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“Perché sei ancora sola?”
“Perché credo ancora nelle favole.”
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T'innamorerai di qualcuno che non ti amerà, per non aver amato qualcuno ti amava.
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E sempre così: siamo attratti dai posti ancora non scoperti, dalle persone sconosciute, dagli oggetti fuori dalla nostra portata, dai traguardi lontani. È tutto una ricerca di ciò, che non possediamo e che non abbiamo toccato fino ad ora, di ciò, che non abbiamo compreso pienamente. Perché continuare ad inseguire le incertezze? Non sarebbe più opportuno restare al riparo? Aggrapparsi ad un punto fermo invece di rimbalzare da un'idea all'altra? Sistemarsi una volta e per sempre, conoscendo il futuro che ci aspetta?
Certo, che sarebbe meglio. Nonostante questo, non ci adegueremo mai. Ci saranno quelli più audaci e quelli più timorosi. Quelli che non avranno paura di mollare tutto e iniziare da capo e quelli a cui basterà una piccola pazzia per sentirsi vivi. Ed ecco la risposta: rincorriamo qualsiasi tentennamento per mantenere la certezza che siamo vivi. Tradiamo, anche se ammettiamo di essere felicemente sposati. Cambiamo il mestiere, anche se guadagniamo abbastanza. Ci trasferiamo dall'altra parte del mondo, sebbene sappiamo perfettamente che si sta bene solo a casa. Perché come cantava uno, “la vita è un brivido che vola via”. Se non la senti addosso, non vivi. E fin dei conti, di tempo c'è ne poco.
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Se avessi la possibilità di vederti ancora, ti direi che sei il più grande rimpianto della mia vita. È proprio vero ci si resta sempre intrappolati nelle cose non vissute. Tu sei la cosa che non ho neanche iniziato a respirare, a prenderci gusto. Avrei voluto, ma non mi sono azzardata. In questo modo, per il resto dei miei giorni sarai la mia gabbia, la cella dalla quale guarderò il mondo. La tua ombra sarà presente in ogni scelta che farò, ogni persona che incontrerò, ogni posto che visiterò. E continuerò a domandarmi: se lui fosse qui con me? Sarei felice? Saremmo felici? Sarebbe stato opportuno mollare tutto solo per lui? Un altro dubbio che non troverà mai una conferma. L'unica fermezza che ho, che nella vita bisogna rischiare. Certe volte occorre non riflettere, non cercare le soluzioni migliori, non immaginare cosa ci porterà il futuro ma semplicemente affidarsi all'istinto e buttarsi. Ci chiudiamo nelle gabbie che abbiamo costruito da soli con tanta fatica e ricercatezza. Gabbie fatte di paure, delle nostre convinzioni inattaccabili, di ciò che vogliamo sembrare o tentiamo di diventare.Ti ho perso perché come dicevi pensavo troppo. Pensavo a quello che era già stato e a quello che sarebbe accaduto. Così non mi sono mossa da nessuna parte. In effetti, pensare ti blocca, ti costringe a stare fermo. Ogni tanto ti fa prendere le decisioni ragionevoli, ma non significa affatto che esse siano lecite. La vita non è come matematica: non servono a niente le formule. Anzi, la complicano ancora di più perché non sempre con la sessa regola si possono risolvere due casi analoghi. Ti do tutta la ragione: ho sbagliato di grosso. Averti accanto è stata l'esperienza più bella che avessi mai provato. Non mi capiterà mai più né con te, né con nessun altro. C'è ancora una cosa che ho imparato: nella nostra esistenza nulla succede due volte. I ricordi si chiamano i ricordi perché devono appartenere al passato. Non ha senso cercare di risvegliarli, non rivivremo le stesse sensazioni e non saremo in grado di riprodurre le stesse immagini. Perciò, forse giusto che sia così, che tu rimanga il mio più grande rimpianto. D'altro canto, me lo merito di soffrire. Ho negato di poter amare e di essere amata.
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Ti racconto una storia.
Che storia?
Una storia triste. Sai, dicono che i bambini siano delle creature più sincere del mondo. Dicono anche che i bambini sappiano trovare la gioia in qualsiasi cosa, che gli manchi poco per essere felici. Lei non era una bambina felice. Non era neanche infelice ma sin da piccola aveva la consapevolezza che si poteva avere di più. Vedeva gli altri bambini e si rendeva conto che loro erano contenti, lei no. Nonostante i suoi cercassero di darle il meglio possibile, lei lo vedeva, come vedeva che la sua Barbie era taroccata e le scarpe ed i vestiti non erano di marca. I vestiti che non doveva sporcare perché non ne aveva tanti. Odiava i jeans scuri, ci voleva una settimana per metterli da lavare. E lei voleva vestirsi carina uguale alle altre ragazzine: rosa, viola, bianco. Ma capiva che non poteva farlo.
Meglio nascere stupidi. Chi è stupido vive, vive veramente. Non sa e non vuole sapere, non comprende e non vuole comprendere. Va avanti accontentandosi di ciò che ha, non aspetta nient'altro. Era la sua maledizione notare quelle cose a cinque anni. In questo modo lei non ha mai imparato a vivere, non ha mai imparato ad essere felice. Perché se guarderai il mondo senza osservarlo non ti porrai mai nessuna domanda e non ti interesserà mai nessuna risposta. Vivrai pienamente solo il presente e alla fine è ciò che conta.
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