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LUCA
Trama e Recensione
Luca è una delle migliori produzioni cinematografiche degli ultimi mesi • Il film è ambientato in Italia e Precisamente a Monterosso che è un paese immaginario, però sappiamo di per certo che è in Liguria, proprio lungo la meravigliosa costa ligure, precisamente affacciato sul mare e prende vita negli anni 50 • Ciò lo sappiamo dai riferimenti di cultura popolare che proprio da riferimenti storici i quali ci vengono proposti e dunque un delizioso film • Il film è uscito sulla piattaforma Disney Plus qualche settimana fa e ciò è stato molto importante e provvidenziale perché questo è un anno molto importante per l'Italia • Questo è un anno veramente speciale ed incredibile per l'Italia perché abbiamo visto la vittoria Italiana all'Eurosong Contest dei Moneskin e poi la recentissima vittoria agli Europei di Calcio della squadra Italiana, della Nazionale • Dunque il fatto che questo film esca quest'anno e sinceramente molto indicativo e molto importante. Quest'utimo è trasmesso solo su Disney Plus e molto probabilmente non andrà in sala, non verrà proiettato al cinema ma rimarrà soltanto in streaming • Bisogna dire che i film in streaming sono quelli più visti perché da casa è molto più semplice, basta solo pigiare un tasto • Vedere un film al Cinema, però si sa, è tutta un'altra storia, perché c'è un'incredibile atmosfera magica che ti coinvolge e perché è estremamente importante sotto il punto di vista dell'immagine, della qualità visiva, di quella uditiva e tanto altro • Il regista del film Enrico Casarosa, che ha realizzato questo piccolo grande capolavoro, si è in parte rifatto i personaggi della Hardmann, anch'essa casa di produzione di film di animazione di alto livello: sono visibili le bocche molto grandi e i grandi occhi che sono propri della casa di produzione Hartmann • Il film è uno dei migliori dell'anno, per i suoi modelli in 3D, per l'animazione, i colori, tutto il comparto visivo, la sceneggiatura, la storia • Il film è emozionante, semplice e accattivante e il messaggio che lancia è stupendo • È un film bellissimo • Uno dei migliori di quest'anno •
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Luca Paguro è un giovanissimo mostro marino che non è mai uscito dall’acqua, tenuto a freno dai genitori che lo mettono in guardia sul fatto che gli umani siano perfidi • Un giorno però incontra Alberto Scorfano, una creatura come lui che vive sulla terra • Questi mostri, infatti, una volta fuori dall’acqua prendono le sembianze di persone in carne e ossa • Uniti dalla loro nuova amicizia e da una passione in comune che è quella della Vespa, i due decidono di spingersi fino alla città più vicina per vedere se riescono a trovarne una con cui scappare insieme, lontano • Il film “Luca” racconta di una bellissima avventura estiva che parla di un’amicizia vera • È una storia molto italiana che parla di crescita, ambientata in un immaginario luogo della Liguria che ricorda le Cinque Terre • Luca vuole scoprire cosa ci sia al di là del mondo che i genitori gli hanno presentato come l’unico esistente e per questo si affida a un amico, Alberto • Il nuovo però porta con sé tante e diverse paure, in primis quelle di non farcela • “Silenzio Bruno” è il metodo con cui Alberto insegna a Luca a zittire la vocina interiore che gli dice che non ce la farà, innescando meccanismi di auto sabotaggio • Dal canto suo Luca riempie con la sua presenza la vita di Alberto, che maschera con un atteggiamento da spavaldo “Lucignolo”, il vuoto che ha dentro •
Anche stavolta, Pixar torna sul concetto di famiglia come presenza in grado di supportare e accettare la diversità, la crescita e l’allontanamento, per amore • Luca è un bambino curioso che non si accontenta del suo mondo e vuole conoscere cosa lo circonda, nonostante i rischi che questo comporta • Diversità e conoscenza in “Luca” assumono un duplice significato: Luca e Alberto, infatti, sono due creature marine a cui gli umani danno la caccia, temendoli in quanto sconosciuti • La storia del film, in tal senso, mette un accento anche su un più ampio discorso di accettazione e accoglienza, sempre attuale e importante • Personaggi secondari del film, ma non per importanza e simpatia, sono la piccola Giulia, una vulcanica bambina con cui i due stringono amicizia sulla terraferma e che li accoglie a casa sua insieme al gigantesco padre Massimo, un pescatore, e al temuto gatto Machiavelli • Antagonista è Ercole Visconti, il poco credibile ma temuto bullo del paese, che dà del filo da torcere a Luca e Alberto • Dal punto di vista tecnico il film ha dei colori estremamente brillanti e delle delle figure che sono davvero i credibili, che la Pixar sta continuando a perfezionare sempre più, film dopo film • Sempre dal punto di vista tecnico, ci sono degli incredibili movimenti di macchina che si ravvisano nonostante il film sia virtuale ed un background che è stupefacente, curato nei minimi particolari • Dal punto di vista della storia e dei personaggi, le loro figure e il rapporto tra di loro è anch'esso curato • Pensiamo per esempio ai genitori, alla nonna, allo zio Ugo oppure Giulia e tutti gli altri, compreso il gatto • Infine, c'è un colpo di scena finale, ma non anticipo perché il film è assolutamente da vedere •
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NOMADLAND
Trama e Recensione
Nomadland è il film di Chloe Zhao che non si può non vedere • È un racconto americano dove come nel precedente The Rider Zhao dell’immaginario prova a spostare l’eco sui bordi dell’oggi, e il viaggio, la wilderness, la ricerca di sé «on the road» si uniscono alla realtà del Paese, a un sistema economico, dunque sociale, brutale, fatto di disparità sempre più grandi, in cui «la strada» intesa non come miseria ma scelta di vita può diventare di nuovo un gesto di ribellione • Fren (McDormand) vive sul suo camper • Come tanti altri è una lavoratrice stagionale, si sposta secondo i bisogni del lavoro – quasi una mappa riscritta secondo questo calendario – amazon, la raccolta delle barbabietole, il camping delle vacanze • Non è sempre stato così, è successo, la morte del marito anni prima è il suo fantasma, la miniera dove lavoravano entrambi aveva chiuso, e la loro città, Empire, era stata svuotata dalla recessione del 2008 mentre i lavoratori avevano tutti perso le loro case • Lei aveva fatto un po’ di tutto, le era capitato anche di insegnare, cinque anni in una scuola, una sua allieva la riconosce, le chiede se è vero che come dice la madre è «Homeless», lei risponde che no, che la sua è solo una casa diversa • Certamente non è davvero «spiegare» che interessa Zhao, pure se le motivazioni del suo personaggio ci arrivano con chiarezza – a volte persino troppa, come quando non riesce a dormire nel letto perché troppo abituata alle stelle e al camper • È più a questo universo che orienta il suo sguardo provando a coglierne il movimento in profondità, oltre le spiegazioni che sono evidenti, e appunto rimandano quasi sempre alle economie • Sono i sentimenti che nascono in questa scelta a guidare il viaggio della regista e con lei di McDormand, in riprese durate sei mesi, con attori non professionisti – la stessa Linda May e Swankie che non sappiamo mai perché è lì ma conosciamo invece la gioia dei suoi ricordi, dei vissuti nella natura, dell’esplosione di voli di rondine intorno a lei che – dice – «Dopo avrei potuto morire» • Ma è propri questo paesaggio intimo e fisico che si intreccia con forza e dolcezza alle loro vite mai facili, le Badlands, il South Dakota, l’ovest della frontiera e della leggenda che per i «nomadi» del presente disegna lo spazio di una resistenza in cui ha valore lo scambio, riciclare, inventare, che oppone al destino di emarginazione disperata la possibilità di qualche istante di gioia • In solitudine e in comunità, quella che si ritrova intorno a Bob Wells – autore di How to Live in a Car, in a Van or Rv – un po’ un guru la cui filosofia esistenziale è rifiutare quanto è stato previsto per tutti • Casa, famiglia lavoro – che sono in bilico quasi esattamente come la loro condizione, la solidità sono la terra, le rocce che raccolgono e collezionano nel loro spostarsi.. Giovani, meno giovani, anziani, il loro è un modello radicalmente diverso da del successo miliardario esaltato da Trump. Nomadland è una ballata contemporanea, ci dice il mondo in cui viviamo, delle lotte che lo attraversano, delle sue zone resilienti di cui c’è sempre più bisogno •
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MONSIEUR IBRAHIM E I FIORI DEL CORANO
Trama e Recensione
Monsieur Ibrahim e i Fiori del Corano, un film di François Dupeyron uscito nelle sale nel Settembre del 2003, è una poesia impressa su pellicola, un piccolo diamante della cinematografia dei nostri tempi, tratto dal libro di Éric-Emmanuel Schmitt. Il film è una favola moderna in cui mille fili si intrecciano per andare a creare un meraviglioso capolavoro • Siamo in un quartiere della Parigi degli anni ’50, e un giovane ragazzo ebreo undicenne di nome Moїse è solito recarsi nella drogheria di un anziano turco, che tutti chiamano l’Arabo della Rue Bleu, il quale pian piano comincia a fare conoscenza con il ragazzino, e comincia così a chiamarlo “Momo” per comodità • Momo è solito fare acquisti dall’Arabo, ma puntualmente gli sottrae anche qualche scatoletta di carne, credendo che egli non se ne accorga. Non è così, e tra i due nascerà un’amicizia che è molto più di un semplice rapporto amicale tra due esseri umani. Monsieur Ibrahim a detta di tutti, è “un saggio • Sicuramente perché da almeno quarant’anni era l’arabo di una via ebrea • Sicuramente perché parlava poco e sorrideva tanto” • Inizialmente i due si scambiano poche frasi; l’elemento comunicativo è dunque molto risicato, ma nel corso del film si fa sempre più fitto, metafora di una comunicazione anche tra culture e religioni diverse • Sarà l’arrivo di un’attrice bionda che sembra Brigitte Bardot, la quale è lì perché nelle vicinanze si sta girando un film, a sancire definitivamente l’amicizia tra i due e ad aprire le porte alla comunicazione più vera e sincera • Momo troverà in Monsieur Ibrahim un confidente, un amico che va oltre gli stereotipi, oltre le regole non scritte, una figura paterna che egli non aveva mai avuto e che non è importante che sia di una religione e cultura diversa • Monsieur Ibrahim infatti incarna proprio la figura del padre che Momo è come se non avesse mai avuto, nonostante lui un padre effettivamente ce l’abbia, ma sia freddo, distaccato e arido tanto che la moglie e il figlio maggiore Popòl lo hanno abbandonato, e lui ora è costretto a vivere solo con il figlio minore • L’Arabo quindi accompagna per mano Momo in un momento complicato che è l’adolescenza, prendendosi cura di lui, insegnandogli a sorridere sempre, metafora di una vita vissuta con leggerezza che non vuol dire superficialità ma semplicemente come diceva Calvino “senza pesi sul cuore”, insegnandogli che “quello che tu dai è tuo per sempre, quello che tieni per te è perduto per sempre” • E Momo è sempre lì, sempre attento e desideroso di imparare, che pende dalle labbra del saggio e bizzarro amico • Quando il padre di Momo muore suicida, Monsieur Ibrahim adotta formalmente il piccolo amico ed insieme intraprendono un viaggio nel Corno d’Oro che è proprio il paese natale dell’Arabo • Qui Momo entra in contatto con culture e religioni diverse dalla, sua che sono altrettanto belle ed affascinanti come la sua • Durante questo bellissimo viaggio Momo impara che non tutti assomigliano umanamente a suo padre e che ognuno di noi è infinitamente prezioso ed insostituibile, anche senza essere perfetto come suo fratello maggiore Popòl, che il padre adorava e al quale egli lo paragonava sempre • Questo risulterà non essere un semplice viaggio, ma un vero e proprio percorso alla riscoperta dell’amicizia, del rispetto per gli altri, dell’integrazione: è dunque un viaggio di vita • È un’iniziazione alla vita adulta quella che Momo compie durante questo percorso • Monsieur Ibrahim assume ad un certo punto il ruolo della figura paterna, ma anche quello del maestro che vuole insegnare tutto ciò che sa al suo “discepolo” • Ed è proprio questo che accade • Momo accetta l’eredità spirituale dell’Arabo, che muore durante il viaggio, diventando egli stesso l’Arabo della Rue Bleu, nonostante sia ebreo •
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“Ton amour pour elle, il est à toi. Il t'appartient. Même si elle le refuse, elle ne peut rien y changer. Elle n'en profite pas, c'est tout.”
— Ce que tu donnes, c’est à toi pour toujours; ce que tu gardes, c’est perdu à jamais.
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MOMO — E questo?
MONSIEUR IBRAHIM — Senti? Profuma di felicità. Questa è la Grecia.
La gente qui è immobile. Si prende il tempo di guardarci passare. Sai ho lavorato molto, per tutta la vita. Però con i miei tempi, lentamente. Non ho mai cercato di fare i soldi, né di avere la fila di clienti. No. La lentezza, è questo il segreto della felicità.
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“Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni solo per te è perduto per sempre.”
— dal film “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” di Francois Dupeyron
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