Tumgik
italy-reports · 9 years
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Gola e il capitalismo straccione
Come anche la sociologia insegna, esistono diversi tipi di capitalismo. Quello imbevuto dell’originaria religione del lavoro, ormai in via d’estinzione insieme all’etica protestante da cui è nato. Quello globale turbo-finanziario, da cui dipende, volente o nolente, ogni singola economia del pianeta. Quello selvaggio, tipo Cina, India. Quello di relazione, in cui gli affari sono di competenza esclusiva del ‘cerchio magico’ del capo (anche più o meno democraticamente eletto) o del sultano o del re: parenti, amici, amanti si dividono industrie, banche, ogni tipo di business. L’uno non esclude l’altro e in molti Paesi i diversi tipi coesistono. In Italia, il sommerso, per non parlare del caporalato, può essere il lato selvaggio della nostra ‘economia di mercato’; nei salotti buoni della finanza (senza più distinzione tra bianchi o rossi) nascono e si rafforzano le relazioni che ‘contano’, gli ospiti fissi di questi ambienti, anche se collezionano fallimenti e disastri vari, non restano mai a piedi, una poltrona, una sedia, uno strapuntino, dove continuare ad accumulare lauti compensi, lo trovano sempre.
Nel Bel Paese – temo anche da altre parti, ma non ne ho esperienza diretta – è radicato anche il capitalismo straccione, che mutua alcuni comportamenti malavitosi e vive, per libera scelta, costantemente ai limiti della legalità. Il capitalista straccione non è proprio un imprenditore che investe, rischia e sviluppa un’industria. In azienda non mette un centesimo che è uno e comunque vuole guadagnare il più possibile- il profitto è sacro, no? Di conseguenza non paga stipendi e contributi ai dipendenti, lascia in sospeso per mesi e mesi le fatture dei fornitori quando non le dimentica in un cassetto, lucra su ogni singolo centesimo. Se gli incassi diminuiscono mettendo a rischio gli utili, non ristruttura la produzione, innova i prodotti o rivoluziona le strategie di marketing. Non ci pensa nemmeno. Semplicemente licenzia il personale, senza liquidazione, preavvisi e altri ammennicoli previsti da leggi e contratti. Sembra divertirsi a gettare sul lastrico madri e padri con prole e mutuo a carico, a lasciare all’improvviso senza un soldo i collaboratori, a vedere lavoratori ultracinquantenni scioccati dalla necessità di trovare subito un impiego. Il capitalista straccione sa bene che i ‘cacciati’ e i defraudati della ‘giusta mercede’ gli faranno causa e che le perderà. Non gli importa nulla. Confida nella lentezza dei tribunali italici, nella previsione che molti per cifre basse (500-2.000 euro) non lo porteranno mai davanti ai giudici, nella possibilità di accordi vantaggiosi (per lui) con dipendenti che non vogliono aspettare anni per avere quello che gli spetta. Intanto la refurtiva (i soldi rubati a dipendenti e fornitori) matura interessi in conti correnti ben protetti dagli sguardi indiscreti degli ufficiali giudiziari.È sbagliato pensare che il capitalismo straccione sia un fenomeno marginale, specifico di aree arretrate del Paese. Al contrario, è diffuso in tutto il sistema, perfino nelle realtà ritenute più avanzate.
G_1bc2c3309bPrendete, per esempio, Gian Luigi Gola (nella foto). È consigliere di sorveglianza di Ubi Banca, è stato presidente del collegio sindacale della Cassa di risparmio di Cuneo (per l’attività in questo incarico sarebbe indagato dalla magistratura). Commercialista, 52 anni, laureato in Economia all’Università di Torino, studio a Chiusa Pesio, a pochi chilometri da Cuneo, ha avuto numerosi incarichi come revisione in enti pubblici e privati. Ha fondato diverse società, dirige o è presente, sempre in posizioni da dominus, in molti consigli di amministrazione e organi di controllo, tra cui F2i Reti Italia Srl. Presenzia ogni anno al convegno di studi che il Consiglio dell’ordine dei dottori commercialisti di Cuneo organizza in lussuosi alberghi a Montercarlo, al quale partecipano illustri ospiti, tra cui, qualche anno fa, Michele Vietti, attuale vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Insomma, Gola può essere definito uno degli uomini più potenti della Granda. E alla passione per la finanza unisce quella per i giornali. È stato uno dei fondatori, ed attualmente è consigliere, di Polo Grafico, società editoriale di Cuneo che pubblica Il Giornale del Piemonte ed Il Giornale della Liguria (dorsi regionali de Il Giornale) e tre settimanali provinciali La Bisalta, La Piazza Grande e Il Nuovo Braidese. In ottimi rapporti con Paolo Berlusconi, nel 2012 Gola aveva comprato, sempre dal fratello dell’ex premier Silvio, la Newspapermilano – sede in via Negri a Milano, a due passi dalla Borsa – che edita tre mensili economici:Espansione (allegato mensile a Il Giornale), BancaFinanza e il Giornale delle assicurazioni. L’operazione è avvenuta attraverso PaperOne, di cui Gola detiene il 34,5% delle azioni. In realtà, sembra che Paolo Berlusconi abbia voluto cedere la casa editrice a causa dei conti perennemente in rosso. L’acquisizione, si dice, sarebbe stata fatta attraverso scambi azionari senza alcun investimento reale da parte del Polo Grafico. Inoltre, Arcus, che raccoglieva la pubblicità dei tre mensili e anche la locale del Giornale, avrebbe fatto condizioni di assoluto favore a Gola: una specie di ‘minimo garantito’, un sostanzioso anticipo sui previsti incassi, che andavano poi conguagliati, cosa che Newspapermilano pare si sia ben guardata dal fare.
Dopo i primi mesi di gestione cuneese, i collaboratori hanno visto decurtare i propri compensi, poi diluirsi nel tempo, poi sparire del tutto. Gli stipendi dei dipendenti e degli assunti con contratti a termine tardavano di un mese, due, tre, e arrivavano spesso con ‘tagli’ imprevisti. C’è stata una grande fuga di giornalisti dai tre mensili. La cosa non ha preoccupato Newspapermilano, che ha proseguito nella spirale infinta dei tagli. In estrema sintesi, in quattro anni, ci sono stati cinque licenziamenti (direttore, caporedattore e segretaria di redazione di Espansione, e due direttori generali), quattro dimissioni per giusta causa (il direttore di BancaFinanza, Giornale delle assicurazioni e, poi, di Espansione non pagato da mesi; la segretaria di redazione, la responsabile marketing dei mensili, senza stipendio da quasi un anno; un redattore di Espansione ‘a secco’ da mesi), decine di collaboratori hanno lasciato i giornali, tra cui una grafica, che da due anni, e forse più, era pagata random, cioè un mese sì, l’altro no, poi un quarto del compenso, poi la metà, poi di nuovo niente per sessanta giorni…A nessuno è stata pagata regolarmente la liquidazione, tutti hanno dovuto ricorrere ad avvocati e/o portare Newspapermilano in tribunale (le cause sono una decina) per veder riconosciuti i loro diritti. Oggi i mensili sono realizzati da tre giornalisti e due grafici, quattro anni fa la forza lavoro interna era composta da 14 persone.
Gian Luigi Gola non si occupa, naturalmente, della gestione dei mensili. Il day by day è affidato all’amministratore delegato Luca Delfino. Resta il fatto che Gola è l’azionista di riferimento e non è immaginabile che ignori quello che accade in Newspapermilano, ammesso e non concesso che non sia lui, e solo lui, a prendere le decisioni più importanti. A ulteriore dimostrazione che i diversi tipi di capitalismo non solo convivono, ma vanno d’amore e d’accordo.
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italy-reports · 16 years
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Meyado / Meretec / MITL / Martin Young – A Cautionary Tale
One of the banes of one’s life as an expat is the frequent calls from often very persistent “Financial Advisers” who claim to be able to offer all sorts of ways of enhancing one’s wealth. Unfortunately, bitter experience has taught me that the only people’s wealth they tend to enhance is their own – and the best example of this for me is the “Meyado Private Wealth Management Group“, a UK-based group who were active in Hong Kong in 2001 to 2003 and succeeded in extracting quite a bit of wealth from me before they were run out of town by the Securities and Futures Commission. It is clear that I was far from alone in this, and there are various sites on the internet where others have expressed their displeasure over the years with Meyado (there were more, but apparently Meyado has resorted to legal action to get some taken down). The latest such attempt to get a critical mass of people together to go after Martin Young (the CEO and owner of Meyado) and his cronies has now appeared at http://www.forespoke.com and I wish it every success.
Even if there is not much hope of getting any money back, at least such sites should help to dissuade other gullible expats from parting with any of their hard-earned wealth to these people in future. I find it quite amazing that they currently have a base in Singapore and appear to be tolerated by the authorities there, despite the fact that they were run out of Hong Kong by the SFC (generally far more tolerant than the Singaporeans). I have seen recently that the UK arm of Meyado is licensed only subject to the constraint that it may not hold client money, which gives some indication of what the UK authorities think about them. Moreover, I noticed that they were recently the subject of a winding up (bankruptcy) petition by the UK Revenue & Customs, presumably for non-payment of taxes due – hardly something that would happen to a reputable company – although the petition was apparently dismissed. And this is despite the fact that Martin Young has bought his way into the “posh” segment of society by sponsoring a fairly major polo competition (a big thing amongst the posh set apparently). It seems that if you have enough money, regardless of how disreputable its source, one can overcome an alleged local secondary school, army other rank, second hand car salesman background.
The various mechanisms that Martin Young has used to extract money from investors have apparently included the Velocity Fund, the Catalyst Fund (both of these before my time so I didn’t get caught), commissions on various less than stellar investment vehicles (e.g Newstar Hedge Fund), and, most egregiously, the whole sorry saga of MITL / Meretec. This did actually appear to be an investment in a genuine business based round a proprietary technology for extracting the zinc from scrap galvanised steel, but somehow the vehicle which owned the technology was sold to an Australian company (CMA Corp) in return for a load of CMA shares which are worth nothing like the investment that gullible people like me put into the company through convertible bonds and later shares.
Of course in the meantime Martin Young extracted huge amounts of money from the company to cover his “expenses” leaving it as an empty shell which went into administration (the halfway house to winding up as bankrupt) in 2008 with liabilities which more or less match the residual value of the CMA shares. Hence there is nothing left for the shareholders. So, in effect, the whole Meretec/MITL history has been an extremely efficient vehicle for transferring the wealth (and we’re talking tens of millions of US dollars here) of gullible investors into the pockets of Martin Young and his cronies. It seems to me that at the very least this man is incompetent to be the director of any company, and quite possibly he is an out and out fraudster. It is good to see that the administrators (SF Plant) do at least have their forensics people looking at the situation, which I might hope will lead to some criminal action against Young, but I suspect this is more hope than expectation, even in the current climate where there is some general support for going after the most blatant of the fraudsters (Madoff, Stamford, etc). Let’s see what happens.
If anyone has any comments to add on this whole sorry episode feel free to do so here. Also if you were one of the people duped then please do contact the group at http://www.forespoke.com to get involved in their action, and update them with any useful information you have beyond the documents which they have already published on their website.
Edit – I notice from the London Gazette that there will be further proceedings on 29th November regarding the liquidation of Meretec. I am in the process of finding out what this is about and will update here accordingly.
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