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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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"AL NATURALE" di Matteo Ducceschi.
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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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NATURE
AL NATURALE
Scitto e diretto da Matteo Ducceschi
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1 EXT STRADA PRINCIPALE GIORNO
Un UOMO (25) cammina a fatica lunga una strada desolata.
UOMO (V.O.) La Terra desolata, senza uomini,
soltanto l'amore dell'uomo per se stesso la immagina in preda alla desolazione.
L’uomo sembra essere ferito ed esausto. Cade In ginocchio.
UOMO (V.O.) In realtà, la Terra è desolata di
non essere desolata. Purtroppo, di una Terra realmente desolata, non conosceremo mai la profonda allegria.
2 EXT. GIARDINO GIORNO
Come un flash appare un giardino con dentro una RAGAZZA (25) che si guarda intorno.
UOMO (V.O.) Inquinamento, contaminazione,
desolazione, sono parole che non sarebbero mai state create se l'uomo fosse vissuto secondo natura.
La donna sorride porgendo un fiore.
3 EXT. STRADONE PRINCIPALE GIORNO
L’uomo si alza. Continua la sua camminata a fatica.
UOMO (V.O.) Non occorre compiere lunghi viaggi
per avere risposte, provare emozioni. Se fossimo autentici nel modo di pensare, non avremmo bisogno di percorrere un lungo cammino perché è un viaggio che segue l'incerto sentiero di un sogno che spesso conduce in zone desolate.
L’uomo giunge vicino ad un vecchio ponte abbaondonato.
4 EXT. PONTE ABBANDONATO GIORNO
L’uomo intravede qualcosa sotto il ponte. Si avvicina.
UOMO (V.O.) Il vero traguardo della vita è
riuscire a essere in pace con noi stessi.
L’uomo si accorge che sotto il ponte si trova un cadavere. Si avvicina.
UOMO (V.O.) non c'è speranza più attiva di
quella dei disperati.
Il cadavere è quello della donna apparse nella visione all’uomo.
Fine.
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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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PER TESS
Scritto da:
Matteo Ducceschi
Liberamente tratta dalla poesia:
Per Tess – Raymond Carver (1999)
INT. APPARTAMENTO UOMO GIORNO
In un appartamento asettico e minimale, un uomo (40) seduto sulla sua scrivania riflette. Osserva fuori dalla finestra alla sua destra. Scruta la città dall’alto. Immensi grattacieli si ergono imponenti fino ad arrivare al grigio cielo. La pioggia picchia contro la finestra, e nel silenzio si fanno avanti i suoni vivi della città.
La malinconia di quello che vede fuori dalla finestra si manifesta a poco a poco sul suo volto, come se si sentisse soffocato dalla solitudine.
Con grande frenesia, prende in mano il suo telefono cellulare. E con una minuziosa attenzione scorre tra i suoi contatti cercandone uno in particolare. Lo trova. Dopo aver dato un ultimo sguardo fuori dalla finestra, comicia a registare un audio a questo contatto.
UOMO (V.O.) Giù nello Stretto le onde schiumano
come dicono qui. Il mare è mosso e meno male che non sono uscito.
Nel granitico volto dell’uomo, si scolpisce un leggero sorriso.
EXT. PONTE SULLA - SPIAGGIA GIORNO
L’uomo è seduto su un piccolo ponte di legno vicino ad una spiaggia, con le gambe immerse nell’acqua. Osserva il mare, accanto a sé a una canna da pesca.
UOMO (V.O.) Sono contento d’aver pescato tutto
il giorno a Morse Creek, trascinando avanti e indietro un Daradevil rosso. Non ho preso niente. Neanche un morso. Ma mi sta bene così. È stato bello!
L’uomo si alza portando con sé la canna da pesca.
EXT. SPIAGGIA GIORNO
Lo sguardo dell’uomo punta in basso, per poi lentamente guardarsi alle spalle e vedere delle piccole orme sulla sabbia.
UOMO (V.O.) Avevo con me il temperino di tuo
padre e sono stato seguito per un po’ da una cagnetta che i padroni chiamavano Dixie.
L’uomo continua il suo cammnino fino a giungere in un prato pieno d’erba, per ripararsi dal sole sotto un albero, al confine con la spiaggia.
EXT. PRATO GIORNO
L’uomo si distende e osserva corci di cielo attraverso gli albero che ha davanti.
UOMO (V.O.) A volte mi sentivo così felice che
dovevo smettere di pescare. A un certo punto mi sono sdraiato sulla sponda e ho chiuso gli occhi per ascoltare il rumore che faceva l’acqua e il vento che fischiava sulla cima degli alberi.
L’uomo chiude delicatamente gli occhi.
UOMO (V.O.) Lo stesso vento che soffia giù
nello Stretto, eppure è diverso.
INT. STANZA BUIA NOTTE
L’uomo riapre gli occhi. Si accorge di essere circondato dal nulla. Tutto è nero intorno a lui. Non c’è più nessun rumore. L’uomo è bloccato a terra e non riesce a muoversi. Ha delle radici nere che lo legano a terra.
UOMO (V.O.) Per un po’ mi son lasciato
immaginare che ero morto e mi stava bene anche quello, almeno per un paio di minuti, finché non me ne sono ben reso conto: Morto.
Un bagliore bianco appare. Una lampada si accende. Seduta su un tavolo con una lampada accesa c’è una donna (35).
UOMO (V.O.) Mentre me ne stavo lì sdraiato a
occhi chiusi, dopo essermi immaginato come sarebbe stato
(MORE)
2.
UOMO (V.O.) (CONT'D) se non avessi davvero potuto più
rialzarmi, ho pensato a te.
L’uomo con una ritrovata forza sovraumana, spezza con una mano la radice che la bloccava. Poi quella che bloccava l’altra mano. Quella delle gambe e infine quella del collo.
UOMO (V.O.) Ho aperto gli occhi e mi sono
alzato subito e son ritornato a esser contento.
L’uomo corre nel buio, verso la lampada accesa, mentre avanza la luce si fa sempre più accecante, fino a divorare l’intera stanza buia e non mostrare più niente.
INT. APPARTAMENTO UOMO GIORNO L’uomo riapre gli occhi. È nel suo appartamento.
UOMO (V.O.) È che te ne sono grato, capisci. E
te lo volevo dire.
L’uomo invia il messaggio vocale. Poi blocca il telefono. Guarda fuori dalla finestra, vede che il cielo si sta diradando. Sorride.
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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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Ricerca John Giorno
John Giorno, poeta che ha vissuto la poesia prima che scriverla. Nato a New York da genitori di Aliano e di Tursi, nel 1936, ha attraversato e ispirato i momenti capitali della scena culturale americana. È stato l’amante di Andy Warhol e di Robert Rauschenberg, ha collaborato con William S. Burroughs, si è inventato il “Giorno Poetry Systems”, registrando versi con Frank Zappa, Laurie Anderson, i Sonic Youth. Fu buddista in India e anticonformista in Usa e un guru della controcultura.
John Giorno è stato un protagonista della Performance Poetry, che ha deciso di affidare i suoi versi, perfino alle scatole di cerini e alle tavolette di cioccolata, oltre che ai libri e alle biblioteche. Lui stesso ha raccontato in più di una occasione, che aveva l’abitudine di scrivere fin da bambino e nel corso del tempo non ha mai smesso. «Lo faccio ogni giorno e sto lavorando da vent’anni a un’opera di 675 pagine», affermava.
Attivo nella Factory, elaborò le idee della Pop art – di cui amava soprattutto la spregiudicatezza, la mancanza di riferimenti a mondi tradizionali, così come il miscelamento di linguaggi e la possibilità di realizzare opere collettive – e poi fece germinare i sentieri anarchici della Beat Generation.
La sua curiosità intellettuale con gli affini non si è affievolita, anzi è rimasta a salda, volenterosa di trovare nuovi spunti, in particolare Il suo interesse per la tecnologia e i suoi sviluppi. Già alla metà degli anni Sessanta lo portò alla fondazione del Giorno Poetry Systems, associazione no profit ed etichetta che ha pubblicato oltre cinquanta album di poesie e musica. La rete che forniva idee, materiali tecnici e supporti ha visto lavorare, e in qualche caso esordire, le migliori menti creative di quegli anni – da Laurie Anderson a Gregory Corso, fino a Patti Smith, Philip Glass, Frank Zappa e, naturalmente, Burroughs. C’erano anche Robert Rauschenberg, la coreografa Trisha Brown e il fotografo Mapplethorpe, a testimoniare una «piattaforma» underground dell’arte, «catalizzata» nella personalità vulcanica di John Giorno (che intanto si esercitava nel concettuale con le sue pitture/scritture).
Nei decenni successivi, i soldi raccolti dall’associazione furono devoluti per progetti sull’Aids, fornendo assistenza ai malati, medicinali e alloggi. Oltre a spendersi per le carriere degli amici, fu «generoso» anche come attivista, appoggiando e lanciando campagne contro la guerra in Vietnam, per i diritti dei gay e per quelli degli afroamericani.
Fra gli ultimi tributi, la mostra che l’artista svizzero Ugo Rondinone, suo marito, ha concepito al Palais de Tokyo (2015-16). Una dichiarazione d’amore suddivisa in otto capitoli, ciascuno imperniato su un aspetto dell’opera di Giorno.
La sua opera più celebre è Dial-A-Poem (nata nel 1967 e poi sbarcata nella rassegna Art by Telephone, a Chicago).
Dial-A-Poem scaturì da uno scambio con il sodale Burroughs; all’inizio, le linee previste erano dieci, poi crebbero: bisognava strappare più persone possibile dalla banalità della quotidianità. Giorno si accorse che il picco di chiamate coincideva sempre con l’orario di lavoro in ufficio, segno della necessità perenne di uscire da sé e di non poter ingoiare solo noia e regole indigeste per tutta la vita.
“Take down this number,” I’d say. “641-793-8122. Don’t ask questions. Just call it. You’ll love it.”
L’opera di Giorno ha dimostrato come l’essere umano abbia sempre più bisogno di ristabilire un contatto diretto con la propria umanità, soffocata da una sempre giù grigia quotidianità. Il suo gesto è così innovativo, romantico e umanista. Ha davvero rotto le regole autoimposte di una società che ormai, sembra sempre di più, una vera e propria catena di montaggio. Lo ha fatto utilizzando lo stesso oggetto, ovvero il telefono, che se da una parte ha reso più semplice la comunicazione, avvicinandoci, dall’altro ci ha stretto un immaginario “cappio” intorno al collo, rendendoci schiavi passivi della vita. Un piccolo gesto folle e romantico, per farci riscoprire la bellezza e la semplicità delle piccole cose.
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il-dottor-stranamore · 2 years ago
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POESIA COMPOSTA. Esercizio di Cut Up.
La notte in cui trovai l’antica via.
Incontrai un viandante di una terra dell'antichità, Che diceva: “Due enormi gambe di pietra stroncate Stanno imponenti nel deserto... Nella sabbia, non lungi di là, Mezzo viso sprofondato e sfranto, e la sua fronte, E le rugose labbra, e il sogghigno di fredda autorità, Tramandano che lo scultore di ben conoscere quelle passioni rivelava, Che ancor sopravvivono, stampate senza vita su queste pietre, Alla mano che le plasmava, e al sentimento che le alimentava: E sul piedistallo, queste parole cesellate:
Ora, a mezzanotte tutti gli agenti e la ciurma sovrumana vengono fuori ed arrestano tutti quelli che ne sanno più di loro Poi li portano alla fabbrica e la macchina per l'infarto viene fissata sui loro petti E poi il cherosene viene gettato giù dai castelli da assicuratori che vanno a controllare che nessuno stia scappando al vicolo della desolazione
Oltrepassai la cresta del sentiero ed ecco spalancarsi alla mia vista una valle di morti e di dannati: Vagavano nei campi i fuochi fatui, ed esalata da paludi infette
una nebbia smentiva ogni pensiero che avessi conosciuto mai quel luogo.
C’era nebbia tutt’intorno – e a me davanti la Galassia infinita e le sue stelle... nessuna mano venne a trattenermi la notte che trovai l’antica via.
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