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Passengers: quando capisci che il detto “meglio soli che male accompagnati” è una stronzata colossale
Passengers è un film con Jennifer Larwence e Chris Pratt.
“Miii che bonaaa, miii che bonooo!1!!”: ecco, sia il pubblico femminile che quello maschile è stato fregato in questo modo. Tranne chi si è affidato al Dio Streaming, ma sorvoliamo.
La storia è un classicone: la terra è sovrapopolata, zozza, brutta e cattiva, così si estraggono a caso delle persone tra quelle con almeno un antenato che era stato nel pubblico di Forum o della Vita in Diretta, le si mettono su una nave spaziale tutte belle addormentate e le si manda a colonizzare un nuovo mondo di speranza, perifrasi molto in voga nel futuro per dire: “fuori dai coglioni”.
Questo viaggetto della durata di 120 anni nel nulla più assoluto avrebbe ucciso chiunque per rottura di palle fulminante (e pare che nemmeno in futuro la Scienza abbia trovato una soluzione), tuttavia i nostri compagni di viaggio dormivano beatamente russando in maniera così fragorosa da generare così tante vibrazioni da mettere in pericolo l’integrità strutturale della nave (e alla fine secondo me è andata proprio così).
Ma all’improvviso, il povero Chris Pratt subisce quello che a nessuno dovrebbe mai capitare quando dorme: si sveglia prima. Ma non 10 minuti prima, che uno snooza la sveglia e si gira dall’altra parte, bensì tipo una novantina di anni prima. N O V A N T A N N I P R I M A.
Appena sveglio pensa: “Ammazza che fissa sto viaggio, già semo arivati? No come la Marozzi, mortacci sua, ogni due ore fermi al benzinaro coi vecchi che devono scende a piscià e checcojoni!”. A proposito, si alza e comincia a girovagare per la nave spaziale cercando il bagno ma stranamente non c’è nessuno a cui chiedere dove sia. ODDIO E MO?! Presto la pipì diventa l’ultimo dei suoi problemi perché un simpaticissimo computer di bordo figlio illegittimo di Siri, rifiutato dalla madre e per questo stronzo fin nel midollo, gli annuncia che è l’unico deficiente che si è svegliato prima.
Panico-pa-panico-pa-panico-paura! E ora che si fa? Innanzitutto il caffè in tazza grande, da 25 litri come minimo, visti tutti gli anni passati a dormire. Cerca di mandare un messaggio sulla terra ma il sistema gli dice che ci sarebbero voluti 29 anni come con una Wind qualsiasi, anche se stavolta non c’entra lei ma la relatività. Poi si mette a cercare da mangiare, corrompe il computer di bordo promettendogli un upgrade alla ram e riesce a farsi preparare pasti degni di un Mc Donald in via di dismissione che però a lui piacciono tantissimo perché è coatto inside.
Passano i giorni, le settimane, i mesi, sempre completamente solo mentre tutti gli altri russano e lui rosica a livelli cosmici tant’è che a un certo punto non ce la fa più e medita di suicidarsi lanciandosi nello spazio, ma alla fine non lo fa. A questo punto del film lo spettatore medio ha già pensato anche lui almeno una volta al suicidio, ma ancora non sa bene perché.
Il nostro Chris è il padrone assoluto della nave per un anno intero, e dopo aver tentato invano di accedere alla sala macchine per reimpostare il navigatore, non gli resta che farsi una serie interminabile di pippe. Più pippe delle stelle dell’universo visibile! E qui allo spettatore maschio vengono le occhiaie al solo pensiero, e gli scende anche una lacrima perché capisce che proprio il potere salvifico della pippa gli ha evitato in precedenza il suicidio (eh gli uomini, sono menti semplici, si sa).
Ma in effetti non è proprio solo. In una sala della nave c’è una curiosa ricostruzione di un bancone da bar con un robot che serve i drink che è una chiarissima citazione del film Shining. Al che ho pensato: “Ma allora forse lui è pazzo?!”. Più semplicemente stavo impazzendo io. Questo caro robot umanoide, oltre a farlo ‘mbriacare come una zucchina ogni giorno, diventa il suo unico amico e in una delle loro innumerevoli dissertazioni filosofiche gli dice: “Sai uomo, io ti invidio davvero. Stai ogni giorno qui a farti le seghe e io non potrò mai perché sono un fottuto mezzobusto robotico!”. Ed ecco che improvvisamente l’intelligenza artificiale travalica quella umana, ma ben scarsa, del nostro viaggiatore e gli dice: “Ma basta farti le pippe come un quindicenne! Qui è pieno de sorca! Basta svegliarla!”. A Chris non gli pare vero. Si fionda nel dormitorio e decide di svegliare una tipa davvero mozzafiato di nome Aurora manomettendo la sua capsula.
Questa Aurora la prende malissimo. Si dispera. Si chiude in sé stessa. Poi esce e cerca disperatamente di trovare un modo per invertire la rotta. Lui ovviamente non le dice niente perché sennò l’incazzatura, verosimilmente, avrebbe sprigionato l’energia di una supernova. Allora va dal robot cameriere e gli dice “Amico mio, sai mantenere un segreto?” “Avoja zì, già ho capito brutto porcellone, nun te preoccupà, so’ na tomba, mo però tu vai e bombatela!”.
E va proprio così: i due si innamorano (vero amore? noia? abitudine? sticazzi?) e cominciano a rassegnarsi ad una vita di coppia chiusissima. Sempre loro due, solo loro due, mai un uscita con gli amici, mai una scappatella, ma in compenso si tromba alla grande mentre si sfreccia vicino alle stelle alla metà della velocità della luce senza rispettare la distanza di sicurezza, molto diseducativo per i giovani, molto. Lo spettatore a questo punto spera con tutte le sue forze che succeda qualcosa perché non si può mica sopportare un film intero di scopate, manco su YouPorn dai, a tutto c’è un limite. E in effetti qualcosa succede.
L’efficiente cameriere robot non sa tenersi un cecio in bocca e appena si trova solo con la bella Aurora vuota il sacco con una nonchalance insospettabile per una macchina (che successi questa intelligenza artificiale!). Mosso da un terribile rodimento di culo codificato in zeri e uni, dice alla povera Aurora che è stata svegliata di proposito solo per scopà: “Eh sì Aurò, che te credevi? L’omini pensano solo a ‘na cosa!”. Al che Aurora SI INCAZZA: urla, sbraita, impreca, tenta di uccidere a martellate il poro Chris, tiene il broncio, ma alla fine abbozza.
A questo punto si sveglia anche Morpheus, quello di Matrix e dice “Cazzo stavolta non la dovevo prendere la pillola blu dove sono finito perdio?!”. No vabbè, comunque è veramente lui che qui è un pezzo grosso dell’equipaggio e allora i due ex-innamorati si fomentano perché magari potrebbe riuscire a fare qualcosa. Ma la sua unica preoccupazione è capire cosa è successo alla nave, ed è presto detto: si sono verificate DICIASSETTE avarie tutte contemporaneamente. La lezione è che non fare la revisione alle navi spaziali non è mai una buona idea, ma i meccanici sono facilmente corruttibili anche nel futuro, eh signora mia cosa ci vuole fare!
A questo punto lo spettatore sta esultando per la comparsa di un altro attore che risollevi le sorti della storia ma, ahimè, la gioia è effimera: Morpheus è molto malato perchè la sua capsula era la più sfondata di tutta la nave spaziale e i suoi organi si stavano già da tempo lentamente spappolando. Crepa nel giro di pochi minuti nell’indifferenza generale. Intanto i sentimenti di lei per lui seguono più o meno lo schema “io ti amo poi ti odio poi ti amo poi ti odio e poi ti apprezzo”, rendendo il tutto così melenso e assurdo da sperare che un buco nero risucchi loro, la navicella, il cinema, gli spettatori, tutto. Ma ecco che, colpo di scena, si scopre che a sta navicella non era stato manco fatto il cambio d’olio e il motore si grippa. “Ammazza che purciari!”, penserete, ma con tutti i soldi che avranno pagato Jennifer Lawrence e Chris Pratt è già tanto che non li abbiano mandati nello spazio con una lambretta.
Ma non tutto è perduto: lui è giusto giusto un meccanico! E ovviamente per riparare un guasto terribile in una nave spaziale gigante basta spostare un piccolo pezzettino, come per qualsiasi automobile terrestre solo che dopo ti fanno pagare 500 euro di manodopera perché “ao me so fatto un bucio di culo signò, ma mo va mejo de prima!”. Il film sarebbe già potuto finire da mezz’ora, ma l’odio della produzione per gli spettatori arriva a propinarli l’apoteosi dell’assurdità: il poro Chris si becca in faccia una fiammata da tipo 2 MILIONI di gradi, non si brucia, ma viene sparato fuori nello spazio e sta andando alla deriva recitando il solito copione “lasciami andare, salvati almeno tu, ricordati di cambiare la sabbietta al gatto”, e cose così. Ma lei capisce definitivamente di amare quel meccanico e allora si mette la tuta e va lì fuori a salvarlo. YEAH!
Lo riporta dentro ma, OPS, è morto. Lo so che avete esultato anche voi lo so, ma ovviamente non è finita. Aurora lo porta in infermeria, lo mette in una capsula e nel menù di Windows 27, tra Riavvia e Arresta il sistema trova una voce “RESUSCITATIONresu”.
MA COSA CAZZ?!
Sì, avete letto bene, e con tanto di sottomenù pieno di opzioni per una resurrezione efficiente e su misura. Lei, per non sapere nè leggere e nè scrivere, seleziona TUTTO. Il computer fa il suo dovere e riesce a resuscitare Chris (ma dai!) e così vissero tutti felici e contenti. Soli, ma contenti.
Il finale: dopo i 120 anni la nave arriva a destinazione, si svegliano tutti gli altri passeggeri e trovano un casino tremendo, tutto fuori posto, cagate sui muri, cessi otturati, il delirio. No scherzo, trovano semplicemente una ricca vegetazione coltivata dalla coppia e un libro scritto da lei in cui racconta la loro triste ma romantica storia.
Lo leggono con attenzione e infine scendono dalla nave e vanno a colonizzare il pianeta mentre un “ESTICAZZI” colossale riecheggia in tutto l’universo conosciuto.
L’amore vince sempre sull’invidia e sulla crioibernazione difettosa. <3
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La Corrispondenza: un film sull’amore, la psicosi, e la corrispondenza tra le due cose.
La Corrispondenza è una storia d’amore. Doppiata come una fiction tedesca in onda prima del telegiornale delle venti, ma pur sempre una storia d’amore.
E fin qui vabbè, tutto bene: dovrebbero trovarla accettabile le coppiette, i single irrimediabilmente romantici (e per questo single), le donne reduci da storie disperate alla ricerca del vero amore (e per questo single), gli uomini che hanno portato la tipa che gli piaceva alla prima uscita a vedere questo film per mostrarsi sensibili (e per questo rimarranno single).
Ma, in effetti va molto peggio: la storia infatti è tra una giovane studentessa di astrofisica particolarmente figa (ottimo esempio di singolarità), e un professore che è il ritratto esatto della tristezza e, infatti, dopo nemmeno venti minuti muore. La povera amante rimane di sasso quando ad una conferenza tutti lo danno per morto e invocano un minuto di silenzio. Pensa che sia un bello scherzone, ma poi apre Wikipedia e la verità le crolla addosso come un macigno.
Non fosse altro che il suo amore defunto le aveva mandato delle lettere, dei fiori, dei video in cui si riprendeva facendole credere che fosse ancora vivo. A questo punto metà delle persone nel cinema si stavano chiedendo “ma questo in che categoria di YouPorn si colloca?”, domanda che purtroppo il regista lascia insoluta e che apre le porte a un sequel.
Per qualche ragione vengono recapitati a casa della tipa un sacco di filmati con lui che parla di una quantità di cazzate tale da indurre chiunque al coma diabetico. Ma lei niente, ascolta tutto con la faccia sognante e scanzonata della gallina Rosita negli spot del Mulino Bianco. Eh che cosa non fa l’amore signora mia!
Come se non bastasse ogni tanto manda dei messaggini al cellulare del morto, e attende invano risposta perché probabilmente in paradiso il segnale è un inferno come qui sulla terra. Riesce addirittura a litigare con il tipo in un suo video postumo, segno che nemmeno la morte ci libera dalle scenate e le stravaganze delle donne, eh birichino di un Tornatore, ti abbiamo capito sai.
In preda allo sconforto, la ragazza decide di mandare “AMORE” al 48248 e come unico risultato ottiene la sospensione delle spedizioni di video del suo defunto professore, disperandosene ulteriormente. Alcuni spettatori a questo punto erano già con una flebo di eroina in entrambe le braccia, ma andiamo avanti.
Voi penserete che questa sia completamente pazza, e vi giuro che lo pensavo anch’io, ma poi a un certo punto un notaio le dice che il morto le ha lasciato in eredità una casa e allora si capisce che non è solo pazza ma anche sculata all’inverosimile. Cerca allora in tutti i modi di far ripartire le spedizioni di video perché proprio non può fare a meno dei clippini del suo defunto amato.
All’improvviso, il genio: gli manda un sms con scritto EdEdEdEdEdEdEdEdEdEdEd, il suo nome “Ed”, 11 volte perché lui una volta, sotto acidi, le aveva raccontato che, secondo la teoria delle stringhe, esisterebbero 11 noi stessi disseminati in vari universi e, quindi, evidentemente basta ripetere il tuo nome 11 volte (per Beetlejuice ne bastavano solo 3, che oltraggio) e chissà che sarebbe successo.
Ora, prendendo per buono che esistano davvero altre 10 copie di noi stessi, magari non gliene fotte una beata minchia di noi, magari non sanno nemmeno che esistiamo, e sicuramente non sono al cinema a vedere questo film ma, più probabile, quello di Checco Zalone. Ma questa è un’altra storia.
Dopo questo messaggio le viene attivato un abbonamento a giochi e suonerie che le fa spendere 20 mila euro a settimana e per non ipotecare la casa appena ricevuta prova a mandare lo stesso messaggio con un “Ed” in meno, ‘nsè sa mai, e udite udite: non solo le si disattiva tutto, ma il tipo le manda un ultimo video in cui, di spalle, le confessa finalmente che era molto malato, stava per morire, e non gli andava di trombarsela per l’ultima volta come tutte le persone normali perché alla fin fine era sempre un professore di fisica e i professori di fisica queste cose non le fanno.
A questo punto la situazione al cinema era la seguente: dietro di me c’era una ragazza che piangeva, accanto a me una signora che si era rifugiata in Candy Crush, e io dicevo a voce perfettamente udibile “EDDAJE STRIGNI!”, mimando l’inconfondibile gesto del pugno che si apre e si chiude con la mano.
Quando il film è finito i pochi che non si erano tagliati le vene si sono trascinati fuori dal cinema imprecando contro l’amore, la vita e l’Atac. Non per niente il soprannome della protagonista era “kamikaze”: infatti si è schiantata contro i vostri coglioni.
In definitiva la morale è che vi è una corrispondenza perfetta tra amore e psicosi, e non parlo solo di quella della protagonista: se siete andati, o volete andare a vederlo, io un paio di sedute in analisi andrei a farmele.
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The Real Star Wars VII
Lo so che dovrei dire ATTENZIONE SPOILER, ma non sarebbe la verità, poiché il cinema è arte e ognuno ci vede quello che vuole. Dopo questa minchiata vi giuro che cercherò di camuffare abilmente gli spoiler tra le stronzate, sebbene a quest’ora il 99% della popolazione mondiale dovrebbe avere già visto Star Wars, altrimenti de che stamo a parlà? Se siete in quell’uno percento, CORRETE AL CINEMA MALEDIZIONE, altrimenti sticazzi, as usual.
Allora, premetto che, quando un film si fa attendere per decine di anni, il nemico più grande del regista non è il critico, ma una creatura sfuggente sebbene pericolosissima: l’aspettativa. Alla fine a fottervi sarà quella, e non il povero J.J., che ha fatto tutto quanto era in suo potere per non resuscitare Jar Jar Binks o Darth Vader dall’oltretomba, ma che volete, non è così facile ritrovare tutte le sfere del drago in tempo, però per il prossimo film si vedrà.
La storia comincia come tutti si aspetterebbero: grafica giallosa che scorre in obliquo e recita: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, dove il PD fortunatamente non esisteva, l’impero era stato sconfitto e la galassia in seguito a libere elezioni era finita nella merda più di prima. Ma tanto abbiamo fatto un film fichissimo per salvare il salvabile, grazie per essere venuti, e spegnete i cellulari in sala”.
La crisi aveva colpito duro anche lì, ma siccome era già stata salvata la Grecia non si è potuto fare niente e tutti sono morti di fame alla meno peggio sui rispettivi pianeti. Notiamo subito che è un film di fantascienza dal fatto che dopo tanti anni nessuno aveva ancora un iPhone ma comunicavano con rudimentali ologrammi o radio de mi nonna, rivisitate in computer grafica per sembrare moderne.
Incontriamo dunque la nostra beniamina, Rey.Ovviamente su un pianeta sabbioso: Tatooine 2, chiamato però Jakku per motivi di copyright poiché si poteva confondere con Milano 2 (e poi chi lo sente abberlusconi?!). La nostra eroina fa una vita di merda che la metà basta, raccogliendo monnezza meccanica sotto lo sguardo indignato delle vecchiette che la apostrofano con “Va a lavurar, barbun!”. Ma il destino ha in serbo qualcosa di grande per lei: l’incontro con un cagasotto imperiale, tale Finn, che scappa dal Primo Ordine, una specie di Forza Nuova cosmica, lui dice perché non condivideva i metodi terribili dell’organizzazione, in realtà perché è segretamente innamorato di Kylo Ren, a cui però piaceva la figa.
Questo Kylo Ren è il nuovo cattivo, e come tale merita rispetto. Ha anche il casco “alla Darth Vader” per non farsi mancare niente, però si rivela più isterico di una tipica principessa Disney, in preda a evidenti crisi ormonali pre-adolescenziali, e con un innegabile problema di dimensioni del pene, almeno a giudicare dallo spadone laser ENORME che si è autocostruito per compensazione (gli psicologi in sala confermeranno).
A questo punto abbiamo già due ingredienti base di Star Wars: - l’eroe che fa una vita di merda - il cattivo un po’ pippa al sugo
E infatti il cattivo si fa scappare un robottino, che sembra la controfigura di Wall-e, che portava con sé in una pennetta USB l’indirizzo della nuova casa di Luke Skywalker dopo che era scappato dalla vecchia casa a San Lorenzo con 20 anni di affitto arretrati e il padrone, il Supremo Leader Snoke, una specie di Gollum invecchiato e malconcio, che lo aspettava sotto casa con le bollette in mano. Praticamente il resto del film si svolge così: Kylo Ren deve ritrovare Luke Skywalker per consegnarli formalmente il provvedimento di sfratto con la Forza, ma per farlo deve recuperare il robottino, che casualmente è finito su Jakku ed è stato trafugato da Rey e Finn che vogliono riportarlo ai ribelli del Movimento per la Casa Galattico in modo da proteggere il povero Luke. Siccome l’ATAC nella galassia fa ancora più schifo che a Roma, sono costretti a rubare un vecchio taxi abusivo che poi si rivela essere nientepocodimenoché il Millennium Falcon. Strada facendo incontrano Harrison Ford, interpretato da Han Solo…o era il contrario?…vabbè insomma un vecchio che si regge in piedi a malapena a cui avevano sequestrato il Falcon perché non ce la faceva più manco a premere la frizione. Cewbecca invece si rivela in ottima forma, merito dei croccantini Miglior Wookiee, “solo il meglio per la salute del tuo wookiee domestico, anche sterilizzato”. (occhei, lo ammetto, era una marchetta, VA BENE?!).
Intanto, mentre Kylo Ren continua a giocherellare con il suo spadone, il robottino riesce ad arrivare dai ribelli, e per festeggiare organizzano un party a base di coca durante il quale Rey, strafatta, comincia a usare un dildo che si rivela essere in realtà la spada di Luke Skywalker. A questo punto la Forza si risveglia e urla: “AO! MA CHE SE FA COSI’?!”. Luke, sente un tremito nella Forza, e percepisce che ha l’occasione di farsi riportare il suo vecchio dildo, in modo da divertirsi un po’, visto che lì dove si nasconde non c’è n’anima viva. Allora fa capire a Rey che deve andare a cercarlo, peccato che l’indirizzo nel robottino sia incompleto e manchi il numero civico. Ora, una cosa è cercare il civico in una traversa della Tiburtina, diverso è farsi megaparsec di strada a piedi che proprio boh.
Ma ecco, COLPO DI SCENA: C1-P8, che era in modalità risparmio energetico di Windows da 30 anni, si riavvia da solo. Qui capiamo di nuovo che è un film di fantascienza perché qualsiasi cosa con Windows installato si riavvia da sola almeno una volta a settimana, magari avvenisse dopo 30 anni, MAGARI! Sul desktop di C1 c’è, ‘CCEZZIONALE (qui cameo di Piccinini), il NUMERO (altro cameo di Piccinini) civico a cui trovare Luke. Festa grande, Rey va in botta di nuovo e Finn manda un messaggio a tutti i suoi amici per dare la lieta notizia, compresi alcuni gruppi su WhatsApp tra cui:
- “Che facciamo a Capodanno?” - ”Ai lov Primo Ordine.
Eccallà! Il danno è fatto.
Kylo Ren riceve la notifica, scorre WhatsApp e legge anche un “TI AMO <3” che Finn gli aveva scritto tempo prima. Dunque si incazza così tanto che incenerisce un sistema stellare a caso con la Base Starkiller, una nuova Morte Nera gigante che prima di sparare dove ciucciare una stella intera e un paio di CocaCola con l’aggiunta di una Vigorsol. La ribellione indignata decide di distruggere la Base Starkiller, tanto c’è sempre il solito punto debole segnalato sul forum Hardware Upgrade, basta cercare. Tocca disattivare gli scudi e far saltare tutto con gli X-Wing, senza poter salvare mai, facile eh.
Durante l’operazione accade l’irreparabile: Han Solo incontra Kylo Ren e gli dice “IO SONO TUO PADRE”, ma stavolta non se l’incula nessuno perché lo sapevamo tutti già dall’inizio del film. Allora per la delusione si fa infilzare dallo spadone laser del figlio che è così imbranato che gli cade pure il casco e vediamo che è in realtà un maldestro cosplayer di Loki che non avevano nemmeno fatto entrare al Romics. Intanto esplode sto mondo e quell’altro perché la Base Starkiller l’avevano comprata all’IKEA, e alla fine questo è quello che succede, con in sottofondo un “A PURCIARI!” che riecheggia in tutto l’universo. Tutto è Ben…AHAHAH (scusate)…dicevo bene, quel che finisce bene: la base è distrutta, Kylo Ren e gli altri cattivi si salvano scappando dal Supremo Leader Snoke, la ribellione ha vinto di nuovo, e arriva il momento più commovente di tutto il film in cui la Principessa Leia (che c’ha tipo 80 anni) apprende della morte del marito Han Solo, agita le stampelle in aria e grida: “E MO CHI M’O CAMBIA ER PANNOLONE?!”. Al che tutti sentiamo una vergenza nella Forza che pare dire: “STOCAZZO!”, ma capiamo immediatamente che il malcapitato sarà il povero C-3PO. Anche Rey percepisce qualcosa e si ricorda che deve riportare il dildo laser a Luke. Parte seguendo il navigatore, e dopo parsec e parsec di “svolta a destra”, “alla prossima supernova fare inversione a U”, “al buco nero sempre dritto”, arriva a destinazione. Scena finale: Rey e Luke si guardano intensamente dritti negli occhi mentre lei regge il dildone e lui ha un espressione che significa una cosa sola: “Cazzo, ho finito la vaselina! NOOOOOOOOOOOO!”.
PAPPAPPA’-PA-PPAAAA…PAPPAPPA’-PAAA-PA…PAPPAPPA’-PAAA-PA…PAPPAPPAPPA’
Titoli di coda.
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