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jekad · 4 years
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"I cieli grigi sono solo nuvole di passaggio." ~~~ #nofilter #amazing #sky #grey #clouds https://www.instagram.com/p/CFcki4yDG4L/?igshid=13qiiqi351gxo
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jekad · 4 years
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"E poi arriva la sera, a spegnere le parole accese, a ricucire gli strappi del giorno, a sfumare le incomprensioni." ______________ #nofilter #beautiful #amazing #sky #evening #blue #pink https://www.instagram.com/p/CE2oWHajL0Q/?igshid=1x98mdwj80bj2
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jekad · 5 years
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┊         𝖩𝖺𝗇𝗎𝖺𝗋𝗒 𝟣𝟪, 𝟤𝟢𝟤𝟢 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄
              𝖳𝗁𝖾𝗋𝖺𝗉𝗂𝗌𝗍 
[...] 
𝗠𝘆𝗮: Si, direi proprio così. Sono arrivata a stare bene. Sto' bene con me stessa. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Però ho notato un tentennamento. 𝗠𝘆𝗮: Perché stavo per dire felice, ma non sono felice, sono contenta. Sto' bene. Capita di sentirmi felice in alcuni momenti, ma in altri mi sento come... qualcosa che si avvicina alla tristezza. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Quindi non è tristezza? 𝗠𝘆𝗮: Penso sia solo malinconia. Non la reputo tristezza perché non mi sento triste nel quotidiano, ma quando ripenso a dei bei momenti... non so' bene come spiegarlo ma mi fa stare bene e male allo stesso tempo. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Perché non provi a spiegarmelo? 𝗠𝘆𝗮: E' bello ricordare certe cose, certi momenti in cui mi sono sentita davvero felice, ma proprio perché sono stati momenti così belli ed intensi che mi fanno provare un certo peso al petto. Non ci sono più, sono andati, ma rimarranno sempre con me. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Possiamo dire che ti aggrappi ai ricordi? 𝗠𝘆𝗮: No! No, penso sia completamente diverso. Non sono aggrappata ad essi ma non voglio comunque abbandonarli. Sono miei, ne sono gelosa. Ho una mia teoria, sia che siano magnifici od orrendi. Riviverli nella mia testa mi ricorda ciò che ho imparato da loro. Ho sempre tratto qualcosa da tutto ciò che ho vissuto. Ogni momento mi ha portato a migliorarmi. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Dunque ti senti migliore? 𝗠𝘆𝗮: Esatto. Mi sento bene. Mi sento migliore di ieri. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Cos'è cambiato? 𝗠𝘆𝗮: Un amico mi ha detto che non si vive di speranze, ma di ciò che si ottiene. Ho semplicemente imparato a lasciar andare e lavorare sul conquistare ciò che posso avere adesso. Pensavo che tutto ciò che volevo dipendesse sempre da qualcuno, perché qualcuno mi ha sempre aiutato ad ottenerlo. Invece è l'esatto contrario... loro non mi hanno aiutato ad ottenerlo ma mi hanno mostrato che posso ottenere tutto ciò che voglio. Dalla carriera o ad un semplice concerto sul tetto. Se voglio qualcosa posso averlo. Dipende da me. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mya... è fantastico. E' ottimo. Quindi ultimamente stai lavorando così intensamente per che cosa? 𝗠𝘆𝗮: E' un po'... no, non è complicato. Voglio prendermi un altro animale ma ho bisogno dunque di una casa più grande quindi... perché non prendermi quella casa che ho sempre sognato? Perché pensare che per ottenerla devo prima raggiungere il mio desiderio di una famiglia? Ok, sarà un po' vuota a differenza di come l'ho sempre immaginata, ma posso riempirla in futuro. Posso avere parte del mio sogno... non è dipeso da nessun'altro. Se non troverò poi l'amore della mia vita non sarà la fine del mondo, posso avere una famiglia comunque. Quando il mio orologio biologico smetterà di funzionare ci sono sempre tanti bambini che hanno bisogno. Quindi sto lavorando per potermi permettere la -mia- casa dei sogni. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Ricordi cosa mi hai detto quando sei venuta da me? Cosa stavi cercando? Cosa volevi capire? 𝗠𝘆𝗮: Volevo sapere il motivo per cui mi sentivo in quel modo... volevo capire perché non stavo bene... 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Se ti fermi a riflettere su ciò che mi hai appena detto e su tutte le altre sedute che abbiamo affrontato...pensi di riuscire a trovare una risposta? 𝗠𝘆𝗮: ... tutto è dipeso da me. Dipende da me il mio stato d'animo. Le mie sensazioni dipendono da me. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Possiamo dire di aver concluso. 𝗠𝘆𝗮: Che cosa? No! E se avrò bisogno ancora? 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Fisserai un altro appuntamento, non smetterò sicuramente di lavorare.
[...] 
𝗠𝘆𝗮: Aspetta! Non far chiudere le porte! 𝘅: Muoviti! Prima che mi amputano la mano! 𝗠𝘆𝗮: Eccomi! Ci sono! La tua mano è ok? 𝘅: ...non si richiudono le porte se blocchi il sensore... 𝗠𝘆𝗮: ..si, giusto, lo sapevo... grazie di aver aspettato. 𝘅: Dovevo comunque uscire a questo piano. 𝗠𝘆𝗮: Oh, hai anche tu un appuntamento? E' meravigliosa. Penso di aver terminato proprio oggi! 𝘅: Pensi? 𝗠𝘆𝗮: Si beh...potrei sempre tornare! 𝘅: Sospetti che i tuoi problemi torneranno? In tal caso non penso che sia così brava... 𝗠𝘆𝗮: No, però..non si sa mai, potrebbero essercene degli altri! 𝘅: Sei pessimista? 𝗠𝘆𝗮: Cosa? No, non intendevo questo... 𝘅: Bene, ora tolgo la mano e tu proseguirai la tua vita senza aspettarti altri problemi. Il tuo nom-erda...avrei dovuto chiedere prima di lasciare.
[... 𝗏𝗂𝖽𝖾𝗈-𝖼𝖺𝗅𝗅𝗂𝗇𝗀 ...]
𝘅: Sono innamorato della ragazza dell'ascensore. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Ti innamori ogni mese. 𝘅: La guarirò, ha bisogno di molto amore, l'ho visto nei suoi occhi. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Da come l'hai descritta non penso tu guardassi i suoi occhi. 𝘅: Erano azzurri, tendenti al verde. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Dimentico che sei mio fratello. Sei a pranzo con la mamma? 𝘅: Si, è andata in bagno in attesa dell'ordinazione. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Perfetto, passerò nel suo studio e ne saprò di più. 𝘅: Ti ho mai detto che sei la sorella migliore che si possa avere? 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: E anche l'unica che hai? 𝘅: Sono dettagli. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: La cercherò sui social, mi dispiace per te. 𝘅: No. Non è il tuo tipo e sono certo sia etero. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: E lo hai capito da? 𝘅: Da come mi ha guardato. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Solo perché ancora non ha incontrato me. 𝘅: Non puoi infilarti nel suo studio così, è contro la legge. 𝗦𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝘅: Non ti stavi lamentando quando pensavi fosse per te. Continua pure a seguire le regole di papà e salutami la mamma!
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jekad · 5 years
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┊             𝖣𝖾𝖼𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟣𝟩, 𝟤𝟢𝟣𝟫             𝖳𝗁𝖾 𝖤𝗑𝗈𝖽𝗎𝗌 - 𝖯𝖺𝗋𝖺𝖽𝗂𝗌𝖾, 𝖭𝖸
𝗞𝗶𝗹𝗹𝗶𝗮𝗻: Mya, non si vive di speranze, ma di ciò che si ottiene. 
𝗠𝘆𝗮: A tal proposito, mi hai ricordato di fare una cosa. Avevo un piano... che è fallito... quindi..  
Detto ciò, con estrema naturalezza, porta una mano sul viso dell uomo mentre gli si avvicina senza dubbi o ripensamenti, portando le proprie labbra su quelle maschili con profonda morbidezza. Un semplice e innocuo bacio, al quale si sofferma a riflettere poco dopo, quando torna giù sui talloni per essersi dovuta alzare sulle punte nel raggiungere quel viso.Adesso deve solo capire se l'è piaciuto il contatto, riflettendoci come se fosse sola e in silenzio.
            ‹ ● › 
Ad ogni modo, è d'improvviso che si presenta il seguente gesto compito dalla controparte: un contatto intimo ed inaspettato, in grado di spiazzare in parte persino un uomo come Killian che è l'imprevedibilità fatta persona; quel bacio è privo di qualsivoglia preambolo, visivo e non, non ha scorto un particolare sfavillio nelle terse iridi, non un'intensità che faccia presagire lo scaturire d'un desiderio. Sembra quasi uno slancio improvvisato, al quale egli -anche per la breve durata- non può che rimanere immobile inizialmente. Contro le labbra lievemente bagnate dallo champagne ella deposita quel tocco morbido, ma l'espressione che si presenta ora sul di lui volto è alquanto espressiva: perplessità, ma anche diletto. Egli difatti sorride, ed è un beffardo sorriso di sorpresa che s'interseca ad una mordace, sprezzante incredibilità.  
𝗞𝗶𝗹𝗹𝗶𝗮𝗻: E questo per che cos'era? A caso? 
𝗠𝘆𝗮: Per mero egoismo? 
Risponde così a quella domanda, una risposta fatta di sincerità più che concreta e che combacia perfettamente con le parole che poco prima le ha rivolto.Si stringe leggermente nelle spalle come se avesse detto qualcosa di ovvio, o stesse semplicemente giocando con le parole appena udite. Sta di fatto che Mya voleva farlo da un po' per pura e semplice curiosità, non ancora soddisfatta. 
𝗠𝘆𝗮: Prima o poi elaborerò un piano per approfondire l'argomento.  
Aggiunge con un indice che si sovrappone tra i due, capendo forse cos'ha fatto in una rapida lucidità che viene spazzata via come arrivata, la sobrietà non ha vinta con tutto l'alcool ingerito, portandola a parlare nuovamente, a dar voce ai suoi pensieri senza filtro o ragionamento.Una mano sfiora in piccoli colpetti il braccio dell'uomo prima che la donna si allontani, togliendosi dal momento imbarazzante così com'era apparsa.
            ‹ ● › 
Non ha ben compreso la natura di quella fugace mossa il bel britannico, le corvine iridi ordunque persistono a scrutarla intrise di quell'insieme di convergenti sensazioni. E non cela egli, di certo, nemmeno una di esse: sono ancora velate d'una curiosa perplessità, ma  è altresì l'arguzia a scintillare attraverso il buio pesto dei propri occhi, invero andando ad acuire l'intensità di un protervo sguardo, diretto ed ardito. Non vi la minima traccia di imbarazzo, al contrario il moro s'erge a suo agio come al solito, ma è forse la parvenza flebile, assolutamente casta di quel bacio a farlo apparire ai propri occhi come un contatto privo di qualsivoglia reale significato da parte della bruna.  Ad essere ammirato e desiderato vi è da sempre abituato Killian, in tale consapevolezza vi si immerge con naturalezza ordunque, e lo sfoggiare d'un ampio e fulgido sorriso funge da replica alla di lei affermazione che -per un breve attimo- lo fa addirittura riflettere. Poiché ad egli pare il tutto piuttosto contrastante, da quell'inaspettato piccolo bacio dalla parvenza fin troppo innocente e repentina, al menzionare addirittura di un "piano". Un piano per cosa?  
𝗞𝗶𝗹𝗹𝗶𝗮𝗻: Approfondire l'argomento? C'è bisogno d'un piano? 
Ma non trovano risposta le proprie parole, poiché come è apparsa Mya fa per svanire con la medesima rapidità. 
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jekad · 5 years
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┊   (  𝐇𝐄𝐀𝐃𝐂𝐀𝐍𝐎𝐍 𝐇𝐀𝐋𝐋𝐎𝐖𝐄𝐄𝐍 #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀 )       𝖀𝖓 𝖗𝖎𝖈𝖔𝖗𝖉𝖔 𝖙𝖗𝖎𝖘𝖙𝖊 𝖉𝖊𝖑 𝖕𝖌 𝖘𝖚𝖑 𝖌𝖎𝖔𝖗𝖓𝖔 𝖉𝖊𝖎 𝖒𝖔𝖗𝖙𝖎          𝕮𝖔𝖒𝖊 𝖘𝖆𝖗𝖊𝖇𝖇𝖊 𝖕𝖊𝖗 𝖑𝖚𝖎/𝖑𝖊𝖎       𝖎𝖓𝖈𝖔𝖓𝖙𝖗𝖆𝖗𝖊 𝖚𝖓𝖆 𝖕𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖆 𝖈𝖍𝖊 𝖓𝖔𝖓 𝖈'𝖊' 𝖕𝖎𝖚'              𝖳𝗁𝖾𝗋𝖺𝗉𝗂𝗌𝗍   Hai presente quella sensazione di qualcuno che ti osserva mentre dormi? Sei distesa nel tuo letto e percepisci degli occhi sul tuo corpo, li senti come se avessero un peso. Ecco perché aprii i miei quella notte. Per scrupolo, per constatare che nessuno fosse presente nella stanza, ma quando lo feci sussultai dallo spavento. Trovai n uomo e una donna ai piedi del letto, mentre mi guardavano in un silenzio totale. Posso sentire ancora l'aspro odore della sigaretta di mia madre che precedette le sue parole ancor più cancerogene.
𝗠𝗼𝘁𝗵𝗲𝗿: Quando hai finito lascia i soldi all'ingresso.
Un altro tiro alla sigaretta e uscì dalla stanza, lasciandosi dietro quella scia biancastra come se fosse accompagnata da chissà quale spirito demoniaco. Non capii le sue parole, ero completamente confusa da quel brusco risveglio, ero così attratta da quella scia di fumo che solo dopo riuscii davvero a svegliarmi, quando due mani maschili mi afferrarono le caviglie tirandomi con forza verso il loro padrone; il mio carnefice. Compresi all'istante cosa sarebbe successo, cosa stava accadendo. Relazionai che mio fratello non sarebbe apparso, non sarebbe accorso, se n'era andato e mia madre poteva abusare finalmente del suo potere. Proprio il suo ricordo non mi fece arrendere, non mi fece restare impassibile ma reagii. Approfittai di quelle mani occupate sul mio corpo, privandomi dei pantaloni del pigiama senza alcuna accortezza, mi allungai ad afferrare ciò che di Christopher mi era rimasto, nascosto sotto il letto. Quella mazza da baseball che spinsi con tutta la forza che trovai contro il mostro di quella notte. Ora che ci rifletto... è come se lui fosse stato presente, anche in quel momento mi aiutò. Lo colpii, mi affrettai ad alzarmi, a sistemarmi il pigiama mentre correvo verso la porta, non per scappare ma per chiuderla a chiave. Se fossi uscita di lì mi sarebbe capitato di peggio, perché quando l'uomo urlò mia madre accorse. Fu assordante il suo battere contro la porta, urlava ma non riuscivo ad ascoltarla sul serio, ero troppo impegnata a mettere nello zaino le ultime cose che mi erano rimaste. Iniziai a prepararlo due giorni prima, quando tutti erano al funerale al quale mi fu negato di partecipare. Tenni d'occhio il corpo riverso sul pavimento ad ogni gesto che compievo, ad ogni spostamento lui si lamentava con le mani ancora alla testa, era ormai imminente la sua ripresa e così puntai alla finestra, senza neppure accorgermi che ci fu fin troppo silenzio nella casa. Gettai lo zaino, scavalcai il davanzale con una gamba e un colpo assordante mi riempì le orecchie. Mia madre sparò contro la serratura della porta per poter entrare, un qualcosa che mi sconvolse profondamente, mi paralizzai alla finestra e la guardai, entrò con tutto l'odio che potesse avere nei miei confronti. Un odio che aumentò alla vista del suo... non so' ancora come definirlo, ma alla vista di quell'uomo si infuriò maggiormente. Fu un attimo, vidi la canna del fucile puntare in mia direzione e mi gettai, non ebbi dubbi sul fatto che che avrebbe potuto spararmi, e quello sparo risuonò l'istante successivo. L'impatto con il terreno non fu dei migliori, ma era niente al confronto della paura che provai in quell'istante. Riuscii a rialzarmi in tempo prima che accanto a me si ricreo una nuvoletta di terra dovuta a un altro colpo di mia madre. Pur sapendolo non volevo crederci, mi convincei che stava sparando solo per farmi allontanare, per lasciarmi scappare e poterlo fare il più in fretta possibile.... ma le sue parole cancellavano ogni speranza che volevo pormi, aiutandomi però ad aumentare il passo della mia fuga notturna. Dio se mi sentii disperata. Dove potevo andare a sedici anni? Con quali soldi? Fin dove sarei potuta arrivare?
𝗧𝗲𝗿𝗮𝗽𝗵𝗶𝘀𝘁: Lo hai visto in quel momento?
No... mi infilai nel fienile del vecchio Jack per il resto della notte. Mi svegliai con il sole a colpirmi gli occhi. Avrei voluto persino rubare uno dei cavalli per poter andare il più lontano possibile, ma per portarlo dove? Non avrei potuto sfamare me stessa, figuriamoci un cavallo. Restai qualche minuto a contemplarli prima di decidermi ad uscire. Controllai che non ci fosse nessuno per poi incamminarmi verso il sentiero, ed è lì che lo vidi. Distolsi lo sguardo per riprendermi, per capire se non fosse una mia illusione, ma quando tornai a guardare in quella direzione... era ancora lì. Si voltò e mi sorrise con quella sua espressione unica. Com'era possibile? Sapevo che era morto ma... stupidamente credetti quasi che fu questo il motivo per il quale mia madre non mi volle al funerale, perché era vivo e preferiva tenermelo nascosto. Feci i primi passi con incertezza, aumentandoli gradualmente all'espressione serena del suo viso, mi ritrovai letteralmente a correre; forse più veloce di quando sono scappata di casa. Ricordo perfettamente la sensazione che sentii al petto quando lo vidi voltarsi, iniziò ad allontanarsi e non capii perché. Perché non mi stava aspettando? Perché si allontanava ancora? Urlai il suo nome, disperata e in lacrime. Correvo e correvo fino a raggiungere il retro della fattoria dove sparì. Non c'era più, mi guardai attorno più persa che mai. Ero certa che c'era, era lì, a pochi passi da me, perché non riuscivo più a vederlo? Lo cercai con lo sguardo in ogni angolo e non potei darmi delle risposte, vidi il nipote di Jack pronto a partire con il furgone e ne approfittai...ma gli occhi furono fissi sulla casa che si allontanava una volta partiti. Ero pronta a saltare giù non appena lo avrei rivisto... ma non lo rividi.
𝗧𝗲𝗿𝗮𝗽𝗵𝗶𝘀𝘁: Questo ti fa' credere che c'è un altro lato? E' per questo che credi così tanto ai fantasmi?
Cos'altro poteva essere? Se non lo avessi visto, se non gli fossi corsa dietro... avrei proseguito, non avrei trovato William pronto a partire, non avrei preso nessun passaggio. Dev'essere stato per forza lui...mi ha indicato la strada giusta come sempre ha fatto..
𝗧𝗲𝗿𝗮𝗽𝗵𝗶𝘀𝘁: Quindi il giorno dei morti lo colleghi a un bel ricordo? Alla tua salvezza?
Assolutamente, è il giorno in cui ho compreso che non avrei mai più rivisto mio fratello...
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jekad · 5 years
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┊     𝖭𝗈𝗏𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟤𝟫, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖦𝗋𝖺𝗇𝖽 𝖢𝖾𝗇𝗍𝗋𝖺𝗅 𝖬𝖺𝗋𝗄𝖾𝗍, 𝖭𝖸.              #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀 #𝖾𝗏𝖾𝗇𝗍𝗈𝖻𝗅𝖺𝖼𝗄𝖿𝗋𝗂𝖽𝖺𝗒           
Ami il Black Friday per lo stesso motivo per il quale tutte le persone si accalcano all'entrate, dormendo addirittura all'esterno per riuscire ad essere le prime ad arrivare alle offerte migliori: poter prendere ciò che hai sempre desiderato con un prezzo irrisorio.
Tu però la vivi in un modo più blando, seguendo un'idea tutta tua.
"Se il destino vuole che tu abbia quell'oggetto, lo avrai con calma e pazienza".
Un'idea che se confessassi a qualcuno ti suonerebbe del tutto sciocca.
Vaghi, dunque, per il centro commerciale in tutta calma, spintonata ogni tanto di qui e di là da alcune persone che si sgomentano per gli ultimi pezzi rimasti; poi la visione celestiale.In lontananza lo vedi più che chiaramente, come illuminato da una luce angelica, tutto solo nello scaffale e ben protetto dalla sua scatola nera dove la scritta "Monopoly Game of Thrones" risalta come non mai, con tanto di pulsantino che fa partire la sigla.
Sei lontana, non puoi premerlo, ma nella tua testa, quella stessa sigla, è appena partita; ti fa da sottofondo per la missione.
Ti guardi attorno prima di muoverti, valutando tutte le possibili situazioni che possono nascere ad una sola tua mossa.
Potresti venire catapultata altrove con uno spintone, o addirittura calpestata, o trascinata via per i capelli; l'ultimo pensiero ti fa portare una mano alla chioma corvina come se sentissi quel dolore appena immaginato.
Il campo è libero, puoi agire, ma comunque lo fai furtivamente.
Ti acquatti allo scaffale più vicino mentre controlli ogni direzione, cercando di muoverti silenziosa, come se il minimo rumore possa attirare l'attenzione di chiunque.
Sei in mezzo a un campo di zombie e sai che il minimo rumore possa catturare immediatamente la loro attenzione.Il primo step è andato, sei giunta a fine corsia e devi adesso attraversare il corridoio centrale per raggiungere l'altra, dove risiede il tuo tesoro. Ti affacci per controllare la situazione, sbuchi letteralmente con la testa dal lato dello scaffale e supervisioni ogni dettaglio e movimento: nessuno è concentrato sulla parte dei giochi.
E' il momento giusto, compi quei pochi passi velocemente, fingendo indifferenza giusto per non dare nell'occhio, ma davanti ti si presenta una scena in perfetto stile western.
Ti blocchi alla vista di un ragazzino dall'altro lato della corsia, avrà non più di 15-16 anni, e i suoi occhi sono puntati su di te come altrettanto stai facendo tu su di lui.
La sigla di "Game of Thrones" si trasforma adesso nella colonna sonora del " Il Buono, Il Brutto e il Cattivo".
Entrambi tendete i muscoli, lo si percepisce nell'aria, e non appena uno dei due compie il primo movimento anche l'altro si muove in conseguenza con uno scatto. Tu corri e lui ha dalla sua uno skateboard, ma non ti arrendi.
"Te la faccio vedere io, mocciosetto."
Prendi al volo una delle fionde giocattolo che trovi appesa allo scaffale, agguantando una pallina di plastica sfusa lì vicino, di qualche pistola nei paraggi, e prendi la mira. Chiudi un occhio mentre tenti di regolare il respiro, seguendo tutte le indicazioni che tuo fratello ti ha dato in passato, sentendolo bisbigliarti all'orecchio in questo preciso instante.
"Nessuna fretta. Rallenta. Basati sul battito cardiaco. Lancia"
Lasci l'elastico e la pallina va incontro al tuo avversario, incontrandosi entrambi a un passo dal gioco in scatola. Lo prendi in pieno sulla fronte e il colpo lo fa cadere all'indietro dalla sua tavola a quattro ruote.
La vista ti reca una moto d'esultanza, che sfoghi stringendo i pugni in un flebile "si" che trattieni tra i denti.Prima che possa rialzarsi ti affretti per poter prendere il bottino, allungando la mano per poterlo raggiungere meglio e la luce viene meno. Sprofondi in un'oscurità improvvisa, inciampando nello skate ancora in viaggio e così precipitare giù anche tu sul pavimento.
𝗠𝘆𝗮: Sono morta?
𝗕𝗼𝘆: Tra qualche anno forse..
𝗠𝘆𝗮: Oh mio dio, sono all'inferno e dovrò convivere con la voce del ragazzino che ho ucciso.
Giusto per dar prova che tu sia morta o meno, allunghi una mano alla ricerca del corpo del ragazzo, tastandogli la gamba e trarre un respiro di sollievo; poco dopo percepisci una mano sul tuo sedere ben impegnata a palparti.
𝗠𝘆𝗮: Oddio! Ma che fai?!
𝗕𝗼𝘆: Pensavo volessi approfittare del buio.
𝗠𝘆𝗮: Che schifo, no! Sei un ragazzino!
𝗕𝗼𝘆: Ho l'eta appropriata per fare certe cose!
𝗠𝘆𝗮: Ma non con me!
𝗕𝗼𝘆: Quanto sei vecchia? Ti cedo il gioco in cambio.
𝗠𝘆𝗮: Quel gioco non è nelle tue mani!
𝗕𝗼𝘆: Ma mi accontento di ciò che c'è adesso, non sono uno che si lamenta.
Ti viene automatico afferrare la prima cosa che trovi vicina e tirarla contro la sua testa, sentendoti soddisfatta del tonfo che ne proviene, ma senza essere sicura che il rumore che ne consegue sia o meno la risata soffocata del ragazzo.Vi zittite solo per lasciarvi circondare dal silenzio che è calato nell'edificio, incutendo soltanto inquietudine e terrore, fin quando il pianto di un bambino sembra dar vita al caos più totale.
𝗠𝘆𝗮: Ok, coalizziamoci, restami vicino, mi sentirei in colpa a lasciarti vagare da solo. Sei con qualcuno?
𝗕𝗼𝘆: Sissignora, ti starò attaccato al culo.
𝗠𝘆𝗮: Si certo, in un altro modo però.
𝗕𝗼𝘆: Comunque sono solo e so' difendermi, ma l'idea non mi dispiace.
𝗠𝘆𝗮: Andiamo al reparto sportivo, muniamoci di torce e...mazze da hockey. Il mio telefono non durerebbe più di 20 minuti.
𝗕𝗼𝘆: Se sopravviviamo incolumi, comprerò il gioco in tua memoria e lo regalerò alla mia ragazza.
𝗠𝘆𝗮: Che pensiero carino...
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jekad · 5 years
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┊   (  𝐇𝐄𝐀𝐃𝐂𝐀𝐍𝐎𝐍 𝐇𝐀𝐋𝐋𝐎𝐖𝐄𝐄𝐍 #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀 )         
          𝕴𝖑 𝖗𝖆𝖕𝖕𝖔𝖗𝖙𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝖕𝖌 𝖈𝖔𝖓 𝖑'𝕰𝖘𝖔𝖙𝖊𝖗𝖎𝖘𝖒𝖔  
    𝕴𝖑 𝖗𝖆𝖕𝖕𝖔𝖗𝖙𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝖙𝖚𝖔 𝖕𝖌 𝖈𝖔𝖓 𝖑𝖆 𝖒𝖆𝖌𝖎𝖆 𝖊 𝖎𝖑 𝖘𝖔𝖕𝖗𝖆𝖓𝖓𝖆𝖙𝖚𝖗𝖆𝖑𝖊                                            𝖳𝖾𝗇𝗇𝖾𝗌𝗌𝖾𝖾, 𝟤𝟢𝟢𝟫 
Il solo rumore della porta che viene aperta produce un eco per tutto l'edificio in disuso, senza contare la polvere che leggera viene smossa e il rumore dei detriti sul pavimento che vengono calpestati.  Lo scenario accoglie le tre ragazze munite di torce, con i loro zaini ben organizzati per la serata; una serata per niente innocua e semplice.
𝗠𝘆𝗮: Non potevamo farlo a casa? In tanti film fanno così... 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: E' solo un vecchio manicomio... 𝗠𝘆𝗮: Il dettaglio dovrebbe rendere meno inquietante la cosa? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Mya, non iniziare. Non penso di avere qualche entità demoniaca in casa, ne avevo voglia di parlare a mia nonna. 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: E poi un cazzo di Demone non voglio invitarlo in casa. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Kim... 𝗠𝘆𝗮: Non doveva essere solo una seduta spiritica? Due domande e basta? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Nei tuoi film, anche solo una seduta, non lascia passare entità demoniache? 𝗠𝘆𝗮: Ma parlate di entità demoniache come se le steste cercando. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: E' questo quello che accade facendo delle sedute.. e poi che palle, si Mya. Siamo intenzionate ad evocare qual-
Ed è il suono di un sassolino che cade arresta quella pseudo discussione appena nata, come se parte della parete si fosse distaccata e abbandonata sul pavimento.
Le tre ragazze si zittiscono e puntano le loro torce in direzioni diverse l'una dall'altra, aspettando forse di sentire qualche altro rumore ma un silenzio assordante sembra calare e divorare l'intero edificio.
Il sorriso che nasce sul viso della bionda Stephanie ha un che d'inquietante, un esaltazione per niente salutare. Al centro, come al comando del trio, punta la torcia prima sul viso afroamericano di Kimberly e poi su quello di Mya, di un colore ancor più bianco del solito.
𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲:  Possibile tu abbia più paura di queste cose che dell'essere umano? Qualcuno può ammazzarti e non ti spaventa, ma qualcosa di surreale si? 𝗠𝘆𝗮: Un essere umano puoi sempre fermarlo...come fermi qualcosa che non vedi? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Non esiste niente di tutto questo, Mya. Nessun fantasma e nessun demone. 𝗠𝘆𝗮: Quindi perché siamo venute a farlo qui? Perché lo stiamo facendo? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Perché mi annoiavo e l'ho trovato divertente. Prenditela con Kimberly, sono state le sue storie a mettermi in testa la cosa. 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Ho solo raccontato le storielle di mia nonna! Non datemi la colpa. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Muovetevi, sento da qui la puzza del vostro farvela addosso.
L'entrata principale viene così abbandonata e le tre ragazze s'incamminano per quelle ampie stanze abbandonate, con vari oggetti del passato ancora lì presenti come se fossero stati abbandonati lì per la fretta.
Sulle pareti si trovano alcuni disegni lasciati da altri visitatori, varie scritte come vari murales e vari simboli sconosciuti agli occhi delle giovani.
Si preparano quando trovano una stanza che le soddisfi, preferendo rimanere al piano inferiore sotto suggerimento di Mya, perché se ci fosse stato bisogno di scappare nessuna scala le avrebbe ostacolate.
La tavola ouja è adagiata sul pavimento mentre loro sono posizionate attorno ad essa quasi a formare un triangolo, sedute all'indiana su di una coperta.Una candela tra l'una e l'altra non solo per l'illuminazione ma per poter rendere l'atmosfera ancor più tetra.
Stephanie è al comando e invita le altre a prendersi per mano, aumentando così quella figura triangolare attorno alla tavola.
𝗠𝘆𝗮: Non dovremmo toccare la planchette? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Sh! Kim com'era? 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Dal tuo impero il mio sangue possa indicarti il sentiero, vieni a me e conducimi verso ogni mio desiderio. Che niente ci divida finché esso scorre, la mia anima è il pegno di questo favore. 𝗠𝘆𝗮: Cosa devi fare con il coltellino? 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Hai sentito la parte del sangue? 𝗠𝘆𝗮: Io non voglio che il mio sangue faccia da sentiero a nessuno. 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Avanti Mya, dobbiamo farlo insieme. 𝗠𝘆𝗮: Allora fatelo prima voi...
Ancor prima che Stephanie possa poggiare la lama sul proprio palmo, dei rumori dall'altro lato dell'edificio le interrompe. Una bassa cantilena, un lento coro nato dal nulla e che avanza verso la loro direzione. Un occhiata veloce nelle iridi delle giovani prima di soffiare insieme sulle candele e precipitare nell'oscurità, invisibili adesso al lento passaggio di persone nascoste sotto ai cappucci delle loro tuniche, fiaccole nelle loro mani e maschere ai loro volti. Proseguono lungo il corridoio come in una processione, superando la stanza delle ragazze che assistono a quel passaggio con il respiro bloccato nelle loro gole, una paralisi che viene accentuata quando gli ultimi uomini sono in compagnia di due piccoli capretti che passano davanti ai loro occhi, condotti da una corda a sparire dietro la parete che va a nasconderli.
Le ragazze si cercano l'un l'altra con le loro mani, riprendendosi a muovere quando sentono quella lauda che sembra calare e ovattarsi in lontananza, una lode che non ha sicuramente niente a che vedere con nessun Dio.
Senza proferire parola si alzano in piedi, afferrando solo i loro zaini per potersene andare il prima possibile.
Controllano il corridoio per potersi accertare di proseguire, abbandonando così la stanza e ripercorrere la strada a ritroso, il più silenziosamente possibile, bloccandosi non appena urtano una sedia a rotelle che le ha ostacolate.
𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Accendete le torce. Accendete le torce! Non riesco a trovare la mia! 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Voi sentite niente? 𝗠𝘆𝗮: E' peggio se sentiamo qualcosa...o che si siano zittiti tutti? 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Non me ne frega un cazzo, io corro! 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Kim!
Corrono, ignorando che la loro folle corsa stia facendo rumore. Ignorano gli oggetti che spostano, o ciò che calpestano, l'importante è aumentare e allinearsi al ritmo frenetico del loro cuore, che oltre a battere nel petto sopraggiunge alle loro orecchie.
L'entrata principale è ormai vicina, un ultima spinta e ci sono, un ultimo sforzo e possono raggiungere la salvezza.Kimberly sparisce all'esterno prima ancora che le altre due la raggiungano. L'urlo che ne consegue accompagna l'uscita di Stephanie che si blocca alla vista dell'amica catturata da uno degli incappucciati, risvegliata poi da Mya che la urta al suo arrivo.Succede tutto in successione, così veloce che nessuna delle tre elabora perfettamente ciò che accade.
La bionda va in soccorso dell'amica mentre la mora afferra ciò che trova di più vicino, munendosi così di un pezzo di legno.Un colpo, uno soltanto, dietro la nuca dell'uomo che lascia andare la ragazza per il dolore. Lei sfugge di lato e l'altra presa dall'impeto, da un istinto di sopravvivenza, va incontro alla figura coperta senza ragionare, conficcando nel suo addome quella piccola lama che avrebbe dovuto essere usata diversamente in quella nottata.Una volta e poi due.Il tempo sembra fermarsi, le ragazze si guardano negli occhi dopo che Stephanie ha gettato a terra il coltellino insanguinato, cercando l'una nello sguardo dell'altra una risposta, un da farsi, ma altri rumori all'interno dell'edificio le portano a correre poco dopo, scappando via dallo scenario, dalla colpevolezza, da quello che potrebbe trasformarsi in omicidio.
Corrono fino a raggiungere l'auto nella quale si rifugiano senza troppi ripensamenti.
𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Non è successo niente, ci penseranno gli altri. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Mya che diavolo hai fatto? Perché lo hai ripreso?! 𝗠𝘆𝗮: Lo hai lasciato lì, ci sono sopra le tue impronte! 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Adesso anche le tue, stupida! 𝗠𝘆𝗮: Non possono arrivare a noi, non possono arrivare a niente perché non c'è niente che possono trovare. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Se lo avessi lasciato lì non c'era niente da trovare, adesso abbiamo l'arma del delitto con noi! Cosa pensavi? Che denunceranno qualcosa? Sono dei fottuti quelli lì dentro, non voglio neppure pensare a cosa cazzo stavano facendo, ma sono certa che non andranno dalla polizia! 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Non c'è nessun cazzo di delitto! Ok? Andiamocene! 𝗠𝘆𝗮: Avrebbero potuto usarlo anche per altro... qualche loro rito o per qualche sacrificio, in quel caso avrebbero incolpato te e maledetta in qualche modo. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Non esistono queste cose, Mya. 𝗠𝘆𝗮: Tu non ci credi, ma io si. Quelli lì ci credono ancor più di me, quindi lasciami in pace! Ho più paura di tutta questa storia che di finire in galera. 𝗦𝘁𝗲𝗽𝗵𝗮𝗻𝗶𝗲: Io l'ho ucciso, capisci?! Io ci finisco! Voi due non c'eravate neppure. 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Non dire cazzate e andiamo a liberarci di questa stronzata. Buttiamolo nel Melton. 𝗠𝘆𝗮: Sei sicura? E' nei pressi dell' Haw Ridge, se lo ritrovassero? 𝗞𝗶𝗺𝗯𝗲𝗿𝗹𝘆: Direi che l'acqua farà il suo compito fino a quel momento.
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jekad · 5 years
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┊     𝖭𝗈𝗏𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟣𝟣, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖯𝖺𝗋𝖺𝖽𝗂𝗌𝖾, 𝖭𝖸.
        𝗐/Dallas #𝗆𝗂𝗇𝗂𝗋𝗈𝗅𝖾 #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀
Seppur Ethan è ancora in ospedale, con le visite limitate solo ai parenti, tu ti senti comunque più serena e tranquilla dei giorni precedenti. Il suo risveglio e i vari esami a cui lo sottopongono ti fanno pensare solo al meglio.
Ti sei concessa di respirare dalla sera precedente, dove hai partecipato ad un corso di pittura serale che ti ha completamente svuotato della tensione e rinvigorita al meglio. Oggi sei tornata anche a lavoro, dove hai dovuto recuperare per la pubblicità del nuovo film natalizio che uscirà su Hallmark il mese successivo.
Tutto sembra essersi equilibrato dunque devi anche recuperare i rapporti e le promesse fatte: prima tra queste Dallas.
Devi recuperare la buca che gli hai dato involontariamente, data dagli ultimi eventi, sentendo stranamente dentro di te il suo bisogno di parlare con qualcuno; senza sapere realmente di cosa.
Hai pensato che si sentisse magari giù di morale, o che avesse bisogno di sfogarsi di qualcosa.Nonostante ultimamente ti ha leggermente irritato, passi al Paradise per mantenere la tua parola; magari gli esporrai anche il tuo fastidio riguardo le ultime cose.
Ti guardi attorno non appena varchi la soglia e saluti, con un piccolo movimento della mano, alcune ragazze che ti riconoscono. Intravedi Vasilisa in lontananza per pochi secondi, prima che sparisca dietro la parete senza riuscire a salutarla; hai già comunque intenzione di passare a salutarla dopo aver finito con Dallas.
Eccolo lì, noti l'uomo a pochi passi di distanza da dove prima presenziava Vasilisa, osservi bene la scena prima di farti avanti; giusto per evitare di intralciare qualche sua opera di flirtaggio.
Lo raggiungi quando denoti che sia libero e solo e cerchi di arrivargli alle spalle senza farti vedere.
- Booh! Dobbiamo parlare. Si, dobbiamo parlare proprio della tua esasperazione al riguardo. -
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jekad · 5 years
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(  𝐇𝐀𝐋𝐋𝐎𝐖𝐄𝐄𝐍 𝐇𝐄𝐀𝐃𝐂𝐀𝐍𝐎𝐍 #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀 )  
⚰️ 𝕴𝖑 𝖗𝖆𝖕𝖕𝖔𝖗𝖙𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝖙𝖚𝖔 𝖕𝖌 𝖈𝖔𝖓 𝖑𝖆 𝖒𝖔𝖗𝖙𝖊       
𝖭𝗈𝗏𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟢𝟦, 𝟤𝟢𝟣𝟫 
Conosci quell'assurda sensazione di star soffocando?
Dove il tuo corpo non sembra rispondere come tu vorresti ma va letteralmente dal lato opposto?
Quella sensazione che ti prende alla gola come una tenaglia che stringe, non al di fuori ma dentro di essa.
Senti letteralmente i muscoli irrigidirsi e chiudertela. Non può passare aria e questo ti terrorizza, lo riesci a sentire dal tuo cuore che scalpita, che ti rimbomba con forza nelle orecchie; nella testa.
Sai cosa ti sta' succedendo ma al momento non riesci a decifrarlo.
E' arrivato all'improvviso e ti ha colto impreparata.
Prendi profondi respiri ma è come se non servisse; più lo fai e più la gola si chiude.
Le mani hanno vita propria in un tremore irrefrenabile, che sembra divulgarsi lungo il braccio e in tutto il corpo, ti scuote dall'interno.
Tenti di prendere più ossigeno possibile ma ad ogni inalazione ti senti annegare.Ad ogni respiro scorgono lacrime sempre più corpose.
Sei certa che stai davvero respirando?
Perché non sembra che l'ossigeno arriva ai polmoni, e il battito cardiaco sempre più in aumento sembra sottolinearlo.
Il tuo stesso cuore reclama il suo ossigeno. 
𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Che succede? Mya? Ehi, Mya? WES! Oddio, che ti succede? Cosa c'è? Wes! 𝗪𝗲𝘀: Eccomi! Cos-che succede? 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲:  Non lo so! Io non lo so, stava bene. Stava bene fino a pochi secondi fa! 𝗪𝗲𝘀: Non riesce a respirare, spostati. 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Mi sto' spaventando, chiamo un ambulanza. 𝗪𝗲𝘀: Non ce n'è bisogno, non agitarti. Chiama Daddio. 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Ne sei sicuro? Ha cambiato colore, Wes! Ho paur- 𝗪𝗲𝘀: Ho detto va a chiamare Daddio! Li vedi, riesci a sentirli, ma è come se tu non fossi nel tuo corpo, è come se tu stessi vedendo tutto dall'esterno.
Vedi Sydne che corre via spaventata, in lacrime, e non riesci a fermarla. Non riesci a dirle che sia tutto ok.
E' tutto ok? Allora perché non respiri ancora? Il tuo agente arriva di corsa con Sydne al seguito, ancor più in lacrime di prima, che viene accolta tra le braccia di Wes mentre tu ti senti raccogliere da terra come se non avessi peso.
Uno scambio di braccia mentre ancora tenti di aggrapparti a qualcosa, di afferrare quella boccata d'aria inesistente.
𝗗𝗮𝗱𝗱𝗶𝗼:  Ehy, Mya è tutto okay. Chiudi la bocca. No, non devi cercare di respirare, trattienilo. Mya trattieni il respiro.
  Come si arrestano due labbra tremanti? Come si serrano labbra che non vogliono rispondere ai tuoi comandi?
Si ribellano. Tu chiudi la bocca e loro vibrano, tremano nella loro ribellione. Non vogliono arrendersi al tuo comando.
Si riaprono cercando aria, senti persino la mandibola  indolenzita e un leggero schiocco, dietro il collo, recato dalla tensione dei tuoi muscoli che sembrano partecipare alla rivolta. Un piccolo schiocco che sembra espandersi in un incontrollato dolore lungo tutto il collo, fino alla testa.
D'un tratto la mano dell'uomo è sulla tua bocca, infondendoti forse ancor più terrore di quello che già ha divorato il tuo corpo.
La tua realtà letteralmente inghiottita da esso.
Una ti sorregge il capo mentre l'altra ti copre le labbra ed il naso, cercando con spavento negli occhi del tuo agente una spiegazione, una motivazione per la quale lo stia facendo.
Ti aggrappi alle sue braccia volendole scacciare, volendoti liberare, spingendo anche la testa all'indietro ma bloccata dall'altra mano, sentendo la prima premere maggiormente contro il tuo viso.
Ti lamenti contro quel palmo mentre chiudi gli occhi in quel pianto che va aumentando.Ti sta soffocando. Non avevi possibilità di respirare prima, adesso non ne hai alcuna speranza.
𝗗𝗮𝗱𝗱𝗶𝗼: E' tutto ok... respira adesso. Respira contro la mia mano, Mya. Piano... così...con calma...
E' lo stesso pianto disperato che ti concede di respirare secondo i suoi comandi. Piangi e le labbra reclamano ossigeno contro la sua mano.
L'aria è così ostacolata, non ha possibilità d'insinuarsi tra le tue labbra e così ti ritrovi a respirare il tuo stesso ossigeno.
Fuori e dentro.
Stai respirando il tuo stesso respiro e la gola sembra riaprirsi lentamente, con lo stesso andamento dei tuoi stessi respiri profondi.
Uno dopo l'altro. Ti sei trattenuta quelle lacrime forse da mesi e adesso sembrano non fermarsi più.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Eppure si dev'essere distrutta la diga che ti eri costruita con tanto impegno.
𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Stavamo lavorando per il video, non lo so davvero che sia successo. Lo lasciata un secondo al computer e non lo so...
La mano ti viene tolta dalla bocca e respiri, ma senza accorgertene, liberando solo uno stanco e debole lamento mentre continui a piangere senza volerlo, ormai posseduta da quella strana libertà che le tue lacrime assaporano.
Daddio ti avvolge con forza tra le sue braccia, attento a lasciare le tue all'interno, imprigionandoti completamente, una stretta che tutto il tuo corpo riceve mentre ti senti abbandonata, senza più comando sul tuo corpo che sembra essersi distrutto in se stesso.
Una bambina completamente abbandonata tra le braccia del suo papà; o quello che tu ritieni tale.
[...]
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Continui a guardare il telefono..pensi che possa chiamarti? 𝗠𝘆𝗮: No, solo che sua sorella non ha risposto. Non so' se richiamerà... e l'ospedale attualmente pullula di giornalisti, è impossibile affrontarli. Non sono riuscita ad arrivare neppure a sua nonna... non hanno nessun rispetto.. 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mya.. dopo la tua chiamata ho cercato notizie al riguardo... pensi che morirà?
Stringi le labbra quasi non volessi rispondere, avendo paura ad ammettere la verità. Butti in alto lo sguardo per volerti trattenere dall'ennesima successione di lacrime che ti bruciano gli occhi. Stringi le gambe l'una contro l'altra su quel divano, persino le dita si stringono sul bordo del cuscino su cui siedi con palpabile tensione.
𝗠𝘆𝗮: Hanno detto che è in pessime condizioni... non ce la farei... posso sopportare tutto ma non questo. Non può farmi questo. Può dirmi persino addio se vuole ma non può morire. Non deve morire. Perché le persone nella mia vita devono morire.. ? 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Stai pensando alle parole di Leonid? Di tua madre? 𝗠𝘆𝗮: Si..
L'ammissione libera un sussulto, uno pseudo singhiozzo interiore, con il terrore che sembra trovarsi ancora bene a vivere nel tuo stomaco, a divorarne le pareti.Chini la testa ancora immobile nella tua posizione, dondolandoti forse appena con i piedi, in un moto quasi sincronizzato che dovrebbe aiutarti a non crollare nuovamente.Sulle punte e poi vai lentamente sui talloni.Sulle punte e poi di nuovo.In quel leggero pianto silenzioso che ti macchia i jeans sulle gambe.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Nessuno è morto per colpa tua, Mya. Ne devi sentirti colpevole adesso... 𝗠𝘆𝗮: Ma io l'ho lasciato.. l'ho lasciato sprofondare lasciandolo solo... non ho fatto niente... credevo che avrei fatto bene così... credevo che qualcuno ci sarebbe riuscito... 𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Cosa avresti potuto fare? 𝗠𝘆𝗮: Nulla ma... fa' male... a questo giro non so' come posso superarlo...  𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Se fossi tu? Se fossi tu dalla parte della morte.. avresti così paura?
La tua testa si scuote con calma in una risposta negativa, la certezza dimora in quei lenti movimenti mentre torni a stringere le labbra, risollevando lo sguardo sulla terapista mentre le lacrime hanno lasciato come un solco sulle guance. Attendi solo l'attimo giusto dove ritrovi il respiro, potendo così pronunciare parole per dar vita a una vera risposta. 
𝗠𝘆𝗮: Non ho paura di morire. Non ci sarebbe nulla d'affrontare dopo... ma quando muore qualcuno è tutto più difficile... non ho ancora imparato a convivere con le perdite... e quando penso di esserci vicina.. queste sembrano aumentare... quando si fermeranno?
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jekad · 5 years
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┊     𝖭𝗈𝗏𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟢𝟤, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖬𝗎𝗌𝗂𝖼 𝖲𝗍𝗈𝗋𝖾, 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄              𝗐/Bastian #𝗆𝗂𝗇𝗂𝗋𝗈𝗅𝖾 #𝗇𝗒𝖺𝗂𝗋𝗋𝗉𝗀   Come ogni tanto accade ti ritrovi a suonare il piano, un piano non tuo ma quello disponibile al negozio di musica. Il proprietario lo ha sempre concesso ai suoi clienti ad un solo patto: che sappiano almeno suonare bene. Ha sempre confessato di mettere a disposizione alcuni dei suoi strumenti per le persone che non possono permetterseli, ma che di musica vivono.
"E' come dare cibo ai più bisognosi", così lo ha definito.
Ascoltarli gli permette di entrare nelle loro vite e così è come se ogni volta leggesse un nuovo libro, vedesse un nuovo film, vivesse un nuovo viaggio. Ognuno di loro ha sempre lasciato le proprie emozioni nel suo negozio. Chissà adesso cosa sta' provando con la musica che stai suonando, se può vedere tuo fratello che sorride in lontananza, in un vasto campo dello stesso colore dei suoi capelli, con il cielo che richiama i suoi occhi. Chissà se può sentire l'angoscia, il tormento e la malinconia che provi dentro, che guidano le tue dita in quella melodia di saluto. Ogni anno sei sempre andata in chiesa il giorno della sua morte, di notte, allo scoccare della mezzanotte per accendere una candela e potergli parlare, dirgli quanto ancora ti manca: ma non quest'anno. La terapista ti ha vietato di farlo, o meglio dire consigliato ma ogni sua parola è per te un divieto. Questo cambiamento ti ha angosciato, è come se mancasse qualcosa nella tua vita, più dell' assenza di tuo fratello. Non potergli parlare era l'ultima cosa che ti rimaneva, che ti restava a fare da collegamento, da ponte verso di lui. Ti sei sfogata con lei, le hai rivolto il tuo astio a questo "divieto" e lei è rimasta impassibile, ha persino sorriso e ti ha rivolto delle semplici parole che ti hanno immediatamente placata.
" Mya, ti ho detto di provare a non farlo ma non ti ho negato altre strade. Voglio che cerci di parlare a tuo fratello, di arrivare a lui, in altri modi. Qualcosa che possa farti bene e non angosciarti in una chiesta buia."
Così, dal 10 Ottobre, hai cercato continuamente questa nuova strada per potergli parlare. Hai provato a dipingere, ma ti ha procurato un vuoto allo stomaco. Hai provato a scrivergli, ma ti sei sentita sola. Hai provato a cantare, ma hai provato una sensazione di frustrazione. Hai provato a suonare e questo ti ha riempita come non mai. Quale altra strada poteva essere se non questa, dove lui è accanto a te che ancora ti insegna i giusti tasti, o il tocco perfetto delle corde. Chissà se il proprietario del negozio riesce a sentire tutto questo... tu però riesci a sentire perfettamente tuo fratello attorno a te, che sorride e ti prende in giro con tutto il suo amore.
Piano: https://www.youtube.com/watch?v=Nc__GxDWEPo
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jekad · 5 years
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┊         𝖮𝖼𝗍𝗈𝖻𝖾𝗋 𝟥𝟢, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄               𝖳𝗁𝖾𝗋𝖺𝗉𝗂𝗌𝗍  [...]
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Dove ti vedi tra dieci anni?
𝗠𝘆𝗮: Wow... dieci anni è lontanissimo...
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Però ho letto che qualcosa lo desideri... dillo ad alta voce.
Perché lei lo sa. Tu stessa le hai dato i diari sperando che così facendo tutta questa storia sarebbe presto finita."Glieli do' così non devo raccontare niente e lei mi dirà subito la soluzione."Eri partita con questo piano e invece ti sei ritrovata a dover parlare di tutto ciò che hai scritto, disegnato e appuntato.Adesso ti tocca prendere un profondo respiro e dirlo, come se dargli voce lo rendesse più vero e dunque il non riuscirci sarebbe un fallimento ancor più pesante.
𝗠𝘆𝗮: Ok... beh... m'immagino in una casa, abbastanza grande, due piani.. fatta di legno e pietre, affacciata su di un lago e sommersa nella natura. Lontana dal caos cittadino ma non troppo distante per il lavoro e le scuole dei bambini. Mi vedo con dei bambini, plurale, più di due, e tanti animali a riempire la famiglia. Sposata ma anche non esserlo andrebbe bene, purché ci sia amore, condivisione... sincerità. Mi vedo sul divano la sera, a rilassarmi della dura giornata e poi arriva lui, che sorridendo si lamenta che la più piccola ha necessitato di un libro e ben due canzoni per addormentarsi. Si abbandona anche lui sul divano, stanco quanto me, raccontandoci la giornata passata distanti e coccolandoci...
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: E perché pensi che non sia possibile?
𝗠𝘆𝗮: Ma perché mi va sempre male... e una ragione me la sono data.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Quale pensi che sia?
𝗠𝘆𝗮: Che devo ripagare tutte le cose brutte che ho fatto.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Dunque, se fosse così, perché provi questo stato di frustrazione?
𝗠𝘆𝗮: ... perché certe volte... penso che non sia giusto.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Quando senti che sia ingiusto?
𝗠𝘆𝗮: ...
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Che ne dici se andiamo a ritroso? L'ultima relazione finita male con... Ethan. Pensi sia giusto o ingiusto?
𝗠𝘆𝗮: Giusto..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Perché?
𝗠𝘆𝗮: Perché me la sono cercata. Non sono stata sincera nel nostro litigio, e quello è stato l'inizio della fine.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Dunque è colpa tua?
𝗠𝘆𝗮: No! Certo che no... insomma, intendo dire che ho dato la colpa a lui del suo non avermi incluso nei suoi problemi, di non avermene parlato, di non avermi detto che era confuso su di noi... ma io sono stata la prima a farlo.  Non avevo dubbi su di noi, ma comunque non l'ho incluso, l'ho tenuto fuori esattamente come ha fatto lui. Non ho fermato la cosa... l'ho lasciata precipitare. Eccola lì che continua a scrivere i suoi appunti, a guardare concentrata quel foglio mentre tu la osservi in silenzio, timorosa ogni volta di cosa possa scrivere, che possa dirti all'improvviso: "Sei pazza, hai bisogno di cure."
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: E con... Colson?
𝗠𝘆𝗮: Giusto.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Ti dai la colpa che i suoi sentimenti siano cambiati?
𝗠𝘆𝗮: No... ma è successo per colpa mia.  Avevamo entrambi dei problemi, ci escludevamo a vicenda, quando poi abbiamo iniziato ad includerci... io non l'ho fatto. Dopo l'accaduto della serata d'arte... l'ho lasciato fuori e lui non è riuscito più a rientrare.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mya... la violenza che hai subito non è stata colpa tua, non è dunque colpa tua che la vostra storia sia finita.
𝗠𝘆𝗮: Lo so! So' che quello che è successo... non è dipeso da me, ma comunque sia... non ho fatto niente per superarla. Ho lasciato andare..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mike.
𝗠𝘆𝗮: Mike?
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Anche con lui è finita..
𝗠𝘆𝗮: Si , ma ho messo io fine alla cosa..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Sapresti dire il perché?
𝗠𝘆𝗮: Perché non era giusto per lui. Era dolce, premuroso, il ragazzo perfetto per diventare un marito... ho voluto tentare, volevo provare ad essere felice senza complicazioni... ma l'ho fatto senza togliermi dalla testa qualcun altro e non riuscivo più a continuare. Non trovo giusto stare con una persona quando comunque si vorrebbe la compagnia di qualcun altro. Non è stato giusto per entrambi.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: E qui si arriva a.. Ryan? Era lui, giusto?
𝗠𝘆𝗮: Si..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Ma con lui non hai mai avuto niente, non c'è alcuna storia finita...
𝗠𝘆𝗮: Lui aveva una figlia, storia complicata con la sua ex... però stavo bene in sua compagnia, ero cosciente che non ci sarebbe mai stata una relazione, non volevo altro. Gli volevo bene...
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Come con Damien..
𝗠𝘆𝗮: No, con lui è stato diverso. Non gli volevo affatto bene, era solo.. sexy. Lì sono stata la peggiore... quando ho scoperto che era fidanzato non mi sono tolta di mezzo, ho continuato a fare la mia vita e ad accettare le sue visite... e quando si è sposato... ho proseguito a fare così. Insomma non l'ho mai scacciato via... principalmente da questo penso dipendono tutte le cose. E' la mia colpa principale. E' stato un passatempo, ho fatto soffrire un'altra persona e dunque ne pago le conseguenze..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: ... non hai mai pensato che sia tu, Mya, a recarti del male? A far si che ti succedono queste cose?
𝗠𝘆𝗮: Io? Perché dovrei volerlo? Io voglio il contrario.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Ti sei sempre avvicinata a uomini che non potevano darti ciò che davvero vuoi.
Sorridi incredula a ciò che dice, non riesci a comprendere il suo discorso, non trovi assolutamente un senso. Lo trovi incredibile, inaccettabile.Ridicolo.
𝗠𝘆𝗮: Ma non ha senso! E Mike non aveva alcun problema, poteva darmi tutto.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: E lo hai lasciato...
𝗠𝘆𝗮: Ma... non c'entra niente. Lo avrei fatto soffrire se avessi continuato.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: O avresti potuto ottenere quella pseudo felicità che ti manca. Che vuoi e desideri. La felicità di una famiglia.
𝗠𝘆𝗮: Se voglio questo, non m'innamoro di chi non può darmelo, è logico.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Lo fai inconsciamente. Ti spaventa. Non hai mai provato il significato di felicità, delle cose che vanno bene. Ti spaventa ciò che non conosci e scappi. Questo è il motivo per cui hai lasciato andare le cose, come tu stessa hai riconosciuto, hai lasciato andare consapevole che così non avresti più dovuto temere altro. Lasciar andare è come aver lasciato andare la paura. E' lo stesso motivo per cui non hai detto la verità a Ethan. Avete discusso su gravidanze improvvise e sei andata nel panico, ti ha fatto immaginare una felicità che avrebbe potuto apparire dal nulla, e ti sei sentita mancare il fiato. Lo hai descritto esattamente così quel momento.
Non rispondi inizialmente, rimani immobile nel tuo sconcerto ad ascoltarla, a elaborare ciò che ti dice, a rivivere tutti quei momenti come un film nella tua testa. Stai guardando quelle relazioni in un' altra prospettiva e sembra che un faro adesso illumina tutte quelle ombre.L'oscurità si dissolve e tutto diventa più chiaro e limpido, lasciandoti letteralmente a bocca aperta.
𝗠𝘆𝗮: Oh mio Dio... sono sempre stata io... e adesso? Cosa dovrei fare?
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jekad · 5 years
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┊         𝖮𝖼𝗍𝗈𝖻𝖾𝗋 𝟢𝟣, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄               𝖳𝗁𝖾𝗋𝖺𝗉𝗂𝗌𝗍  
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mi parleresti di tua madre? 
𝗠𝘆𝗮: E' morta quattro anni fa, e questo lei lo sa', lo ha letto nei miei quaderni.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Mya.. il fatto che io abbia letto i tuoi quaderni non significa che tu non debba parlarmi di ciò che hai scritto. Sono contenta che tu mi abbia concesso di leggerli, ma non puoi scegliere la via più semplice.
𝗠𝘆𝗮: Come?
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Hai preferito farmeli leggere così da non doverne parlare, ma se vuoi che io ti aiuti, devi parlarmene. Il solo modo di affrontare tutto è parlarne. Sei venuta qui per questo..
𝗠𝘆𝗮: Sono venuta qui perchè ho bisogno di aiuto. Perchè non voglio sprofondare nell'alcool come mia madre.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Sei venuta qui perchè vuoi scoprire cosa c'è dentro di te. Vuoi capire perchè sei così.
𝗠𝘆𝗮: ... mia madre era venuta a Dubai, quattro anni fa.. 
[...]
𝗔𝗹𝗲𝘅𝗮:  Tu mi devi quei soldi! Dove li nascondi? Quell'appartamento non si paga da solo, tutta quella roba sopratutto! Mya! 
𝗠𝘆𝗮: Non posso darti niente, ti prego...non posso...mi rovineresti!
Una risposta del sincera, intrisa di quel pianto che ti scorre sul viso per il timore di come tutto possa finire, di come sia ben intenzionata a "pareggiare" i conti, quella sua vita che tu le hai rovinato secondo il suo punto di vista. Il timore persistente che voglia usare quella pistola come fu usata verso Christopher.
Vieni spinta verso la porta delle scale che si apre sotto il tuo peso, prendendoti sempre più il panico e voltarti per dirle chissà cosa, per tentare forse di convincerla, ma il freddo peso della pistola ti finisce direttamente contro il viso. Un colpo violento che ti fa rigirare e finire contro il parapetto  della tromba delle scale, afferrando il corrimano con entrambe le mani,  mentre a bocca aperta cerchi di accusare quel dolore che si sprigiona sulla guancia, alle labbra da cui senti il sangue liberarsi lentamente.
Uno shock maggiore si scatena dentro di te mentre la sua aspra, incredula, risata nasce in quell'eco di freddezza.
𝗔𝗹𝗲𝘅𝗮:  Io rovinerei te? Tu hai rovinato me Mya! Mi hai tolto tutto, avrei potuto vivere diversamente se tu non fossi mai venuta al mondo! Ma no, Ian voleva una famiglia, una famiglia tutta sua e non potevo dargliela. Quando ho scoperto di te credevo sarebbe andato tutto a posto, avrei potuto spacciarti per sua, ma tu quel giorno dovevi farti male e far venire tutto a galla!
Questa volta è la sua mano che arriva a prenderti per i capelli e strattonarti all'indietro, cercando così di trascinarti per le scale, un dolore che ti porta a cercare di liberarti con le mani in insulse implorazione che forse non avresti dovuto mai pronunciare.
𝗠𝘆𝗮: Mamma ti prego! No, mamma...
Sentire nelle tue orecchie quella voce di bambina che un tempo la implorava, che voleva essere protetta da lei, che non voleva essere punita ingiustamente da quell'uomo diverso dal padre che aveva conosciuto; ma come quella volta, quell'unica volta che pronunciasti quella parola, il suo disprezzo torna a galla più iroso di prima. Ti colpisce più volte sulla testa con il manico della rivoltella, facendoti ripiegare su te stessa nei vani tentativi di ripararti dai colpi, divincolandoti e scalciando quel che puoi, lei che si inginocchia su di te incrementando soltanto la sua forza.
𝗔𝗹𝗲𝘅𝗮:  Ti ho detto di non chiamarmi così! Mai più! Sei sempre la solita egoista! Capricciosa! Tu hai portato lo schifo nella mai vita! 
𝗠𝘆𝗮: Mamma! Lasciami!
Sfuggirti nuovamente quel modo di chiamarla  mentre tenti di liberarti, urlando con quel dolore che riesce a donarti una strana forza di ribellione, la disperazione forse, l'essere aggrappata alla vita con tutta te stessa.
Dopo il tentato suicido ti eri ripromessa di vivere, lo avevi promesso a Christopher e non l'avresti deluso in quel modo, non proprio lui che ha sacrificato se stesso per te. Ogni giorno.
La disperazione, o forse il pensiero di tuo fratello, ti porta a reagire, scalciandola via di colpo e poi spingerla con le mani per togliertela definitivamente di dosso.
Riprendi a respirare nel vederla lontana, un respiro in cui la vedi ricadere all'indietro, un respiro in cui noti per un solo istante i suoi occhi sgranati e colmi di una paura che mai avevi visto nel suo sguardo.
Un altro respiro in cui qualcosa si sente rompersi. Un ultimo respiro per poi non essercene più.
Paralizzata al tuo posto rimani ad osservare quel corpo scomposto in fondo alla successiva rampa di scale, altrettanto immobile prima che relazioni, lasciando poi spazio ad un nuovo panico.
𝗠𝘆𝗮:  Mamma?
Ti alzi lentamente senza perderla di vista, richiamandola inutilmente mentre scendi di fretta le scale guidata soltanto dalla paura. La raggiungi, t' inginocchi accanto a quel corpo inanime, senza più odio sul suo viso; senza più alcun minimo cenno di vita.
Chiamarla così tante volte da non esserne abituata, come mai è successo in tutta la tua vita e non averla mai sentita una madre come adesso, non aver mai provato speranza ed affetto come in questo istante.
La testa che vaga in mille direzioni. La colpevolezza del tuo gesto, la paura di cosa accadrà e il dolore atroce di aver perso realmente la donna che ti ha messo al mondo.
La stessa donna che ha messo al mondo Christopher, l'ultimo legame che ti rimaneva con lui, l'ultima traccia, l'ultimo ricordo concreto.
L'ultimo respiro d'esistenza di quel ragazzo si è dissolto nell'aria, di nuovo e nuovamente, per colpa tua.
𝗠𝘆𝗮:  Nononono, andiamo... apri gli occhi... no, ti prego... Alexa? 
[ ... ]
𝗠𝘆𝗮:  Quando sono tornata a casa, senza più alcuna accusa di omicidio... ho iniziato a prendere alcune pasticche che avevo in casa... ho iniziato a prenderle come se fosse l'unica cosa che mi tenesse.. in vita. Avevo perso l'ultima cosa che mi legasse a mio fratello.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: E cos' altro?
𝗠𝘆𝗮:  ...
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Sappiamo entrambe che non è stato il vero motivo, o almeno non il principale.
𝗠𝘆𝗮:  Ho iniziato a prenderle perchè volevo che tutto smettesdse, che le cose brutte non accadessero più... ho iniziato a prenderle perchè sapevo che alla fine mi avrebbero portato... alla fine. Di tutto.
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jekad · 5 years
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 ┊        𝖲𝖾𝗉𝗍𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟤𝟧, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄               𝖳𝗁𝖾𝗋𝖺𝗉𝗂𝗌𝗍 
𝗠𝘆𝗮: La musica era così assordante che si sentiva dall'esterno, c'erano i Rooney con "I'm A Terrible Person" che sembravano deridere il tutto, ma in un certo modo erano quasi perfetti.. doveva essere la festa del secolo, tutti dovevano ricordarsi della festa a casa di Tommy. Io non l'ho mai dimenticata. Mio fratello era solo, non era venuto con i suoi amici perché non ce n'era bisogno, insomma cosa potrebbe succedere ad una festa di ragazzini? Doveva solo venire a prendere me perché lo avevo chiamato. Perché volevo andare via. Era solo contro tre stupidi ragazzini. Era solo di fronte a quella pistola, penso che quest'ultima dovesse far sentire Billy più figo e più forte di mio fratello, avrebbe dovuto dimostrare che lui era molto di più di un ragazzo più grande. Sarebbe passato come una leggenda così? A lui importava solo della sua reputazione, era irritato per come mio fratello lo avesse reso ridicolo davanti a tutti. Lui non aveva fatto altro che venirmi a prendere.. non aveva fatto altro che togliermi da sotto le mani di Billy e le sue pasticche, non voleva neppure mettersi nei guai, si era limitato a un solo pugno e Christopher... lui non si era mai fermato e non so' cosa lo abbia fatto quella sera. Avrei preferito che non si fermasse. Almeno non quella volta.
[...]
Siamo in giardino, battibecano mentre tutti si soffermano attorno per poter guardare, affamati solo di assistere a uno scontro. Parole di minacce contro quelle di calma che pronuncia mio fratello, parole che tentano di non far precipitare la situazione nel peggiore dei modi. Parole che poi vengono seguite da un colpo partito all'improvviso, colpendo tutti alla sprovvista. Colpendo Christopher più di tutti. Un colpo che sembra riecheggiare nell'aria, che sembra togliermi l'udito, che rende il tutto inverosimile mentre vedo mio fratello fare un passo indietro, verso di me che gli sono alle spalle. Lo vedo mentre china la testa, mentre le sue mani si avvicinano al suo busto, mentre un altro passo non viene portato a termine. Perde l'equilibrio e il suo corpo si scontra con il mio, contro il mio petto mentre tento di afferrarlo. Cade giù in ginocchio e tutta quella successione di movimenti sembra effettuata a rallentatore, incapace di capire cosa realmente stia accadendo; la paura mi ha annebbiato completamente fino a paralizzarmi. Ciò che accade dopo sembra soltanto un insieme di flash, uno dopo l'altro che fanno muovere la scena nella mia testa, come se ogni battito di ciglia abbia oscurato tutto in un tempo più lungo del solito. Ad ogni battito sento il mio cuore rispondere, battiti che sembrano scandire quei secondi così lenti. I colpevoli scappano terrorizzati, io mi butto sul corpo di mio fratello, sulla persona che rappresenta tutto il mio mondo, con le lacrime che mi bagnano il viso senza che me ne renda davvero conto. Christopher tra le mie braccia, lui che sorride quasi sorpreso, che sorride nonostante il dolore dipinge il suo viso. Sorride cercando di dirmi che sia tutto ok. Sorride mentre le parole che vuole pronunciare gli fuoriescano con enorme difficoltà.
𝗠𝘆𝗮: NO! No, no!
𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗼𝗽𝗵𝗲𝗿: Ehi, promettimi.. promettimi di non lasciarti abbattere.. da niente... e nessuno... lotta, fallo per me... non rimanere qui.. devo sapere che te ne andrai.. che vivrai la tua vita.. promettimelo... non rimanere in questo fottuto... paese... vattene lontano...promettimelo pulce..
𝗠𝘆𝗮:  Te lo prometto. Te lo prometto ma ti prego resta con me. Chris resta con me.. no, resta con me, resta con me Christopher! Nonono.. -
[...] 
𝗠𝘆𝗮: La sua voce non era più la stessa, era rauca, sofferente. Non credo che riuscirò mai a dimenticare quello strano gorgoglio terrifficante, ogni parola ne era accompagnata, come lo strano fischio che produceva a ogni respiro. In quel momento non riuscivo a sentirla ma la sirena dell' ambulanza si avvicinava di corsa, si avvicinava con lo stesso ritmo con cui il respiro di mio fratello calava. E' ancora nelle mie orecchie il suo sospiro, il suo ultimo respiro che lo ha abbandonato, come se fosse grato e più leggero, un sospiro simile ad uno sbuffo leggero. Poi c'è stata l'immobilità, il suo sguardo vuoto puntato nel cielo stellato su di noi. Non appena ho capito che se n'era andato... era come se me ne fossi andata anche io, non riuscivo più a muovermi, a relazionare cosa mi stesse accadendo attorno. Mi ero spenta, e sinceramente non volevo neppure più tornare.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Adesso pensi di essere tornata? 
𝗠𝘆𝗮: Penso che una parte di me non tornerà mai.
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Sapresti dirmi che parte di te era?
𝗠𝘆𝗮: La migliore..
𝗧𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝘀𝘁: Speri di ritrovarla?
𝗠𝘆𝗮: Spero solo di trovare qualcosa. Qualcosa dentro me. Qualcosa che mi faccia sentire completa come riusciva a farlo la sua presenza. Come soltanto lui ci è riuscito.
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jekad · 5 years
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┊        𝖠𝗎𝗀𝗎𝗌𝗍 𝟢𝟫, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖯𝖺𝗋𝖺𝖽𝗂𝗌𝖾, 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄.                 𝖤𝗑𝗍𝗋𝖺𝖼𝗍 
 
▪️Non sei particolarmente felice del fatto che sia quella Eden a doverti guidare verso il tuo acquisto illecito, ma non puoi sollevare pretese e lo sai. Quello è il territorio di Vasilisa, casa sua, e sei perfettamente cosciente di come funzioni quel mondo. Se ti trovassi nel Bronx, nel territorio di Hector e Kent, potresti fare il figo, con richieste da viziato, per via delle tue conoscenze.  Un sospiro lento e lungo riempie e sgonfia la tua cassa toracica. Torni a guardare la mora e le rivolgi un sorriso forzato, stringendo i denti. Non vedi l'ora che quella scenetta finisca, non vedi l'ora di essere a casa, con la tua nuova droga, pronta a diventare la tua preferita, e nient'altro, e nessun altro.  Ma non lo sai che la giapponese, per chissà che divertimento, abbia in mente altro. Non sai che dovrai trattenerti più del dovuto, non sai che cosa, o meglio, chi ti aspetta dall'altra parte del backstage, ignara quanto te, che stai seguendo la ballerina, dopo aver salutato il suo capo con solo un distratto gesto della mano.  Lungo il percorso hai lasciato il bicchiere su un divanetto ed Eden non ha pronunciato verbo, ti ha fatto fermare abbastanza vicina all'uscita verso la passerella ed è sparita dietro ad una lunga tenda, per poi tornare pochi minuti dopo.  Non sai che, oltre ad essersi procurata la droga, ha anche chiamato Mya, dicendole di raggiungerla con chissà quale scusa.  La mora ti sorride furbescamente, posizionandosi così vicino a te da poterne sentire il respiro, ed allunga indice e medio destri verso il tuo fianco, tra le due dita vi è la bustina da te richiesta e tu con scioltezza prendi i soldi dalla tasca e li scambi con la Dama Bianca.  In quel momento, un rumore di tacchi, che neanche lo sguardo magnetico di Eden, fisso nei tuoi occhi, riesce a non farti notare, al che scosti il tuo sull'origine di quel suono, nascondendo istintivamente nel pugno ciò che hai appena acquistato.  Ed ora la vedi, in quell'outfit che ti era già stato descritto, ma che mai avevi visto indosso a lei, ed entri nel panico. Ti ha visto? Vi ha visti?  Getti un'occhiata di supplica alla spogliarellista, intuendo che fosse colpa sua la presenza di Mya lì, in quell'estate istante e lei perde il proprio sorriso.  Chissà, le avrai fatto pena. In ogni caso, ha funzionato, un altro sorriso si forma sulle labbra della ballerina, fasullo, prima che si dilegui con un saluto dato da uno sfarfallio delle dita.  Adesso sei solo con Mya ed è l'ultima cosa che avresti voluto questa sera. 
▫️Eden non ti ha spiegato molto, è stata alquanto misteriosa con le informazioni e la cosa ti ha alquanto agitata.  Hai ballato poco fa, ti sei esibita nel tuo solito angolino e il timore che qualcuno abbia richiesto un esibizione privata ti spaventa un po' quanto in fondo ti lusinga; ma Vasilisa e chiunque qui dentro ti ha sempre assicurato che niente succede se tu non voglia.  Magari è un bel ragazzo.  O forse un brutto pancione ubriaco.  O un vecchio.  No dai, basta Mya, vai da Eden e poi penserai al dopo.  Ti ha detto di raggiungerla nel backstage ma senza dirti chiaramente dove, sei già pronta a ricercarla con lo sguardo ma qualcos'altro ti toglie un battito e il respiro in un solo colpo.  Un ciuffo biondo riconoscibile anche in lontananza, occhi azzurri che incroci per un istante prima di sentirti precipitare altrove, sentendo chiaramente le gambe che tremano; anche se in realtà sono ferme.  Ethan è al Paradise. Con Joy.  Una seconda occhiata, ancora immobile al tuo posto, ti fa notare che non sia lei ma sempre Eden.  E perché Eden è così vicina a lui? È venuto a vederla ballare? Solo per lui?  Eppure se ne va lasciandoti ancora più confusa, non capendo cosa devi fare adesso.  Lo sguardo ricade sul pugno chiuso del ragazzo che sfugge all'istante dalla visuale, portandoti così il sospetto. Passare del tempo nel locale ti ha fatto capire come le cose funzionano, la sicurezza che è presente ti ha comunque messa a tuo agio, solo che non ti aspettavi che proprio Eden sia in quel ramo d'affari. Ti saresti aspettata più Dallas, Joshua, o il tizio strano che gironzola spesso nel backstage, ma mai una ragazza. Non sai perché, forse il fatto di come le donne siano elogiate e protette qui dentro... però non puoi esserne sicura, forse sono amici e lui aveva bisogno di un favore. Già, un favore.  Non è più affar tuo, no? Non vi sentite ormai da un bel po', e anche se tu hai offerto stupidamente la tua amicizia lui sembra aver ignorato il tutto; forse consapevole quanto te di quanto ben poco sei stata sincera. Ma devi essergli amica, no? Ti eri ormai offerta. Quindi non lasci che il silenzio e l'immobilità ti possiede, allo sparire dell'altra ballerina scendi il piccolo gradino che sembra dividere il backstage, rivolgendo a lui un sorriso cordiale, senza sapere esattamente perché vi trovate qui, guardandoti un attimo attorno e non trovare assolutamente nessuno.  Avrai fatto pochi passi verso di lui ma senti le gambe che vogliono ancora contrastarti, sentendole tremare nuovamente dall'interno.  Dimentichi del tutto come sei vestita, completamente persa nel momento, dal suo aspetto, dalla sua presenza del tutto inaspettata.  Eppure non vuoi che l'occasione sfumi via senza che tu faccia niente, magari è il destino che ti concede qualcosa?  L'opportunità di intraprendere quella strada di amicizia? Ma chi vuoi prendere in giro. Nessun amico penserebbe ciò che stai pensando tu. Che stai provando. 
- Ehi...da quando vieni al Paradise? - 
Provi a dire qualcosa, stupendoti del tuo stesso tono tranquillo, quasi sereno se non fosse per il tornado nello stomaco.  Il sorriso sincero e lievemente imbarazzato, a disagio, ti porta a poggiarti le mani sui fianchi e poi unirle dietro di te, come a volerti stiracchiare, sfiorando con i polsi la coda da coniglio ben posta sul sedere che ti ricorda all'istante come ti sei presentata. No, non devi soffermartici.  Ti sei sentita bene qui dentro, Ti sei divertita e in qualche modo hai scoperto e tirato fuori un lato di te che hai sempre desiderato, perché la sua presenza deve cancellarne i progressi? Di cosa dei vergognarti? Tanto a lui cosa interessa? Ti senti sexy? Bene. Continuia ad esserlo.  Forse persino Vasilisa aveva ragione, deve vedere a cosa ha rinunciato...certo, come no.
 ▪️Il panico non sovrasta niente, se non per quell'istante prima che lei si avvicini, vero Ethan? Non è più l'ansia ciò che provi, ma qualcosa di cui hai molta più paura, e non lo provi perché è vestita da coniglietta, hai sempre trovato sopravvalutati gli outfit sexy, ma perché è lei.  Eh sì, avevi proprio ragione a non volerla ancora vedere. Sono passati mesi, eppure ti ritrovi al punto di partenza non appena la rivedi, senti un'irrefrenabile attrazione, senti la mancanza della sua pelle sotto il tuo tocco, le sue labbra sulle tue, te dentro di lei.  Ti manca, ma non ti manca l'amica, quella che lei ti aveva chiesto di essere, ti manca lei come la tua ragazza, il tuo rifugio, la tua esclusiva.  Ed, all'improvviso, ti rendi conto di quell'avvicinamento, che è così lento, troppo lento, tanto da sentire di doverlo favorire, con due passi a tua volta, neanche dai retta alle parole di lei, il cui viso prendi, senza esitazione, tra le mani, baciandone le labbra, come se fossero fatte per dissetarti.  La tua fantasia svanisce non appena ti rendi conto di star trattenendo il respiro da troppo e devi per forza inalare l'aria profumata del locale.  Schiudi la bocca, le iridi sono ancora fisse su Mya, ma tu sei rimasto al tuo posto, non hai fatto un passo e nella tua mano sinistra c'è ancora la bustina.  Riprenditi. Deglutisci e ti schiarisci la voce, un profondo respiro ti colma i polmoni, mente rimembri la domanda da lei a te appena posta, cercando di anticipare la risposta con un fasullo sorriso.
 " Be', da... un po'. Vengo ogni tanto, non sono un cliente abituale, ecco. " 
Menti, la tua mente è un vortice, la testa ti gira, il cuore scalpita e in quel pugno hai ancora la tua vera amante. La rischi, porti le mani alle tasche dei jeans e la lasci scivolare in quella sinistra, prima di fingere di nulla, infilando le dita in esse, come ad assumere una posizione più rilassata. 
" Tu, perché ti esibisci? Ci hai preso gusto dopo il video? " 
Forse è la paura o forse ciò che provi non è abbastanza forte, ma non ce la fai, non riesci davvero a prenderla e baciarla.
 ▫️Non sai esattamente cosa ti succede, ma sembra che una strana sicurezza ti si sprigiona dentro.  Solitamente alla sua domanda ti saresti vergognata, imbarazzata, avresti cercato in qualche modo di nasconderti dietro qualche scusa, e invece adesso ti senti sicura di dire chiaramente perché sei lì, e che ti piace nel profondo ciò che hai fatto. Soprattutto vuoi sottolineare che sai che lui mente.  Dopotutto sono sere che ti aggiri negli angoli più nascosti del locale e non lo hai mai notato. O forse eri troppo distratta dalle nuove scoperte? 
- Ho un debito con Vasilisa… un patto, e ora lavorerò per lei per una settimana. Mi stupisco di non averti mai adocchiato… si, ci ho preso gusto a sentirmi bene. E sexy. E sentirmi fisicamente apprezzata senza complimenti volgari. Ho anche preso lezione di pole dance! È stato fighissimo! Non ho neppure più paura di ballare.. - 
Come al solito parli, parli e parli senza saperti frenare, se mai volessi fare la misteriosa falliresti completamente.  Eppure ti senti soddisfatta e compiaciuta delle tue conquiste e di averle dette a qualcuno.  Più che altro di averle dette all'unica persona alla quale avresti voluto dirle; come tutti i tuoi successi. Ma sembra così strano farlo adesso, così, come se foste solo due vecchi amici che non si incontrano da tanto tempo.  Sai di aver parlato troppo, e tutto insieme, e ti doni una pausa, come se dovessi capire come rimediare e tornare sulla carreggiata giusta.  Non ti sfugge quel pugno chiuso che si rilassa nella tasca, sorridendo tra te e te per come voglia nascondersi, dopo aver confessato ancora tenta di non farsi scoprire. Ti convinci come non mai che quello è il solo ostacolo che ti fa arrendere su voi due. Non si tratta di nessun'altra donna, solo di quella sostanza, il peggiore tra i due mali. Al primo potresti passarci sopra, forse lo hai persino fatto perché ti butteresti nuovamente tra le sue braccia, ma al secondo no; quello è il male che cambia tutto e porta altri mali.  Ti arrendi semplicemente alla strada che ha scelto, sentendo una forte fitta al petto nella consapevolezza di non poter fare niente. Qualsiasi cosa che vorresti dire al riguardo lo faresti solo chiudere in se stesso, e quello più malandato. Ma nonostante questo ancora non capisci come mai vorresti fare ben altro che una buona faccia da perfetta amica.  Forse è l'ambiente, o forse sei solo tu più sicura di te, consapevole che non vuoi affatto lasciarlo andare. Sia da qui che dalla tua vita. Soprattutto cosa comporta lasciarlo andare adesso? Che sarebbe andato a rovinarsi, e magari tu puoi far tardare questa cosa di qualche minuto...o di qualche ora.  Dipende da quello che hai coraggio di fare. 
- Ho visto anche io il tuo video, ti avevo scritto ma forse eri troppo occupato..- 
E adesso cosa fai? Parli anche con la prima cosa che ti passa per la testa?  Hai dimenticato i filtri alla bocca?  Ma quale filtri, tu la vuoi su di lui la tua bocca.  Apri le braccia e unisci poi le mani di fronte alle tue gambe, volendo solo far qualcosa per la stupidata appena detta, stringendoti le labbra l'una contro l'altra nel tentativo di trovare un nuovo discorso.  Eppure non riesci a pensare a nient'altro che ai guai che puoi fare. 
- La vuoi vedere una cosa figa di questo posto? - 
E riesci anche a mentire? L'agitazione sta prendendo proprio il sopravvento.
 ▪️È come se ci fossero due fili, di cui uno ti trascinerebbe via dal locale, per poterti far godere il vero motivo per cui sei passato da lì, mentre l'altro ti attira verso Mya e queste due forze contrastanti ti costringono inesorabilmente sul posto, quasi impietrito. 
" Questa settimana non ero ancora passato. " 
Tagli corto e sorvoli sulla gaffe in cui ha parlato di un "debito" con Vasilisa, sperando che lei faccia altrettanto sulle tue bugie riguardo la tua presenza al Paradise.  Mentre parla, la fissi con uno sguardo interrogativo simile a quello di un bambino, perché tu hai motivo di essere agitato, ma lei?  È diversa. Sembra allegra e sicura di sé, ma allo stesso tempo nel panico, quanto te, e non sai se avere la presunzione di essere tu il motivo, oppure no.  Dopotutto, lei aveva detto di voler tornare come prima, a quando non stavate insieme, a quando eravate amici e confidenti, e ne sembrava così entusiasta che hai davvero creduto che per lei fosse tutto passato, mentre tu hai mostrato scetticismo e le hai chiesto poi di non vedervi, perché sapevi in cuor tuo che ti sarebbe andato in pappa il cervello, come sta succedendo ora, che riaffiora in te ogni tuo dubbio risalente al tuo tradimento.  Ed ecco che annulla tutto il resto, prendendo in mano la situazione, con quella domanda che da una parte ti dà sollievo e dall'altra ti incute timore. Deglutisci e di nuovo sorridi forzatamente.
 " Sì, forse ero troppo impegnato. Comunque sì, voglio vederla, è pieno di punti irraggiungibili, questo locale. " 
Ed il filo che ti trascina verso di lei ha avuto la meglio.  Avresti potuto salutarla e andartene, ma non è stato così.  Hai accettato di continuare a stare con lei, come se nulla fosse, e solo ora, dopo aver pronunciato quelle parole, te ne stai rendendo conto e, dentro di te, sei convinto che sia la scelta peggiore.
 ▫️"Sì, voglio vederla, è pieno di punti irraggiungibili, questo locale."  E adesso come te ne tiri fuori?  Non ti aspettavi che accettasse, o almeno una parte di te sperava che ti avrebbe liquidato giusto per poter raggiungere ciò che più davvero lo sta attirando, ed è nelle sue tasche.  Punti irraggiungibili? In quale punto lo porti adesso? Ma soprattutto, davvero t'interessa portarlo da qualche parte dove ci sia qualcosa da vedere?  Ti perdi, ragioni nella tua testa mentre immobile lo guardi, presa alla sprovvista, in silenzio per svariati minuti interminabili. Sai cosa vuoi, o ciò che speri, ma non avevi calcolato il luogo.  Non hai pensato a dove davvero portarlo.  Hai tirato i dadi? Adesso non puoi tirarti indietro, un po' come Jumanji; non ti resta altro che giocare e arrivare alla fine della partita. Devi farlo, magari così comprenderai se ne uscirai vincente o... ti calpesterà una mandria inferocita.  Ne è passato di tempo da quando vi siete visti l'ultima volta, da quando stavate insieme, e le vostre strade si sono divise facendoti fare un altro percorso, facendoti diventare un'altra persona.  Non un'altra, ma più te stessa, hai semplicemente tirato fuori un po' di più quella persona che sei dentro. Continua dunque a farlo.  Cos'hai in fondo da perdere? Lui lo hai già perso.  Per quanto non vuoi farlo uscire dalla tua vita lui ne è già fuori.  Abbandoni l'ultima ancora che ti tiene ferma e ti muovi, segui la corrente e gli sorridi, e non in un modo cordiale ma quasi… alla Dallas.  Gli sorridi esattamente come sorride quel ragazzo, gli sorridi perché sai che non ci sarà niente da vedere.  Gli sorridi perché sai che è un tranello e ce lo condurrai senza troppi problemi.  Forse stare nello stesso posto di Rowlings ti ha fatto male.  Però trovi il tutto maledettamente divertente ed eccitante.  Semplicemente perché di solito non l'avresti fatto.  Gli prendi il polso mentre gli passi accanto, costringendolo a seguirti, a sfilare la mano dalla tasca e a fartela scivolare nella tua, intrecciando le vostre dita senza alcun problema o timore; anche se quasi te le senti tremare nel gesto.  Ti era mancato, quel futile gesto ti era mancato ancora di più.  Non ci facevi caso quando s'intrecciavano sul cambio, durane la sua guida, però adesso quel ricordo si fa vivo, ne senti il peso perché hai perso quel qualcosa di così piccolo ma che riesce a sprigionarti dentro qualcosa d'immenso.  E quel ricordo ti incita a continuare a camminare, tranquillamente, davanti a lui, conducendolo completamente a caso tra i corridoi del Paradise, lontano dalla parte popolata e più verso quella più buia, quasi come fosse abbandonata, semplicemente perché quelle stanze magari fungono da magazzino o da qualcos'altro che non è attualmente utile al personale; non hai ancora avuto modo di curiosare in quella parte e neppure gliene dai importanza.  Accetti di prenderne le conseguenze se farai qualcosa di errato, qualsiasi punizione sarà ben accetta solo perché vuoi raggiungere quel momento verso il quale, dentro di te,  stai letteralmente correndo.  Ti dai un conteggio casuale nella testa, ti piace il tre e così scegli la porta che corrisponde, speri sia aperta e il click che lo conferma ti fa tirare un sospiro di sollievo e frenesia.  Varchi la soglia immediatamente, più per il timore di essere vista e fermata.  Non pensi al buio, né di trovare e accendere la luce, semplicemente ti volti quando Ethan entra dopo di te, aspetti solo l'ennesimo suono che la porta ricrea, quella chiusura che sembra avvenire anche nella tua testa.  Non dai peso se possa dir qualcosa o meno, prendi solo quel suo viso tra le mani e lo baci, dannatamente, come hai voluto fare più e più volte nei giorni precedenti.  Ti preoccupi soltanto di combaciare con la sua bocca, di occupare qualsiasi spazio ricrei distanza in quel bacio, con i vostri corpi, reclamando solo e soltanto il suo respiro dove ritrovi il tuo.
 ▪️Saresti pronto a scommettere di aver visto i suoi occhi diventare ancora più grandi, con un accenno di panico, dopo la tua esclamazione e, per un attimo, ti viene il dubbio che stesse mentendo, che quella da lei pronunciata fosse una scusa di chissà che tipo, per non sai cosa.  Mya che mente e riesce a farlo senza farsi beccare al primo colpo, fai fatica a crederci, nonostante lei stessa in passato ti abbia detto che sia stata una grande bugiarda tempo prima di conoscerti.  Ora è silenziosa, come a compensare le troppe parole pronunciate fino ad un attimo fa, e ti guarda con quell'espressione sempre più sicura di sé, che nasconde chissà quale segreto, colpo di genio che scoprirai in qualche strano modo.  La osservi confuso, le sopracciglia diafane increspate e la testa inconsapevolmente inclinata, non decifri per bene quel comportamento, ma sai solo che ha qualcosa in mente.  Da quanto non la tocchi? Da quanto non /ti/ tocca?  Settimane, parecchie settimane.  Se è per questo, non vi siete neanche più visti da soli da settimane. Il suo gesto ora è totalmente inaspettato, con tutto il distacco che c'è stato finora tra voi, e, per un attimo, è come se foste tornati a quando stavate insieme, la tua memoria tattile ti riporta a cinque mesi fa, quando la sua pelle tocca la tua, tramite le dita che si insinuano nelle pieghe della tua mano.  Respiri, come se non lo avessi fatto per tutto questo tempo di stacco tra voi, e ti lasci trascinare, seguendola distrattamente per i primi istanti, con curiosità in quelli successivi, dubbioso che lei stia girando a vuoto quando finite in una zona vuota e buia.  Stava davvero mentendo, prima, ora è come se ne avessi la certezza, ma importa? Anche se l'interrogativo sul motivo che l'ha portata a farlo ti rimbalza nella mente, in realtà, è solo un rumore di sottofondo.  Ora sei con lei, con ancora meno luce, in una stanza probabilmente angusta, e ti chiedi che cosa ci facciate lì, perché no, non immagini quello che sta per accadere, non credi che ciò che tu hai immaginato di fare, lei, invece, lo faccia per davvero.
 " Dove sia- " 
E le tue labbra vengono serrate dalle sue in un bacio che ti fa sobbalzare, impietrendoti per qualche istante in cui pensi, pensi troppo, al fatto che non vi faccia bene, che non le faccia bene, alla paura di cosa si possa trasformare un solo bacio in una stanza buia.  Troppo, appunto.  Allora ti lasci andare ed a quel bacio rispondi, quasi con veemenza, come a voler recuperare tutti i baci mancati in mesi di distanza, come se non avessi controllo, come un ragazzino incapace. Finché non ti regoli e riesci a trovare un equilibrio, rifugiato tra le sue labbra che conosci perfettamente, con i palmi che si abbandonano sul suo corpo, stretto in quel corsetto, mentre ti spingi contro di lei, costringendola ad indietreggiare, finché la sua schiena non trova una parete e, contro quel muro, continui a cercarla con ogni parte di te, che riempi ogni tuo respiro di lei.
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jekad · 5 years
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┊        𝖲𝖾𝗉𝗍𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟢𝟤, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄.         𝖡𝖺𝖼𝖼𝖺𝗋𝖺𝗍 𝖧𝗈𝗍𝖾𝗅 #sebandaidwedding 
𝗠𝘆𝗮: Patente e libretto, grazie. Riesci a soffiare il palloncino? Devo constatare il tuo tasso alcolico. 
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻: Io sto benissimo! Come stai? Abbracciami!
𝗠𝘆𝗮: Oh! Direi che il palloncino non ti serve! Sto bene! Sicuro che domani ricorderai qualcosa? O che non finirai nuovamente tra le grinfie di Daniel?
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻: Oh, ricorderò tutto, domani. Sarà il secondo ricordo più divertente di queste ultime settimane. Mi basterà andare al cesso a svuotare la vescica e sciacquarmi la faccia e poi sarò come nuovo!
𝗠𝘆𝗮: Ok, allora ti metterò alla prova! Ho pensato a una cosa poco fa, che potrebbe essere anche un buon ottimo regalo per gli sposi! Usare il filmino del loro matrimonio come video musicale per Same Love?! Ci ho pensato durante la cerimonia. Cioè alla fine. Mi suonava letteralmente in testa!
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻: Trovo che sia un'idea geniale! Dobbiamo dirlo a Sebastian ed Aiden! O dici prima di cantare a sopresa?
𝗠𝘆𝗮: Ca-che? Non penso di poter cantare stasera...e tu non eri ubriaco fino a poco fa?! Non gliene parliamo adesso, anche perché non so dove siano. Staranno testando la suite matrimoniale. O quella stanza per gli sposini...penso sia la stessa. Comunque. WOW. Stai davvero...bene vestito così! Non che stai male vestito diversamente...normalmente. Insomma, wow! Davvero vuoi cantare a sorpresa? E poi non possiamo...Liv e Adam vogliono cantare a sorpresa due canzoni, noi non possiamo. E non chiedermi chi, non posso dirti chi saranno queste due persone! E' un segreto!
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻:  Anche tu stai davvero bene, vestita così. È originale per un matrimonio, sei proprio uno schianto, Lentiggini.
𝗠𝘆𝗮: Comunque...adesso che ho detto...quello che dovevo dire...torno a fare quello che stavo facendo.. ah, comunque hai portato una gran bella ragazza al matrimonio...il tuo fascino non smentisce mai!
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻:  Amarantha? Sì, è molto bella. Anche se è un po' sempre la strega cattiva della situazione. Sai, le piace fare la guastafeste. Ha promesso di guidare lei al ritorno e di farmi dormire da lei, ma ho un po' paura che mi lasci per strada!
𝗠𝘆𝗮:  Almeno hai il divertimento assicurato. A quanto pare io non ho la stessa fortuna, insomma nei film ai matrimoni ci sono sempre i single, che incontrano i single, e puff. Io riesco a incontrare le solite facce… tu riesci persino a portarne di nuove… beh, non ti intrattengo oltre. L'ho vista passare.. magari ti sta cercando. Ah, fammi sapere se per caso legge le carte... o fa quelle cose di stregoneria… tipo gli elisir…
𝗘𝘁𝗵𝗮𝗻: Non è quello che pensi. E sì, so che non ti devo spiegazioni, che non stiamo insieme, che io e te possiamo fare quello che vogliamo. Ma non è quello che pensi. Amarantha è una mia amica, fine, e dormo da lei perché così non guido fino a casa da ubriaco perso. Non mi sto frequentando in maniera seria con nessuno, okay? Nessuno. Questo per mettere in chiaro la situazione. Non voglio più fare lo stronzo, con te o con qualcun altro.
𝗠𝘆𝗮: Ah, ok. Allora posso rifarlo.. 
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┊        𝖲𝖾𝗉𝗍𝖾𝗆𝖻𝖾𝗋 𝟢𝟤, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖭𝖾𝗐 𝖸𝗈𝗋𝗄.          𝖡𝖺𝖼𝖼𝖺𝗋𝖺𝗍 𝖧𝗈𝗍𝖾𝗅 #sebandaidwedding   - I pesciolini, Dusty? Vuoi i pesciolini? Sei proprio sicura? Perché altra pappa è dentro...non vuoi andare a prendere altre cose buone da mangiare? No? -
Insisti a cercare di convincere quella bambina che con il suo piccolo indice continua a indicare i pesci presenti nella fontana, nel giardino dell'Hotel dove il matrimonio è avvenuto ore fa. Ci provi ma devi solo arrenderti per quell'espressione così tenera che ti rivolge, anche se il troppo alcool ti ha imprigionato in una bolla dove sei ben poco cosciente di tutto ciò che fai e dici; il giorno seguente ricorderai però tutto alla perfezione.
- E va bene, prendiamo i pesciolini…guarda, li metteremo nei bicchieri...anche perché non abbiamo altro. Come hai intenzione di pre-wow! Hai preso il pesciolino con le mani? Questi riflessi li hai ereditati da tua madre, ne sono certa...ti fa ridere il pesciolino? Ti diverte che sta morendo nelle tue piccole manine...si, sei proprio come tua madre. No nel piatto, no, qui, nel grande bicchierone pieno d'acqua, brava...facciamo così, quando cresci non andare mai in garage, non da sola...ricordo bene che tua madre ci nascondeva cose pericolose...non so se ancora le ha...sai che mi ha insegnato a sparare? Si, una sola volta...ho sparato e sono scappata...tu lo sai che quando spari rischi il rinculo? Ora lo so bene anche io...e non fa per me. Allora...sicura di non avere ancora fame? Perché io ne ho...no, ok, continuiamo a giocare con i pesciolini… -
Ti arrendi nuovamente, adagiandoti con i gomiti sul bordo della fontana e, mentre Dusty gioca con le manine nell'acqua, osservi cosa succede attorno, quasi svogliatamente, accorgendoti poi di vedere Noah e Vasilisa in lontananza senza capire essenzialmente cosa sta succedendo.
- Guarda, Dusty! C'è Noah! Ricordi cosa dobbiamo fare se si avvicina? Scappiamo. Ci nascondiamo. Poi gli facciamo i dispetti. Anzi, si, ci nascondiamo dietro i cespugli e appena passa per di qua, boo! Lo spaventiamo e lo facciamo cadere nella fontana. Perché dobbiamo vendicarci per prima, è stato lui a farmi cadere il succo su di te, non sono io così goffa. Poi davanti a tutti...poteva risparmiarselo, vero? Sai, ho rotto con il mio ragazzo, ma tutto è iniziato proprio per questo...per te. Non proprio per te, ma te bambina, per i bambini. Per me come mamma...penso di aver superato il tradimento...si...a volte me ne dimentico persino...ma quella discussione dei bambini no, mi suona molte volte in testa, e mi fa piangere. Noah mi stava per far piangere davanti a tutti...ma come fa Vasilisa a starci insieme? E' più piccolo di te...che? Che hai visto? Che fanno? Dove sono finiti? -
Le piccole labbra della biondina accanto a te si schiudono in "oh" muto, silenzioso, con le manine che si muovono senza capire effettivamente cosa stia cercando di dirti, indicando il vuoto dove prima c'era la coppia e nel quale adesso appare Ethan, vestito con quel completo rosso, elegante e sportivo come solo lui può essere, brillo che scherza con una ragazza che non riesci a riconoscere nella penombra.
- Si! E' lui, lui era il mio ragazzo...visto com'è bello? Guarda, lo vedi? Quando ride sembra che illumina tutto...e non c'entra il faretto lì vicino...tu riesci a capire chi è quella? Ma perché ha sempre una ragazza attorno. Ogni giorno. Ogni volta. Ma che cos'ha? E' come gli animali, sprigiona qualcosa che le attira...le api con il miele...lui è il miele. Buono...dolce...succoso...ah! Me lo mangerei anche io...solo quello posso fare...ha dei problemi, problemi che non so se risolverà, e spero di si...ma ora ci sono...e questo grande problema non mi fa fidare di lui...come ti dicevo, non ricordo quasi che lui sia stato con un'altra donna...ma queste due cose si. I bambini e la polverina bianca, che chiameremo borotalco. Non sniffare mai il borotalco, o la colla. Quando te li danno tu buttali via, così, come con questo sasso. Via! Lontano! -
Dopo poco il tuo lancio ecco che Dusty ripete la cosa, prendendo nella sua manina una manciata di sassolini che lancia poco distante, ridendo divertita ed entusiasta e ripetendo nuovamente il tutto, facendoti sorridere per quella sua piccola e tenera risata.
- Io non è che non ti voglio...cioè, i bambini. Penso che lui avesse capito nel profondo che stavo mentendo, che il problema non era realmente mia madre… e non avergli ancora detto la verità penso sia il mio problema a non riuscire a superare la cosa… ma ora tanto che senso ha dirglielo? Non stiamo più insieme.. anche se l'ho baciato… anche stasera… è più forte di me... insomma quando è vicino è... secondo me la strega con cui è venuto gli ha fatto qualcosa, un elisir, un incantesimo. Non è possibile che abbia tutto questo effetto… mi hanno condannata Dusty. Dusty? Dusty! No! Alzati da terra-oddio! Se tua mamma vede il tuo vestito...ora mi uccide sul serio. Proviamo con un po' d'acqua...ohmiodio ho fatto peggio...sembra che ti sei seduta sul fango… no, non ridere, non è divertente, io sto' per morire se ci trova tua madre. Torniamo dentro, ti avvolgo in una delle tovaglie. Si, portiamo anche i pesci, li andiamo a mettere in una caraffa, andiamo, spera che non incontriamo la mamma o divento io cibo per i pesciolini. -
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jekad · 5 years
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┊         𝖩𝗎𝗅𝗒 𝟤𝟩, 𝟤𝟢𝟣𝟫 𝗂𝗇 𝖵𝖺𝗇𝖼𝗈𝗎𝗏𝖾𝗋, 𝖢𝖠.   
𝗠𝘆𝗮:  Yeeeeeeeeeeeh! Ho trovato una coinquilina! 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Stai parlando sul serio? Mentre sei qui a Vancouver? 𝗠𝘆𝗮: Si, ho affidato tutto all'agenzia di cui mi fido, ci hanno messo in contatto e mi è sembrata una brava persona. Ho dato il mio consenso a far visitare l'appartamento! Sono così emozionata! 𝗠𝗶𝗸𝗲: E se ti derubasse ora che sa che non sei presente in casa fino a fine mese? 𝗠𝘆𝗮: Oh non c'è pericolo! Non ho minimamente accennato della mia assenza! Ho solo detto...che ho un' agenda strana, quindi per questo sarà l'agenzia a guidarla. 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: Sono contenta! Cosa sai di lei? 𝗠𝘆𝗮: Beh, si chiama Ariel, come la sirenetta! La trovo già magica, magari ha anche i capelli rossi! 𝗠𝗶𝗸𝗲: O forse sarà molto abbronzata... 𝗠𝘆𝗮: Mi andrà benissimo lo stesso! E poi è una bar-woman! Se accettasse immaginati quanti drink potrà insegnarmi! E anche quelli coloratissimi! Che sanno di frutta! 𝗠𝗶𝗸𝗲: Penso che ogni drink abbia un nome, smettila di chiamarli solo...drink che sanno di frutta e sono colorati. 𝗦𝘆𝗱𝗻𝗲: [Piccola risata divertita] Dai! Lasciala stare! Mya è fantastico! 𝗠𝘆𝗮: Si! Se l'appartamento le piace potrei trovarla già dentro al mio ritorno! Avrò la sorella che non ho mai avuto! 𝗠𝗶𝗸𝗲: Sei così sicura che andrete d'accordo? Non sai ancora nulla di lei...se vuoi posso farmi avanti. Giusto per controllare...mi preoccupo per te. 𝗠𝘆𝗮: Si, sicuro...Sydne dov'è la cagnolina? Ho bisogno di coccolarla ancora! Ma com'è tenera! 𝗠𝗶𝗸𝗲: Penso sia scappata dai tuoi cani, buona caccia al tesoro!  
┊         𝖬𝖾𝖺𝗇𝗐𝗁𝗂𝗅𝖾 𝗂𝗇 𝖠𝗀𝖾𝗇𝖼𝗒   
𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Ehm...Kevin? Penso ci sia stata un' incomprensione... 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Cioè? 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Beh, la chiamata di poco fa, con Mya Karver... 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Si, ho sentito, è andata più che bene direi, no? Qual è il problema? 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Penso non abbia ben appreso che Ariel Nowak sia...un uomo. 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Ma no, ti stai preoccupando troppo. Avrà capito sicuramente, si sono sentiti prima, è tutto ok. 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Ne sei proprio sicuro? 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Ma certo, lei è sempre così...euforica! E' un po' strana ma ci farai l'abitudine, è forte. 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Non ne sono granchè convinto ma mi fiderò di te... 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Basta paranoie, ti va una birra? 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗵𝗲𝘄: Ceto, chiamo Nowak per accordarci sul giorno della visita e arrivo! 𝗞𝗲𝘃𝗶𝗻: Ok, ti aspetto di sotto, chiudi pure tu.
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