondo della recita.
Dov'erano finiti quelli reali...? O forse gli altri erano ancora nel mondo reale, senza nessun problema, e solo io ero stata portata via e intrappolata in quel mondo? Ero "dentro" la recita? Cosa avrei mai potuto fare per tornare alla realtà?
Mi piaceva recitare e mi piacevano le recite. I mondi nelle recite portavano via tutte le scene grezze, eccessive o poco interessanti che componevano la maggioranza della vita di tutti i giorni, riducendole a sole scene bellissime e drammatiche, invitando gli spettatori in un fantastico mondo di sogno. Perciò, sì, fin da piccola, ero posseduta dall'infantile desiderio di finire in uno di quei mondi di finzione e rimanere a vivere lì. Ecco perché, in quella recita, avevo assunto appieno il ruolo di ragazza del villaggio e immerso me stessa nel mondo di fantasia in cui lei viveva.
Ma ora che il mio sogno si era realizzato, non provavo alcuna soddisfazione. Solo una timore senza fine verso quel mondo fatto di bugie.
Non riuscendo a guardare nessuno negli occhi, rimasi a fissare i gigli bianchi sul tavolo di vetro che avevo di fronte. Fiori tanto belli... Tesi lentamente la mano per prenderli e calmarmi con il loro profumo. Ma quei fiori che pensavo fossero veri erano tutto un pezzo unico, vaso incluso. L'acqua nel vaso non si mosse e i fiori rimasero dov'erano.
Meg arrivò con del tè per me e Kaito. La ringraziai e feci per prendere in modo malfermo la tazza dal vassoio... ah, la mano non era abbastanza vicina. La bellissima tazzina cadde sul tavolo di vetro e si spaccò con fragore-  
Le mie dita tremarono, ma portai la tazza in salvo fino alle labbra. Il raffinato aroma di bergamotto e l'odore dolce del latte solleticarono le mie narici. Lasciai andare un sospiro. Meg rimase di fronte a me e ghignò, forse aveva notato tutta la serie di movimenti.
Ero sicurissima la tazza mi fosse caduta, quindi come...? Déjà vu... Come se fosse già successo prima... Nella mia testa c'era la chiarissima immagine della tazza spaccata in due metà perfette. Forse mi avevano detto tanto spesso "Miku, sei così tonta" che avevo cominciato ad immaginare ogni mia possibile imbranataggie in anticipo? Allora dovevo essere un pochino meno tonta di quanto pensassi... Strinsi la tazza e, sebbene avesse un design complicato che avrebbe potuto rendere difficile prenderla nel modo giusto, la afferrai senza problemi, come se l'avessi già maneggiata tante volte.
"Il tè della nostra cameriera è davvero superbo. Semplicemente... calma il cuore, vero? Oh cielo, avevo già detto questa battuta? Eh, eh..."
Meiko ripeté una delle sue battute dell'atto primo con lo stesso identico tono. Però sì, aveva un sapore calmante. Quando ci riunivamo in camerino, Meg ci aveva preparato del delizioso tè tante di quelle volte... era il suo forte.
Avevo avuto il mio primo assaggio del suo divino tè al latte subito dopo essermi unita alla troupe. Avevo rotto un oggetto di scena che serviva per quel che stavano preparando al momento; ero stata sgridata da chi si occupava degli oggetti, poi tutti avevano rimarcato sulla mia mancanza di consapevolezza, perciò ero piuttosto depressa. Mi ero rinchiusa nella stanza degli oggetti di scena subito dopo lo spettacolo, alla disperata ricerca di un modo per riparare il danno. Meg era improvvisamente apparsa con il tè e l'aveva lasciato senza dire una parola. Con un solo sorso del tè che aveva preparato per me, le lacrime trattenute fino a quel momento avevano cominciato a cadere... e mi sentii subito meglio.
Alla fine, non ero riuscita a riparare l'oggetto, ma mi ero scusata il più possibile ed ero stata perdonata. Quando poi andai da Meg per ringraziarla del tè, lei aveva solo sorriso e detto "Il tè è la cosa migliore per risollevarti l'animo, quando sei triste!".    
L'immagine della vera Meg si sovrappose a quella della persona di fronte a me, e nel profondo emerse un dolore simile a quello del lutto. Era così vicina, e al contempo così lontana...  
Una volta finito di bere il tè, rimisi con cautela la tazza sul vassoio. Pareva che gli altri  avessero continuato a parlare della pagina mancante per tutto il tempo che io avevo passato a rimuginare. Di quando in quando, qualcuno alzava la voce. L'umore generale era un po' più teso, rispetto a poco prima.    
"La pagina è stata strappata... quindi dev'essere stato qualcuno fra di noi, no? Chi potrebbe essere, allora?"
La figlia dei padroni di casa aggrottò leggermente le sopracciglia ed esaminò ognuno con sospetto.
"Madame, mi perdoni, ma credo sia un po' troppo presto per dichiarare che qualcuno l'abbia rubata..." "Troppo presto? Cielo, pare che il nostro maggiordomo abbia già problemi di vista... è piuttosto inutile, eh! E' chiaro che è stata strappata via, perciò apri bene gli occhi  e guarda qui! Si vede, no!? Questo strappo così rozzo è prova di un ladro che ha agito di fretta!"
Il viso del maggiordomo si rannuvolò nel sentirsi definire "inutile", doveva averlo trovato un po' troppo crudele.
"AhAHAhah! QUALCUno l'ha RUBatA!" "DEV'essERe cOsì! E' ovvIO! AhAhAhAH! Ma CHI?" "Il copione è stato per tutto il tempo nel più vecchio scrittoio del salone. Non stavate giocando lì, voi due? Non avete visto il colpevole?" "NessUNo ha VISto NIENtE..." "NO, nEssUNO l'hA visTO!"
"Mh, il modo in cui la pagina è stata strappata... beh, sì, certamente pare che qualcuno l'abbia strappata di fretta! Ma non penso c'entri con il modo di fare della persona che l'ha strappata...? E la pagina non era nemmeno vicino al copione.  Perciò, di sicuro..."
Il padrone di casa, che stava seguendo in silenzio quei tentativi di sbrogliare la situazione, parlò con dignità.  
"Qualcuno di noi ha strappato la pagina e l'ha nascosta... chi?"
La tensione nella stanza ebbe un'impennata.
"..."
Nessuno parlò. Tutti si guardavano l'un l'altro con il dubbio negli occhi.
"NesSUno VUolE amMEtteRLO, eh? AhAhAh..." "Così pare. Se, parlando per ipotesi, uno di noi l'avesse davvero rubata, allora è ovvio che..." "Ma chi la ruberebbe? E perché, mh?" "Per dARCI nOie! QuESTO è sICUro!"
"Cielo... forse non vogliono che ci sia la prossima scena?" "Senza DUBBIO, voGLIOno DISTRUGGERE questa RECita! AhAhAhAh, che COSA divERTEnte!" "Ma non avrebbe gli stessi problemi anche il ladro? La recita non può avanzare, dopotutto." "Uhm..."
Intervenni dopo essere rimasta tutto il tempo in silenzio. Si voltarono tutti verso di me in contemporanea.
"... Se la scomparsa della pagina ha fermato la recita... c'è davvero qualcosa di male? Intendo, uhm... siete tutti liberi di parlare come volete ora, e..."
Se questo mondo era una recita, allora chi ci viveva poteva agire solo seguendo il copione. Ma se la scena da recitare fosse stata cancellata? Non avrebbero avuto niente da fare, come ora. Era una cosa così negativa rimanere in quello stato di fermo?
Quando il padrone di casa parlò, era comparsa una sottile ruga fra le sue sopracciglia.
"Gli attori esistono perché c'è un copione. La nostra esistenza è basata sul mondo di quel copione. Ma cosa succederebe se non ci fosse più il copione? La nostra esistenza svanirebbe con lui. Non credi?"
"Uh...?" "Davvero... è terrificante anche solo a pensarci." "Un mondo senza copione... è quasi inconcepibile."  
Il padrone di casa continuò a spiegare con uno sguardo disperato.
"Se la recita non si conclude secondo il copione... Allora il mondo al suo interno non può esistere. Noi e questa recita smetteremmo di esistere. Il fatto che il copione sia stato danneggiato significa solo una cosa: la totale perdita dell'ordine di questa recita."
"TUtti se NE anDRAnno! MoriREMO tUtti... No! SaRà cOMe Se quesTO mondO NON foSSE mai ESIstito e bASta! Ma finTANTO chE CE ne andiAMO insIEme, forse, NON sarà trOppo SPAventoso, NO? AhAhAhAhAh!" "COME se NON fossIMO mai nAti! NON è spaventOSO, EH? Sì, LO è, lo E'! AhAhAhAhAh!"  
"C-cosa...?! Queste bambole sono troppo strane! Padre! Non potremmo liberarcene!? Mi sto sentendo male..." "Stanno un po' esagerando, eh? Le persone cominceranno a sospettare siate voi i ladri, ve ne rendete conto?"
La figlia dei padroni di casa si era difesa con risentimento dalla presa in giro delle bambole gemelle, mentre la signora li sgridò tranquillamente nel tentativo di calmarle.
"SiETE CATTIVI! E VI sbAGLIAte! Pfft!" "NON siaMO STAti noI! Pffft!" "Allora chi altri la ruberebbe, mh!? Chi? Se confessate subito, potrei non arrabbiarmi troppo!" chiese la figlia dei padroni di casa, le fiamme dell'ira che bruciavano nei suoi occhi.
"Madame, sembrate davvero furiosa! Ma al momento, visto quanto state sospettando di chiunque... e quello strappo frettoloso, adeguato a qualcuno che si muove spinto dalla rabbia...  non potrebbe essere che lei...!" "Per favore, non essere ridicola! Perché dovrei fare una cosa così assurda?! Strappare il copione... potrebbe farlo solo qualcuno che ha perso il senno! Riguardo te, invece, cameriera pettegola? Tu che vuoi sempre tirar fuori uno scandalo da qualsiasi cosa, sempre così annoiata con questa semplice magione, non avrai deciso di crearti da sola il tuo 'incidente'?"
"Oh, che crudeltà! Io mi limito a servire diligentemente questa magione e i suoi abitanti, no? E se proprio deve dubitare di qualcuno, il maggiordomo è molto più sospetto di me!" "... Perché dovreste sospettare di me? Io prego per la pace di questa casa più di chiunque altro..."
"Ooh? Ma c'è un'aLTA probaBILItà sia STATO lui! E' QUEllo che VA a lettO più TARdi, in queSTA casA! AhAhAh!" "GiUSto! E pure QUELLO che si ALza priMA! AhAhAhAh!"
"... Se vogliamo metterla così, perché non parliamo di voi bambole? Voi non avete bisogno di dormire, perciò siete svegli giorno e notte. Avete molto più potenziale voi due di me, no?" "... ah, HAI ragiONE!" "HAI RAgionE, sì! EhEhEhEh..."
"Mmh, non c'è del potenziale anche per un complice? Il maggiordomo e la cameriera sono sempre insieme, impegnati in giro per casa... Nessuno sospetterebbe di loro, no? Perché stanno solo facendo il loro lavoro..."
"PensanDOCI, SIgnora, HAI avUto un'arIA tetra PER tutto il TEMpo... è sUCCEsso qualcOSA?" "...! No, nulla." "Dimmi, madre, sai forse qualcosa?"
Sapevo che non erano le persone che conoscevo. Eppure, "loro", con lo stesso aspetto delle persone che avevo sempre visto aiutarsi l'uno l'altro come veri amici, stavano discutendo, dubitando e accusandosi a vicenda. Avere davanti quella scena folle mi fece male al cuore.
"Ad ogni modo, questa non è una buona situazione in cui finire. Questo sacrilegio - la recita che non segue il copione e viene interrotta - non può continuare. Il karma arriverà, e allora la pagheremo. E' solo questione di tempo prima che le nostre vite... la recita smetta di esistere."
Sacrilegio...? Non poteva essere!
Quella scena nell'atto primo... era tutto perché avevo commesso un errore? La recita non era andata avanti nel modo giusto, e Crazy∞Night era stata profanata. E la mia punizione... era una maledizione del signor Burlet, di Crazy∞Night, che mi aveva intrappolata nel mondo della recita? Se il mio gesto aveva causato l'ira di Burlet, l'uomo che si diceva potesse creare nuovi mondi con le sue recite...
Se era così... e allora, gli altri? Se anche loro erano stati ritenuti colpevoli, intrappolati nella recita con me, e resi parte della stessa? Rendermi conto di quella possibilità fu tanto terribile che il mio intero corpo prese a tremare.
"Insomma, tutti quanti! Calmiamoci, okay? Questo è proprio quel che il ladro vuole, ci scommetto. Calmatevi con un po' di tè, per ora. Signorina del villaggio, che ne dice di un'altra tazza?" "Ah..."
Tè al latte per calmare il cuore - come avevo potuto non accorgermene prima!? Quel sapore, prima, era identico a quello del tè che Meg era solita fare, eppure era qui... Perciò loro erano davvero le stesse persone, prese da quel mondo! Avevano perso la memoria ed erano state rese parte del set!  
"Io... ho...?"
Ero stata io a far quel torto a tutti loro. Io avevo profanato la recita, e questa era la mia punizione per aver rovinato la messa in scena del copione perduto di Burlet. Essere intrappolata in quel mondo finto come l'unica persona che conosceva la verità, aveva trascinato tutti gli altri con sé, ed era costretta a rifare la recita da sola. Coloro che profanavano una recita di Burlet venivano maledetti, sparivano presto dal palco e morivano. Senza dubbio, quella leggenda di lunga data non era una semplice diceria, un'esagerazione cui fanatici credevano ciecamente.      
Venni colta dal più grande rimorso e odio per me stessa di tutta la mia vita. Il mio battito accelerò, strinsi i denti, le mani tremarono.
"Voglio andare a casa..."
Nella realtà. Nel mondo dove tutti erano normali... Presto la mia vista si appannò e le lacrime cominciarono a cadere. Tutti mi fissarono.
"Signorina, va tutto bene? Vuole tanto tornare a casa?" "Non si preoccupi. Potrà tornare a casa non appena la recita finirà e sorgerà il sole, va bene?"
Così non potevo andare a casa perché la recita si era fermata, eppure se la storia fosse riuscita a procedere, la ragazza del villaggio avrebbe potuto lasciare la magione... ma sarei davvero tornata indietro se la recita fosse finita bene? Dove? Se fossi stata fortunata, forse "una volta finita la recita, potrai tornare" significava tornare alla realtà? Se avessi potuto recitare così come Burlet desiderava... seguendo il copione, arrivando al finale...
"Non pianga, signorina. Sono sicura che troveremo la pagina e arriveremo al finale."
La signora mi carezzò gentilmente la testa. Le sue unghie smaltate con cura di rosso... Quella era la sua mano, senza dubbio. E di nuovo, vidi Meiko in lei, e le lacrime continuarono a cadere. Se davvero avevo trascinato tutti lì dentro... Chiunque era diventato sospettoso dell'altro, dichiarando che uno di loro aveva "rovinato l'ordine della recita". Ma, in verità, era quel mondo stesso, il problema. Non era il mondo in cui vivevano.
"Ma se mettessimo da parte il colpevole, per ora... dobbiamo solo trovare la pagina e continuare la recita." "D'accordo! Anche se non sappiamo chi l'ha rubata, sappiamo che ci sono così tanti posti dove avrebbe potuto nasconderla... è una graaande magione, ma dev'essere da qualche parte! Cerchiamola!"
La tensione nella stanza sembrò venir cancellata, forse allentata dalle mie vergognose lacrime. Perfino la belligerante figlia dei padroni di casa e la cameriera sembrarono far temporaneamente pace, pur mantenendosi in guardia. Asciugai le lacrime e feci di sì col capo.
"Anche se qualcuno di noi avesse rubato la pagina... Non c'è motivo di sospettarsi l'un l'altro senza alcuna prova. Dovremo semplicemente cercare la pagina rimanendo consapevoli che il colpevole è fra di noi."
"Ma SE il cOLPEvole NON fosse davVERO unO di NOI....? AhAhAhAh!" "IntENDI, quAlcun ALTRO si agGIRA per LA maGIONE? AhAhAhAh!"
"Tutte le porte e finestre sono chiuse. Abbiamo aiutato tutti a richiuderle prima della festa, giusto? Nessuno può entrare." "BAH! AllORA qualcuno STA mentendo!" "Ma dubitare gli uni degli altri non ci porterà da nessuna parte, ora. Dobbiamo dividerci e cercare."
Nonostante avesse detto così, il maggiordomo guardò il padrone di casa. Aspettando ordini, probabilmente.
"Ci divideremo e cercheremo per tutta la magione. Il tempo è poco. Se la trovassimo ma non fosse rimasto tempo per recitare, allora non sarà servito a niente."
Seguendo gli ordini del padrone di casa, il maggiordomo preparò una mappa della magione e la sistemò sul tavolo di vetro. Tutti iniziarono a scegliere dove andare a cercare. Neanche io potevo starmene in un angolo a singhiozzare; li avevo trascinati io in quella situazione. Una delle persone presenti, poi, sapeva qualcosa della verità. Dovevo rimanere concentrata. Dovevo farli tornare normali... e riportarli indietro, nel mondo reale.
Note
* Bergamotto: un agrume. * Orrra. In inglese dicevano "villager" che non ha propriamente un corrispettivo in italiano - quello che io ho messo come "ragazza del villaggio". Solo che in questa parte della novel chiamano Miku letteralmente "villager" o "miss villager", e capirete che è un poco innaturale dire a voce "Ehi, signorina ragazza del villaggio". Quindi di solito l'ho abbreviato in "ragazza" o "signorina", mettendolo per intero solo laddove possibile. * A quando il prossimo? My, questa è un'ottima domanda... à_à
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mata-konya · 9 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Quarto
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 4 - L'inizio della Notte Infinita
Cercavo di mettere a fuoco un soffitto a me sconosciuto e, intanto, ricordare tutto quel che era successo dal mattino ad ora. Dopo aver riordinato i tanti ricordi presi un lungo, profondo respiro e mi guardai intorno.
Mi ero risvegliata in un letto con un meraviglioso baldacchino. Ricordavo di essere arrivata in ritardo a teatro, il sipario che si sollevava, la fine del primo atto, di aiutare con gli oggetti di scena... di essere presa in giro da Len, di dire a Meiko che Rin aveva nascosto un gattino randagio... Poi ero rimasta da sola sul palco, avevo trovato una strana lettera e fatto per leggerla... dopodiché, cosa? Mi era sembrato di sentire un trillo in lontananza, quello che segnala l'inizio dello spettacolo... Ma, per quanto mi concentrassi, nella mia testa rimaneva il vuoto, non riuscivo a ricordare cosa fosse successo in seguito.
Quello era... uno dei camerini? Non avevo dormito bene il giorno prima e stavo morendo di stanchezza. Forse, una volta finito il primo giorno, avevo avuto un capogiro ed ero collassata. Guardai fuori dalla finestra e vidi una bellissima luna piena alta nel cielo... Voleva dire che eravamo ancora nel bel mezzo della notte? Il vento soffiava con ferocia, fuori, scuotendo i rami di grandi alberi. Pareva avesse smesso di piovere.
All'improvviso, oltre al vento, sentii un altro rumore - thump, thump, thump. Cosa avrebbe potuto produrlo? Uno strano rumore che sembrava riverberare da lontano. Per quanto potessi sentirlo come se fosse accanto al mio orecchio, riecheggiava tanto che la fonte doveva trovarsi ad una certa distanza. Ma non c'era nessuno nella stanza... Poi il rumore si fermò. Probabilmente, l'avevo solo immaginato.
Più importante, dov'erano finiti tutti gli altri? Avevo detto a Meiko di andare avanti e cominciare il dopofesta senza di me; di sicuro, in camerino, stavano già festeggiando. Si era fatto proprio tardi. Dovevo sbrigarmi...
Scesi dal letto e diedi un'ultima occhiata a quella stanza sconosciuta. Poi abbassai la maniglia ed uscii in corridoio. Lampade ogni pochi metri, in quel cupo corridoio. Brillavano di luce smorta.
C'era un corridoio simile, a teatro? Il teatro, essendo vecchio di un secolo, aveva certo subito modifiche in alcune sue parti, ma per il resto manteneva lo stesso eccezionale arredo in stile Adamesco di quando era stato costruito... eppure le luci, i tappeti, le finestre, le pareti, le credenze e le sedie... tutto ciò che vedevo era diverso da come sarebbe dovuto essere. Ovunque guardassi c'era lo stesso stile d'arredamento, tutto abbinato. Che avessero restaurato mentre dormivo...? No, era ridicolo, poi ci sarebbe voluto più di un giorno.
Proseguendo lungo il corridoio, vidi le scale principali e l'atrio. Anche quelle erano simili, eppure non uguali, al teatro che conoscevo. Dove poteva mai trovarsi quel posto? Sbirciai nell'atrio oltre le scale.  E allora notai Rin e Len passare di fronte ad un orologio, di sotto. Ma le scale erano sempre state così lunghe? I due parevano piuttosto vicini, eppure... era come se fossero molto lontani.
"Rin! Len!"
Mi aggrappai al corrimano e alzai la voce per chiamarli. Ma non mi risposero. Che non avessero sentito? Li chiamai ancora, più forte.
"Ehi! Voi due!"
Si voltarono verso di me nello stesso momento.
"AaAHH... HAi rottO l'oroLOGIO..." "Oh NO, OH no! Il TEMPO si è FERMATO! L'HAI detTO! SE sOlO quESTO momeNTO POTESSE DURare per SEMPRE! L'orologio dEVE aver SENTITO il TUo DESIDERIO! YahahAHAHAH!"
Quelle battute... le battute che i due gemelli prodigio avevano aggiunto dopo il mio incredibile errore e aver rotto l'orologio - straordinariamente riuscendo a trarne vantaggio, ma soprattutto permettendo allo spettacolo di proseguire. Stavano ripetendo il primo atto, già concluso? Forse stavano solo facendo la solita pratica per rientrare appieno nei loro ruoli. In particolar modo a Rin piacevano gli scherzi, quindi era probabile mi stesse prendendo in giro - recitando di nuovo la scena in cui mi ero sbagliata.
"... Uhm, davvero, sono grata per quello che avete fatto in quel momento. Grazie a voi lo spettacolo non ha dovuto essere interrotto, il che è stato un sollievo. Ad ogni modo, uhm... suppongo di essermi addormentata. Forse sono collassata? Qualcuno mi ha portato a letto? Non riesco davvero a ricordare granché..." "CollasSATA...? CHE IntenDI? "Non chiedere a ME!" "Uh...?"
Perciò non ero collassata, ma allora perché ero a letto?
"TUTTI Sono ANDAti a DORMIRE con le LORO GAMbe!" "Sì, sono ANDATI a LETto, a DORMIRE!" "Tutti...? Quindi tutti sono andati a dormire tranne voi due!?"
Avevano detto che avrebbero discusso del giorno dopo e fatto festa in camerino, quindi forse si erano solo ubriacati a tal punto da crollare dal sonno...? Insomma, non ero l'unica stanca, era possibile... ma allora perché quei due erano ancora in piedi?
"Sì. PerCHE' la FESTA è FINIta, quinDI TUTTi sono TORnaTI nelle LORO stanze."
Anche se io non ne sapevo niente, non avendo partecipato. A meno che, e speravo di no, avevo partecipato ma anche bevuto tanto da dimenticarmene...? Non poteva essere, vero? La testa mi doleva un po' quando cercavo di ricordare, ma di sicuro non poteva essere per una sbornia.  
Riguardo a questo posto... forse era un qualche hotel di lusso in un angolo del West End che Kaito... o Luka... aveva pagato per tutti noi.
"Ad OGNI moDO, la reCITA si è FERMATA." "Uh...?" "Il TEMPO si è FERMATO!" "GUARDA! A causa dell'OROLOgio ROTTO, il TEMPO nella RECITA SI è FERMATO!"
Rin indicò il vecchio orologio, fermo proprio due minuti prima della mezzanotte. Ricordava incredibilmente quello che avevo rotto alla fine del primo atto.
"EhEH... è FERMO... ahahAHAH!"
Rin rise, l'espressione innaturale e rigida della ragazza bambola di nuovo spalmata sul volto. Perché sembrava tutto così strano? Stavamo parlando, eppure avevo la sensazione ci fosse qualcosa di sbagliato. Qualcosa non tornava... Mi affrettai giù per le scale e i due si alzarono lentamente. La strana sensazione che i due fossero più lontani, prima, ecco perché...
Rin era poco più bassa di me. Len più o meno della stessa altezza. E tuttavia ora, davanti a me, c'erano due bambole che mi arrivavano alle cosce. Sì, era ciò che sembravano - due vere bambole.
"Giunti a sfera...?"
Osservando il ragazzo bambola notai delle inconfondibili... gambe da bambola collegate al resto con giunti a sfera. Non solo trucco per la recita, effettive gambe da bambola, con la loro forma ben distinguibile da quella di normali gambe umane.
"Beh, SI'? Non TE l'ABBIamo dettO? SIamo bamBOLE!" "P-Perché...?" "PERCHE? PerchE' LE bambOLE HANNo i GIUNTI? O perCHE' SIAMo bambOLE PARLANti? Ti abbIAMO detto ANCHE questO; la nostra PARTE è quella DELle BAMBOLE vivENTI!"
Sentii i brividi corrermi giù per la spina dorsale di fronte ai loro ampi, gioiosi, strani sorrisi. No. Ciò che stavo chiedendo era "Perché siete diventati delle bambole?" Len era una vera bambola. E forse anche Rin, per quanto il vestito lo nascondesse... Mentre davo un'occhiata al vestito, notai che ghignava come il fratello.  
Sì, nella recita dovevano recitare come bambole viventi e avevano fatto pratica senza sosta pur di calarsi facilmente nella parte. Ma ciò che ora avevo davanti erano le bambole di Crazy ∞ Night, quelle vere. I gemelli erano effettivamente geniali come veniva proclamato da tutti, con un talento e un'intelligenza che poteva competere con quelle degli adulti, perciò non si facevano confondere dalle piccolezze. Ma come potevano stare così calmi ora che si erano ritrovati bambole...? No, neanche, perché pareva quasi si stessero divertendo!?
Guardai Rin negli occhi, impaurita. Lei ricambiò, curiosa.
Erano grandi occhi. Più grandi del solito, ed erano già abbastanza grandi di loro.... Proprio come quelli di una bambola. Sembravano fatti di vetro, l'impressione era così forte che non riuscivo a ricollegarli a nient'altro.  Tenni lo sguardo fisso e lei nemmeno batté le palpebre, non si voltò. E continuava a guardarmi con allegria. Le sue labbra erano leggermente piegate, ma non c'era traccia del sorriso negli occhi... e non trovai le pupille, in fondo a quelle sfere di vetro.
Volevo correre, fuggire da quella coppia terrificante, ma le mie gambe non si smuovevano di un millimetro, come se mi fossi momentaneamente paralizzata. Anzi, pietrificata. D-dovevo dire qualcosa... In tutto il tranquillo atrio, l'unica cosa che sentivo era il violento battito del mio cuore. Ero spaventata da quel silenzio. Ero spaventata dalle creature di fronte a me!
"Uhm, io, io sono c-curiosa di cosa stiano facendo gli altri... torno da loro!" riuscii a buttare fuori. "Okay! CAPITO!"
Finalmente le mie gambe si mossero e mi portarono di fretta nel corridoio sulla sinistra dell'atrio. Non mi guardai indietro. Alle mie spalle, sentivo le risatine dei gemelli riecheggiare fino al soffitto. Avvertivo un profondo senso di disagio all'altezza del petto; non avrei sopportato di stare lì più a lungo.
Rin e Len erano spaventosi... No. Non erano "loro". Solo pensare al motivo per cui ero così terrorizzata era spaventoso di suo. Mi tornò in mente un pensiero fugace che avevo avuto quando mi ero svegliata, ma che avevo subito messo da parte. Non poteva essere che... no, non poteva. Non era possibile! Ad ogni modo, dovevo trovare qualcuno e chiedere aiuto. Chiedere aiuto...
Giusto, sarei dovuta uscire. Perfino dopo le dieci avevo visto svariati fan, per strada, aspettare il nostro arrivo. Oggi poi era venerdì, e le notti erano lunghe nel West End. Ci sarebbe sicuramente stato qualcuno. Tornai rapidamente indietro, ripercorrendo la strada fino all'atrio con la speranza di non dover rivedere quei due... Una volta arrivata sbirciai in direzione dell'orologio. Non erano più lì. Sospirai di sollievo.
Misi la mano sulla porta d'ingresso. Ma né spingere né tirare la fecero smuovere di un millimetro. Mi chiesi perché... non era chiusa a chiave. Mi ci buttai contro con tutto il peso del mio corpo: niente. C'erano altre uscite? Ah-ha! Forse sarei potuta scappare dalle finestre nel corridoio dell'area sud.  Quelle finestre non sarebbero dovute essere chiuse... Sarei dovuta andare da quella parte...
E a quel punto i miei pensieri e le mie gambe, già proiettati al corridoio in cui mi trovavo poco prima, si fermarono. Come facevo a saperlo...? Prima guardavo solo di fronte a me, non certo alle finestre. Ingoiai la saliva. Con la testa che ancora girava per la confusione avanzai attentamente, un passo alla volta.
Sulle pareti del corridoio erano appesi quadri di tutte le misure. Avevano diverse immagini, dai panorami alle persone, e la luce della luna che entrava dalle finestre aggiungeva colore ai loro mondi. Infine arrivai ad una larga finestra del pianoterra e, senza dubbio, non era chiusa. Cercai di forzarla, proprio come con la porta. Ma anche quella non si aprì. La pioggia aveva ripreso a cadere, intanto. I grandi alberi si agitavano nel forte vento e la foresta sembrava particolarmente strana.      
Foresta... ero in una foresta? In una foresta, nel pieno della notte. Una magione sconosciuta. Rin e Len dall'aspetto di vere bambole. E, pur non essendo di sicuro mai stata lì, sapevo dove si trovavano le cose.  Come faceva, il mio corpo, a sapere con precisione che direzione prendere per raggiungere la finestra?
Quella possibilità inconcepibile si faceva più concreta e mi trattenevo dall'impulso di accettarla e basta da un momento all'altro. Era tutto l'immagine spiccicata del mondo della recita... del mondo di Crazy ∞ Night...
Non conoscevo la magione; non ero mai stata lì... ma la ragazza del villaggio della recita la conosceva. Perché, prima della festa, era andata in giro per la magione ad aiutare la cameriera e le bambole a richiudere bene le finestre... Quel dettaglio minore riguardo le finestre nel corridoio dell'area sud era scritto nel copione. La mia testa rintronava come un allarme, il mio corpo tremò. Sto sognando... questo era ciò che volevo credere. Ma se quello fosse stato davvero il mondo della recita... Tornai indietro di corsa e mi avvicinai all'orologio che avevo visto nell'atrio.
"Cosa ci fai qui?"
Sobbalzai al sentire quella voce cadere dall'alto e mi girai di scatto. Kaito era sulle scale.
"Signor Kaito!"
Lo chiamai, sollevata dal rivedere il nostro affidabile capo. Al contrario di Rin e Len, pareva perfettamente normale e umano. Corsi su per le scale, verso di lui.
"Non ti raccomanderei di correre; questa magione è vecchia, ed è facile mettere il piede in fallo. Una volta qui c'è stato un incidente, sai." "Uh...?" "Ci sono molte stranezze riguardo questa magione... E ci sono ancora cose che non so, anche dopo anni che vivo qui. Sono quasi stanco di sentir parlare di maledizioni e fantasmi a destra e sinistra. Comunque, tutti stanno aspettando in soggiorno." "Uhm, signor Kaito...!"
Mi avvicinai e lo guardai negli occhi, poi parlai con la stessa disperazione nella voce che avevo prima.
"L'ho appena visto. C'è qualcosa di strano riguardo Rin e Len! Sono bambole... le loro ginocchia sono diventati giunti a sfera! Quei due sono diventati le vere Bambole Gemelle! Dimmi, dove... dove siamo? Cos'è successo mentre dormivo?"
Kaito sbatté le palpebre più volte, poi inclinò leggermente la testa di lato.
"Mmh...? Cosa stai dicendo? Le bambole gemelle hanno sempre avuto i giunti... Le ho ricevute nello stesso momento in cui ho ereditato questa magione dal nonno. Ho sentito che sono state create dalla strega che viveva in questa foresta... ma se n'è andata, ora. Perciò immagino di non poter dire con sicurezza se avessero quei giunti fin dall'inizio..."
"Que... questo non è quello che intendevo! Non erano umani fino a poco fa?" "... Non so cosa tu stia pensando, ma quando li ho ereditati in quanto signore della magione, erano già bambole.  Non so cosa la strega abbia fatto di preciso... ma forse qualcosa del genere. Sono sempre stati capaci anche di parlare come degli umani, quindi..."
Scioccata, distolsi lo sguardo. Avevo la stessa sensazione di quando avevo parlato con Rin e Len, prima... si stava comportando come se loro fossero davvero...!
"..." "Hai... visto qualcosa di spaventoso, di sopra? Come un fantasma, ad esempio." "...!"
I suoi occhi, prima sempre gentili, erano leggermente freddi. Un giovane signore aristocratico di famiglia nobile, raffinato ed educato. Il suo sguardo freddo aveva un che di cupo; era il signore della magione, con il dovere di occuparsi dei suoi eccentrici residenti... Questo era ciò che significava la sua espressione. Aveva una personalità completamente diversa da quella della persona gentile che conoscevo. Il capo gentile e calmo che ci teneva tutti in riga, aveva un debole per le donne e veniva facilmente messo nel sacco da Rin...
"Sigh... beh, certamente non ci sorprenderemmo di sentire che hai visto un fantasma. Pare succedano cose strane, in questa magione."
I suoi occhi cupi si oscurarono ancora di più.
"Pare che la prossima pagina del copione sia sparita."
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mata-konya · 9 years ago
Text
Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Terzo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 3 - Notte d'intermezzo
L'avevo combinata grossa... forse avevo appena rovinato l'intera recita...
Gli applausi continuavano a ruggire. Nel momento in cui raggiunsi l'ala del palco, gli altri attori mi si avvicinarono con sguardi spaventosi. Abbassai la mia testa e rimasi inerme, senza parole, incapace di guardarli negli occhi. Quell'errore aveva senz'altro rovinato il copione, una recita di Burlet. Metaforicamente, avevo stracciato il copione scritto da quel drammaturgo che tutti adoravano. E rotto un oggetto di scena, e costretto tutti quanti a fare delle aggiunte.
Si diceva che, quand'era ancora in vita, Burlet non perdonasse nessun errore, neanche il minimo dettaglio - non un singolo battito di ciglia, sospiro o passo sarebbero dovuti essere fuori tempo. Il set perfetto avrebbe dovuto avere attori perfetti, e la loro combinazione avrebbe fatto nascere un mondo di un realismo schiacciante solo per quella recita. Un mondo studiato con tanta attenzione sarebbe crollato al minimo errore. Quello che la ragazza del villaggio aveva compiuto era un sacrilegio verso di lui. Una goccia di sudore freddo scivolò lungo la mia spina dorsale.
"... Mi dispiace! I-io... io ho commesso un errore imperdonabile!"
Kaito mantenne la sua espressione tesa e mi afferrò saldamente per le spalle.
"Sei ferita!?" "... Uh...?" "Hai sbattuto contro l'orologio, no? Deve aver fatto male... fammi vedere." "Cielo, ha fatto anche un rumore tremendo. Il mio cuore ha saltato un battito..."
Porsi la mia tremante mano sinistra e Kaito e Luka la esaminarono per bene. Faceva un po' male, ma non c'era nulla che sembrasse una ferita.
"Grazie a Dio... eravamo preoccupati."
Tutti sospirarono di sollievo, perdendo quell'aria ansiosa che avevano fino ad un attimo prima. Ero sicura si sarebbero arrabbiati. Spiazzata dalle loro reazioni, la mia vista vacillò e mi chiesi cosa avrei dovuto rispondere. Gli sguardi spaventosi sui loro visi, quando si erano avvicinati, mi avevano fatta pensare tutt'altro; invece erano solo preoccupati che mi fossi ferita... Il mio cuore, distrutto dalla paura di avere fallito e dover far qualcosa per rimediare, si riscaldò lentamente.
"Ma io... non ho seguito il copione... Ho... profanato questa recita..." "Profanato...? Perché?"
"... Perché i copioni di Burlet vanno recitati alla perfezione. Non è concesso nemmeno un errore, o non sarebbero completi... E' il motivo per cui voi eravate così seri e vi siete impegnati tanto nelle prove. Ovviamente lo sapevo... ma io..."
Le facce degli attori si oscurarono. Gli occhi persi nel vuoto, nessuno osava guardare gli altri. Ci fu un lungo, strano silenzio. Perfino il resto dello staff non venne a parlare con noi, fingendosi occupato, mentre in realtà tutti stavano seguendo la scena.
"Miku... è vero, il finale dell'atto non è andato come previsto. Ma non penso che questo incidente sia stato una cosa così terribile. No, ad essere onesti... in quel momento mi sono venuti i brividi."
Kaito rilassò le sopracciglia e parlò con un sorriso. Il suo viso sembrava dire "mi hai colto di sorpresa".
"Uh?" "In realtà, anche io ho provato la stessa cosa. In tutti i miei anni con questa troupe, nulla mi ha mai fatto... fremere in modo simile. Un incidente non calcolato che ha portato una tale emozione da rendere la scena indimenticabile... Ho visto la tua faccia e volevo aiutarti, ma non riuscivo a muovermi. Proprio quando hai detto 'vorrei che questo momento durasse per sempre'... hai davvero fermato l'orologio. Si sarebbe potuto far di meglio, certo, però..."
"Odio ammetterlo ma, semplicemente, ammiro che tu sia riuscita a far accadere un miracolo simile. Anche se di solito sei così goffa, sei riuscita a far passare un cosa del genere per arte! In confronto, tutti le mie esibizioni impallidiscono."
Kaito, Meiko e perfino Luka, per qualche ragione, si stavano complimentando per quell'incidente. Il terrore causato da quello sbaglio aveva dominato la mia mente e il mio corpo, tanto che non avevo nemmeno sentito dolore quando avevo infranto il vetro dell'orologio. Dunque non avevo neanche fatto caso a quali reazioni avessero avuto gli altri. Luka aveva ragione nel dire che era stato solo un altro dei miei errori madornali.
"Sì, ci siamo tutti paralizzati! Io inclusa! Ho sempre pensato che i momenti più spaventosi siano quelli dove non si riesce nemmeno a gridare. E io ero dall'altra parte dell'orologio, quindi l'ho proprio sentito bene. Il mio cuore ha fatto un salto e sono rimasta a guardare tutti, chiedendomi chi avrebbe continuato la scena..."
"Oh, Meg... te la prendi sempre comoda, eh." "Davvero... anche solo l'incidente in sé è stato fantastico, ma... come Len è intervenuto all'istante e la signorina Rin che ha continuato subito sono stati semplicemente stupendi. Ho visto tanti attori nella mia lunga strada fin qui, ma sarebbe stato difficile persino per un veterano esperto agire con simile prontezza di riflessi."
Gack, che di solito era sempre silenzioso e ancor più di rado mostrava qualche blando sorriso, stavolta mi sorrise di tutto cuore.
"Eheheheh! Wow, abbiamo perfino i complimenti di Gack!" "... Grazie."
Sia Rin che Len ringraziarono Gack. Anche gli altri si esaltarono per la loro performance. Sì, se Rin e Len non avessero rimesso tutto insieme, la recita si sarebbe davvero fermata, e chissà cosa sarebbe successo poi.
"Uhm... signorina Rin, signorino Len! Grazie, davvero. Anzi, non so come dovrei ringraziarvi... Tutti voi, intendo. Ero così spaventata, e pensavo... se voi non foste intervenuti..."
"Basta così, Miku! Siamo insieme in questa recita, no? E' ovvio che ci si aiuti a vicenda... siamo amici! E nessuno ti urlerà contro o ti biasimerà per un errore. Quando qualcuno fa un errore, qualcun altro rimedia. Abbi solo fiducia in noi, va bene? Anche io mi fido della nostra protagonista!" "Signorina Rin..."
Il mio cuore si riempì di gioia nel sentire Rin dire che credeva in me.
"Grazie. Io... imparerò dal mio errore e farò del mio meglio nel secondo atto. Anche se mi sono sbagliata alla fine... E' stat così divertente recitare, oggi. Pensavo che sarei stata nervosa, invece mi sono ritrovata a ballare come se fossi stata davvero la ragazza del villaggio. Ho pensato dal profondo del cuore 'che festa meravigliosa'... E sono stata onorata di recitare su questo palco. Tutto grazie al copione perduto che è stato ritrovato, alle audizioni... Sembra davvero un miracolo."
Incapace di trattenere le mie emozioni, le avevo riversate fuori tutte. Nel farlo, però, mi sembrò che l'atmosfera fosse leggermente cambiata; non c'era più quell'eccitazione causata dall'incidente. Ora tutti sembravano inquieti. Avevo di nuovo detto qualcosa di inappropriato?
"S-sì... hai ragione. Potremmo davvero definirlo miracolo, senz'altro." "Oh, sì."
Kaito incrociò le braccia e aprì piano la bocca, come se stesse per raccontare una favola.
"Pensandoci, forse non ti abbiamo mai raccontato la storia di come abbiamo trovato il copione di Crazy∞Night. Beh, questo mi sembra l'occasione migliore. ... Una notte, dopo uno spettacolo, stavamo bevendo qualcosa nel primo camerino per la nostra solita celebrazione. Poi una delle nostre aiutanti è venuta a dirci che aveva perso un oggetto necessario nello spettacolo del giorno dopo. Non riusciva a trovarlo da nessuna parte nell'intero teatro. Anche noi ci siamo messi a cercare, controllando ogni singolo anfratto. Giusto per sicurezza, abbiamo deciso di controllare in quel sotterraneo che veniva aperto di rado, dove conserviamo gli oggetti di scena che non servono più e parti dei set. Così abbiamo trovato una scatola vecchia e rovinata sul fondo del sotterraneo. L'abbiamo aperta, e... Dentro c'era un libro... intitolato Crazy∞Night. Sì, è stato Len a trovarlo. Eravamo così sorpresi, pensavamo non potesse essere vero. Dopotutto... per quel che ne sapevano, la magione dove viveva Burlet era stata bruciata tanto tempo prima e non ne era rimasta traccia. E così non era rimasto nessun dettaglio sulla sua vita o... qualsiasi altra cosa. Si diceva che anche lui fosse morto in quello stesso incendio, ma non c'era alcuna prova. Se mai fosse stato ritrovato un qualunque suo possedimento, sarebbe diventato più prezioso del tesoro della nazione... Ma qui alla Compagnia Burlet, nel teatro che lui stesso aveva creato, dopo la sua morte sono state ritrovate alcune piccole cose di sua appartenenza. Incluso, per puro caso, la sua opera perduta. Parrebbe che prima dell'incendio nella sua magione sia venuto al teatro e abbia nascosto il copione nel sotterraneo. Forse, prima di morire, ha voluto lasciare una piccola speranza per chiunque avrebbe continuato a portare avanti i suoi ideali... E' quello che abbiamo sentito quando abbiamo ritrovato il copione. E abbiamo notato che questa recita, Crazy∞Night, trae ispirazione dal villaggio Zacry, suo paese natale, e dalla sua stessa magione, con tutta la foresta che la circondava. Quindi abbiamo viaggiato molte volte fino al villaggio pur di capire, anche se solo un minimo, questa recita che lui aveva tratteggiato. Era un posto meravigliosamente tranquillo."
Meiko sorrise, gentile, ricordando con nostalgia di quel tempo. Il villaggio Zacry... Il villaggio dove aveva vissuto il signor Burlet e anche il mio paese natale. In qualche modo, mi fece piacere sentirlo elogiato così.
"Oh sì, abbiamo fatto molti viaggi fin lì. Senza dubbio scomodo, essendo in una posizione tanto remota, ma era piuttosto bello." "Sì, era davvero pacifico, ideale per viverci. Mi piacerebbe trasferirmi in un posto simile, un giorno." "Oh, Len... tu vuoi soltanto copiare tutto quello che ha fatto Burlet! Come l'altro giorno, hai fatto un sigillo di cera che non userai mai solo perché anche lui ne aveva uno! Dio, sei così fissato con Burlet!"
Tutti i membri della compagnia, senza alcuna eccezione, aspiravano ai lavori e al carisma del signor Burlet con una passione senza confini, tanto da poter esser definiti dei fanatici. In particolare, dicevano che quello ad adorare Burlet più di tutti fosse Len, a dispetto del suo atteggiamento composto. La sorella mi aveva detto, in gran segreto, che Len a casa loro aveva una stanza dedicata esclusivamente alla sua collezione su Burlet, piena di oggetti che lo riguardavano. Mirava anche ad essere il migliore di tutti nel recitare i suoi copioni e sognava di diventare un drammaturgo lui stesso.
"... E questa è una cosa negativa? Burlet era un grande uomo. E' ovvio che mi rifaccia a lui." "Un sigillo di cera? Non sembra un oggetto che un giovane d'oggi userebbe spesso, ma devo dire che è proprio una cosa da te." "Santo cielo, Gack! 'I giovani d'oggi'!? Sembri un vecchietto!" "Ehm... qualcuno sta ascoltando la mia storia?"
Con tutti e otto i membri del cast radunati, era difficile seguire una sola conversazione. Qualcuno avrebbe tirato fuori altre cose, come ora, e il tutto sarebbe rapidamente deragliato.
"Ehm, io sto ascoltando, signor Kaito! Voglio sapere cos'è successo dopo. Sono davvero, uhm... curiosa di sapere come andassero le cose prima che mi unissi alla troupe."
Il passato degli attori che, fino a non molto tempo prima, vedevo come irraggiungibili. Per non parlare dell'intera storia di Crazy∞Night. Mi sembrava di non aver mai avuto l'opportunità di chiedere loro cosa li avesse portati fino alla sua produzione.
"Grazie, Miku. Tornando a noi... Pur di mettere in scena alla perfezione la recita di Burlet abbiamo continuato ad andare in quel villaggio, usandolo come modello di ricerca, e lavorando senza pause su ogni dettaglio della produzione. Abbiamo iniziato a parlare con i nostri conoscenti e ci siamo procurati dei potenti sponsor. Quando i giornali hanno scritto 'Ritrovato il lavoro perduto di Burlet, l'era della tradizionalista Compagnia Burlet torna nel West End'... beh, ne siamo stati davvero sorpresi. Questo ha portato persone da svariate parti del mondo ad interessarsi a noi. Dall'altra parte, i tempi stanno cambiando, e il successo dei film sta distruggendo la cultura teatrale, spazzandola via. Ma c'è un numero non indifferente di appassionati del teatro ancora alla ricerca di un qualche superbo classico. Sì, proprio come noi. Abbiamo a lungo voluto mostrare al mondo i suoi meravigliosi lavori, portare avanti la tradizione, fare in modo che la cultura di Burlet arrivasse immutata alla generazione successiva. Nella nostra epoca, qualcuno potrebbe dire che la Compagnia Burlet sia antiquata, chi lo sa. Ma forse la sua gloriosa storia potrebbe ancora risultare avvincente. Noi volevamo che anche i più giovani, oggi, avessero la possibilità di saggiare la qualità delle sue opere..."
Gli altri si fecero attenti alle fervide parole di Kaito. Tutti avevano facce serie.
"E perfino nella nostra compagnia... ci fu qualcuno traviato dal cambimento dei tempi, qualcuno che ambiva a rivoluzionare anche la Compagnia Burlet. 'Ribelli contro di noi'... ecco come li chiamavamo. Quando la troupe ha cominciato ad avere problemi finanziari, ci siamo divisi in due: i ribelli e quelli che volevano preservare la volontà di Burlet. E' stato... un anno e mezzo prima che ti unissi, mi pare. Ogni giorno discutevamo sul futuro della troupe, a volte finendo per arrivare alle mani."
"Ah, bei vecchi tempi... Non riuscivo davvero a trattenere i miei pugni, a volte!"
Meiko parlò con uno sguardo impietoso e Len e Gack, davanti a lei, tremarono per un istante. Nonostante il suo comportamento pacato e il suo atteggiamento da sorella maggiore, faceva una paura terribile quando si arrabbiava. Si vantava che, quando qualcuno cominciava una rissa, lei ci si gettava subito; mi aveva anche detto che, prima di diventare un'attrice, fino alla sua prima adolescenza, usciva con uomini e finiva sempre in mezzo a delle risse, come una vera delinquente. Pareva che i delinquentelli della zona ancora si tramandassero svariate terrificanti leggende su di lei.
"La mia Meiko senz'altro in quel periodo ha lavorato sodo... tutti gli uomini con cui lei aveva trovato un accordo sono tornati, uno dopo l'altro, per stare dalla nostra parte... Beh, il punto è che in un certo senso abbiamo vinto nel voler portare avanti la tradizione di Burlet. Abbiamo tenuto terreno... e poi, finalmente, ci è capitata la possibilità di fare un grande ritorno. Che è, ovvio, questa recita. Si potrebbe dire che anche il lungo viaggio dall'avere problemi finanziari fin qui è una vera storia drammatica. Come se Burlet avesse messo mano perfino nel 'copione' di quegli eventi..."
"Alcuni dicono addirittura che il drammaturgo fantasma avesse le mani di Dio, sì... Non sarebbe strano pensare che avesse un intelletto al di là dei comuni mortali, no?"
Perfino Meg, seppure con uno strano viso, espresse la sua approvazione per le parole di Kaito.
"La passione di questa compagnia... Tutta la vostra devozione per il signor Burlet ha fatto accadere un miracolo, ne sono sicura. Che meraviglia..."
"Sapete, a me non interessa granché il teatro in sé... Ma con le sue recite è un altro discorso. Quando partecipo, è come se incontrassi un'altra me nella recita. E' un sentimento di indicibile gioia. Il mio cuore freme e non posso far altro che traboccare di gioia per aver incontrato quell'altra me."
"Siamo davvero stati salvati dai lavori che il nostro grande predecessore ci ha lasciato. Se allora non avessimo trovato il suo copione, la compagnia non avrebbe avuto un futuro. Dobbiamo andare avanti con queste recite e proteggere la troupe. Alla fine abbiamo perso molte cose, ma anche così, io..."
Lo sguardo di Kaito era perso lontano. Vedendo la determinazione sul suo viso, Meiko rispose, comprensiva:
"Capisco quello che vuoi dire, Kaito. Qualunque sia la ragione, è davvero doloroso perdere degli amici. Ma tutti ci siamo uniti a questa troupe per recitare i copioni di Burlet, giusto? Noi teniamo in vita i suoi lavori e la compagnia lasciata da colui che ammiriamo... E questa è davvero una bella cosa. Anche questa recita... sembra un sogno."
(Amici perduti...?)
Meiko parlò con tristezza e sembrava stesse riflettendo su tutto il tempo, insostituibile, passato insieme ai colleghi. Ascoltandola, anche gli altri passarono dall'eccitazione alla malinconia, i visi addolorati mentre ricordavano felicità e tristezza.
"Già, sembra davvero un sogno..."
Una volta concluso il primo atto, tutti alla compagnia iniziarono a fare i loro preparativi per quello successivo. Io stessa mi trovavo nella stanza dove si conservavano gli oggetti di scena, aiutavo con il lavoro. Il compito era di sistemare per bene le pagine di vecchi giornali che sarebbero stati utilizzati il giorno dopo. Nessuna doveva essere troppo grande o troppo piccola. Dovevo dipingere nella mia testa la scena in cui sarebbero stati utilizzati e comportarmi di conseguenza. Stavo seduta ad un tavolo da lavoro vicino al davanzale e, quando ne finii uno, guardai oltre la finestra.
C'era stato il tutto esaurito, oggi. Anche i posti in piedi erano finiti e, perfino dopo che tutti i biglietti erano stati venduti, le strade continuavano a traboccare di persone che erano venute a sapere della recita dalle edizioni speciali dei giornali. Erano le dieci di sera, il teatro aveva già chiuso da tempo; eppure c'erano ancora piccole folle di ammiratori che aspettavano fuori dai camerini l'uscita degli attori. Fra di loro ce n'erano alcuni con delle divise simili... guardando meglio, capii di aver trovato i fan di Rin e di Luka. Li fissai per un po' senza davvero pensare a loro, poi uno all'improvviso afferrò un altro per il colletto. Stava iniziando un litigio - una scena che avevo già visto tante volte.
"Staranno bene anche senza ombrello...? Spero non prendano il raffreddore..."
La pioggia che era incominciata nel pomeriggio continuava a cadere e batteva leggera sui vetri. Le strade si erano riempite di pozzanghere. Gack mi aveva detto che il meteo previsto per questo fine settimana, e quindi per i tre giorni della messa in scena di Crazy∞Night, era solo e soltanto che piovoso. Supponevo fossero la conoscenza e l'esperienza che aveva guadagnato guidando un'azienda agricola come secondo lavoro - Gack riusciva a capire i cambiamenti del tempo dalla direzione del vento e dalla temperatura. Ancora aveva da sbagliare una predizione. Nonostante questa pioggia c'era stato comunque un gran affollarsi, il che sarebbe dovuto essere indice di un enorme successo.
Ahh... ah.
Guardando per caso giù, sulla strada bagnata di pioggia, vidi uno degli ammiratori di Len - un appassionato frequentatore del nostro teatro - uscire dal camerino. Salì a bordo di una limousine e l'auto si affrettò lungo la via.
"Era lo sponsor del signorino Len...? Ci guarda sempre dai posti riservati... Il gentiluomo che porta le rose... la signorina Luka dice sempre che pare così a modo. Mi chiedo di che colore saranno oggi...? Non credo... siano amanti, o no...?"
Tutti gli attori di questa recita erano fra i maggiori membri del cast, ognuno con il suo personale livello di popolarità e svariati fan. Rin e Len erano quelli con il più elevato numero di appassionati sostenitori, i fan di Luka non mancavano mai di presentarsi, e una significativa quantità di persone conoscevano perfino Miku, per quanto fosse appena entrata nella troupe.
"E' così bello... mi chiedo se avrò anche io degli ammiratori come quelli, un giorno..." "... Non li hai già?"
Mi girai, sorpresa, e trovai Len sulla porta - ora aperta. Stava tenendo un largo mazzo di rose blu come una mazza da baseball, appoggiato alla spalla sinistra. Del tutto diverso da com'era stato nella recita, la sua espressione era tornata quella neutra di sempre, ma pareva un pochino irritato.
"... S-signorino Len! Quando..:?" "Eh." "Uhm..." "..."
Io e Len parlavamo di rado. Non era solo a causa della mia introversione che rendeva difficile parlare con gli altri, anche Len era timido e parlava solo con coloro che gli erano più vicini - e dato che Rin, Meiko e Meg erano sempre nei paraggi, era davvero difficile che capitasse qualche occasione per parlare da soli. Un curioso silenzio. Cercai di pensare ad un qualche argomento, quasi obbligata a continuare la conversazione. Ma mi sentivo come se tutto ciò che fosse necessario dire riguardo allo spettacolo fosse già stato discusso mentre eravamo tutti insieme, e non mi veniva in mente nient'altro di appropriato.
Diedi un'occhiata a Len e, quando i nostri sguardi si incrociarono, mi resi conto che mi stava quasi fissando. I suoi occhi azzurri circondati da ciglia dorate, per quanto in teoria fossero uguali a quelli di Rin, davano una sensazione diversa da quelli allegri della ragazza. Erano sereni, con un piccolo bagliore. Ma sapevo che, durante le performance, avrei trovato una smodata passione in quello sguardo. Per ora gli occhi erano tornati del loro freddo blu, eppure pensavo che in entrambi i modi fossero magnifici.
"... Non voglio che ti faccia l'idea sbagliata, perciò, giusto per farti sapere..." "Idea sbagliata?" "Sono degli sponsor, tutto qui."
Piegai la testa, senza capire subito chi intendesse per "loro".
"... Intendo l'uomo che mi ha dato queste rose." "Ah... p-può essere che tu... mi abbia sentito...?" "Non era ciò che volevo... ma sì, ti ho sentita." "M-mi dispiace! E' stato maleducato da parte mia..." "... Va tutto bene. Fintanto che non pensi davvero sia niente del genere..."
Forse era quella la ragione per cui pareva di malumore. Sebbene Len non mostrasse mai troppo interesse per gli altri, non sembrava così "duro di cuore" con quella persona che, prima di essere uno sponsor, era pur sempre un suo fan. (Con le altre persone, avrebbe mostrato apertamente il suo dispiacere.) Avrebbe sempre sorriso per quell'entusiastico sostegno, così io, da stupida, avevo malinterpretato, lasciando che la mia mente prendesse strane direzioni.
"Questa pioggia è... infinita."
Il mazzo di fiori che teneva in mano era leggermente umido, delle goccioline cadevano dai petali.
"Già. Il signor Gack ha detto che continuerà per tutta la produzione..." "Mmh... allora non ci sono dubbi. Scommetto quello che vuoi che domani sarà impegnato a controllare il suo campo." "Uh...? Pensi che il signor Gack farà tardi?"
"... Capita moltissime volte, quando nessuno lo sta guardando... Non sapevi che sparisce e se ne va al suo campo, qui vicino, non appena ne ha l'occasione?" "N-no. Non ne avevo idea... Oh, in effetti, il signor Kaito aveva detto che era venuto molto presto, stamani, ma che poi non l'aveva più visto. Non era andato a prendere la signorina Meg...?"
"... Potrebbero tranquillamente essere entrambe le cose. Pare sia un esperto, poi lui non è come Meg, non fa sciocchezze come venire in estremo ritardo alle prove. Non è il tipo di persona che non prende sul serio il suo lavoro. Luka e Meg spesso non ci sono per il lavoro da modella e da scrittrice... Anche noi, talvolta, andiamo fuori per pubblicizzarci. Il punto è che puoi andare dove vuoi. A patto che, alla fine, tu riesca a mettere a disposizione i tuoi pregi e le tue capacità recitative, e nessuno avrà di che lamentarsi."
"Capisco... tutti voi fate altre cose oltre al recitare. Questo allarga i vostri orizzonti e vi aiuta anche nella recitazione..." "Hai afferrato. La sola pratica non renderà una recita perfetta. Devi fare una gran varietà di cose e andare in una gran varietà di posti. E un qualche giorno, io..." "... Uh?" "... No, lascia perdere."
Sembrava un pochino triste. Cadde di nuovo il silenzio. Dato che non avevamo mai parlato da soli, per me era dura. Dovevo trovare un qualche argomento di conversazione.
"Uhm... signor Len, cosa fai nei tuoi giorni liberi? Intendo, hai un hobby, o..." "... Biliardo." "O-oh! Giusto, ne avevi parlato con il signor Gack e il signor Kaito! Oh, non pareva che la signora Meiko fosse davvero brava?" "... Sì."
Così non andava bene... la conversazione non stava arrivando da nessuna parte. Io non avevo mai giocato a biliardo e, sebbene ci fosse una stanza apposita anche al teatro, non ci ero mai entrata per qualcosa che non fossero le pulizie.
"... U-Uhmmm, signor Len, qual è la tua recita preferita di Burlet?" "..."
I nostri occhi si incontrarono per un istante, ma lui si voltò subito. Non potevo leggere nulla sul suo viso, ancora neutrale; non era cambiato di una virgola da quand'era arrivato nella stanza. Il silenzio era così strano che mi sforzai al massimo di trovare un altro argomento. Ero del tutto scioccata dalla mia incapacità di prendere l'iniziativa e mi ero pentita della mia domanda nello stesso momento in cui l'avevo pronunciata.
"... Penso che la mia preferita potrebbe essere Il silenzio di una notte di neve..." "Oh! In realtà è anche la mia preferita...! E' stata la mia prima recita di Burlet, la nonna mi portò a vederla quand'ero piccola. Ero così colpita dal realismo del mondo della storia che mi sembrò quasi di essere stata risucchiata nella recita... Mi ha commossa a tal punto che mi ha spinta a cercare di diventare un'attrice."
La mia recita preferita era la stessa di quel prodigio! La banale coincidenza mi rese felice e, pur sapendo che le mie parole erano piuttosto confuse, andai avanti comunque.
"Uh... dunque piace anche a te. E' particolarmente cupa e triste perfino per Burlet, ma comunica un tale... senso di meraviglia che non mi stanco mai di vederla. Già la sola storia è grandiosa, ma i dettagli del set sono davvero sbalorditivi. Una singola produzione di Burlet può richiedere così tanti set. Anche la neve e il modo in cui cade... dalla neve farinosa alla tempesta di neve, tutte le attrezzature di scena sono fatte per uno specifico momento. La combinazione di dettagli minori è ciò che crea i suoi mondi così intensi."
Divenne molto più loquace di prima. Forse perché, fra centinaia di recite, preferivamo proprio la stessa.
"Non vorrei sbagliarmi, sono qui solo da sei mesi, ma... non ho mai visto Il silenzio di una notte di neve recitata dall'attuale cast..." "... Neanche io ci ho ancora recitato. Mi pare che qualcuno abbia detto fosse pianificata dopo Crazy∞Night..." "Lo è!? Wow... non vedo l'ora!"
Mi chiedevo, come sarebbe stato quel capolavoro recitato da questo cast? E la parte del protagonista, il ragazzo che perdeva la persona amata... poteva essere...?
"E parrebbe che non ci siano altri... beh, per ora, non c'è nessun altro a parte me per il ruolo principale. Dopotutto, posso recitarla e non sono troppo cresciuto." "Penso che saresti perfetto come protagonista, signor Len! Sarei felicissima di vedere quali performance è in grado di mettere in scena l'attuale cast della compagnia. Davvero, non posso aspettare..." "... Beh, non è tutto giochi e divertimenti. Quel copione richiede più capacità recitative di altri, perciò sono sicuro che avrò bisogno di moltissima pratica. E non ho dubbi che anche tu saresti selezionata per il cast." "... Uh?" "..."
Sarei potuta essere presa...? Di nuovo? Per la successiva produzione della Compagnia Burlet? Credevo di essere stata presa come protagonista di Crazy∞Night solo in quanto novellina sconosciuta che veniva dallo stesso paesetto di Burlet - insomma, per far scandalo. Così mi ero completamente preparata, e rassegnata, all'idea di essere buttata fuori dopo questo spettacolo, se non fossi stata molto brava.
"La tua performance di oggi... è stata piuttosto buona." "...!"
Alzai la testa, incapace di nascondere la mia sorpresa per quel complimento improvviso. "Piuttosto buona", aveva detto il prodigio della mia recitazione. Il viso mi si illuminò di gioia.
"Dunque ci sono delle considerevoli possibilità che tu venga scelta anche per la prossima recita, nulla di cui stupirsi. Ma..."
Mentre parlava, avanzò verso di me per stare faccia a faccia. Il rumore della pioggia riecheggiava per la stanza e c'erano ancora almeno cinque metri fra di noi, eppure aveva scandito chiaramente le sue parole in modo tranquillo, quasi da monologo, permettendomi di sentirlo bene. L'arte di parlare con tranquillità eppure non venir soffocati dal rumore circostante, la voce e il tono capaci di arrivare fino ai posti più lontani... era una che non avevo ancora appreso.
"Se vuoi ambire più in alto, non va bene continuare a far pratica nello stesso modo. Ad un certo punto, potresti bloccarti. Quindi dovresti studiare meglio le basi." "Le basi?" "Sì. Non tanto le basi del recitare, quanto capacità utili che si sfruttano durante la recitazione. Quale credi che sia la capacità essenziale per un attore?"
Mi interrogai per un po', non avendo una risposta.
"Ehm... es-espressività?" "No." "Eh...? Ah, uhm... e-esperienza?" "No. O meglio, è importante. Ma la cosa più importante è l'intuito." "L'intuito..."
"Una buona recita porta il pubblico a dimenticare perfino se stesso, così da venir assorbito nel mondo che ha davanti. Creare una buona recita richiede preparazione del set, aiuto da dietro le quinte e, soprattutto, le capacità di recitazione degli attori. Ma 'capacità di recitazione' implica molte cose. E se mi volessi chiedere che genere di abilità sia... è la capacità di mostrare qualcosa di falso come se fosse reale." "Rendere il falso... reale...?"
"Per dirla in modo semplice, è un trucco. Siamo noi che inganniamo il pubblico. Li convinciamo che ciò che stanno guardando sia un altro mondo. Ciò che è una recita: una finzione fabbricata ad arte. Un mondo dove tutto - gli oggetti di scena, il set, le persone - sono vere e proprie bugie. Dunque, quanto è in tuo potere fare per evitare che lo sembri? Puoi mostrarlo come se fosse il mondo reale? Questo è il nostro lavoro."
"Sì... capisco. Ma cosa intendevi dicendo che l'intuito è la cosa più importante?"
"Devi recitare come se questa finzione fosse reale, e ingannare il pubblico per farglielo credere. Quell'inganno è laddove occorre l'intuito. Diciamo che io stia facendo qualcosa e qualcuno... tu stai guardando. Ti sentirai in qualche modo al riguardo, avrai un qualche tipo di reazione. Bene, e se potessi fare delle predizioni su quali saranno queste reazioni... e le mie predizioni non fossero quasi mai sbagliate? Potrei ingannarti quanto voglio senza che tu noti niente di strano - potrei manipolare liberamente i tuoi sentimenti." "...!"
"Di', se distruggessi questo mazzo di rose, ora... ti spaventeresti?" "Uh...?"
Len mi si avvicinò con lentezza, un luccichio folle negli occhi. Pochi petali blu, quasi più blu dei suoi occhi, caddero giù dalle rose. Mi alzai e, per riflesso, mi allontanai da lui.
"Cosa devo dire... o fare... per spaventarti? Andare per il visuale, e strappare le rose...? O forse sfruttare subito i tuoi ricettori del dolore e darti un pugno con forza... Ma a seconda delle persone, le cose fatte per instillare paura potrebbero non far paura... ma rabbia o tristezza... o perfino gioia. Sì, senz'altro anche quella è una possibilità... E tutte queste possibilità sono insieme in un gran miscuglio. Eppure a te serve un risultato preciso. Come scoprirlo? Cosa dovresti fare, per scoprire che emozione proveranno?"
Len era arrivato proprio di fronte a me e mi stava fissando. C'era un debole sorriso sulle sue labbra e sui suoi occhi spalancati - non sbatteva nemmeno le palpebre - mostravano la fredda crudeltà di un predatore pronto ad avventarsi sulla preda. Ho paura... Perché avevo paura di lui? Stava parlando in modo perfettamente normale, poi quella trasformazione improvvisa... in un istante, era del tutto cambiato. Alzò il mazzo di fiori al soffitto e lo riabbassò di botto. Chiusi forte gli occhi, preparandomi all'impatto.
"..." "... Sigh." "..." "Immagino fosse troppo spaventoso, eh?" "... Uh?"
Riaprii timidamente gli occhi e vidi solo blu. Era il bouquet, giusto? Avevo la vista troppo sfocata per dirlo; mi ero messa a piangere.
"Colpa mia. Ho esagerato." "... " "... Per favore, non piangere. Mi dispiace." "Sniff..."
Mi stava solo prendendo in giro. Tutto quello che aveva fatto era stato dire che avrebbe potuto strappare le rose o colpirmi, poi avvicinarsi con uno sguardo spaventoso, e io ci ero del tutto cascata. Ovvero, mi ero davvero spaventata. Per un momento, era stato così spaventoso da farmi piangere. Le sue capacità di recitazione erano tali che ero stata completamente ingannata. Lasciai scorrere le mie lacrime e muco per un po' e lui, in ansia, mi porse il suo fazzoletto. Ci soffiai il naso con forza. La sua faccia seria si fece un pochino aspra.
"Ti ci stai soffiando il...? Okay, va bene." "P-punizione per avermi fah-fatta piangere..." "... Ho detto che mi dispiace."
"So... la risposta." "Uh?" "Osservandomi... hai potuto immaginare cosa fare per spaventarmi. Era per questo che mi stavi fissando..." "... Giusto. Sono felice che tu alla fine l'abbia capito." Replicò Len, senza alcuna traccia di reale gioia sul suo viso.
Si comportava così, tutto serio, per rendere impossibile agli altri comprendere ciò che stava pensando? O era il suo normale modo di esprimere emozioni? Non lo sapevo ancora. Come avrei potuto dire fosse davvero "felice"?
"... Io... non ho mai pensato a niente di tutto ciò... Volevo solo recitare nello spettacolo, e speravo che al pubblico piacessi, come ragazza del villaggio... questo era tutto ciò che pensavo..." "E' essenziale anche immergerti nel mondo della recita, dedicando te stessa a diventare un tutt'uno con il tuo ruolo. Tuttavia, devi anche leggere l'atteggiamento del pubblico e degli altri attori, per poter aggiustare la tua recitazione a seconda. Altrimenti, il mondo fabbricato comincia a venir via. Come quel momento, oggi."
"Ero così immersa nella mia recitazione... Sono diventata la ragazza del villaggio e ho del tutto dimenticato di essere Miku... non vedevo nulla di quel che succedeva intorno a me..." "Beh, funziona al contrario; non va bene leggere troppo il pubblico e recitare solo secondo le loro aspettative. Devi continuare a tradire le loro aspettative, ma in modo positivo. Devi anche bilanciarlo con la sicurezza che, comunque, arriverai alla fine. Una performance instabile che nessuno capisce mette il pubblico a disagio, così non c'è modo che qualcuno possa godere della recita. Perciò, in un qualche modo, mantenere l'equilibrio è la parte più difficile."
"Quindi solo dedicarmi appieno alla recitazione non basterà..." "Ma è importante. Più ci provi, più capirai il pubblico. A nessuno dispiacerà vedere che stai facendo del tuo meglio, giusto?" "Sì... questo è vero." "E quando è una tonta come te che cerca disperatamente di dare tutta se stessa, farà un'impressione migliore sugli altri che da parte di un normale attore." "... Sniff..."
"Penso di aver detto fin troppo, però vorrei aggiungere... La tua onestà e il modo in cui non dubiti mai degli altri sono ammirevoli, ma se vuoi arrivare in alto nella vita, non basteranno. Dovresti imparare qualcosa anche riguardo la strategia - usare il tuo intuito per ingannare il pubblico." "O-okay..."
"Anche se, mh... probabilmente saresti un perfetto membro del pubblico." "Eh?" "Perché è facile ingannarti. Prima dovresti provare a studiare le reazioni delle persone più facili da stupire. Potresti empatizzare con loro." "..."
"Una volta che avrai abbastanza esperienza, magari, potrai ingannare anche me, uh?" "C-ci proverò... ma ingannare te sembra troppo difficile, signor Len..."
"... Quel 'signor Len' mi sta esasperando." "Cos...!? Lo... davvero...?" "Sono il più giovane... non dovresti chiamarmi signore." "Ma..." "..."
La sua risposta silenziosa mi fece quasi pressione; non avrebbe accettato repliche.
"Capisco... ehm, intendevo, afferrato. Ti ciamerò- chiamerò... Len. No, intendevo! Posso... posso davvero chiamarti...?" "... Va bene, Miku."
Un ragazzo che, nonostante fosse più giovane di me, fra le sue ricchezze poteva vantare esperienza, intelletto da genio e un naturale talento per la recitazione. Mi sentivo sempre schiacciare dalla sua aria fredda e matura, ma ora sembrava davvero una brava persona. Stava impiegando il suo tempo nel dare consigli a me, così inesperta, e desiderava che mi sentissi a mio agio nel parlare con lui senza scrupoli. Anche se lentamente, i membri della troupe cominciavano a riconoscermi come una vera amica.
"Uhm... grazie. Davvero, ero molto... nervosa... e mi chiedevo se fosse davvero giusto per me stare in questa troupe. Per me eravate un qualcosa di irraggiungibile, a cui aspiravo. E anche se ho fatto pratica con tutti voi, che siete delle persone fantastiche... trovo ancora difficile andare oltre quei pensieri. Quindi, uhm..."
"... Ci preoccuperemmo se decidessi di ritirarti. Se te ne andassi all'improvviso come aveva fatto lei, noi..." "... Lei?" "... C'era una nostra amica che ci ha improvvisamente lasciati. Non aveva problemi ad ottenere parti da protagonista e la sua recitazione... beh, era buona. Perciò... quando se n'è andata, è stata dura per noi farcene una ragione."
"Wow, capisco... doveva essere straordinaria se ne parli in questo modo, Len. Oh! Quando la signora Meiko ha parlato dei problemi finanziari e dei problemi con i 'ribelli', ha fatto cenno al perdere amici... le cose sono correllate...?"
"Beh... sì, sono accadute varie cose. Ma ora che ti sei unita a noi... Ho grandi speranze per te. No, non solo io. Tutti noi." "...!"
Il mio cuore fece un balzo nel sentir Len dire che avevano tutti riposto delle speranze in me. Poi lui guardò in basso, timido, e aggiunse piano: "Anche se hai ancora tutta una strada davanti."
"Uhm, beh, mi impegnerò più che mai! Voglio davvero essere all'altezza delle tue aspettative, signor Len, e di quelle di tutti gli altri...!" "Sarebbe apprezzato. Oh... ed è tornato il 'signore'." "... Oh!"
"Ad ogni modo... Meiko mi aveva chiesto di venire a prenderti. Hai finito con quelli?"
Al sentire "quelli", abbassai lo sguardo sulla larga pila di pagine di giornale ai miei piedi. Dovevo sistemarne ancora pochi altri, prima di finire. E, una volta fatto, avrei dovuto consegnarli a chi si occupava degli oggetti di scena.
"... Glielo dirò, allora. Quando hai fatto, raggiungi Meiko sull'ala del palco."  
Len mi diede le spalle e si diresse alla porta.
"U-uhm! Hai dimenticato questo! Il tuo bouquet!" "... Te lo regalo. Si addicono a te e quello che hai fatto oggi... se guardiamo il significato di quei fiori." "Uh...? Ma..." "Sono un ragazzo. Non mi fa alcun piacere ricevere fiori."
Len curvò le sue labbra in un meraviglioso sorriso. Ah, capisco... quindi era quella la faccia che aveva quand'era davvero "dispiaciuto".
Dopo aver riempito la borsa di giornali vecchi, lasciai la stanza e discesi le scale. Sulla strada fra l'atrio e il palco incrociai Rin, ferma di fronte alla porta del secondo camerino. Stava tenendo con attenzione la sua borsa fra le mani e dava circospette occhiate intorno. Mi tornò in mente l'insolita scena cui avevo assistito nel primo camerino quel pomeriggio. La studiai a lungo e vidi qualcosa muoversi all'interno della sua borsa, anche se di pochissimo. Mi avvicinai.
"Signorina Rin!" "Eh? Oh, Miku! Aah, uhm..."
All'improvviso, la parte di sopra della sua borsa si sollevò un poco. Un gattino sgusciò fuori, saltò a terra e miagolò piano.
"Aaaah! Un g-gatto..." "Aaah, Miku, shh!" Mi sussurrò Rin.
Così aveva portato un gattino nel camerino. Gli animali erano vietati a teatro, dunque se uno dei manager l'avesse visto, le avrebbe probabilmente urlato contro.
"... L'hai preso... per strada?" "S-sì... è un segreto, non devi dirlo a nessuno, okay? Mi sgriderebbero per averne preso un altro. Ma cos'avrei potuto fare...?"
Rin aveva uno sguardo inconfondibile nei suoi occhi seri. Un po' come quando i bambini si vedono scoperti e cercano, in modo frenetico, di sistemare le cose con qualche scusa. L'avevo sempre vista come quella allegra che risollevava il morale di tutti. Posta allo stesso livello degli adulti della compagnia. Perciò vederla imbarazzarsi e affannarsi per un gatto randagio era un'esperienza del tutto nuova. Rin sollevò il gattino e cercò di avanzare loscamente.
"Hai preso con te tanti randagi?" "... Sì. Mi dispiace così tanto per loro. La mamma non era vicina e rischiava di essere investito da un'auto. E le strade oggi erano davvero affolate per l'incendio da Harrods, no? Se l'avessi lasciato lì, allora..."
L'espressione di Rin pareva quasi cupa. Fissava il gatto nella borsa, ma il suo sguardo era vago, come se vedesse oltre. Si fece silenziosa.
"So come ti senti. Quando vedo un animale abbandonato non riesco proprio a lasciarlo così. Non ho genitori io stessa, quindi quando vedevo gattini o cuccioli lasciati soli, senza genitori, li prendevo sempre. Anche se mia nonna non la prendeva bene..."
"Uh? Miku, neanche tu hai un padre?" "Mio padre... beh, entrambi i miei genitori sono morti poco dopo la mia nascita, quindi mi ha allevato mia nonna." "Capisco..."
Il gattino si appallottolò nella borsa. Sembrava gli piacesse stare lì. Rin carezzò con gentilezza la testa del gatto con il palmo della mano destra, poi se lo sistemò sulla spalla, nell'incavo del collo. Diedi un'occhiata al collarino che indossava sempre.
"Uhm... signorina Rin... anche tu non hai...?"
In quel momento Rin mi rivolse uno sguardo penetrante. Sembrava stesse frugando dentro di me. Aveva, semplicemente, gli stessi occhi del fratello quando l'avevo incontrato nella stanza di lavoro.
"B-beh... no, ne ho uno, un padre. E anche una madre... credo."
Parve triste, ma solo per un istante; dopo superò il suo nervosismo e reindossò il suo solito sorriso vivace.
"Oh, ma! Questo gattino ha me, ora! Quindi va tutto bene!" "Pianifichi di adottarlo? E puoi tenerlo a casa tua...?" "Certo! Però sono allergica!" "Cossss!? Come può funzionare...?" "Ma sì... in qualche modo! Anche Len aiuterà." "..."
Era sicuro per lei tenere un gatto, se era allergica? Ora sembrava non avesse alcun problema, ma ero preoccupata che cominciasse a manifestare una reazione allergica tenendo il gatto così. Eppure rimase composta e, felice, grattò di nuovo la gola del gattino.
"Lo lascerò con un amico, per ora! Tornerò in circa dieci minuti. Dopodiché saremo pronti per il nostro dopo festa nel primo camerino! Non ci siamo ancora preparati del tutto per domani, no? Stavi tornando sul palco?" "Oh, sì. Magari ci sono ancora cose da riordinare..."
"Allora potresti dire agli altri membri di incontrarci nel primo camerino quando avranno finito? Ci sarà un incontro riguardo al secondo atto e una piccola, piacevole celebrazione per il successo del primo giorno! Va bene, Miku?" "... S-sì!" "Oh, e puoi lasciar perdere il 'signorina'! Chiamami soltanto Rin."
La stessa cosa che mi aveva detto suo fratello prima...
"Pensavo che anche Len potrebbe avertelo detto." "Come fai a...?" "Lo sapeeeevo! Ahw, Len mi ha di nuovo battuta sul tempo. Va sempre avanti e si becca le opportunità migliori! Anche se tutti sanno che è Rin a tenere alto lo spirito della compagnia!"
I gemelli forse condividevano un qualche tipo di telepatia? Ero sbalordita che avesse potuto indovinare cosa Len mi avesse detto durante la nostra conversazione nella stanza di lavoro. A meno che... cielo, forse stava ascoltando in segreto fuori dalla porta...? Non credevo, però. Forse era una capacità che arrivava insieme all'"intuito" di cui parlava Len.
"Oh, sì, anche Luka! Ti ha fatto piacere ricevere quel fazzoletto, oggi?" "Uh...? O-oh, sì! Ha un motivo così carino... sembra uno spreco usarlo." "Grande! In realtà, l'ha comprato l'altro giorno, quando sono andata a fare compere con lei. Era così seria, voleva che fosse perfetto! Pare volesse aspettare la fine dell'intero spettacolo per poi dartelo come regalo... Oh, ma non dirle che te l'ho svelato, o si arrabbierà!"
Detto ciò, Rin agitò la mano e corse via in fretta e furia. Una volta che fu sparita dal mio campo visivo, estrassi con attenzione il fazzoletto che mi aveva regalato Luka e lo esaminai di nuovo. Luka, sì, quella Luka l'aveva preso appositamente per me... I miei occhi bruciavano, quindi ci premetti sopra il fazzoletto.
Tutti mi consideravano un'amica... Questo pensiero felice mi diede la forza di continuare a fare del mio meglio. Dovevo impegnarmi di più, così avrei potuto ripagarli un minimo per tutto quello che mi avevano dato. Mi sarei preparata per il giorno dopo e avrei fatto ammenda per il mio errore.
Dopo che Rin se ne fu andata, mi diressi all'ala destra del palco. Coloro che lavoravano dietro le quinte, i macchinisti, i tecnici delle luci... tutti erano riuniti lì e avevano quasi finito con gli ultimi preparativi per domani. Kaito stava in mezzo a loro e impartiva le direttive. Nell'ala sinistra del palco, invece, vidi Meiko, Gack e Meg discutere di qualcosa con una delle nostre aiutanti, Ia. Si occupava degli oggetti di scena.
"... Oh, sì, senza dubbio! E anche quella volta. Anche se di solito è davvero imbranata..." "Ah... ora che lo fai presente, è proprio vero. Sembrava un'altra persona." "Vero? Del tutto! Come se fosse saltata fuori dalla recita!" "Anche io sono stata veramente colpita dalla sua performance di oggi! Poi la signorina Miku mi ha aiutato moltissimo con gli oggetti da preparare... Oh, signorina Miku!"
Pareva stessero parlando di me. Cercai di nascondere la mia visibile inquietudine, mentre mi avvicinavo.
"Ben fatto, tutti quanti...! Uhm, scusa se ti ho fatta aspettare, signora Meiko." "Beh, lo immaginavo. Rin e Len ti hanno beccata, eh?" "Eh!? Come fai a sapere che..."
Len, Rin e ora Meiko prevedevano ogni mia mossa; sembrava mi avessero seguita per tutto il tempo. Cominciava ad andare oltre la sorpresa ed instillarmi un enorme timore. A giudicare dalle loro facce stavano solo facendo delle semplici ipotesi, quindi come potevano mai riuscire a...
"Come, chiedi? Eheh... è un segreto. Ma è davvero facile 'leggerti'. Hai tutto scritto in faccia." "... è davvero così palese?"
"Sì, davvero! Ma è una buona cosa. Amabile, perfino." "A-ama...?" "Indubbiamente. Hai proprio un bel carattere. E' adora... coff, ah-ehm! ... Ah, è magnifico."
"S-signor Gack... ma quelli che stai facendo a Miku sono dei complimenti? Anche quella cosa che mi hai detto prima... 'Quella svista è stata davvero magnifica! Era da anni che non vedevo un errore tanto spassos- ... coff, coff... assolutamente magnifico!' Non ero sicura se dovesse essere gentile o deprimente."
Ia rivolse un'occhiata sdegnata a Gack e lui stiracchiò un sorriso.
"Per Gack tutto è 'magnifico', ma... a volte quel complimento non è molto apprezzato, mh? Una volta stavo portando alcune parti del set e lui mi ha detto 'Signora Meiko, i tuoi bicipiti sono davvero magnifici. Così pratici e utili!' Ha seriamente ferito il mio orgoglio..." "Oh, sì! L'ha fatto pure con me..."
Tutte le donne partirono, come un fiume in piena, a raccontare delle parole che Gack rivolgeva distrattamente loro ogni giorno. Lui arretrò, spaventato dalla loro foga, e guardò altrove. Di solito era sempre calmo, composto, con un sorriso sicuro sulle labbra, perciò era divertente vederlo così in difficoltà.
Gack era tranquillo e disciplinato, all'apparenza; era popolare con le donne, ma senza nessun pettegolezzo sul suo conto; un serio, gentile, piacevole giovane uomo. Ma essendo una simile brava persona, capitava a volte che sbagliasse e venisse sgridato, in special modo dalle sue colleghe del gentil sesso. Non ero sicura di quale fosse il modo migliore di spiegarlo ma, dato che non dubitava mai delle persone, tendeva ad essere troppo 'puro'. Così, anche quando sarebbe dovuto essere ammonito, veniva perdonato con indulgenza. E questo, spesso, irritava le donne.
Gack sobbalzò, il viso arrossato e le soppraciglia abbassate, perdendo così la sua solita aura di dignità. Vedendolo così abbacchiato e strapazzato, mi ricordò una cane sgridato dal padrone per aver fatto qualcosa che pensava fosse giusto, quindi non capendone il motivo. Mi dispiacque un po' e accorsi in suo aiuto.
"Uhm... penso che questo suo essere un po' con la testa vuota, in realtà, sia perfetto! Gack di solito sembra sempre così adulto, quindi a volte vederlo sgridato e andare nel panico... E' carino, in qualche modo, come con i cagnolini. Penso sia una bellissima cosa che abbia così tanti diversi aspetti." "Signorina Miku...! Grazie, davvero." "... Miku? Questo non c'entra niente con quello che stavamo dicendo... E Gack, sei davvero felice di quello che ha detto...? Sigh..."
Meiko diede un gran sospiro e poi strizzò le labbra, come se avesse succhiato un limone.
"Mmh... mi sembra di vedere dei punti in comune fra la signorina Miku e il signor Gack. Intendo, magari stanno cercando pure di comportarsi in modo serio e sono solo strambi di natura. A volte mi sembra di non saper più come rispondere alle loro stravaganze..." "Hai fatto un buon lavoro anche solo provandoci, signorina Meg... Beh, suppongo faccia parte del fascino di quei due."
"Ia, non c'è bisogno di insistere quando sono già depressi. Ma... sì, essere seri e basta non è poi molto interessante... suppongo che qualche elemento infelice qui e là aggiunga sapore." "Elementi... i-infelici, signora Meiko...?" "E' un complimento! Eh-eh..."
Quando la prolungata presa in giro giunse al termine, Meiko, Meg e Ia avevano sorrisi radiosi sui loro volti; Gack, dietro di loro, teneva la testa penzoloni e aveva le spalle flosce, in preda al disappunto.
Mentre Kaito era più che altro un amante delle donne, Gack manteneva alcuni vecchi atteggiamenti rari di questi tempi, ambendo ad essere un vero e proprio gentiluomo. Quindi, di base, era dolce e gentile con le donne e trovava difficile replicare quando loro esageravano nei rimproveri. Dopo aver sospirato nuovamente, Meiko si voltò verso di me.
"Ad ogni modo, Miku, torniamo agli affari. Riguarda l'ultima scena di oggi. A causa dell'orologio rotto anche la parte dove hai perso la lettera è venuta un po' diversa da come avrebbe dovuto, vero? Ecco, ricordi dove l'hai fatta cadere? Cerca di ricordare il punto più vicino possibile. Pensavo che, siccome sarò l'unica in scena all'inizio del secondo atto, dovrò mettere nella giusta posizione anche quella. Puoi aiutarmi?" "Capito. Oh, signorina Ia! Ho finito con questi... potresti ricontrollarli?"
Cedetti a Ia la borsa piena di giornali.
"Wow, li hai sistemati tutti... grazie! E' un grande aiuto. Prepararli è davvero un lavoro monotono!" "Ti aiuterò ogni volta che ne avrai bisogno!"
Ia mi ringraziò con un sorriso incantevole e andò a finire il resto del lavoro. Io invece tornai sul palco con Meiko per preparare l'inizio del secondo atto.
"Aiutare con i preparativi e gli oggetti di scena... che brava!" "In realtà no... non posso fare niente di davvero significativo..." "Ia sta lavorando il doppio per preparare tutti i pezzi del set, perciò è davvero impegnata. Sono sicura che anche una mano per le piccole faccende, per lei, sia un grande aiuto. Abbiamo pochi collaboratori, ora..."
Mi ricordai di come avessero sottolineato che, durante il conflitto avvenuto un anno e mezzo prima del mio arrivo, svariate persone li avevano lasciati. Perciò, pur di creare un set su larga scala com'era quello che stavamo utilizzando, pareva che l'intero staff stesse facendo del lavoro in più al di fuori delle loro solite mansioni.
"Fermi tutti e ascoltate!"
Kaito, che stava tenendo sotto controllo l'intero palco, iniziò ad urlare di modo che tutti sentissero le sue direttive.
"Abbiamo quasi finito con gli ultimi ritocchi per il set di domani. Poi, quelli che lavorano dietro le quinte: so che dovrete venire domattina presto per alcuni preparativi, perciò tornate a casa e godetevi un po' di sano riposo. Gli altri, invece, finiscano quello che stanno facendo e tornino a casa il prima possibile. E a tutti i membri del cast: stiamo per fare gli ultimissimi controlli. Scusate se vi sto facendo sfiancare, ma non appena avremo finito, ci si reincontra nel primo camerino."
"Uhm, signor Kaito, so che dobbiamo alzarci presto, maaa... possiamo comunque far quel che vogliamo, giusto?" Chiese subito la macchinista Mayu, dietro Kaito.
"Sicuro, fintanto che non influisca sul vostro lavoro di domani. Guardando a che punto siamo, non penso riusciremo a fare un dopo festa per tutti quanti. Dillo anche agli altri per me. Oh, Mayu... non bevete troppo. Bel lavoro, oggi!" "Okaaay! Anche tu, signor Kaito!"
Mayu ringraziò Kaito, si voltò verso i membri dello staff dietro di lei ed esibì un ghigno e il segno dell'OK. Ora che avevano il permesso diretto del capo, si divisero per gruppi e si allontanarono. Pareva che tutti pianificassero di avere la loro personalissima celebrazione per il post-spettacolo in un qualche bar.
D'improvviso, ricordai che Rin mi aveva detto di star preparando una piccola festa nel camerino. Me n'ero completamente dimenticata.
"Oh, signor Kaito! La signor... ehm, Rin mi ha detto che stava preparando un incontro per il cast, così da discutere di domani e avere un piccolo dopo festa." "Va beeeene! Andiamo a bere! Dovrò far fare di nuovo a Meg voi-sapete-cosa, eheh..."
Meiko mise su un sorriso a trentadue denti alle parole "dopo festa".
"Oh, Meiko, ma tu mi pensi solo come una dispensatrice di alcolici ambulante? So che ami la birra e tutto quanto, ma sembra quasi tu mi consideri utile solo in momenti come questo..."
Avendo lavorato in un bar nei suoi giorni più bui, Meg sapeva un sacco di cose sull'alcol. Era del tutto a suo agio con cocktail, tutti i tipi di birra e il modo più gustoso per berli. Immaginavo fosse semplicemente a causa della sua tendenza a diventare un'esperta in qualsiasi campo si avventurasse, dato che all'apparenza era allo stesso livello dei baristi di prima classe. In effetti, non si trattava solo di birra; era esperta di tutte le bevande, in particolar modo tè e caffè. Avevo spesso visto il cast pregarla di mescolare drink per loro. In particolar modo la nostra amante della birra - e del tè - Meiko.
"C-cielo... questo non è assolutamente vero." "Aaaah sì?"
Meg fissò Meiko con occhi dubbiosi.
"B-beh, sì, davvero! E ovviamente riconosco che tu puoi fare molto più di semplici cocktail. Il tuo tè è semplicemente la cosa più deliziosa che...! Di', Miku, non sei anche tu un'appassionata del suo tè?"
Meiko cambiò subito argomento e Meg si voltò, fissando anche me.
"Eh? S-sì! La prima volta che la signorina Meg mi ha versato del tè... non avevo mai bevuto un tè tanto buono... con quel sapore che ti riempie il cuore..." "Ben detto, Miku. Ecco, hai perfettamente ragione! Meg è una persona meravigliosa e non si limita solo alla birra, ma è capace di fare del delizioso tè, caffè, qualunque altra bevanda. Davvero affidabile. E nonostante questo, il suo primo lavoro è quello di drammaturga. E non è anche un'attrice di prima classe, inoltre? E' così ispirante per tutti noi!"
Meiko decantò esagerate lodi a Meg tirando in ballo anche argomenti del tutto scollegati. Certo erano tutte cose vere, ma anche Meg avrebbe dovuto intuire il perché le stesse facendo tanti complimenti proprio ora, di tutti i momenti.
"Ah, cielooo! Signora Meiko, così è troppo! Mi farai arrossire... D'accordo! Per celebrare il successo dello spettacolo di oggi ti preparerò il tuo preferito, il Meiko Special!" "Ooooh! Così generosa, la nostra Meg! La famosa baronessa delle bevande!" "S-signorina Meg!? (Ma ti sei accorta che ti sta facendo i complimenti solo per avere da bere...!)"
"Ah-ehm! Ma ovvio! A dispetto delle apparenze, io so tutti riguardo le bevande. Il Meiko Special è composto principalmente di alcol di prima qualità, perciò di solito costerebbe caro... ma oggi ci divertiamo! Perché è la memorabile prima produzione di Crazy∞Night! Signorina Miku, ti farò un Miku-Miku Special perché sei una protagonista e un'attrice che s'impegna tanto!" "Miku-Miku... Special...!?"
No, come al solito, Meg si era lasciata convincere dalle parole suadenti di Meiko. Sarebbe di nuovo stata, perfino volentieri, la dispensatrice di bevande ambulante. Gack le guardò entrambe, senza parole, e sospirò.
"... Ho come la sensazione che stasera potrebbero bere troppo."
Si erano già fatte le undici di notte, per quando terminammo i controlli sull'inizio del secondo atto. Gack, Kaito e Meg erano già tornati al piano di sopra, quindi sulle ali del palco rimanevamo solo io, Meiko e Ia.
"Ehi, Miku. Rin sembra a posto?"
Esitai prima di rispondere alla domanda improvvisa. A posto? Cosa intendeva?
"Ehm... sembrava vivace come al solito, direi...?" "Capisco. Questo è un bene. Ma... sai, ha l'asma, quindi mi chiedevo..." "Uh...?" "Oh, non te ne sei accorta? Ero sicura stesse nascondendo un altro gatto abbandonato o qualcosa del genere nel secondo camerino..." "Ah... uhm..."
Rin, Len e Meiko continuavano ad anticipare ogni mia azione e pensavo che quasi potessero vedere attraverso di me, ma soprattutto in Meiko questa tendenza si faceva più evidente. Osservava davvero ogni singolo movimento di tutti quanti. Era una deformazione professionale degli attori causata dal prolungato tempo sul palco o qui, piuttosto, era tutta opera della sua natura attenta e ficcanaso?
"... Ti ha detto di mantenere il segreto, eh?" Sorrise Meiko, mettendosi un dito davanti alle labbra. "Ehm..." "Eheh. Non devi nascondere niente. Succede spesso e volentieri." "Uhm... R-Rin ha detto che le dispiaceva per il gatto e non avrebbe potuto lasciarlo lì, così..."
"Lo so bene. Quando ne vede uno, non riesce proprio a passare oltre. Ma è allergica ai gatti, e soprattutto asmatica. Però pare che ultimamente le sue medicine stiano funzionando bene. Prima era molto peggio." "Non lo sapevo. Ha fatto tanto... è davvero una brava persona..." "... Riesco ad identificarmi con lei." "Uh?"
"Di', conosci F. Milord?" "C-certo! Intendo... parli di quel F. Milord! Uno dei migliori tre del West End... No, uno dei migliori attori dell'intero mondo...!" "E' il loro padre." "Cosaaaa!?"
Ero scioccata. Il signor Milord era un attore veterano conosciuto in tutto il mondo; aveva esordito nel West End, ma lavorava anche nel mondo del cinema. Aveva un aspetto bellissimo, era gradevole, con un qualche tratto leggermente più cupo, e un immenso talento per la recitazione. Riusciva a catapultare all'istante il pubblico nel mondo della recita. Era da almeno dieci anni che incantava centinaia di donne.
"Ma... wow, il signor Milord ha avuto figli... non sapevo nemmeno si fosse sposato. Però, ora che ci penso... in effetti si somigliano, no?"
Non appena l'immagine dell'attore mi tornò in mente e feci il paragone con i gemelli, mi sembrò davvero che ci fossero delle somiglianze.
"Naturalmente. Ma il padre li ha abbandonati." "Uh? Loro...?"
"Sono stati allevati dai nonni fin da piccoli, senza sapere nemmeno chi fosse la madre. Len mi ha detto che Milord andava a far loro visita una volta all'anno - e non sempre, pare. Sono cresciuti sentendosi dire che il padre era troppo occupato per tornare a casa spesso, perciò non potevano far altro che accettarlo. Ma, da piccoli, aspettavano sempre di rivedere il padre, pur non sapendo quando sarebbe arrivato. Eppure, un giorno, capirono la verità: erano solo scuse. Il padre non era interessato ad avere figli... quindi li aveva lasciati dai nonni. A quel tempo Len aveva già vagamente intuito, ma Rin voleva ancora aver fiducia nella buona fede del padre.... per lei fu traumatico. Durante le conversazioni, cerca sempre di evitare che l'argomento ricada sui genitori, sai. Non riesce a parlarne. Se la costringi a ricordare il trauma, potrebbe addirittura andare in iperventilazione."
"... Io... capisco. Quindi è stato traumatico... è per questo che...? Mi ha chiesto 'anche tu...'" "Uh? 'Anche tu'...?" "Oh, uhm, entrambi i miei genitori sono morti poco dopo la mia nascita ed è stata mia nonna ad occuparsi di me, dopo... Ma non ho mai visto i miei genitori. Non è stato traumatico, per me. Quindi non c'è bisogno di preoccuparsi."
"Perciò anche tu sei stata allevata da tua nonna... sta bene?" "Oh... in realtà... è morta un anno fa. E' quello che mi ha spinta ad inseguire il mio sogno... mi sono trasferita nel West End subito dopo..."
Nel parlare, toccai il braccialetto sul mio polso sinistro, un ricordo che mia nonna mi aveva lasciato prima di morire.
"Mi dispiace averti fatto ripensare a momenti tristi..."
Meiko pareva preoccupata e triste, quasi avesse sofferto la perdita lei stessa.
"Va tutto bene! Ho sempre questo ricordo della nonna con me... e poi, voglio dire, me la sto cavando. Diceva sempre che il suo sogno era vedere me cercare di raggiungere il mio." "Eh... sei molto più forte di quanto sembri. Tua nonna sapeva di essere un buone mani, quando ti ha affidato il suo sogno."
Meiko sorrise dolcemente, come una mamma che culla il suo bambino.
"Starò bene, signora Meiko. Ma... e Len, lui sta bene? Perché, uhm..."
Meiko rialzò la testa che aveva abbassato e, con uno sguardo un po' cupo, ricominciò a parlare, esitante.
"Ah, Len. Beh... Lui è molto più maturo di quanto non dimostri... Rin è sempre allegra e attenta, ma si sente davvero sola, a volte, quindi è più delicata. Sono sicura che pensi ancora al padre... Dunque Len sa che deve sostenerla... credo. Inoltre, Len... mi sembra più interessato alla madre che al padre."
"Uhm, e la madre chi dovrebbe essere...?" "... Beh. Questa è una cosa che non so nemmeno io. Nemmeno se sia viva o morta, se fosse un'attrice o una normale cittadina... Len una volta l'ha chiesto direttamente a suo padre, e lui si è rifiutato di dirglielo. E Len ha realizzato che, se fosse morta, non ci sarebbe stata alcuna ragone per non dirgli almeno il suo nome. Il fatto che Milord cerchi di nasconderlo l'ha portato a convincersi che lei sia ancora viva, da qualche parte... Len farebbe qualsiasi cosa per poter cercare sua madre." "..."
"Ma non essere così triste, okay? Staranno bene entrambi. Saranno pure giovani, ma sono dei fratelli davvero uniti. E Kaito è particolarmente attaccato a Rin, sai?" "Oh, sì..." "Pare che anche Kaito si sia trovato in una situazione simile, da giovane, quindi comprende bene la sua solitudine. E' per questo che continua ad atteggiarsi come un padre nei suoi confronti."
"Wow, capisco... perfino Kaito...?" "Già, ma penso che chiunque abbia avuto un passato difficile. Ora, però, siamo qui. E abbiamo degli amici." "Amici..."
Ero invidiosa. Le persone di questa troupe erano tutte, in qualche modo, stravaganti ed egocentriche... eppure i loro sentimenti erano sempre un tutt'uno. I legami che condividevano erano davvero caldi.
"E tu sei uno di loro, ovviamente." "Uh...?" "Tutti ti hanno accettata da tempo come amica, capisci? Beh, d'accordo, suppongo non sia da così tanto tempo. Puoi prenderla con calma, a modo tuo... Ma sarei felice se anche tu potessi cominciare a pensarci come degli amici." "N-non è possibile...! I-io già lo faccio! Penso davvero a voi come degli, uhm..." "Cielo, davvero? Grazie, Miku." "S... sì!"
"Bene... siamo andate un po' fuori tema, eh? Gli altri ci stanno aspettando. Andiamo?" "Oh, mi dispiace! Signora Meiko, puoi andare avanti senza di me e iniziare col dopo festa... Io ho ancora bisogno di un piccolo... mh..."
Diedi un'occhiata al palco. Le luci erano ancora accese, e Ia rimaneva lì tutta sola. Stava riparando l'orologio che avevo rotto ore prima.
"Va bene. Vieni di corsa appena hai finito, d'accordo?"
Meiko sembrò capire alla perfezione pur senza spiegarle niente, e si diresse ai camerini. Una volta che se ne fu andata, mi avvicinai a Ia per chiederle se non potessi aiutarla.
"Oh, signorina Miku! Grazie per avermi aiutata, prima. Avrò finito tutto non appena questo sarà pronto, non ti preoccupare!" "Uhm... Mi dispiace. E' colpa della mia sbadataggine se si è rotto... So che è colpa mia se sei stata qui fino a tardi..."
Ia reggeva le lancette dell'orologio che avevo staccato e lanciato via con forza durante lo spettacolo. Avevo sentito che il gruppo era andato per ogni dove alla ricerca di un orologio con un aspetto perfetto per questa recita e, infine, avevano recuperato le sue lancette da un vero orologio antico. Era strutturato in modo leggermente diverso dagli orologi moderni e Ia sembrava perplessa, senza sapere come funzionasse all'interno.
"Non so davvero come scusarmi..." "Per favore, non preoccuparti! Penso che, in realtà, le lancette siano venute via perché le viti non erano abbastanza strette. Questo affare è così vecchio, ci vuole un po' per farlo lavorare. Queste cose capitano sempre... Ora, per prima cosa devo lavorare sul motivo per cui si è fermato, sistemarlo e poi semplicemente mettere su le lancette.... Non ci avevo messo una vite, in questo buco...?"
"Wow... quindi è così l'interno di un orologio. Oh, intendi questa?"
Mi accovacciai accanto ad Ia e le passai una vite che era caduta vicino al suo piede.
"Grazie. Neanche io so niente di meccanica, in realtà, ma il signor Kaito mi ha spiegato una cosetta o due al riguardo quando abbiamo comprato questo. Sembra saperne tanto... Per dirla tutta, credo collezioni vecchie curiosità e cose varie. Questo orologio era piuttosto costoso, ma ha deciso di averlo nello stesso momento in cui l'ha visto e l'ha pagato di tasca sua."
"... Wow... non posso credere di aver rotto qualcosa di così importante..." "Gli hai solo levato le lancette, non è questo gran problema! Neanche il signor Kaito era minimamente preoccupato, e poi tutti noi abbiamo rotto la nostra buona quota di cose... tante cose. Vediamo, qual è stata la peggiore...? Oh, giusto, probabilmente quella volta che la signorina Luka... Nella frenesia della sua performance, ha pasticciato tutto un quadro di valore storico... Quella fu davvero tragica. Ahahah..."
Ia rise come se stesse ricordando la scena. Ma dai suoi occhi, potevo intuire non stesse ridendo sul serio. Io mi ero appena unita alla troupe e non ero attentissima come tutti gli altri, quindi non sapevo molte cose. Come che Kaito collezionasse cose per hobby, o il disastro di Luka - non ne avevo la minima idea.
Il cast e lo staff erano rigorosi, ma persone davvero gentili. Volevo fare del mio meglio con e per loro. Ma il tempo... il tempo era un qualcosa che non potevo recuperare subito, non importava cosa facessi.
"Perciò, sai... tutti hanno le loro stranezze, ma sono brave persone. Quindi presto andrai perfettamente d'accordo con loro, signorina Miku... Anche se, beh, non siete già piuttosto in confidenza?"
Ia, come se avesse percepito i dubbi nella mia mente, mi lanciò qualche parola d'incoraggiamento.
"Beh, forse... sembrano intimi come una famiglia, fra loro..." "Mmh, io sono qui da dieci anni, e non è che tutti fossero dei membri fin dall'inizio. Quando mi unii, la signora Meiko era appena arrivata. All'epoca il signor Kaito girovagava in questa zona, capitò che lui e la signora Meiko si incontrassero in un bar in un vicolo quando lui era in vacanza... attaccarono bottone e lei lo reclutò. Poi scoprì che lui era il figlio di una famiglia facoltosa..."
"Coooosa!? U-una facoltosa...?" "Mh, beh, lui cerca sempre di mantenere il segreto, quindi molte persone non lo sanno." "Mantiene il segreto?"
"Penso che il problema sia... lui non vuole portare avanti il lavoro di famiglia. E' una famiglia nobile con una lunga tradizione, e mi pare che suo padre sia il presidente di una grande azienda internazionale che rappresenta il nostro paese... Perciò il signor Kaito, fin da quando era piccolo, ha ricevuto un'educazione di prim'ordine. Era destinato a prendere le redini della compagnia. L'hanno educato in modo davvero severo, diceva. Dato che aveva una vita tanto dura, la cosa che aspettava di più erano i brevi momenti di divertimento che gli erano concessi fra un periodo di studio e l'altro. Anche sua madre amava le recite di Burlet, quindi quell'influenza li ha guidati entrambi... Oh, ma sua madre era fragile ed è morta quando lui era ancora giovane. Forse, anche per questo, il signor Kaito si esercitava in segreto per diventare un attore. Quando la signora Meiko l'ha portato dalla troupe, era vestito in modo davvero strano. A quanto pareva, era scappato di casa ed era fuggito, travestito, pur di allontanarsi il più possibile da suo padre."
Ricordai come l'elegante modo che aveva Kaito di bere il tè mi aveva portata ad immaginare un palazzo reale o una magione sullo sfondo - e di come gli avevo detto che mi sembrava un cameriere. Meiko e Luka ne avevano riso senza confermare né negare, ma pensando che lui fosse davvero un nobile... Allo stesso tempo, realizzai quanto dovessi essere sembrata maleducata. Riabbassai la testa, con un pizzico di odio per me stessa.
"Oh, quindi... è per questo che..."
Ia assunse una posa pensierosa, come se si stesse chiedendo cosa significasse la mia testa bassa, poi continuò a raccontare.
"Così abbiamo rapidamente concluso che il signor Kaito avesse tutti i requisiti per unirsi e ha cominciato a prendere parte alle recite. Ma, alla fine, venne scoperto... Un giorno, poco dopo che si era unito, degli uomini con vestiti neri e occhiali da sole - dall'aria veramente dura - hanno fatto improvvisa irruzione a teatro. Erano i segretari del padre, venuti a riprendere il signor Kaito con la forza. Non solo: hanno detto che se lui non fosse tornato a casa, beh, chissà cosa sarebbe potuto accadere a questa troupe, già quasi a pezzi..."  
"Hanno minacciato di usare il loro potere per rovinarvi...?" "Esatto. Tutti ne sono stati scioccati e li hanno pregati di non farlo. La signora Meiko, in particolar modo, lavorò fino allo stremo per cercare ancora e ancora di convincere il padre del signor Kaito."
"Ma non c'era alcun modo di... convincerlo a lasciar perdere? Dato che si era appena unito e aveva portato tutti questi problemi con sé..." "Anche io, all'inizio, pensavo che sarebbe potuta andare a finire così. Ma le persone con una sincera passione per Burlet sono gli elementi più preziosi, per questa troupe. E tutti si uniscono per far in modo che questi elementi non le vengano sottratti. Chiunque, dai capi agli attori, erano d'accordo... C'erano tante persone disposte a combattere ferocemente per lui."
"Straordinario..." "Vero? Perciò tutti decisero di proteggere il signor Kaito a qualunque costo, a prescindere dalle conseguenze. E poi, cosa credi che abbia fatto, il signor Kaito?" "Uh? Beh, non credo che una persona responsabile come lui sarebbe potuta rimanersene tranquilla e lasciar andare a fondo la troupe..."
"Disse a suo padre che gli avrebbe mostrato una recita - una vera recita, così avrebbe potuto giudicare da solo. Il padre suppose che sarebbe stata l'ultima recita del signor Kaito. E lui ci si impegnò seriamente... credo che abbia messo insieme l'intera recita con tutto il cast principale in un solo mese. E per uno dei lavori più famosi di Burlet, Voto del Nero... Così abbiamo messo in scena lo spettacolo, ma... nell'ultima parte, il personaggio del signor Kaito, un angelo, espia i suoi peccati suicidandosi con un coltello. E lì... Il signor Kaito si è davvero accoltellato. All'inizio tutti si sono strabiliati dal realismo della performance, ma poi ci siamo accorti che il sangue stava davvero uscendo dal suo stomaco... Siamo andati nel panico. Anche la faccia di suo padre era impallidita e aveva un'espressione indecifrabile. L'abbiamo portato di fretta all'ospedale, eppure è rimasto incosciente per due o tre giorni... Era in bilico fra la vita e la morte. Suo padre non si diede tregua per tutto il tempo. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe fatto qualcosa di tanto esagerato."
"..." "Quando finalmente il signor Kaito si è svegliato, tutti i presenti nella stanza hanno pianto di gioia. Ma la signora Meiko, seppur rimanendo del tutto calma, l'ha schiaffeggiato con forza. 'Perché hai fatto qualcosa di così idiota, idiota!?' ha urlato. E il signor Kaito ha risposto: 'Se questa doveva essere la mia ultima recita, ho deciso che avrei mostrato il vero potere del teatro. Ho sfidato me stesso; volevo sapere quanto avrei potuto rendere reale un qualcosa nel falso mondo delle recite... so che vi ho fatti preoccupare, ma se avessi dovuto dire addio al teatro per il resto della mia vita, allora... non avrei avuto alcun rimpianto nel morire così.' Sentendo quelle parole, anche suo padre è stato costretto ad ammettere la sua devozione al teatro. Ha detto perfino che avrebbe aiutato la troupe, ma il signor Kaito ha rifiutato anche solo di accettare l'aiuto di suo padre. Ha scelto da solo di proseguire su questo sentiero, cosicché potesse avere successo e risanare di persona i problemi economici della troupe."   "Dev'essere stato... così difficile, per voi..."
"Se avesse accettato l'aiuto di suo padre e basta, probabilmente tutti i nostri problemi economici sarebbero spariti subito... Ma non avremmo potuto dire di esserci rimessi in piedi da soli. Dovevamo fare qualcosa riguardo l'intero declino del teatro degli ultimi trent'anni. Dobbiamo attirare più visitatori, tornare alla prosperità, o non potremmo chiamarlo davvero 'ritorno'. Questo è ciò che ha detto il signor Kaito. E io sono d'accordo con lui. Continueremo a fare delle belle recite... e a portare qui tutte le persone che vogliono passare il loro tempo con noi."
"E' vero... anche se è un intrattenimento che non paga molto, è pur sempre intrattenimento per queste persone... Ma se nessuno lo trovasse divertente, allora a tutti sembrerebbe che nessuno ne abbia più bisogno, nemmeno se fosse gratuito..."
"Già. Dopo l'incidente, qualcosa è cambiato in tutti noi... Come se fossimo uniti con forza da un unico credo, un unico ideale. Sentivano il dovere di donare la gioia al pubblico mettendo insieme buone recite. E Crazy∞Night ha dato quest'opportunità. Ha fatto tanta notizia, il copione è effettivamente molto interessante, nella produzione sono stati investiti un sacco di cure e impegni, nel cast ci sono tutti nostri attori migliori che si sono allenati alla follia. Perciò speriamo davvero che tutto questo possa determinare una rinascita di interesse nei confronti della Compagnia Burlet... E ancora, non possiamo nemmeno rendere tutto perfetto. La situazione economica è piuttosto brutta, i direttori devono affrontare grossi problemi tutti i giorni. E questo pur con l'aiuto degli sponsor che ci sostengono da più tempo - abbiamo anche l'aiuto del padre del signor Kaito, in segreto per evitare che lui lo scopra. Oh, e quell'uomo d'affari che ama le recite di Burlet... il gentiluomo che porta le rose a Len. Nonostante tutto, i debiti ce l'hanno vinta. E' che è così costoso mettere in scena una recita di Burlet, dato che non puoi risparmiare niente riguardo a set, costumi, attori, qualunque cosa. Ma è anche parte di quella gioia che ci permette di andare avanti."
"E' per questo, allora, che il signor Kaito è così determinato... no, anche Len... e tutti gli altri..." "Oh, per la cronaca, il signor Kaito e suo padre si sono riappacificati, ora vanno d'accordo. Ogni tanto torna alla sua vecchia casa per le vacanze. Anche se ho sentito che gli stanno facendo pressione riguardo il matrimonio, così i nipoti potranno ereditare l'azienda..."
Ia parlò con un sorriso leggermente addolorato.
"Sembra che tutti, in questa troupe, abbiano superato delle... enormi difficoltà. E' straordinario..."
"Sicuramente. Penso che soprattutto gli attori abbiano dovuto penare e impegnarsi più di tutti gli altri. Per la troupe... e per loro stessi, dato che amano la troupe. Il signor Kaito e la signora Meiko sono qui da ben dieci anni. La signorina Rin, la signorina Luka e il signorino Len da da circa cinque...? E i problemi economici hanno iniziato a peggiorare tre o quattro anni fa. Più o meno in quel periodo sia la signorina Meg che il signor Gack chiesero di potersi unire. Lei all'epoca lavorava per diventare una drammaturga, lui aveva solo la sua azienza agricola. Erano ancora occupati con i loro lavori, perciò si impegnarono per gestire entrambe le cose. Eppure, dato che la signorina Meg voleva imparare quanto più possibile su come scrivere dei buoni copioni, era arrivata a recitare piuttosto bene... e fu presto ammessa nel cast principale. Oh, e il signor Gack! Lui ha lavorato con un altro cast, all'estero. Aveva esperienza e un talento naturale che gli permetteva di adeguarsi a qualsiasi ruolo. Tutti erano così felici di trovare degli alleati simili da lavorare insieme per aiutarli a stabilirsi e trovare il loro equilibrio. Perciò... vogliamo avere successo con questa recita perduta. A qualunque costo. E' l'occasione di salvare le nostre finanze. C'è voluto un anno di preparativi ed è successo di tutto... abbiamo guadagnato molte cose, ma ne abbiamo perse altrettante..."
Kaito aveva detto la stessa cosa; "Abbiamo perso tanto". E sia Meiko che Len avevano accennato alla perdita improvvisa di un'amica...
"Già... ho sentito che avete anche perso un'amica..." "Ah! E dove l'avresti sentito?" "Uhm... da Len? ... Non avrei dovuto saperlo, forse?"
"... Nah. Mmh, il signorino Len... beh, vedi, signorina Miku, poco prima che tu ti unissi, c'era una delle nostri migliori attrici... otteneva quasi sempre il ruolo da protagonista. Lei e la signorina Luka si prendevano sempre la parte dell'eroina..."
Ia parlò con un accenno di drammaticità nella voce.
"Era davvero amica di tutti nella troupe, specialmente degli attori, e aiutava spesso perfino dietro le quinte... Era davvero una brava persona. E anche con Crazy∞Night, lei..." "Mh?"
"A-ah... ma guardatemi, tutta presa a dire queste stupidaggini! Beh, non ti preoccupare, okay? Ora abbiamo te, signorina Miku... Sì, la protagonista di Crazy∞Night non sarebbe potuta essere nessun'altra oltre te. Su questo non ci piove!" "...?"
Vedendo Ia parlare con tanta foga, mi preoccupai di aver sentito qualcosa che non avrei dovuto. Dopo un breve silenzio in cui Ia aveva mantenuto un'espressione malinconica, il suo gentile e amichevole sorriso tornò e lei riprese a parlare.
"Oh, ora che siamo in tema... durante le audizioni per Crazy∞Night, stavo spiando dal retro. E mentre guardavo continuavo a pensare che non era possibile, non avremmo mai potuto prendere un'attrice novizia come protagonista di una recita di Burlet... Visto che c'erano così tanti partecipanti, la scelta è durata tre giorni. Tutti quanti cominciavano ad essere esausti. Ma verso la fine del terzo giorno... arrivò qualcuno di perfetto per quella parte. Ci sembrò quasi che la stessa ragazza del villaggio fosse uscita dal copione... Era un po' agitata, ma aveva un'aria perfetta per rappresentare il mondo della recita. Sì, quella persona eri tu, signorina Miku."
"...! I-impossibile... io non sono così... ho ancora una lunga strada davanti. Anche Len l'ha detto." "Ma il signorino Len ti ha detto anche quanta fiducia abbiamo in te?" "...!"
"Ho indovinato? Non c'è alcun dubbio. Quindi, per favore, abbi fiducia!" "Ma... mi sono sbagliata, oggi..." "E va bene! Puoi rimediare. La recita è appena iniziata."
Ia sorrise e mi fece un giocoso occhiolino. No, lagnarmi non mi avrebbe portata da nessuna parte, giusto? Dovevo essere all'altezza delle aspettative di tutti.
"... D'accordo, ora funziona. Devo solo metterci le lancette!"
Pareva che Ia avesse quasi finito di riparare l'orologio mentre parlavamo.
"Oh, bene...!" Mi sporsi verso le lancette dell'orologio per passargliele. "Oh! Attenta, signorina Miku! La lancetta lunga era un pugnale, a quanto pare. O forse l'intenzione era proprio di creare un orologio con un pugnale nascosto all'interno...  non è molto chiaro. Ad ogni modo è piuttosto affilata, perciò attenta a non tagliarti."
Le sollevai con attenzione e mi resi conto di quanto fossero pesanti. La lancetta lunga era davvero molto aguzza, quindi feci attenzione nel prenderla e porgerla ad Ia.
"Mmh, forse in questo piccolo spazio... uh? Queste lancette vanno qui, no? Strano. Come si dovrebbero incastrare...?" "Uh..."
Per quanto a vederle sembrassero della giusta misura, in realtà i fori non combaciavano, quindi le lancette non potevano essere reinserite.
"Forse dovrei chiedere al signor Kaito? Tutto quello che dovrei fare è rimetterle su, ora..." "... Oh, beh, io più tardi potrei portargliele entrambe e chiederglielo. Dovrei comunque scusarmi con il signor Kaito... voglio dire, è lui che ha trovato e comprato l'orologio."
Ripresi entrambe le lancette. La lancetta lunga era pericolosa, perciò l'avvolsi nel mio fazzoletto e la riposi con cura in tasca.
"Quindi immagino di poterle lasciare in mano tua?" "Sì! Uhm, scusa per averti fatta rimanere fino a tardi. So che tutti gli altri sono già andati a casa... Penserò io a spegnere le luci e tutto, signorina Ia. Puoi tornare a casa anche tu." "Grazie. Va bene, credo di potermi preparare."
Ia si rialzò e cominciò a raccogliere i cacciaviti e le pinze sparsi in giro. Diedi un'occhiata intorno per controllare che non ci fosse nient'altro. L'orologio sulla parete in fondo al teatro segnava le undici e mezza: si era fatto davvero tardi.
"Uhm, signorina Miku?" "Sì?" "L'esibizione di oggi è stata davvero meravigliosa. Voglio dire, mi sono unita alla compagnia perché anche io amo le recite di Burlet." "..."
"E' sempre stato il mio sogno. Non sono tipa da stare su un palco, ma volevo supportare comunque il mondo della recita dietro le quinte, proprio così. Avevo sentito che con il successo crescente dei film e il declino del teatro forse anche la Compagnia Burlet avrebbe potuto cedere, ma volevo farlo comunque. La paga non è granché, c'è un sacco di lavoro da fare, nessun extra per gli straordinari... eppure sento che è davvero un qualcosa che vale la pena fare. E con il ritrovamento del lavoro perduto di Burlet, di Crazy∞Night, saremo in grado di andare avanti.  E' stato un colpo di scena degno di una favola e ne sono felice. Ma la cosa più fantastica è la nostra Cenerentola, signorina Miku, scelta come protagonista di punto in bianco! Grazie a te questa troupe potrà risanarsi."
"G-grazie a me...? Io non ho mai... sono stata selezionata come protagonista per puro caso. Mi sembra quasi un sogno che tutto questo stia succedendo... Come se mi stesse guidando una forza invisibile e non sia io stessa a farlo. Per non parlare del fatto che oggi ho profanato un copione di Burlet..."
"Beh, essere guidata anche dalla fortuna è una delle qualità delle star! Una protagonista che riesce a risolvere tutto da sola non è molto intrigante, no? Come quando per qualche ragione le persone non vogliono più aiutarla, le capitano sfortune a caso eppure alla fine sposa il principe o qualcosa del genere. Penso che il potere di una protagonista di smuovere anche ciò che ha intorno sia davvero eccezionale. Tra l'altro, signorina Miku, ti sei esercitata più di ogni altro. Ti stai impegnando tanto! Vieni sempre la mattina presto per esercitarti da sola nel sotterraneo, vero? Lo sanno tutti." "...!"
Non ditemi che qualcuno ha visto quegli esercizi da principiante...? E non solo Ia, ma tutti quanti. La mia faccia andò a fuoco.
"Eh eh. Le persone che ti guardano ti guardano davvero da vicino. Sai, non importa quanto sia terribile la performance, c'è sempre una persona nei posti riservati. Di mio lo chiamo Barone Von Silkhat. Tanto tempo fa, in effetti, alla compagnia veniva chiamato così anche Burlet. Comunque, è un gentiluomo che ama Burlet. Immagino si copra gli occhi con la frangia e indossi sempre la tuba in suo onore. Sono sicura che le persone come lui siano liete di vederti recitare, Miku. E scommetto che hai già un sacco di ammiratori!"
"I-io..." "Ce la farai sicuramente! Devi solo avere fiducia, sei la protagonista! Ad ogni modo ho finito di riordinare, quindi ora vado. Ricordati di chiedere al signor Kaito delle lancette!" "Capito!" "Non sei stanca anche tu, signorina Miku? Vai a riposarti un po'. Buon lavoro!" "Okay! G-grazie!"
"Persone che guardano davvero da vicino", uh... il Barone Von Silkhat... poteva essere che il gentiluomo in cui mi ero imbattuta quel mattino e colui di cui parlava Ia fossero la stessa persona? Certo, in tutti i quadri superstiti il signor Burlet era stato ritratto come un gentiluomo con la tuba e una frangia abbastanza fitta da coprirgli gli occhi, così molti suoi fan avevano cercato di imitarne lo stile. E pensare che quel gentiluomo comprava sempre biglietti speciali per le nostre esibizioni...
Una volta che Ia se ne fu andata, rimasi da sola sul palco... camminai in mezzo alle luci dei riflettori, ancora accesi. Ero un po' incerta sulle gambe; Ia aveva visto giusto, ero esausta. Prima di tutto il mio strano sogno, poi la corsa per le strade affollate, arrivare in ritardo, gli eventi nel camerino, lo spettacolo in sé, il mio inaspettato errore nel bel mezzo... e infine le conversazioni con tutti quanti.  Tesi le mani e le agitai, quasi per scrollare via tutte le emozioni accumulate da quel mattino.
Tutti sapevano della mia presuntamente segreta pratica mattutina. Le emozioni dietro ogni mia azione e anche le azioni e basta... per quelli della compagnia era tutto cristallino, mi vedevano dentro. Ero così imbarazzata a pensare che potessero capire qualsiasi cosa mi passasse per la testa. Tuttavia, ancor più di questo, ero incredibilmente felice che tutti fossero così attenti a me.
Dietro le mie palpebre rievocai una vista comune durante la mia infanzia. Dopo essermi inoltrata un po' nel piccolo bosco vicino casa, rimaneva solo fitta vegetazione intorno. Non c'era nessun altro a parte me; niente cast, niente staff, niente di niente. Quindi mettevo su una recita con me stessa come protagonista. Una volta finita la recita, diventavo parte del pubblico e mi applaudivo da sola. Non c'era nessuno lì, eppure... volevo che ci fossero altre persone a guardarmi, un giorno, volevo che mi applaudissero. Mi stavo allenando per quello. E stanotte, per la prima volta nella mia vita, avevo ricevuto un vero applauso.
Ora ero sul palco. Il palco di Burlet cui avevo sempre aspirato. Il mio sogno si è realizzato, nonna? Sul retro del mio vecchio braccialetto, il suo ricordo, c'era scritto chiaramente "Burlet".
Mentre camminavo con fare assente per il palco e osservavo i posti vuoti, notai qualcosa brillare all'angolo del mio campo visivo. Mi voltai e vidi qualcosa di bianco sul pavimento. Non mi sembrava la stessa lettera che avevo perso alla fine del primo atto...? Mi avvicinai e la presi.
"Uh? E' indirizzata a me... e... mi sembra di averla vista brillare..."
L'oggetto di scena non aveva alcun nome scritto sopra, quindi non poteva essere la stessa. La ispezionai da qualsiasi parte, cercando di capire perché avesse scintillato, ma sembrava normalissima carta. Non c'era mittente, eppure era indirizzata a me. Chi mai avrebbe potuto...?
Aprii la busta e lessi la lettera al suo interno. Le informazioni si riversarono all'istante nella mia testa, come un flusso continuo. Le mie mani tremarono e mi sembrò di vivere un'illusione; come se il mondo in cui avevo sempre creduto fosse una favola dei tempi lontani e tutto fosse sempre stato nel mondo della recita fin dall'inizio.
La mia testa si riempì di sensazioni bizzarre. Cercai di reprimere le violente emozioni che stavano nascendo in me. Feci un passo, poi un altro. Mi parve di sentire, in lontananza, il trillo che annuncia l'inizio dello spettacolo. E l'applauso di una singola persona. Ma una volta che ebbi iniziato a correre non riuscii più a fermarmi, e mi precipitai fuori dal palco.
Note * Nella traduzione, Meiko diceva che Kaito si era ferito con un coltello da frutta. ... Ho eliminato la frutta per salvare la sua dignità. * Il significato delle rose blu - per chi non avesse giocato ad Ib, ma nel caso andate a farlo subito - è quello di "miracolo impossibile". * Il "silkhat" sarebbe la tuba, ma l'ho lasciato in inglese perché "Barone Von Cappello a Tuba" era un pochino... * Il prossimo capitolo è già tradotto, dovrebbe arrivar presto *O*/
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mata-konya · 9 years ago
Text
Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Secondo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 2 - Si alza il sipario
Si sentiva soffiare un forte vento, oltre le due finestre sulla parete in fondo al palco. Finestre che erano state lasciate aperte; fuori, nel bel mezzo del temporale, i rami di un grosso albero si piegavano, fin quasi a spezzarsi. Al di sopra si librava una larga luna dipinta. Sulla destra estrema del palco c'era un caminetto e, lì davanti, un tavolino di vetro circondato da tre poltrone e due divani a tre posti.
Un gigantesco candelabro di cristallo pendeva dal soffitto semi-cilindrico, ma solo la metà delle sue tante candele erano accese. La stanza era a malapena illuminata dalla luce di due portacandele ai lati del caminetto e di una piccola lampada sotto la finestra. Il cupo soggiorno era avvolto da quell'atmosfera decadente e malinconica tipica del tramonto.
La stanza era piena di pezzi d'arredo in stile Adamesco, ma erano tutti vecchi e usurati. Il signore della magione, che sedeva nella poltrona più lussuosa, corrugò la fronte e alzò lo sguardo dal suo giornale alla finestra dietro di lui.
"La luna piena di stanotte è più bella che mai... Ho come la sensazione che la dea della luna stessa potrebbe venire a farci visita, in una notte simile." "Cielo, si è già fatto così buio. Dovremmo prepararci per la cena."
La moglie del signore sedeva sulla poltrona opposta, sorseggiando del tè. Si rialzò e raggiunse il davanzale dietro di lui; diede una vaga occhiata alle profondità del bosco a poca distanza - un'occhiata che sarebbe potuta essere diretta in un qualche punto specifico, oppure no - e richiuse piano la finestra.
"La finestra è umida... gli uccelli hanno fatto tanto di quel chiasso, oggi. Proprio come l'ultima volta che c'è stato un temporale; cinguettavano senza sosta, come impazziti."
La macchinista Mayu si accovacciò sotto la finestra di cartapesta. Poi mosse lentamente un largo ventaglio per ricreare un vento artificiale che scuotesse le tende. Vedendole agitarsi, la signora si diresse all'altro davanzale e richiuse per bene la finestra.
La cameriera apparve da una porta sulla destra del palco; una volta raggiunto il tavolo, riempì di nuovo le tazze di tè vuote, una per una.
"Il tempo era così bello, poco fa. Per non parlare del fatto che avevo pulito le finestre fino a farle brillare, oggi! Che peccato si siano di nuovo sporcate!"
Parlò con una voce davvero allegra, piuttosto in contrasto con la sua battuta sul "peccato".
"Richiudi tutte le finestre della magione e assicurati siano ben ferme. Potrebbe esserci un temporale, stanotte." "Capito, signore!"
Nel momento in cui il signore pronunciò la parola "temporale", due bambole posizionate su uno dei divani si mossero d'improvviso, come se si stessero risvegliando da un profondo sonno.
Rin e Len, che recitavano la parte delle bambole, erano entrambi alti all'incirca cinque piedi e tre pollici; avevano capelli biondi, occhi azzurri e dei bei tratti che davvero potevano essere descritti come da "bambola". Ma anche così, erano troppo grandi per poter essere bambole, seppure di misura umana. Dunque l'intero set era stato preparato di modo da sfruttare un trucco di prospettiva: più lontano fosse stato l'attore, più sarebbe apparso piccolo. Rin e Len venivano sempre sistemati in fondo, facendoli così apparire al pubblico più piccoli del solito.
"AhiahaAHAH! Un temporale? Era da COSI' tanto tempo!" "In EFFETti... AHAhahAH!" "Ah, vi siete svegliati." "Buongiorno, madAME!" "BUONgiorno, MAdame! Ci sarà DAVVero un TEMPORALE? Davvero DAVVERO?" "Beh, non lo sapremo finché non arriverà. Nessuno può mai sapere cosa accadrà, no?"
"Oh, ma è così noioso. Padre, se hai finito col giornale, potresti darlo a me?" "Certamente."
La signorina, la figlia dei signori che si stava rilassando da sola sul divano di fronte a quello delle bambole, si sporse sul tavolo per prendere il giornale che il signore vi aveva buttato. Iniziò a leggere con aria annoiata. Ma non troppo tempo dopo parlò con rinnovato interesse.
"Cielo, cos'è! Un omicidio...? Quindi le cose stanno diventando pericolose perfino qui. Il villaggio N, ma perché, non è quello in mezzo alla foresta? Un villaggio tranquillo come quello... sarà vero? Vediamo, l'assassino ha ucciso otto persone con un pugnale... Ehm... mmh, come dovrei leggerlo, questo? Che nome strano... Dice che l'assassino è fuggito con l'arma del delitto ed è ancora in fuga. Che cosa spaventevole!"
"E' naturale che accadano cose pericolose laddove tante persone si riuniscono. Un altro giorno di ordinaria routine." "Ma, padre... mi chiedo come mai... Di solito non presterei alcuna attenzione alla morte di persone che nemmeno conosco. Eppure perché anche soltanto sapere che una cosa del genere è successa in un villaggio che anche io ho visto... tra l'altro, molto vicino... mi suscita una tale paura? No... una tale eccitazione."
Veramente affascinata, Luka aveva gettato il giornale sul pavimento e, con un debole sorriso sulle labbra, aveva abbassato le sopracciglia e parlato come se stesse confessando il suo amore a qualcuno che le sedeva accanto. Perfino dal palco si poté sentire l'attento pubblico lasciar andare un sospiro, di fronte al suo tremendo charme. Per un momento, i loro sguardi non avevano potuto separarsi da lei.
"Arriverà un TEMPORALE anCHE sulla forESTA?"
La ragazza bambola saltò sul posto, mantenendo la sua posizione seduta, eccitata come un bambino che trova un giocattolo. Il maggiordomo parlò mentre ripuliva la statua di un cavaliere sulla mensola del camino.
"Non ci sarà un temporale ma un incidente, magari? Senza dubbio, la luna stasera è stranamente rossa e brilla in modo misterioso. Ho il presentimento che accadrà qualcosa. E non qualcosa di bello..." "Ora sì che si fa interessante!" Dichiarò la fastidiosa cameriera, che doveva sempre rendere anche la più piccola delle cose un incidente nazionale. Dopo aver sistemato le tazze vuote sul suo vassoio si avvicinò al maggiordomo e la sua voce, piena di aspettativa ed eccitazione, andò in un crescendo di melodrammaticità.
"In una foresta stranamente illuminata dalla luna piena... Gli uccelli gracchiano spaventati da qualcosa e le persone temono i segni del temporale. In un villaggio vicino, una serie di omicidi di cui non si era mai sentito prima! Sarà tutta una coincidenza...? ... No, si sta preparando qualcosa di terribile. Sarà il desiderio decadente del tramonto? Che le stringhe del fato si estendano fino a questa noiosa magione per far accadere qualcosa di strano? Un vampiro vagabondo alla ricerca di sangue... Un licantropo trasformatosi alla luna piena che scopre le zanne... Un mostro di Frankenstein che risale silenzioso dalla tomba... Sì, quando capita un incidente, è sempre..."
"Un ospite non invitato."
Toc, toc, toc.
Non appena il maggiordomo ebbe parlato, il suono del battente riecheggiò dalla porta principale, per quanto l'entrata fosse alla sinistra del palco. Il pubblico poteva guardare oltre le mura e, quindi, intravvedere la mano di qualcuno sul battente. I sette sul palco si voltarono all'istante, sorpresi.
"Era il vento...?"
Il maggiordomo lasciò il soggiorno per dirigersi all'entrata. Il vento prodotto dalla macchinista Mayu dietro le finestre continuava a soffiare ferocemente, senza soste.
Toc, toc, toc. I colpi sulla porta riecheggiarono più forti di prima.
"Chi potrebbe mai essere, a tarda notte...?"
Il maggiordomo si avvicinò lentamente e aprì la porta con cautela.
La porta si aprì con un lungo cigolio. L'intero set della magione era stato equipaggiato con antichi, ma d'alta qualità, infissi e pezzi d'arredo. Tuttavia, la doppia porta d'ingresso era così consumata e marcia che pareva pronta a staccarsi dai cardini. Era stata, infatti, creata con del legno marcio. E ora, ad attraversare l'entrata e raggiungere il palco, ad entrare nella magione in questa infausta notte, era un misterioso visitatore.
"Buonasera... Mi dispiace disturbare ad un'ora tanto tarda."
Proprio allora, al di sopra del pubblico, ruggì un tuono abbastanza forte da scuotere le loro teste. Per un momento, quel minimo di luce che c'era sul palco andò via e dalle finestre entrò il bagliore di un fulmine. La perfetta sincronizzazione di audio e lampo aggiunse una strana paura e senso d'importanza all'entrata in scena dell'enigmatico visitatore. Il pubblico trattenne il fiato, in attesa della parola successiva del nuovo arrivato.
Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi. Oltre le palpebre, immaginai un'altra me. Stava camminando da sola attraverso l'oscuro, profondo bosco... all'improvviso, si era imbattuta in una magione antiquata. Mi ero persa nella foresta per puro caso in quella notte minacciata dalla pioggia - io, una semplice ragazza di campagna. ... Ah, che freddo. La pioggia cominciò a cadere... Riaprii gli occhi.
"Uhm... se, se fosse possibile, potreste concedermi di stare qui per la notte? Pare che mi sia persa mentre attraversavo il bosco..." "... E' stata piuttosto sfortunata."
Il maggiordomo girò rapidamente la testa verso la porta ancora aperta fra l'entrata e il soggiorno, occhieggiando il signore. "Cosa dovrei fare?", chiedeva.
Il signore chiuse gli occhi e rifletté. Quando li riaprì annuì, anche se piano.
"Senza dubbio sarebbe pericoloso rimanere soli ad un orario simile, vero? Prego, venga dentro." "Grazie."
La ragazza di campagna entrò nella magione e, con un altro sonoro cigolio, richiuse la porta rovinata. Lei e l'uomo attraversarono l'entrata e raggiunsero il soggiorno, dove si trovavano gli altri.
Le luci si spensero.
"Faceva freddo fuori, non è vero? Lascia che ti serva del tè! Ti riscalderà!"
La cameriera lasciò del tè al latte sul bellissimo tavolino di fronte al caminetto scoppiettante. Ringraziandola, la ragazza si allungò per prendere la sua tazza, poi bevve piano. Un ricco aroma che ricordava i fiori e la leggera dolcezza del tè risalirono le sue narici e, dopo un unico sorso, sospirò estasiata.
"Delizioso..." commentò, con gli occhi chiusi. Persa nella foresta, incapace di tornare a casa, la ragazza aveva finalmente trovato un posto dove passare la notte - il suo sollievo fu evidente, quando la parola risuonò per la stanza.
"Il tè della nostra cameriera è davvero superbo. Semplicemente... sembra scaldarti il cuore, vero?" "Ad ogni modo, non abbiamo ancora saputo il suo nome, signorina."
La ragazza spalancò gli occhi a seguito delle parole del signore.
"... C'è bisogno che ve lo dica?"
Lei corrugò la fronte e pareva fosse pronta a piangere da un momento all'altro, come se stesse pensando a chissà quale tragico passato. Vedendo ciò, il signore non disse niente e la scrutò con sospetto. Intanto che il silenzio proseguiva, gli altri rimasero ad osservare, tranquilli, le interazioni tra i due.
"... D'accordo. Non intendevo renderti tanto triste - non ti obbligherò a dirlo. Mi stavo solo... chiedendo come dovremmo chiamarti, vedi." "..."
La ragazza continuò col suo silenzio, ancora triste. Stavolta furono le bambole gemelle, muovendosi in quel loro modo innaturale, ad avvicinarsi a lei e piazzarsi lì davanti.
"Ehi, ASColtate, ho avuto una GRANDE ideA!" parlò la ragazza bambola, spalancando le braccia. "OOH! Cosa? QUAL è la tua IDEa?" intervenne il ragazzo bambola con buon tempismo.
"B-b-bambole...!?" "BenVENUTA!" "Nella MERavigliosa maGIONE!"
La ragazza rimase a bocca aperta, fissando le bambole semoventi.
"GIUSTO! E' un PIACERe conoscertI!" "Voi... parlate...?" "OvviaMENTE, OVviamente! Siamo bambole, MA siamo vIVE e VEGete! AhahAHAH!" "SI', sì! In questa MAGIOne, anche le BAMBOLE sono libere DI parlare se VOGLIONO faRLO!" AhiahAHAHAH!"
Le bambole parlavano e si muovevano. Alla vista di una cosa tanto innaturale, il volto della ragazza si riempì di paura e lei rabbrividì. Il signore non esitò a spiegarle tutto.
"Queste bambole mi sono state tramandate insieme alla magione da mio nonno. Conosci la leggenda della strega che viveva in questi boschi? Dicono che questi bambini siano sue creazioni. Questa terra è stata proprietà della mia famiglia per generazioni. Quando il mio bis-nonno passò il titolo a mio nonno, gli lasciò anche questa magione da usare come villa. E le bambole sono in circolazione fin da allora... Anche io ne sono stato enormemente sorpreso, all'inizio, ma sono d'animo gentile e sincero. Ma mi rendo conto di non poter cancellare il tuo stupore a parole. Solo... Per favore, non avere così paura."
"... Scusate. Non ho mai visto niente di simile prima d'ora... Uhm... mi dispiace."
Si scusò la ragazza, sempre con lo sguardo fisso sulle bambole.
"Ti perdoneremo! PerCHE' le bambOLE sono state FATTE per essere GENTIli con gli UMANI!" "Anche se SIAMO bambole ci MUOVIAmo, parliamo e mangiamo PERSINO. Oh, MA non andiamo in bagno! PercHE'? Perché... siamo BAMBOLE! AHAHAHah!"
Ancora sopraffatta dalla stranezza di bambole parlanti e semoventi, la ragazza continuò soltanto ad ascoltare, nella speranza di capire meglio la loro esistenza.
"Ma lasCIAMO perdere tUTto queSTO! Qual era LA tua IDEa?" "Se questa rAGAZZA non ci dirà il suo NOME, va bene comunque!" "AH-ha, capisco! Puoi ESSERE amicheVOLE con qualcuno senza conOSCERne il NOME! Proprio come NOI!"
Il ragazzo bambola la soppesò con lo sguardo, come un cliente che cerca di decidere cosa comprare dallo scaffale di un negozio.
"PERSone che nON conosCOno il NOME l'uno DELL'ALtro possono ANDARE d'accORDO comUNque! Ho letto GIUsto IERI un LIbro e diceva CHE le FESTE sono pIU' diveRTENti SE non SI conOSCOno i NOMI degli ALTRI!" "Feste?" "Sì! Feste DOVE nESSUNO conosce NESsuNO, a PARte se STESSO!"
"Intendi... una festa in maschera?" chiese il maggiordomo, poggiando la mano sinistra sul mento. "DinDON! Corretto!" "Mmh. Beh, parrebbe divertente."
La signorina sorrise e diede un'occhiata alla ragazza. La cameriera andò in giro per la stanza a riempire i bicchieri di tutti, parlando con eccitazione.
"Non sarà come una vera e propria festa in maschera, ma nel senso che né noi né lei faremo domande e celebreremo per tutta la notte... Così sembra anche più divertente di una normale festa! E magari potrebbe succedere qualcosa..."
"Una festa dove lei è la protagonista...? Nessuno sa nemmeno il suo nome e lei non sa niente di noi. Sembra piuttosto interessante." "Sì, veramente interessante. E assumo che potremo bere?" "Io sono favorevole!" "URRA'! Possiamo BERE vinO!" "SI'! AHAHAHAH"
Il signore sembrò compiacersi dell'idea della cameriera e la signora e la signorina diedero la loro approvazione. Anche le bambole parevano ansiose di partecipare alla festa.
"Uhm? Davvero state per mettere su una festa solo per me...?" "Non è un problema. E non è solo per te, ma anche per noi. Dopotutto... noi siamo davvero annoiati." "Annoiati...?"
"Stavamo aspettando una qualsiasi occorrenza che ci liberasse dalla nostra noia - o qualcuno che facesse accadere qualcosa del genere..." "Accoglieremmo volentieri chiunque possa scacciare la noia dalle nostre vite. Che sia un vampiro succhiasangue, un licantropo trasformato dalla luna piena, un mostro di Frankenstein che risorge dalla tomba... o un ospite non invitato, senza nome e a conoscenza di informazioni speciali." "Un ospite non invitato..." La ragazza abbassò la testa, spostando lo sguardo dal signore, confusa.
"Di', perché stavi camminando per il bosco a tarda notte?" indagò la signorina con la curiosità negli occhi. "Anche per un abitante del posto è sicuramente pericoloso rimanere qui fuori da solo, no?"
La ragazza abbassò la mano sulla lettera bianca che sporgeva per metà dalla tasca sinistra della sua gonna. Dopo aver lentamente girato la testa per guardare ognuno di loro, disse soltanto questo: "Mi sono persa sulla strada di casa." La signorina non sembrò soddisfatta della risposta e tagliò la conversazione con un "mpf".
"Ad ogni modo, da dove vieni? Puoi dirci almeno questo, sì?" "Uhm... dal villaggio N, proprio ad est della foresta."
Non appena ebbe detto il nome del suo villaggio, i residenti della magione la guardarono, spiazzati.
"Capisco... in questo caso, ti chiameremo "ragazza del villaggio". Va bene?" "... Sì! Non fa niente." "E tu potrai chiamarci come preferisci. Credo sia evidente dall'aspetto il nostro ruolo."
"Di'... hai detto di venire dal villaggio N... per caso sei..." "Mh...?"
La ragazza fissò di rimando la signorina quando lei cominciò a chiederle qualcosa.
"... No, non è niente."
Lei si alzò di fretta dalla sua sedia ed uscì dal soggiorno.
"Sapete, uhm, questa è davvero... una strana magione, o no? Quando l'ho vista da fuori non c'era nessuna luce accesa e ho pensato fosse disabitata. La porta d'ingresso è decrepita, poi... Eppure è meravigliosa, all'interno." "Sei PROPRIO tU a parlare?" "EcCO, ECco! E' davVERO strano fare una FESTA con qualCUNO di cui NON sai nIENTE!"
"Le persone si riuniscono in questo soggiorno solo il pomeriggio, ecco perché non c'è tanta luce qui. Quando cade la notte, consumiamo piacevolmente la nostra cena nella sala da pranzo qui accanto. E' molto più luminoso, lì. Ora, lasciatemi preparare il vino."
Il maggiordomo scambiò poche parole col signore e lasciò il soggiorno dalla porta dell'entrata.
"Che strana notte è diventata, eh?" "Uh...?" "Ne stavamo parlando proprio prima che tu arrivassi. La luna piena, i segni di un temporale e un grave incidente in un villaggio vicino. Abbiamo pensato che qualcosa di strano sarebbe potuto, quindi, capitare anche qui alla magione."
La cameriera strinse le mani al petto, gli occhi persi.
"Io.." "Oh, sei sempre così, provi a tirare fuori uno scandalo da qualsiasi cosa. Non far preoccupare la nostra ospite con brutti presagi. Cosa faresti se succedesse davvero qualcosa...?"
La signora riprese tranquillamente la cameriera eccitata. Ma perfino nella sua voce mite e gentile si poteva sentire un inconfondibile senso di aspettativa.
"Forza, ora, non fate chiasso. Andate ad aiutare la cameriera; è una bella fatica richiudere tutte le finestre in una magione così grande. Una volta che avrete fatto, iniziate i preparativi della cena."
Il signore iniziò prontamente ad impartire ordini a tutti.
"Oh, per favore, lasci aiutare anche me. Se vuole solo che tutte le finestre siano chiuse più persone ci sono meglio è, no? Ha già cominciato a piovere... dovremmo sbrigarci."
Tutti i presenti si girarono verso le finestre. Aveva indubbiamente cominciato a piovere, fuori. Il tamburellio delle gocce riecheggiava e le cime dei rami degli alberi erano bagnate.
"Allora vai ad assistere la cameriera. Cominciate dalle finestre del corridoio est del primo piano."
Le luci si abbassarono. Cambio set: atrio, soggiorno, sala da pranzo e scale.
Con un brindisi, una calma ma briosa atmosfera riempì la sala da pranzo. Si erano riuniti intorno ad un largo, oblungo tavolo con il cibo e tutti sorseggiavano il loro vino. Alcuni intavolarono allegre conversazioni, alcuni cominciarono a cantare, altri si misero davanti alla loro sedia e ballarono, così creando un baccano in continuo mutamento.
La ragazza non poteva nascondere la sua sorpresa nel vedere gli abitanti della magione spassarsela a quel modo, un completo ribaltamento rispetto a come si erano comportati nel soggiorno; quindi li fissava con aria vacua.
Presto la ragazza bambola se ne accorse e andò da lei, tutta spigliata. Seppure le sue possibilità di movimento fossero ristrette a causa del corpo da bambola, si impegnò con tutta se stessa per mettere su una piccola danza. Alla fine, allargò la gonna e si piegò in un piccolo, grazioso inchino, guadagnandosi l'applauso della ragazza del villaggio. Lieta di ciò, la ragazza bambola la prese per mano e la condusse nel loro circolo, invitandola a godersi la festa con loro.
La signora si vantava del suo impareggiabile amore per la birra - e già beveva dalla bottiglia, senza curarsi di usare il bicchiere - e iniziò una gara di bevute con la signorina. Il signore, che sedeva composto al suo posto a poca distanza, le guardò con un sospiro.
Anche la cameriera si stava riempiendo le guance, intanto che ripuliva la tavola dai piatti vuoti; godeva già al massimo della festa. Il maggiordomo, invece, che si stava muovendo per la stanza rifornendo chiunque di vino, venne presto coinvolto dagli altri residenti. Dalla sua faccia estremamente seria sembrava preoccupato di non soddisfare appieno i suoi doveri, così.
Non molto tempo dopo il ragazzo bambola iniziò a suonare il liuto, e la ragazza bambola ballò a quel suono. Pareva che tutti conoscessero quella canzone, tanto che la signora e la signorina si unirono alla danza non appena finirono la gara. Il tempo della canzone aumentò gradualmente e i tre cantanti iniziarono a ballare seguendone il ritmo. Il signore, che finora era rimasto sulla poltrona tamburellando sul pavimento con un piede, si alzò, prese le mani della signora e si unì anche lui alla danza.
La ragazza bambola fece un cenno agli altri, invitandoli nell'atrio, e tutti la seguirono ballando e cantando. Lei si diresse al pianoforte e cominciò a suonare un accompagnamento dinamico - pareva inimmaginabile che riuscisse a suonarlo con quel suo piccolo corpo da bambola. Il ragazzo bambola si sistemò dietro di lei, fece l'occhiolino e stavolta suonò il sottofondo con il suo liuto.
In tutto ciò non c'era stata la minima pausa, né nella canzone, né nella danza, il tempo continuava ad aumentare e l'intensità diventava più alta. Perfino la cameriera e il maggiordomo abbandonarono i loro lavori per unirsi alla danza. Tutti guardarono la ragazza del villaggio, che osservava la meravigliosa, spontanea esibizione senza una parola. Per un istante, i movimenti dei sette cessarono. E allora...
La ragazza che era rimasta in un angolo della sala da pranzo sorrise radiosa, come un'avventuriera invitata in un paradiso sconosciuto, e procedette verso il loro centro. La vivace melodia suonata al piano e il liuto ripresero il tempo e gli abitanti della magione ricominciarono la loro danza, invitando la ragazza ad arrivare al centro preciso dell'atrio.
Ballando nel bel mezzo del palco, la protagonista recitò la sua parte nel culmine di quella meravigliosa, chiassosa festa. Il pubblico era incantato dalle battute che arrivavano una dopo l'altra fra le pause della canzone; non veniva dato loro nemmeno il tempo di respirare.
Non avevo mai partecipato prima ad una festa tanto meravigliosa, allegra, quasi da sogno...
I sentimenti della ragazza del villaggio e di Miku erano perfettamente in sincrono. Come un pupazzo mosso da fili divini, si muoveva con agilità ed emanava pura gioia. L'ospite non invitata si era, in questo modo, unita del tutto agli altri abitanti della magione, aveva dimenticato lo scorrere del tempo ed era stata fagocitata dalla vivacità della festa. Al climax della canzone, tutti si misero in posa e si fermarono.
"Oh, che notte magnifica! Se solo questo momento potesse durare per sempre..."
Quello era il punto di svolta della recita - la cruciale battuta della protagonista che avrebbe introdotto il tema. Ma Miku, così assorbita dall'essere "la ragazza del villaggio" da dimenticarsi del suo ruolo di attrice, fu spinta dall'eccitazione del momento a dire la sua battuta con un attimo di anticipo. Così si fermò solo un passo prima di dove avrebbe dovuto, e la sua mano sinistra, spalancata, sbatté con violenza contro qualcosa.
Con un acuto rumore di metallo che colpisce metallo, le lancette dell'orologio piazzato nel mezzo della stanza vennero via, rimbalzarono sul pavimento di legno e rotearono per due o tre volte, per poi piantarsi sul davanti del palco e fermarsi lì.
Sembrò quasi che la scena fosse stata, in quel momento, tagliata via dalla realtà e fermata nel tempo. Che silenzio bizzarro. La ragazza del villaggio, con gli occhi e la bocca spalancati, il viso un miscuglio di estasi e follia, non riusciva a muovere un muscolo. Questa situazione dell'orologio rotto con un gran fracasso non esisteva nel finale dell'atto.
... Ora l'ho fatta grossa.
Il mio cervello si svuotò. Avevo rotto l'orologio, levandogli le lancette. Come avremmo mai potuto arrivare fino alla fine dell'atto, ora...? La mia mente cercò disperatamente di pensare, ma il corpo rifiutava di muoversi. O, più probabile, stavo facendo quanto era in mio potere per impedirmi di tremare dalla paura. In quel silenzio ovattato, un solo attimo di tempo reale sembrò durare un minuto, o un'ora.
"AaAH... hAI rotto l'OROLogio..."
Len mi gettò un salvagente. Dopo una rapida riflessione, ne era arrivato con un'aggiunta che quel buffone del ragazzo bambola avrebbe potuto dire.
"Oh NO, OH no! Il TEMPo si è FERMATO!" L'hAI dettO! Se SOLO questo MOMENTO potessE duRARe per SEMPRE! L'oroloGIO deve aVEr seNTITO il TUO desiDERIO! AhiahaHAH!"
Continuò subito Rin, unendo in modo brillante l'orologio rotto e la battuta della protagonista sul "momento che dura per sempre".
Lasciando che il pubblico venisse messo al corrente dell'attuale situazione, e facendolo con le bambole viventi che, in un qualche modo, erano i personaggi più inquietanti, l'atmosfera venne immediatamente cambiata. Dalla meravigliosa, vivace festa che aveva ingoiato tutto si era tornati alla strana notte dell'inizio dell'atto. Vedendo questo strano, istantaneo cambio nella scena, il pubblico sarebbe stato senza dubbio pieno d'aspettativa, divorati dalla voglia di sapere cosa sarebbe successo nel secondo atto. Quei due erano davvero dei prodigi.
Gli altri ripresero lo spunto dei gemelli e aggiunsero le loro battute, finendo con il signore che riuniva con naturalezza tutto questo alla fine dell'atto. Diedi un respiro di sollievo fra me e me, mentre seguivo in silenzio le loro esibizioni.
Dopo il miracoloso seguito del signore, la macchinista Mayu stabilì che quella battuta rappresentava la fine e iniziò ad abbassare il sipario. E quello era il mio segnale in quanto, come protagonista, spettava a me concludere il primo atto.
Mentre tutti lasciavano la scena risalendo le scale sulla destra del palco, io lasciai che la lettera nascosta nella mia gonna fluttuasse al centro del palco. Ma gli abitanti della magione non se ne accorsero. Tutto ciò che era rimasto erano le lancette dell'orologio e la lettera persa dalla ragazza del villaggio. Con questo cliff-hanger inaspettato sul secondo atto, il sipario calò dolcemente.
Pochi momenti dopo che quel pezzo di stoffa aveva messo a riposo il misterioso mondo della notte, risuonò un applauso ininterrotto, l'eccitazione per quel meraviglioso mondo di finzione dietro il sipario. E per tutte le persone che lo abitavano.
Note - Cliff-hanger: tecnica narrativa che, detto in breve, consiste nel lasciare in sospeso una vicenda nel punto di massima suspence. I tagli bastardi, insomma. - Esempio di stile Adamesco. - Per sicurezza, i prossimi due capitoli li ho già tradotti; pubblicherò una volta a settimana. Dopo si vedrà. à_à
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mata-konya · 10 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Capitolo Primo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l’introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Capitolo 1 - Il copione perduto
"Ah, ahh, ahhh..."
Correvo senza fiato giù per la strada fino alla Main Street del West End. "Ritardo" - ogni volta che quell'orrenda parola risuonava nella mia mente, prendevo un profondo respiro per scacciarla e calmarmi, ma non stava funzionando poi tanto bene. Ero andata a letto presto, la notte prima, sapendo che mi sarei dovuta preparare per la performance di oggi. Supponevo fossi troppo nervosa per addormentarmi, anche se era passata mezzanotte... Ero finalmente riuscita a scivolare nel sonno quando il cielo si stava ormai schiarendo, ma ero stata svegliata da un terribile incubo.
Un sogno dove qualcuno moriva per un incidente durante una recita - stavano svanendo perfino i minimi dettagli, ora, perciò non riuscivo davvero a ricordarlo. Ad ogni modo, essere testimonie di quella terribile tragedia mi aveva svegliata all'istante. Avevo tirato su le coperte per dormire un altro po' ma, con l'incubo che ancora vagava per la mia mente, avevo ottenuto solo un sonno leggero. Al successivo risveglio, l'ora dell'incontro si era avvicinata pericolosamente.
Perché proprio quel giorno, fra tutti? Perché avevo dormito troppo in quel giorno che avrebbe potuto benissimo essere il più importante della mia vita? E pensare che mi addormentavo sempre prima di mezzanotte, non importava quanto cercassi di stare sveglia... Sono un'idiota, una TALE IDIOTA!  Mi rimproverai mentalmente per l'ennesima volta, maledicendo la mia stupidità.
Finalmente arrivai in vista di Main Street. C'erano piccole folle ovunque, nonostante le ore di punta fossero già passate. In effetti, il "mattino" era quasi finito, eppure quell'area di solito non-molto-affollata era, giusto per oggi, piena di gente - la strada, i viali, perfino i vicoli sul retro. Tagliando attraverso le larghe folle disordinate, continuavo a sbattere contro le persone, scusarmi, e venir spintonata da una parte all'altra. Ero piuttosto di fretta, ma tutte le persone rendevano difficile andare da qualsiasi parte. Accidenti... Di quel passo, sarei stata davvero in ritardo-
Bump!
Improvvisamente, qualcosa di nero oscurò il mio campo visivo.
"Wah!"
Mi schiantai su qualcosa che mi fece magnificamente ruzzolare all'indietro. Sfregando il mio fondoschiena dolorante, riaprii gli occhi chiusi per l'impatto. Qualcuno aveva sbattuto contro di me. L'uomo, che era spuntato sulla strada da una delle vie laterali, prese tranquillamente l'antico cappello a tuba che gli era caduto e lo rimise al suo posto. Mi tese la mano, ero ancora seduta per terra.
"Sono terribilmente dispiaciuto, signorina. Ero tanto di fretta da non guardare dove stavo andando. Si è fatta male?"
"Ah... no, sto... sto bene..."
Mi sentii come se fossi scivolata in una storia di una terra lontana: mi aveva testo la mano in un modo così elegante, riverente, come un principe avrebbe fatto con una principessa. Quella sensazione unica, fiabesca, che lui e le sue azioni mi avevano dato cominciava a farsi imbarazzante, quindi non riuscii a guardarlo in faccia. Ma, guardando con la coda dell'occhio, notai il suo essere un gentiluomo alto, magro, con indosso un completo nero e il cappello a tuba.
"Bene. Non dovrei essere io a dirlo dopo averle sbattuto contro ma, per favore, stia attenta, miss. Ci sono alcuni ficcanaso in giro, stamane..."
"Ficcanaso...?"
"Esattamente. L'ha saputo? C'è stato un incendio, da Harrods. Vede il cielo, a ovest, che si sta riempiendo di fumo scuro? Ed è anche un'area piuttosto grande... ci vorrà un po' a domare l'incendio. Pare ci siano molte persone radunate qui per un qualche evento. Perciò non c'è solo la gente che scappa dall'incendio, ma anche i pettegoli che cercano di scoprire a cosa sia dovuta la baraonda. Una mattina tanto rumorosa... Speriamo che i danni non aumentino." "... Quindi c'è stato un incendio..."
In qualche modo, non l'avevo notato, nella mia fretta. E quando realizzai come quello spiegasse la folla del giorno, mi ricordai la ragione per cui alcune persone mi definivano "lenta di comprendonio" e sospirai di nuovo. Avevo sempre avuto il problema di concentrarmi troppo su una singola cosa e perdere di vista tutto il resto.
Quando mi calmai, ascoltai attentamente; sentii la parola "fuoco" venir gridata qui e là, le continue sirene dei pompieri in lontananza. E guardando il cielo a ovest, per quanto non potessi vedere il fuoco, del fumo nero si innalzava in continuazione. Era ancora più strano che qualcuno in questa strada non si rendesse conto dell'incendio - tale era il tumulto. Così, subito dopo la stupidaggine del dormire troppo in un giorno che difficilmente avrebbe potuto essere più importante, ora ero corsa dritta in mezzo al caos senza nemmeno rendermi conto che c'era stato un incendio... Il mio disgusto nei confronti di me stessa tornò a galla.
"Perciò, vede, dovrebbe stare lontana da quest'area, se possibile. È piuttosto pericoloso."   "Sì... grazie, signore..." "Non si può davvero mai sapere cosa accadrà. È fin troppo comune che una giornata perfettamente pacifica venga trasformata in un incubo. O che un incedio del genere ti fermi in un giorno importante, mh?" "Ah... Uhm, mi dispiace. Ero io quella che correva senza guardare... dev'essere di fretta."
"No, no, non era davvero quello che intendevo. C'è una recita che vorrei vedere, oggi, e per questo mi stavo sbrigando. Ho prenotato dei posti speciali perciò, anche se sono un poco in ritardo, ci sarà ancora un po' di tempo prima che lo spettacolo cominci. Eppure arrivare presto, bere un bicchiere di vino nell'atrio mentre sfoglio il depliant, immaginare questo e quello, girovagare un po' e, infine, godere appieno dell'evento... Questo è ciò che veramente sto aspettando. Comunque, il leggero ritardo portato da questo incendio non avrà grande effetto sulla mia vita. Quelli davvero addolorati sono i proprietari dei negozi, i clienti, i dipendenti. Un tale peccato... ma pur sempre una tragedia comune, no?" "... Lo è davvero..."
Quella persona aveva detto cose davvero interessanti. Sospettai che ogni battuta avesse un importante messaggio nascosto. Ogni sua parola, ogni suo gesto facevano nascere il desiderio di sapere cosa venisse dopo.
"Beh, anche se sicuramente preferisco le commedie alle tragedie. Che altro potrei dire in tempi simili? Guerre ed espansioni militari, industria meccanizzata e divertimento muffito, e soprattutto un boom di proibizionismo dal continente. I nostri grandi antenati ci hanno insegnato che la birra ravviva i giorni aridi della nostra vita, che è come le lacrime degli angeli, ma è stato dimenticato dai politici con le teste vuote dei nostri giorni. E questo è il perché le persone sono così arrabbiate e feroci, cominciano le guerre e si scambiano teorie inutili. Lo splendore, per così dire, sta abbandonando la vita delle persone... Veramente una vergogna... Beh, lasciamo perdere. Mh...? Dica, ci siamo... già incontrati da qualche parte?"
Dopo aver parlato a lungo, gesticolando, come se avesse un riflettore puntato contro, l'uomo fissò il mio volto e inclinò leggermente la testa.
"Ah..."
Forse l'aveva notato. Dopotutto, la mia faccia era stata appesa per tutta la città.
"No, penso sia il nostro primo incontro. Ho un viso piuttosto comune... me lo dicono sempre... ah ah ah."
Provai a schivare la domanda, ma il gentiluomo ancora ci pensava, fissandomi con gli occhi nascosti dietro la frangia. Se avessimo parlato un altro po', avrebbe finito per scoprire chi fossi. Sarebbe stato davvero brutto se si fosse formata una folla intorno a me in un posto già affollato di suo. Mi osservò mentre lasciavo vagare il mio sguardo altrove. All'improvviso, mi sembrò di averlo visto alzare gli occhi sebbene fossero, in teoria, invisibili dietro le folte ciocche di capelli.
"... Che meraviglioso braccialetto. Piuttosto vecchio e usato, sembra..." "G-grazie. So che è molto consumato... Ma è davvero importante per me..." "Capisco... se ne prenda cura. Dicono che gli oggetti assumano una coscienza propria, dopo un lungo periodo di tempo. Sono sicuro che i suoi antenati... e sua nonna veglieranno sempre su di lei." "...!"
Alzai lo sguardo, sorpresa. Ma, decisamente, i suoi occhi erano oscurati dai capelli, nascondendo l'espressione. La sua voce gentile aveva un tono peculiare. E, senza dubbio, aveva appena menzionato mia nonna... Come faceva a sapere che era della nonna? Era un suo conoscente?
"Ehm, perché..."
Proprio allora, sentii la campana della vicina torre dell'orologio suonare. Il pesante, metallico, gong risuonò per venti volte.
L'ascoltai per poco, e mi tornò in mente di botto. Oh, no. Ero tanto presa da ciò che stava dicendo da dimenticare del tutto quanta fretta avessi. L'orario dell'incontro era mezzogiorno-
"Oh, cielo... già quest'ora. Immagino di aver parlato un po' troppo."
Il gentiluomo arrotolò la manica sinistra e controllò l'antico orologio che portava. "Grazie per avermi detto dell'incendio! Ho appena ricordato di essere di fretta... Oggi è un giorno davvero importante... Devo andare!" "Sì, stia attenta... le auguro una meravigliosa giornata, signorina. Dovrei andare anche io."
Veloce, mi inchinai al gentiluomo sconosciuto e lo lasciai, riprendendo a correre. Forse era davvero un conoscente della nonna... Volevo parlare solo un altro po', ma ero stata riportata all'inevitabile realtà dell'essere già in ritardo.
In più, se avessimo continuato, avrebbe notato chi ero. Che ero la Cenerentola del West End e avrei recitato in una storia nuova di zecca, quel giorno. La realtà mi colpì nuovamente. Felicità e un pizzico di timidezza sgorgarono dentro di me e non potei evitare di ridacchiare. Sui muri della Main Street in cui stavo correndo, sui lampioni, sui tabelloni. Il mio sorriso brillante aveva ricoperto la città. Poster di me, la protagonista della recita che avremmo messo in scena quella notte. Incrociai gli occhi della ragazza che sorrideva in modo così splendente nella foto. Recuperato il vigore, corsi più veloce che mai giù per la strada che conduceva al teatro.
Una volta spalancata la porta del camerino numero uno, trovai tre attori già all'interno che gustavano un tè del dopo pranzo.  Controllai l'orologio sul muro; erano passate da poco le dodici e trenta. L'orario dell'incontro sarebbe dovuto essere mezzogiorno.
Bisognosa di scacciare la paura, strizzai il fazzoletto nella tasca della mia gonna. Non era un gesto scaramantico o che altro; da quand'ero piccola, avevo semplicemente l'abitudine inconscia di prenderlo quando ero spaventata o nervosa.
La sensazione di sofficità della stoffa mi calmò un poco. Sebbene fossi ancora senza fiato, sentii di dovermi scusare subito; perciò formai praticamente un angolo a novanta gradi con il mio corpo e urlai dal fondo dello stomaco:
"Uhm...! M-mi dispiace! Che sono trenta minuti in ritardo!" "Quindi eccoti, Miku. Hai dormito troppo?"
Kaito, il capo che aveva organizzato la compagnia di attori, mi si avvicinò non con rabbia, ma con un ampio sorriso. Dato che continuavo a fissare il pavimento, entrò nel mio campo visivo e mi allungò un asciugamano.
"... U-uhm." "Prima di tutto, dovresti asciugare il sudore. Rischi di prendere un raffredore." "Grazie..." "Una volta che ti sarai calmata, dovrai cambiarti in fretta." "Okay..."
Tutti e tre gli attori avevano già il trucco pronto e indossavano i loro abiti per l'evento principale.
"Cielo, cielo... non sta badando a spese, vedo." "Miss Luka...! B-buongiorno! Mi dispiace così tanto per il ritardo!"
Luka sedeva sulla poltrona più lussuosa, quella davanti alla finestra, ben esposta al sole, e aveva  parlato languidamente mentre alzava gli occhi per guardarmi. I suoi bellissimi, lunghi capelli rosa scintillavano alla luce del sole ora alto nel cielo. Era straordinariamente bella anche oggi, come sempre - e quando gettò la frangia di lato, con un gesto stanco, la visione mi diede l'impressione pittoresca di aver davanti una dea della luna apparsa per sbaglio al tea-party di un dio del sole.
Dopo aver dato un veloce saluto a tutti e tre gli attori ed essermi asciugata, mi sedetti sulla sedia più semplice e vicina alla porta, poi aprii la mia borsa. L'avevo controllata una volta prima di uscire, il mattino, ma dovevo assicurarmi di non aver dimenticato niente. Per esempio, volevo essere sicura di avere con me gli oggetti di scena che avevo portato a casa per fare pratica. Mentre frugavo nella borsa, Meiko, che era stava leggendo un giornale seduta vicino a Kaito sul divano, si sedette sul divano a tre posti davanti a me.
"Ecco qui, tè freddo al limone. C'è caldo fuori, vero? Hai dormito bene la notte scorsa?" "G-grazie! Uhm... In realtà ero troppo nervosa per dormire molto, sono andata a letto che era quasi l'alba, ma ho fatto un sogno spaventoso... E mi sono addormentata altre due volte... Poi mi sono accorta che era quasi mezzogiorno... quindi sì, ho dormito fino a tardi..."
Le espressioni e le azioni di Meiko emanavano maturità ed eleganza, perciò qualcuno avrebbe potuto pensare fosse difficile da avvicinare. Ma, in verità, era piuttosto invadente, e avrebbe interagito senza problemi con chiunque. Per quanto io fossi una novellina rimasta nel cast solo per un anno e mezzo e lei una persona tanto matura, mi versava il tè e iniziava a conversare tutte le volte. E quando me ne vergognavo o mi sentivo nervosa, mi lanciava un sorriso giocoso e scioglieva con naturalezza tutte le mie preoccupazioni... Era una persona davvero "calda".
"Capisco... è dura. Questa mattina è stata tanto rumorosa. Prima il passaggio della carta del proibizionismo, poi la congestione delle strade dopo l'incendio da Harrods..." "S-sì..."
Meiko parlò con un'espressione davvero addolorata, come se stesse arrivando la fine del mondo, più o meno quella che aveva mentre leggeva il giornale - forse perché ci stava ripensando.
"Ma va tutto bene. Tu non sei l'unica in ritardo." "Non lo sono? Ah, uh, prenderò quel tè."
Presi il bicchiere di vetro e lo mandai giù in un sorso. La mia gola assetata fu riempita con la giusta quantità di amarezza dal tè leggermente agro. Delizioso. Le piante primaverili stavano appena germogliando e le notti erano ancora fresche, ma era una stagione abbastanza calda da far sudare durante una corsa. Una tazza di tè al limone dopo quell'esercizio era una tazza benedetta. Notai che anche Kaito si era avvicinato, sedendosi accanto a Meiko.
"Ehi, Meiko adorata? Anche a me piacerebbe avere del tè freddo versato da te." "Sta diventando piuttosto caldo con il sole a picco, vero? Bene, bene. Ma non te l'ho già detto svariate volte?  Dovresti davvero smetterla di chiamarmi così, razza di sanguisuga." "Eh? Così crudele, da parte tua. Continuiamo col "gentiluomo", per favore. Peraltro, io e te non siamo già ai quei livelli?" "Ti prego, non fare commenti che verranno fraintesi. Miku, lui è sempre così. Non appena mette gli occhi su una donna, per quanto sia educato, prima che tu possa accorgertene starà cercando di sedurla. Dovresti stare attenta."
Meiko si alzò lentamente e prese del tè al limone con ghiaccio dal frigo, poi lo versò nel bicchiere freddo sul tavolo.
"Ah ah ah... è dura. Ma è praticamente il modo in cui diciamo 'Ciao'." "Un saluto simile non sarà mai apprezzato in questo paese, Signor Gentiluomo. Forza, prendi." "Grazie."
Kaito ignorò ciò che aveva rimarcato Meiko e mise su un sorriso da persona di buon cuore mentre prendeva il bicchiere. Il movimento della sua mano ricordò quello di un nobile di alto lignaggio o di un reale, con la sua caratteristica eleganza. A volte pensavo che forse Kaito pianificasse ogni sua azione, dall'inizio alla fine. Anche se si trattava di una cosa semplice come prendere un bicchiere, potevo immaginare un palazzo reale dietro di lui.
"Hm...? Miku, vuoi riempirlo di nuovo?" "Uh...?" "Beh, stavi guardando il mio bicchiere con tanta passione. A meno che, non dirmelo... stavi guardando me?"
Mi fece l'occhiolino. Realizzare quanto dovessi aver divagato e come avessi seguito ogni sua singola azione mi riempì d'imbarazzo. Non era così - era vero che stavo guardando appassionatamente, ma non lui, mi facevo solo domande su quel senso di raffinatezza che trasmetteva... Mi chiesi quale fosse il modo migliore per dirlo, ma non riuscii proprio a trovare le parole giuste.
"Ah... Ehm, uhm, beh..." "Yaaawn... Cosa ti fa pensare stesse guardando qualcosa in particolare? Ha sempre avuto l'abitudine di studiare tutto. Cielo, come se lo facesse di proposito..."
Luka, che seguiva la nostra conversazione dall'altra parte della stanza, parlò quasi assonnata, soffocando uno sbadiglio.
"Miss Luka?" "La vista di Luka non smette mai di stupire. Miku, sei davvero curiosa di come bevo qualcosa? Mi sento come se tu osservassi sempre i miei modi di fare tutte le volte che mangio o bevo." "Ahh! Mi dispiace. Non intendevo farlo in modo così evidente... deve sembrare strano." "No, no, fintanto che non è un momento in cui non sembro così stiloso, accolgo volentieri qualunque donna mi guardi appassionatamente."
"(Stavo davvero guardando così intensamente...?) M-ma davvero, così tanti dei tuoi movimenti, anche fuori dal palco, hanno semplicemente un'eleganza che... Mi ricordo quasi un reale o un nobile, o qualcosa del genere. Quindi non riesco a fare a meno di guardare." "Hm...? E-è davvero... così? B-beh, ne sono lieto. Questo mi rende un perfeto gentiluomo, no?" "Sì! Un gentiluomo... o, beh, vediamo... più un maggiordomo?" "M... maggiordomo..."
Kaito abbassò la testa, il cuore spezzato. Meiko e Luka scoppiarono a ridere a questa spiegazione.
"E-e io che pensavo stessimo andando nella direzione giusta, qui... Immagino la mia vista non sia proprio perfetta. Eh, eh..."
Luka lo doveva aver trovato davvero divertente, tanto che continuò a ridere mentre parlava. Poi mise  del latte in una tazza di caffé freddo versata da Meiko. A pensarci, era diverso da quando avevo bevuto qualcosa con lei nell'atrio. Mi incuriosii, quindi chiesi.
"Uhm... Miss Luka, non mi hai detto l'altro giorno che tu bevi solo caffé nero...?" "Hm? Ah... è vero, l'ho detto. Ricorderai che è stato quando i nostri sponsor erano qui, sì? Ho immaginato che il nero si adattasse meglio alla mia immagine. Ma, veramente, è troppo amaro per me perché possa interessarmi. Mi piace il mio alcol, mi piacciono i miei dolci, e odio qualunque cosa amara."
"Oh, wow... sembrava davvero che ti piacesse, quindi ero sicura..." "Oh? Beh, sono un'attrice. È ovvio debba essere in grado di fare una cosa del genere. Come dovresti tu. Siamo membri della Compagnia Burlet, no? Tutte le nostre performance devono essere perfette, o non verranno riconosciute come Burlet." "Burlet..."
La Compagnia Burlet - la nostra compagnia di attori.
La compagnia venne a crearsi grazie alle mani del leggendario drammaturgo, Mister Burlet, che iniziò un'epoca d'oro del teatro qui nel West End. Una compagnia che aveva recitato molti dei capolavori di Burlet, noto per la sua abitudine di non scendere a compromessi riguardo gli oggetti di scena, i set, le direttive sul palco, luci, musica, recitazione, costumi, qualunque cosa fosse compreso nel concetto di recita, il tutto pur di invitare il pubblico nell'irreale mondo del teatro.
E nonostante la modernizzazione, la meccanizzazione e il recente boom dei film avessero gettato un'ombra sulla popolarità del teatro, la nostra compagnia manteneva il suo sapore artigianale e lo stesso spirito che aveva da quando era stata formata. Certo, aveva perso il suo precendente splendore e non aveva delle buone prospettive economiche, di quei tempi. Eppure, anche in mezzo al passaggio verso i film, esistevano ancora alcune compagnia come la Compagnia Burlet che continuavano a tenere alto l'incanto del palcoscenico. Per il bene del teatro fatto per passione e dei fan di Burlet che andavano a vederli.
Ammiravo le recite che il leggendario Burlet aveva scritto e aspiravo diventare un'attrice. Quand'ero piccola, mia nonna mi aveva portato per tutta la strada dal nostro villaggio rurale al lontano West End per vedere la mia prima recita della Compagnia Burlet. Era uno dei suoi lavori più conosciuti, "Il silenzio di una notte nevosa". Non fecero cadere alcun vero fiocco di neve sul set, eppure, abbastanza presto, ebbi quasi l'illusione di essere persa in un mondo argentato sigillato nella troppa neve. Per giorni, dopo lo spettacolo, il mondo della recita rimase dentro di me.
Da allora fui completamente affascinata dalle recite di Burlet. Portando sempre con me il sogno di diventare un'attrice che avrebbe un giorno recitato uno dei suoi lavori, mi ero trasferita nel West End un anno prima. Lavorando part-time in una panetteria - che era diventata anche la mia casa - al limite del West End, risparmiavo per poter vedere gli spettacoli della Compagnia Burlet.    
Luka, la star della compagnia dalla bellezza schiacciante che lavorava anche come modella. Kaito, ufficialmente il capo della compagnia, faceva sia l'attore che il direttore di scena. Meiko, un'attrice più grande famosa per la precisione e la cura dei dettagli delle sue performance. Ero incantata dal loro modo di recitare ed ero andata a vederli ancora e ancora, sforzandomi di sviluppare le mie capacità quando riuscivo a trovare il tempo dal lavoro. Non avevo soldi, perciò non potevo andare ad una scuola di recitazione... ma avevo visto le recite dal vivo e imitavo gli attori. Tutto il resto lo riempivo con la mia vivida immaginazione, dopo anni che recitavo da sola.
Dopo circa tre mesi di quella vita, arrivò il punto di svolta. Il fantomatico lavoro postumo di Burlet: il copione di "Crazy ∞ NighT". Quasi un secolo prima fu rivelato solo il titolo, e il copione si pensò fosse stato perduto senza venir nemmeno messo in scena. La notizia del suo ritrovamento nella cantina della Compagnia Burlet si sparse per il mondo in un batter d'occhio. Qualsiasi notiziario sputava la storia e la compagnia venne sommersa d'attenzioni con grandi titoli quali "La Compagnia Di Lunga Data Mostra Possibilità Di Rinascita Con La Scoperta Di Un Copione Fantasma" e "Un Versamento Di Burlet Per I Problemi Finanziari Della Compagnia? Questo Sì Che È Sensazionale!".
Per accompagnare il miracoloso ritrovamento, la Compagnia annunciò una speciale audizione per recrutare un nuovo membro. Alla migliore audizione sarebbe stato dato il ruolo di protagonista della perduta, postuma recita; un attore non avrebbe potuto chiedere onore più grande. Ma sapevo che era troppo presto per me; per quanto avessi fatto pratica da sola per anni, non avevo mai effettivamente messo piede su un palco. Non c'era alcuna ragione per cui potessi aspettarmi di ottenere la parte. Perciò avevo semplicemente fissato il depliant dell'audizione con sofferenza, per giorni. Tuttavia, la proprietaria della panetteria decise di scriverci lei stessa il mio nome e dirmelo all'improvviso tre giorni prima dell'audizione.
All'inizio, non avevo potuto credere che l'avesse fatto, e avevo pensato di non presentarmi nemmeno, sapendo di non avere nessuna possibilità. Ma tutti i colleghi della panetteria dicevano "Sfida te stessa, e se non funziona proverai più duramente la prossima volta" convincendomi a... cercare di mettere su un poco di coraggio. E, in qualche modo, avevo ottenuto la parte. In quel momento, ero stata riempita di indicibile gioia e sorpresa.
Forse il fatto che, per caso, fossi nata nella stesso villaggio di Burlet era stato il dettaglio che aveva convinto i giudici. Un singolo raggio di speranza ricadeva sulla compagnia travagliata - il copione perduto era stato ritrovato e, per la sua prima messa in scena, il ruolo della protagonista sarebbe stato di una totale sconosciuta che si era appena trasferita, una ragazza di campagna nata nello stesso villaggio di Burlet. Così melodrammatica, una storia da Cenerentola. Già solo quell'aneddoto avrebbe catturato l'attenzione del pubblico. Quindi, forse, ero stata scelta solo per essere il volto della loro pubblicità.
Era passato solo mezzo anno da quand'ero entrata nella compagnia, ma volevo portare in fretta le mie capacità di recitazione ai livelli degli altri, perciò mi ero devota alla pratica. Avevo studiato la recitazione degli altri e adottato le loro tecniche e, per imparare di più sulle recite, avevo fatto tutto quello potevo per aiutare nella creazione degli oggetti di scena e dei set, con la luce, con l'acustica, con l'essere un suggeritore. Ma le mie capacità ancora non arrivavano ai loro calzini.
"... Io..."
Di fronte al grande evento, fui improvvisamente invasa dalla paura. Mi chiesi perché non me n'ero accorta prima. Avrei dovuto performare nella messa in scena del copione perduto di Burlet, la primissima messa in scena, e come protagonista. Il palco Burlet, per chiunque avesse votato se stesso al teatro, era un luogo sacro, la destinazione finale. Forse non vedere nient'altro che il mio sogno reso realtà mi aveva fatto, inconsciamente, non pensare alla paura che portava con sé.
Un pubblico che scoppiava per il senso d'anticipazione e sicuramente riempiva tutti i posti; famosi attori di prima categoria; un set creato per imitare la realtà. Era davvero giusto per me, con la mia totale mancanza di caratteristiche che mi salvassero, trovarmi là in mezzo? Iniziai a tremare, il cuore che batteva forte. Sentivo l'aria farsi solida intorno a me. La tensione era schiacciante... Volevo scappare.
"Ehi, Luka? Non rendere le persone nervose proprio prima dello spettacolo. È un momento delicato. Guarda, sta tremando. È già abbastanza che stia debuttando come protagonista di una simile produzione, dev'essere già particolarmente nervosa... Ascolta, Miku. Va bene se sbagli. Faremo tutto il possibile per sostenerti, perciò cerca solo di prenderla con semplicità."
"È vero. Anche se dimentichi una battuta, è a questo che serve il suggeritore. Sei appena arrivata, e il pubblico dovrebbe saperlo. In effetti, per una nuova arrivata, una performance perfetta non è accattivante come una che ha qualche errore da novellina qui e là. Perché no, può avere anche più fascino così. Tra l'altro, oggi è solo il primo giorno. Lo spettacolo continuerà domani, e il giorno dopo. Prenditela con comodo."
Meiko e Kaito mi avevano dato gentili, comprensivi incoraggiamenti. Indubbiamente, era una recita di tre parti, un solo atto per giorno. I veterani sapevano tutto quello che c'era da sapere e mi avevano detto che, per una recita simile, la maggior parte delle opinioni si sarebbero basate sull'atto finale. Quindi, se anche si faceva qualche errore verso l'inizio, per il terzo atto si avrebbe dovuto conoscere la propria parte e il pubblico, e fare ammenda dando lì il meglio di sé.
Ma, anche così, Luka aveva ragione. Tutto doveva essere perfetto, o non sarebbe stata una recita Burlet. E io mancavo tragicamente di quel genere di talento.
Il signor Burlet ricercava la perfezione, nelle sue produzioni. Quand'era ancora vivo, perfino ai prodigi e ai veterani veniva detto che non potevano recitare quelle opere, se non incontravano i suoi standard. Sicuramente, nessuno si sarebbe aspettato che la persona con il ruolo principale nella sua compagnia - che aveva sempre mantenuto quella tradizione - potesse pensarsi come indegna della posizione. E erano nate anche svariate leggende .
Per esempio, si diceva che se un qualsiasi attore avesse omesso una larga parte del copione, o avesse fatto delle aggiunte... presto sarebbe svanito dal palco. Due o tre decadi prima, nei periodi più duri della guerra, molta eredità culturale e cronache erano andate perdute, per cui era difficile scoprire la verità o l'origine di quelle dicerie.
Ma ogni leggenda ha un nocciolo di verità. Chiunque avesse profanato una recita di Burlet avrebbe incontrato una morte infelice... In questa leggenda credeva ancora un numero non proprio piccolo di persone, compresi quelli della Compagnia Burlet. Perciò tutti si dedicavano al seguire il copione alla lettera, ignorando l'armonizzarsi con gli altri per concentrarsi solo sulla loro recitazione, e senza fare mai aggiunte.
Eppure, che un attore morisse perché aveva fatto un errore durante le sue recite...? Mi suonava molto come una fandonia. Burlet non mi pareva una persona così rigida e spaventosa così come lo facevano sembrare quelli della Compagnia quando ne parlavano... questo era ciò che pensavo, almeno. Perché lui...
Fissando uno dei pochi effetti personali che aveva lasciato nella sua città natale, il braccialetto rosso consumato ora al mio polso, sospirai così piano che nessuno lo notò.
"Sigh... Pare che mi abbiate fatto passare per quella che maltratta la nuova arrivata. Anche io ho paura del palco, sapete? Per un qualsiasi attore, il palco Burlet è un qualcosa cui aspirare e l'incarnazione della paura. In effetti, ho ancora bisogno di prepararm-... no, non importa."
Luka si difese stancamente dai redarguimenti che le avevano fatto gli altri due. Guardando il suo viso, non si poteva trovare nemmeno una traccia di nervosismo, ma forse anche le star come lei potevano avere l'ansia, sul palco. E non avevo idea di cosa fosse, ma pareva un poco... no, no, sembrava anche del tutto mentalmente pronta.
"Vero... se la metti così, siamo tutti nervosi. Questa volta più di tutte le altre, non possiamo sbagliare." "... già."
Il silenzio cadde nella stanza. L'ambiente era tranquillo, con la calda luce del sole che arrivava dalla finestra sul terrazzo del secondo piano. A volte, quando c'era quella strana tensione che non pareva c'entrare con quello di cui parlavano, mi chiedevo perché. Mi sembrava che la tensione provata da me e la loro fossero in qualche modo diverse. Lo stavo "sentendo" di nuovo, realizzai - alcune volte, avevo l'impressione di non essere ancora stata amessa nel loro circolo. E quello era di sicuro uno di quei momenti.
Bang!
La porta del camerino fu spalancata con un rumore forte che ruppe il momentaneo silenzio. La forza fu tanta che la porta tornò indietro, contro chi l'aveva aperta, perciò seguì anche un doloroso lamento.
"OWWWWWW!" "Sigh..."
La ragazza più piccola, Rin, emerse da dietro la porta, tenendosi la fronte per il dolore. Accanto a lei il suo fratello gemello, Len, che aveva osservato tutto da lì vicino.
"Ohi, ohi, ohi... cos-! 'G-giorno, ragazzi! Immagino che siamo un po' in ritardo? ScusATE!" "Non succede spesso siate in ritardo, voi due. Suppongo l'incendio abbia affollato le strade?" "E-eh eh... un pochino, forSE." "Mh...? Rin, ti sei fatta un bernoccolo in fronte? Fammi vedere."
Kaito si avvicinò a Rin, preoccupato per il livido sulla sua fronte, ma lei arretrò, sorpresa. Mi parve d'aver visto la borsa appesa alla sua spalla agitarsi un po', ma forse era la mia immaginazione.
"Cosa c'è che non va...? Sembri meno energica del solito." "Eh!? N-no, uh, beh... siamo stati fermati da fan entusiasti per tutto il giorno... ehEH." "Fan? Le tue guardie del corpo? Hanno un regolamento stretto, perciò a meno che qualcuno non sgarri, non avrei pensato venissero a parlarti nel mezzo della città..."
Le guardie del corpo di Rin, come le chiamava Meiko, erano un gruppo di persone che frequentavano il teatro con zelo. Grazie al loro rigoroso capo, avevano il pugno di ferro per chi disturbava gli attori, e tutti ci si comportavano come d'accordo. Non avevo davvero mai sentito di qualcuno che disturbava Rin mentre si muoveva per la città.
"Oh, non è così. Io, uh... volevo dire quelli di Len." "..."
Rin guardò il fratello. Len era ancora senza espressione, e non disse niente, chiudendo lentamente gli occhi.
"Ah, se erano i fan di Len... Io non mi ci metterei in mezzo. Sono così radicali, sembrano un gruppo religioso..." "Senz'altro vero. Ed è dura ignorarli se li si incontra in città. D'altronde, sono tutti pezzi grossi." "Cielo, che cosa carina. Vorrei che mi presentassi ad uno di loro. Fra i fan di Len c'è un'impressionante quantità di uomini."
Len era reticente come sempre, stava semplicemente fermo con uno sguardo noncurante. Ma solo a me pareva dispiaciuto?
Un'impressionante quantità di uomini - indubbiamente, per quanto Len avesse molte ammiratrici, erano di gran lunga superate dagli uomini. E per una qualche ragione, parecchi dei suoi ferventi fan erano gentiluomini di fama e fortuna - importanti politici, uomini d'affari, attori come lui. Normalmente non parlavano del loro hobby in pubblico, ma mandavano immensi bouquet e regali costosi al camerino di Len ad ogni spettacolo, e gli parlavano, apparentemente con casualità, ogni volta che lo incontravano in città.
Pezzi grossi di tutti i campi sostenevano Len come sponsor, i fan di Rin avevano formato un appassionato fanclub, Luka lavorava come modella per fare promozione, concentrandosi sul guadagnare popolarità fra le giovani donne. Tutti i membri del cast principale avevano il loro gruppo di ammiratori, ma di sicuro erano i membri di lunga data come Meiko e Kaito, con il loro affidabile talento per la recitazione, i veri volti della Compagnia. Avevo sentito lo staff dire che la compagnia come ora la conoscevano era stata mantenuta in vita dagli sforzi dei sette membri principali.
"A parte quello... sei già in "modalità scenica", Rin? Sei sempre veloce a calarti." "Eh...? AhaHAHAha! Sì, sono del tutto prONTA! EhEEH!"
La Ragazza Bambola, si era stabilito avesse una gioiosa ingenuità e giusto un pizzico di follia. Una bambola che parlava e si muoveva, ovviamente, richiedeva una performance che traboccasse stranezza e follia. Forse anche il suo sbattere la testa contro la porta era stato fatto di proposito, per far pratica con il suo lato "pazzo".
"Mi sono appena RIcorDATA, ho del laVORO da fare nel camerino numero due... devo ANDARE!"
E con quello la Ragazza Bambola, Rin, corse via nel corridoio. Una volta che Rin fu andata, Len entrò e chiuse tranquillamente la porta, poi iniziò a salutare tutti. Sembrava dispiaciuto di essere in ritardo. Dopo aver salutato gli altri in ordine di importanza, venne a salutare anche me, la nuova arrivata.
"'Giorno." "B-b-b-buongiorno!" "..."
Era due anni più giovane di me, ma era stato nella compagnia per cinque anni. Len era diventato popolare insieme alla sorella come gemelli prodigio, ed erano membri principali del cast già dall'epoca. Nonostante la sua età, era veramente timido. Dato che aveva un'aura attore importante e dignitoro, ero sempre nervosa quando gli parlavo.
"Non c'è bisogno di essere così nervosa. Comportati come al solito." "Eh...?"
Senza dire nient'altro, andò velocemente da Meiko. Supposi quello fosse il suo consiglio. Non avevo mai parlato con lui fuori dalle prove. Né io né lui avremmo cominciato una conversazione con l'altro, e mi sembrava quasi avessimo scambiato solo poche parole tutte le volte che eravamo finiti insieme. Eppure si mostrava preoccupato e mi aveva parlato. Ero così felice...
Sentii le sue casuali parole sciogliere lentamente la tensione che c'era in me. Ero stata scelta come protagonista nonostante la mia mancanza di talento, perciò avevo pensato provassero risentimento e irritazione nei miei confronti. Ma le persone della compagnia facevano tesoro dei legami con i loro compagni e li facevano sentire a casa, cosa davvero gentile da parte loro. Mi fece pensare che avrei voluto diventarne presto parte io stessa.
"Beh, abbiamo chiacchierato abbastanza. Voi due andate nei vostri camerini e preparate i costumi e il trucco. Non c'è rimasto ancora molto tempo, sapete?" "S-sì!"
Sospinti da Meiko, io e Len lasciammo rapidamente il camerino numero uno.
Il tempo di sistemare il mio trucco, i vestiti, un po' di tranquillo recitare da sola e poi tornare al camerino e si erano fatte le tre inoltrate. Solo due ore prima dello spettacolo. Gli altri erano riuniti nella stanza, facevano gli ultimi controlli del copione e provavano le scene più complicate. Ma... c'erano ancora due persone che dovevano mostrarsi.
"Ehi, dov'è voi-sapete-chi? Non ditemi che non è ancora qui?" "Pare di no. E ieri l'ho anche assillata sul fatto di non dover far tardi, a qualsiasi costo...  cielo, è preoccupante."
La "voi-sapete-chi" di cui Meiko e Len stavano parlando... non poteva trattarsi di nessun altro.
"Davveero incredibile. Gli scrittori sono senza speranza, ve lo dico io. Agli occhi della società, sono le attrici a causare guai, ma la verità è che non sono niente se paragonate agli scrittori. Perché noi siamo puntuali - dobbiamo esserlo. Essere fuori tempo, anche solo di pochi secondi, è fatale per un attore." "Ah, suppongo che lei abbia sempre avuto problemi con le consegne... Ma ho sentito che sta lavorando ad una misteriosa storia proprio adesso, e si avvicina alla parte dove il maggiordomo raggiunge il momento cruciale o che altro... Ci si sta dedicando ogni notte. Sono sicura che sarà presto qui. Per quanto possa essere in ritardo, non ha mai disdetto all'ultimo minuto."
Luka non pareva sorpresa, come se non stesse parlando male di una persona che non era ancora lì. E poi Meiko aveva detto alcune cose che non avevo ben afferrato - non avrei potuto dire se fosse preoccupata o no, o se stesse seguendo Luka o meno.
"Uhm... e riguardo mister Gack?" "Gack? È qui da un bel po' di tempo. Però credo sia ancora giù, lavora sul set da stamattina. E a pensarci... sì, ora dovrebbe aver finito da un pezzo, no?"
"Meg non cambia mai, davvero... Causare problemi proprio in un momento tanto importante. Con due idioti nel copione, è difficile riuscire anche solo prendere la parola.  E non si suppone che la rampolla di una famiglia ricca sia un tripudio d'eleganza? Non c'è eleganza in una lady che risponde ad ogni singola follia di una cameriera pasticciona." "Cielo, qui hai pure ragione. Solitamente, l'immagine di una cameriera diligente costretta a soffrire per le stupidaggini di una signorina viziata sarebbe più appropriata."
"Mmh... al tempo stesso, l'ambientazione un po' inusuale può essere una ventata d'aria fresca. Un aristocratico lunatico con l'hobby di collezionare cose preziose nella strana villa ereditata dal nonno. Vive lì con sua moglie, un'avvinazzata che ama far festa, e con loro c'è l'egoista figlia adottiva. Due servi al loro comando. Mentre uno è un maggiordomo testardamente serio, come se fosse un concentrato di buon senso... l'altra è il suo opposto, una cameriera combinaguai che esagera in tutto e fa di una sciocchezza un affare di stato. Poi abbiamo una ragazza leggermente ottusa, ma energica... e un ragazzo cinico, crudele... entrambi sono bambole. E per ultima, una misteriosa ragazza di campagna che giunge a visitare la loro villa..."
"Se la metti così, è sicuramente uno strano scenario, no? Io e Kaito sposati e Luka nostra figlia, anche se adottiva... Però, almeno, le nostre personalità non sono troppo distanti dalle nostre parti."
Meiko alzò e abbassò la testa, annuendo da sola. Kaito e Luka si voltarono per un attimo e si guardarono, annuendo poi con un certo straniamento.
Guardando il cast di questa recita, era come aveva detto Meiko: nessuno stava recitando la parte di un personaggio poi tanto diverso dalla loro effettiva personalità. Perfino la parte da a me, la ragazza del villaggio. Non solo ero entrata all'improvviso nella compagnia, ma la descrizione "riservata, introversa, tonta" sembrava adattarmisi alla perfezione. Che bizzarra serie di coincidenze.
"Tutti... voi tutti sembrate così adeguati ai ruoli in questa recita. Voglio dire, Miss Meg ha lo stesso interesse per i misteri classici del suo personaggio. Mi ha perfino prestato quel romanzo di detective l'altro giorno e mi ha spinto a leggerlo... beh, la protagonista era una cameriera che lavorara in una villa e ha magnificamente sviscerato ogni tipo di caso che capitava lì intorno... Mi ha un po' ricordato questa recita. Tutte queste coincidenze, per me, sono come destino... Penso sia semplicemente meraviglioso!"
Appena lo dissi, tutti si voltarono per guardarmi. Le loro facce si sarebbero potute interpretare come sorprese o spiazzate.  Era un po' imbarazzante... Dopotutto, avevo appena chiaramente sottointeso che le descrizioni dei personaggi quali "lunatico", "beona", "egoista", "testardo", "seccante", "stupida" e "crudele" fossero così adeguate alle loro vere personalità. Doveva esser sembrato loro il picco della maleducazione. Sentii una fitta di rimorso per non averlo notato prima di dirlo.
"Ah, ehm..."
Mentre balbettavo da sola, confusa, Meiko venne in aiuto, anche se probabilmente si stava trattenendo dal sospirare e scuotere la testa.
"Destino, mh... eh eh. Ho capito dove vuoi andare a parare, ma è davvero solo una coincidenza. È soltanto che, quando abbiamo trovato il copione, abbiamo naturalmente distribuito i ruoli secondo chi pensavamo fosse più facile da recitare per noi. Ad esempio, non pensi che la personalità di Gack si adatti meglio ad un maggiordomo che non quella di Kaito? Sì, prima hai detto che ricorda un maggiordomo. Ma un maggiordomo lascivo, come dire..."
"Uhm, Meiko adorata... Non puoi riassumere tutta la mia personalità come "lascivo"... è un po' troppo conciso..." "Non sarebbe interessante? Non mi pare di aver mai visto un maggiordomo lascivo in una recita." "Anche tu, Luka...? B-beh, ad ogni modo, qualche piccola cosa in comune con le nostre parti rende molto più facile perfezionare le nostre performance. Però, le parti di Rin e Len non sono nemmeno umane... ma loro sono dei talenti naturali, quindi possono far propria ogni parte. Bambole, animali, qualsiasi cosa."
"Si dice che i grandi attori siano in grado di recitare ogni parte... ma questo non vuol dire che non sia difficile recitare un ruolo completamente diverso da ciò che davvero sei. È capitato che a me piaccia bere, ma qualcuno che odia l'alcol non sarebbe in grado di coprire questo ruolo, credo. Se non ami quelle cose, recitare la parte di qualcuno che ci indulge sembrerebbe un po' forzato, sapete? Quindi direi solo che questo era un ruolo adatto a me."
Meiko diede una spiegazione convincente e mi ritrovai ad annuire. Potevo percepire una malcelata aura di disperazione intorno a lei portata dalla notizia di quel mattino - ispirato alle leggi proibizionistiche del continente, un atto provvisorio simile era passato anche nel nostro paese. Dava una certa credibilità alle sue parole.
"Per non parlare del fatto che è un copione di Burlet; quelli, al riguardo, sono praticamente leggendari. Nulla avrebbe potuto smuovere Mister Burlet. Non avrebbe fatto nessun compromesso nello scegliere gli attori delle sue recite... Si dice che la messa in scena di molti dei suoi lavori fu rimandata finché non furono apparsi attori adeguati."
Meiko versò un'altra tazza di tè a Kaito e la mise sul tavolo. Lui la ringraziò e sfogliò il copione nelle sue mani, facendo qualche ultimo controllo.
"... È sempre meglio quando hai un folle per la parte di un folle... È questo che dicono, Rin." "Ooooh? È così?"
Avendo finito con trucco e costume, Rin era tornata e sedeva sul divano, nascosta nell'ombra di Kaito. Si stava rilassando al massimo in una posizione che, a vederla, faceva pensare fosse aggrappata al braccio di Kaito. Leggeva con interesse un giornale. Suddetto giornale era spiegato davanti a Kaito e, dato che lui stava bevendo il suo tè, sembrava gli potesse risultare fastidioso. Ma i due dovevano star davvero bene insieme, Kaito non si lamentò granché e la scena divenne presto familiare.
In precedenza li avevo visti insieme con atteggiamenti simili, e mi ero lasciata scappare che ricordavano padre e figlia - cosa che aveva fatto arrabbiare molto entrambi. Kaito aveva detto "Non sono così vecchio da poter avere un figlio di questa età" e Rin aveva insistito "Il mio corpo potrà ancora star cercando di raggiungervi, ma nella mia mente sono già una perfetta adulta!". C'erano anche dicerie semi-criminali riguardo il loro essere amanti, ma gli altri mi avevano detto che erano basate solo sull'affetto che Kaito mostrava per Rin.
"... È bello che l'idiota possa godersela." "Rin, tuo fratello ti sta prendendo in giro... Ehiii? Idiota?" "... Mh? Idiota? Luka! Cosa vorresti dire!?" "È stato Len a dirlo." "... Len!"
Rin alzò gli occhi dal suo giornale per fissare Len, seduto accanto a lei.
"Dicevo soltanto che questa volta puoi davvero calarti nel tuo ruolo." "... Lo stai dicendo come se fossi veramente un'idiota! Sto solo RECITAndo la parte dell'idiota, VEDI? È recitazione! Sto recitando perfettamente LA parte di una STUpida bambola, QUESTO è quanto! Perché, davVERO, sono molto PIU' INTElligente di te, LEN! Giusto, KaiTO?" "Uh...? S-sì, ovvio... sì." "Viiiiisto? Hai capito ora, fratello?" "Sì... (Non è possibile che Kaito stesse anche solo ascoltando...)"
"Penso che anche tu possa afferrare piuttosto bene il tuo ruolo della bambola cinica che parla male di tutti, Len." "... Sigh. Questo non è un complimento."
Len afferrò la tazza di tè che Meiko gli aveva lasciato, per niente divertito dal commento di Luka.
"Beh, vuoi due avete un talento naturale tale che è ovvio possiate interpretare qualsiasi ruolo. Anche recitare come bambole portate in vita... È così realistico che mi fa venire i brividi. Come l'altra notte, dopo la prova, stavo camminando per il corridoio buio, dovevo chiudere a chiave... e quando sono passato per l'area della reception, che sarebbe dovuta essere vuota... c'era una bambola a misura umana seduta lì. Ghignava. Ero così scioccato da non riuscire a parlare. Poi la bambola ha cominciato a muoversi... rigidamente, lentamente. Prima che me ne rendessi conto, era oltre il divisorio e camminava lentamente, leeeentamente verso di me... Ero paralizzato dalla paura. La bambola è arrivata proprio di fronte a me e ho pensato di essere spacciato... Quando poi, all'improvviso, ha ridacchiato rumosamente. Ero davvero inorridito... Ho pensato che il mio cuore si fosse fermato."
"Eh eh. Kaito ha lanciato un grido davvero divertente da sentire, quando gli ho parlato. "Wyaaaah!". Come una bambina." "Non è uno scherzo divertente da fare, Rin. Puoi ritenerti fortunata che fossi io il tuo bersaglio." "Non è uno scherzo, è pratica! Stavo testando quanto fossi convincente. Anche se pareva tu non avessi idea che fossi io, ho continuato. Ma non preoccuparti, non lo farei con nessun altro!" "Chi avrebbe mai potuto accorgersene così, al buio...? E... e era davvero per pratica?"
Il sorriso di Kaito si incrinò un poco. Veniva spesso chiamato ad aiutare nella pratica di Rin ma, in realtà, la maggior parte delle cose che faceva erano solo scherzi. Kaito e Rin stavano spesso insieme, una coppia eccezionalmente amichevole in mezzo a tutta la compagnia. Ma che lui non la riconoscesse nonostante la loro confidenza stretta e il livello di familiarità, era davvero una conferma della sua capacità di assumere appieno il ruolo della bambola. Sapevo che non avrei mai, per quanto potessi sforzarmi, potuto raggiungere quei livelli. Allungai la mano nella mia tasca e stritolai il fazzoletto al suo interno.
"Quel fazzoletto... che motivo terribile. Lasciamelo vedere."
Luka parlò all'improvviso e la guardai di rimando, spaventata. Si mise in posa: la mano destra sulla sua anca, poi portò indietro il collo, come se stesse guardando dall'alto in basso la persona davanti a lei; era la sua Posa #18, molto apprezzata dai fan. Ma la maggior parte delle volte che la assumeva, voleva dire che era insoddisfatta, perciò mi preparai per qualunque cosa potesse volermi dire. Così come Len, lei parlava direttamente con me di rado, quindi ero nervosa. Mi presi il mio tempo per tirare fuori il fazzoletto che sporgeva dalla mia tasca e darglielo, esitante.
"... Quando l'hai comprato?" "Ehm... circa un anno fa..." "Mmh. Verde a pois bianchi... non è un po' infantile? Non ti si adatta per niente. Questo è il colore "in" al momento. Usa questo, piuttosto."
Luka pescò rapidamente un fazzoletto dalla sua costosa borsa e me lo tese con un gesto deciso. Senza pensare, lo presi in mano.
"Uh...? Questo è... nuovo... p-posso...?" "Ovviamente! È quello che ho detto. Dovresti capirlo."
Il fazzoletto che Luka mi aveva dato era completamente al di fuori delle mie possibilità economiche. Un fazzoletto di seta con il logo argentato di una marca famosa. Aveva un motivo a foglie verdi con rose di un rosa pallido in cima, con pizzo dorato e perline sui bordi - un motivo semplice, eppure completo ed elegante. Supposi fosse tutto fatto a mano, ogni parte era stata creata con cura, nessuna era uguale, come per non far mai annoiare il propritario. Se non fossi stata attenta, mi ci sarei potuta perdere.
"Continuerai a fissarlo per molto? Mi stai imbarazzando. Mettilo via, ora." "Uh... scusa! Grazie tante! Me ne prenderò cura!" "... Non è davvero niente di che."
Luka gettò la testa di lato. Forse per lei non era una gran cosa. Ma, per me, era un prezioso regalo da una star a cui avevo sempre aspirato somigliare. Anche dopo metà anno nella compagnia, dovevo essere incapace di lasciare la mia mentalità "da fan", perché essere riconosciuta in tal modo faceva danzare il mio cuore.
"Mmh, quel fazzoletto... Iddio, sei difficile come al solito, Luka! Tu, gran regina di ghiaccio!" "C-cosa, Rin...? Ghiaccio...? Cosa significa?" "Ho detto che sei una regina di ghiaccio! Non conosci il modo di dire? Sei così indietro coi tempi per essere una modella tanto famosa! Ma posso vedere il tuo cuore ghiacciato sciogliersi ora... Tu sei daaaavvero preoccupata per Miku, lo so..." "Cos...! Non è affatto così! Perché dovresti chiamarmi cos..."
"È scritto tuuuutto sulla tua faccia! Tu sei cooosì preoccupata per la cara Miku che debutta come protagonista... E con un massiccio pubblico che la fissa, sai che sarà nervosa, povera cosetta... Ah, lo sta facendo di nuovo, cerca il suo fazzoletto perché è nervosa... Ma questo ora la renderà solo più tesa... Oh, lo so! Non volevo darglielo così presto, ma può prendere questo fazzoletto..."
"Rin! Non ti lascerò dire un'altra parola!" "Ahh! Luka, la tua faccia è tutta rossa! Devo averci azzeccato! Ahwww!" "Riiiin!" "Waaah! Luka si è arrabbiaaaata! "Fermati! Torna qui!"
Le prese in giro di Rin avevano condotto dritti alla rabbia di Luka. Ero preoccupata se fosse saggio o meno che questo capitasse subito prima dello spettacolo ma Kaito, Meiko e Len continuarono a chiacchierare senza alcuna visibile inquietudine.
Ero sorpresa che la vista aguzza di Luka avesse colto anche la mia abitudine di stringere il fazzoletto per calmarmi, e ammirai la cosa. Ma, più importante - se quel che aveva detto Rin era vero, allora io ero, beh... davvero felice, onestamente. Davvero a Luka importava tanto di me? Quel pensiero mi rese ancora più felice del fazzoletto. Però mi sentii anche in colpa di aver fatto litigare Luka e Rin...
"Uhm, va bene che litighino proprio adesso...? È quasi l'ora dello spettacolo..." "Oh, è tutto a posto. Succede tutte le volte. Comunque possa sembrare, quelle due sono le più vicine nella nostra Compagnia e, nonostante il suo comportamento, Rin è davvero una ragazza intelligente. Di solito è in grado di usare il suo chiassoso modo di giocare per dissolvere la tensione fra lei e Luka... o fra di noi, quando è il mio turno."
Gli occhi di Kaito avevano seguito le due che correvano per il camerino mentre parlava.
"M-miss Rin si dà tanta pena...? Wow..." "È un mistero se lo faccia davvero o no, ma quel che è certo è che ognuno è nervoso, ora. Ad esempio, il giornale che stava leggendo è di tempo fa. È come un rituale per lei leggerlo prima degli spettacoli importanti. Cerchiamo di nasconderlo, ma... tutti ci sentiamo un po' agitati. Perciò non sei solo tu, Miku. Questo è uno spettacolo davvero importante per noi, uno in cui abbiamo messo tanto." "Miss Meiko..."
Proprio allora la porta venne spalancata di nuovo. Avrebbe finito col rompersi, con tutte le botte che aveva preso oggi. Ovviamente, nemmeno io avevo aiutato.
"Scuuuuuusate! Ho dormito daaaavvero fino a tardi! Non posso credere fosse pomeriggio passato quando mi sono alzata! Sono coooosì dispiaciuta, ragazzi!"
Meg apparve da dietro la porta. Per quanto in teoria fosse una scusa, la sua allegria e il suo sorriso indicavano che non pensasse di aver fatto nulla di particolarmente brutto.
"Meg... non te l'ho detto abbastanza duramente, ieri!? "Non osare essere in ritardo, domani!" Che ore credi siano ora!?" "Su, su, Meiko, accontentiamoci che sia in arrivata in tempo... per un pelo. Meg, staremo qui ancora per poco, forse dovresti provare un po'?" "Giusto! Mh, immagino ci siano alcune parti che voglio controllare prima dello spettacolo..." "Phew. Allora ce l'abbiamo fatta..."
Subito dopo che Meg fu entrata ed ebbe cominciato a spacchettare la sua roba, Gack si affacciò. Sembrava davvero stanco.
"... Uh? Mister Gack!" "Buongiorno!"
"Aspetta, Gack...  non eri qui, può essere che...?" "... Sono andato a prendere Miss Meg, sì. Ero sicuro che fosse ancora a casa a dormire. Abbastanza sicuro. E in effetti era così." "Russavo della grossa mentre sognavo! Grazie, Mister Gack!"
"Non darci peso. La tua faccia meravigliosamente felice mentre dormivi è stata un sollievo da vedere. Negli ultimi tempi si stanno diffondendo delle nevrosi, perciò è una cosa bellissima essere in grado di dormire così profondamente. Eppure, per quanto il sonno sia importante, potrebbe causare grandi problemi a tutti, perciò... devi imparare a moderarti, Miss Meg. Questo è il primo giorno di una performance molto attesa, d'altronde..." "S-scusateeee..."
La sgridata di Gack rese Meg molto meno allegra per la prima volta da quando era entrata. La parte riguardo il "causare grandi problemi a tutti noi" sembrò efficace. Lei aveva, indubbiamente, dei modi di fare eccentrici e nessuna riserva al riguardo ma, quando faceva mosse stupide come quella, Gack la rimbeccava sempre.
Il totale opposto di Meg, Gack aveva un'anima seria e gentile, piena di buon senso. Non parlava molto, di solito, limitandosi ad osservare le azioni degli altri con sguardo incantato, non importava cosa succedesse. Ma quando le assurde azioni di Meg, così fuori dai limiti, rischiavano di causare danni alla compagnia, lui si prendeva il dovere di rimetterla gentilmente in riga. Stavolta doveva averla anticipata, con la sua iniziativa di andare a prenderla.
Meg era un membro del cast principale, ma anche una drammaturga, quindi saltava il lavoro quotidianamente. In più, Gack era un rivenditore e gestiva una sua azienda. Questi due membri per cui sembrava più difficile trovare del tempo da dedicare alla recitazione parevano spesso coprirsi a vicenda. Quando Gack non si presentava alle prove, Meg chiedeva che tipo di pratica era stata fatta quel giorno e poi gli passava il messaggio. Ma anche così, anticipare che uno dei due sarebbe stato in ritardo e andare a prenderlo pareva impressionante.
"Se Mister Gack non fosse venuto, a quest'ora starei ancora sognando. L'altra notte stavo lavorando sul del nuovo materiale quando ho avuto un favoloso lampo d'ispirazione, quindi sono stata in piedi tutta la notte... Suppongo, in effetti, finché ha fatto giorno!" "Nessuna meraviglia che non rispondessi al campanello, allora. È una buona cosa che abbia la chiave d'emergenza. Fare irruzione dalla finestra sarebbe sembrato un po' sospetto." "Questo è il motivo per cui dormo con la finestra aperta, giusto nel caso! Non è poco sicuro e ho pensato che sarebbe stato un problema se fossi venuto a prendermi e avessi dimenticato la chiave..." "Grazie per la preoccupazione. Ma in quanto gentiluomo, cerco di evitare di entrare dalla finestra quando possibile."
La fronte di Kaito si corrugò leggermente al sentire la strana conversazione e li interruppe.
"... Qualcuno faccia la parte della persona normale con questi due... Nessuno? Meg, mi hai detto che il tuo orologio era rotto, l'altro giorno. L'hai fatto riparare?" "Oh! Ora che ci penso, io..." "... Eri in ritardo perché non avevi un orologio?" "Ehm... uhm." "Miss Meg. Prendi questo."
Gack si levò l'orologio da polso che portava e lo tese a Meg.
"Uh!? Posso davvero? Ha un'aria così costosa..." "Non avere un orologio pare sia sconveniente. Ne ho altri, non preoccuparti." "Yaaay! Grazie mille! È super bello! Ed è davvero antico, uh?" "Sì, ora avrà almeno cinque anni..." "... Assicurati di far aggiustare anche l'orologio che hai a casa, Meg..."
Kaito sospirò piano, ma Meg e Gack non sembrarono sentirlo, assorbiti dalla loro conversazione sull'orologio antico.
"Ehi Rin, Luka! Smettereste di litigare, ora? Gack ha portato con sé Meg!"
Ancora nel pieno del litigio, in fondo alla stanza, entrambe si voltarono in contemporanea verso Meiko.
"Sigh... La predisposizione di Meg al causare guai mi sfianca. Ho sete." "Oh, Len! Bene, allora dovrò versarti un po' del mio speciale tè al latte?" "... Sicuro. Ma sei già pronta per lo spettacolo?" "Ah-ehm! Di preciso sono qui già da un po', perciò mi sono già cambiata e fatta il trucco, giù. Come puoi vedere, sono in perfetta forma!" "Capisco..." Mormorò Len, esausto, ignorando l'occhiolino di Meg.
"Oh, giusto! Questi sono per Miss Luka. Biscotti super-piccanti per la nostra amante del piccante! Non ho dubbi, sarai davvero soddisfatta! Sono veeeeramente piccanti." "Cielo... che gentile. Grazie, cara." "Ahia... solo guardare il pacchetto mi manda a fuoco la faccia! Sembrano troppo piccanti!" "Ed è proprio come piacciono a me! Hai dei gusti infantili come sempre, Rin."
Rin si appese al braccio di Luka intanto che lei, felice, accettava il regalo di Meg. Fissò il pacchetto di biscotti di un rosso brillante. Avevano fatto pace così in fretta che era impossibile pensare si stessero quasi picchiando fino ad un momento prima. Ma il pacchetto... più lo guardavo, più mi pizzicava la bocca.
"Il cast è finalmente insieme. Tutto a posto..." "Il momento dello spettacolo si sta avvicinando! Tutti quanti, prendete i vostri posti!"
Non appena Kaito ci ebbe chiamati tutti, uno dei collaboratori entrò dalla porta. Le nostre espressioni si fecero serie, e il prima movimentato camerino fu avvolto dal silenzio. Uno dopo l'altro, le facce tese come soldati, lasciammo la stanza e facemmo il breve tragitto fino alle ali del palco.
"È stata una lunga strada." "Stiamo finalmente iniziando... comincio a sentirmi un po'... spaventata. Ehi, siete sicuri che..." "Meiko!"
Meiko si riscosse quando Kaito la chiamò. Il suo sguardò vacillò; era scuro, come se stesse nascondendo qualcosa.
"... Va tutto bene. Sono sicuro che andrà tutto alla perfezione." "Kaito..." "È davvero stata una strada piena di eventi..."
Forse agitata dal disagio di Meiko, anche il viso di Luka ora sembrava un po' cupo. Il grande evento, per cui era stata fatta così tanta pratica, si stava avvicinando istante dopo istante. Questo era un momento spaventoso anche per una veterana come Meiko e per Luka che non era mai stata codarda.
"Sì... siamo riusciti ad arrivare così lontano. Ma è quello che arriva, l'importante. Il fato della nostra compagnia dipende da questa recita. Avremo successo e porteremo indietro la gloria della Compagnia Burlet. Perciò per favore, tutti quanti..."
Un silenzio pesante. Kaito chiuse gli occhi, come per pensare a qualcosa. L'ambientazione per la prima scena - il soggiorno nell'ala destra del palco, e l'andito nell'ala sinistra - erano già perfettamente assemblati. I macchinisti stavano facendo gli ultimi controlli sul set.
"... Lo so, Kaito. Questo è stato anche il mio sogno. Ho giurato che ci saremmo arrivati, non importava come." "Intendi nostro, vero, Len? Tutti ci sentiamo allo stesso modo, Kaito! Tutti gli attori qui ora...  beh, e quelli che non sono entrati nel cast e quelli dietro le scene che creano gli oggetti e i set e i produttori e i bigliettai - tutti stiamo pregando che questa recita abbia successo, e che l'onorevole Compagnia Burlet faccia il suo ritorno. Per questo, io..."
"Basta con le scemenze, Rin. In momenti come questi, dovresti solo far sentire la tua presenza e annuire. Tutti i commenti non necessari non faranno altro che scuotere la nostra risolutezza."
Risolutezza - come Kaito aveva detto, potevo sentire la straordinaria determinazione di Rin, Luka e Len nel far tornare la compagnia al successo. Era tempo di renderlo realtà; questo era un sogno che avevano avuto per molti anni. Per quanto tendessero a bisticciare e a non andare d'accordo, dato che ognuno aveva la propria volontà, nei fatti i loro cuori erano collegati da forti legami... e io non ero esattamente inclusa.
Meiko si rese conto di come aveva fatto sentire a disagio tutti quanti e, sebbene si sentisse ancora così, si scusò.
"Mi dispiace di avervi resi tutti ansiosi... Una persona sola non può fare una recita. Ogni persona è qui per la recita, e la recita è qui per loro. Questo è un qualcosa che aveva detto lui, una volta - quello che ha lasciato alla nostra compagnia. In tutti questi anni siamo arrivati fin qui perché abbiamo fatto tesoro dei nostri legami. Se la prendiamo come facciamo sempre, non c'è dubbio che andrà bene..."
"Uhm, ragazzi, penso stiate dimenticando qualcosa, quindi lo dirò io giusto per sicurezza... La persona più "importante", per noi, è il pubblico! La vostra prima priorità dovrebbe essere rendere felice ogni singola persona fuori da qui con la vostra performance, d'accordo? Nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto, se questo non rende felice il pubblico, allora non sarà una rinascita per la nostra compagnia, né nient'altro. Voglio dire, è per questo che ci siamo preparati tanto..."
"Meraviglioso, Miss Meg. Lo stavo pensando io stesso. Concordo, una buona ricezione dal pubblico dovrebbe essere considerata ugualmente importante, nel mostrare a tutti l'efficienza della nostra squadra." "Ha toccato il punto giusto. Naturalmente, una drammaturga sa cosa dire in un momento simile."
Compiacere ogni singola persona nel pubblico - annuii, intanto che mandavo giù il consiglio di Meg. Se la mia "squadra", con tutti, fosse riuscita a condurre il pubblico fino ad un solo, insostituibile momento...
"Il set è pronto, ragazzi. Prendete i vostri posti, è quasi ora!"
Uno dei collaboratori ci chiamò. Tutti coloro che lavoravano dietro le quinte erano pronti.
"Tutti insieme scriveremo una nuova pagina per questa compagnia... no, per il West End. Siete pronti?"
La campanella suonò e il pesante sipario si sollevò.
Note
- Meiko adorata era "Mei-chan", sì. Tenerlo non mi pareva il caso, ma nemmeno l'adattamento di Vg (Mei-pie) non era molto... (Meiko tortina!)
- Se qualcuno sa come si chiama effettivamente la "campanella" del teatro che richiama gli attori in scena è pregato di informarmi. à_à' 
- No, non chiedetemi perché Hitoshi abbia cambiato Gumi e Gakupo con Meg e Gack ma Meiko e Kaito li abbia lasciati uguali.
- Ho deciso di tenere i "miss/mister" in inglese sia per immediatezza, sia perché tipo signor Kaito mi sarebbe suonato un pooochino strano...
- Il prossimo capitolo verrà postato, presumibilmente, fra una settimana.
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mata-konya · 10 years ago
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Bad End Night, qualche cosina utile
Mappe
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Introduzione ai Personaggi
Miku Un'attrice emergente della Compagnia Burlet. Dopo la sua audizione è stata scelta come protagonista per Crazy ∞ nighT.
Rin La sorella gemella di Len. Ha un accanito fanclub. Uno dei bambini prodigio della compagnia.
Len Il fratello gemello di Rin. Un timido bambino prodigio. Molti dei suoi fan sono ricchi gentiluomini e pezzi grossi.
Kaito E' il capo della Compagnia Burlet. E' sia un attore che il direttore di scena.
Meiko Un'attrice della Compagnia Burlet. E' famosa per le sue performance straordinariamente precise e per la sua attenzione ai dettagli.
Luka La star della Compagnia Burlet, è di una bellezza irresistibile. Lavora anche come modella.
Meg Un'attrice della Compagnia Burlet, scrive anche opere in proprio. E' eccentrica.
Gack Un attore della Compagnia Burlet. Gestisce un'azienda agricola come secondo lavoro. E' diligente e ha un carattere gentile.
Glossario
Crazy ∞ nighT Un copione perduto di Burlet di cui era stato rivelato solo il titolo. E' stato ritrovato nei sotterranei della Compagnia Burlet.
Villaggio Zacry Il villaggio natale di Miku e del drammaturgo Burlet.
Mr. Burlet Un drammaturgo leggendario che, cento anni prima, diede il via ad un'epoca d'oro del teatro. Ricercava la perfezione e un aneddoto su di lui vuole che "Chiunque profani una recita di Burlet andrà incontro ad una morte infelice."
La Compagnia Burlet Una troupe d'attori fondata da Mister Burlet. Una volta molto prospera, ora ha perso quasi tutto della sua gloria passata e gli affari non vanno bene.
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mata-konya · 10 years ago
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Bad∞End∞Night - Volume Primo
Traduzione Italiana
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Prologo
* Bad∞End∞Night, novel in due volumi sulla Night Series; scritta da Hitoshizuku e accompagnata dalle illustrazioni di Suzunosuke. Si può acquistare su Amazon (I e II) o CDJapan (I e II).
* La mia traduzione è basata su quella inglese di Vgperson.
* Qui potete consultare la mappa della villa e leggere l'introduzione ai personaggi, più un piccolo glossario.
Prologo - First NighT
Slam - al rumore di lei che apriva la porta, tutte le persone festose all'interno si voltarono lentamente. Una, con boccali di birra in entrambe le mani, aveva il viso rosso ma ancora beveva; una bloccata in mezzo a due amici ubriachi; una presa in una conversazione, gli occhi che brillavano d'eccitazione; un'altra fingeva di ascoltarla; una cantava e ballava e, per ultima, una muoveva tranquillamente il suo bicchiere. Il giovane più vicino alla porta, che si stava rilassando e gustando il vino tutto solo su un divano a tre posti, notò il suo arrivo e si alzò per accoglierla.
"Sei in ritardo. Beh, che ne dici di un brindisi al nostro primo giorno? Tutti hanno già cominciato, vedi?" "..."
Lei rimase lì, senza dire una parola. Con cura, il giovane riempì di vino un bicchiere vuoto e la invitò ad avvicinarsi.
"C'era da aspettarsi che la protagonista arrivasse con un ritardo scenico. Qui c'è un bicchiere per te. Avanti, facciamo un brindisi."
Il bicchiere che ricevette era pieno di delizioso vino rosso. Guardò, vaga, il liquido rosso agitarsi nella sua mano. Mentre lei rimaneva in silenzio, semplicemente tenendo il bicchiere, il resto del gruppo notò il suo strano atteggiamento e finì per guardare nella sua direzione. I loro sguardi erano gentili, pieni di aspettativa e ottimismo. Lei chiuse forte gli occhi, picchiettò con risolutezza sul vetro e buttò giù quel rosso agitato tutto in un colpo.
"Ahh, ecco la nostra protagonista! Tutti qui, ora. Ma bevi in fretta!"
Non trovandoci nessuna colpa nell'aver bevuto il suo vino prima del brindisi, un giovane uomo dalla faccia arrossata e un sorriso da brava persona - qualcuno che aveva anche il ruolo di capo del gruppo, diede una direttiva agli altri.
"Anche tutti voi dovete accoglierla, no?"
Tutti i presenti si voltarono verso di lei e le si riunirono intorno.
"... Mi diresti la verità?" "La verità...?"
Il felice, ubriaco capo che le sorrideva spalancò gli occhi, poi sbatté le palpebre due o tre volte.
"Questa lettera... racconta la verità su questa recita."
Quando lo disse, alzando la lettera stretta nella sua mano destra fino all'altezza del viso, l'aria nella stanza si congelò. Mantenendo lo stesso sorriso che avevano un momento prima, tutti la fissarono. Nessun cambiamento d'emozioni, neanche uno sbattere di palpebre; semplicemente, rimasero fermi a chiedersi quale sarebbe stata la sua prossima azione, trattenendo il respiro. Dopo un lungo silenzio, una donna dall'aria matura appoggiò lentamente i suoi boccali di birra sul tavolo e parlò.
"Dimmi, cosa mai intenderesti con...'verità'?"
In contrasto con la casualità delle sue parole, le labbra della donna si strinsero.
"Ha a che fare con noi... col rendere questo copione una recita." "E? Cosa sarebbe, esattamente?" "... Per favore, non fare la finta tonta. È tutto scritto in questa lettera."
Lei si voltò all'improvviso per guardare la lettera bianca stretta nella sua stessa mano.
"Dove l'hai presa, di preciso?" "È stata lasciata sul palco." "Bene, allora... cosa dice? Potrei vederla per un momento?"
Il capo mise su uno sguardo duro, diverso da prima, posò il suo boccale e si avvicinò.
"Penso che tu la conosca, quindi non ho bisogno di mostrartela! ... Se ciò che dice questa lettera è vero, allora quest'opera non dovrebbe essere considerata un sacrilegio contro di "lui"?"
Nel momento in cui disse la parola "sacrilegio", tutti tremarono, gli sguardi nervosi. Vedendo quella reazione, lei si coprì la bocca con le mani. Non volendo guardare nessuno negli occhi, distolse lentamente lo sguardo e chinò la testa.
"... Quindi era vero... mi sento... così orribile. Perché fare..."
Più volte aprì la bocca per chiedere qualcosa, ma esitava a metà frase, senza formulare mai una battuta completa. Poco dopo, l'uomo che pareva il capo parlò di nuovo.
"... È semplicemente andata così. Per favore, cerca di capire... Noi-" "Non voglio le vostre scuse! Penso non sia ancora troppo tardi. Per favore, dite la verità al mondo! Sono sicura... no, sono convinta che possiamo farcela!" "Di cosa stai parlando!? Su quali basi? Nel momento in cui diremo la verità sarà la fine della nostra troupe, non capisci?" La donna matura le si avvicinò, l'ira sul viso.
"Chi potrebbe aver scritto una lettera del genere...? Dev'essere stato uno di noi, giusto?"
Un ragazzo che sedeva su una poltrona si guardò intorno come se stesse conducendo una ricerca. Ma nessuno confessò. Quando cercò di parlare di nuovo per riprendere la ricerca del colpevole, la donna matura proseguì al suo posto.
"Questo non importa, adesso. La cosa importante è che non possiamo lasciare che la verità nella lettera venga resa pubblica. Capisci?" "... Davvero, non potresti ripensarci? Ci siamo dentro tutti insieme, no? Tu non sei un'eccezione." "Sì! Se tu facessi una cosa del genere, finirebbe davvero male... Ehi, ripensaci! Per favooore!"
Una ragazza che pareva preoccupata parlò singhiozzando. I suoi occhi si stavano riempiendo piano di lacrime. L'atmosfera allegra della festa se n'era completamente andata e, persi nel mezzo della tensione selvaggia, gli attacchi verbali volavano a destra e sinistra. Pioveva tanto fuori, e il forte rumore delle gocce rieccheggiava. Lei rimase in silenzio per un po', fissando la finestra nera.
Il temporale di parole passò e piombò di nuovo il silenzio. Allora, dopo aver fatto chiarezza nella sua mente, lei parlò di nuovo.
"Uhm... per favore, ascoltate! Questo è davvero... dico sul serio, questo sarà per il bene della troupe. Ho pensato al modo perfetto per uscirne! Ma ci sono ragioni per cui non posso dirvi i dettagli ora. Eppure... Funzionerà di sicuro!" "Non ci può essere alcun modo di recuperare una volta che il mondo avrà saputo della lettera che hai raccolto. Tutti i nostri sogni, tutte le nostre speranze, andati. Sarà la fine di tutti noi..." "Questo non è vero! Per favore, credetemi e basta... per favore!"
Il capo, ancora preoccupato, incrociò le braccia, pensieroso, e guardò altrove.
"Beeeh, puoi dirci i dettagli o no? Vorrei sapere, come dire, le possibilità di successo."
Una donna dall'aria leggermente intellettuale fece per tirarsi su gli occhiali, poi sbatté le palpebre ricordando di non indossarli al momento e lasciò vagare lo sguardo per la stanza nel tentativo di nascondere il suo errore.
"Beh, io... io non posso ancora dirvelo..." "Ancora... intendi, sarai in grado un giorno?" Chiese il giovane che aveva versato il vino. "Datemi solo un po' di tempo. Poi..." "Solo un po' di tempo e ti organizzerai, eh?" "B-beh... non saprò finché non ci avrò provato... Ho bisogno di assicurarmi di alcune cose... Non posso dire che sia sicuro ora, ma!"
La donna intellettuale piegò la testa. "Uh..." Sembrò dubbiosa riguardo la risposta.
"Beh, allora non puoi chiederci di crederti senza riserve..." "Ma... perché..."
Lei abbassò la testa all'affermazione della donna matura, triste. Stavolta, una donna che comunicava un immediato senso di eleganza si alzò. Era stata in silenzio fino a quel momento. La fissò con uno sguardo penetrante.
"Perché, chiedi...? Stai insinuando che sei tu quella nel giusto, qui? Hai visto quanto abbiamo fatto tutti quanti per arrivare così lontano, no? Quanto credi che abbiamo disperatamente cercato questa possibilità? 'Non posso dire nulla ora, ma possiamo riprovarci un altro giorno' che fantasia. Nessuno si fiderebbe di una dichiarazione tanto egoista." "... Vero. È una sfortuna, ma se non ci puoi offrire niente che sia degno di fiducia, non c'è modo. Non siamo arrivati sin qui con debole risolutezza e... questo non è un gioco, sai?" "... Capisco. Ma continuo a ripeterlo, tutto ciò che vi posso dire ora è di credermi!"
"Pare soltanto che una ragazza come te, che va avanti a fatica nella vita, non capisca il significato di 'essere cooperativi". Senza esperienza, ignora la vera durezza del mondo... Come sei patetica e debole!" "Io non... non ho mai voluto dire... È vero, non ho dei grandi precedenti, ma sto facendo del mio meglio..."
Ripetendosi, artigliò la sua gonna, vicino alla tasca.
"Non potete pensarci su un'altra volta? Per favore! C'è ancora..." "Continueremo a ripetertelo, non ti crederemo se l'unica cosa che hai da darci sono i tuoi sentimenti! Hai la testa di coccio, uh?! Sembra solo che tu voglia abbandonarci proprio alla fine, o no? Traditrice!" "...!"
Quando sentì la parola "traditrice", i suoi occhi si sgranarono e lei si pietrificò come se il tempo si fosse fermato. Nello strano silenzio, un tuono ruggì e un fulmine illuminò le facce dure, arrabbiate degli altri. Lei chiuse gli occhi per pensare a qualcosa, poi li riaprì lentamente e continuò.
"Capisco. Manderò questa lettera ai giornali."
Sguardi affilati fissi su di lei.
"Prima pensavo di poter semplicemente aspettare dopo tutte le performance e presentarla all'ultima chiamata in scena. Perché pensavo che saremmo stati ancora in tempo. Ma, no... non va bene. E vi ho chiesto di credermi, ma nessuno di voi lo ha fatto. Non ho nient'altro da dirvi. Grazie per tutto. Arrivederci!"
Si voltò velocemente e fuggì dalla porta dietro di lei. Gli altri la seguirono subito, gridandole di fermarsi. Lei non si guardò indietro mentre correva il più velocemente possibile per la magione buia.
"Aspetta! Ehi, aspetta!" "Voi due, prendete le scale della zona est e coprite la porta d'ingresso e quella sul retro! I restanti si dividano e cerchino al secondo piano. Chiamate gli altri quando la trovate. Le luci sono spente, non può essere andata lontano!" "Afferrato!" "Noi andiamo giù!"
Gli inseguitori si divisero secondo gli ordini del capo. Nella fuga, lei trovò una porta, entrò e la chiuse stando attenta a non fare rumore. Trattenendo il respiro, la sua mano scivolò nuovamente alla tasca e strinse forte.
Tap, tap. Qualcuno camminava vicino a dove si nascondeva.
"... Di', sei qui?" "!"
Era la voce della donna matura. Spalancò la porta e corse di nuovo per il corridoio, superando la donna scioccata.
"Ehi! Era qui! Al secondo piano! Si sta dirigendo verso le scale principali!"
Gli altri, che dovevano averla sentita, si diressero uno per uno verso le scale.
Lei arrivò subito al corridoio che conduceva alle stesse scale, ma le sue vie di fuga tutt'intorno erano bloccate. Un muro dietro di lei, le scale di fronte a lei; due persone al piano di sotto e, rispettivamente, tre a sinistra e due a destra.
"Ora... basta correre. Non abbiamo ancora finito di parlare. Andiamo dietro le quinte."
Il capo fece un passo verso di lei.
"Stai lontano...! Sono seria. Non avvicinarti!"
Il chiaro di luna dietro la grande finestra alle loro spalle fece scintillare il bellissimo coltello dorato e lei strizzò gli occhi al bagliore. La pioggia si era fermata. Lei tese il suo braccio sinistro, con il pugnale, e si voltò per puntarlo al capo. Un singhiozzo rieccheggiò per il corridoio. Il capo la fissò e il suo pomo d'Adamo tremò.
Eppure... nonostante il giovane uomo sembrasse spaventato dalla sua minaccia, per dimostrare che una cosa simile non lo preoccupava, fece lentamente un passo... e un altro verso di lei, accorciando la distanza. La sua andatura spavalda era quasi da predatore. Al vederlo, le sue mani presero a tremare con forza.
La lettera nella sua mano destra volò giù per le scale. Di sotto, il ragazzo che stava osservando attentamente gli altri scattò.
"Abbiamo la lettera!" "È... è inutile! Disporre della lettera non cambia la verità!"
Lei strinse la presa sul pugnale, mettendoci anche la mano libera sopra. Lentamente, puntò il lato affilato verso la ragazza di sotto, davanti alle scale. La ragazza rabbrividì dalla paura.
"...! Aspetta! Calmati! Possiamo parlarne!"
Il capo improvvisamente si mise a correre e la raggiunse. Lei fu troppo lenta nel cercare di colpirlo col pugnale e lui riuscì ad afferrarlo con le sue grandi mani.
"Lascia il coltello!" "No!"
Lei agitò disperatamente le braccia per liberarsi da lui. Pian piano, gli altri sullo stesso piano cominciarono ad avvicinarsi.
"Lasciami andare! Qualcuno...! Aiuto!" Urlò lei, agitata. "Oooh, questo non va bene. Se qualcuno venisse..." "Ora calmati, forza!" "No! Qualcuno, AIUUUUTO!" "È troppo buio per vedere qualcosa! Per favore, basta con queste cose pericolose e senza senso!"
Lei smise bruscamente di opporre resistenza. Anche l'uomo si fermò. Ma un momento dopo, lei si buttò con forza a sinistra. Involontariamente senza controllo, il coltello attraversò il braccio destro dell'uomo, spandendo una parabola di sangue fresco. La sua faccia si contorse dal dolore. Lei allontanò il giovane-
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!"
La ragazza di sotto urlò. Lei si voltò a destra e guardò giù, vedendo il ragazzo che, disperato, afferrava la mano della ragazza e cercava di correre giù per le scale. Lei tese la gamba per fare la stessa cosa ma, un momento dopo, il giovane la afferrò per i polsi. Con solo la sua mano sinistra sana, cercava di nuovo di immobilizzarla.
Le scale dietro e il giovane davanti che la teneva con una sola mano, era completamente incapace di liberarsi. I due fecero per poco un tira e molla ma, alla fine, si ritrovò vicina all'uomo. Gli altri, tesi, attenti, si avvicinavano da dietro per offrirgli aiuto.
"Arrenditi... vieni con noi!" "No... no!" "Perché?! Dobbiamo solo parlare... E allora noi..."
Guardò l'uomo che aveva di fronte per un po'. Le lacrime cominciarono a sgorgarle nuovamente dagli occhi.
"... Chi è il vero traditore qui!? Io... io non voglio più fidarmi di nessuno di voi!"
La sua faccia si pietrificò all'istante in un'espressione terrorizzata. E le sue mani, che lei cercava disperatamente di tirare indietro, vennero lasciate.
"... ... ..."
La grande mano dell'uomo si tese verso di lei. Altre quattro mani arrivarono da dietro.
Lei tese le braccia, ancora stringendo il pugnale, verso di lui. Ma non tagliò altro che lo spazio vuoto.
Il breve momento in cui lei cadde giù per le scale sembrò quasi essere al rallentatore, e tutti si congelarono al vederlo, come se fossero destinati ad assistere in eterno alla scena di un incubo infinito. Lei giaceva col viso rivolto verso l'alto, alla base della grande scalinata, la luce sparita dai suoi occhi, ora vuoti. Nel suo petto, piantato in profondità, c'era il pugnale dorato che non aveva voluto lasciare andare fino alla fine.  
Un applauso riecheggiò per il corridoio vuoto. La prima scena di una performance davvero tragica.
[Capitolo Primo]
Note
- Il titolo l'ho lasciato in inglese per un determinato motivo e sarà chiaro fra qualche capitolo - ma pure adesso, dai-
- Il prossimo capitolo è già stato tradotto e verrà pubblicato fra tre giorni, se la betatura non richiede ulteriore tempo.
- Non ci si è capito niente? E' così che dev'essere. U.U
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