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voglia di te.
bene.
non mi resta altro che scrivere qui tutto quello che mi passa per la mente, tutte le parole che ti sussurrerei piano piano..
nessun timore di chiederti di venire a fare un giro con me con la paura di ricevere un ‘no’, un ‘sto per andarmene’, nessun timore di ciò che pensi, zero paranoie, solo i ricordi ed io, quei ricordi che scorrono nel mio sangue e tu, tu che splendi ancora nei miei sogni. stanotte mi dicesti ‘ti amo’, un po’ sforzato ma lo pronunciasti, era da un po’ che non te lo sentivo dire.. da quella mattina in stazione, quella mattina in cui non riuscivi nemmeno a guardarmi negli occhi o non volevi. non so nemmeno quanto tempo sia passato, non ne ho una minima idea. forse mi sembra addirittura che da una parte ne sia passato tantissimo ma dall’altra è come se mi sfiorassero i giorni prima del tuo allontanamento, quei giorni in cui mi sentivo libera, con la sensazione di volare.
mi manca tanto toccare i tuoi capelli così ribelli e arruffati, accarezzarti dolcemente il viso, passare le dita sulle tue labbra.. le tue labbra. madonna mia che cosa sei! e tu che per gioco cerchi di mordermi le dita ma non lo fai, so che è solo perché non mi faresti mai del male, anche se lo stai facendo, eccome. ma io non ti odio per questo, ti amo sempre più, giorno dopo giorno
voglio guardarti. non che ora non lo faccia, anzi, ti guardo sempre.. soprattutto quando sono fusa, non riesco a staccarti gli occhi di dosso ma è tutto diverso, vorrei guardarti ancora in quel cazzo di schermo con il sorriso stampato sulla faccia e l’aria incantata scordandomi che sei lontano kilometri da me; mentre mi fai aria con quella boccuccia, la nostra arietta.. perchè sai quanto soffro il caldo delle volte; mentre mi tocchi, tu che sai bene come toccarmi, tu che ci sai fare, mentre mi baci e mi fai scordare pure il mio nome. tu però non mi guardi mai..raramente per sbaglio
chissà come fai..
ti ho sempre guardato molto attentamente senza mai trovare qualcosa che non sia di mio gradimento, mi piace davvero tutto di te.
le tue orecchie perennemente fredde, d’inverno saranno congelate ma non credo lo saprò mai.
mi affascina persino il modo in cui non parli o non mi guardi. per non parlare di quando ridi, meglio non pensarci o rischierei di venire.
il tuo corpo mi fa impazzire, è pura tentazione, come la tua voce o il profumo dei tuoi baci. quest’ultimo è irresistibile, morirei.
delle volte bastava solamente che mi sfiorassi e puff, come per magia compariva la forte voglia di te.
vorrei rifare l’amore con te altre mille volte
ma che dico mille.. vorrei non smettere mai.
come puoi essere così freddo con me?
come puoi avermi riempito la testa di tutte quelle belle parole che pensavi davvero e non provare più nulla per me?
io sono sicura che tu mi amavi davvero, mi amavi così tanto..
non ti capisco. vorrei entrarti nella testa per capire cosa pensi realmente di me, se è vero che non mi pensi mai e se.. non lo so nemmeno io guarda.
l’ultima volta che ti ho chiesto di parlare mi dicesti che non pensi nulla e che se penso che non te ne frega un cazzo di te sono libera di pensarla così, tu non me lo vuoi dire. cosa vuol dire? dicesti anche ‘è finita barbara’ beh non te l’ho detto ma per me non è ancora finita, immagino tu lo sappia. ci immagino sempre insieme e penso a cosa faremmo in questo periodo.
voglio morire dal ridere mentre di colpo fai il morto, che sai quanto mi diverte;
voglio vederti fare il pazzo in bici e rallentare all’improvviso per darmi la mano, voglio percorrere qualsiasi strada insieme a te; voglio vederti mentre facciamo l’amore, mentre tutto preso ti lacrimano gli occhi dal piacere e pensi che io non me ne accorga ma lo so che ti nascondi; mentre mi fai i grattini sul mio punto debole e mentre mi lecchi le labbra, che sai quanto mi fa impazzire; mentre mi guardi divertito dalla mia espressione schifata dai capelli che mi scosto e che continuano a tornare a romperci il cazzo; mentre mi togli la mano dalla bocca che mi stringo per timore di far troppo casino. e adesso il casino ce l’ho in testa, non ce la faccio, voglio te cazzo. ti voglio da morire e lotterei con tutte le mie forze ma è tutto inutile, non c’è nulla che io possa fare per ritornare alla nostra vita..
sembra proprio tu non mi voglia, non vuoi nemmeno che io ti aspetti vero?
io ti amo da impazzire, mi manchi troppo e mi sento così stupida. ho sbagliato a starti così tanto addosso con tutti quei messaggi e quelle frasi fatte che fan capire.. ne avrai veramente abbastanza di me.
scusa per tutte le volte che ho fatto la bambina, facendoti tornare a casa in ritardo; per tutte le volte che mi chiedevi cos’avessi, cos’andasse storto e dovevi aspettare minuti immensi prima di una risposta seria dopo tutti quei ‘nulla’, ‘niente’; per tutte le volte che ti prendevo dentro le ferite, sempre la solita sbadata e disagiata del cazzo; per tutte le volte che mettendoti le braccia intorno al collo ti ho fatto cadere la cuffietta dell’orecchio, che so quanto ami la musica.
chissà se pensi che magari sarebbe stato meglio non avermi mai conosciuta o ti sei pentito di aver passato quei quattro mesi insieme. io ho così tanta voglia di tornare indietro e stare tra le tue braccia.
voglio vivere con te e insieme a te passare anche i momenti peggiori.
ti ricordi la sera dei fuochi al varallino? la serata più bella di tutte.. io non capivo un cazzo, avevo solamente voglia di te, troppa. tutti a guardare i fuochi ed io a guardare i tuoi occhi scuri, i miei preferiti; e noi a viziarci. non ho mai provato nulla di così forte prima di quella sera. mi sembrava quasi di svenire dal piacere ma non mi importava.. ero tra le tue braccia.
il tempo non bastava mai quand’ero con te.
era bellissimo vederti arrivare alla chiesetta tutto stanco con il fiatone. chissà quanto tarellavi per vedermi il prima possibile; sbucare dalla via e vederti già lì, ogni sera con una bici diversa; sentirti fischiettare sotto casa mia come per dire ‘sono arrivato piccola’ ed io sopra a fare tutto di fretta per correre da te.
l’onore di fumare tutte le sigarette accese da te, migliori di qualsiasi altra perchè prima di passare tra le mie labbra toccavano le tue.
e ti ricordi i baci sotto le stelle in fabbrica?prima di tornare a casa, ed io che non volevo mai tornarci a casa ma solamente stare cinque minuti in più con te, ma che dico cinque minuti.. ci starei tutta la vita con te, come ti dissi quella sera in cui tornasti dal marocco. io me lo sentivo che saresti tornato quel giorno, come mi sentivo che saresti partito quel pomeriggio.
come puoi chiedermi di dimenticarti? sei stato un amore così intenso e passionale, non penso riuscirò mai a cancellarti dalla mia mente.
mi chiedo se tornerai da me, quel giorno diventerò la ragazza più felice di questo mondo.
in testa ho solamente te, mi sento persa..
continuo a pensare di aver sbagliato con te, avrei dovuto dimostrarti di più, farti provare di più, metterci tutta me stessa nonostante tu mi dicessi che bastavano i sentimenti che provavo per te.. li provo tutt’ora, più forti di prima, sempre più.
vorrei essere quella canzone che ti piace tanto, che canti nella mente e che ascolti spesso; quella canna che tiri e che non vedi l’ora di fumarti; i soldi che ti fai, che passano tra le tue mani.
quante volte ancora dovrò vederti di schiena che te ne vai velocemente mentre me ne sto in silenzio, con il magone immersa dai mille pensieri che ti appartengono uno per uno, come ti appartenevo io, d’altronde. muoio dalla voglia di sentirmi solo ed esclusivamente tua, tua e tua.
dalla tua piccola, che da quando non ci sei si sente più piccola che mai..
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-Immaginiamo che io venga da te e ti dica ciao. Tu rispondi? -Ciao. -Esatto. E immaginiamo che me ne esco con una frase stupida che neanche un primate userebbe. -Tipo? -Tipo che ne so, tipo “Fa freschetto eh?” -Ma siamo a luglio. -Per questo neanche un primate la userebbe. -Non fa una piega. -Supponiamo che ti offra da bere, ma una cosa leggera sennò pensi male. -Penso male? -Tipo che voglio farti ubriacare. -Potrei pensarlo. -Una coca-cola dunque. -Con ghiaccio. -Se volessimo esagerare, si. -E una fetta di limone, toh! -Un carnevale di Rio proprio. -E poi? Che supponiamo? -Supponiamo che parliamo tutta la sera e scopri che sono simpatico. -Si. -E che forse saresti disposta a uscire insieme. -Si. -Supponiamo che ti porto in un piccolo locale in un vicoletto di Trastevere, con le sedie un po’ scricchiolanti e le porzioni di carbonara abbondanti. -E il vino in brocche scheggiate. -Con le piante rampicanti che salgono fino agli appartamenti sopra di noi. -Si. -Supponiamo che poi facciamo una passeggiata e ci ritroviamo al ponte, davanti tipo a Castel Sant'Angelo con qualche tizio che suona “Wish you where here” seduto per terra, l'aria un po’ umida appiccicosa perchè mi pare di aver capito che non può fare freschetto, giusto? -Giusto. -E stiamo lì, insomma s'è mangiato bene, s'è riso, sei bellissima, la grattachecca di Sora Lella ci ha ghiacciato il cervello e ci sono pure i grilli che fanno un live tipo come al Circo Massimo. -Si? -Eh, metti caso che ti bacio. -Mh? -Quante probabilità ci sono che io poi abbia il profumo dei tuoi capelli riccissimi addosso? -Non saprei. Qualcuna? -E supponiamo che nei giorni seguenti io ti chiamo, tu mi chiami, ci chiamiamo insomma, e scopri che oh, in fondo capisci che mi piace farti ridere perché quel sorriso è tipo la droga più pericolosa mai scoperta dagli scienziati premi Nobel. -Si? -Quante probabilità ci sono che da lì in poi tu cominci a innamorarti di me? -Più di qualcuna direi. -Bene, perché altrimenti eravamo veramente nella merda sai? -Perché? -Perché io ho cominciato a innamorarmi già dal “ciao”.
Tommaso Fusari, Calcolo delle probabilità - @daarksideofhumans (via daarksideofhumans)
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Dovevo dirti addio, invece ho detto ciao. E me ne pento tutte le volte che sono lì a guardarti invece di odiarti. Dovevo dirti addio senza mai più parlarti, non lasciarti la possibilità di sfiorarmi. Invece sono rimasta qui, con tutti i mezzi per urlarti che mi manchi. Dovevo dirti addio, continuo a dirti ciao.
About a moonlight (via aboutamoonlight)
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Hai presente quando ad un concerto vedi poche mani alzate e tanti cellulari a riprendere la scena? Beh penso che sia un pò quello che ci succede quotidianamente: preferiamo portare alla nostra memoria gli attimi, anziché viverli. E’ come se scegliessimo di vivere momenti di ricordi, invece di ricordare momenti di vita.
rm-vincent (via rm-vincent)
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Ma perché non funziona tutto come nei film? Perché gli estranei in metropolitana, invece che limitarsi a guardarti, non attaccano bottone dicendoti che hai un sorriso bellissimo? Perché dopo trent'anni, in un café del centro, non rincontri mai la persona per cui hai lottato? Perché le madri fanno fatica a capire i propri figli e i padri ad accettarli? Perché la frase giusta arriva sempre durante il momento sbagliato? Perché non ti capita mai di correre sotto la pioggia, di arrivare davanti al portone di qualcuno, farlo scendere, scusarti e iniziare a parlare a vanvera per poi trovarti labbra a labbra e sentirti dire: ‘non importa, l'importante è che sei qui’? Perché non vieni mai svegliato durante la notte da una voce al telefono che ti dice: ‘non ti ho mai dimenticato’? Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più estrosi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno vergognosi, meno fragili, sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di esternare, per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi.
Laura Ortolani (via volevostareconte)
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Perché è così che è andata, sei tu che hai perso me, sei tu che hai scelto di lasciarmi andare, io non ho perso te. E questa non è una frase di vanto, di superbia o qualsiasi altra stupida motivazione. Non sono stata io a perderti per il semplice fatto che io ti ho porto ancora dentro, addosso, ancorato fra i pensieri che non sempre riesco a mandar via ed i messaggi che mi scrivevi, che anche se non leggo più, ormai so a memoria.
summerlightss (via summerlightss)
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Ad un certo punto bisogna saper andar via. Io sono il tipo che vuol sempre restare fino all’ultimo, fino a che la festa non è finita, finché c’è vita c’è speranza, fino a che non mi dici chiaramente che è ora di andare. Invece dovrei imparare a sparire, a un certo punto, perché tanto alle persone piace sentire la mancanza di qualcuno, più della sua presenza. Fanno così: dicono che vorrebbero qualcuno che non se ne vada mai, poi lo trovano e sai a chi pensano? A chi non c’è.
Charles Bukowski (via rainbowoftears)
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Non mi piace quando un guidatore comincia a chiamare stronzo un altro guidatore, solo perché magari si muove con un po’ di lentezza in più. “Guarda a ‘sto moscio cretino, muoviti, cazzo! Vado di fretta!” E sbraita, sbraita, soffocato da un tempo impenetrabile. Dicevo: non mi piace affatto. Lui non sa niente del guidatore lento. Assolutamente niente. Immaginate se gli fosse morto un caro amico 24 ore prima, e immaginate se il guidatore incazzato l’avesse saputo. In che modo? be’, per esempio, se il guidatore lento avesse avuto la brillante idea di affiggere al cofano un cartello del genere: non rompete i coglioni, sono a lutto. Il guidatore incazzato, alla vista di quel cartellone, l’avrebbe insultato alla stessa maniera? Ovviamente no. Perché noi esseri umani, per quanto proviamo a tenerlo nascosto, siamo dei grossi ipocriti. E non c’è da sorprendersi se leggiamo sull’epitaffio di un libertino che fu un uomo sempre fedele! E non c’è da sorprendersi se leggiamo sull’epitaffio di un politico che non rubò mai un centesimo! Funziona così, qui da noi, sul pianeta Terra: quando sei vivo, ti rinfaccio i tuoi peccati; quando sei morto, eh… quando sei morto, ti assolvo. E allora al diavolo la giustizia divina, no? Ci siamo noi, giudici arrugginiti, a sentenziare in vita, e a perdonare in morte. Una delle sentenze che più mi inquieta è quella che deriva dai pregiudizi. Ieri hai visto una ragazza con le braccia e le gambe tatuate e, sottovoce, hai detto alla tua amica: “com’è che i genitori le hanno permesso di rovinarsi la pelle in quel modo?” Quella ragazza è stata adottata, ma tu non potevi saperlo. E mi ci scommetto le gengive che, se l’avessi saputo, avresti taciuto. Ieri, mentre eri a passeggiare, un uomo ti ha dato una leggera spallata. Hai cominciato a bestemmiare, facendogli capire, bruscamente, come si cammina. Quell’uomo era cieco, ma tu non potevi saperlo. E probabilmente, se lui si fosse scostato quegli occhiali scurissimi che portava, l’avresti osservato con aria impietosita. Aveva ragione Pirandello: “Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io, vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate, vivi gli anni che ho vissuto io, e cadi là dove sono caduto io, e rialzati come ho fatto io. Ognuno ha la propria storia. E solo allora mi potrai giudicare.”
Sara Cassandra
Geniale, come sempre.
(via taccuinodiunasognatrice)
Non ho più parole,me le hai rubate tutte tu.
(via ma-ti-prego-resta)
*senza parole*
(via debolecomeunafogliainautunno)
ma quanto tempo è passato? pt.2
(via cassandrablogger)
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