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Riflessione sulla DAD
La didattica a distanza (DAD) nasce come strumento per permettere all’insegnamento di raggiungere comodamente tutti gli studenti.
Attualmente la DAD è entrata a far parte delle vite di tutti gli studenti in Italia e nel mondo, a causa della pandemia di Covid-19 che da settembre 2019 minaccia l’intero pianeta. Dapprima si è rivelato una soluzione pratica per permettere a tutti gli alunni di proseguire il programma e non perdersi nulla di questo anno scolastico. I primi mesi è stata dura un po’ per tutti questo è vero, spesso c’erano problemi di connessione, altre volte alcuni professori si sono ritrovati faccia a faccia con la tecnologia che prima d’ora non avevano mai sfruttato a pieno. Dopo un paio di mesi di adattamento, finalmente si è riusciti a trovare un equilibrio e sembrava che una volta per tutte la scuola funzionasse a dovere. Però, è arrivato il mese di maggio, il mese in cui finalmente si iniziava a lasciare un po’ di libertà ai cittadini e i ragazzi, dopo due mesi di reclusione, finalmente potevano uscire a respirare un po’ di quell’aria che gli era mancata. Eppure, sebbene il Governo dopo un DPCM abbia permesso finalmente le uscite, i ragazzi restano chiusi in casa. Come mai? Cosa spinge i ragazzi a restare in casa? Perché non escono a camminare? Perché quei ragazzi, che si criticavano sempre perché uscivano troppo, ora non si vedono quasi più per le strade?
La risposta è semplice, in questo mese di maggio i ragazzi sono letteralmente sovrastati da una quantità di compiti non coerente con il tempo che hanno a disposizione. In questo momento sono in crisi, da una parte sono spinti dalla voglia di ricominciare e riprendere in mano almeno una piccola parte della loro vita normale, dall’altra hanno paura di uscire, perché quella mezz’ora di passeggiata gli toglierebbe tempo prezioso per fare i compiti o studiare. Le verifiche e le interrogazioni si accumulano, arrivano i compiti, le scadenze sono tutte vicine, ci sono le videolezioni e il tempo di fare tutte queste cose non c’è. La DAD, nasce come strumento per non abbandonare la scuola in queste situazione, eppure è stata messa in mano a persone che la stanno utilizzando come mezzo per invadere completamente le vite degli studenti. Si lavora più che a scuola per il semplice fatto che i professori pensano che siamo sempre in casa, non pensano al fatto che finalmente si possa uscire, non pensano al fatto che i ragazzi sono stanchi psicologicamente dopo tutta la pressione subita a causa della quarantena, non pensano al fatto che passare la mattina a fare videolezioni e il pomeriggio a fare i compiti sia stancate e poco salutare per i ragazzi. In questo momento, pare quasi che i professori stiano cercando di recuperare ciò che nel corso degli anni non sono mai riusciti a fare. Ormai se le sono inventate tutte: fare interrogazioni invece di verifiche scritte giustificandosi dicendo che necessitano di almeno un voto orale, cosa che in questo periodo non mi sembra una priorità, assegnano compiti da svolgere a coppie o gruppi, nonostante sia complicato trovare il tempo essendo che spesso gli studenti sono occupati a dover studiare per le interrogazioni, caricare compiti su diverse piattaforme, creando confusione, assegnare compiti ad orari inimmaginabili, andando a quasi violare la privacy dello studente e tanto altro ancora. Durante le videolezioni si dimostrano ossessivi sul fatto di dover accendere la webcam senza tenere conto della privacy della famiglia dello studente che non sempre ha uno spazio dedicato a sé in cui sistemarsi e lasciare all’esterno la sua quotidianità famigliare. Gli studenti si stanno cercando di impegnare nonostante il periodo terribile in cui stanno passando, eppure non sembra mai abbastanza. È così necessario un voto orale? Non lo si può sostituire con una verifica da fare tutti in una volta? È indispensabile dare tutti quei compiti? È necessario fare lezione alle 8 del mattino? È così indispensabile doversi comportare come se non si avesse un cuore?
Gli studenti si sono stancati, questa situazione li ha portati a vivere costantemente nell’ansia, la scuola non deve incutere timore, la scuola serve per imparare, per crescere, eppure si deve sempre arrivare a far odiare la scuola agli studenti che anno dopo anno diventano svogliati e alle volte sfacciati.
I professori dovrebbero cercare di capire come si sentono gli studenti ora. Avete mai provato a parlare singolarmente con i vostri alunni? Avete mai chiesto ad uno studente come mai la sua webcam sia sempre spenta? Vi siete mai chiesti se qualcuno dei vostri studenti si senta in ansia costantemente?
Ormai siamo al limite, c’è chi spesso ancora prima di aprire il libro piange sapendo che non riuscirà a finire tutto in tempo o a memorizzare le cose fondamentali a prendere un buon voto all’interrogazione.
Parlando da studentessa avrei solo una cosa da dire:
Cari professori,
non ne possiamo più. Siamo stanchi. Vogliamo poterci godere questa poca libertà concessaci dal Governo, invece di dover passare le giornate al computer a fare i compiti che ci assegnate senza tenere conto delle altre materie. I nostri occhi sono stanchi, la vista ne risente, la nostra testa è colma di informazioni confuse e spesso ci fa male la sera, la nostra schiena si sta inarcando a causa della postura che dobbiamo mantenere per diverse ore al giorno. Non vi chiedo tanto, solo un pochino di comprensione. Sappiamo che quest’anno è stato difficile anche per voi, ma per favore smettetela di caricarci, sta diventando un abuso psicologico e non ne possiamo più.
Una volta la scuola mi piaceva perché imparavo cose nuove, ora è diventato un posto da cui non vedo l’ora di poter fuggire, un posto che mi sta privando degli anni migliori della mia vita, o almeno così mi dicono perché io fin’ora ho solo fatto compiti e interrogazioni… non so se potrà mai essere meglio di così l’adolescenza di un ragazzo ai giorni nostri.
Spero che possiate capire una volta per tutti che siamo persone come voi, non burattini.
Distinti saluti.
Una studentessa che ormai odia la scuola
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ed è quando ti ritrovi solo con i tuoi pensieri che piano piano percepisci che qualcosa in te sta cambiando...quel bagliore di felicità, che ti ha sempre accompagnato, svanisce piano piano e con il tempo ti svuota facendoti sentire logorato nel profondo. A quel punto capisci che non devi più aspettare e devi riprendere il controllo della tua vita, poiché non è la felicità a venirti in contro ma sei tu che devi far di tutto pur di trovarla e sentirti in pace con te stesso. --------------------------------------------------------------------------------- and it is when you find yourself alone with your thoughts that you gradually perceive that something in you is changing...that glow of happiness, that has always accompanied you, fades slowly and with time empties you making you feel worn out in the depths. At that point you realize that you don’t have to wait anymore and you have to take control of your life, because it’s not happiness that comes against you but you have to do everything to find it and feel at peace with yourself.
me
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