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“Attento che ti scotti, dissi a me stesso. Ma il fuoco fu più veloce del mio avvertimento. E così mi ritrovai col dito pulsante sotto l'acqua fredda a cantare una vecchia canzone che faceva più o meno: Ti chiedo scusa se non è lo stesso Di tanti anni fa Leggo il giornale e c'è Papa Francesco E il Frosinone in Serie A. Sorrisi a me stesso, mentre avvertivo un vago sentimento di distanza da casa, anche se da un sacco di tempo non c'era nessun posto che chiamassi casa. In realtà non mi ero mai sentito davvero a casa da qualche parte nel corso della mia vita. Nemmeno l'infanzia era il rifugio ideale. Certo, ne avevo scritto, avevo dato l'impressione che fosse stato un tempo felice, ma avevo truccato le carte in modo che apparisse l'età del rimpianto. Non lo era stata, in qualunque direzione della mia vita puntassi lo sguardo vedevo sempre me e loro. C'ero io, poi c'era da qualche parte il mondo, e in mezzo sempre una sorta di pellicola porosa che mi impediva di lasciarmi andare. Non l'avevo mai strappata. Anche quando avevo dato agli altri una sensazione di assoluta empatia, io avevo continuato a sentirmi solo. Forse perciò guardavo sempre le stelle, perché sapevo sin da bambino che brillavano nella solitudine di uno spazio profondo che somigliava così da vicino alle paure che avevo cercato di colmare con vangate di nulla. A piene mani. Con la pazienza certosina, la scrittura minuta del monaco che trascrive parole delle quali gli sfugge il senso. Invano, quindi, naturalmente. Attimi di sospensione dal mondo reale, o almeno da quello che percepivo lo fosse, lunghi anche quarantotto, settantadue, novantasei ore, nei quali mi mettevo a distanza inequivocabile dal senso della misura. Anche dalla ragionevolezza. Baratri dai quali poi riemergevo a fatica, riprendendo lentamente la direzione di marcia con qualche scheletro in più nell'armadio. Finché erano diventati troppi e avevo iniziato a lasciarmeli alle spalle lungo la strada, come il severo monito per qualcuno che avesse percorso il mio stesso sentiero. Ma quella sera in cui mi ero incautamente avvicinato alla fiamma viva fui mosso da una certa indulgenza. Sedevo a dorso nudo su un balcone che guardava a sud a osservare il cielo qualche ora dopo il plenilunio. Fumavo, me lo ricordo bene, poi bevvi un bicchiere per pensare al meglio. Per rivivere all'infinito lo stesso sbaglio.”
— Rosario dello Iacovo
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Resteremo solo due che non sono riusciti ad amarsi.
Io ti vorrò bene per sempre, tu pure, ci cercheremo nelle altre persone, ci mancheremo continuamente, ma non torneremo più indietro. L’amore, nel nostro caso, ha rovinato tutto.
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io e te siamo un casino.
come si descrive una cosa a cui non si può dare un nome?
più che amici,
non fidanzati.
un po' amanti?
forse più di un po'.
innamorati?
io sicuramente,
ma tu?
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C’è una parte di te di cui con gli altri non parli mai.
L’ansia,gli attacchi di panico.
La paura che ti si legge negli occhi quando stanno arrivando.
Le crisi.
Quando tutto diventa nero.
Che poi ormai li riconosci,lo sai che stanno arrivando.
La notte prima sei euforica: balli,ridi,scherzi..ma hai una strana sensazione di iperattività indice del fatto che stanno arrivando,sono lì,sono loro.
La notte fai un incubo,hai una paralisi,la mattina dopo ti svegli angosciata.
Ed eccolo che arriva.
Senza pietà.
Senza risparmiarti.
Comincia piano ad insediarsi dentro di te,ti saluta timidamente e pian piano si impossessa di te.
Ti viene da piangere e non sai perché,sei tesa.
E poi eccolo che arriva,ti tira uno schiaffo senza pietà alcuna,crolli.
Inizi a vedere offuscato,a tremare,a non percepire più la realtà.
Cominci ad avere paura di tutto,a sentirti sola.
In viso diventi bianca,pallida,fai quasi impressione.
Ti senti soffocare,respiri a malapena.
Inizi a guardarti intorno: 5 cose che puoi vedere,4 da percepire,3 da ascoltare...
Perchè ti hanno insegnato che così lo riesci a tenere sotto controllo.
Come se fosse possibile,come se potessi farlo davvero.
Passa mezz’ora se va male e va via lasciandoti per tutto il giorno,una sensazione costante di vuoto e paura.
E ti chiedi se mai tutto questo avrà una fine.
L’ansia è debilitante,cattiva.
È il mostro che vive dentro di te che ti inizia a far pensare di non essere abbastanza,di non valere niente.
Ma tu hai un mostro dentro e chi ha un mostro dentro non può sempre scappare,vorrebbe dire scappare da sè stessi.
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“Sei quel regalo che la vita ha deciso di farmi nel periodo in cui avevo perso ogni speranza di essere davvero felice”
— unsorrisofratanti
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Ho la malinconia addosso di momenti mai vissuti.
Zoe_
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abbiamo tutti sprecato la versione migliore di noi per qualcuno a cui non fregava assolutamente niente
-peersefone
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il senso di familiarità che avevo con te non me l’ha più dato nessuno
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il mio problema è che mi aspetto dagli altri la stessa empatia e lo stesso rispetto che ho io nei loro confronti
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Io mica l’ho capito quando mi dite “il bene che fai ti ritorna”. A me tornano solo inculate.
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Certe volte vorrei solo che qualcuno mi desiderasse nella sua vita al punto da combattere per avermi
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Pensavo che stando con gli altri la sensazione di solitudine sarebbe scomparsa, invece continuo a sentirmi un’esteanea ed è come se nessuno riuscisse a capirmi davvero.
Charlotte Nsingi
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Il mondo è pieno di bellissime persone che sono insicure perché della gente di merda ha fatto credere loro di non valere nulla.
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