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RACCONTI PER RITROVARMI - 1 - L’INIZIO
Inizio.
Cosa vuol dire?
L’inizio è la fine di qualcosa.
La fine di qualcosa è l’inizio di qualcos’altro.
Questo è un viaggio dentro, fuori, attraverso di me, la mia arte, i miei ricordi, la mia camera, i miei luoghi, i miei sorrisi, i miei rimpianti, le mie gioie.
Forse c’è tutta me.
Tutti i miei 25 anni.
Un viaggio infinito, finito troppo in fretta.
Racconti per ritrovarmi.
Eccomi qua:
Maria Elena, Mery, la fotografa indie.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 2- TUTTO CIÒ CHE HO
Io sono abituata a raccontare le storie degli altri.
Attraverso le immagini conosco e narro le persone, le loro passioni e il loro lavoro.
Ora, stando a casa, tutto questo non è possibile.
Difficile, se non impossibile, descrivervi quanto mi manca il mio lavoro.
Ho bisogno di raccontare storie nuove e creare immagini nuove.
C’è una cosa che non ho mai fatto, almeno non seriamente: raccontare me stessa.
In fondo, sono tutto ciò che ho e avrò sempre.
È arrivato il momento di guardarmi dentro e per farlo devo attraversare con lo sguardo il mirino della macchina fotografica.
Scontato? Probabile, ma è tutto ciò che ho da raccontarvi ora.
Ad essere sincera è un percorso necessario a me stessa, per ritrovarmi.
Ho ancora qualcosa da creare e donare? Ci si libera davvero del dolore con l’arte?
Chi sono? Cosa sto facendo?
Un po’ cado, un po’ ballo, un po’ brindo con la mia ombra come a dirle: “Guarda che possiamo essere amiche”.
Sono fatta di vino bianco, anche se preferisco il rosso.
Sono fatta dei libri che ho letto e amato, delle mie canzoni preferite cantate a squarciagola.
Io sono le polaroid sospese in aria e sono il mio computer: pieno di parole, foto e video.
Sono un po’ rossa, fuoco. Sono un po’ blu, ghiaccio.
Scrivo la mia narrativa e non vedo l’ora di scoprire dove mi porterà tutto questo.
Buon viaggio a me.
Buon viaggio a voi.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 3 - MANEGGIARE CON CURA
Io sono nata fragile.
Io sono nata forte.
Sono nata tanto fragile, quanto forte.
Nell’anno 1995 ho deciso di nascere ad ottobre, 3 mesi prima del previsto.
È stata l’unica volta della mia vita in cui sono arrivata così presto perché per il resto, non fatevi illusioni, sono sempre in ritardo!
Nascere di 6 mesi non è esattamente una passeggiata. Ero piccola, tanto piccola. Tanto fragile.
Sono nata al policlinico Umberto I, ma poi siccome non c’era posto per me, mi hanno infilata in una “incubatrice da viaggio” e mi hanno portata all’ospedale Bambino Gesù.
Io non ho fatto neanche in tempo a nascere, che già ho iniziato a viaggiare. Sembra che non sia colpa mia se adesso non riesco mai a stare ferma nello stesso posto più di tanto.
Era davvero difficile credere che una cosina piccola come me in qual momento potesse diventare grande, forte e in salute, ma ve l’ho detto alla seconda riga: Io sono nata forte.
Eccomi qua. Qualche difetto ce l’ho a causa della mia nascita prematura, ma è davvero niente, rispetto a tutto ciò che sarebbe potuto accadere.
Sull’incubatrice, che mi ha ospitata per i tre mesi successivi alla mia nascita, c’era una scritta: “Maneggiare con cura”.
Oggi non sono più così piccola, proprio per niente, però sarebbe figo andare in giro con la stessa scritta attaccata in fronte. O magari ci faccio una maglietta.
Per anni, tra difficoltà varie, io ho sempre fatto di tutto per essere “Quella forte”.
Per scrollarmi di dosso quella fragilità e spesso anche quella salute cagionevole.
Sono tanti i momenti della mia vita in cui ho dovuto essere forte. Fortissima.
Eppure mi sentivo sempre stata quella lì, quella piccola e fragile, per questo cercavo sempre di nasconderlo.
Ci ho messo tanto tempo per capire davvero che posso essere entrambe le cose, fragile e forte, e che nessuna delle due è sbagliata o da nascondere.
Anche delle cose fragili, bisogna avere cura.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 4 - ELEMENTO ACQUA
Questo, più che un racconto, è una dichiarazione d’amore.
Una dichiarazione d’amore all’acqua.
Non mi ricordo a quanti anni ho iniziato a nuotare, ma ero abbastanza piccola, credo 6 anni circa.
Nuotare è una delle poche cosa che so fare davvero bene.
Dai 15 ai 17 anni, ho fatto nuoto agonistico.
Il tempo trascorso in acqua era tanto, ma non pesava mai, perché l’acqua era la mia migliore amica, la mia anima gemella.
A lei ho raccontato e affidato tutto: i primi amori, la rabbia dell’adolescenza, i turbamenti legati al mio corpo che cambiava, i litigi con gli allenatori, le lacrime, le paure, il sudore e i dolori muscolari.
L’acqua mi ha resa forte e mi ha fatto le spalle larghe, in tutti i sensi.
Come tutte le migliori storie d’amore, anche la nostra è stata un po’ altalenante: la amavo e la odiavo. A volte la odiavo così tanto da non volerla vedere più, ma tornavo sempre.
Sono sempre tornata, fino a quando non sono potuta tornare più.
Ad un certo punto, sono arrivati dei problemi di salute alle orecchie e un’operazione chirurgica a 17 anni.
Niente più acqua, perché per proteggermi l’acqua non poteva entrare nelle orecchie.
Il problema di per sé era facilmente risolvibile: indossare dei tappi su misura che chiudessero ermeticamente l’orecchio.
Ma quei tappi mi hanno impedito di prendere alcuni brevetti e questo mi ha scoraggiata, poi dopo l’operazione è passato tanto tempo e anche se l’acqua mi mancava, ho nascosto questa mancanza e ho semplicemente abbandonato.
Neanche al mare nuotavo. Ho smesso completamente.
Ho iniziato ad andare in palestra, in sala pesi. Non mi piaceva affatto, ma ci andavo spesso e con costanza.
Poi a 20 anni, un’altra operazione chirurgica mi ha tenuta ferma per circa 3 mesi e da quel momento non ho più fatto sport.
Il fatto è che certi amori non puoi rinnegarli. Tornano, tornano sempre e più forti di prima.
Due anni fa, sono tornata a nuotare. Sono tornata a casa, con i tappi nelle orecchie, ma a casa.
Non riesco a descrivere quanto io sia felice quando nuoto. Non sono in grado di descriverlo, se non dicendovi che è gioia pura.
Anche ora il mio più grande desiderio è tornare in piscina, magari la mattina presto, quando c’è una luce magica che entra nell’acqua e la fa risplendere. Vorrei solo immergermi con il silenzio, nuotare e ascoltare soltanto il rumore dell’acqua.
Ci rivediamo presto amica mia. Ti voglio bene.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 5 - IL CORPO
Il mio corpo è mio e io gli voglio bene, la maggior parte delle volte.
Gli voglio bene perché mi permette di correre, di abbracciare, di fare l’amore, di sorridere e di camminare verso posti nuovi.
Con il mio corpo posso ballare, saltare, nuotare e cantare.
Come si fa a non amarlo?
Eppure certe volte, nonostante tutta questa bellezza, lo tratto male, lo odio e lo voglio cambiare così tanto da non volerlo vedere.
Povero corpo, in realtà è così prezioso che non dovrei mai trattarlo male.
Devo ricordarmi sempre di trattarlo con rispetto.
Posso cambiarlo, se c’è qualcosa che proprio non mi piace. Dipende da me e posso farlo. Ma devo farlo sempre con rispetto e amore, perché lui è la mia casa e le case senza amore, sono brutte e spente.
Trattando bene il mio corpo, lo rendo forte e sano e tutto va meglio.
Devo ricordarmi.
Allora sai che faccio?
Gli regalo dei fiori.
Grazie mille amico mio, mi prenderò sempre cura di te.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 6 - ANDRÀ TUTTO BENE
Pandemia, lockdown, stare a casa per infinito tempo.
Dal 5 maggio però sono uscita un po’.
Ho preso la macchina e sono andata a trovare i congiunti: mia sorella e i miei nonni.
Va bene? Sono abbastanza congiunti? Sono legale?
Ho preso la macchina e ho girato per Talenti, Piazza Sempione e Montesacro.
A Sempione ho pure pianto un po’. Lo so, scusate, suona davvero ridicolo ma è proprio successo.
Talenti è il centro della mia vita. Sono arrivata alla rotonda dell’Elite (e chi può capire, capisca), con una canzone di Franco 126 in sottofondo e m’è sembrata, all’ improvviso, una giornata normale.
Il problema è che in questo momento niente è normale e forse non lo sarà per un bel po’.
Vedo la gente in giro, con la mascherina e i guanti. È cambiato tutto ed è giusto che sia così.
Sembra una vita normale, ma quale vita normale.
Io per esempio, mi cago sotto tantissimo.
Comunque, ho guidato, con la musica dal cavo aux e ho pure pensato: “Quasi quasi faccio finta che sto andando al chioschetto a fare aperitivo”.
In effetti, se non penso a dove devo andare, la macchina va in automatico verso l’Accademia Nova, alla scuola di musica dove ho passato metà della mia vita.
Cazzo quanto mi manca l’Accademia.
Invece, se vado dritta e non giro a quell’incrocio, arrivo nel locale del mio cuore.
Durante la quarantena avrei pagato milioni per passare una serata da Pepe e cannella.
Mi manca Rossella, mi mancano gli adolescenti impazziti che urlano al bancone.
Le abitudini e i gesti che davo per scontati, adesso, sono fottutamente preziosi.
Ho paura di dimenticare, oltre che del Corona virus.
L’essere umano dimentica in fretta e si dimentica facilmente di avere imparato quali sono le cose davvero importanti nella vita.
Io spero solo di non dimenticare.
E pensavo tutto questo, mente guardavo Talenti e Montesacro scorrere fuori dal finestrino della macchina.
Da lunedì pare che torneremo a stare insieme, però non proprio come prima.
Non lo so davvero come sarà, però sono mesi che si dice che andrà tutto bene.
Intanto Franco 126 continua a cantare nella radio in sottofondo ai miei pensieri, pure mentre scrivo.
Vabbè fin ora tutto bene. La verità è che non lo so se andrà tutto bene, ma lo spero tanto.
Comunque io giuro che non mi scorderò di niente.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 7 - LIBERTÀ
La libertà è sacra. La libertà è un diritto.
Libertà di parola, libertà d’espressione, libertà di culto, libertà di amare.
Perché amore e libertà, che sono due concetti così belli, non dovrebbero stare insieme?
Il 17 maggio è la giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la strafobia.
Una ricorrenza necessaria, a ricordare a tutti che amore e libertà devono essere stare insieme, sempre.
Una ricorrenza necessaria, per ribadire che non c’è diversità, cattiveria o bruttezza nell’amore, perché nell’amore c’è solo amore.
Non si lotta per i diritti della comunità LGBTQ solo quando se ne fa parte in prima persona.
Si lotta sempre per i diritti di tutti, perché una società che permette a tutti di amare è una società migliore.
Si lotta sempre per i diritti di tutti, perché una società che discrimina (e qui estendo il concetto di discriminazione a qualunque minoranza anche etnica e/o religiosa), è una società marcia.
La bellezza è fatta di diversità, confronto, amore e rispetto.
Bisogna amare la libertà, senza distinzione alcuna. Ognuno è bello proprio così com’è.
Siate liberi, siate gentili, siate solidali. Lottate per la libertà di tutti, perché la libertà altrui può arricchire anche voi.
Viva l’amore, sempre. Viva la libertà, sempre.
Viva la bandiera arcobaleno, che voglio dire, a chi cazzo non piacciono gli arcobaleni?
Ps: La bandiera l’ho colorata io, anche se sembra fatta da bambino dell’asilo e la cosa ancora più divertente è che è tenuta attaccata ad una bacchetta cinese.
Ci vuole inventiva nella vita.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 8 - COME DISATTIVARE L’ANSIA
iPhone edition. Senza virgole edition.
Per chi non lo sapesse la mia macchina fotografica è in assistenza quindi le foto sono scattate con l’iPhone e il tema è l’ansia.
L’ansia che succeda qualcosa alla macchina fotografica.
L’ansia di essere cancellata dall’albo inesistente dei fotografi perché faccio le foto con l’iPhone, e pure spesso, quindi meglio scrivercelo che l’ho scattata con l’iPhone così ammetto la colpa. Che ansia.
L’ansia che il lavoro vada male.
L’ansia che qualcuno di caro stia male.
L’ansia di stare male.
L’ansia di soffrire.
L’ansia di fare viaggi lunghi in macchina.
L’ansia del casello autostradale.
L’ansia che mi pizzichi un’ape.
L’ansia di andare in un posto che non conosco.
L’ansia di fare o dire qualcosa di sbagliato.
ANSIA OVUNQUE.
Potrei scrivere una lista lunghissima a dirla tutta.
L’ANSIA FA PARTE DI ME e a volte siamo abbastanza amiche perché negli anni ho imparato a controllarla ma a volte è così forte che l’unica cosa che vorrei è andare su google e scrivere “come disattivare l’ansia” e trovare una risposta che dica che da qualche parte sulla testa o dietro il collo c’è un pulsante per spegnerla.
Un pulsante per disattivare l’ansia.
L’ansia è come me nella foto: vestita male, bruttina, sfuggente ma presente.
Così sono io quando ho l’ansia.
Sono io che ho l’ansia o è l’ansia ha me?
Respiro.
Passerà.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 9 - COME NON AVERE PAURA
Per non avere paura, devi avere paura. Avere coraggio non significa ignorare una paura, ma affrontarla.
Non avere paura di pubblicare un video in cui sono me stessa e rispondo a delle domande strane e difficili che richiedono impegno e sincerità.
Non avere paura di iniziare un nuovo lavoro, di conoscere una persona nuova e innamorarsi, di farsi nuovi amici o fare nuove esperienze.
Da quel poco che ho imparato nella vita, posso dire con certezza che
tutte le cose belle, sono oltre la paura.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 10 - CIAO AMORE
Lui aveva i capelli ricci, gli occhi scuri e qualche anno più di me (troppi anni più di me).
Mi faceva ridere, mi appassionavano i racconti della sua vita, mi piaceva ascoltare i suoi consigli sul futuro.
Amavo la luce che cadeva su di noi quando stavamo sul divano rosso di casa sua.
Le scale da salire per andare in camera erano senza corrimano, ma le percorrevo di corsa per andare ad abbracciarlo sul letto.
Mi piaceva come mi guardava.
Mi piaceva come mi voleva.
Mi piaceva la musica che metteva in sottofondo in ogni momento e gli aperitivi improvvisati sull’isola della cucina. Penso ancora che il suo fosse lo Spritz più buono del mondo.
Ma se chiedessi a lui di tutti questi dettagli, non ne saprebbe nulla.
Me lo immagino che ride e dice che “tutto conta niente”.
Non lo capivo che in quel tutto che non conta niente, c’ero dentro pure io.
A me bastava che ogni tanto dicesse che mi voleva bene. Ci credevo.
Secondo lui, io non l’ho mai saputo cos’è l’amore.
L’amore, lo sapeva lui, non è nient’altro che “mangiare bene, fare l’amore bene e ridere insieme”. A noi non mancava niente tranne, per esempio, fare tutto questo fuori da casa sua.
Ma a vent’anni, ma che ne sai tu. “Guarda che stiamo bene insieme, che vuoi di più? Resta con me.”
Ma no. Voglio qualcuno che ammetta che esisto, anche fuori di casa.
Non mi va di sentirmi debitrice per ogni attenzione che ricevo. Non voglio più aspettare ore per sapere se vuoi vedermi o no. Non accetto più di essere chiamata ragazzina.
Ce ne vuole di coraggio per capire che qualcuno non ti ama.
A vent’anni ci vuoi credere che quello sia amore, perché vai in fissa.
Io stavo bene, poi male. Lui c’era e poi spariva. Non rispondeva, poi tornava come una furia inneggiando alla bellezza del nostro legame.
Ci vuole tantissimo coraggio per capire che qualcuno non ti ama e scegliere di andartene via, lontano.
Io per esempio sono andata via, poi tornata, poi andata via, poi tornata.
Una danza durata fin troppo. A girare così tanto in tondo, mi è venuta la nausea.
Un giorno, ho semplicemente smesso di rispondere ai messaggi e non l’ho più visto.
Cos’è l’amore non l’ho ancora capito, ma non credo fosse quello che avevo con lui.
Quando capirò cos’è, magari, vi ve lo farò sapere.
Comunque, in qualche modo, io l’ho amato, e anche se che tutto questo mi ha fatto molto male, mi ha anche fatta crescere.
Se non fosse per quel tutto che non conta niente che è stato lui, oggi non sarei come sono.
Ed è per tutto questo, che io non lo odierò mai.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 11 - QUALCOSA CHE NON VALE LA PENA CREARE
Trovare il coraggio, tra un dolore e l’altro, di accendere una luce.
Trovare il coraggio per creare una foto, anche quando penso di non saperlo fare. Affidarsi al flow, alla luce, alla creatività. Senza schemi, solo semplicemente per creare. Semplicemente creare.
Trovare il coraggio di aprirmi a qualcuno, di chiedere scusa, di recuperare un’amicizia, di dire a qualcuno che mi manca.
Accendere la luce, quando tutto è buio e non ci sono idee e non c’è confronto e non c’è arte e non c’è amicizia. C’è soltanto solitudine e chiusura. Ho capito che non devo rimanere al buio e che l’arte mi salva e mi salverà sempre, per il semplice fatto che la fotografia esiste, continuerà a salvarmi spingendomi a creare, sempre e comunque.
E quello stesso creare, anche qualcosa che non vale la pena di creare, fa di me un cuore che batte, vivo.
Ho trovato il coraggio di accendere la luce. La mia storia continua.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 12 - MUSICA
Il primo amore non si scorda mai. Ma che dico, la musica non è il mio primo amore.
La musica è l’unico amore possibile. Che io ricordi, nella vita ho sempre cantato.
Da bambina, ma forse anche fino a qualche anno fa, ero una persona molto silenziosa. Tutto quello che avevo da dire, lo dicevo cantando e poi tutta la timidezza, l’ho buttata via sul palco.
Il palco è quel posto speciale, unico ed insostituibile, in cui puoi essere chi vuoi, fare quello che vuoi.
Sei li e suoni e canti e balli e sei felice, anche quando fa troppo freddo o troppo caldo.
Sul palco si condividono le emozioni più grandi con i compagni di gruppo, sul palco si regalano emozioni, nascono amori, si creano ricordi unici, si sperimenta l’amicizia, la coesione, la fatica di mesi di prove e di impegno.
Il palco è stato, e spero sarà ancora, la mia culla e il mio posto nel mondo.
Il palco è, spesso, solo un luogo mentale. Un posto del cuore.
Non importa che sia alto e pieno di luci o piccolo e scomodo. Non importa che sia in un locale enorme. Il palco può essere un posto qualunque in cui metti anima e cuore cantando e facendo musica. Può essere una spiaggia d’estate con una chitarra e una voce.
Musica. Se non ci fosse stata la musica nella mia vita, io non avrei saputo chi sono davvero.
La musica mi ha portato a conoscere alcune delle persone più importanti della mia vita, esperienze uniche ed insostituibili.
Non è una scelta, è solo un grande amore da cui non puoi fuggire.
Un amore senza una ragione, senza via d’uscita.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 13 - RACCONTI DELLA LINEA BLU
I racconti della linea blu, li ha scritti Linda: @raccontisullenotedelliphone
Questi racconti, proprio come i miei, mi hanno aiutata a ritrovarmi.
“I racconti della linea blu” ti portano in un mondo fantastico, lontano, ma non troppo.
C’è un mondo post-pandemico, che vive intrappolato in un tempo che non esiste più.
C’è un mondo post-pandemico che ha dimenticato le parole più belle, ha dimenticato come si sogna e come si guardano le stelle.
Linda, con i suoi racconti, mi ha aiutata a ritrovarmi perché mi ha ricordato tutto ciò che non voglio essere: più di ogni altra cosa ho paura di dimenticare, di smettere di sognare e di guardare le stelle.
Non voglio dirvi troppo di questo libro, se non che alla fine ho pianto, tanto. Un pianto felice, misto a malinconia, malinconia quella bella, che ti lascia dentro un vuoto pieno.
Vorrei dimenticarlo e rileggerlo e ritrovare me stessa tra quelle “linee”.
Vorrei ritrovate me stessa nei personaggi più belli:
- Sono stata “la ragazza delle prime volte” e ho capito che la paura non serve a niente, non bisogna mai lasciare che la vita scorra davanti a noi, senza agire.
- Ho capito e interiorizzato il dolore dello “scrittore”: anche io spesso sono piena di idee senza uno scopo. E poi alla fine, Linda spero che mi capirai, ho capito che sono davvero lo scrittore!
- Sono l’architetto, con tutta la voglia di scoprire sempre la verità sul mondo e disegnare linee dove mi pare a me.
- Sono il “tappezzatore di cieli” quando creo cose belle, ma effimere, e questo mi fa soffrire.
A chiunque voglia partire per un viaggio, vi consiglio quello lungo la linea blu, perché io su questa linea blu ho fatto un viaggio immenso dentro me stessa, nelle mie paure sul futuro, nei miei ricordi dimenticati.
Sulla linea blu, ho vissuto mille me diverse e allo stesso tempo, sempre me stessa.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 14 - VA BENE COSÌ
Sono salita in terrazza perché c’era una luce magnifica, ma poi tempo di sistemare la macchina fotografica e... ho perso il momento.
Il cielo non era più rosa, non era più speciale, però ho scattato lo stesso.
Ne è uscita questa, che non è niente di speciale, però sono io.
Sono io, un po’ sospesa, un po’ incerta, un po’ triste, fuori posto forse, pure un po’ troppo buia e ho pure la pancia gonfia!
Poi oggi ho capito che questa foto non è come l’avevo immaginata ma mi serve per capire una cosa importante:
Quando l’ho scattata mi sentivo un po’ una merda. Tipo quando sei stanca senza motivo, triste senza motivo, pure un po’ troppo buia. Ansia mista a tristezza epocale.
Però oh, non si può essere fatti solo di felicità, belle giornate e belle foto.
Certe volte siamo fatti pure di foto mediocri, prese male e giornate di merd*.
E va bene così.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 15 - HO CHIUSO IL CIELO NELLA STANZA
Mentre scrivo queste parole, mio padre è davanti a me. È Vivo.
Poco meno di un anno fa, nell’estate 2019, non lo sapevo se lui sarebbe vissuto davvero.
La storia è andata così: era una domenica qualunque, un pranzo di famiglia qualunque, un barbecue qualunque.
Tutte cose normali, fino a quando non è arrivato il fuoco. Il barbecue è esploso addosso a mio padre. Urla, paura, ambulanza, eli ambulanza, pronto soccorso. Era grave, rischio morte.
Due mesi di terapia intensiva, a parlare attraverso un vetro e a non potersi abbracciare. Operazioni, paura, fiato sospeso, paura.
Avere paura ogni giorno, ogni secondo, ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni notte.
La paura di perdere qualcosa di così grande e così importante, non è descrivibile.
Se qualcuno di voi conosce questo dolore, sappiate che vi abbraccio forte.
Se qualcuno di voi oltre alla paura, conosce davvero il dolore della perdita di qualcuno di così importante, vi abbraccio ancora più forte.
Io così tanto dolore, non lo so scrivere, non lo posso scrivere. Non riesco, è impossibile.
Fa male solo pensarci, eppure so che in qualche modo va tirato fuori, elaborato.
La cosa più assurda è che lui è qui, davanti a me. Eppure fa ancora male.
Tutte le volte che un ricordo di quell’incidente torna alla mente lo caccio via.
Tutte le volte che un ricordo di quel periodo torna alla mente, lo caccio via.
Ricordo con lucidità solo le foto che ho scattato. Ogni giorno, in quella terapia intensiva, scattavo una foto diversa.
Era tutto blu: le pareti, i muri, la stanza di papà in cui era solo, in isolamento.
In quei mesi, “Ho chiuso il cielo in una stanza, aveva le pareti blu.”, come nella canzone di Salmo.
“Se chiudo gli occhi è solo per vederti”, come nella canzone di Salmo.
Chiudevo gli occhi e vedevo il mio papà, in quella stanza blu, che combatteva per tornare da me, da noi.
Ho chiuso il cielo nella stanza. Poi un giorno quel cielo si è aperto.
Ed ora, per fortuna, siamo io e lui, che camminiamo sulla spiaggia, come prima.
Come prima che arrivasse il fuoco, prima che arrivasse tutto quel male.
Cito un altra canzone: “Cristo grazie per la prova che mi hai messo davanti”. Io non lo so se credo in Dio, ma se Dio esiste, è in tutte le persone che si sono prese cura di papà in quei mesi.
Se Dio esiste, è nel cielo aperto davanti a noi.
Se Dio esiste è tutto nella mia gratitudine e nelle mie mani nelle sue.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 16 - L’ODIO
Ho deciso di scrivere tutte le cose che mi danno fastidio o tutte le cose che odio, disprezzo e che mi infastidiscono.
Fa caldo, sto senza condizionatore, stamattina mi sono allenata come una pazza facendo circa un milione di squat, ho sonno, mi fanno male le gambe.
Mi si è spento il telefono e non trovo il carica batterie. Ho sonno ma devo lavorare. Fa caldo, ma devo lavorare. Fa freddo, ma devo lavorare.
Io odio, ma tantissimo, chi salta la fila.
Mi da fastidio l’aria condizionata, ma non sopporto che senza fa caldo.
Io odio chi si lamenta sempre.
Non mi piace affatto la gente falsa, che fa ti complimenti e intanto spera che tu muoia.
Detesto quelli che non capiscono che la fotografia è un lavoro e non un hobby.
Mi innervosisco tutte le volte che una persona giovane non porta rispetto ad un anziano.
Odio, ma tantissimo, gli ex fumatori che odiano i fumatori.
Disprezzo, schifo, bleh per gli omofobi e i razzisti.
Odio il tizio americano con la faccia arancione e i capelli biondi.
Disprezzo, schifo, bleh per l’altro tizio panzone e brutto, che va a citofonare alla gente chiedendo se spaccia
Mi innervosisco, tutte le volte che non riesco a parcheggiare in un posto in cui è facile parcheggiare.
Odio quella scimmia urlante, amica del panzone.
Provo una profonda antipatia per i telefoni che non sono della Apple.
Non mi piace nuotare quando c’è troppa gente in vasca.
Odio chi butta sporcizia a terra, ma in particolare odio tantissimo chi lascia rifiuti sulla spiaggia.
Avverto un profondo astio contro gli uomini che si sentono superiori alle donne, quelli che devono spiegarti come si vive, come fare il tuo lavoro, come respirare e come vestirti.
Odio la violenza, di ogni tipo.
Detesto il fatto che ad ottobre compio 25 anni e quindi sono proprio, davvero ed inevitabilmente, una persona adulta.
Mi innervosisce quando non riesco a fare la linea dell’eye-liner perfetta.
Detesto chi non comprende il sarcasmo.
Mi innervosisce la superficialità.
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RACCONTI PER RITROVARMI - 17 - TUTTI I SORRISI CHE HO
Mia nonna me lo dice sempre “Quando ridi ti senti solo tu!”.
Ridere mi piace tantissimo.
Sono una di quelle che ha la risata fragorosa, quando rido metto la mano davanti la bocca perché se non lo faccio il suono è troppo alto. In pratica non riesco, mai, ad avere una risata contenuta e delicata.
Quando era ragazzina, un pò mi vergognavo di questa risata. Pensa quanto potevo essere deficiente a vergognarmi per una cosa così bella.
Ridere è una cosa bella, bellissima! Ridere con un amico, ridere in famiglia, ridere da sola guardando i video dei gatti che fanno cose buffe, ridere guardando un film, ridere alla battuta del ragazzo che ti piace.
Io dico si alle risate. Al dolore alle guance, e le lacrime agli occhi, quando ridi da morire, da soffocare e sei felice, felicissimo.
Allora, vorrei ricordarmi di ridere, sempre, appena posso farlo. Ridere senza mettere la mano sulla bocca, ridere a voce alta, che se qualcuno mi sente ridere ride pure lui, che le risate sono contagiose e fanno bene al cuore.
Ho fatto una lista delle mie risate più belle, perché ogni tanto mi piace ricordarle.
Ho iniziato a fare la lista in una notte nell’estate del 2019 in cui stavo così male che pensavo di soffocare. L’ansia mi stava mangiando il corpo e avevo bisogno di fuggire dal mio letto. I ricordi sono la mia cosa più preziose e perciò ho deciso di usarli, mettendoli nero su bianco in un quadernino a righe.
Quando mi ricordo, ne scrivo di nuovi e rileggo la lista e tutte le volte mi sorprendo di trovarne alcuni di cui mi ero dimenticata di nuovo e rido.
Rido ancora e sempre.
Papà che torna a casa
Lo spritz in Darsena
David Lachapelle davanti ai miei occhi
Chiara. Semplicemente Chiara.
Pepe e Cannella, cioè Rossella. (sempre!)
Franco e i bambini
I racconti di mio nonno
Bologna da sola
Giorgia/Hate. Di nuovo insieme.
Jeam Bean!!!!!
Saverio
Ibiza
Io e Gianluca “È una palla di fuocoooo”
La laurea di Daniele
La festa di Carlo vestita da Malefica
Capodanno anni 80
I biglietti per i concerti
Silvia che trova casa
Cantare ubriaca con Paolo alle 6 di mattina
Love
Andare in moto con Marek
Tatuarsi da ubriache
I passaggi in motorino di Alice
Il sushi a Vimercati con Vero e Fla
Mamma che fa il pane
La mostra di Andy Warhol
Il Pigneto nuova casa
Berlino
Andare al cinema da sola
Il gay pride 2019
Gli aperitivi al tramonto
Francesca e tutto il suo amore
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