giorgioviali
Giorgio Viali
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Filmmaker - Cinema Video Fotografia - Vicenza - Sito Web: www.giorgioviali.com
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giorgioviali · 7 months ago
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Ibridazioni
IBRIDAZIONI – MATERIALI Materiali da elaborare per una Sceneggiatura AUTORE: GIORGIO VIALI DATA: 06/03/2024
SINOSSI:
Il film si svolge in una metropoli urbana distopica del presente, con un gruppo di lavoratori del sesso che protestano di fronte a un alto grattacielo. Vestiti in modo provocatorio, con bandiere rosse e sex toys, i manifestanti disturbano i passanti con slogan e atteggiamenti sessuali durante il loro terzo giorno di sciopero.
Sofia, una giovane donna in una gonna rosa e reggiseno, partecipa attivamente alla protesta. In un flashback, si scopre che ha accettato un lavoro come performer online per guadagnare soldi dopo aver perso il lavoro. Tuttavia, scopre che il contratto è molto svantaggioso e non può rescinderlo senza pesanti penalità.
Durante lo sciopero, una troupe giornalistica intervista Sofia per sensibilizzare il pubblico sulle condizioni dei lavoratori del sesso. Sofia racconta di aver partecipato a un'asta per vendere una parte della sua vita su un nuovo social media chiamato PartOfLife, finendo per lavorare online per 15 ore al giorno.
L'intervista di Sofia diventa virale, attirando l'interesse di aziende e privati che le offrono lavoro. Tuttavia, lei decide di rimanere fedele allo sciopero nonostante la repressione violenta della polizia che porta al suo arresto insieme agli altri manifestanti. Alla fine del film, il governo annuncia riforme per migliorare le condizioni dei lavoratori del sesso e proteggere i loro diritti dopo settimane di proteste.
SINOSSI:
Il film si apre con una scena di protesta di sex workers davanti a un grande grattacielo in una metropoli urbana. Le donne, vestite in modo provocatorio, esprimono la loro indignazione per le condizioni di lavoro precarie. Sofia, una giovane donna che ha accettato un lavoro come sex performer online per cercare di sopravvivere, partecipa attivamente allo sciopero.
Attraverso un flashback, scopriamo che Sofia ha firmato un contratto con un'agenzia che la costringe a lavorare online per sei ore al giorno, con una retribuzione minima e pesanti sanzioni in caso di assenza. Dopo aver provato a cercare alternative, si è ritrovata a partecipare a un'asta per vendere una parte della propria vita, ma l'esito è stato deludente e si è trovata con ancora più lavoro online.
Durante un'intervista con una troupe di giornalisti, Sofia racconta la sua storia e diventa improvvisamente famosa. Pur ricevendo offerte di lavoro allettanti, decide di restare al fianco delle sue colleghe in sciopero. Le autorità cercano di reprimere la protesta con la forza, arrestando Sofia e altri manifestanti.
Alla fine del film, dopo settimane di proteste e mobilitazione, il governo annuncia delle riforme per migliorare le condizioni di lavoro delle sex workers e proteggere i loro diritti, grazie alla determinazione e alla resistenza delle donne coinvolte nella protesta. Il film si conclude con un messaggio di speranza e di lotta per un futuro migliore per tutte le lavoratrici del sesso.
MATERIALE DI PARTENZA:
Il film è ambientato in un presente distopico. Il film si svolge in un contesto di una grande metropoli urbana. La protagonista è una giovane precaria che si chiama Sofia. Sofia ha perso il lavoro ed è in difficoltà. Decide di accettare l'offerta di una agenzia di sex performer online convinta che questo le assicuri un reddito adeguato. Inizia il lavoro presso questa agenzia. Per contratto deve essere online 6 ore ogni giorno. Il lavoro è indecoroso e volgare ma lei si adatta. Al termine del primo mese al momento della paga si accorge che la retribuzione è minima. Perchè l'agenzia si trattiene una serie di spese e perchè ogni volta che non risulta online viene sanzionata pesantemente. Non solo, si rende conto che non può rescindere dal contratto per cinque anni, altrimenti ogni mese dovrebbe pagare una penale molto pesante. Si rende conto di aver fatto un errore. Ma ormai è troppo tardi. Deve continuare a mantenere l'impegno di lavorare per questa agenzia sei ore al giorno. Sofia deve trovare un altro lavoro. Questa volta decide di fidarsi di una collega che ha conosciuto. Lei le propone un'altra agenzia per cui anche lei lavora. Il contratto prevede di essere disponibile online per fotografi virtuali. La disponibilità richiesta è di quattro ore al giorno. Si informa anche da altre persone e poi firma un contratto con questa Agenzia. Il guadagno dovrebbe permetterle di vivere dignitosamente. E anche se sarà impegnata sei ore con la precedente agenzia e quattro ore con la nuova agenzia pensa di aver trovato finalmente una soluzione ai suoi problemi economici. Invece purtroppo non è così e se ne accorge anche questa volta al monento della paga. La retribuzione non è neanche lontanamente corrispondente a quella che si aspettava. E sono ormai due mesi che sta facendo debiti per poter sopravvivere. La situazione è grave. Non le resta che puntare sull'ultima novità di cui tutti parlano. Sofia partecipa ad un'asta pubblica in cui mette a disposizione una porzione della propria vita per dieci anni. Il nuovo social media si chiama infatti PartOfLife. L'asta naturalmente è rischiosa. L'offerta finale può essere altissima come molto bassa. Si iscrive alla prossima Asta online. Per cinque ore della sua vita. Fornisce fotografie e video e dati alla società di aste. E aspetta la fine del mese in corso perchè si svolga l'asta. Le condizione sono ben definite. Ci si impegna a dedicare una parte della propria vita (cinque ore al giorno), ci si impegna a svolgere qualsiasi compito richiesto. La paga è mensile. Pochi giorni prima dell'asta una campagna informatica investe questa società. E quando si svolge l'asta la parte della sua vita viene acquistata da una società per pochissimi soldi. Sofia si ritrova ad avere tre lavori e ad vere impegnata sei ore più quattro ore più cinque ore al giorno. Frustrata e disperata non sa più cosa fare. Sofia si allea con altre persone in una situazione simile alla sua e insieme si rivolgono ad una sindacalista. Con l'aiuto della sindacalista fanno causa alle società per cui lavorano e riescono a veder rescissi i loro contratti e in più a ricevere un indennizzo per il lavoro già svolto. Con i soldi di indennizzo riesce a pagare i debiti contratti.
IBRIDAZIONI – MATERIALI Materiali da elaborare per una Sceneggiatura AUTORE: GIORGIO VIALI DATA: 06/03/2024
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giorgioviali · 10 months ago
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EURIDICE STREAM
EURIDICE STREAM
Ibdridazione: AI e Autore TITOLO: EURIDICE STREAM Spunti – Bozza – Sceneggiatura Autore: Giorgio Viali Data: 28/12/2023
Scrivi la trama di un film drammatico ambientato in un presente distopico. E' una versione femminile moderna del mito di Orfeo ed Euridice. Euridice è la protagonista del film ed è una giovane donna che lavora come guardia giurata armata. Orfeo è il suo compagno e lavora come bodyguard in discoteche. Il film è un dialogo tra Euridice e una sua amica. Euridice racconta in modo sincero la storia del suo amore per Orfeo. Racconta come Orfeo ad un certo punto si sia lasciato completamente andare e sia diventato dipendente da droga, alcool, sesso e pornografia. E di come Euridice abbia affrontato un viaggio pericoloso dentro discoteche, case di scambisti, tra spacciatori e uomini violenti e maschilisti pur di riprendersi il suo Orfeo. le viene chiesto di ballare per salvare il suo Orfeo. Con la sua danza riesce ad ottenre che Orfeo possa seguirlo. Ma in quel momento si accorge che Orfeo ormai non c'è più. E' completamente perso e smarrito. Decide allora di guardarlo per l'ultima volta e poi di lasciarlo andare.
Euridice, una giovane donna forte e determinata, lavora come guardia giurata in un presente distopico. Il suo compagno, Orfeo, è un bodyguard che si occupa di proteggere i clienti nelle discoteche della città. Nonostante l'amore profondo che li lega, la loro relazione è messa a dura prova quando Orfeo cade in una spirale autodistruttiva.
Euridice, nel tentativo di raccontare la sua storia e cercare conforto, si rivolge a una cara amica, con la quale intreccia un dialogo toccante. Attraverso i suoi occhi si svela la discesa di Orfeo nel vortice dell'oscurità, trasformandosi in una persona dipendente da droga, alcol, sesso e pornografia.
La vita di Euridice diventa un viaggio pericoloso all'interno del sottobosco della città, tra oscure discoteche, case di scambisti e vicoli frequentati da spacciatori e uomini violenti e maschilisti. Pur di salvare il suo amato Orfeo, Euridice affronta ogni ostacolo con coraggio e determinazione.
Ma l'unica possibilità per riportare Orfeo sulla retta via è ballare. Quella che Euridice sa fare meglio. La sua danza diventa un mezzo per raggiungere l'anima smarrita di Orfeo, liberarla dalla prigione dell'autoindulgenza e ricondurlo verso la luce.
Euridice si esibisce in una performance straordinaria, utilizzando il potere del suo corpo e della sua arte per comunicare con Orfeo e convincerlo a seguirlo. Ma, nel momento in cui raggiunge il suo obiettivo, si rende conto che Orfeo non è più lo stesso.
Orfeo, perso in un labirinto di autodistruzione e peccato, ha perduto ogni sfumatura della sua autentica essenza. Euridice lo osserva con occhi lucidi di dolore, sapendo che è giunto il momento di lasciarlo andare.
Con lo sguardo amoroso che registra per l'ultima volta la figura di Orfeo, Euridice si allontana, sapendo che il suo amato è ormai irrecuperabile.
Spunti – Bozza – Sceneggiatura Autore: Giorgio Viali Data: 28/12/2023
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giorgioviali · 2 years ago
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USO PERSONALE
USO PERSONALE Bozza di Sceneggiatura per MiniSerie Autore: Giorgio Viali Bozza: 11 Aprile 2023
Bozza di Sceneggiatura MiniSerie Una Riflessione sul Mondo delle Immagini e del Cinema In occasione della Ottantesima Edizione della Mostra del Cinema di Venezia 2023
GENERE:
Distopia mediatica irregolare. Dramma.
SINOSSI:
In un presente distopico irregolare si muove Chiara (la Protagonista) che dice di essere figlia mediatica di Liliana Cavani e di Vitaliano Trevisan. La Protagonista dice di essere stata abbandonata dal padre Vitaliano prima della nascita. Sostiene di aver abbandonato la casa della mamma, Liliana Cavani, perchè vuole dedicarsi completamente alla Realtà. Prima di andarsene di casa, come san Francesco, si è spogliata di tutto, di tutte le sue immagini e video, della sua Identità mediatica. Non vuole più avere a che fare con Cinema Arte Finzione. Vuole solo Realtà. Ha fatto Voto di Povertà mediatica. Vuole vivere e aiutare gli Ultimi e gli Emarginati. Non accetta più la Morale Mediatica Mainstream. Coltiva una Visione mediatica mistica. Nel tempo sviluppa Le Stimmate. Una raccolta di Fotografie esclusive di Corpi di Giovani Suicidi e Suicide. Che hanno un potere di Conversione Personale.
DISTRIBUZIONE:
Social Serie Pensata per i Social Media. Per Instagram e Tiktok. Girata in Formato Verticale. Con Cellulare. Divisa in Micro Episodi.
TITOLO: Uso Personale
SOTTOTILO: Chiara/Antigone - Agiografia Mediatica
Episodio Primo - S01E01
Stanza di un Hotel economico. Uno zaino. Alcuni vecchi DVD su letto. La Protagonista compone un numero sul cellulare.
Protagonista: Buonasera Guardi ho appena ricevuto una mail. Mi è stato fatto un regalo. Il regalo consiste in due notti, il 6 e 7 settembre 2023, quindi in piena Mostra del Cinema di Venezia, presso il vostro Hotel. Può verificare se c'è la prenotazione e se è a nome mio? Trevisan Chiara (scandisce…) Trevisan Chiara
Bene A me non interessa venire alla Mostra del Cinema. E in questo momento dei soldi mi farebbero comodo. Siete interessati ad acquistare ad un qualche prezzo la prenotazione? E' una stanza singola? o una prenotazione per due persone? Pausa Lei non sà dirmi qualcosa? Va' bene allora domani telefono e chiedo direttamente al Direttore dell'Hotel. Grazie Buona serata
La Protagonista usa il telefono in camera: Reception? Buonasera E' possibile avere un ferro da stiro per cortesia?
Grazie
Fine scena.
Episodio Secondo - S01E02
Stanza di un Hotel economico. Uno zaino. Alcuni vecchi DVD su letto.
Bussano alla Porta. La protagonista và ad aprire. Una Cameriera giovane. Tatuata.
Cameriera: Ecco il ferro da stiro che ha chiesto. Non abbiamo l'asse da stiro. E posso lasciarle il ferro da stiro per un'ora. Che me l'ha chiesto un altro cliente.
Aspetta e guarda la protagonista.
Qualche spicciolo di mancia mi farebbe comodo. Non so come arrivare a fine mese altrimenti…
Protagonista: Scusa ho solo pochi euro. Li vuoi? Ho bisogno di mettere insieme qualche soldo anch'io. Hai qualche idea di come potrei fare qui in zona?
Cameriera: L'unica cosa che mi viene in mente… Conosco un Fotografo che ogni tanto mi chiede di posare. Paga 100 euro per delle foto e video in intimo/costume 200 euro per foto e video di nudo integrale. E' l'unica cosa che mi viene in mente
Protagonista: Si tratta solo di posare? O di scopare? Non che sia un problema. Usare il mio Corpo non è un problema. E quello che gli altri fanno delle immagini di me e del mio corpo non mi riguarda. Non mi riguarda più.
Cameriera: Foto e Video. Paga in contanti. Ti faccio vedere alcune foto che mi ha fatto.
Prende il cellulare. Apre la Galleria. E fa vedere alla protagonista delle Foto.
Protagonista: Va' bene.
Cameriera: Ti faccio due foto veloci e gliele mando.
La cameriera fa due foto al viso e due foto intere con il suo cellulare.
Cameriera: Potremmo fare foto insieme E guadagnare qualcosa di più. E' un problema?
Protagonista: No. Per niente
Fine scena
Episodio Terzo - S01E03
La Cameriera e la Protagonista escono da un Palazzo.
La Cameriera: Sono 200 per te e 200 per me. Come da accordi. Eccoti 200 (Apre il cellulare e guarda insieme alla protagonista un video che ha registrato durante lo shooting). Questo lo posso postare su OnlyFans Se riuscissi a far decollare il mio profilo Per quanto ti fermi?
Protagonista: Non lo so. Sono qui per incontrare una ragazza.
Cameriera: Non hai una famiglia? Una casa?
Protagonista: Sono figlia di una Regista e di uno Scrittore. Lo Scrittore mi ha abbandonata che non ero ancora nata. E un anno fa si è suicidato. Mia madre, è una regista, ed è una Cannibale. Se potesse mi mangerebbe… Non vuole che io faccia quello in cui credo. Me ne sono andata.
Protagonista: Vorrei anche io avere la forza di abbandonare tutto e vivere libera… Lasciami un tuo contatto. Se decido di venire con te… Mi sembri felice e soddisfatta…e realizzata. Ti invidio.
Protagonista: Vieni con me adesso. Mettiano online un Servizio di Aiuto per altre ragazze.
Cameriera: Sì. Di Pornografia sociale Ma dai…
Fine scena
Episodio Quarto - S01E04
Obitorio di un Ospedale. La protagonista ha un fiore in mano. La Protagonista cerca l'Addetto all'Obitorio. Lo trova che fuma una sigaretta. Un uomo sui 40 anni. Grosso. Faccia tonda animalesca.
Addetto: Salve. Spegne la sigaretta. Come è entrata a quest'ora? Non è orario di visite adesso. E' una parente di qualche persona conservata in obitorio?
Protagonista: No. Non sono una parente. Sono venuta a vedere il corpo della giovane ragazza suicida che è stata portata qui oggi.
Addetto: La studentessa di 23 anni che si è impiccata ieri?
Protagonista: Esatto.
Addetto: Possono entrare solo i parenti stretti. Nessun altro.
Protagonista: Possiamo trovare un qualche accordo penso O una transazione di qualche tipo Non di soldi. Non ne ho. Per il resto sono abbastanza disponibile…
L'Addetto guarda la protagonista. La spinge in un angolo.
La Protagonista entra nell'Obitorio. Con il fiore che ha ripreso in mano.
Fine scena
Episodio Quinto - S01E05
Protagonista e giovane Ragazza Siedono al tavolino di un Bar.
Protagonista: Quando sei stata ricoverata l'ultima volta?
Ragazza: Sono uscita tre giorni fa dal reparto di Psichiatria. Ennesimo ricovero preventivo. Ho accettato di incontrarti perchè ho letto di te. Non credo più in niente e nessuno. Mi sento abbandonata da tutti. Non mi aspetto poi niente neanche da te. E soprattutto non penso di essere più in grado di credere in niente. Sono semplicemente nel buio più completo e assoluto. Ho accettato di vederti solo per via delle foto che fai… Delle Stimmate.
Protagonista: Vieni con me.
Ragazza: E' troppo tardi. Non c'è più niente da fare. Sei arrivata troppo tardi.
Protagonista: Va bene. Ma se comunque sei vicina alla fine… vieni a finire la tua vita con me. Voglio tenerti la mano in caso…
Ragazza: Ma dove vuoi che ti segua? Hai una casa? Un mezzo per spostarti? Mi puoi dare ospitalità o garantirmi un pasto quotidiano?
Protagonista: No non posso garantirti niente. Ho due Progetti che posso proporti.
Un progetto si chiama Porno Sociale. Si realizza della Pornografia, semplice e cruda pornografia e la si pubblica online. I proventi, i guadagni, vengono usati per finalità sociali. Per aiutare Poveri ed Emarginati. Un secondo programma che si chiama Pane Vecchio. E' un servizio di raccolta informazioni su dove trovare Pane Vecchio a prezzo stracciato. Un Servizio sempre per Poveri ed Emarginati. Scegli tu a quale collaborare. Se vuoi.
Protagonista: Anche se il suicidio è inevitabile. Fino a che non lo mettiamo in atto vediamo di usare al meglio il nostro tempo.
Fine Scena
Episodio Sesto - S01E06
La Protagonista e sua Sorella
Sorella: Ciao Chiara.
Protagonista: Ciao. Che sorpresa.
Si abbracciano.
Protagonista: Mi sei mancata. E sei spesso nei miei pensieri. Come stai?
Sorella: Bene. Tra qualche mese mi sposo. Ma non è per questo che sono qui. E' per qualcosa che ti riguarda. Sono arrivate alcune Raccomandate dal Tribunale per un procedimento a tuo carico per Vilipendio di Cadavere. Articolo 410 del Codice Penale. Chiunque commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri e' punito con la reclusione da uno a tre anni. Se il colpevole deturpa o mutila il cadavere, o commette, comunque, su questo atti di brutalita' o di oscenita', e' punito con la reclusione da tre a sei anni. Qualcuno ritiene che le foto che hai fatto ad alcuni dei morti suicidi che hai fotografato rientrino sotto la fattispecie del reato di vilipendio di cadavere.
Io non posso aiutarti. E non voglio. E non voglio che rovini la mia vita o il mio matrimonio. Sono venuta a portarti queste raccomandate e a chiederti di fare qualcosa.
Protagonista prende le Raccomandate. Le ripone nel suo zaino.
Protagonista: Mi spiace veramente di averti creato dei problemi. Mi spiace. Ti ringrazio d'aver fatto questo viaggio. Sono contenta daverti visto E ti auguro tutto il bene possibile.
Si abbracciano. La Sorella se ne va quasi piangendo.
Fine Scena
Episodio Settimo - S01E07
Giornalista: Buongiorno Chiara.
Protagonista: Buongiorno.
Giornalista: Sono una Giornalista.
Protagonista: Ah bene…
Giornalista: Perchè dice di essere figlia di Liliana Cavani e Vitaliano Trevisan. Cosa che non è, come lei ben sa, vera.
Giornalista: Cosa lega questi due personaggi. Così lontani e diversi. Anche anagraficamente?
Protagonista: Liliana Cavani e Vitaliano Trevisan sono legati da Corpi. Da Cadaveri. Da Corpi Morti. Da Suicidi e da Santità.
Ho scelto Vitaliano Trevisan perchè è lo scrittore per antomasia del Sucidio. E perchè racconta di un cadavere in putrefazione, un corpo femminile nudo abbandonato a bordo strada a cui nessuno fa caso, tranne lui. Accanto a questo corpo martoriato passano e si fermano diversi pulmini, da cui scendono tutte persone totalmente indifferenti. Questa indifferenza gli è incomprensibile, ne chiede conto ad Ade, la sua accompagnatrice nigeriana, e ottiene una risposta terribile: se è ancora lì significa che non aveva nessuno, e dunque, in un certo senso, vuol dire che era già morta. Non ci si ritrova da soli per caso. Questa conclusione è il segno dell’ inappartenenza.
Ho scelto come Mamma Liliana Cavani perchè ha a che fare anche lei con Corpi nudi maschili e femminili. Il che è abbastanza singolare. E con Cadaveri giustiziati. Con Antigone e con Creonte. Liliana racconta: Ho questa immagine salvata nella memoria: Corpi ammucchiati al suolo, gettati come sacchi di patate uno sull’altro. Alcuni perdevano copiosamente sangue che macchiava altri corpi, immobili, morti. Erano tutti giovanissimi, il più vecchio non aveva nemmeno 50 anni, il più giovane appena maggiorenne. Erano stati fucilati come rappresaglia. Per qualche motivo difensivo non ho ricordato questa scena fino alle riprese nel 1969 del mio film I Cannibali.
Giornalista Hai visto il Trailer del Film di Liliana Cavani che verrà presentato alla Prossima Mostra del Cinema di Venezia?
Protagonista: No. Non ancora
Giornalista Prende il cellulare e fa partire il Trailer/Teaser Lo fa guardare alla protagonista.
Fine Scena
Episodio Ottavo - S01E08
Una Curatrice di una Galleria d'Arte. La Protagonista.
Siamo, di nuovo, in una piccola stanza di un Hotel economico. Bussano alla porta. La Protagonista apre la porta.
Protagonista: Sì? Buongiorno
Curatrice: Posso entrare?
Protagonista: Prego
Curatrice entra e si siede dove può.
Curatrice: Sono settimane che sto cercando di incontrarla. Ho bisogno di parlarle. Sono una Curatrice di una Galleria d'Arte mediatica. E sono in contatto con una Galleria d'Arte di New York. Questa Galleria sta preparando una Mostra delle sue fotografie di giovani uomini e donne suicidi. Che come lei sa sono conosciute online con il termine "Stimmate"… Una Mostra intitolata "Le Stimmate di Chiara"
Protagonista: Le fotografie che faccio hanno un valore personale individuale. Per le singole persone che le vedono. Non hanno senso e significato in una Mostra. E non sono fotografie "mie" Non ne ho il possesso o la proprietà. Sono foto che io mi sento di dover fare e che condivido online. Una sorta di sepoltura visiva per proletari e sottoproletari mediatici. E' un atto di disobbedienza morale sociale e politica. Un atto di Fede e di Giustizia. Nient'altro. Quindi mi spiace ma non so come aiutarti.
Fine Scena
Episodio Nono - S01E09
Ancora da scrivere. In fase di elaborazione. Valutare come far finire la Serie.
Fine Scena
USO PERSONALE Bozza di Sceneggiatura per MiniSerie Autore: Giorgio Viali Bozza: 11 Aprile 2023
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giorgioviali · 2 years ago
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Crolli Vitali
Crolli Vitali Piece Teatrale
Titolo: Crolli Vitali
SottoTitolo: Epigrafe involontaria
Autore: Giorgio Viali Bozza 20 Febbraio 2023
Personaggi: Liliana (Protagonista) Cecchin (Servitore) Un Attore (Visitatore) Una Attrice (Coinquilina)
Stanza di un Appartamento popolare Pareti bianche. Spoglie. Un Divano bianco a due posti consumato Una Poltrona Singola bianca Un Vaso di Fiori (tulipani bianchi) sfioriti
Protagonista: Non voglio scrivere un monologo. O un soliloquio. O mettere in scena un lavoro monoteatrale. Siamo già così soli al mondo che costringerci ad esserlo anche a Teatro o al Cinema mi pare una condanna insopportabile e ingiusta. Ma certo come recita il proverbio meglio soli che male accompagnati. Certo. Meglio Vivi che Morti. Non sempre. Non è sempre vero. Non voglio essere sola. Non voglio sentirmi sola. Non voglio attori e attrici in scena da soli. Che si sentono soli. Che parlano da soli. Che immaginano da soli. Che straparlano da soli. Non li voglio soli. Non voglio che gli altri li vedano soli. Siamo già tremendamente soli abbastanza. Non che mettere in scena più personaggi assicuri minore solitudine. Come, d'altra parte, mettere in scena un attore o attrice da solo o sola non implica necessariamente la loro solitudine. E non voglio che le Parole si sentano sole.
Abbandonata al momento l'idea di realizzare un Documentario di Interviste, provo a considerare il senso di tradire l'autore con più forza e determinazione. Provare a renderlo definitivamente personaggio e a metterlo in scena. Ma il primo nodo da affrontare, che mi si pone, in questo caso, si tratti di una performance, di uno spettacolo teatrale, di un film o solo di una visione terapeutica, è quello di nominare questo Scrittore, Attore, Sceneggiatore. Di dargli un Nome. Per tradirlo meglio. Per renderlo assente e quindi ancora più presente e definitivo. L'Autore che non ha ancora un Nome ha tradito più volte altri Autori. Ha rubato con tenacia e recidiva più e più volte. Con compiacimento a volte. A volte come tutti inconsapevolmente. A volte con violenza o per sfida. E' diventato dipendente anche da alcuni di loro per qualche tempo. Ed è l'unica dipendenza che ha sviluppato nella sua vita. Considerato che non è diventato dipendente dalla droga e non è diventato o meglio non ha voluto diventare dipendente dal successo. L'Autore, ricordiamolo, ha scritto una piece teatrale su un Uomo politico. E una su un Architetto famoso. Dalle piece si desume chiaramente chi sia l'Uomo politico e l'Architetto ma l'Autore non usa mai il loro Nome.
Autore. Lo chiamerò: Autore Sì potrei. Sì mi piace. Al momento mi pare possa essere una soluzione per tradirlo e sconfessarlo nel migliore dei modi. E Autore sia. Per il momento.
Non posso poi non inserire il Personaggio di Cecchin. Cecchin come sa bene chi conosce l'Autore è un Servitore. Il Servitore. Una Maschera. Cecchin veste in modo militare. Con pantaloni da lavoro non nuovi, usati e di vecchio taglio, con tasche e tasconi sia sui pantaloni sia sulla giacca. Di poche parole. In tasca ha un coltello. Mangia in modo ascetico. Perlopiù banane e latte. Socratico. Il suo compito è quello di far nascere negli altri pensieri e riflessioni. O di permettere a questi pensieri e riflessioni di diventare parole. Oppure il compito di stare vicino a qualcuno o qualcuna. Semplice vicinanza o convivenza asettica. Ma fisica. Cecchin sarà in scena con il protagonista o la protagonista.
Entra in scena Cecchin. Così come descritto.
Protagonista: Cecchin, per cortesia, prepari lo zaino con lo stretto indispensabile?
Cecchin: Certo
Protagonista: Ed il protagonista? Chi può essere? Non ho via di scampo. La protagonista di questa performance non posso che essere io. Se voglio seguire le tracce dell'Autore non posso tirarmi indietro. Nascondermi. Devo entrare in scena personalmente. Io. Non posso che essere io la protagonista di questa piece teatrale. L'Autore è Maschio. Io sono Femmina. Per quanto questo voglia dire. Si vedrà. Nella performance non posso che essere quello che sono. Non posso non portare in scena me stessa. Vivo. Scrivo. Dirigo. A volte Riprendo. A volte mi si chiede di scegliere un Punto di Vista.
Non posso e non voglio chiamarlo Maestro. Non posso e non voglio. Non c'è un legame emotivo. Non voglio che ci sia. Ma Maestro sarebbe un bel modo per metterlo ancora di più in scena. Il Maestro. Il mio Maestro. Quanti Maestri ho avuto nella mia vita? Quanti Maestri abbiamo tutti noi seppellito, dopo averli affrontati spesso con un corpo a corpo? E questo Maestro pretende ed esige più di altri un corpo a corpo definitivo. Ne ho ancora le forze? Ha ancora un senso un altro corpo a corpo? Per il momento teniamo Autore. Autore o Maestro, in ogni caso un Male Necessario.
Campanello
Protagonista: Cecchin per cortesia vada a vedere.
Cecchin esce di scena Rientrano l'Attore e Cecchin. L'Attore è vestito da Arlecchino. Cecchin ritorna a sistemare lo zaino.
Attore: Sono contento d'averti trovata. Non ti ho svegliata? Non stavi dormendo?
Protagonista: No. Dormo poco alla mattina.
Attore: Sono in scena in questo periodo. Arlecchino come vedi. Per tutto Carnevale. Dopo Carnevale dovrò interpretare Creonte.
Ho bisogno di te. Ho bisogno di qualche indicazione.
Musica che arriva da fuori scena. Se perdo te di Patty Pravo. Entra in scena l'Attrice coinquilina. Sta ascoltando la canzone sul cellulare. Mette in pausa la canzone.
Attrice: C'è qualcosa di commestibile in casa? O al solito non c'è niente? Hai dormito? Com'è andata la notte?
Rivolta a Cecchin: Buongiorno Cecchin Ha chiesto lo Zaino anche oggi?
Cecchin: Rivolta all'Attrice: Sì. Lo sto preparando. Ha dormito come sempre. Le solito quattro ore scarse. Non c'è niente da mangiare in casa. Come al solito.
Attrice esce di scena e rientra in scena con una tazzina con un infuso. Si siede accanto alla Protagonista. Sorseggia il suo Infuso. Fa partire di nuovo Se Perdo te. Solo l'inizio della canzone. Poi passa ad ascoltare l'inizio di Ragazzo Triste e l'inizio di La Bambola.
Attrice: Cecchin, per cortesia, chieda all'ospite se sta giocando ancora con le maschere?
Attore: Cecchin, per cortesia, chieda all'Attrice qui presente come ha fatto a passare dal Teatro sperimentale a Instagram Tiktok e OnlyFans?
Protagonista: Basta così! Sul Set o a Teatro faccio quello che mi dicono di fare. E sempre il meno possibile.
Cecchin esce di scena e rientra con un piano da stiro e un ferro da stiro. Inizia a stirare alcuni capi della Protagonista.
Attore si alza in piedi. Un foglio in mano.
Attore: Rivolto alla Protagonista: Ascolta. In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello…
Senti Non funziona Non ha un senso Non riesco a dargli un senso Non ha una sua forza O forse non è questione di Forza
L'Attore si siede
Protagonista: Ecco adesso dovrei cercare di ricordare le compagnie aeree con cui ho volato nella mia vita. Chiedere a Cecchin di ricordarmi con che compagnia ho volato quella volta che sono andata in Turchia? Oppure potrei elencare i Lavori che ho fatto. In omaggio all'Autore. Primo Lavoro? Ho lavorato in Conceria un paio di estati durante gli anni del Liceo. Solo che sono stato io a chiedere a mio padre di trovarmi un lavoro per l'estate. E non avevo una bicicletta da comprare. E di certo, anche avessi avuto una bicicletta da donna, mi sarebbe andata più che bene. Primo Lavoro vero e proprio? In una Cooperativa di disabili psichici. Di Matti. Non ho, al momento, sperimentato, come l'Autore, un Ricovero. Ma ci ho lavorato con i Matti. Poi. A caso. Ho lavorato come Grafica in una azienda Meccanica. Ho insegnato in un doposcuola di bambini extracomunitari. Ho lavorato come Portiere di notte in un Hotel di Vicenza. L'Hotel dove ha soggiornato la troupe di Matteo Garrone durante le riprese di Primo Amore. Dove ho incontrato il mio prima suicida. Un cliente impiccato in una stanza d'Hotel. Che ho trovato io. Una notte di molti anni fa. Ho scritto per una Rivista e collaborato per la Radio svizzera. Ho fatto la Rilevatrice per l'Istat per diversi anni e ho percorso e viaggiato per un territorio diffuso che ho conosciuto a fondo. All'aperto per giorni e giorni. Per lo più a piedi o in bicicletta. Ho lavorato come Informatica. Vari lavori occasionali per alcuni Comuni. Come raccogliere domande e formalizzare pratiche per l'assegnazione delle Case Popolari. Ho fatto la Fame. Per alcuni periodi della mia vita mi sono ritrovata completamente povera. Senza lavoro. Senza pane quotidiano. Una volta finite le riserve, quando non sarò più in grado di pagare le bollette, quanto resisterò in casa dopo che mi avranno tagliato luce, acqua e gas? Poi ho ripreso a fare la Portiere di notte. Una Stagione estiva al mare, Una stagione estiva in Montagna. Ho fatto la Fotografa in un villaggio turistico a Jesolo. Ho lavorato e lavoro nella Sicurezza. Per aziende private. Ho passato e passo notti e notti a guardare Monitor. A scandagliare Schermi di decine di telecamere di VideoSorveglianza. Dimenticavo. Ho fatto il Lavapiatti. In un paio di Ristoranti. La Cucina è l'ambiente più brutto e fascista che ho mai sperimentato. Il luogo in cui mi sono confrontata con il Potere assoluto del Monarca/Cuoco. In Cucina il Potere dello Chef è Assoluto. L’altra sera ero in un autogrill e pensavo che per un periodo potrei fare la barista di Autogrill. Un lavoro di quel tipo, senza grandi responsabilità.
Cecchin: Ricorderei anche che Lei è stata in Carcere. Tra le altre cose.
Protagonista: Non è un Lavoro Cecchin.
Cecchin: La macchina fotografica lo porta via? La metto nello Zaino?
Protagonista: Il Mondo delle immagini da anni è saturo. Il Mondo delle Parole è ancora vitale. Anche il Mondo del Cinema è in affanno. Mentre il Teatro sembra ancora voler sopravvivere. Dopo esser stato dato per morto per l'ennesima volta. Mi piace rubare. Impunemente. Sì Cecchin metta le batterie a caricare e poi metta batterie e macchina fotografica nello zaino. Grazie.
Protagonista: Inseguo l'Autore ormai da un anno. Da quando si è tolto la vita. Scrivendo una pagina scontata e prevedibile nella sua esistenza. Ma essere prevedibile non è in alcun modo un difetto. Forse più che prevedibile l'Autore ha dimostrato di essere coerente. Mi disturba innanzitutto non sapere e non conoscere i dettagli del Suicidio. L'Autore aveva iniziato anni fa una ricerca e una catalogazione dei Suicidi avvenuti in Veneto. Ricerca che aveva poi dovuto abbandonare per mancanza di dati. Dati che anche nel suo caso non abbiamo. Per una qualche sorta di pudore immotivata e morale. Come si è suicidato? Con dei farmaci? Degli psicofarmaci? E' stata una scelta consapevole? Il suicidio è stato lucido o un accadimento per accumulo momentaneo di desolazione? Vorrei sapere. In modo semplice e chiaro. Lo seguo come un fantasma. Anche se ormai è morto. Ho una predilezione per Compiti che vanno eseguiti e che nessuno si prende la briga di eseguire. Ho una predilezione per occupare solo spazi privati, sociali e politici, che nessun altro occupa e che rimangono vuoti. E dovrebbero invece essere riempiti.
Protagonista: La parte perfetta per l'Autore. Che non c'è più. So bene cosa direbbe l'Autore a questo Attore. Di fare un Viaggio. Non una vacanza. Un Viaggio. Di imparare a camminare. Non a passeggiare. A camminare. A camminare in viaggio. Magari in Nigeria. A novembre io vado in Africa. Lì mi trovo bene, ho degli amici: sono pragmatici, essenziali. Lì hanno problemi seri, non c’è tempo per masturbazioni mentali. Prima di accostarsi a parole come quelle di Creonte. Di fare esperienza dei Cannibali. Ma un Viaggio non ci può essere ordinato o consigliato.
Proviamo a partire dalle Parole. Il Viaggio, poi, in caso, arriverà.
Protagonista: Rivolta all'Attore Tutto inizia dalle parole. Dalla constatazione e dalla consapevolezza che le parole hanno una propria dignità. Non devono essere tradite, non devono essere sfruttate, non devono essere travisate, non devono essere evocate senza motivo, non devono essere maltrattate, non devono essere comprate e vendute, non devono essere usate, devono essere scritte o pronunciate con attenzione, con cura e rispetto. Devono essere lette con attenzione, cura e rispetto. Per uno scrittore il rispetto per se stesso , per gli altri, per una comunità, passa per il rispetto che lui per primo ha per i suoi strumenti di lavoro: le parole. Lo stesso per un Attore o un'Attrice. Le parole sanno ricambiare. Le parole possono tradire, abbandonare, sconvolgere, violare quando non rispettate. Le parole sanno risplendere e illuminare. Sanno consolare e abbracciare. Sanno accudire e riscaldare. Sanno starci vicino e prenderci per mano. Mostrarci la via. Indicarci il Bene. Aprirci la Mente e il Cuore. Quest'ultima parte decisamente non sarebbe piaciuta all'Autore. No. Decisamente no.
All'Attore: Riprova Libera la tua mente da qualsiasi pensiero Concentrati sulle singole parole che stai leggendo Dai attenzione e cura ad ogni singola parola Trova un ritmo e un tempo Non preoccuparti del Personaggio Ci sono le Parole. Le Parole bastano In piedi Posizione ferma e immobile Se ti è utile stringi una mano a pugno
Attore si alza in piedi. Fa vedere che stringe una mano a pugno. Posizione ferma e sicura. Legge:
In base a questo io ho proclamato un giusto bando per di Edipo i figli: Eteocle che è caduto combattendo con valore a difesa della città, abbia un degno sepolcro ed onorato sia con i riti e con le devozioni che accompagnan sotto terra i migliori, ma Polinice di costui fratello che, tornato dall'esilio, bruciare volle la patria e degli dèi gli altari, si dissetò con il fraterno sangue e in schiavitù cercò di assoggettarci, contro di lui il bando è proclamato: che nessuno di lui pianga la morte né onori il corpo, insepolto dovrà restare, preda di uccelli e di cani. Così ragiono. Mai avverrà che i probi ricevan onori dai giusti.
Bene. Meglio. Non ancora perfetto. Si siede e rimugina per conto suo.
Attrice: Come sta andando il tuo Corpo a Corpo? Il tuo Breakdown si avvicina? E' invitabile. Lo sai? Questi appunti cosa sono?
Attrice prende un foglio e legge:
Poi c’è F, 19 anni, biondo, occhi azzurri, frangia sugli occhi, rapper maledetto che ha tentato il suicidio, e ora è dentro per uso di sostanze stupefacenti e alcol, con cui lego, chiacchiero di musica, e mi metto d’accordo per una session post prigionia. E G., 23 anni, anche lei bionda, pelle bianchissima, alta, slanciata, bellissime mani che tremano, e bellissimo viso dell’est dagli zigomi alti, tipico di questi luoghi, fresca di tre giorni di rianimazione dopo un tentato suicidio.
Prende un altro foglio e legge: La cosa che resta da dire è che i ricoverati, tutti i ricoverati, a prescindere da sesso e religione, hanno in comune una cosa: sono tutti, ripeto tutti italiani, di classe proletaria e sottoproletaria. E sono bianchi. Perché c’è poco da fare o da dire: è il proletariato e il sottoproletariato italiano bianco, oggi, a rappresentare la classe sociale meno protetta di tutte, la meno vista di tutte. Agli italiani bianchi di classe sociale inferiore, l’assistenza sociale di stato può espropriare i bambini, mentre la psichiatria di stato, dal canto suo, può internare a colpi di Aso e Tso, e trattare ogni cosa a forza di psicofarmaci.
Ma come fai ad occuparti di questo Maiale? Proprio non lo capisco. Cosa ti affascina? O cosa ti spaventa? Qual'è il punto? Hai qualcosa in comune con questo Misogino, Violento, Fascista. Labile. Introverso. Asociale. Stronzo. Puttaniere. Una Bestia fuori tempo e fuori luogo. Fuori di testa. Venale. Scriveva sempre e solo se veniva pagato. Ha sfruttato anche il suo ricovero in Psichiatria per farsi pagare. Racconterà questa esperienza drammatica in un libro o in un testo teatrale? Pensavo a un articolo, se ben pagato. Sono passate un paio di settimane. Lo shock è riassorbito. Sto scrivendo un reportage, come fossi stato non un paziente, ma un inviato speciale in incognito. Inviato speciale? L'hanno lasciato andare. Dovevano tenerlo rinchiuso. Buttare la chiave. Tra l'altro sarebbe ancora vivo. La sua è una scrittura sintetica. Nel doppio senso di scrittura definita da psicofarmaci e nel senso di scrittura che non ha niente di umano. Spacciatore e Tossico. E' solo un caso che non sia morto per droga o che non sia diventato un assassino o un barbone. Le sue due possibili oscillazioni. Con le sue parole infettive. Ha ammorbato il nostro presente. Ipotecato parte del nostro futuro. Serve un antidoto e un vaccino per scardinare le barricate semantiche che questo impostore ha messo in atto. Farà danni. Molti danni. Con il lascito ingombrante di luoghi comuni che ci ha lasciato. Nordest Periferia Diffusa Congestione.
Dai non te la prendere. Esagero.
Protagonista: Sono stato a dei colloqui di lavoro per operatrice ecologica. Non mi hanno presa. Questo è un lavoro di pulizia? Mi devo occupare di riciclare o smaltire rifiuti ingombranti? O mi è chiesto di esprimere per l'ennesima volta una pietà che comincio a non avere più? Voglio un Colpo di Scena. Per l'Autore un Colpo di Scena è un Sacrilegio. Una profanazione. Ma noi siamo abituati ai nostri sconfinamenti. Siamo abituati a fallire. Vogliamo fallire. E l'Autore che è in noi dobbiamo metterlo alla prova. Capire quanto è forte. Quanto ci ha irretito. Quanto ci domina e ci sottomette. Fino a che punto. Se ci sarà un senso di colpa. Se ci rialzeremo dopo essersi inabissati in questo abisso perverso di amore assoluto per le parole e ossessioni paesaggistiche orgiastiche. Dionisiache e apollinee. Un Colpo di Scena narrativo. Drammatico. Edificante. Educativo. Eccolo.
La Scena all'improvviso si oscura completamente. Tutto buio. Buio e silenzio. Per una decina di secondi. La luce ritorna. La stanza in cui siamo si è rimpicciolita. La protagonista, cioè io, indossa una tuta da ginnastica un po' macchiata. Grigia. Tuta da ginnastica anche per la mia coinquilina. Ma rosa pallido. L'Attore, in tuta blu scura, recita ad alta voce parole sconnesse. Che sembrano uscite da una Tragedia. Cecchin (indica Cecchin) indossa un camice da infermiere e si avvicina con un vassoio in mano. Nel vassoio un bicchiere di plastica pieno d'acqua e un blister con dei farmaci. Prendo delle pillole e bevo un bicchiere d'acqua. La protagonista mima l'azione di prendere le pillole e di bere un bicchier d'acqua. Non siamo in un appartamento. In una abitazione privata. Siamo in un reparto di Psichiatria. Ed io vi sono rinchiusa. Potrebbe succedere. Ma se succederà sarà solo per evitare che ci vada qualcun altro. In fondo meglio io. Che potrei sopportare. Che qualche altra anima fragile. Non ho ancora trovato il tempo di andare sulla Tomba dell'Autore. Non ho trovato il tempo Sepolto e abbandonato in un piccolo loculo di un cimitero vicentino. Autore abituato ad abitare e scrivere di spazi architettonici anche sepolcrali di ben altro stampo e foggia. Il destino ci riserva quello che si spetta. E quell'umile loculo proletario sembra fatto su misura per lui. Lo lascino riposare dov'è.
Volenti o nolenti qualcosa ci sopravvive. Per quanta attenzione si faccia ad andarsene senza lasciare tracce ingombranti. E gli altri possono fare ciò che vogliono dei nostri resti. E gli altri faranno ciò che vogliono con i nostri resti. Non ci sono usi impropri. Non c'è appropriazione o furto. Si può essere anche fotografici, drammaturgici, addirittura cinematografici; ma l’essenziale, anche qui è un Non, nel senso di Non-Didascalici.
Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Adesso lo vedo. Tutto quello che ho detto e scritto non ha un senso. Devo prendere atto dell'ennesimo fallimento. E ricominciare. Sempre che invece la soluzione non stia nel sospendere questo insensato ricominciare. Sempre che invece la soluzione stia non nel compiacersi nello scrivere ma scrivere solo su richiesta. Solo su committenza. Mai scritto niente per me stesso, neanche la lista della spesa.
Attore: Grazie delle indicazioni. Adesso devo andare Ho le prove.
L'Attore sta per uscire. Si ferma prima di uscire di Scena. E dice: Devi scrivere qualcosa per me Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa per me. Lo farai? Ti saluto
L'Attore esce di scena.
Protagonista: Ecco. Si riceve quel che si chiede. Pensare che possa scrivere un testo teatrale essendo andato al teatro solo una volta da adolescente. L'Autore, sì sempre l'Autore, in un'intervista: un Arlecchino Servitore di due Padroni potrebbe essere oggi un separato precario e povero che ha bisogno di guadagnare e un lavoro precario non gli è sufficiente. Partire da qui. Il nostro Arlecchino è uno scrittore separato precario. Questo nostro scrittore precario trova un lavoro precario per un uomo Politico di estrema Destra. Deve scriverne i testi durante la campagna elettorale. Ma i soldi che guadagna non gli bastano per pagare la ex moglie e il mantenimento dei figli. Il nostro Scrittore è in difficoltà. E quando un altro Politico, questa volta di estrema Sinistra, gli chiede se è disponibile a scrivere i testi per la sua campagna elettorale accetta. Il resto da sviluppare. Un Arlecchino servitore di due padroni. Di due Politici. L'Autore non ha mai scritto niente per la Politica. Ma immagino, rigoroso com'era, che se un Politico gli avesse chiesto di scrivere per lui, ben pagato, l'avrebbe presa come una sfida e l'avrebbe fatto. Devo trovare un Ruolo per Cecchin. Cecchin BodyGuard di entrambi i Politici.
L'Attrice: Prima che per Lui devi scrivere per Me Te l'ho chiesto per prima Ed io sono tua Amica Oltre che coinquilina Che ti sopporta Ti sono sempre stata vicina Sono stanca e umiliata di dover recitare sempre e solo come comparsa.
Protagonista: Io penso che la donna sia meschina, e io non faccio eccezione. E’ difficile essermi amica o amante, non a caso non ho nessun amico o amica o amante di lunga data. Io tengo nota di tutto. E non perdono niente. L'Autore deve esserci in questa piece. Senza nominarlo. L'Autore. E le sue Donne. L'Autore e un Libro ossessivo sulle Donne che ha frequentato Sul Sesso fatto con queste Donne Titolo: Fucks
Una piece femminile Con un solo personaggio maschile: Cecchin. Ambientato in un Hotel. Cecchin Portiere di Notte. Con un bel completo blu. Camicia bianca. Cravatta blu.
Una ex compagna dell'Autore, viene in possesso di un libro d'appunti dell'Autore. In questo libro l'Autore in modo preciso ed ossessivo ha preso nota di tutti i rapporti sessuali parziali o completi che ha avuto. In vista di scriverne un Libro dal titolo Fucks. E' venuta in possesso del libro in modo fortuito. L'autore avevo deciso di distruggerlo. La Donna ha letto il libro. Letto e riletto soprattutto la descrizione dei rapporti sessuali che lei ha avuto con l'Autore. Nella categoria Rapporti Ordinari. Nel libro non ci sono Nomi. Solo date e descrizioni accurate dei rapporti sessuali. Raramente dei preliminari. Non c'erano preliminari con l'Autore. Solo scopate. Di vario genere. La Donna contatta altre due donne che sa essere state compagne dell'Autore. Inserite nella Categoria Rapporti ExtraOrdinari. E chiede loro di incontrarle. In un Hotel. Discreto. Prenota a loro nome una stanza. La piece teatrale inizia con Tre Donne in scena in una stanza d'Hotel nel momento in cui si incontrano. Tre personaggi femminili. Un personaggio maschile: Cecchin Portiere di notte dell'Hotel dove le protagoniste soggiornano
Attrice: Vorrei stare in scena senza fare praticamente niente. Proprio niente. Un paio di battute. Per il resto Farmi i cazzi miei in scena. Ed essere comunque pagata. Bene. Magari, se me la sento, farmi un pianto. In scena. O dare di matto. O abbracciare uno dei personaggi. Non Recitare. Partecipare ad un happening. Si può fare?
Cecchin ha finito di preparare lo Zaino. Lo porge alla Protagonista che lo prende.
Cecchin: Tempo di andare al Lavoro.
La luce in scena si spegne.
L'Attrice nel Buio: Non Readings ma Opere Teatrali
Non mi è venuta bene… Riprovo
Non Readings ma Opere Teatrali
Scrivere per il Teatro mi viene naturale, è nelle mie corde. È meno pesante della prosa. E se un testo va in scena e fa una discreta tournée, ha un riscontro economico più rapido.
Crolli Vitali Piece Teatrale
Titolo: Crolli Vitali
SottoTitolo: Epigrafe involontaria
Autore: Giorgio Viali Bozza 20 Febbraio 2023
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giorgioviali · 2 years ago
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AntiStato Esercizi di Strategia Sociale Per una Sopravvivenza personale e familiare Dentro una Falsa ed Impropria Distopia
Bozza di Monologo – Sceneggiatura Performance – MonoTeatro – Autore: Giorgio Viali
Houellebecq e Macchiavelli. L'Antigone di Sofocle. Toni Negri e Liliana Cavani. Indymedia e Macao. Lotta Continua e Bottega Veneta. La Battaglia di Algeri e Black Mirror. Del Porco non si butta Nulla. Direbbe Vitaliano Trevisan. Ripartire dalla semplicità. Non buttare quello che rimane della nostra cultura contadina popolare.
Era una buona idea. Ne sono certo. Ed è una buona idea. Lo è ancora. L'ho sempre pensato. Bisogna sempre trovare dei metodi e delle strade per arrivare indirettamente alle menti e ai cuori delle persone. Un attacco diretto, una dimostrazione diretta, una franca conversazione non ottengono risultati. O molto raramente. Bisogna sempre parlare al cuore e alle menti per incisi. Bisogna educare e motivare sempre impropriamente. Inserendo affermazioni e emozioni dentro altre parole. Bisogna sempre mescolare le carte. Creare situazioni. Confondere lo spettatore. Usare l'arma del dubbio. Deve dubitare. Essere vigile. Attento ad ogni segno di finzione ed ad ogni segno di realtà. Pronto a recepire indirettamente e far propria l'anima del nostro dire. E soprattutto deve essere convinto di saper leggere tra le righe. Deve essere convinto di saper andare al di là delle parole. Deve esser convinto di arrivare alla soluzione o ad un'interpretazione solo grazie alle sue capacità. Solo grazie alla sua formazione, alla sua furbizia, astuzia. Ogni spettatore è un Ulisse. Un essere ingegnoso e scaltro, signore e padrone del proprio destino. Capace con solo le sue forza e intelligenza di ingannare anche anche gli Dei se servisse. Deve costruirsi la sua strada. Consapevolmente. Vederla o intravvederla dove altri non vedono che confusione. E intraprenderla perchè consci che sia la strada giusta. O l'unica strada sensata.
E allora devo obbligatoriamente fare una premessa. Per evitare ogni possibile fraintendimento.
Questo è uno spettacolo. Voi siete qui per assistere ad uno spettacolo. Questo è semplice intrattenimento. Questo è un testo, un mologo teatrale. Nient'altro.
Perchè a qualcuno potrebbe venire il dubbio che questo spettacolo sia un metodo di propaganda. A qualcuno potrebbe venire in mente che questo “spettacolo” sia un modo per reclutare persone. Cuori e menti. Mani. Qualcuno potrebbe pensare che la strategia qui in atto preveda che un semplice spettacolo sia un pulpito da cui parlare per trovare seguaci. Per formare coscienze e arruolare combattenti. O forse più semplicemente un modo per farvi conoscere una realtà che non avete considerato? O per farvi prendere coscienza della necessità di agire? Deporre gli indugi e sporcarsi le mani?
Fatta questa dovuta premessa: Che lo spettacolo abbia inizio!
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giorgioviali · 4 years ago
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MonoLineare
Monologo per Attore Maschile Bozza di Monologo per Sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020
Titolo: MonoLineare
MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.
Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore...
Dovevo andar giù pesante con le parole. Non dovevo risparmiarmi. In alcun modo. Ricordarle tutto. E di più. Costringerla a ricordare, a rivivere ma anche farla sentire in colpa. Fare in modo soprattutto che non se ne andasse. Che non decidesse di lasciarmi. Ecco... oggi vedrà una psicologa. Inizierà un qualche percorso di riabilitazione e di consapevolezza. Ed io non voglio che mi lasci. Ed io devo scrivere qualcosa da farle leggere. Inventarmi un racconto, qualcosa che scrivo per qualche motivo. Meglio assurdo. Ma lei deve capire che parlo di lei. Che non la voglio perdere. Che non può lasciarmi. Ma deve anche rimanerle un dubbio. Che io possa usare la nostra storia solo a fini personali, per ricavarne qualcosa, che io possa usare anche la nostra storia per ottenere qualcos'altro, deve rimanerle il dubbio che io sia cinico, disumano, stronzo, abile, manipolatore, subdolo... Il racconto che devo scrivere deve contenere dei chiari riferimenti alla nostra storia ma anche contenere elementi che non rendano riconoscibili in modo univoco i protagonisti reali. Per cui dovrò inserire degli elementi che non le permettano di pensare che io sto scrivendo esattamente di me e di lei. Ma sto enfatizzando, sto scrivendo qualcosa che pur con degli spunti presi dal reale prende poi il volo per motivi ed esigenze editoriali, verso elementi di fantasia e di irrealtà. Ma il racconto deve toccarla nel profondo. Deve farle male. Deve fare in modo che lei si aggrappi ancora di più a me. Che anche se inizia questo percorso di riabilitazione... deve sentire che non può fare a meno di me. E anche se io sono qualcosa di profondamente sbagliato nella sua vita.. deve decidere di continuare a vedermi. Ed io devo suggerirle dei motivi per continuare a farlo o puntare sulla parte trasgressiva e anomala del suo carattere. Deve continuare ad alimentare i suoi demoni e le sue ferite. Non devono guarire. Perchè se guariscono .... è molto probabile che tra noi tutto possa finire. Ed io non solo non lo voglio. Ma non potrei reggere la fine di tutta questa bellezza. Ecco nel racconto... i due protagonisti non devono essere univocamente riconoscibili. Lui deve essere comunque vecchio e lei inevitabilmente molto giovane. Questo non lo posso cambiare. Ma lui potrebbe non essere sposato. Che ne so potrebbe essere stato sposato. Ed ora potrebbe essere separato. E in buoni rapporti con la ex moglie. Sì... ci sta. Mi raccomando: non correggere quello che scrivi. Lascia che le parole vengano e prendile come vengono. Deve sentirsi e percepirsi l'intensità emotiva che ti muove. Lei deve sentirlo. Annusarlo. Percepirlo. Più che capirlo. Devo puntare sulla sua parte malata istintiva e animalesca.
Era cominciato tutto quella volta... al termine dello shooting l'avevo abbracciata. E non si era tirata indietro. Anzi aveva risposto all'abbraccio. Prendendomi tra le sue braccia, sostenendo e accettando il mio essere. Era la terza volta che la vedevo e la fotografavo. La prima volta l'avevo fotografata insieme ad una ragazza. Uno shooting di coppia. Una sua amica. Ex amica. Non so cosa fosse poi successo e perchè mai non si frequentassero più. Non lo so. E poi tornato a casa avevo a lungo pensato a quell'abbraccio. Alle sue braccia esili che avevano stretto, costretto, riempito, sentito, appreso, condiviso, respirato insieme a me per qualche attimo. Che non era stato un attimo. E che riempiva la mia vita. Sostanzialmente. Ma si era trattato solo di un abbraccio. Poi sarebbe accaduto l'evitabile. E quell'abbraccio si trasformò in una condivisione. Non solo di emozioni, ma anche di corpi e pelle e sesso e sguardi e silenzi e sorrisi e spinte e parole e canzoni e arrivederci e ti amo e ti voglio e mi manchi e vorrei che fossi qui e sei la mia vita e sei tutto per me e Stella e Amore... Non sapevo perchè all'improvviso la mia vita si fosse riempita di tanto amore e di tanta bellezza. Non riuscivo a spiegarmelo. Di certo non avevo fatto niente per meritarmelo. Ma era, senza alcun dubbio, la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E chi mi conosce sa che non sono un romanticone o un tenerone. Ricordo bene poi quando ci siamo rivisti. Per un altro shooting. Lei era splendente e raggiante nel suo malessere e nella sua apatia e distanza e insicurezza e indeterminazione e giovanezza e magrezza e inadeguatezza al ruolo di modella. Poi, alla fine, ci eravamo seduti e fin che passavamo le foto nel suo portatile mi ero avvicinato a lei. L'avevo presa. E baciata. E baciata ancora. E stretta a me. E baciata. E poi l'avevo sollevata. E poi l'avevo stretta e baciata ancora e ancora. Poi mi ero fermato... come stordito. Ero sazio. Completamente sazio. Per quel giorno non avrei potuto volere o pretendere di più. E lei apatica e indolente e schiva e ritrosa, quanto spavalda e trasgressiva quando era sballata, non aveva detto niente. Solo alla fine mi aveva accarezzato il viso. Nel momento in cui stavo per uscire da casa sua.
Devo sbrigrami a scriverlo e finirlo. Devo farglielo avere prima che vada dalla psicologa. Tarda mattinata. Al massimo primissimo pomeriggio. E poi devo confonderla ancora di più mandandole dei messaggi in cui le chiedo di aprirsi completamnete con la psicologa. Di fidarsi ciecamente. Di confidarle tutto. Che è importante per lei iniziare questo percorso. Che voglio che lei si riprenda. Non può continuare a sballarsi ogni volta che se ne presenta l'occasione. E soprattutto deve iniziare un percorso di riflessione in cui deve iniziare ad usare le parole. Lei. Che non ha mai amato le parole. Non le ha odiate. Ma semplicemente non ha mai imparato ad usarle. E per questo non parlava. Perchè non si fidava della sua capacità di usarle le parole. Di usarle correttamente. Quanto ne abbiamo parlato. Quanto ne abbiamo messaggiato. Su quanto sia importante parlare con qualcuno. Parlare. Esprimere a parole quello che si sente e si vive. Anche il dolore che si prova. O la propria inadeguatezza. Non c'è guarigione che non passi per le parole. E lei delle parole ancora non voleva fidarsi. O forse semplicemente... sentiva che le parole potevano essere un primo passo per un cambiamento. Forse, intelligente e sensitiva com'è... lo sentiva e lo sente che le parole sono pericolose per lei. Che iniziare ad usarle vorrebbe dire accettare che le cose possano cambiare. Che tutto possa mutare. Perchè le parole sono salvifiche e guaritrici. E lei non voleva essere salvata o guarita. In nessun modo. O forse è meglio che glielo dia quando torna dalla psicologa. Magari dopo che ha fatto un primo passo per aprirsi. Potrebbe essere il momento giusto per farle più male. Per costringerla a richiudersi questa volta definitivamente. O se non definitivamente... per molto altro tempo. Perchè io ho bisogno di tempo. Ma... non vogliamo... non voglio... prendere in considerazione la possibilità che magari questo cambiamento non sia la fine della nostra storia. Non sia l'inizio della fine. Ma che magari trovi una psicologa che usi la nostra storia per spronarla ad aprirsi, per fidarsi della vita, delle parole e di se stessa? Non voglio proprio prendere in considerazione questa possibilità? Che il cambiamento possa far diventare ancora più bello e più intenso e profondo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo?
So solo che non voglio perdere quello che ho. Non voglio perdere quello che mi da. Non voglio assolutamente perdere quello che mi sta dando. Non voglio perdere il suo corpo, il sesso, gli occhi, il suo sguardo, i suoi capelli, le sue labbra, la sua pelle, il suo guardarmi, come la guardo io, come la tocco, l'intensità che provo, la profonda inadeguatezza che ci investe, la profonda amarezza che a volte ci perseguita, il senso del sbagliato insieme alla bellezza di un sentire inafferrabile e immenso. Non voglio perdere tutto questo. E altro. Perchè anch'io non le so usare compiutamente e perfettamente le parole. Anch'io ho dei limiti. Anch'io non so esprimere compiutamente con le parole l'inafferrabilità della vita reale.
Dovrei allora mandarle qualcosa che la sproni ad aprirsi? Un racconto che parli di noi ma che le serva come scusa per fare un tentativo? O invece... potrei, dovrei scriverle qualcosa che la ferisce profondamente? In modo da deluderla ancora e fare in modo che si aggrappi alla prima scialuppa che incontra... che sia anche una psicologa... per dirsi e raccontarsi? Le strategie lineari non hanno mai funzionato. Non funzionano. Quindi una lettera o qualcosa che la sproni ad aprirsi e confidarsi non servirebbe a niente. Anzi potrebbe essere addirittura controproducente. Le persone e le motivazioni non sono mai lineari. Interviene sempre qualche altro elemento emotivo che è più forte e più potente e più subdolo a definire le nostre scelte e la nostra esistenza. Quindi qualcosa che la sproni ad aprirsi non servirebbe. Ed è da escludersi. Punto. Un racconto o qualcosa che la ferisca invece potrebbe servire? Ma non sarebbe giusto ferirla ancora. La vita l'ha già fatto abbastanza. E un'altra delusione non le spetta proprio. Non è tanto che non se la merita. Un'altra delusione se la meriterebbe. E' quello che cerca costantemente nella sua vita. La sua vita è un continuo tentativo di dimostrare che non può fidarsi di nessuno. Che tutti tradiscono tutto e tutti prima o poi.  E si aspetta che lo faccia anch'io. Lo sa che lo farò. E' solo questione di tempo.
Ecco la capacità di noi umani di infilarci in storie insensate e senza via d'uscita e direttamente proporzionale alla nostra capacità d'amare e alla nostra sensibilità umana. Le storie senza vie di scampo sono da sempre le preferite delle persone più sensibili e profonde. Non siamo mai stati dei ragionieri o dei commercialisti dei sentimenti. Tutt'altro. Il dare deve esempre essere molto più grande del ricevere. In un gioco che si riproduce e si rinnova all'infinito. Perchè noi siamo delle persone che credono. Non delle persone che contano. E rimane il fatto che oggi non posso vederla e toccarla e quindi non ci sono che le parole che posso usare e che posso farle avere. Non so cosa fare.
Monologo per Attore Maschile Bozza di sceneggiatura Per un Monologo o una Voce Fuori Campo Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020
Titolo: MonoLineare Autore: Giorgio Viali – 3 agosto 2020
MonoLineare agg. [comp. di mono- e linea]. – In tipografia, di composizione a caratteri fusi a linee intere, come si ottiene con la linotype e simili.
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giorgioviali · 4 years ago
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Cybma - Archivio 2000
Archivio Testi
Titolo Testo: “Cybma” Autore: Giorgio Viali Data: 20 aprile 2000
Prefazione: File
Ho provato più volte a scrivere questa prefazione. Ho fatto molti tentativi. Tutti sbagliati. Cercavo di scrivere una prefazione formale. Staccata. Obiettiva. Il risultato, ogni volta, era deludente. Piatto. Innocuo. Mediato. Non rappresentava per niente i contenuti e le modalità di scrittura di questo libro. Ho ritrovato ora il mio modo usuale di scrivere. Diretto. La voglia di evitare i formalismi. Di essere immediato. Di esprimere quello che si è. Senza paure. Con la certezza che questo è l'unico modo possibile per fare dei percorsi, virtuali o reali che siano, che ci permettano di imparare. La tentazione di inserire citazioni importanti, ricette preconfezionate, links significativi era grande. Sono riuscito a non dimostrarmi accondiscedente. Per ottenere dei risultati bisogna mettersi in gioco in prima persona. Agire. Interagire. Connettere. Scegliere. Cercare. Scrivere. Tutto questo ed altro in prima persona. Giorgio Viali
20 aprile 2000
Parte Prima: Setup
Devo aver fatto un sogno. Me lo ricordo vagamente. Dovrei prendere carta e penna e scriverlo, come mi ha consigliato Ron Young. Dovrei. Ricordo qualcosa vagamente. Questo dolore alla schiena che mi tormenta tutte le mattine. Finirà prima o poi? Devo decidermi a fare qualcosa. Oggi vado in piscina. Ormai è da un pezzo che non vado più a camminare. Sempre seduto davanti al computer. Con la testa sempre là. Devo imparare a saper dire di nò. Che faccio? Mi alzo o rimango ancora a letto? Certo che Marzia non la finisce mai di asciugarsi i capelli. Aspettiamo che parta per andare a lavorare. 6,20 di solito. Poi mi alzo. Giada? Dorme. Ma si muove spesso. Speriamo non si svegli. Allora ...  Cosa dovrei fare oggi? Terminare l'articolo. Pensare ad un racconto. Ad un libro. Scrivere al Mulino per chiedere se posso avere l'email di Luciano Paccagnella. Guardare sul sito del Mulino se c'è, nella sezione novità, il libro che Paccagnella ha appena pubblicato. “Non rientra nella politica della nostra casa editrice pubblicare un libro scritto a più mani.” I collage non sono apprezzati. Il mio libro: Uomini virtuali. Che farne? Continuare ad insistere? Abbandonare il progetto? L'idea era buona. Un libro sulla socialità online. Un tema non di moda. Ma interessante. Permetteva di rileggere in modo alternativo il futuro preconfezionato proposto dalla New Economy. Era una buona occasione. Pensare anche ad un nuovo dizionario virtuale. Allora ricapitoliamo. Finire di scrivere l'articolo. Pensare ad un altro articolo. Il nuovo dizionario. Garassini permettendo. E un racconto. Come strutturarlo? Meglio che mi alzi. A far qualcosa di concreto. Marzia è già partita. Giada dorme. Bene. Accendiamo il computer. L'articolo? Quale argomento? Digital divide? Che ne dici? Come impostarlo? Di cosa parlare esattamente? Ha senso parlare di Digital Divide, quando a monte c'è un real divide? Una differenza reale, concreta, materiale, sui beni primari, essenziali.
Eccomi di nuovo davanti al computer. Marzia sta preparando da mangiare. Giada è davanti alla televisione. Aldo, Giovanni e Giacomo. Ed io qui alle prese con un libro che vorrei scrivere. Con il mio quotidiano virtuale da approfondire e sviscerare. Meglio spostare la tastiera. Per scrivere meglio. Quali argomenti potrei affrontare adesso. Tra una pausa per sistemare la lavastoviglie che non vuol saperne di funzionare come tutti gli altri bravi elettrodomestici e un'altra pausa fra poco quando Marzia mi chiamerà ad impastare la torta. Uova fresche arrivate oggi da un'amica di Marzia. Per fortuna che lavora. Lei. Lavora. Io passo le giornate a confrontarmi con i miei sogni, le mie speranze, le opportunità che la New Economy quotidianamente mi presenta. Ma che difficilmente riesco a sfruttare a fondo. Forse sbaglio qualcosa? Net slaves. Un libro uscito in America. Schiavi della rete. Nuovo modello di schiavitù. Ad metalla nell'antichità. Condannati ai lavori forzati nelle miniere di metallo. Ad virtualia oggi. Condannati a lavorare nel rarefatto mondo incosistente e incerto della nuova economia del Web. Sempre lavori forzati. Ma in Italia siamo ancora in una fase di scoperta. Il grosso della truppa si sta muovendo ora. E verrà ad ingrossare i nostri plotoni dentro queste miniere virtuali. Stanno arrivando. Molti si stanno equipaggiando per entrare in questo nuovo ambiente, e si stanno chiedendo nel momento di fare i bagagli quale sia l'abbigliamento più corretto, e quali i bagagli indispensabili. Stanno arrivando. In molti. E sono ancora inesperti. Si guarderanno intorno un bel pò prima di riuscir a capire dove sono e prima di riuscir a riflettere su quanto sta succedendo. Incerti su dove andare al primo viaggio. Incerti su cosa cercare. Incerti su come funziona questo strumento che ha per loro le caratteristiche di un ambiente magico. Dove tutto può accadere. E noi? Che abitiamo questi lidi ormai da un pò di tempo cosa dobbiamo fare? Noi che non siamo scesi a troppi compromessi. Che abbiamo cercato di non farci prendere la mano. Che siamo arrivati con un'incredibile curiosità e con una grande voglia di scoprire e imparare. Noi cosa possiamo fare? Forse solo stare a guardare ed aspettare che anche loro riescano a destreggiarsi tra browser, posta elettronica, irc, icq e quant'altro. Quanto ci vorrà? Quanto tempo è voluto a noi per imparare ? Per verificare cosa si nasconde effettivamente dietro facciate sgargianti e scintillanti e gif animate e colorate. Quanto ci abbiamo impiegato? Qualche anno? Parlo per me. Spero che qualcun altro abbia imparato più in fretta. Eppure vorrei poter far qualcosa. Ma mi trovo nella spiacevole situazione di non poter fare granchè. Forse la cosa migliore sarebbe investire in questo nuovo strumento. Investirci tempo ed emozioni. Consegnare a questo mezzo contenuti che abbiano comportato un lavoro. Un impegno di ricerca.
Un collage. Facile fare un collage. Il copia e incolla ci permette veramente di assemblare materiale eterogeneo in brevissimo tempo. Se dovessi fare un articolo. E mi fosse concesso di prepararlo in inglese e in italiano, penso che potrei farlo in brevissimo tempo. Una ricerca in Internet, una scelta del materiale più interessante e di quello più recente e un copia e incolla e nel giro di una, due ore, potrei presentare un articolo completo. Interessante. Pertinente. Corretto e impeccabile. Tranne per il fatto che gran parte del materiale non sarebbe comunque farina del mio sacco. Non è facile scrivere. Ed oggi Internet mi permette di svicolare, di tergiversare, di adottare scorciatoie sempre più efficienti. Di far di tutto pur di non dover confrontarmi con la tastiera. Eppure è importante. Tirar fuori qualcosa di proprio. A costo di poter risultare banale, di far brutta figura, di non essere letto. A costo di tutto questo, rimane ancora conveniente ed utile, scrivere in prima persona. Di cose che ci riguardano. Immediate. Quotidiane. Marzia canta. Sembra contenta. Aldo, Giovanni e Giacomo? Mi sembra stia per finire. La torta Marzia si è arrangiata ad impastarla. Però mi ha fatto scendere per cercare una pentola. Non ho trovato mio padre. Volevo invitarlo a mangiare a casa mia stasera. Forse è ancora fuori. Sono passate le 18,30. Volendo potrei collegarmi. Tariffa ridotta. Telecom grazie. Che dire. I monopoli sono senza tempo. Antigone virtuale: Telecom-Creonte. Muore il fratello di Antigone. La Telecom impone un editto. Antigone lo diserta. Pur di seppellire il fratello. Che fare contro i tiranni ed i monopoli? Rimetterci la vita? Niente idealismi. Solo compromessi. Consiglia Degli Antoni. Saggezza dell'esperienza. Incoscienza della gioventù. Antigone non per niente è giovane. Ed i compromessi sono un abito che si impara a portare con l'età. E'un vestito stretto, poco appariscente, dai colori sobri. Resistente e caldo. Solo confezionato con lana grezza. Punge. Disertare il virtuale? Come potrei? Impensabile. Perchè dovrei abbandonare questo territorio?  In cambio di cosa? Quale altra possibilità di perdermi potrei trovare in giro? In quale altro sogno potrei immergermi così totalmente?
Intorno a quale trama potrei aggregare dei personaggi? Intorno a quali tematiche costruire un libro? Non sembra facile. Eppure vorrei metter nero su bianco. E descrivere, segnare dei percorsi, inventare delle metafore, esprimere convinzioni profonde, metterci una parte di me stesso. E allora? Quale potrebbe essere il fulcro di tutto? L'argomento centrale? Lo strattagemma per iniziare? La finzione da inscenare? Potrebbe trattarsi semplicemente di una scelta. Una scelta da compiere. Come sempre nella vita. Ecco. Il tema allora potrebbe essere semplicemente il dover fare una scelta. Una scelta inserita in un contesto quotidiano. In un contesto quotidiano di vita in Internet. Operare una scelta. Scegliere. Come sempre tra il bene e il male. Tra le forze oscure e la luce della verità. In Internet come in qualsiasi altro territorio umano le scelte sono quotidiane. Sono di casa. In questo mondo virtuale il dover scegliere, la fatica e la gioia di scegliere non è scomparsa. Come sempre all'inizio sembra poco importante. Ma col tempo acquista un'importanza fondamentale. Scegliere in Internet. Scegliere cosa fare, dove andare, come comportarsi. In questo territorio parallelo sempre più affollato saper scegliere diventa, come ovunque, importante. Fa la differenza. Scegliere quali siti visitare, scegliere come spendere il proprio tempo online, scegliere quali informazioni privilegiare, quali fonti informative, scegliere che tipi di rapporti coltivare, scegliere se rimanere spettatori o diventare attori, se ascoltare in silenzio o aprire un dialogo con qualcuno. Scegliere i propri modelli, i propri miti e i propri padri virtuali. Mali necessari anche quì. Virtuali ma necessari. Aggregare allora tutto questo materiale intorno ad una scelta. Che potrebbe sembrare marginale ma che si rivela come ogni scelta importante, definitiva. Sperimentare metodologie di scelta. E in questo senso importanti. Perchè potrebbero segnare una svolta nel quotidiano mediatico. Non mi interessano le conseguenze. Che Antigone muoia. Che Dedalus passi la notte fuori casa, perchè ha deciso di lasciare le chiavi all'usurpatore di turno. Non mi importa il seguito. Mi importa il quesito. La scelta. Il momento. L'attimo della scelta. Attimo dove si esprime il meglio di noi stessi. Quello che noi siamo. Quello che noi abbiamo appreso. La fiducia che abbiamo o che abbiamo perso.
Scrivere in prima persona. Non rifugiarsi dietro la finzione che questo io sia qualcun altro. Sia virtuale. Perchè mai? Forse solo per inventare strade che non siano troppo immediate e semplici. Ma come sempre non utilizzate per arrivare alla meta. Non arriviamo mai in un posto direttamente, per la strada più semplice. La vita si diverte a portarci un pò a spasso prima di farci arrivare in luoghi importanti. Un libro lineare. Come tutti i libri che conosco. Senza link all'interno del testo. Una sezione di link al termine. In fondo al libro. Dopo aver letto il tutto possiamo prenderci la briga di provare. O addirittura senza link. Senza nessun link. Nessuno. Come fosse un libro normale. Quali sono le cose che apprezzo quando leggo qualcosa in Internet? Quali le caratteristiche che deve avere un articolo in Internet? Quali le cose che mi colpiscono? Quali quelle che mi sorprendono? Un approccio personale l'ho sempre apprezzato. Giobbe in Internet. Trasportare la storia di Giobbe in Internet. Prima l'email inizia a non funzionare. Poi il sito web di Giobbe subisce un crash. Poi tagliano la linea telefonica a Giobbe. Che rimane senza più niente. Solo. E parla con degli amici che vengono a trovarlo. Giobbe. E il Signore poi gli restituisce il tutto centuplicato. Nuovi figli. Nuovi averi.
CyberMaria. Una droga virtuale. Una esperienza intensa. Al limite dell'immaginazione umana. Difficile dare delle indicazioni precise di dove trovarla. Non è mai nello stesso posto. Per non finire nelle reti della polizia. Che già da tempo è alla caccia di questo nuovo, sovversivo, sortilegio. Alcuni riferimenti comunque posso darli. Indirizzi emaill di cybernauti che la usano e sanno dove procurarsela. Una nuova forma di esperienza allucinogena. Virtuale. Non fisica. Di una potenza straordinaria.  Complessa. Intellettualmente completa. Si assume diretttamente leggendo e rileggendo dei brani ogni volta diversi, distillati giorno per giorno da abili artigiani dell'impossibile. Ti prende all'improvviso. Non dà alcun tipo di assuefazione. Allarga la mente. Ti rende un tutt'uno con il Web. Con l'universo. Con il mondo intero. Con le varie manifestazioni del naturale. 3 volte ho avuto la fortuna di sperimenmtare questa esperienza. Un rituale preciso da osservare. Ogni volta diverso. Da eseguire con concentrazione. Fissando i disegni e le icone di una pagina Web. In silenzio profondo. Scendere in profondità. Aprirsi ad un nuovo universo di sensazioni del Web. Sentire la vita, sentire l'unità dietro la molteplicità delle esperienze mediatiche. Superare il peregrinare quotidiano di sito in sito, di incarnazione in incarnazione e raggiungere l'Infinito. Fondersi con il Web. Diventare un tutt'uno con lui. Sentirsi parte di quel respiro, di quel battito, di quella vita. E scoprire un senso di appagamento, di certezza, di realizzazione che mai abbiamo provato. Trasformarsi in byte e viaggiare dentro la rete, sottoforma di impulsi, di pacchetti di byte, pervadere la rete. Essere dovunque, entrare ovunque. Essere presente ovunque. Far parte fisicamente dei routers e degli switchs della rete, sentire dove pulsa più forte il sangue, dove scorrono più velocemente i dati, e lasciarsi trasportare da quest'esperienza di massima realizzazione. Respirare. Arrendersi. Inspirare. Espirare. Sciogliersi in questo mare di informazioni e assaporarne la consistenza fisica. Sentirse la dinamicità. Prevederne i corsi ed i ricorsi. Scoprirne la bellezza profonda. Svanire. Come lacrime nella pioggia.
Mi immagino un futuro non molto lontano in cui anche i lavori manuali, ripetitivi, arriveranno e invaderanno il Web. Come l'invio di mail di pubblicità da consegnare una per una al domicilio virtuale del destinatario. Per impedire la selezione delle mail da parte di programmi anti spamming. O come l'assunzione di un sempre più grande numero di commessi virtuali. Quotidianamente al lavoro dietro le vetrine del Web. In attesa di clienti e potenziali acquirenti. Connessi 24 ore al giorno. In attesa. E al servizio del cliente nel momento in cui arriva. Scordiamoci il Web come lo immaginiamo ora. Scordiamoci negozi senza commesssi in cui poter entare e muoverci liberamente. Fra non molto i commessi ci intercetteranno all'arrivo nel negozio virtuale e ci chiedereanno gentilmente se ci serve una mano. Ci proporranno le ultime novità. Ci illustreranno i prodotti. Ci intratterranno nei momenti di indecisione. Commesssi virtuali. Una nuova professsione. Basta un computer, una connessione ad internet veloce ed il gioco è fatto. Telelavoro di qualità. Oppure pensare a cyber bambini lavoratori. Indiani o pakistani. Seduti 18 ore al giorno davanti ad un computer a sottomettere in continuazione pagine ai principali motori di ricerca. Che raggiungeranno potenzialità di aggiornamento e di rilevamento molto più sofisticate di oggi. E allora ci sarà bisogno di manovali del Web che si incarichino di compiere operazioni necessarie ma ripetitive. Altro che catena di montaggio. Saranno pagati a cottimo. A seconda della velocità di esecuzione. La concorrenza sarà mondiale. E i computer saranno incaricati di verificare le nostre performance giornaliere e stabilirne il compenso. Capi Ufficio impeccabili. Precisi e imparziali.
Una nuova professione. Munita di una macchina forografica virtuale, ovvero di un programma di acquisizioni di immagini, una amica si è decisa ad inventarsi questa nuova professione. Viaggia in Internet e si occupa di scattare fotografie, rigorosamente digitali, dei posti che visita, delle persone che incontra, scegliendo l'angolazione migliore, valutando di volta in volta la qualità della luce. Mi chiedeva come potrebbe personalizzare maggiormente questo lavoro? Come creare delle possibilità maggiori di angolazione, di chiaro scuro, di notte e giorno in un ambiente come il Web? Forse che prossimamente il Web emulerà sempre più la realta? E si accenderanno le luci di notte e sorgerà il sole ad una certa ora. Generalmente poco prima dell'ora in cui arrivano i commessi e qualcuno apre le saracinesche dei negozi?
Poteri reali nel virtuale Come irrompere nelle sedi del potere con strumenti virtuali, come entrare nei santuari dove si consumano le spartizioni dei poteri, gli accordi politici di alto livello?
Nuova economia. Vuol dire, forse, incertezza sui termini e sulle modalità in cui svolgerò il mio lavoro? Questo non mi preoccupa. Una volta che sò quello che voglio. Una volta che ho deciso quello che sto cercando, una volta che non permetterò a qualcun altro di invadere eccessivamente un territorio che considero personale. Una volta che ho delle certezze su quello che voglio sia il mio modo di lavorare, la flessibilità delle regole non mi preoccupa. Cosa mi preoccupa allora? Cosa manca? Cosa non va? Ho 38 anni, mi occupo di informatica, scrivo per alcune riviste, seguo alcuni percorsi indipendenti. Ma porto a casa un terzo di quello che porta a casa mia moglie. Se questo vuol dire nuova economia non sono molto contento. Le prospettive non sono entusiasmanti, viste le premesse. Forse è il caso che inizi a pensare a professioni alternative da sfoderare dal mio cappello al momento buono. Se non riuscirò a sopravvivere in questo mondo. Senza però ingannare ignare vittime che chiedono un sito web di due o tre pagine e sperano di acquisire clienti in tutto il mondo e si preparano ad essere investiti da una valanga di ordini e da un incredibile aumento dei clienti. E allora? Escluso il sussidio statale, esclusa la possibilità di guadagnare sui sogni degli altri? Che mi resta? Da fare o da tentare? Forse non sono sufficientemente flessibile? Sempre che flessibile in questo caso non voglia dire diventare cinico e profittatore. E allora ?
Evitare lo zucchero. Evitare le informazioni raffinate. Cariano i denti dell'intelletto. Un'alimentazione informativa corretta. Certificare la grezzezza dell'informazione. Non raffinarla. Utilizzarla nelle sua interezza. E soprattutto non clonarla. Personalmente ho quasi deciso di eliminare completamente lo zucchero dalla mia alimentazione.
Sedersi di fronte al computer. Piante dei piedi appoggiate a terra. Schiena diritta. Prestare attenzione. Anche alle schermate inutili. Quelle del boot d'avvio. Focalizzarsi. Estendere la propria attenzione. Essere presenti sempre. Attenti. Coscienti. Combattere contro le disattenzioni quotidiane e la polvere che si accumula ovunque. Anche quella che si deposita sulla tastiera del computer.
Un monaco virtuale, un intellettuale virtuale, un hacker dell'informazione. Luoghi comuni. Indubbiamente. Che fare per non rimanerci intrappolati? Non aver paura di fare domande. E farne tante. Continuamente. Chiedere. Se non chiediamo non otterremo risposte.  E quali sono le domande che vorrei fare riguardo alla virtualità? Quali i quesiti importanti e fondamentali a cui vorrei avere risposte chiare e illuminanti? A che ci serve la virtualità? Che cos'è esattamente? Perchè solo ora si parla di virtualità? Perchè non se ne è parlato ad esempio quando è arrivato il telefono. Anche le comunicazioni telefoniche sono virtuali. Non sono reali. Nel senso che le persone che si parlano sono fisicamente lontane. Anche la televisione è virtuale. Quello che vedo alla televisione non c'è. E allora come mai tutto questo parlare di virtualità proprio ora? E'solo una fase iniziale? La fase della scoperta e dello stupore? Fino all'arrivo del prossimo fenomeno ancor più virtuale? C'è o non c'è questa virtualità? Dove si nasconde? Più aumenterà la virtualità più avremo bisogno di poggiare saldamente i piedi a terra. Non dobbiamo dimenticarci di noi stessi. Viaggiare in lungo e in largo per il cyberspazio. Attraversarlo e riattraversarlo. Immergerci nell'immenso oceano di informazioni e di dati e di immagini. Ma una volta battezzati uscire dall'acqua e tornare alla vita. Rinati. Nel Web. Mondi. Pronti per riprendere la difficile sfida della quotidianità.
Contrapporre allo strapotere dell'e-business, dell'e-people, il potere immaginativo e visionario e ludico di un nuovo prefisso. Come? Quale prefisso? Sarebbe una battaglia persa. Non si può fermare il vento con le mani. Magrini grazie. Non si può fermare il vento con le mani. Quali alternative ci rimangono? Quali territori sono ancora in nostro possesso? Le grandi multinazionali stanno già preparando campi attrezzati per ospistarci in campi profughi?  Ci chiuderanno in una riserva? Questa è l'alternativa? Possibile che la virtualità non ci assista anche nella possibilità di creare e proporre alternative vincenti? Non ci permetta di arrivare più in profondità nelle nostre analisi e nelle nostre scelte? Possibile che sia così difficile trovare progetti e proposte condivisibili e convincenti. Importanti. Essenziali. E' facile nelle situazioni in cui le contrapposizioni sono nette distinguere e scegliere. Ma se anche le contrapposizioni diventano virtuali. Illusorie. Incerte. Indefinite. Si avvicina il momento più critico. Imparare a muoversi anche in questo nuovo territorio. Imparare a conoscerlo per sopravvivere. E'un terrritorio fatuo. Dai confini inafferrabili, con barriere e montagne altissime pronte a sbarrarci la strada. Ma in questo territorio i percorsi di uscita, le possibilità di aggirare le trappole che sembrerebbero imminenti e inderogabili, queste possibilità di fuga esistono. Dovremo imparare a riconoscerle. Farle diventare parte delle nostre conoscenze. Della nostra cultura. Intesa come capacità di distiguere il bene dal male.
Anche in Internet la conoscenza e la cultura partono dalla capacità di porre domande. Di interrogare. Gli oracoli oscuri dei Motori di Ricerca. Di andare da loro per chiedere lumi. Se non ci sono domande allora la nostra esistenza trascorrerà felicemente tra un portale e un altro. Nella tranquillità e nella sicurezza di percorsi quotidiani sicuri e affidabili. I portali sono più che sufficienti per soddisfare queste nostre esigenze. Il bello, il nuovo, l'ignoto invece ci si presentano quando abbiamo delle domande da fare. Quando cerchiamo delle risposte. Quando domandiamo. Ad un amico piuttosto che ad uno sconosciuto in Irc, ad un motore di ricerca piuttosto che ad un newsgroup. Lo sconosciuto, e con esso la possibilità di imparare, ci si presenta quando iniziamo a porre delle domande. Quando da spettatori diventiamo attori. Quando la spinta ad approfondire qualcosa ci porta in luoghi sconosciuti, su rotte lontane da quelle commerciali, per arrivare inevitabilmente a incontrarci con l'individualità di qualcun altro. Con il lavoro e la ricerca di qualcun altro. Con l'home page di qualche umano. Lontano. Sconosciuto. Straniero.
Come rendere disponibile questo libro? Come confezionarlo? Che tipo di carta virtuale utilizzare? L'ideale sarebbe confezionarlo in PDF. Portable Document Format. Della Adobe. Ma non ho mai apprezzato il fatto che questa Azienda abbia sempre limitato la sua generosità al reader, al lettore, e non abbia mai pensato di rendere pubblico e disponibile anche l'Exchange, il programma che permette di confezionare i Pdf. Scelte. Scelte da rispettare? Non ho mai potuto sopportare i monopoli. Non sarebbe difficile procurarsene una copia illegale. In Internet non avrei che da scegliere da dove scaricare il programma. Non è questo il punto. La possibilità di procurarmi questo programma è immediata. Una breve ricerca nei siti warez e sicuramente prima di stasera potrei utilizzare il programma che già conosco. Non è questo il punto. E' che non voglio utilizzarlo. E allora. Html. Scelta obbligata. L'unico formato povero disponibile a tutti. Gratuitamente accessibile. Nella fruizione e nella creazione.
Percorsi. Traiettorie da seguire. Scie di comete che si sono perse nel vuoto e nel buio dell'universo. Rapidi bagliori ad ovest. Fermarsi un attimo ed immaginarsi all'interno di Internet, in quest'universo di dati che viaggiano veloci, pronti a saziare anche il palato più delicato. Informazioni. Satelliti di un conoscenza e di una visione del mondo sempre più ingorda. Sempre più insicura. Sempre più all'esterno. Eppure chiediamocelo. L'informazione è un alimento necessario. Indispensabile? E' una esigenza profonda dello spirito umano? Perchè cerchiamo continuamente l'informazione. L'ultima news. L'ultimo bollettino o l'ultima novità. Perchè siamo disposti a rinunciare a sonni tranquilli pur di dimostrare di sapere, di essere aggiornati. Forse che questi dati ci permettono di prevedere con maggiore accuratezza quello che può succedere nell'immediato prossimo futuro. Ci danno un piccolo ma insostituibile vantaggio di prospettiva. Ci permetteno di possedere dai dati che si rivelano un'arma potenziale. Un sapere che diventa solo una necessità? Informazione come bene consumabile. Non è una novità che ha portato Internet. Ma internet ci sta abituando ad un universo informativo diverso. Più complesso da gestire. In continuo cambiamento.
Quali i temi findamentali di oggi? Proviamo un attimo a fermarci e a chiedercelo. Quali sono i temi centrali di oggi? Dove si stanno combattendo oggi battaglie virtuali che determineranno il nostro futuro. Come conoscerle? Come combatterle? Come informare le persone di quello che accade. Non è Echelon che mi preoccupa. Una aspirapolvere, come l'ha definita qualcuno, che si occupa di aspirare tutto quello che può. Insieme ad un sofisticato sistema di selezione e di individuazione per parole chiavi. Terrorismo, bombe, attentato, nucleare,... Questo non mi preoccupa. Militari che si divertono a giocare con un elettodomestico. Non è questo quello che mi preoccupa. I terreni di battaglia si sono spostati. Da un pò di tempo si sono spostati, come sempre al di fuori della visuale degli uomini. Bisogna riuscire a capire quali sono i terreni in cui hanno messo piede i potenti. Ma il metodo per combatterli è semplice e  incredibilmente povero. Non servono armi potenti. Servono persone che sappiano distinguere tra il bene e il male. Che sappiano non rispondere ai bisogni indotti che i nuovi media e i nuovi mercati impongono. Certificano, studiano, monitorano, sviluppano e creano. Bisogni indotti. La capacità di scegliere cosa è importante per noi. La capacità di valutare. La chiarezza dei nostri obiettivi. Cosa vogliamo esattamente. Com'è la qualità della nostra vita reale. Il virtuale sta rubando del tempo alla nostra vita reale? Sta rubando del tempo alla nostra vita familiare? Difficile capire quando questo succede. Difficile capire quando la linea di demarcazione tra l'uso e l'abuso viene superata. Difficile capirlo e rendersene conto. In un nuovo mondo, popolato di nuovi media, è importante imparare a conoscerli. Imparare a distinguere quali fonti siano attendibili e quali invece non lo siano. Intrecciare una fitta rete di relazioni. Evitare di isolarsi. Compiere lo sforzo di non aver paura di chiedere agli altri. Imparare a chiedere. Formulare domande. Impariamo a difenderci dagli aspetti negativi. Cerchiamo dentro di noi le possibilità di sviluppare e creare qualcosa. Ognuno di noi ha delle grandi possibilità. Ci manca a tratti la fiducia in noi stessi. Cosa posssiamo fare perchè i nuovi media ci permettano di vivere in modo migliore? Come possiamo utilizzarli per migliorare le cose intorno a noi. E la qualità degli oggetti che ci circondano. Gli strumenti si perfezionano, diventano più pervasivi e invadenti. Impariamo a conoscerli ed utilizzarli. Impariamo a fidarci di questi strumenti. Non possono farci del male. Gli uomini possono farci del male. E ci sarà sempre qualcuno che non avrà altra possibilità che far del male agli altri. Internet dunque come strumento per proseguire una battaglia che ci vede impegnati ad aiutare tutti ad avere eguali possibilità. Ad eliminare discriminazioni. Ad aiutare gli oppressi. A permettere una maggiore giustizia e a sconfiggere i soprusi. Internet come strumento di eguaglianza. Non intesa come strumento per rendere tutti uguali e non permettere a qualcuno di avere di più, ma come strumento che deve permettere a tutti di avere il minimo indispensabile. Assicurare a tutti una dignità. Il minimo per poter vivere dignitosamente. Solo in questo potremmo  utilizzare questo strumento.
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Un Cyber Mantra. Ne abbiamo bisogno. Per immergerci in noi stessi. Per riflettere su quello che sta accadendo. Per uscire da schemi troppo professionali. Troppo didascalici ed ordinati. Ed invadere questo terreno con l'esuberanza umana di chi vuole scoprire e imparare. Qualche vecchio saggio ci stà già aspettando da qualche parte. Sà che siamo in cammino. Sà quando arriveremo. E sà di cosa abbiamo bisogno. Questo lo sappiamo anche noi. Solo che come spesso accade abbiamo bisogno che qualcun altro ce lo dica. Che qualcun altro rompa il velo che nasconde il nostro vero io.
Internet è un mezzo. Uno strumento. Un medium. Come Carlo Massarini. Un medium è un qualcosa che sta nel mezzo, tra noi e i contenuti. Massarini come presentatore di Mediamente, è per noi come un'interfaccia grafica. Il vero tesoro di Mediamente sta nella cultura espressa dagli intervistati, dai testi di riflessione che possiamo trovare là e leggere. Massarini quindi è un'interfaccia. Internet è come Carlo Massarini. E' un'interfaccia, uno strumento, un medium, un presentatore, che ci connette a informazioni, materiali e persone che hanno qualcosa da raccontarci, qualcosa da insegnarci, qualcosa da offrirci, esperienze di vita, di lavoro, sogni, preoccupazioni, idee, emozioni,... Internet è come un libro. Ma è la parte fisica del libro, l'insieme di carta e cartoncino che compongono il libro. La sua infrastruttura. Di biblioteche ce ne sono molte. Molto spesso poco utilizzate. Ma internet, oltre ad essere una biblioteca è anche un'edicola, anche un centro commerciale, anche una banca, anche uno sportello amministrativo, una agenzia assicurativa, un consulente, finanziario, psicologico, medico. Internet dunque può essere un libro, una rivista, un depliant, un modulo amministrativo da compilare etc etc. Ad ognuno trovare all'interno di questo contenitore, di questa scatola, di questa struttura virtuale, ad ognuno trovare quelllo che più lo interessa. Da questo dunque ricaviamo come Massarini sia un'interfaccia. Un libro sia un'interfaccia. Internet oltre ad essere come Massarini è anche come un libro. Quindi Anche Massarini è come un libro.
In Biblioteca, quella fisica, ho trovato un libro di Alain Touraine, recentemente tradotto in italiano, dal titolo “Come liberarsi del liberismo”. L'ho aperto e letto velocemente. Non tutto. E' un libro leggero da leggere, stimolante, giovane, entusiamante. Di un giovanotto del 1925. Più vecchio di mio padre. Che è del 26. Un libro che parla di liberismo e di globalizzazione. Puntuale, preciso, acuto, in grado di riportare i problemi al loro giusto posto. Di riportare ideologie, finzioni, capitalismi e liberismi alla loro origine, al punto nodale, all'inevitabile centro delle problematiche, ovvero riportare il tutto alla persona. All'uomo. E in particolare all'uomo che non ha. Che è senza. Senza lavoro, senza casa, senza prospettive. Senza documenti. Al centro del problema, al centro del dolore. Là dove si manifesta il dolore di questa società. La parte malata. Che è malata e rappresenta un sintomo di una società ingiusta, ma rappresenta anche l'inderogabile necessità di provvedere a risanare queste posizioni per poter continuare a sopravvivere. Pena l'aumento del dolore e dei conflitti sociali e anche la morte.  Non siamo per interventi chirurgici. Che si chiamano guerre, repressioni, barriere. Ma siamo per una pausa di riflessione. L'organismo comunità ha in sè le potenzialità, nel suo insieme per guarire. Per rendere a tutte le persone la propria dignità umana.
Il nostro rapporto con Internet è un rapporto uno a uno. Come il rapporto che abbiamo con un libro. Siamo soli. Nella nostra stanza. E leggiamo. In silenzio. Possibilmente con concentrazione. E tutta la persona è connessa al libro. Intenta  a capire. Intenta ad apprendere. Intenta ad un incontro che non è che virtuale. L'incontro con i personaggi del libro, o con l'autore stesso del libro. E' un incontro uno a uno. Non è un rapporto collettivo. In cui un gruppo di persone si ritrovano insieme per parlare, per discutere, per apprendere. E' un rapporto solitario. In quel momento siamo soli con noi stessi. Lo stesso accade davanti al monitor del computer. Se Internet diventa uno strumento per isolarsi non può che essere inutile. Internet diventa importante quando, oltre a strumento di conoscenza, informazione, diventa uno strumento di incontro. Di incontro e di scambio. Quando in Internet riusciamo ad intrecciare delle relazioni, dei confronti che non siano più solo ed esclusivamente virtuali, come quelli che potremmo avere con dei personaggi di un libro o con l'autore di un libro, allora Internet diventa uno strumento di incontro, di collaborazione, di scambio di idee, di condivisione di progetti, di lavoro comune. Rappresenta quindi in questo caso un potente mezzo di aggregazione. Uno strumento sociale. Di relazioni sociali. E dove c'è comunicazione si forma cultura e conoscenza.
Siete di casa nel cyberspazio? Avete imparato a muovervi in questo nuovo ambiente? Avete iniziato a scoprire e sperimentare gli aspetti positivi e negativi di questa nuova vita interconnessa? Di cosa avete bisogno per continuare a muovervi correttamente all'interno dei New Media e della New Economy? Avete bisogno di un cyber mantra da recitare, con concentrazione, prima di connettervi? O siete alla ricerca di un cyber manuale? Oppure preferite la lettura impegnata di un cyber manifesto? Quello che vi serve sicuramente è una buona dose di “attenzione”. Una “New Attention” per una “New Economy”. Impariamo dove trovarla. Come farla crescere. Potrebbe tornarci utile. Per regalarci una vita attenta. Attenta alla qualità della nostra vita. Attenta ai bisogni e ai diritti degli altri. Con cui condividiamo questa nuova società interconnessa.
Dalla parte dei senza. Come possiamo metterci dalla parte dei senza? In Internet come metterci dalla parte di chi non ha?  Non ha cosa? Non ha l'accesso ad Internet? Non vorrei sembrare banale. Ma mi pare non sia questo il punto. Permettere a tutti d'accedere ad Internet non risolve i problemi. Forse bisogna comunque mettersi dalla parte di chi è senza. Senza lavoro, senza casa, senza documenti, prima. Una volta risolti questi problemi potremmo anche occuparci di fornire a tutti un accesso ad Internet. Certo, ma nel frattempo? Noi abbiamo accesso ad Internet. Posso permettermi di approfondire nuovi percorsi, senza la preoccupazione di non aver niente da mettere in tavola, anche se poi il vivere e rapportarsi agli altri in questa situazione, in cui non ho un lavoro normale è comunque un rapportarsi complesso, doloroso a tratti.
Alla ricerca di un cyber guru. Che ci indichi la strada. Che ci dia la possibilità di comprendere la molteplicità e l'unità del tutto. Che ci permetta di esprimere compassione, gioia e felicità nei confronti di tutti gli esseri umani. Virtuali e non. Nel cyberspazio alla ricerca di una dimensione spirituale che come umani portiamo con noi ovunque andiamo. Alla ricerca di un cyber ashram dove depositare i nostri bagagli e assaporare le parole del maestro. Seguire i suoi insegnamenti. Bearci delle sue parole. Vivere nella sua luce. Immergerci nel suo carisma. Rivitalizzare la nostra dimensione spirituale. Estenderci ed espanderci fino ai confini del cyberspazio e entrare in profondità all'interno della nostra mente rele e virtuale. Arrenderci agli insegnamenti del maestro. Pronti ad imparare e intonare cyber mantra gioiosi e festosi. Sorridenti muoverci nel riscoperto cyberspazio come anime che cercano di fuggire le reincarnazioni infinite e i dialup quotidiani per giungere finalmente a capire l'essenza nostra e del tutto. “Donaci maestro un cyber mantra da recitare quando saremo soli, quando ritorneremo nel mondo, quando parole come new economy, copyright, privacy, download, cercheranno di cancellare quanto abbiamo imparato.” Nel Cyberspazio anche alla ricerca di percorsi inediti che ci conducano a riscoprire la nostra spiritualità. Ma dove trovare i guru? Come entrare nelle communities dove seguaci e seguaci lottano quotidianamente per accaparrarsi un sorriso o un cenno del capo del maestro? Come attraversare momenti impervi e difficoltà per arrivare a riposare nella luce abbiagliante dell'infinito. Come continuare a cercare?
Insieme alla nostra dimensione spirituale portiamo in Internet anche la nostra dimensione sociale e politica. E allora eccoci alla ricerca anche di un cyber manifesto. Un condensato di saggezza politica che ci illumini nel momento delle scelte politiche e sociali quotidiane. Tracce di percorsi e tentativi per arrivare a condensare verità in movimento e per combattere forze inerziali che ogni giorno mutano. Utili nei momenti di maggior sconforto. Quando sembra che la rete sia solo un parco dei divertimenti, quando sembra che in rete nessuno pensi o si occupi di impegno sociale e politico. Utile nei momenti di solitudine. Utile comunque. Particolarmente all'inizio. All'inizio di un cammino che potrebbe portarci ad approfondire queste tematiche e ad aggregarci a progetti e atti concreti di solidarietà.
Cybma. E' l'unione di due parole. Abbreviate per semplicità. Di cui una è una costante (la parola Cyber) e sta ad indicare la posizione fisica e mentale dove ci troviamo ad agire e l'altra è una variabile (ogni volta diversa, ma) . Cyber-ma. Ovvero: cyber manuale, cyber mantra, cyber manifesto, cyber manovale, cyber Marie, cyber maturità, cyber matricola, cyber marginale.
Nel tentativo di approfondire la completezza del nostro essere umano anche in rete, approfondiamo i campi dell'agire umano. I campi del nostro impegno virtuale. Impegno politico e sociale, impegno spirituale, impegno nel lavoro quotidiano. Per un tentativo di percorrere sentieri interrotti, link interrotti e ritrovarci di fronte ad una pagina bianca. Simbolo della purezza della nostra anima. O nello stupore che ci coglie quando rimaniamo sopraffatti da innumerevoli finestre che all'improvviso si aprono dal nulla e scuotono e smuovono la tranquillità della nostra vita. Imprevisti. Spazi mentali aperti da un link spezzato, da una lettura attenta di esperienze e riflessioni altrui, da inaspettati avvenimenti. Dallo stupore che sembra ancora così presente in questo cyberspazio. Dalla meraviglia. Altro ingrediente abbondante nell'ecosistema virtuale.
Cyber mantra, cyber manifesto, cyber manuale. cyb-ma. cybma. Una molteplicità di approcci al molteplice mondo che come umani abbiamo ricreato nell'ambiente virtuale. Pronti ad intraprendere percorsi di ricerca e di scoperta, di impegno e di solidarietà, di spiritualità e di meditazioni, di divertimneto e di apprendimento, di gioco e di comunicazione, di comunità e di solitudine, che anche il cyberspazio ci propone. Cyber maestro. Cyber maddalena. Cyber magia. Cyber malattia. Cyber marketing. Cyber martire. Ed altro ancora.
In verità la rete, Internet, è sempre stata un terreno dove difficilmente hanno attecchito cyber manifesti o cyber mantra. Internet è fondamentalmnete una struttura che non apprezza la staticità tipica di un manifesto virtuale, o la ripetitività di un mantra, sempre identico a se stesso. Internet, fondamentalmente e metodologicamente, è un ecosistema vivo, aperto. Apprezza e considera tutto quello, e solo quello, che è vivo, che è in movimento, cio che è mutevole, che racchiude in sè qualcosa di vitale. Non apprezza le cose statiche, denigra e deride, squalifica le cose vecchie. Si nutre solo di cose nuove, e di continue innovazioni, dei continui e repentini cambiamenti, delle quotazioni quotidiane. Che sia vera vita? Rimane comunque un mondo che racchiude in sè una distanza, una frattura, una lontananza dalla vita reale, anche se la lontananza in oggetto è infinitesimamente più piccola rispetto a quella a cui eravamo abituati con i libri prima, e la televisione poi. Promette disintermediazione, immediatezza e invece riproduce  modelli millenaristici e secolari, e modifica solo la distanza. Riduce ulteriormente la distanza senza comunque arrivare alla realtà? In Internet comunque manifesti, mantra non trovano terreno fertile. Mentre nutrimento per crescere trovano tutte quelle iniziative che si riproducono con forti ritmi, che innovano continuamente, che garantisco all'utente notizie, documenti, immagini sempre nuove.
Come conciliare allora la staticità di un libro con la natura di Internet? Come conciliare l'immobilità di un racconto, di un trattato, con la immediatezza di un media quale Internet? Difficile dirlo. Potrebbe sembrare che questi vecchi strumenti siano sorpassati. Siano inadeguati e anacronistici rispetto alle modalità di sviluppo e di comunicazioni dellla rete. Potrebbe sembrare un controsenso presentare in internet un testo compiuto, definito, circoscritto quando in internet siamo abituati a ridefinire il tutto rapidamente, siamo abituati a rielaborare le informazioni in tempo reale, siamo abituati a riconsiderare le modalità di apprendimento e di esperenzialità che ci hanno accompagnato per tanti anni. Presentare un testo con queste caratteristiche nell'epoca di internet potrebbe equivalere al piantare una lapide. Un monumento a futura memoria. Statico, immobile, inutile, indiscutibile, immodificabile. Come uscire da questa situazione? Come agire allora in internet? Come lavorare allora in Internet? Come presentarsi e presentare il proprio lavoro?. Il modello dell'intervento giornalistico rimane allora l'unico approccio plausibile? Il modello del commento veloce, rimane l'unica possibilità reale? E' finita con internet l'era della produzione letteraria come l'abbiamo finora intesa? C'è la possibilità solo di interventi veloci e leggeri. Veloci come il pensiero, e consoni all'attenzione umana?
Questo testo si allunga quotidianamente. Diventa qualcosa di solido, di consistente. Sembra mettere radici e affondare sul terreno della ricerca. Resiste ancora timidamente alla intemperie atmosferiche e sembra apprezzare il clima primaverile attuale. Cresce. E'piacevole ritrovarsi a scrivere. Seduti al computer. Certo devo confrontarmi con questo stile esile e frammentato. Con questa incapacità di costruire metafore, e simboli, personaggi e avvenimenti più complessi. Robusti. Solidi. Anoressico. Anche nella virtualità. Anche nella scrittura. Magro. Di costituzione. Marzia si è alzata adesso. Giada è all'asilo. Anche se questa mattina e ieri sera aveva un po' di tosse. Ha iniziato a dormire nella sua camera. Questa mattina si è svegliata alle sette e ha chiamato. Mi ha raccontato il sogno, il brutto sogno che ha fatto. Una biscia la protagonista. Che la spaventava. Che cercava di morderla. Sto scrivendo un articolo. Argomento l'arrivo degli uomini ad occupare posizioni fino ad ora occupate da software  e robot. Uomini alla conquista di territori fin a poco tempo fà zona incontrastata dei motori di ricerca. Uomini che si trasformano in guide, in esperti, pronti ad aiutarci nelle nostre ricerche. Uomini che hanno deciso di spostare una parte della propria vita ed attività professionale nel Web. Uomini che hanno stretto accordi con nuove aziende che operano in Internet per fornire loro la propria attività lavorativa. Ancora  essenzialmente part time. Ma non ci vorrà molto perchè possa trasformarsi in attività lavorativa a tempo pieno.
Riflettevo in questi giorni sul fatto che mi piacerebbe riuscire ad inserire all'interno di questo testo degli interventi o dei racconti di altre persone. Rendere quest'opera aperta ad interventi diretti di altre persone. Inserire tra una riflessione ed un altra, un racconto, un saggio, una riflessione di qualcun altro. Non ho capito come potrei concretizzarla. Non ho capito quale potrebbe esserne il senso? Anzi per l'esattezza continuo a chiedermi anche qual'è il senso di questo scritto. Come considerarlo? Quali sono le sue finalità? Quale il lettore a cui è destinato? Come pubblicizzarlo? Quale la campagna di marketing? Quale il risultato? Quali le motivazioni? ... Un'infinità di domande. Continue. Proviamo allora a rispondere ad alcune di queste domande. Direi che innanzitutto mi piacerebbe poter costruire qualcosa di complesso. Mi piacerebbe assemblare un prodotto robusto. Che possa crescere con tranquillità. In grado di passare da una fase di infanzia ed adolescenza ad una fase di maturità. Mi piace poi l'idea di poter scrivere qualcosa per Internet. Di produrre qualcosa per il Web. Rompendo in qualche modo la tradizione di presentare in Internet solo testi brevi, articoli in formato notiziario. Rompere con la tendenza che vede in Internet solo e per la maggior parte elenchi di link. Dettagliati elenchi di link, aggiornati elenchi di link, completi elenchi di link, oppure notizie giornalistiche e aggiornamenti modello Ansa. Poi mi piace l'idea di presentare un modello di scrittura e di racconto personale. Un modello che combini notazioni di vita umana ed esperienze virtuali. Che esplori come mi muovo quotidianamente tra virtuale e reale. Un modello di racconto che privilegia il rapporto che si crea tra l'uomo, il singolo e la tecnologia. Un racconto immediato. Trasparente. Perchè la trasparenza è un modello di vita a cui dobbiamo abituarci. Con cui dovremmo convivere sempre più spesso. E poi anche per esercitarmi nello scrivere. Scrivere è un'attività che si acquisisce con l'esercizio. Ripetuto  e quotidiano. Quello, appunto, che sto cercando di fare. Per verificare quali siano esattamente le mie capacità. Per controllare se nascoste da qualche parte le mie doti di scrittore aspettino di essere risvegliate. Per diventare un “Content provider”. Ovvero chi si occupa di fornire i contenuti ad un sito Web. Una figura importante. Che comincia ad acquistare giustamente una posizione. Dopo l'epoca dei tecnici, come sempre, e la storia lo insegna, arriva l'era dei professionisti. Io, professionista non posso dire di esserlo. Mi piace pensare che potrei diventarlo. Mi piace pensare che questo esercizio di scrittura possa servirmi a diventarlo. Non perchè desideri far parte di quella schiera di persone, professionisti solo di nome, che si arroccano dietro un titolo acquisito in qualche modo e pensano di poterlo conservare solo impedendo che qualcuno lo rubi. Ma perchè poter essere responsabile dei contenuti editoriali di un sito è indubbiamente una profesione stimolante e gratificante.
Silenzio, prego. Proviamo un attimo a fermarci. Solo il rumore della ventola del computer. E quello dei tasti premuti sulla tastiera. Esame di coscienza quotidiano. Di cosa scrivere oggi. Di qualcosa che sia veramente importante. Determinante. Nodale. Qual'è il centro della nostra esperienza in Internet? Quali sono le problematiche più importanti su cui è necessario soffermarsi. Di cui è obbligatorio parlare. Quali? Pausa. Silenzio. Imparare a non isolarsi. Imparare ad uscire dall'isolamento. Imparare a rompere le forze inerziali che ci impediscono di compiere i primi passi per stabilire dei contatti. Ho sempre ritenuto che questo fosse un tema centrale della vita online. Se si tratta di vita online, deve essere una vita che permette, incoraggia, stimola i contatti e le relazioni. Inutile ricordare quanto per ciascuno di noi, per le nostre capacità di apprendimento, per la nostra capacità di crescita, di scoperta, di gioco, di riflessione, siano importanti le relazioni. Siano importanti gli altri. Ed allora ecco affacciarsi il discorso sulle relazioni, sui contatti online e, più avanti il discorso sulle comunità virtuali. Terreno difficile da affrontare, terreno minato da vivere. Sono due discorsi distinti. Rappresentano due livelli distinti della nostra socialità online. Il primo livello ha a che fare con le relazioni con singoli. E ha a che vedere con qualsiasi tipo di relazione nasca e si sviluppi con singoli altri abitanti virtuali. Non ha importanza per me, per il momento stabilire se poi questi incontri, queste frequentazioni, si trasformino in conoscenze face 2 face. In incontri reali. A me interessa far presente quanto sia fondamentale iniziare ad utilizzare internet per intrecciare relazioni, per stringere contatti. Siamo animali sociali anche nel Web. Chi più chi meno. Tutti siamo disponibili a iniziare a parlare con qualcuno, e nel caso la conversazione sia piacevole a cercare di protrarla. Cercare di ripetere quell'esperienza. L'altro grande tema ha a che vedere con la costituzione di vere e proprie comunità online. Gruppi di persone che formano un'unità intorno a un tema o ad un progetto. E la forza, la convinzione che li lega a questo progetto diventa la colla o il cemento di un'unità complessa che prende il nome di comunità. Sono, nella mia esperienza, strutture flessibili che tendono al raggiungimento di un obiettivo preciso. Nascono come progetti a termine. Con un obiettivo che ha una collocazione spazio temporale precisa. E quando questo obiettivo viene raggiunto le finalità della comunità si esauriscono. Quando una comunità raggiunge il suo scopo esaurisce la sua motivazione d'essere. A quel punto viene meno la motivazione, la colla, la forza che univa saldamente un insieme di singoli. Esistono anche molte comunità che non hanno obiettivi specifici, hanno regolarmente una vita media molto più lunga, hanno però una coesione interna molto minore, hanno una frequentaz
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giorgioviali · 4 years ago
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ControCinema
ARCHIVIO – IDEA PER SCENEGGIATURA – 2013 GIORGIO VIALI
CONTROCINEMA Spunti per una Sceneggiatura – Bozza di Sceneggiatura Progetto Cinema – Lido di Venezia  – Mostra del Cinema di Giorgio Viali – Novembre 2013
SINOSSI
La Direttrice della Mostra del Cinema di Venezia viene sequestrata da un gruppo di Rivoluzionarie dell'immagine. Un Gruppo di sole Donne. In un mondo collassato dentro una Crisi Definitiva e Completa, partita dalla Grecia ed estesasi velocemente, non ci sono più Poteri, Autorità, Monete condivise. Le immagini sono diventate, incredibilmente, unica valuta accettata e unica moneta di scambio. La Direttrice della Mostra, sequestrata in un piccolo appartamento del Lido di Venezia, viene sottoposta ad un interrogatorio quotidiano. E ogni giorno viene allestito un nuovo Set Cinematografico all'interno del quale la Direttrice deve interagire. Gli attivisti ne ricavano quotidianamente delle immagini o dei filmati con i quali si autofinanziano.
Quando L'Immagine diventa Realtà.
Non ci sono più Monete valide. Le Immagini sono diventate l'unica moneta di scambio.
Contro il Sistema Cinema Omologato della Mostra del Cinema di Venezia
Contro il Sistema dei Festival dei Cinema che hanno distrutto il Cinema indipendente
Contro ogni Forma di Gerarchia dentro il Mondo delle Immagini
Contro il Cinema Commerciale e Mainstream
Per un Cinema , Rivoluzionario e Libero
L'immagine è Donna. Solo le Donne hanno il diritto di Produrre Immagini. Qualsiasi immagine prodotta dagli Uomini deve essere distrutta. Gli uomini possono essere solo Oggetto delle Immagini. Agli Uomini deve essere tolta la facoltà di produrre immagini, dopo l'uso improprio che ne hanno fatto per decenni.
Alcuni Fotografi e Cineasti maschi sono stati giustiziati, altri lo saranno.
SCENEGGIATURA
PROVA DEL SEQUESTRO
Tre donne ripassano compiti e consegne per il Rapimento della Direttrice della Mostra del Cinema di Venezia Provano e riprovano come muoversi e come agire. Non hanno armi. Una di loro ha solo il compito di filmare il rapimento.
SCENA DEL RAPIMENTO
La Direttrice viene bloccata e spinta a salire su un motoscafo.
SCENA DELLA PRIGIONIA
La Direttrice sola in una stanza. Un letto semplice Luce che arriva dall'alto.
SCENA DELL'INTERROGATORIO
Un'attivista con una maschera di una attrice parla con la Direttrice Le spiega il motivo del sequestro. La informa che ogni giorno dovrà essere la protagonista di fotografie o riprese video. In questo modo il gruppo intende autofinanziarsi e far conoscere la propria causa.
SCENA RIUNIONE ATTIVISTE Da scrivere
SCENA PRIMO SET CINEMA Da scrivere
SCENA SECONDO SET CINEMA Da scrivere
SCENA TERZO SET CINEMA Da scrivere
SCENA LIBERAZIONE DELLA DIRETTIRCE La Direttrice viene rilasciata. La Mostra del Cinema può iniziare regolarmente.
CONTROCINEMA Spunti per una Sceneggiatura – Bozza di Sceneggiatura Progetto Cinema – Lido di Venezia  – Mostra del Cinema di Giorgio Viali – Novembre 2013
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giorgioviali · 4 years ago
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BetsyBarbieCam
Bozza Sceneggiatura Sinossi e Possibile Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020
Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia
Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.
Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online
Sinossi
Una giovane donna vive da anni da sola con il Padre. La sua cultura e i suoi modi si sono sviluppati secondo uno stile di vita prettamente maschile. Consumo giornaliero di Pornografia. Masturbazione. Linguaggio diretto e Volgare. Nessuna censura nel linguaggio e nei modi. Lavora e si esibisce una chat online. A volte da sola, a volte con il padre. Il padre improvvisamente muore. E lei scopre di avere una Madre e un Fratello “normali”. Che non sapeva di avere. Il passaggio da uno stile di vita all'altro non sarà indolore e semplice.
L'idea parte da “Taxi Driver”. Nel film il protagonista Travis invita Betsy al Cinema. La porta, sconsideratamente, a vedere un film a luci rosse. Betsy se ne va. Ho provato ad immaginare una situazione in cui una protagonista femminile metta in imbarazzo personaggi maschili o femminili. Con comportamenti eccessivi.
Titolo Provvisorio: BetsyBarbieCam Quasi il nome di un Profilo di una Chat Online
Bozza Sceneggiatura Sinossi e Semplice Schema narrativo Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti
Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche
Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:
Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita
Atto Primo SottoTitolo:
Atto Secondo Sottotitolo:
Atto Terzo Sottotitolo:
Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche
Un gruppo di attori e attrici pornografici con vestiti sgargianti e provocanti, in una stanza da letto, si muovono e cantano una specie di cantilena:
Desiderio e Fede Sono la nostra Vita Quello per cui viviamo Non siamo semplici attori o attrici Non siamo semplici performer Siamo mistici e mistiche dei Corpi, del Sesso, della Libertà. Lascia quel mondo falso e ipocrita in cui ti muovi Non c'è verità e libertà dove vivi Solo con noi puoi essere veramente te stesso e te stessa. Desiderio e Fede Sono la nostra Vita
Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020
Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile
Titolo: BetsyBarbieCam Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti
Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione
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giorgioviali · 4 years ago
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InstaTragedia Femminile
Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020
Storie Torbide di Desiderio Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile Trilogia delle Immagini Femminili – InstaTrilogia
Tra Vecchi Media (Fotografia e Cinema) e Nuovo Mondo (Instagram e Social Media). Per una Trilogia Tragica e Drammatica Femminile.
Titolo Provvisorio: MinimaGraziaPh Quasi il nome di un Profilo instagram
Sinossi Giovane aspirante fotografa ha lavorato in varie occasioni con un modello. L'ha fotografato in vari shooting. Ma da quando, durante uno shooting, la fotografa ha cercato di abbracciare il modello e ne è stata respinta, il modello si rifiuta di posare per la fotografa. La fotografa è distrutta e non sa farsene una ragione. Si rende conto che quello che la intriga e la attrae e la eccita non ha a che fare solo con un contatto fisico diretto personale... Contatta una giovane modella e scatta delle foto con lei. Poi ricontatta il modello proponedogli uno shooting con la modella. Il desiderio e l'immaginazione legate al nuovo shooting le permettono di esplorare a fondo il suo immaginario... Vuole far perdere ogni controllo al Modello grazie alla Modella. Fotografare il Modello nel momento in cui è vulnerabile. Magari toccarlo quando è preso completamente dalla modella.
Il Desiderio deve essere perseguito in ogni modo. Il Desiderio trova strade e forme per espandersi.
Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti
Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche
Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:
Il Desiderio è un Dio E gli uomini non possono offenderlo. Non possono nascondersi quando compare. Non possono rifiutarsi di seguirlo e abbandonarsi a Lui. Questa è la storia di una donna. Che viveva nel mondo delle immagini. Una donna coraggiosa. Che esplorò con onestà il suo desiderio. Uomini e Donne venite ad ascoltare questa Storia. Qualcosa sicuramente potrà dirvi sulla natura umana Qualcosa vi racconterà anche di Voi stessi.
La cantilena viene ripetuta varie volte. A volte cantata da un singolo modello o modella in modo indipendente e scoordinato.
L'azione sfuma.
La giovane Fotografa/Protagonista da sola in piedi nello studio fotografico
Giovane Fotografa:
O Dei perchè? O Desiderio perchè? Perchè? Perchè me? Perchè mi avete scelta? Perchè mi avete fatto avvicinare alla bellezza? E poi la avete allontanata da me? Come ho osato sperare di possedere quella bellezza? Come? Che farò adesso? Che farò? Accolgo quest'immensa tristezza nel profondo della mia anima. La cullerò. La ciberò. La farò crescere. Fino a che se ne andrà...
Inizio del Film Dopo la prima parte “teatrale” inizia il film “tradizionale”...
Atto Primo SottoTitolo: Il Dolore non è un'Immagine
La giovane aspirante fotografa è seduta davanti ad un computer. In mano il telefonino. Capelli neri lunghi. Sguardo deciso. Guarda qualcosa al computer Guarda e riguarda. Ma noi non vediamo cosa sta guardando.
Un beep sul cellulare Prende il cellulare Un messaggio Quando ci si potrebbe vedere per delle foto? Apre il profilo del modello che le ha scritto. Scorre svogliatamente le foto del profilo del modello. Un ragazzo giovane, palestrato. Appoggia il cellulare senza rispondere.
Il telefono suona. Ma lei non risponde. Risuona. E lei non risponde. Si stende su un divano. Guarda il soffitto. Se ne sta distesa. sul divano. A tratti piangendo.
L'azione sfuma
Mattina del giorno seguente. Il cellulare suona. E' la sveglia. La giovane fotografa si sveglia e malvolentieri si alza. Entra in bagno. Esce dal bagno. Entra in camera Esce dalla camera vestita in modo ordinario. Esce di casa. Dopo aver preso il suo computer.
Riunione con la Direttrice dell'Agenzia presso cui svolge un tirocinio. Ufficio della Direttrice. Una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. La giovane fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...
Direttrice: Che succede? Silenzio La fotografa non risponde. Direttrice: Che succede? Dovevi consegnarmi delle foto la settimana scorsa...? E non l'hai fatto. Ed è la seconda volta in questo mese che succede
Silenzio La fotografa non parla.
Direttrice: Per non parlare di quello che hai fatto con quel modello. Ma non sei capace di controllarti? Sei un'animale? Una Porca senza controllo? Ma lo sai che danno di immagine hai fatto alla mia Agenzia?
Direttrice: Se vuoi confidarti con me... Ti ascolto... Cosa succede? Con un tono di voce materno.
Nessuna risposta. Silenzio.
Direttrice: Sei una aspirante fotografa brava e talentuosa. Lo capisci che mi metti in difficoltà? I tuoi servizi fotografici.... proprio quelli con quel modello... erano belli. Promettenti. Come faccio adesso?
Direttrice: Non mi dai scelta. Prenditi una pausa. Ci sentiamo tra due tre mesi. Quando ti sarai ripresa e inizierai a parlarmi. Ed io... se nel frattempo trovo qualcuno di bravo o brava... lo prendo. Al posto tuo.
La giovane fotografa si alza ed esce.
L'azione sfuma.
E' sera. Una festa, un party in una casa o uno studio. Molte persone di vario genere. Gruppetti che parlano. Un party tranquillo. La giovane fotografa ha due bicchieri in mano e beve.
Si siede su un divano e inizia a parlare da sola. Sicura del fatto che nessuno la ascolta E se anche qualcuno la ascoltasse non la capirebbe. Vicino a lei una ragazza e un ragazzo che si baciano. Non c'è musica di sottofondo.
Possibilità di scegliere Tra un Monologo o una Voce Narrante. Una Voice Over. Sempre la voce della Fotografa.
Testo (Monologo o Voce Narrante)
Che cazzo mi succede? Bella rogna si è abbattuta su di me... Non voglio subirla. Non voglio comportarmi da vittima Non voglio Se questa sventura mi è stata data è perchè sicuramente ho le capacità per affrontarla... Non posso averlo? Bene. Non posso averlo. Ma il mio desiderio troverà un modo. Troverò un modo per averlo di nuovo vicino. Per fotografarlo di nuovo Per fare in modo che possa dare un senso alle mie giornate Che la sua bellezza mi tocchi di nuovo e illumini la mia vita.
La coppia di ragazzi che si baciano, seduti accanto alla protagonista, se ne vanno. Dopo un po arriva una seconda coppia di ragazzi. Che iniziano anche loro a baciarsi e toccarsi.
Ma che cosa avete da toccarvi e da baciarvi? Non lo sapete? Il sesso è sopravvalutato. Lo è sempre stato. Non c'è desiderio nel sesso. Quello intenso, quello profondo. Un corpo non da felicità Un corpo e una scopata non illuminano e danno un senso a una vita. Un orgasmo è solo un involontario momento di piacere. Perchè mai vi toccate? Perchè mai vi baciate? E' perchè non riuscite a gestire la vostra vita da soli? Avete paura di restare soli? Non lo sapete? Stiamo andando verso una società di single. Sareme e vivremo sempre più da soli. Saranno sempre meno le persone che vorranno un corpo e una persona vicini. Gli orgasmi saranno ancora i benvenuti naturalmente.
La coppia di ragazzi che si baciano si alza e se ne va. Arriva un ragazzo e si siede accanto alla protagonista visibilmente ubriaca. Cominciano a baciarsi e a toccarsi.
Atto Secondo SottoTitolo: Il Desiderio non ha Forma
Mattina del giorno seguente. La giovane protagonista si sveglia e si trova un corpo nudo maschile al suo fianco. Con i piedi lo spinge giù dal letto. L'uomo si sveglia e la guarda.
Fotografa: Ma chi cazzo sei? Chi sei? Non mi interessa minimamente cosa fai nel mio letto e cosa abbiamo fatto. Vattene. Vestiti e sparisci. Non voglio sapere niente. Per cortesia... Per cortesia vestiti e vattene!
L'uomo si veste e se ne va. La fotografa rimane a letto.
Fotografa Monologo o Voce Narrante
Un messaggero questa mattina è venuto a trovarmi E il desiderio ha ricominciato a bruciare Con forza e violenza Con determinazione Un angelo? Un inviato degli Dei? Un sogno? Una premonizione? So solo che ho visto e ho desiderato di nuovo e più di prima. Devo trovare una modella. E poi troverò il modo per riavere anche il mio modello.
Incontro con la Direttrice dell'Agenzia. Stanza della Direttrice. Sempre una bella stanza arredata con gusto. Fotografie alle pareti. In bianco e nero. Alcune fotografie sono cambiate rispetto alla scena in cui la fotografa e la direttrice si sono incontrate in precedenza. La fotografa entra e si siede. La direttrice finisce una telefonata e si siede...
Direttrice: Bene Bel lavoro. L'ultimo servizio con la modella è bello. Bel lavoro ! Bene Sono soddisfatta
Atto Terzo SottoTitolo: Le Immagini desiderano Corpi “Il complotto femminile”
Mattina. La fotografa si sveglia per il suono del cellulare. Risponde.
Fotografa: Certo la Direttrice ha visto il servizio. E' soddisfatta. Contenta. Mi ha fatto i complimenti. E li ha fatti a te. Certo. Tutto confermato. Lo shooting è oggi pomeriggio. Allora come ti dicevo... ho già scritto al modello Gli ho fatto credere che nello shooting deve fare in modo che tu perda il controllo. Invece... dovrai esser tu a far perdere il controllo a lui. E quando avrà perso il controllo.... Dovrai prendermi... portarmi vicino al modello e dovrai prendere la mia mano e far in modo che la mia mano accarezzi il Corpo del Modello. Ma questo solo... e solo se... sarò io ad avvicinarmi. Se non mi avvicino si continua lo shooting. Ok? Bene.
Ufficio della Direttrice:
Direttrice: Ho visto le foto che hai fatto oggi. Molto belle. Quella coppia. Il modello e la modella... Sono veramente molto bravi e fotogenici.
Fotografa: Grazie
Sera. Una bar. La fotografa è desuta da sola. Beve una birra.
Fotografa Monologo o Voce Narrante
Vogliamo essere parte esclusiva della vita di qualcuno. Non ci interessano relazioni o rapporti superficiali. Occasionali. Insignificanti. Vogliamo essere indispensabili. Vogliamo Relazioni Esclusive. Altri tipi di Relazioni non ci interessano.
Una ragazza completamente ubriaca si muove tra i tavoli del bar. Sale su un tavolo e finge mosse da modella. Un gruppetto di ragazzi e uomini sventolano dei soldi e glieli lanciano. Come se fosse uno spettacolo di streap tease.
Continua il Monologo della Fotografa: ....
La Ragazza ubriaca cade per terra. Gli altri, i ragazzi e gli uomini, se ne vanno. La fotografa le si avvicina. La fa' sedere per terra. Le parla dolcemente. Poi la prende sotto le spalle e esce con lei dal bar.
Epilogo – Canto Finale Il Coro – InstaCoro Come un Coro delle Tragedie Greche
Un gruppo di Modelle e Modelli giovanissimi con vestiti sgargianti, in uno studio fotografico (ma senza nessun fotografo), si muovono e cantano una specie di cantilena:
Il Desiderio impera prepotente sulla terra. E l'uomo e la donna possono solo sottostare al suo potere. Una Donna ha guardato l'abisso dei suoi desideri con onestà E si è rialzata con dignità da una colpa umana e mortale. Anche gli umani possono, se coraggiosi, sfidare il desiderio ed uscirne vincitori. Dei e Uomini riposate ora. La tragedia è conclusa. Altre storie ci attendono domani.
Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020
Storie Torbide di Desiderio Femminile Per una Trilogia Femminile InstaDramma per un Immaginario Femminile InstaTragedia Femminile
Titolo: MinimaGraziaPh Bozza Sceneggiatura – Prima Stesura Autore: Giorgio Viali – 31 Luglio 2020 InstaDramma in Tre Atti InstaTragedia in Tre Atti
Sceneggiatura Sceneggiature Sceneggiatore Sceneggiastorie Cinema Casting Produzione
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giorgioviali · 4 years ago
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MonoModella
MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo
Modella:
La prossima settimana festeggio, se così posso dire, un anno d'attività ed esperienza come Modella. Ho iniziato per caso. E ho incontrato, in questo spazio di tempo, persone più o meno interessanti, più o meno definitive. E' il momento giusto per provare a farne un resoconto. Il momento giusto per lasciar scritto qualcosa.
Potrebbe essere o diventare un Manuale? Una Guida per Modelli e Modelle? Non lo so. Per me è semplicemente un Resoconto.
Alcuni shooting hanno segnato la mia vita. Altri, la maggior parte, sono stati insignificanti perdite di tempo, inutili e ripetitive sessioni fotografiche mainstrean e banali.
Sono una persona coraggiosa? Spericolata? Non penso. E non penso sia questo il punto. Il pericolo, o meglio... una specie di possibilità teorica di pericolo, hanno, da sempre, un valore nel mio immaginario. La componente di pericolo e di rischio, insita in questa attività, è sicuramente un elemento, tra altri, che me l'ha fatta scegliere. Oltre ad una componente trasgressiva e di non conformità sociale.
Ho iniziato in modo spavaldo. Senza nessuna regola. Accettando tutte le proposte che mi arrivavano. Senza nessuna selezione. Mi arrivava una richiesta di shooting non retribuita? L'accettavo. Mi arrivava una richiesta di foto in esterni? Bene. Mi si chiedeva di posare nuda? Bene. Mi contattava un fotografo alle primissime armi? Ok. Accettavo semplicemente. Le richieste che mi arrivavano. Le accettavo. Compatibilmente con il tempo che avevo. Rifiutavo solo le proposte che prevedevano spostamenti di più di due ore di auto o di treno.
Il mio modo di approcciarmi al posare era semplice. E lo dicevo e lo scrivevo chiaramente a che mi contattava. Sono una modella. Poso per delle foto. Posso anche decidere di andare oltre e di far diventare uno shooting un momento di conoscenza reciproca emotiva o fisica. Ma lo decido io. Qualsiasi contatto fisico, qualsiasi richiesta o situazione per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, sessuale o di piacere non sarà accettata e comporterà la fine della sessione fotografica. Detto in modo semplice. Ci si vede per delle foto. Io poso come modella. Magari deciderò di condividere con te delle emozioni. Magari si scopa insieme. Ma la decisione la prendo io. Vorrei che tu comprendessi e accettassi questo semplice dato di fatto. Siamo d'accordo?
Lo scrivevo ai fotografi e alle fotografe. Indistintamente. E la maggior parte rispondeva d'essere d'accordo. Considerando che... per qualcuno/a... una possibilità, anche solo teorica, di scopare... era comunque sempre meglio di niente.
Non ho mai scopato con nessuno dei fotografi o delle fotografe che ho incontrato. Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con nessuno di loro. Ho aumentato, ma di poco, il mio bagaglio visivo di cazzi e fighe. Di pochissimo. Alcuni fotografi (indistintamente tra maschi e femmine) hanno comunque a volte cercato di usare lo shooting fotografico per ottenere una qualche soddisfazione emotiva, fisica o sessuale. In quei casi ho sempre trovato un modo per abbandonare prima possibile lo shooting. Non ho mai dovuto, per fortuna, difendermi da comportamenti violenti.
Ho sempre accettato ci potesse essere un qualche rischio. E per chi se lo chiedesse... Non mi sono mai fatta accompagnare ad uno shooting. Mi sono sempre presentata da sola. La maggior parte dei fotografi e delle fotografe non gradisce, lo sapete bene, accompagnatori o guardiani o angeli custodi.
Ho collaborato in questo modo (cioè senza fare alcuna selezione) con fotografi e fotografe  per quattro mesi. Poi mi sono resa conto che molti shooting erano ripetitivi e non portavano a niente. Nè a me nè al fotografo o alla fotografa. Erano semplicemente una perdita di tempo.
Nel frattempo però avevo imparato alcune cose. I fotografi (e le fotografe) si dividono per lo più in varie categorie. A volte sovrapponibili. A volte esclusive.
Fotografi Bulimici. A questi fotografi interessa fare shooting. Molti shooting. Il numero maggiore possibile di shooting. Per loro il numero di shooting rappresenta un valore. Dimostrare di fare e continuare a fare shooting è una pubblicità notevole per attrarre e coinvolgere altri modelli, modelle e aziende. Avere un portfolio continuamente aggiornato per loro è fondamentale. Un obiettivo importante che perseguono con dedizione.
Fotografi Lenti. La lentezza in questo caso ha a che vedere con il fatto che questi fotografi hanno una visione e dei gusti (estetici e stilistici) datati, vecchi, obsoleti... in una parola una visione da aggiornare. Fotografi e Fotografe che producono immagini superate e non più attuali. Lenti per il fatto che non sono riusciti a modificare i loro stili e il genere di foto che producono.
Post Fotografi. Fotografi che contano sulla Post Produzione della foto che hanno realizzato. La fotografia che realizzano per loro è semplicemente un materiale da stravolgere e modificare per ottenere un risultato spesso contrastato ed eccedente. Photoshop, Filtri, Preset sono gli strumenti che fanno parte integrante del loro modo di operare. La fotografia non è, per loro, che un primo passaggio anonimo e anafettivo. Il “bello” viene nei passaggi successivi.
Fotografi Oggetto. Fotografi e fotografe che non gradiscono e non richiedono nessun tipo di relazione umana o emotiva con la modella. Considerano per lo più la modella o il modello un semplice oggetto fotografico. Appunto da fotografare. Senza bisogno di interagire con loro se non con indicazioni su dove e come mettersi. E su come atteggiarsi. La modella o il modello è, per loro, una specie di manichino. Che indossa qualcosa. O si atteggia in qualche altro modo.
Scoprii, poi, anche, che ci sono altre categorie minori e particolari...
Fotografi Monogami. Fotografi e fotografe che ti propongono di lavorare o collaborare solo con loro. Chiedendo una specie di Monogamia Visiva che prevede che tu collabori solo con loro. Mentre loro comunque possono collaborare e lavorare con altre modelle e modelli.
Fotografi Possessivi. Fotografi e Fotografe che hanno bisogno di “marchiare” con il loro nome o logo la foto realizzata e pubblicata. Fotografi per lo più insicuri. Che sporcano la foto ottenuta, o la “posseggono” inserendo direttamente nel campo visivo della foto elementi esterni e inopportuni. Sacrileghi.
Fotografi Cartolina. Fotografi interessati a realizzare per lo più singole foto d'effetto. Fotografie Cartolina. Fotografie da far vedere, d'impatto, che potrebbero effettivamente diventare foto cartoline. Da vendere o da usare come segnalibro. O da appendere in salotto. Preferibilmente (ma non obbligatoriamente) in Bianco e Nero.
E altre varie categorie...
Dopo quattro mesi, e numerosi shooting realizzati, decisi che era il caso di modificare qualcosa. Decisi di continuare ad accettare indistintamente tutte le proposte che prevedevano un compenso. E di operare invece una selezione delle proposte che non prevedevano compenso.
Non mi sono mai fatta domande “filosofiche” o “estetiche” su cosa sia la “Fotografia” o su cosa sia una “Bella Foto” o cosa sia “Artistico” o meno. Non me lo sono mai chiesta. Non era, e non è, a mio avviso, un mio compito. Posare era, ed è, per me, un modo per incrociare persone e idee. Conoscere queste persone. Vedere come lavorano. Vedere e percepire l'intensità con cui operano. Verificare e definire ossessioni e anomalie artistiche sincere o artefatte. Partecipare a momenti di una sincera intensità, a momenti di creazione, interagire con persone che cercano con onestà, a volte ossessivamente (non c'è per loro altra modalità possibile), cercano una qualche “bellezza” o uno squarcio per vedere ed entrare nell'anima di qualcuno o qualcuna. Un' “operazione” che non ha niente a che fare con una qualsivoglia componente fisica umana. Era ed è un modo per incontrare “altri”. Persone diverse da me. In un contesto asettico. In un ambito non convenzionale. In un set dove qualsiasi regola e legge sociale può, per comune accordo, essere violata o disertata.
E' anche un modo concreto per dare la possibilità a fotografi e fotografe di esprimere se stessi compiutamente. Senza che nessuno di loro potesse o avesse da lamentarsi di non poter fare o di non poter ottenere quello di cui avevano bisogno perchè non c'erano modelli o modelle disponibili. Nessuna scusa. Non dovevano avere scuse. Se non riuscivano ad ottenere “qualcosa” a quel punto era “colpa” loro.
Una volta deciso di continuare ad accettare tutte le proposte retribuite e invece di fare una selezione delle proposte non retribuite... rimaneva da definire come operare questa selezione. Con quali criteri? In base a quali elementi decidere? Andai naturalmente per tentativi. Spesso sbagliando e ricadendo ancora e ancora in shooting inutili e ripetitivi.
Capii, ad un certo punto, che c'era una qualche relazione tra “qualità” dello shooting e la fase preliminare precedente alla sessione fotografica. Se i contatti preliminari erano semplici, chiari e veloci... la certezza di vedersi per uno shooting e la qualità di quello shooting erano certi e sicuri. D'altro canto quando i contatti preliminari erano incerti, faticosi, lenti e lunghi... la possibilità di vedersi per lo shooting era pressochè inesistente e la “qualità” dello shooting, in caso ci si fosse arrivati, sarebbe stata completamente insoddisfacente. Questo diventò un primo elemento per capire cosa mi aspettava. Per avere da subito chiaro a cosa andavo incontro.
Non avevo il tempo o, semplicemente, non volevo perdere tempo,  a guardare e analizzare i PortFolio dei fotografi e delle fotografe che mi contattavano. I portfolio sono qualcosa di estremamente ingannevole e parziale. E' come valutare una persona guardando una foto in cui è ben pettinato, rasato, ben vestito, con una bella macchina sportiva alle spalle. Quella foto non mi dice niente di lui. D'altra parte non volevo e non intendevo perdere del tempo a contattare altre modelle e modelli con cui quei fotografi e fotografe avevano in precedenza lavorato. Cosa che molte altre modelle e modelli regolarmente fanno. Ma che comunque con garantisce risultati certi. Può capitare di contattare la modella snob che è scontenta perchè il fotografo ha poi pubblicato una foto in cui il suo viso non le piace, o la modella invece contentissima, ma magari è una modella che ha poca esperienza e non sa valutare. Insomma questo metodo non assicurava e non assicura risultati efficienti e utili.
Oltre al fare attenzione alla fase preliminare... che dava delle indicazioni chiare... iniziai ad adottare questo metodo. Guardavo velocemente la produzione del fotografo o della fotografa. Valutavo se online c'erano solo singole foto o se c'erano gallerie dei vari shooting. I fotografi e le fotografe che avevano gallerie “complete” di ogni shooting definivano e denotavano una persona attenta e interessata ad un percorso di ricerca. Erano dunque fotografi e fotografe con cui valeva la pena collaborare. E poi guardavo come i fotografi e le fotografe lavoravano sui ritratti e sui primi piani. Erano da “scartare” i fotografi e le fotografe che puntavano sulla PostProduzione (i Post Fotografi) e i Fotografi e le Fotografe Oggetto (quelli nelle cui foto di ritratto e primi piani non c'era nessuna ricerca e tentativo di “vedere” la modella e il Modello. Ma solo di ottenere una “bella foto”).
Questi tre elementi, scoprii, mi potevano aiutare con efficacia a fare una selezione. A decidere chi incontrare e chi invece non incontrare. Fase preliminare, Gallerie Complete, Primi Piani Personali. E dovevo comunque, questi elementi, farmeli bastare. Devo, ancora oggi, farmeli bastare. Perchè non ho trovati altri.
Delegare la decisione su chi vedere o meno ad altre persone, al giudizio o al consiglio di altre persone (altre modelle o modelli, altri fotografi o fotografe, altri “esperti” del settore) è sempre stato qualcosa che non ho voluto prendere in considerazione. Convinta che non sia per niente un possibile elemento di scelta e di decisione. Ma solo un abdicare perchè incapaci di decidere. Abdicare ad una decisione, che pur supportata da alcuni elementi, rimane sempre personale e rimane sempre casuale e fortuita.
Ho avuto modo poi anche di capire negli ultimi mesi quanto possa essere importante una collaborazione continuativa con un fotografo o una fotografa. Non necessariamente in un rapporto stretto di Monogamia Visiva o di esclusività. Ma in un rapporto sincero di collaborazione dove la conoscenza reciproca, l'aver già lavorato insieme, diventa un valore aggiunto per proseguire un percorso che per definizione non ha un inizio e non ha una fine.
Negli ultimi mesi ho iniziato a collaborare con un paio di fotografi. Non c'è una modalità di relazione predefinita. Ognuno ha dei tempi diversi che devono essere compatibili anche con i tuoi tempi, con la velocità di elaborare quanto è successo e valutare un possibile step successivo sensato. E bisogna esser in grado di gestire una “relazione visiva” che si dilata nel tempo. Non è semplice. A volte è più semplice spendersi in “una botta e via”.
Ho continuato a collaborare con altri fotografi e fotografe che mi contattano. Ho deciso di non accettare indistintamente tutte le proposte retribuite che mi arrivano. Ho iniziato a fare una qualche selezione anche in questo ambito. E il criterio in questo caso è semplicemente economico. Se devo scegliere tra due shooting retribuiti scelgo quello più ben pagato. Se il compenso è relativamente simile... naturalmente entrano in campo altri elementi.
Negli ultimi tre mesi ho dunque continuato ad accettare proposte retribuite di shooting, ho iniziato un paio di collaborazione “estese” e continuo a valutare, con i criteri che ho definto, le nuove proposte che mi arrivano.
E fra una settimana, come vi dicevo, festeggio, in qualche modo, un anno di attività di Modella. Auguri Cara! Altri Cento Anni!
MonoModella Monologo per una Modella Autore: Giorgio Viali – 2 Agosto 2020 Prima Bozza per un Monologo VideoMonologo Voce Narrante di un Prodotto Visivo
Sceneggiatura Cinema Sceneggiatore Sceneggiastorie Attrice Monologo
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giorgioviali · 4 years ago
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MediaMetroPoli - Basi per Sceneggiatura
MediaMetroPoli - Basi per Sceneggiatura
MediaMetroPoli: agglomerato urbano Siamo in un mondo basato sulla produzione di immagini e video. Definito dai Social Media. Robot si occupano della produzione di beni, cibo e servizi. Ambientato in un immediato futuro. Siamo nell'anno: 2027
A MediaMetroPoli solo a poche persone, privilegiate, è concesso di incontrarsi, vedersi e toccarsi. Tutte le altre persone vivono in isolamento. Ognuna in uno spazio più o meno grande. Ma ognuno senza contatti con altre persone. La società si basa su relazioni definite dai Social Media. Gli Influencer possono permettersi incontri e divertimenti con altre persone. I VideoProletari invece non possono uscire di casa. Sono isolati e confinati nella propria abitazione. E devono produrre quotidianamente. News, Intrattenimento, Pornografia, Arte... I Video Proletari devono alimentare la Produzione dei Social Media con turni estenuanti e live di ore e ore. Oppure possono/devono sottomettersi a una scansione delle loro emozioni visive per qualche Società di Marketing.
Sinossi: La protagonista è una giovane VideoProletaria. La sua Lotta di Classe diventerà simbolo e motivo di speranza per milioni di VideoProletari di MediaMetroPoli. ...
Riferimenti: Metropolis è un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang. Nel 2026 un gruppo di ricchi industriali governa la città di Metropolis dai loro grattacieli e costringe al continuo lavoro la classe proletaria relegata nel sottosuolo cittadino... La casa di produzione UFA non badò a spese per la lavorazione assoldando 36.000 comparse.
MediaMetroPoli Sequel o Reboot o Remake di Metropolis di Fritz Lang.
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giorgioviali · 5 years ago
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Video, Lies and Sex - Spunto
Video, Lies and Sex - Titolo Provvisorio Spunti per una Sceneggiatura - Cinema Di Giorgio Viali - 11 Febbraio 2020
Protagonista è una giovane donna. Anafettiva. Lavora su interviste che hanno a che fare con la perversione. Con un'impostazione e uno sguardo indefinito, da ricercatrice. Pensato come una versione femminile di Sex, Lies and Videotape ambientata nel presente. Rielaborata e riscritta.
La Storia è stata scritta per un Progetto Low Budget. Gli ambienti in cui si svolge la Storia sono semplici e indefiniti. La Storia è stata scritta per un numero limitato di personaggi.
Scena di una intervista realizzata dalla Protagonista: Un primo piano allargato di un uomo di mezza età seduto su un divano o una comoda sedia. Viso rotondo. Non bello. Non particolarmente sveglio. Alcune luci illuminano l'uomo sul divano. Una stanza indefinita. Un muro indefinito alle spalle.
Uomo: Sono un pervertito. Tutti i maschi lo sono. Lo so. Ma io coltivo con devozione la mie perversioni. La pornografia è arte. Pura Arte. Non sempre e non tutta. Naturalmente...
Voce Femminile Fuori Campo: Quanto tempo passa, alla settimana, a guardare porno?
Uomo: Due, tre ore al giorno. Quindi direi minimo 15 ore alla settimana. Ma ci sono giorni in cui il tempo che dedico al Porno è molto di più.
Voce Femminile Fuori Campo: Mi racconti qualcosa che ha visto di recente e che le è rimasto impresso.
....
Video, Lies and Sex - Titolo Provvisorio Spunti per una Sceneggiatura - Cinema Di Giorgio Viali - 11 Febbraio 2020
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giorgioviali · 5 years ago
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Miss Italia 1947 - Spunto
Miss Italia 1947 - Titolo Provvisorio Spunti per una Sceneggiatura - Cinema Di Giorgio Viali - 11 Febbraio 2020
Sinossi: Due giovani studentesse universitarie sono le protagoniste. Non si conoscono. A loro viene assegnato un lavoro scritto che partendo da una analisi dell'elezioni di Miss Italia 1947 svolga delle considerazioni su Bellezza, Cinema e Intrattenimento. Elaborando e analizzando anche casi, esempi attuali.
La Storia è stata scritta per un Progetto Low Budget. Gli ambienti in cui si svolge la Storia sono semplici e indefiniti. La Storia è stata scritta per un numero limitato di personaggi.
Miss Italia si svolse a Stresa, in un'unica serata, il 28 settembre 1947. Vinse la milanese Lucia Borloni, 17 anni (... 16 anni penso...), commessa in una pasticceria. Poco dopo entrò nel mondo del cinema mutando il nome in Lucia Bosè e divenendo una delle attrici più richieste dai maggiori registi dell'epoca. Edizione particolarmente fortunata, quella del '47, che contò fra le finaliste diverse future Stelle del Cinema: Gianna Maria Canale, Luigia "Gina" Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago e Silvana Mangano.
Miss Italia 1947 - Titolo Provvisorio Spunti per una Sceneggiatura - Cinema Di Giorgio Viali - 11 Febbraio 2020
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giorgioviali · 5 years ago
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Presente indistinto - Bozza
Presente indistinto - Titolo Provvisorio Bozza di Sceneggiatura - Mediometraggio - Cinema Di Giorgio Viali Prima Stesura - 11 Febbraio 2020
Sinossi: Un tempo indefinito nell'immediato presente. La protagonista è una Regista. Figlia di un Padre che ha avuto ed ha un ruolo carismatico nella politica. La Protagonista sta girando come regista una serie tv. Un prodotto commerciale che racconta di una giovane ragazza tra divertimento, alcool e sballo. La protagonista vive con difficoltà doversi muovere tra scelte professionali utili e necessarie e ideali profondi innestati nel suo dna dal Padre. Mentre sta girando un episodio della Serie Tv, riceve una lettera dal Padre...
La Storia è stata scritta per un Progetto Low Budget. Gli ambienti in cui si svolge la Storia sono semplici e indefiniti. La Storia è stata scritta per un numero limitato di personaggi. La Protagonista. La Produttrice. Il Padre. La giovane attrice protagonista della Serie Tv. Una giornalista/ospite.
La Protagonista ha una busta bianca tra le mani. La gira e la rigira. E' seduta sul sedile posteriore di un taxi. Ha la busta in mano. Non la apre. Riceve un messaggio vocale sul cellulare. Lo ascolta. "Ciao... Volevo ricordarti della Riunione di oggi con la Produzione Alle 10 in sede Sicuramente non te ne sei dimenticata. Ma per scrupolo te lo ricordo"
Scena della Riunione La Regista e la Produttrice si incontrano. In uno studio semplice. La Riunione serve soltanto perchè la Produttrice vuole che le scene esplicite e la componente scandalistica della storia sia marcata e raccontata con più enfasi. Non è contenta del girato appena visionato. La Produttrice ricorda alla Regista di averla scelta tra tanti altri candidati alla regia... e di averla preferita anche a registi maschi... Le ricorda che si tratta di un prodotto commerciale. Che deve essere visto. Che deve vendere... La Regista ascolta. Nessuno avrebbe scommesso su di te... e lo sai bene perchè...
Scena dell'incontro tra la Regista e la Giovane Attrice. La regista deve comunicare all'attrice che ci saranno altre scene esplicite perchè la produzione le ha richieste. Dialogo aperto e confidenziale tra la Regista e la Giovane Attrice. C'è un'amicizia nascente e una stima sincera tra le due donne.
Scena della Lettera Sera. Casa della Regista. La protagonista apre il portatile. Cerca su Yuotube Apre un video: Suo Padre parla di politica e incita alla costruzione di un'alternativa. Indomito e profondo, e onesto e credente... La Regista, finito di guardare il video, chiude il portatile e apre e legge la lettera del Padre che ha ricevuto.
Cara Spero tu stia bene. E' da un po' che non ci sentiamo. Ma tu sai che ho sempre creduto in te. Ti ho sempre lasciata completamente libera di fare le tue scelte. Di scegliere come e quale posto nel mondo vuoi prenderti. Ti scrivo per chiederti un favore. Inizio mese prossimo arriverà a Roma una giornalista che vorrei tu ospitassi. E' meglio che non si sappia che è a Roma. E' solo di passaggio. Si fermerà uno... massimo due giorni. Sono certo che la ospiterai. Le darò il tuo indirizzo. Grazie Con affetto
Scena - Prima delle Riprese. La giovane Attrice è in una stanza con un truccatore. Arriva la Regista. Il truccatore esce. Parlano della scena esplicita che devono girare. Con dettagli. Domande e risposte. Poi escono dalla stanza insieme per andare a fare le riprese.
Scena dell'Arrivo della Giornalista/Ospite La Regista torna a casa. Nel corridoio fuori del suo appartamento la aspetta questa giovane donna. Minuta ed incerta. Imbarazzata e insicura. La Regista le chiede: "Fatto buon viaggio?" "Sì Grazie" "Immagino sarai stanca...?" "Hai mangiato?"
Mangiano qualcosa insieme. In un silenzio un po' imbarazzato.
Scena notturna a casa della Regista. Notte profonda. Rumori di scassinamento della porta d'entrata. Una scena veloce e minima. Un piccolo gruppo di persone entra, immobilizza la Regista, preleva la Giornalista e la porta via. La Regista è sopresa e incredula... Si accorge che la Giornalista ha lasciato un'agenda sotto il cuscino del suo letto...
Scena di una Nuova Riunione tra la Produttrice e la Regista La Produttrice si congratula con la Regista per il lavoro fatto. Le riprese sono finite. Le serie sono quasi interamente montate. Le locandine digitali sono pronte. Visionano alcune scene da usare per il Trailer...
Scena: La Regista e la Giovane Attrice si ritrovano. Visionano delle riprese di un progetto indipendente che insieme hanno girato nei tempi morti delle riprese della Serie Tv. Discutono i dettagli delle prossime riprese che devono realizzare. La Regista ha in mano una lettera che sta per spedire al Padre. ... ... ...
Questa Storia prende spunto da personaggi realmente esistenti e fatti concreti. Ma racconta fatti completamente inventati.
Presente indistinto - Titolo Provvisorio Bozza di Sceneggiatura - Mediometraggio - Cinema Di Giorgio Viali Prima Stesura - 11 Febbraio 2020
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giorgioviali · 5 years ago
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Fiat Imago - Bozza
Fiat Imago - Titolo Provvisorio Bozza di Sceneggiatura - Mediometraggio - Cinema Di Giorgio Viali Prima Stesura - 9 Febbraio 2020
Sinossi: Siamo in un futuro indefinito molto vicino. Una giovane donna vive la sua vita in modo essenziale. Una sistemazione "monastica" underground. Un lavoro notturno semplice e senza responsabilità. Minime relazioni sociali. Ma la sua vita da cinque anni ruota intorno all'apparizione di alcune  fotografie che hanno sconvolto e alterato il mondo mediatico. Queste fotografie (stampate) regalano delle visioni ad alcune persone che le guardano. Queste immagini sono diventate il centro dell'attenzione culturale, sociale o di fede di ristretti gruppi di persone nel Mondo. La vita apparentemente semplice della protagonista viene alterata dall'arrivo di una giovane modella/attrice. Che viene ospitata a casa della protagonista. Questa giovane modella/attrice ribelle sembra senza regole, senza convinzioni, senza alcun senso morale.
....
La Storia è stata scritta per un Progetto Low Budget. Gli ambienti in cui si svolge la Storia sono un semplice appartamento spartano e post-industriale. Corridoi di un grande condominio. Un grande garage dove la protagonista lavora. Ambienti urbani underground. La Storia è stata scritta per un numero limitato di personaggi. La Protagonista. Un Uomo. La Modella. Un ragazzo. Una ragazza. Una giovane donna.
Voce della Protagonista - Fuori Campo La protagonista di spalle.
Non è chiaro quale sia stata la prima fotografia ad apparire, e quando. Le opinioni al riguardo sono diverse. E hanno determinato posizioni e credenze radicalmente diverse. Due sono le posizioni che ad oggi si contrappongono. E divergono in modo sostanziale.
I realisti sostengono che le immagini dipendono da una mutazione genetica umana che ha definito delle capacità evolute di lettura e interpretazione delle immagini. I mistici sostengono invece che ci sia qualcosa dietro queste immagini. Un disegno salvifico.
Sono cinque anni da quando tutto questo è iniziato.
Ci sono poi gli scettici che pensano tutto sia semplicemente un'operazione astuta di marketing. Per non far finire l'era delle immagini stampate e di tutti i dispositivi di stampa. Altri pensano che sia semplicemente una nuova tecnologia di stampa aumentata ancora in fase di sviluppo.
Perchè le immagini di cui parliamo sono immagini stampate.
Lavoro sei notti su sette. Come guardiana. Ho un dispositivo che mi guida in un percorso di vigilanza. Lo seguo ed eseguo quello che il dispositivo mi chiede. E segnalo anomalie o intrusioni.
Il venerdì sera è la mia serata libera. Ed è l'unica sera in cui ho una qualche attività sociale reale. Ho un uomo. Che viene a trovarmi regolarmente da sei mesi. Mi scopa. Mi dice qualche parola gentile. Mi chiede se voglio uscire con lui per una cena. E poi se ne va. A volte mi racconta qualcosa della sua giornata o mi chiede se sono felice.
Sono una donna con un passato di dipendenze. Sono stata una fotografa. Ma da diversi anni non fotografo più.
Non appartengo a nessuna delle due fazioni. Ma sono riconosciuta e rispettata da entrambi come un'esperta indipendente della materia. Ho amici in entrambi le fazioni. Online sono conosciuta come SanctaImago.
In realtà le categorie a cui appartengono tutte queste persone sono due: Quelli che credono. Che agiscono disinteressatamente. Senza guadagni personali. Quelli che perseguono un loro personale scopo. Di prestigio o di guadagno concreto. Che agiscono in modo interessato.
Scene da Scrivere e Definire:
Vita della Protagonista come guardiana notturna.
Incontro della Protagonista con il "suo" Uomo.
Arrivo della Giovane Modella.
Vita regolata della Protagonista e Vita senza regole della Giovane Modella.
....
Fiat Imago - Titolo Provvisorio Bozza di Sceneggiatura - Mediometraggio - Cinema Di Giorgio Viali Prima Stesura - 9 Febbraio 2020
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giorgioviali · 5 years ago
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Casting Inverso
Allegra si svegliava sempre presto la mattina. E mentre si preparava una tazza di te si metteva al portatile. La mattina e la sera erano i momenti in cui arrivavano le richieste. Di fotografi o videomaker che la contattavano. Aveva sempre pensato come "ingiustamente" si mettesse in evidenza e si raccontasse il lavoro dei fotografi, registi e casting director nel selezionare una modella o un'attrice. Nessuno sembrava prendere in considerazione il "lavoro" di una modella e/o attrice nel selezionare i progetti che le venivano proposti. Una specie di casting inverso. Un compito impegnativo e difficile. Non si trattava di scegliere un viso, un volto (un'anima). Ma di vagliare il lavoro di fotografi e videomaker per capire se avessero qualcosa da dire, qualcosa da raccontare, qualcosa che valesse la pena. Se avessero uno stile. Una loro visione del mondo. Una loro estetica visiva. Il suo "lavoro" aveva ormai una sequenza di operazioni definita. Collaudata. Metteva intanto da parte tutti i lavori e le proposte di lavori commerciali e retribuiti. Certo non li scartava. Ma li metteva intanto da una parte. Poi iniziava il suo vero lavoro. Delle altre proposte andava con cura a vedere i lavori, le foto, i video dei fotografi e videomaker che l'avevano contattata. Le proposte non erano tante. Ma erano quotidiane e continue. E il lavoro di guardare i loro lavori era impegnativo e non semplice.
Come capire se vale la pena lavorare o collaborare con un fotografo o un videomaker/regista? Come scegliere un fotografo o un videomaker? Cosa deve avere? Come deve essere il suo Sguardo? Con quanta passione e/o intensità racconta o riprende o costruisce o destruttura la realtà per costruire finzione? Oltre alla passione e all'intensità ha la capacità di guardare con distacco e imparzialità? Senza che il suo sguardo si faccia prendere nel gioco di realtà e finzione? Sà guardare il Viso, il Volto di una Modella o di un Modello? Sà innamorarsene perdutamente e sa mettere in evidenza la bellezza di quel viso/volto? I suoi lavori sono socialmedia indipendenti? I suoi lavori possono risaltare anche sui Social Media? Quanto è importante per quel fotografo/videomaker un Viso o un Corpo? Le fotografie e i video di quel fotografo/videomaker sono resistenti al tempo? Guardano lontano o hanno il fiato corto? E la domanda conclusiva e finale: Dopo quello che ho visto... Voglio lavorare con questo Fotografo/Videomaker? Lo voglio?
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